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RASSEGNA STAMPA

DICEMBRE 2015

 
l’Unità, 2.12.2015
Le "vichinghe volanti" sconvolgono Vigata
E Montalbano non c'è

Amore, beffe e tradimenti negli otto racconti del nuovo libro di Andrea Camilleri

La pluralità vitale del mondo letterario camilleriano. Il manzoniano Camilleri dei romanzi storici mostra nei suoi racconti un'influenza vivida del Boccaccio del Decamerone. E proprio nei racconti in particolare, pubblicati da Sellerio con il suggestivo titolo "Le vichinghe volanti e altre storie d'amore a Vigàta", (pagine 312,14 euro) tale dna emerge in maniera più intensa.
Otto racconti ben strutturati, delle moderne "novelle" ambientate nella prima metà del Novecento. Storie e avventure amorose segnate da tradimenti, beffe, vere e proprie situazioni boccaccesche. Il narratore-creatore Camilleri è il regista e il cantastorie, fa vivere un universo vario e cangiante. Scrive, sperimenta, inventa, crea e si diverte. Sì, si diverte. Perché per Camilleri la scrittura non è dimensione sacrale astratta ma luogo dell'invenzione giocosa, la sua scrittura è fatica e passione al tempo stesso. La fatica è come quella del trapezista che per far apparire esteticamente semplice il gesto più complesso deve esercitarsi tanto, il divertimento è di colui che sa che la letteratura è vita e invenzione, come tale da esperire razionalmente e passionalmente.
In queste storie Camilleri fa riflettere come sempre, e come sempre riesce con il suo inconfondibile stile ironico e accattivante a rendere gustosa ed avvincente la lettura. Se l'autore quando ambienta le storie in grandi città borghesi muta il suo linguaggio, i racconti ambientati a Vigàta sono scritti con lo stesso mix di italiano, dialetto, arcaismi e neologismi, frutto del laboratorio creativo dell'inventore del commissario Salvo Montalbano. Le storie narrate incrociano i temi dell'e-rotismo, della bellezza, delle passioni, delle ipocrisie borghesi e piccolo-borghesi, dei tradimenti e delle vendette. Gioie e dolori, una commedia umana che mostra una molteplicità di vite nel fluire inesorabile del tempo. Il tema della labilità dell'esistenza umana è presente più di quanto si pensi nell'intera produzione camilleriana. Si ponga mente ai momenti di vera malinconia, di nostalgia, di meditazione interiore del suo più famoso personaggio letterario; non solo colpito dalla vecchiaia che avanza ma anche dal tempo che è passato, dalle occasioni perdute. Di quel che poteva essere e non sarà più. In questi racconti senza Montalbano l'autore si interroga anche sul destino, la sorte, il caso. In quest'ottica va citata la novella del libertino che ha seminato corna ovunque. E come scrive Salvatore Silvano Nigro nel risvolto di copertina: «Il capriccio della sorte lo ossessiona. Lo confonde. Lo disorienta. Gli infligge degli scherzi di natura, che sembrano offuscare la sua gloriosa carriera». E ancora: «Uno zio avido e di rara bassezza morale si illude di lucrare sulla verginità di una nipote rimasta orfana. Non ha fatto i conti con le burle di una fatalità per niente cieca, che dal mitico diavolo zoppo ha, fra l'altro, ereditato l'arte di sollevar coperchi; e di strappare le facciate alle case, le maschere, per svelare ciò che in esse si nasconde».
Il racconto che dà il titolo al libro è incentrato sulla bellezza di quattro donne svedesi che sconvolgono Vigàta, un terremoto di adrenalina per i locali... Ma la storia non è brancatiana, il finale sarà sorprendente. La beffa è dietro l'angolo. In un altro racconto il misticismo si incrocia con la pas-sione, la purezza cozza con sogni lascivi... E ancora, un terremoto che sembra creato da una "diabolica provvidenza". E che fa emergere storie segrete di un condominio. In un'altra novella un commissario è alle prese con il caso di due "fantasmi" che non solo creano il caos nella comunità ma attirano l'attenzione dei media regionali e nazionali. Con passaggi sul funzionamento ed i meccanismi dei media che sono interessanti e attuali
Salvo Fallica
 
 

Io & George, 4.12.2015
Radici toscane
Cliccare qui per il video
Rai 3, ore 22:55

Io & George è un docu-film che racconta il viaggio della scrittrice Simonetta Agnello Hornby e suo figlio George in Italia.
Nella puntata in onda oggi, in cui il viaggio fa tappa in Toscana, l'incontro con Andrea Camilleri.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 4.12.2015
‘Certi momenti’, i preziosi incontri di Andrea Camilleri

Il nuovo libro di Andrea Camilleri, Certi momenti (Chiarelettere), è un prezioso scrigno della memoria. Alla veneranda età di novant’anni arrivano queste testimonianze “dietro le quinte” di incontri che hanno rappresentato per l’autore un momento speciale. Forse Camilleri li ha custoditi per tutta la vita e ora hanno assunto le sembianze di confidenze con i lettori. Vi sono ritratti inediti che ci fanno capire il corso delle cose e apprezzare il ricordo di figure meno conosciute, ma non per questo degne di nota. Sono pagine intime, ironiche e che in qualche modo attraversano, nei diversi periodi, l’Italia, sopratutto quella migliore.
Ci sono voci importanti che al solo nome evocano emozioni: la ricerca di Tabucchi, la saggezza di Primo Levi, la scrivania di Gadda, la Sicilia di Vittorini; e poi ci sono altre righe straordinarie dedicate a Salvo Randone, “uno dei più grandi attori che l’Italia abbia mai avuto”, o quelle che ricordano il colloquio con un vescovo e una confessione davvero speciale. In questo libro tutto scorre con grande piacevolezza, tanto che è facile immaginare Camilleri seduto comodamente sulla sua poltrona che racconta i dettagli di ogni singolo episodio con la capacità di trasformare situazioni personali in vicende sociali.
Come dimostra il ricordo del suo insegnante di italiano: “Non c’era occasione in cui non ci insegnasse a diventare veri uomini. Un altro giorno, approfittando di un passo dantesco, ‘fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza’, ci spiegò come seguire virtù e conoscenza fosse possibile solo all’interno di una società giusta, e qui si lasciò andare a una meravigliosa lezione sulla libertà che era un violento e indiretto attacco al regime fascista a cui all’epoca eravamo sottoposti”, scrive. A proposito dei regimi totalitari, la parte dedicata all’incontro con Primo Levi assume un significato tutto particolare se “letta” con gli occhi della storia; Camilleri aveva rimosso il ricordo di un insoddisfacente spettacolo teatrale, mentre Levi aveva ben altro da dimenticare: “‘Ho fatto una vera e propria rimozione’, dissi. Levi, che mi aveva ascoltato in silenzio, guardando un po’ imbarazzato la punta delle sue scarpe, sollevò la testa e mi fissò dritto negli occhi. ‘Sapesse quante ne ho dovute fare io…’ sussurrò. E riprendemmo a camminare ancora in silenzio”. Lo stesso silenzio gradito a Benedetto Croce quando dopo un pranzo e una breve passeggiata le parole non uscivano e se fossero uscite sarebbero state superflue.
La bellezza di questo libro è proprio in questi racconti dal sapore antico che lasciano il segno perché l’autore con grande lucidità ci rende partecipi di ogni particolare. Come nel citato racconto del vescovo oggi più attuale che mai “‘Lei ha mai provato disprezzo verso un altro uomo?’ ‘In coscienza no’. ‘Vede – mi disse – credo che il più grave peccato che si possa commettere è quello del disprezzo verso qualcuno. Anche se questo qualcuno ha commesso qualcosa che l’ha amareggiato, sorpreso, sconvolto, il disprezzo è l’ultima cosa che bisogna provare verso costui'”.
Andrea Camilleri si conferma eccellente “contastorie” anche in questo nuovo lavoro composto di ritratti capaci di avere una forza narrativa, con la sua voce fuori campo sempre attenta a seguire ogni inquadratura. E così i personaggi raccontati prendono forma e sostanza, li vediamo parlare e camminare con la stessa intensità di una scena. Camilleri è davvero una continua scoperta e un abile maestro letterario sempre pronto al colpo a sorpresa. In grado di disarmare il lettore con le sue invenzioni, ma anche e sopratutto con quelle storie normali che, con ragione e sentimento, riesce a rendere speciali.
Molto bello, infine, il ricordo delle sue letture da bambino di Pinocchio e dell’Orlando Furioso: “Ricordo di avere letto e riletto per una decina di volte la prima ottava, completamente preso dal suono di quelle parole, prima ancora di capirne l’esatto significato. Il ritmo, la musicalità, le rime risuonavano dentro di me come una canzone, spingendomi dalla terza o quarta lettura a leggere ad alta voce, sicché mia madre a un tratto aprì la porta ed entrò nella stanza chiedendomi con chi stessi parlando. Ecco, quello è stato l’inizio di un’infatuazione che è durata per anni e anni“, scrive.
E la stessa infatuazione la prova chi scrive questo post, insieme ai moltissimi lettori di questo grande autore capace di rinnovarsi, malgrado i suoi primi novantanni.
Antonio Capitano
 
 

Il Fatto Quotidiano, 4.12.2015
#Certimomenti, incontri e parole che cambiano l’esistenza. Raccontateci i vostri

Ci sono incontri, parole, libri, nella vita, che in pochi attimi ci cambiano l’esistenza. Lo sa bene Andrea Camilleri che, a novant’anni compiuti, ha distillato tutti quelli che Georges Simenon avrebbe probabilmente chiamato “passaggi della linea” nel suo nuovo libro intitolato, appunto, Certi momenti.
Si tratta di attimi straordinari di una vita singola, quella di un autore italiano fuori dal comune (Voce Wikipedia), tradotto in decine e decine di paesi, capace di esportare con i suoi libri le atmosfere del nostro Sud in tutto il mondo.
Ma si tratta anche di incontri raccontati in tutta la loro genuina intensità in cui ciascuno di noi può, sorprendentemente, ritrovarsi.
Nei tanti episodi del libro, si rispecchia anche la storia turbolenta del nostro paese: gli anni del fascismo, gli indelebili ricordi della guerra, gli anni 70, perché l’eccezionale penna di Andrea Camilleri sa trasmettere, in poche righe, un passato che ci riguarda tutti.
«Uomini, donne e libri possono rappresentare scintille, lampi, momenti di maggiore nitidezza» scrive Camilleri nell’Avvertenza che apre il libro e questa è una verità da celebrare nelle esistenze di ognuno.
E ora passiamo a noi. Qual è stato il vostro momento più bello? Chi o che cosa vi ha cambiato veramente la vita?
Raccontatecelo in poche frasi usando l’hashtag ispirato al libro: #CertiMomenti, condividiamo tutto il bello che ha reso la nostra vita, in un attimo, meravigliosa!
Potete scriverci qui sulla pagina Facebook del Fatto, oppure su Twitter, su Instagram, usando l’hashtag #certimomenti oppure potete inviarcele qui sulla nostra nuova piattaforma.
Con tutti i nostri #CertiMomenti (ri)costruiremo la storia delle nostre vite. Le storie saranno pubblicate sul sito e sul nostro canale Storify.
Vincenzo Russo
 
 

Viterbo News 24, 4.12.2015
Camilleri ad alta voce chiude in bellezza
Grande successo per l'iniziativa dell'Unione ciechi alla Biblioteca

Viterbo - Si chiude in bellezza l’iniziativa ''Camilleri ad Alta Voce'', promossa dall’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Viterbo in collaborazione con la Biblioteca Consorziale di Viterbo. Antonello Ricci e Pietro Benedetti hanno narrato due degli otto racconti inseriti nel libro Gran Circo Taddei.
Il pubblico si è molto divertito nell’ascoltare le esilaranti avventure dei protagonisti di storie in cui fantasia e realtà si combinano in un gioco avvincente e coinvolgente.
''L’Unione italiana ciechi e ipovedenti di Viterbo ringrazia tutti coloro che hanno partecipato a questi incontri - dice il presidente dell'Unione viterbese, Elena Dominici - Un ringraziamento speciale va al presidente della Biblioteca Consorziale Paolo Pelliccia che ha messo a disposizione la sala Cardarelli di viale Trento, alla Banda del Racconto di Antonello Ricci e Pietro Benedetti, che hanno permesso la realizzazione di questo progetto, ad Andrea Camilleri e alla Casa Editrice Sellerio''.
 
 

Teatro Stabile di Catania, 5.12.2015
XIV edizione del premio Domenico Danzuso, grande storico e critico teatrale catanese
Appuntamento lunedì 7 dicembre 2015 alle ore 20.30 al Teatro Verga. Ingresso libero
In sette nella rosa dei premiati:
lo scrittore Andrea Camilleri, il basso Simone Alaimo, la giornalista e scrittrice Emilia Costantini, l’attrice Anna Foglietta, la pianista Giulia Gangi, il critico musicale Giorgio Gualerzi, il regista Gianni Salvo

Catania – Andrea Camilleri, Simone Alaimo, Emilia Costantini, Anna Foglietta, Giulia Gangi, Giorgio Gualerzi, Gianni Salvo: saranno in sette a formare la rosa dei premiati della XIV edizione del prestigioso premio intitolato a Domenico Danzuso, grande giornalista, storico e critico teatrale catanese, scomparso nel 2000. Sono il Teatro Stabile di Catania, la Società Catanese Amici della Musica e il Lions Club Catania Host a rendere così omaggio ad una delle figure più rappresentative della vita culturale etnea del dopoguerra. Un’eredità tenuta viva nel corso degli anni soprattutto grazie all’opera della moglie Lina Polizzi Danzuso, madrina dell’evento.
Attribuito negli anni ad artisti di chiara fama (Guia Jelo, Gabriele Lavia, Luca Lazzareschi, Lucia Poli, Tuccio Musumeci, Francesco Nicolosi, Pippo Pattavina, Mariano Rigillo), il premio è espressione di entrambe le passioni di Domenico Danzuso, che fu egualmente diviso tra la prosa e il teatro musicale, lirica e danza. La cerimonia di consegna, strutturata come un godibile intrattenimento, avrà luogo lunedì 7 dicembre al Teatro Verga, alle ore 20.30; ingresso libero fino ad esaurimento posti. Presenzierà, come ogni anno, l’editore Mario Ciancio, direttore del quotidiano “La Sicilia” di cui Danzuso fu il critico ufficiale per oltre mezzo secolo.
L’odierna edizione del premio aggiunge all’albo d’oro un artista di fama internazionale qual è il girgentano Andrea Camilleri: un riconoscimento alla carriera per la sua attività di scrittore, drammaturgo e regista. Oltre ad avere firmato innumerevoli scritti e saggi, il creatore di Montalbano è infatti autore di romanzi storici, come “Il birraio di Preston” e “La concessione del telefono”, entrambi trascritti a 4 mani per le scene insieme a Giuseppe Dipasquale, direttore dello Stabile etneo, che ne ha curato la messinscena con sensazionale successo. Andrea Camilleri, che ha registrato un video messaggio, riceverà una scultura di Dino Cunsolo, che a sua volta destinerà l’importo versato dai Lions alla borsa di studio che sarà assegnata ad un allievo dell’Accademia di Belle Arti di Catania. Nel corso della serata potremo rivivere proprio alcuni momenti della “Concessione”, attraverso gli interventi degli attori Pippo Pattavina, Alessandra Costanzo e Angelo Tosto.
[...]
La qualificata giuria del premio è formata da Giuseppe Dipasquale, direttore del Teatro Stabile di Catania; Giuseppe Montemagno, presidente della Scam; Elio Dottore, presidente del Lions Club Catania Host di cui Danzuso fu a lungo socio e presidente; e ancora dal regista Maurizio Scaparro e dal critico teatrale Andrea Bisicchia. Il coordinamento organizzativo è curato da Vittoria Napoli, mentre la conduzione della serata sarà affidata a Marina Cosentino.
«Desidero esprimere agli organizzatori e ai premiati il mio più vivo ringraziamento», sottolinea la signora Lina, fedele custode della memoria del marito, critico del quotidiano “La Sicilia” a partire dalla storica “Norma” interpretata da Maria Callas nel 1951. Oltre agli articoli pubblicati su importanti riviste del settore (“Sipario”, “Prima Fila”, “Hystrio”), si devono a Danzuso i più importanti contributi sulla storia teatrale etnea, come testimoniano i volumi “Musica, musicisti e teatri a Catania”, “Memorie storiche del Teatro Massimo Bellini”, “Cento giorni di teatro”. Un impegno a 360 gradi, sottolineato da prestigiosi riconoscimenti, come il premio Flaiano, la Lente d’oro per la critica drammatica e il Randone.
 
 

Siracusa News, 5.12.2015
Siracusa, Il libro della settimana " Certi momenti " di Andrea Camilleri

Ritorna, lontano dalle avventure del commissario Montalbano, il maestro della narrativa italiana Andrea Camilleri con un nuovo personalissimo raccoglitore di emozioni e di ricordi.
È infatti uscito, edito da Chiarelettere, "Certi momenti ", poco più di centosessanta pagine piene zeppe di uomini, donne, libri, parole e situazioni, che hanno, in qualche modo, cambiato la vita dell'autore.
Dagli anni della gioventù, dell' Italia in preda alla guerra e al fascismo, a quelli del regista, dello sceneggiatore e dello scrittore, fra incontri talvolta desiderati e talvolta casuali, che ne hanno a modo loro, stravolto, alterato o condizionato, la percezione della vita, del mondo e della realtà.
Si incrociano ed alternano così, con grande disinvoltura e maestria, distanti dall'idea di una qualsivoglia disparità, i ricordi legati a grandi personaggi come Gadda, Croce e Pasolini, a quelli invece legati a vecchi compagni di scuola, insegnanti, parenti e amici, senza dimenticare i libri, da sempre protagonisti indiscussi della sua storia personale.
Con l'ennesima sapiente ed affascinante opera dalla straordinaria forza narrativa, concedendoci addirittura d'esser spettatori dei suoi ricordi, Andrea Camilleri si conferma ancora una volta l'abile ed impeccabile maestro letterario, che da tempo oramai conosciamo, rispettiamo e amiamo.
Iole Sonnini
 
 

La Gazzetta dello Spettacolo, 5.12.2015
Alessio Vassallo: da Il giovane Montalbano a Lontana da me

Alessio Vassallo non si ferma più. Dopo il successo della fiction ‘Il Giovane Montalbano’, torna questa volta sul web con una web-series davvero particolare e romantica: Lontana da me. Sul sito RAY, ogni martedì e venerdì, stanno andando in onda le puntate della web-series che racconta la storia d’amore ai tempi di internet tra Mirko e Valeria, interpretati da Mirko Trovato e Clara Alonso.
[...]
Grandissimo successo per la fiction ‘Il Giovane Montalbano”. Sei soddisfatto di questo grande traguardo?
La tv di qualità esiste ed è amata e seguita. Incredibile ,ma vero. Si son felicissimo. Non vedo l’ora di travestirmi da Augello e cominciare la terza serie. Il Giovane Montalbano é una grande famiglia. Questo non capita spesso nel nostro lavoro. Questo accade anche grazie ad una produzione come Palomar che crede fortemente nel significato profondo di squadra.
Quanto pensi di aver imparato dal tuo personaggio Mimì e cosa pensi che tu abbia dato a lui affinché avesse la sua particolarità?
Mimì mi ha insegnato a prendermi meno sul serio e prender anche meno sul serio chi mi circonda. Io ho dato a Mimì uno sguardo ingenuo da bambino nei confronti del mondo che lo rende un femminaro sì ma dal cuore tenero.
[...]
Anna Chiara Delle Donne
 
 

Più libri più liberi, 6.12.2015



ore 19.00
Presentazione del libro
Le vichinghe volanti e altre storie d'amore a Vigàta di Andrea Camilleri
Interviene l'autore
Dialoga con l'autore Guido Festinese
A cura di Sellerio
Sala Diamante
[Il testo dell'intervista è stato pubblicato nel volume Il dio della curiosità (Il Canneto, 2020)]
 
 

ANSA, 6.12.2015
Più libri: Camilleri, sono curioso dell'umanità
Applaudito da folla di fan, non ho fede ma invidio chi ce l'ha

"Se dovessi fare un bilancio della mia vita devo dire che sono stato un uomo fortunato. Quasi sempre il piacere di dover fare una cosa ha coinciso con il dovere". Lo ha detto Andrea Camilleri nell'incontro più affollato della fiera della piccola e media editoria 'Più libri più liberi', dove da anni è ospite atteso da una folla incontenibile di lettori e fan.
In una lunga chiacchierata in occasione dell'uscita del suo libro 'Le vichinghe volanti ed altre storie d'amore a Vigata' (Sellerio), Camilleri ha parlato della scrittura, della sua vita e dell'amica Elvira Sellerio. "Sono un uomo di molti desideri, però non ho mai desiderato la luna. I miei desideri sono sempre stati misurati alle mie possibilità. Ho sempre avuto una, anche sgradevole, conoscenza di me, del mio corpo e del mio cervello.
Sono come un centometrista che conosce i suoi limiti e mi sforzo di fare quei cento metri in una frazione di secondo in meno del giorno avanti. Io lo vedo il mio orizzonte - racconta lo scrittore - e so fino a che punto possa arrivare dentro questo limite". Insomma, "i miei desideri - ha spiegato - sono sempre stati compatibili con i miei limiti e per questo sono stati soddisfatti anche al di là delle mie aspettative". Poi, attraverso alcuni aneddoti, Camilleri, che ormai non ci vede quasi più, ha parlato anche del suo entusiasmo: "Il dio della curiosità è quello che mi abita, sono curioso dell'uomo e dell'umanità. Le mie orecchie le sento diventare come antenne per captare le parole degli altri. Si potrebbe scrivere un romanzo su come una signora settantenne che faceva una coda è riuscita nel giro di un quarto d'ora a diventare la prima. Il comportamento umano è sempre nuovo, sempre diverso".
Un ricordo anche dell'amica Elvira Sellerio: "E' stata una donna bellissima, capace di portare avanti un'iniziativa editoriale come Sellerio in una Sicilia - ha detto Camilleri - che non è terreno facile. E' stata una intelligenza ed una sensibilità di grandissimo livello. La cosa singolare di lei era che il giudizio che dava a prima vista di una persona era al 99,9 per cento esatto. Era come se avesse antenne per captare i pensieri di chi le stava davanti". Camilleri ha anche raccontato tra i continui applausi di essere un "laico materialista ma ogni tanto uno incontra uomini di chiesa di grandissima saggezza, e perché non dirlo? Poi ci sono gli scandali attuali per cui Fittipaldi e l'altro giornalista si trovano davanti ad un tribunale che sembra la Santa Inquisizione. Io che non ho fede - ha sottolineato - ho anche invidia per chi ce l'ha perché dà conforto. Se ci sentisse Gesù però dissentirebbe. Gesù è venuto sulla Terra per portare la guerra e non la pace. Non è la figura dolciastra che ci hanno detto. Gesù è quello che può far dire a me, copiando Benedetto Croce, non possiamo che dirci cristiani, cattolici no, ma cristiani è antistorico non dirlo".
Mauretta Capuano
 
 

Scelgo News, 6.12.2015
Andrea Camilleri, ed è subito narrazione

Andrea Camilleri, con tutti i suoi stupefacenti 90 anni e un bagaglio di 113 libri scritti nel corso della sua vita, oggi a Più Libri Più Liberi.
“Maestro!” Così lo accoglie il pubblico della Fiera della Piccola e Media Editoria, mentre, con un’andatura lenta e serena, si accomoda sul palco con aria lieta. È alla Fiera per presentare il suo ultimo libro, Le Vichinghe volanti e altre storie d’amore a Vigàta. Anche se in realtà, come ammette il moderatore, le opere di Camilleri ormai non hanno più bisogno di alcuna presentazione. A Montalbano però il suo creatore non può non accennare e ne parla come fosse un caro amico: “Figurati se non s’infila, quello c’entra sempre!”.
Camilleri parla e ci si dimentica della portata del personaggio. È spontaneo, divertente e acuto, lascia fluire il suo discorso proprio come fosse una narrazione e cattura l’attenzione di tutti. Tutti col fiato sospeso persino quando parla del suo modo di scrivere: “Non ho una ricetta, io seguo un ritmo interno. Quando finisco di scrivere una pagina la rileggo a me stesso e, se qualcosa non suona, la riscrivo finché il racconto non scorre. Anche la prosa ha un suo ritmo”.
Poi accenna ad un’infinità di fatti. Tutto ciò che egli ha composto prende spunto dalla vita vera. È la realtà la sua vera fonte di ispirazione, la sua musa la curiosità, non quella spicciola e sciocca, ma quella del mondo e delle persone: “Sono curioso dell’umanità. Quando passeggio sto con le orecchie che le sento diventare come antenne per captare le parole”. Tutto si fa memoria e patrimonio creativo a cui attingere.
Parla di fede e persino di Gesù: “Gesù non è la figura dolciastra che troppo spesso ci insegnano. È quello che può far dire a me, copiando Benedetto Croce, che non possiamo non dirci cristiani, cattolici no, ma cristiani è inevitabile, antistorico non dirlo”.
Di sé dice: “Io sono un uomo di molti desideri, però non ho mai desiderato la Luna. I miei desideri sono stati sempre misurati alle mie possibilità. Ho sempre avuto, anche una sgradevole, conoscenza di me e delle mie possibilità. I miei desideri sono sempre stati compatibili con i miei limiti, perciò sono sempre stati soddisfatti, anche incredibilmente, anche al di là di quanto pensassi”.
Racconta alcune situazioni della sua vita, del suo approccio alla lettura e di un aneddoto creativo che riguarda Sciascia, ma considera: “Non ho mai dovuto fare una cosa per necessità. Se dovessi stilare un bilancio della mia vita devo dire che sono stato un uomo fortunato, fortunatissimo, perché la necessità di dover fare qualcosa nella mia vita ha sempre coinciso con il piacere di fare quella cosa.” e aggiunge “Non scrivo per necessità, scrivo per piacere”. E comunque, ammette, scrivere è sempre meglio che lavorare.
Infine conclude con un ricordo a Elvira Sellerio, una delle tante donne belle e capaci che godono della sua stima: “A lei bastava uno sguardo per capire le persone e il loro modo di essere”.
Vania Amitrano
 
 

La Sicilia, 7.12.2015
Il personaggio
Il Premio Danzuso alla carriera sarà consegnato stasera a Catania, al Verga, allo scrittore agrigentino novantenne che sarà presente con un video messaggio
Camilleri: «Il teatro è contagioso
È una necessità»

«Con lo Stabile etneo porteremo in scena il racconto "La creatura del desiderio"»

Sempre avvolto da una nuvola di fumo, come nella saporita imitazione di Fiorello, con la coppola in testa, come un buon siciliano, ironico e sornione, come chi ha vissuto più di una vita, l’animo abitato da una moltitudine di figure memorabili, personaggi pescati dalla cronaca o inventati, storie, aneddoti, ricordi pronti a diventare protagonisti di carta dei suoi amatissimi romanzi, Andrea Camilleri è uno scrittore, drammaturgo e regista amato in tutti i continenti ma sempre inevitabilmente siculo. E’ arrivato al successo all’età della pensione, poco più di vent’anni fa, con il Commissario Montalbano e con una carrellata di personaggi vivi e sorprendenti in una Sicilia solare e sanguigna, inventando un siciliano-italiano diventato tesoro di tutti, dai “cabbasisi” a “camurria”, fino a “di pirsona pirsonalmente” di Catarella. Prima del planetario succeso come scrittore, Camilleri è stato regista per il teatro e per la tv, e funzionario della Rai occupandosi della produzione di serie come “Il tenente Sheridan” o “Maigret”.
Stasera a Catania - al Teatro Verga, alle 20.30 - gli sarà consegnato il Premio alla carriera intitolato a Domenico Danzuso, indimenticabile critico teatrale di questo quotidiano per mezzo secolo, firma prestigiosa e appassionata, scomparso nel 2000. Camilleri, che lo scorso settembre ha festeggiato 90 anni, non sarà presente ma ha inviato un video messaggio. Nel corso della serata saranno riproposti alcuni momenti della “Concessione del telefono” con gli attori Pippo Pattavina, Alessandra Costanzo e Angelo Tosto.
Adorato e temuto, Micio Danzuso è stato per molti anni “il” critico siciliano per eccellenza. Ha un ricordo della sua “militanza”?
«Sono molto orgoglioso e molto felice di ricevere questo premio che mi onora, anche perché mi viene dalla città di Catania e dal suo Teatro Stabile dove ho lavorato molto come regista - risponde Camilleri - Danzuso era un critico molto temibile. Lo dico sinceramente. Era uno di quei critici che non si nascondevano dietro un dito o dietro un giro lungo di frasi. E se una cosa non gli era piaciuta, aveva la correttezza di dire il perché non gli era piaciuta. Ogni volta che ho fatto degli spettacoli a Catania, anche se erano andate bene come pubblico, quando aprivo le pagine de La Sicilia, un leggero batticuore ce l’avevo. Perché Danzuso, da critico rispettabilissimo, non si limitava ad una superficialità di “resoconto”. Era un critico! Se oggi c’è da fare una critica alla critica teatrale, mi si passi il bisticcio, è quella che avviene sempre più spesso di leggere “resoconti” della serata, dello spettacolo recensito. Questo avviene anche in letteratura dove ci sono i recensori e i critici. Ecco non era un recensore, Danzuso, era un critico, un critico importante».
Nell’appello per lo Stabile di Catania ha ricordato le volte in cui vi ha lavorato come regista. Com’è stato il rapporto con Mario Giusti, «amico indimenticato»?
«Un ricordo di Mario Giusti è poco per poterlo raccontare. Mario, e insieme a lui Turi Ferro, erano, in quei momenti storici, il Teatro Stabile di Catania. Ricordo la prima volta che venni allo Stabile, fu una cosa felice. Io avevo chiamato, fuori da Catania, in un’altra produzione, Turi Ferro ad interpretare il bandito Salvatore Giuliano, protagonista di un testo di Giuseppe Berto “L’uomo e la sua morte”. Il lavoro aveva vinto il premio indetto dalla Pro Civitate Cristiana di Assisi. Io l’avevo messo in scena proprio nella città umbra. Allora Turi, finite le repliche mi disse “ma perché non lo facciamo a Catania? ”, e così andai. Mario Giusti da allora mi chiamò a fare altre regie».
C’è un episodio, un aneddoto da ricordare?
«Mario era un uomo spiritoso, e sapeva essere amico senza mai bisogno di chiederglielo. C’è un episodio, che le cronache non riportano, che è singolare. Proprio in quegli anni, Mario mi venne a trovare a Roma per chiedermi di fare la regia de “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia. Mi dice “è un progetto grosso cui teniamo molto, vorremmo affidare la riduzione a Giancarlo Sbragia”. Per carità, dico, mi inviti a nozze. Mi metto in contatto con Sbragia, per lavorare alla riduzione, si stabilisce la data del debutto e così tutto sembrava a posto. Prima di iniziare le prove io ero impegnato con una regia a Palermo, “La favola del figlio cambiato”, però le date non si accavallavano, perché debuttato a Palermo avrei iniziato a Catania. Tant’è vero che addirittura durante le prove del Pirandello avevo avuto due giorni di pausa e con Mario decidemmo che sarei sceso a Catania per parlare con lo scenografo Contraffatto, e stabilimmo anche di poter fare la prima prova con gli attori a tavolino, con i ruoli tutti distribuiti. E così fu. Se non che, la sera che dovevano arrivare le scene del Pirandello, era l’ante prova generale, le scene non arrivano. A Palermo spariscono tutti, nessuno che sapesse darmi spiegazioni. Passano i giorni e Mario preoccupato mi chiama da Catania per dirmi che le prove della “Civetta” devono iniziare. Insomma, disperato sono costretto a fermare le prove, ma non so cosa dire a Mario, perché nessuno dice niente a me. Per caso, allora, incontro Franco Mannino, il compositore e gli racconto tutto. Franco che era al Teatro Massimo, il lirico di Palermo, si mette a ridere e dice: “Ora te lo spiego io che cosa è successo: le tue scene le stavano realizzando al Teatro Massimo. Ma le hanno dovute interrompere perché hanno dovuto lavorare a quelle dello spettacolo di Luchino Visconti che fra tre giorni debutta con un’opera scritta da me”. Oh mamma mia!, esclamo. Mi precipito al Teatro Massimo e mi rendo conto che Franco mi aveva detto il vero. Le mie scene me le avrebbero consegnate dopo una settimana. E con Catania ora, come faccio? Nel frattempo, anche lui disperato, mi vedo comparire davanti Mario. Che mi dice “Andrea, che vuoi fare? Ci hai ripensato? Non lo vuoi fare più lo spettacolo? ”. Allora gli racconto tutto. Mario, con la lucidità che gli era propria, pari alla sua enorme simpatia mi dice: “Noi non possiamo spostare il debutto. La situazione si risolve così: tu telefoni ad un regista amico, che mantenga le scene che hai fatto fare, la distribuzione degli attori e ti sostituisca integralmente”. L’unico regista disposto a farmi un simile favore era Mario Landi. Gli telefonai, Landi partì immediatamente per Catania e la regia la fece lui. Ed io mi presi il rimbrotto di Leonardo che mi disse “Certo Berto lo hai fatto, Sciascia no! ”».
Lei ha insegnato per tanti anni all’Accademia, che consiglio darebbe ai giovani teatranti?
«Il teatro è contagioso. Chi si occupa di un settore del teatro non può fare a meno di farsi contagiare da chi si occupa di un settore contiguo. Per esempio, i vecchi macchinisti di teatro parlavano con battute delle opere teatrali. Il teatro entra dentro di te e ti mette in conflitto con te stesso. Chi recita è un uomo in carne ed ossa, non un’ombra che parla dallo schermo. In alcuni momenti, da spettatore, devi fare uno sforzo di ragione per capire di stare ad assistere al verosimile e non al vero. La gente ha veramente bisogno del teatro. Si dice: il teatro è un servizio pubblico. Lo è proprio perché è una necessità primaria dell’uomo. Si dice: il teatro è in crisi. Io ho novant’anni e da quando ho iniziato a fare teatro, cioè settanta anni fa, sento ripetere che il teatro è in crisi. Ebbene credo fermamente che la condizione di crisi sia la condizione abituale del teatro. Questo direi ai giovani che voglio intraprendere oggi questo mestiere».
Lo Stabile ha realizzato con successo alcune riduzioni dei suoi romanzi, c’è un suo testo che vorrebbe vedere in scena?
«Certo, in particolare uno, che presenta un respiro mitteleuropeo e dunque adatto a girare anche fuori dalla penisola. Come ho già spiegato, sono molto legato allo Stabile etneo, e qualche anno fa ho accolto con grande entusiasmo la proposta del direttore Giuseppe Dipasquale di trasporre per la scena“Il birraio di Preston” e “La concessione del telefono”, due miei romanzi molto amati dai lettori che hanno avuto una bellissima accoglienza anche da parte del pubblico teatrale. Siccome non c’è due senza tre, stiamo progettando per il 2017 la messinscena di una pièce “La creatura del desiderio”, tratta da un mio racconto dedicato al burrascoso rapporto tra Alma Mahler e Kokoschka. Ancora una volta la drammaturgia sarà firmata a quattro mani da me e da Dipasquale, che ne curerà la regia».
Ombretta Grasso
 
 

Famiglia Cristiana, 7.12.2015
“Slegalo subito”, la campagna per l’abolizione della contenzione
“Impazzire si può” ha radunato quasi trecento persone (provenienti da diverse regioni italiane ma anche da Francia, Olanda ed Inghilterra) nel comprensorio dell'ex Ospedale Psichiatrico di San Giovanni a Trieste. Tre giorni per discutere di buone pratiche nel trattamento del disagio mentale, e denunciare, se possibile, le pessime pratiche ancora in auge per offrire nuove prospettive.

L'edizione 2015 di "Impazzire si può" (svoltasi a metà settembre sul tema “Alla ricerca dei viaggi possibili ed impossibili”) è stata caratterizzata dal tema del “peer support”, nuova modalità di approccio al disagio psichico che dà valore alla persona e al suo vissuto. Importante l'esperienza di “Recovery House” recentemente avviata a Trieste, della quale diamo ampio approfondimento nell’altro articolo del dossier.
I filoni emersi nella “tre-giorni” triestina sono stati molteplici, a partire dalla concomitanza del Convegno con il Raduno Nazionale delle Radio per la Salute Mentale, organizzato da Radio Fragola, storica radio che trasmette dal parco di San Giovanni e supportato dal neonato Network “Larghe Vedute” (curato da Radio Ohm, Torino).
Due le campagne di sensibilizzazione rilanciate nell'ambito del Convegno. La prima, “Slegalo subito”, per l'abolizione della contenzione, è promossa dalla psichiatra Giovanna Del Giudice insieme a Grazia Serra (nipote di Franco Mastrogiovanni, morto a 58 anni dopo novanta ore di contenzione nel reparto psichiatrico di Vallo della Lucania) e allo psichiatra Piero Cipriano. In un suo recente articolo Del Giudice afferma che «il 20% dei Servizi dove si cura nel rispetto della dignità e dei diritti, senza il ricorso a pratiche coercitive, o dove gli operatori si interrogano quotidianamente e cercano il superamento delle stesse, indica la direzione verso la quale bisogna andare e mostra, nel concreto, che è possibile abolire la contenzione».
Molto importante, infine, l'“Appello contro la barbarie, le misure di sicurezza e la pericolosità sociale”, promosso dall'avvocato Francesco Marco de Martino, docente all'Università di Napoli, che a partire da un'indagine sugli Opg, ha rilevato un consistente numero di casi in cui la privazione di libertà delle persone detenute era stata adottata illegalmente.
Come ha affermato de Martino in un suo articolo «nella realtà permane il cosiddetto “doppio binario” di pene e misure di sicurezza, basato sull'idea che l'infermo di mente non debba essere trattato come persona, chiamato a responsabilità, processato e, se responsabile, punito con una pena proporzionata al fatto commesso, ma sia invece una “non persona”, una sorta di bestia da amministrare rinchiudendola per un tempo sproporzionato, anche senza processo, facendone un mero oggetto di contenzione».
L'Appello ? il cui primo firmatario è Andrea Camilleri ? vuole favorire «la cultura del primato della persona, dell'inclusione, della solidarietà, secondo le esperienze migliori che si sono realizzate nel nostro come in altri Paesi e vanno tradotte in concrete politiche socio-sanitarie».
Luisa Pozzar
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 8.12.2015
Eventi. La cerimonia si terrà, a partire dalle 17, al Castello Chiaramonte di Favara
Permio “Buttitta”, oggi la consegna

Cerimonia di consegna, questa sera, al Castello Chiaramonte di Favara, cono inizio alle ore 17, dei premi “Ignazio Buttitta” assegnati da l Centro culturale “Renato Guttuso” presieduto da Lina Urso Gucciardino, giunto, quest’anno, alla XVII edizione. Questo, nel dettaglio, l’elenco delle categorie e dei premiati.
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Letteratura: 1° - “Andrea Camilleri – Guida alla lettura” di Federico Guastella; 2° - “Il senso dei luoghi antropologici del commissario Montalbano” di Simona Gallo.
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La Sicilia, 9.12.2015
XIV Premio Danzuso
Allo scrittore il "Premio alla carriera"
Il riconoscimento per il Teatro ad Anna Foglietta e Gianni Salvo. Premiati anche il basso-baritono Simone Alaimo, la musicologa Giulia Gangi e i critici Emilia Costantini e Giorgio Gualerzi
E Andrea Camilleri eleva un’ode alle arti
Il protagonista della serata ha ricordato, in video, il grande critico catanese

«Sono convinto che esista un libro sulla crisi del teatro firmato da Eschilo, perché essa è sempre esistita. Del resto, il teatro è specchio della vita e questa è una crisi continua».
Pur impossibilitato a partecipare per ragioni logistiche, Andrea Camilleri è stato il grande protagonista del XIV premio Domenico Danzuso. Lo scrittore ha infatti affidato a un video i suoi interventi per la serata svoltasi ieri sera al teatro Verga: un'ode alle arti, ma anche un momento per ricordare uno dei critici più influenti cui la Sicilia abbia dato i natali. La cerimonia, resa possibile grazie agli sforzi del Teatro Stabile di Catania (rappresentato da Giuseppe Dipasquale e Jacopo Torrisi), la Società Catanese Amici della Musica (per la quale era presente Giuscppc Montemagno} e il Lions Club Catania Host (rappresentato dal presidente Elio Dottore) ha alternato alle premiazioni momenti d'intrattenimento. È il caso dei godibili estratti da "La concessìone del telefono" (dello stesso Camilleri). portati in scena dagli attori Alessandra Costanzo, Angelo Tosto e Pippo Pattavina.
«Danzuso - spiega Camilleri dal video girato da Giuseppe Dipasquale, che l'ha definito suo secondo padre - era un critico temibile. Non si nascondeva dietro lunghi giri di parole. Se una cosa non gli era piaciuta lo diceva apertamente e aveva la correttezza di spiegarne il motivo. Per questo, ogni volta che proponevo uno spettacolo a Catania, nell'aprire il giornale avevo un leggero batticuore». [...]
Il nome di Andrea Camilleri si aggiunge alla lista di eccellenze insignite del «Premio alla carriera», consistente in una scultura dell'artista Dino Cunsolo acquistata dal Lions Club Catania Host. Il ricavato è stato tramutato in un assegno di studio consegnato da Elio Dottore a Gianluca Santoro, studente dell'Accademia delle belle arti di Catania, che l'ha ritirato assieme al direttore Virgilio Piccari.
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Giorgio Romeo
 
 

l'Altro quotidiano, 9.12.2015
“Più libri più liberi”: 53mila presenze alla fiera della piccola e media editoria

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Tutto esaurito nelle sale e pubblico in fila nei corridoi per Andrea Camilleri, da anni ospite della fiera, con l’ultimo libro ‘Le vichinghe volanti e altre storie d’amore a Vigàta’ (Sellerio) e per Lirio Abbate e Ascanio Celestini, Erri De Luca, Annie Ernaux, Emiliano Fittipaldi e Zerocalcare.
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Ennio
 
 

Lercio, 9.12.2015
Novità Rai: dopo “Il commissario Montalbano” e “Il giovane Montalbano”, arriva “Il bimbo Montalbano”

Cavallo di Viale Mazzini (Rai) – I vertici di Rai Uno hanno annunciato per la prossima stagione una nuova serie in grado di realizzare ascolti da record: “Il bimbo Montalbano”.
La rete si poneva l’ambizioso obiettivo di ideare un personaggio in grado di replicare il successo de “Il commissario Montalbano”, poi bissato da “Il giovane Montalbano”. Per questo è stata istituita una task force di sceneggiatori, registi e soggettisti che, dopo aver lavorato giorno e notte in febbrili riunioni fiume, ha finalmente partorito un nome che ha messo tutti d’accordo: Montalbano!
Visto che le imprese del Commissario da adulto e da giovane sono già state ampiamente narrate nelle 847 stagioni delle altre serie, si è deciso di mostrare un periodo poco noto della vita del celebre poliziotto: la prima infanzia. Montalbano frequenterà la classe quarta della scuola elementare Balduccio Sinagra di Vigata. Saranno suoi compagni di banco Agatino Catarella, bocciato l’anno precedente, e Domenico Augello (detto Mimí). Farà parte del gruppo anche un bambino di prima, il piccolo Giuseppe Fazio.
Il maestro Camilleri sta già lavorando ai primi 3 episodi: “La gita scolastica a Tindari”, “L’odore della pipì addosso nella notte” e “Il compasso insanguinato”; per trarre ispirazione si è recato personalmente in una quarta elementare, ma dopo pochi minuti è stato evacuato dai Vigili del Fuoco, allarmati dalle colonne di fumo che fuoriuscivano dall’istituto. Nelle nuove puntate assisteremo a molte imprese del bambino Salvo: imparerà a nuotare, investigherà sui furti di merendine nella scuola (scoprendo che il ladro è François, un compagno di classe tunisino di Fazio), si innamorerà di Livia, una bambina bionda stabilitasi temporaneamente a Vigata e proveniente da una scuola ligure, guiderà – invece che una Fiat Tipo scassata – una vecchia bicicletta Graziella con un solo pedale e il manubrio storto, custodirà nello zainetto per la merenda mattutina teglie di melanzane alla parmigiana, sarde a beccafico e arancini grandi come palloni da calcio preparati da dalla governante di casa, Adelina.
Nel frattempo si sta anche procedendo alla scelta degli attori. Per interpretare le maestre sono in lizza Belen Rodriguez, Aida Yespica e Melissa Satta, la bidella sarà Nina Moric e la preside Elisabetta Canalis (“Vogliamo mostrare il personale scolastico con la massima verosimiglianza” hanno spiegato gli sceneggiatori). Quasi tutti i bambini della Sicilia stanno partecipando alle selezioni, con la speranza di diventare gli unici membri della famiglia con un lavoro. Assoluto riserbo della produzione sull’identità dell’attore che darà il volto al piccolo Salvo, ma pare che non si tratti di Beppe Fiorello, in quanto è già impegnato a interpretare Beppe Fiorello in una fiction su Beppe Fiorello.
La serie è già stata venduta in 2700 paesi e Rai Uno ha pensato bene di mettere subito in cantiere anche “Il neonato Montalbano” (ambientato in una nursery), “Il giovanissimo Montalbano” (ambientato in un asilo), “Il vecchio Montalbano” (ambientato in un ospizio), “Montalbano zombi” (ambientato nel cimitero di Montelusa) e “Montalbano viaggia nel tempo” (ambientato ovunque).
Andrea Michielotto & Giovanni Franchini
 
 

Il Fatto Quotidiano, 10.12.2015
Il premio del '34 a Pirandello
La "pagliacciata" del Nobel
Il Maestro all'Accademia e il mistero del discorso

Ogni anno a Stoccolma il giorno 10 dicembre si svolge la cerimonia di consegna dei premi Nobel. Il nome dei premiati è stato divulgato qualche mese prima. Il 9 novembre 1934 infatti, un telegramma dell'Accademia Svedese che annuncia la vittoria del Premio Nobel per la Letteratura arriva in via Antonio Bosio 13/b dove, all'ultimo piano, abita da solo Luigi Pirandello. Una volta diffusa la notizia giornalisti e fotografi si precipitano nella sua abitazione. Pirandello non concede interviste. Si limita a farsi fotografare seduto davanti alla macchina da scrivere e comincia a battere sui tasti. Qualcuno, incuriosito, va a sbirciare. Scopre così che Pirandello ha scritto per una diecina di volte una sola parola: «Pagliacciate».
Sono quelli i giorni in cui il grande scrittore e drammaturgo confessa alla figlia Lietta di sentirsi molto distante dalle cose di questo mondo. Il suo è un senso di non appartenenza ormai diffuso al punto di considerare il premio una sorta di giubilazione. Sono anche quelli gli anni nei quali Pirandello ha di nuovo preso le distanze dal fascismo, con cui ha sempre avuto un rapporto contraddittorio. Ha chiesto la tessera del partito nel '24, subito dopo l'assassino di Matteotti generando lo sdegno più che giustificato degli antifascisti. Ma tre anni dopo durante una violenta discussione con il segretario del partito, straccia la tessera, butta per terra il distintivo che portava all'occhiello e se ne va sbattendo la porta.
Ottenute le scuse, nel '29 viene chiamato a far parte dell'Accademia d'Italia, dove pronuncia un discorso feroce contro D'Annunzio.
Qualche anno dopo rimedia mettendo in scena la Figlia di Jorio del Vate. Infine si allontana di nuovo con dichiarazioni ambigue durante i suoi viaggi all'estero.
Solo così può spiegarsi il fatto che l'Accademia non organizza alcun festeggiamento. Anche il governo resta assolutamente indifferente: Mussolini non si fa vivo neanche con un telegramma.
Eppure si trattava di un altissimo riconoscimento: Pirandello risultò vincitore di una terna prestigiosa composta, oltre che da lui, da Paul Valéry e Gilbert Keith Chesterton. In partenza per Stoccolma alla stazione Termini di Roma ci sono solo i giovani amici scrittori Alvaro, Frateili e Bontempelli. Nessun gerarca fascista è presente.
Nel 2013 l'editore Flammarion ha pubblicato in un volume tutti i discorsi degli insigniti del premio Nobel per la Letteratura letti in occasione della cerimonia di consegna. Manca quello di Pirandello. In realtà va precisato che la consuetudine di pronunciare un discorso è in uso da cinquant'anni a questa parte mentre, in precedenza, ogni laureato era libero di farlo o meno. Pirandello si limita ad un inchino prima di tornare a sedere al proprio posto. Non vi è traccia di alcun discorso. Le cronache dell'epoca riferiscono che, solo in occasione del banchetto serale alla presenza dei reali, Pirandello si alzò per dire qualche parola di ringraziamento.
E qui nasce un piccolo giallo: l'attento e acuto biografo di Pirandello Gaspare Giudice riferisce di un brevissimo discorso pronunciato dallo scrittore durante il consesso degli accademici. Però la consuetudine del "consesso" ricordato da Giudice non viene mai nominata nella storia del Nobel.
Allora di che si tratta? Dato che la cerimonia di consegna viene anche chiamata conferenza dei premiati può darsi che Giudice traduca "conferenza" in "consesso". Il che verrebbe a significare quindi che Pirandello parlò. In questo caso bisognerebbe chiedersi perché il discorso, sia pure brevissimo, non sia stato pubblicato nel volume edito da Flammarion.
Ad ogni modo le parole riportate da Giudice sono queste: «Sono stato un buon allievo, un buon allievo non alla scuola, ma alla vita; un buon allievo che ha cominciato raccogliendo con un'intera buona fede tutto ciò che apprendeva... L'attenzione continua, l'intima serietà con le quali seguii questo insegnamento, sono testimonianza di un umile e amoroso rispetto, assolutamente necessario per accumulare amare delusioni, esperienze crudeli, ferite terribili e tutti questi errori dell'innocenza che hanno finito per fare di me un essere, com'è giusto che sia un artista, del tutto inadatto alla vita, e soltanto adatto a pensare e a sentire...».
Come si vede non si tratta di un breve e generico ringraziamento. E il consuntivo di una vita d'artista. Altro piccolo giallo: Giudice non riporta nel suo libro la fonte della citazione. Si trova forse manoscritta fra le carte conservate nell'appartamento di via Bosio, da tempo trasformato in un centro di studi e di ricerca su Pirandello e il Teatro Contemporaneo?
Il grande drammaturgo non rientra subito a Roma da Stoccolma. Si reca a Praga, accolto con grandi onori per la prima rappresentazione della sua commedia Non si sa come. Quindi prosegue per Parigi dove viene ricevuto in maniera trionfale: Pitoeff rimette in scena per l'occasione la sua famosa edizione dei Sei personaggi in cerca d'autore.
Al rientro in Italia ad accoglierlo alla stazione c'è solo Massimo Bontempelli con la sua compagna Paola Masino, nessun altro. L'indifferenza, se non l'ostilità del fascismo verso il grande autore si è fatta a questo punto troppo ostentata. E così Mussolini decide di correre ai ripari ricevendo Pirandello ai primi di gennaio del '35. Durante l'incontro il Duce, oltre a congratularsi per il premio, domanderà notizie del suo tour mitteleuropeo. Pirandello coglie al volo l'occasione per chiedere l'istituzione di un teatro nazionale la cui sede stabile potrebbe essere il Teatro Argentina di Roma.
Poi, più o meno esplicitamente, Mussolini gli domanda a che punto sia il suo rapporto con l'attrice Marta Abba. Alla risposta imbarazzata ed evasiva del drammaturgo Mussolini incalza: «Quando si ama una donna non si fanno tante storie, la si butta su un divano».
Riportando la frase agli amici Pirandello commenta: «È un uomo volgare». Ciò non toglie che nel '35, cambierà nuovamente idea, esaltando la guerra in Etiopia e definendo addirittura il dittatore come un poeta.
Il cambio di atteggiamento di Pirandello si spiega semplicemente col fatto che finalmente Mussolini aveva preso il solenne impegno di far sorgere quel teatro nazionale che stava tanto a cuore allo scrittore.
P.S.: l'appartamento romano di Luigi Pirandello sito in via Bosio 13/b, che organizza convegni, piccole rappresentazioni e soprattutto contiene manoscritti, lettere e altri documenti inediti vale veramente la pena di essere visitato. Dentro quelle pareti si capisce perché qualcuno definì acutamente Pirandello "un uomo solo".
Andrea Camilleri
 
 

ANSA, 10.12.2015
Più libri: grandi voci da Pahor a Camilleri tra nuove strade e appelli dei piccoli editori
Il bilancio e l'eredità della fiera della piccola e media editoria

La spinta di Boris Pahor a dire basta alla "parola dominare", la generosità di Andrea Camilleri nel raccontare la sua "curiosità dell'umanità" , il Nobel Vargas Llosa che non nasconde quanto il fanatismo sia "duro da combattere", l'africano Mabanckou con il suo "serial killer perdente".
E come filo conduttore il mercato editoriale che cambia con la paura delle concentrazioni editoriali, come Mondazzoli, a cui Antonio Manzini ha dedicato un racconto, e la voglia di trovare nuove strade, tra appelli e proposte di legge dei piccoli editori, per continuare ad esserci.
Tanti segnali e autorevoli voci dalla fiera della piccola e media editoria 'Più libri, più liberi 2015' che si è aperta con un messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stata inaugurata per la prima volta dal ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini e ha visto 53 mila presenze.
Mauretta Capuano
 
 

piazzasalento, 10.12.2015
“Quando ci mette la coda”, sponsor Andrea Camilleri

Gallipoli. “Quando ci mette la coda” è il titolo del nuovo cortometraggio del regista gallipolino Salvatore Negro, liberamente tratto da una novella di Andrea Camilleri contenuta nella raccolta “Il diavolo, certamente!”, per gentile concessione dello stesso autore. «Il mio nuovo lavoro – spiega Salvatore Negro – nasce dalla profonda ammirazione che provo per Andrea Camilleri, uno degli autori italiani viventi più tradotti al mondo che ringrazio per la disponibilità dimostratami».
Prodotto dalla libreria Nostoi di Gallipoli insieme alla compagnia teatrale “P.Etra” di Cutrofiano, il cortometraggio è stato interamente girato a Gallipoli ed ha tra i protagonisti l’attrice Mary Negro ed il giovanissimo attore esordiente Simone Della Rocca, entrambi gallipolini. Nel cast anche Gabriele Polimeno, Alessia Cuppone, Caterina De Benedetto, Luca Ferilli, Carlo Solidoro con la partecipazione straordinaria di Lucas Waldem Zanforlini. Nella troupe tecnica invece Cosimo Fiore, Giulio Schirosi, Gianluca Farina, Daniele Pignatelli, Christian Pagano, Susanna D’Amato, Mary Sindaco, Federica Grasso, Marcello Grasso e Stefano Minisgallo.
«Ringrazio per la collaborazione la compagnia Talianxa, Italo Tricarico, Antonio Raone e Walter Bruno – conclude il regista – e vi anticipo che il cortometraggio verrà presentato, con accesso su invito, presso la libreria Nostoi il 12 e il 27 dicembre, alle ore 20».
Anna De Matteis
 
 

Agrigento OGGI, 10.12.2015
Cena-Spettacolo al Sal8

Martedi 15 dicembre, Sal8 Ristorante e Sal8 Vineria presentano la cena/spettacolo: “Il commissario Montalbano e i Pirciati c’abbruscianu”. Adattamento dei testi e letture di Francesco Maria Naccari.
Dopo essere stata ospitata nei ristoranti di tutto il mondo tra cui New York, Parigi, Cracovia, Tunisi, Marsiglia, Zurigo, Milano, la particolare cena fa tappa nel centro storico di Agrigento.
I piatti che verranno presentati sono tutti fedelmente tratti dai libri di Camilleri.
Il lavoro di ricerca dei brani tende a riportare il commensale, là dove l’autore empedoclino ha pensato, immaginato e scritto i suoi libri, mettendo in luce un fatto importante nell’ aggregazione delle storie narrate. Il piatto non è un passaggio di servizio della storia tra un fatto e un altro, ma diventa nelle avventure del commissario parte integrante del processo investigativo mettendo anche in luce gli aspetti caratteriali e psicologici del personaggio: “Gli piaceva mangiare da solo, godersi i bocconi in silenzio. Fra i tanti legami che lo tenevano a Livia, c’era macari questo, che quando mangiava non rapriva vucca…”. Anche nelle sue indagini il commissario Montalbano, spesso, si muove e ragiona da solo per arrivare alla soluzione.
Info & Prenotazioni
0922.66.19.90/345.44.13.780
Kalos
 
 

Io & George, 11.12.2015
Roma tra passato e presente
Cliccare qui per vedere la puntata
Rai 3, ore 22:55

Io & George è un docu-film che racconta il viaggio della scrittrice Simonetta Agnello Hornby e suo figlio George in Italia.
Nella puntata in onda oggi, in cui il viaggio fa tappa a Roma, il secondo incontro con Andrea Camilleri.
 
 

Sette - Corriere della Sera, 11.12.2015
Che memoria quel ragazzo di 90 anni

Ci sono altri quattro libri che vorrei consigliare per Natale, a parte il Diario di uno schiappa. Il primo è un altro libro che ha a che fare con i ragazzi perché l'autore è un ragazzo di 90 anni. Parlo di Andrea Camilleri e di questo straordinario Certi momenti (pp. 164, Chiarelettere, 15 euro), dove il maestro (ma guai a chiamarlo così in sua presenza) gioca con la sua prodigiosa memoria e ricorda alcuni incontri della sua vita (con personaggi celebri e meno celebri, da Benedetto Croce a Foffa, una prostituta).
[...]
Antonio D'Orrico
 
 

SicilyMag, 10.12.2015
Le vedremo la prossima primavera su Rai Uno nei dieci cortometraggi tratti dal libro "Donne" di Andrea Camilleri. Sono le donne ideali e reali che hanno popolato l'arte, la vita e i sogni dello scrittore di Porto Empedocle e che ora, grazie a una produzione Anele- Rai Fiction, approdano sul piccolo schermo, in un formato assolutamente inedito per la tv italiana
Le donne di Andrea Camilleri in dieci piccoli film

Lo sguardo di Andrea Camilleri sull’universo femminile approda in tv. Nella primavera 2016, su Rai Uno, vanno in onda le Donne letterarie dello scrittore siciliano. La durata degli episodi della serie diretta da Emanuele Imbucci è assolutamente inedita per la televisione italiana: dieci corti da dieci minuti ciascuno, tratti dall’omonimo libro del narratore di Porto Empedocle, edito da Rizzoli.
Le donne di Camilleri, sempre centrali nei suoi romanzi, stavolta diventano protagoniste assolute. I copioni della serie sono firmati da Chiara Laudani, Alessandra Mortelliti, Davide Serino e dallo stesso Imbucci. Dieci sceneggiature per dieci ritratti di donne. A dispetto delle trentanove narrate nel libro. Vengono mostrate, per la prima volta sul piccolo schermo, le donne ideali e reali che hanno popolato l’arte, la vita e i sogni dello scrittore. La serie è girata in 4k, con un’alta risoluzione dell’immagine. L’intenzione è quella di raccontare in televisione, con un taglio cinematografico, le storie di dieci donne forti, libere, sfrontate, ma molto femminili.
È un progetto per Rai Fiction prodotto da Anele, la società fondata nel 2013 dalla quarantenne produttrice palermitana Gloria Giorgianni, insieme alla cugina, la coetanea imprenditrice ragusana Carlotta Schininà. Alla produzione partecipa anche Tore Sansonetti. Il direttore della fotografia è Federico Schlatter. Il montatore è Marco Spoletini, vincitore del David di Donatello nel 2009 per il montaggio di Gomorra di Matteo Garrone, dal best seller di Saviano. Le musiche sono di Matteo Curallo, della scuderia Sugar di Caterina Caselli.
Dopo il passaggio televisivo, è prevista la distribuzione della serie su web Ray e su altre piattaforme digitali.
«L’idea – dice Gloria Giorgianni – è quella di raccontare un mondo femminile “nuovo” attraverso la prospettiva peculiare di un intellettuale. Vogliamo rappresentare delle donne che scelgono la modernità come unica via possibile per ottenere la propria totale affermazione nella società in cui vivono. Ma questa serie rappresenta una sfida anche dal punto di vista formale. Perché usa gli stilemi del cortometraggio per raccontare storie di alto profilo letterario».
Il punto di vista della serie è quello dello scrittore che si fa personaggio. Andrea Camilleri è interpretato, nelle varie versioni da attori diversi, ciascuno caratterizzato dal proprio accento. Il cast è ricco di volti noti, in gran parte siciliani. Il corto intitolato Elvira racconta la storia di Andrea Camilleri (interpretato da Giorgio Pesce), un bambino di sei anni, che non riesce a prendere sonno nella casa dei nonni. Spaventato, chiede aiuto a nonna Elvira (Lucia Sardo). Nino Frassica, che appare in un cammeo, interpreta Nonno Nené.
In Beatrice Andrea Camilleri ha il volto di Glen Blackhall. Finita la seconda guerra mondiale, per ballare il boogie fa coppia con la bellissima Beatrice (Miriam Dalmazio). Ma quando la ragazza annuncia il fidanzamento con Filippo (Giuseppe Tantillo), Andrea non riesce a nascondere la sorpresa. In Ines, l’episodio conclusivo della serie, Andrea (Vincenzo Amato), sessantenne, durante un volo intercontinentale conosce Ines (Catrinel Marlon), una donna misteriosa. Gli altri sette corti sono: Nunzia, con Giovanni D’Aleo e Alice Canzonieri; Oriana, con Davide Tornesi e Nicole Grimaudo; Kerstin, con Gabriele Rossi, Johannes Brandrup e Giulia Achilli; Ofelia, con Dario Aita e Linda Caridi; Jolanda, con Claudio Gioè e Anita Kravos; Pucci, con Giampaolo Morelli, Francesco Mandelli e Carolina Crescentini; Ingrid, con Neri Marcorè ed Elizabeth Kinnear.
La lavorazione di Donne è durata quattro settimane di riprese, tra la Sicilia (Agrigento e Ragusa) e Roma. Dal 19 ottobre al 14 novembre 2015. La serie è già in fase di montaggio. Di Agrigento vedremo una spiaggia del litorale e una villa da cui si scorge la Valle dei Templi. Nel Ragusano le riprese si sono svolte tra il Teatro Donnafugata e la piazza Duomo di Ragusa Ibla, i vicoli di Chiaramonte Gulfi, il Castello di Donnafugata, Monterosso Almo e Marina di Ragusa.
«La città di Ragusa – continua Giorgianni – ha partecipato in maniera collaborativa. Non solo a livello amministrativo. Infatti, ringrazio anche la Banca Agricola Popolare di Ragusa, la Fondazione Zipelli, la Camera di commercio di Ragusa e la Film Commission Ragusa. In ogni caso, sono convinta che il futuro sia rappresentato proprio dalle film commission. Perché, tra l’altro, sviluppano anche una serie di professionalità. L’esempio per tutte è costituito, naturalmente, dalle strutture di Piemonte e Puglia. Quella siciliana va sicuramente migliorata»
Camilleri, com’è noto, fa parte della scuderia Sellerio. E l’affetto per l’uomo e la stima per lo scrittore per Gloria Giorgianni, nipote di Elvira Sellerio, sono inscindibili. Per queste ragioni, tra le varie produzioni, Giorgianni realizza Andrea Camilleri – Il maestro senza regole, un docufilm con Teresa Mannino, diretto da Claudio Canepari e Paolo Santolin, andato in onda su Rai Uno e Rai Tre. Ma Anele è legata a un altro grande vecchio intellettuale, che ha fatto la storia del nostro paese: il presidente Sandro Pertini. Al quale è dedicato un progetto di documentario tratto da libro Il combattente di Giancarlo De Cataldo, edito da Rizzoli e distribuito in sala da Sky Cinema.
Per il 2016 Anele – il cui nome è un omaggio a Elena Battaglia, madre di Gloria Giorgianni – ha chiuso un accordo con il regista premio Oscar Giuseppe Tornatore, per un documentario, il cui titolo è ancora segreto, che parla siciliano. Il nuovo anno porta anche l’esordio della casa di produzione nel cinema di finzione. Con la realizzazione dell’opera prima di Marco Bonini, attore-sceneggiatore, che, insieme al regista Edoardo Leo, ha firmato il copione di Noi e la Giulia. Anche questo soggetto è tratto da un libro di Fabio Bartolomei: Lezioni in paradiso, Edizioni E/O. Gloria Giorgianni vive a Roma ma vuole raccontare il rapporto viscerale che la lega alla Sicilia. «Ho vissuto a lungo a Palermo – racconta –. Nella mia famiglia, gli uomini hanno avuto un ruolo fondamentale. Ma bisogna ammettere che le donne sono sempre state più determinate. Su tutte, mia madre Elena e mia zia Elvira. Mi hanno insegnato che bisogna credere nei valori della famiglia e allo stesso tempo bisogna guardare avanti. Oltre».
Vivere a stretto contatto con i libri editi dalla zia Elvira affascina presto la giovane Giorgianni. «Io – chiosa – scrivevo dei racconti. Una decina d’anni fa, sono persino arrivata seconda ad un concorso letterario. Ma nel tempo ho maturato un sacro rispetto per l’arte della scrittura. Bisogna accostarvisi con umiltà. Così, ho smesso di scrivere. Sapere apprezzare e valorizzare il talento altrui rappresenta di per sé un atto creativo. È quello che ho deciso di fare. Ho sempre ammirato i grandi scrittori. Penso che debbano essere ascoltati con attenzione. Ricordo che mio padre Vittorio mi leggeva ogni sera, dopo cena, le pagine di Luigi Capuana. Io ne ero affascinata».
Giorgianni, a diciotto anni, dopo il Liceo Classico “Garibaldi”, va a studiare a Milano Biologia molecolare. Ma se ne pente quasi subito. Torna a Palermo. E decide di lavorare nella boutique di moda della madre Elena, che si trova nella centralissima via Ruggero Settimo. Ma quando muore la madre, abbandona nuovamente la città natale e segue il suo uomo a Roma. Nella capitale cerca un nuovo lavoro. Riesce ad entrare alla Palomar. Inizialmente è la segretaria, la ragazza dei caffè e delle fotocopie. Dopo, si occupa di sceneggiature, degli interpreti e dei piani finanziari. Impara il mestiere della produttrice. Il suo prezioso mentore è Carlo Degli Esposti. Ma ad un certo punto, l’amore finisce. Il lavoro, per fortuna, no. Così, per tredici anni, resta alla Palomar. Ma decide di dimettersi nel 2012.
«Mi rendo conto – afferma – che la mia sia stata una decisione antistorica. Ma il mio desiderio di indipendenza si era fatto urgente. Avevo voglia di sperimentare cose diverse. Eppure, non dimentico gli insegnamenti di Carlo Degli Esposti. Per me è stato un vero maestro».
Giorgianni inaugura presto la propria autarchia producendo una serie di documentari da freelance. Il passo successivo è la fondazione della sua casa di produzione. «Volevo nutrirmi quotidianamente – ricorda – di quella forza che riusciva ad emanare mia madre. Così è nata Anele. Poco dopo, si è associata anche mia cugina Carlotta, un’altra grande donna della mia vita. Insieme lavoriamo molto bene. E abbiamo un obiettivo: puntare, sempre, sulla qualità».
Andrea Di Falco
 
 

tele.at, 11.12.2015
SAT.1 emotions
Freitag, 11.12.2015
01:40 bis 03:20
Sonstiges
Commissario Montalbano
I 2011

8. Staffel, Folge 3: Commissario Montalbano ermittelt im Mordfall eines belesenen Landstreichers. Nach und nach bekommt er immer wieder neue Hinweise zugespielt und gerät langsam in eine tödliche Schatzjagd. Immer tiefer verstrickt er sich in einen ungewöhnlichen Entführungsfall, der von seinem Gegenspieler offensichtlich extra für Montalbano arrangiert wurde. Und auch seine freiwillligen Helfer bergen so manche Überraschung ...
 
 

RTVS, 12.12.2015
Komisár Montalbano
Jednotka | Nedela 13.12.2015, Pes z hliny

Taliansky kriminálny seriál nakrútený podla bestselleru Andrea Camilleriho.
 
 

Via Sarfatti 25, 14.12.2015
Alumni
Il segreto della felicita' e' tutto in un buon libro
Attenzione alle proprie radici e sperimentazione, Condanna della finanziarizzazione ed elogio delle imprese familiari, Così Antonio Sellerio continua e costruire il successo della sua casa editrice e ad avere 7 libri tra i 100 più venduti quest'anno. Perché non si vive di solo Camilleri

Per tutti è l'editore di Andrea Camilleri. Ma, naturalmente, Sellerio non è solo questo. La casa editrice palermitana, che già tenne a battesimo alcune opere di Sciascia, Bufalino, Consolo, Scerbanenco, Tabucchi e tanti altri, si conferma ogni anno una produttrice seriale di casi letterari, dai gialli di Carofiglio a quelli di Malvaldi, ai tre premi Campiello dal 2010 a oggi (ultimo quello 2015 con L'ultimo arrivato di Marco Balzano). Da sempre tanto fortemente radicata sul territorio siciliano quanto aperta alle culture dei nuovi mondi, Sellerio è un autentico caso eccezionale tra le case editrici indipendenti, soprattutto per la scelta di far fronte alle difficoltà e al gigantismo del mercato editoriale con un catalogo di qualità, senza alcuna concessione agli instant book di giornalisti o politici, chef o attori. Una scelta tracciata dai fondatori, i coniugi Elvira ed Enzo, fin dagli esordi nei primi anni Settanta, e oggi confermata dal figlio Antonio Selliero, il quale unisce nella sua conduzione manageriale l'esperienza familiare e un percorso di studi in Economia aziendale proprio in Bocconi.
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Che tipo di lavoro è stato fatto su un autore come Camilleri per trasformare una serie di romanzi gialli, anche difficili per il ricorrente uso a espressioni coniate sul dialetto siciliano, in un fenomeno culturale di queste proporzioni?
Guardi, glielo confesso, Camilleri è uno scrittore unico, ma davvero ancora non riesco a spiegarmi del tutto le dimensioni del suo successo. Ha trame complesse e un uso del dialetto molto spinto; non sono certo elementi tipici di un best seller di queste dimensioni. Al tempo stesso non c'è solo Camilleri in Sellerio. Cerchiamo sempre di affiancare a lui altri autori di punta. Quest'anno avremo sette libri tra i 100 più venduti in Italia; tre sono di Camilleri, ma ci sono anche romanzi di Manzini e Malvaldi. Tutti autori lanciati da noi.
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Lorenzo Martini
 
 

SiciliaInformazioni, 16.12.2015
Andrea Camilleri fra i bestseller 2015 su Amazon

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Si conclude il 2015 e Amazon ha pubblicato alla pagina www.amazon.it/bestseller2015 le classifiche dei titoli più venduti in assoluto, dei titoli in formato eBook e di quelli cartacei.
Ai piedi del podio della classifica generale si piazza L’amica geniale di Elena Ferrante, mentre Una famiglia quasi perfetta di Jane Shemilt chiude la top 5. Andrea Camilleri conquista il 6° posto con La giostra degli scambi
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Questa la classifica assoluta dei titoli più venduti
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6) La giostra degli scambi – Andrea Camilleri
[...]
Di seguito i 20 titoli più venduti in formato digitale
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8) La giostra degli scambi – Andrea Camilleri
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I 20 libri in formato cartaceo di maggior successo del 2015
[...]
16) La giostra degli scambi – Andrea Camilleri
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Popcorn Tv, 16.12.2015
Il giovane Montalbano anticipazioni nuova stagione
Confermata la terza stagione dell'amatissima serie Il giovane Montalbano

Dopo l'enorme successo della prima e della seconda stagione della fiction Il giovane Montalbano, il protagonista della serie Michele Riondino, ha confermato che potrebbe arrivare presto una terza stagione della fiction.
La seconda serie si è chiusa con il commissario costretto a rimanere in Sicilia a causa della strage di Capaci. Le nozze con Livia sono quindi saltate, come anche il suo trasferimento in Liguria. Riusciranno quindi Montalbano e Livia a sposarsi nella terza serie? Chi farà parte del cast? Quel che è certo è che Michele Riondino sarà ancora il protagonista.
La fiction ha tenuti incollati allo schermo più di cinque milioni di italiani a puntata, conquistando ogni episodio sempre più ascolti.
Tra la prima e la seconda serie, sono trascorsi tre anni, i telespettatori affezionati a questa fiction, sperano che la terza stagione possa essere girata in breve tempo. Nel frattempo la Rai, manderà in onda le nuove puntate de Il Commissario Montalbano, tra Marzo e Aprile del 2016, Luca Zingaretti è infatti attualmente impegnato con le riprese della decima stagione. Non ci resta quindi che attendere altre notizie sulla prossima stagione de Il giovane Montalbano.
 
 

Il Libraio, 18.12.2015
Don Sasà: una storia natalizia di Camilleri
"Era tradizione, almeno fino alla metà del secolo scorso, che nel periodo tra Natale e l’Epifania ogni sera dopo cena si giocasse a carte...". Su ilLibraio.it un estratto "natalizio" da "Certi momenti", il nuovo libro di Andrea Camilleri

Quasi una vita, momento per momento, quelli più intensi che nel tempo acquistano ancora più vigore e ritornano in tutta la loro vividezza. Tanti incontri offerti nella forma del racconto, ognuno dei quali ha una luce, un’atmosfera e dei personaggi che hanno segnato soprattutto la giovinezza e l’adolescenza di Andrea Camilleri. Parliamo di Certi momenti (Chiarelettere), nuovo libro dello scrittore siciliano.
Alcuni conosciuti negli anni più maturi, durante la sua carriera di regista teatrale e televisivo, molti altri sconosciuti, che ci riportano ai tempi del fascismo, della guerra, momenti segnati da storie che nei loro risvolti più umani e sinceri acquistano un tratto epico e la magia del ricordo assoluto perché unico nel costituire una tappa, una svolta nella formazione dello scrittore.
L’anarchica, invincibile indifferenza di Antonio, insensibile ai richiami militari e agli orrori della guerra; la bellezza sorprendente dell’incontro con un vescovo libero nella mente e nel cuore; l’indelebile ricordo di quella notte di burrasca quando il padre di Camilleri andò a salvare l’eroico comandante Campanella, dato per disperso; il coraggio della “Sarduzza” e la determinazione nel difenderla dal tenente tedesco; l’ultimo saluto a “Foffa”, prostituta per necessità, sola nella vita e negli affetti.
Intermezzati gli uni con gli altri ecco l’incontro con Primo Levi e i suoi silenzi, la stravaganza di Gadda e la suscettibilità di D’Arrigo, il franco scontro con Pasolini riguardo alla regia di una sua opera teatrale, poco prima della sua morte, l’impareggiabile bravura di Salvo Randone (senza dimenticare Elio Vittorini, Benedetto Croce e il quasi incontro con Antonio Tabucchi).
Tra tanti personaggi si staglia un libro, quello più importante, La condizione umana di André Malraux, la cui lettura fu decisiva nel far crollare la fede fascista di Camilleri.
Su ilLibraio.it, per gentile concessione di Chiarelettere, un estratto “natalizio” dal volume:

Don Sasà
Era tradizione, almeno fino alla metà del secolo scorso, che nel periodo tra Natale e l’Epifania ogni sera dopo cena si giocasse a carte. Si giocava dovunque: nei due circoli del paese si giocava d’azzardo e con poste molto alte, mentre le famiglie amiche si riunivano per praticare giochi più tradizionali e meno rischiosi come la tombola o il soporifero sette e mezzo. Faceva eccezione la famiglia Bellavia perché, mentre le signore invitate conversavano in salotto, don Sasà, il capofamiglia, teneva in un’altra stanza il banco del baccarà e lì i mariti giocavano forte. Quando la figlia di don Sasà, Lea, divenne maggiorenne, apportò un’innovazione sostanziale. Cioè a dire, aprì un terzo salone dove i suoi coetanei potessero ballare fino a notte inoltrata.
Fu così che io venni invitato da Lea la sera del 26 dicembre 1943 ad andare a ballare a casa sua. Ci andai, ma dopo un’ora o poco più che stavo a divertirmi con i miei amici mi venne la tentazione di aprire la porta della mitica sala dove don Sasà teneva banco ed entrarvi. Dentro c’erano una trentina di signori: erano tra i più facoltosi commercianti, imprenditori, professionisti del paese. Dopo un po’ che assistevo in silenzio al gioco venni tentato irresistibilmente di parteciparvi. Avevo in tasca quasi tutti i miei risparmi, accumulati pazientemente giorno dopo giorno e rimpinguati dai parenti per le feste di Natale, che dovevano servirmi a comprare i libri che più mi interessava leggere.
Allora, nella Sicilia liberata dallo sbarco alleato avvenuto ai primi di luglio dello stesso anno, non circolava la moneta italiana: essa era stata sostituita da banconote stampate dall’amministrazione militare dei territori occupati, che erano chiamate amlire.
Avevano però lo stesso valore della lira. In tasca quella sera avevo per l’appunto mille amlire, una misera somma rispetto alle poste che erano in gioco. Non seppi resistere: cavai fuori dalla tasca duecento amlire e feci la mia puntata. Vinsi, ma ripersi tutto alla puntata seguente. E così, dopo un’altalena durata un’oretta tra vincita e perdita, i miei risparmi presero il volo. Non mi restava altro che ritirarmi in buon ordine e cercare di dimenticare il denaro perduto. Non si era trattato di poco: all’epoca lo stipendio di un impiegato di buona levatura si aggirava attorno alle mille e cinquecento amlire. Senonché, mentre stavo andandomene, don Sasà mi guardò e mi disse: «Se vuoi giocare sulla parola te lo concedo».
Allora mi sembrò una sfida. Avevo in tasca una scatolina di fiammiferi e la puntai sul tavolo dicendo a voce alta: «Vale cinquecento amlire».
Perdetti la puntata. Don Sasà mi guardò negli occhi, cavai fuori il fazzoletto, lo posai sul tavolo e dissi: «Vale mille amlire». Perdetti anche il fazzoletto. A farla breve uscii da quella casa verso le tre del mattino: avevo perso diciottomila amlire, una cifra per me irraggiungibile, che non avrei saputo mai come pagare. Piovigginava, mi avviai verso casa a passo lento, meditando tristemente sulla mia stupidità e su come poter risolvere il problema del debito contratto con don Sasà, perché come noto i debiti di gioco vanno pagati entro le successive ventiquattr’ore. Le strade erano così scarsamente illuminate da essere quasi buie. Durante il percorso che mi avrebbe portato a casa, a un tratto notai nella via assolutamente deserta un’ombra appoggiata contro la saracinesca chiusa di un negozio: probabilmente si riparava dalla pioggia sotto la tettoietta. Ma quando arrivai alla sua altezza vidi un’altra ombra all’angolo, proprio dalla parte opposta della strada, che se ne stava appoggiata a un portone anch’esso chiuso. In un attimo intuii cosa sarebbe accaduto, ma ormai era troppo tardi per mettermi a correre: sarei stato facilmente raggiunto. Fatti due passi, l’uomo che stava davanti al negozio fece un salto, si piantò di fronte a me e intimandomi di stare zitto mi piantò la bocca di un revolver sotto il mento con tanta violenza da costringermi ad alzarmi sulla punta dei piedi. Contemporaneamente anche l’altro era balzato davanti a me e mi aveva accecato tenendomi accesa davanti agli occhi la luce di una potente lampadina tascabile. Ma tutto durò un attimo: l’uomo che mi puntava la pistola mi disse in dialetto:
«Ah! Vossia è? Scusassi».
La luce della torcia si spense, i due uomini si allontanarono, io, con le gambe di legno, cercai di camminare il più dignitosamente possibile verso casa, ma appena girai l’angolo, fuori dalla loro vista, mi misi a correre verso il portone, lo aprii il più velocemente possibile, salii le scale, mi precipitai dentro l’appartamento, andai sparato in bagno e lì, per la paura, vomitai anche gli occhi. Trascorsi una notte infame.
L’indomani mattina alle nove, raccolti i resti dei miei risparmi, che ammontavano a centocinquanta miserabili amlire, andai al caffè Castiglione, dove c’era il posto pubblico telefonico, e chiamai la mia amica Elena, che abitava ad Agrigento ed era una ragazza molto ricca. Le raccontai la mia situazione e lei non ebbe esitazioni: «Stamattina vado in banca, ritiro quello che ti occorre e nel primo pomeriggio te li mando con mio fratello Giovanni».
Rinfrancato, ordinai un caffè e mi appoggiai con i gomiti al banco, la testa tra le mani. In quel preciso momento qualcuno mi si affiancò.
«Buongiorno» mi disse.
Io mi voltai a guardarlo: era uno scaricatore del porto che conoscevo bene, perché suo figlio era stato mio compagno alle elementari. L’uomo continuava a fissarmi sorridendo, allora per me fu naturale chiedergli: «Perché sorridi?».
Avvicinò la sua testa alla mia, sussurrò: «Stanotte vossia mi fici perdere la nottata. Me lo voli pagare almeno un caffè?».
Dunque quell’uomo era uno dei due assalitori della notte precedente.
«Volentieri te lo pago» gli dissi.
Ci bevemmo il caffè sorridendoci, poi ci stringemmo la mano e ce ne andammo. Nel pomeriggio, alle quattro, arrivò Giovanni con la sua motocicletta. Elena era stata di parola: dentro una grossa busta c’erano diciottomila amlire in contanti. Col denaro in tasca mi diressi verso lo scagno di don Sasà, che era al centro del corso. Don Sasà era il più grosso esportatore di mandorle e cereali del mio paese; per accedere nel suo ufficio bisognava scendere due gradini. Dalla porta mi accorsi che don Sasà era solo, seduto alla sua scrivania, stava facendo dei conti.
«C’è permesso?»
«Ah! Tu sei? Viene avanti Nené!»
Restai in piedi davanti al tavolo.
«Che vuoi?»
«Vengo a pagare il mio debito» dissi estraendo la busta dalla tasca e posandogliela davanti. Don Sasà non la toccò nemmeno.
«Aprila e contali.»
Feci come lui mi aveva ordinato. Alla fine della conta si spostò leggermente all’indietro con tutta la sedia, aprì il cassetto centrale della scrivania e, allungando il braccio, vi fece cadere dentro le banconote e la busta. Richiuse il cassetto, mi guardò fisso negli occhi, mi porse la mano.
«Arrivederci» dissi io.
Voltai le spalle e mi diressi verso la porta. Ma, appena ebbi finito di salire i due gradini, mi sentii richiamare.
«Nené!»
Mi fermai, mi voltai.
«Che c’è?»
«Torna accà!»
Ridiscesi i gradini, mi fece segno di avvicinarmi alla sua scrivania. Aprì il cassetto e mi disse indicandomeli: «Ripiglia i tuoi soldi».
Io esitai. «Perché?»
E lui, sempre guardandomi fisso: «Perché io non posso accettare i denari di un picciotteddro come sei tu. Non discutere».
E infatti con don Sasà non si poteva discutere. Era un cinquantino tracagnotto dai grossi baffi neri, dal volto duro, di scarsa parola; non era un mafioso, ma era un uomo rispettato. Io ricordo di averlo visto girare sempre armato. E così non discussi, mi ripresi il denaro, lo rimisi nella busta, gli dissi: «Grazie», e feci per andarmene.
Lui mi fermò ancora una volta, e mi fece: «T’avverto per il futuro: ti capitasse ancora di voler giocare, caro Nené, jocati solamente i soldi che hai nella sacchetta. Pirchì abbisogna sempre stendiri lu pedi fino a quando il lenzolo teni».
 
 

Qui News Pisa, 18.12.2015
Letture in biblioteca
Appuntamento all'Sms Biblio. Si parte con favola "Magaria" di Andrea Camilleri per finire con il "Birraio di Preston"

Pisa — Pomeriggio di letture all'Sms Bilio. L'appuntamento è per sabato 19 dicembre. Si parte alle 16.30 con la lettura animata della favola Magaria di Andrea Camilleri a cura di SMSRagazzi. Alle 17.30 presentazione di Gran Teatro Camilleri, edizioni Sellerio, a cura di Alfonso Maurizio Iacono. Alle 18 letture in musica dal Birraio di Preston con Roberto Scarpa, Luca Biagiotti, Federico Guerri, Giulia Puccetti e Luca Morelli
Previsto il saluto dell’assessore alla cultura Andrea Ferrante e gli auguri del sindaco Marco Filippeschi.
Durante le feste la SMSBiblio sarà aperta il 24 e il 31 dicembre dalle 9 alle 14 e lunedì 28 dicembre dalle 9 alle 19.30. Sarà chiusa sabato 2 gennaio.
 
 

Left, 20.12.2015
Quel noto autore è un macaco. Parola di Gadda
Su Left in edicola un’intervista di Simona Maggiorelli a Maria Antonietta Terzoli, che ha curato un monumentale commentario del Pasticciaccio edito da Carocci, rintracciando le fonti ipogee del testo, e un ricordo di Gadda firmato da Andrea Camilleri, estratto dal nuovo libro dello scrittore siciliano, Certi momenti edito da Chiarelettere ( che riunisce pagine su Collodi, Marlaux, il comandante Campanella e folgoranti ritratti di Vittorini, Levi , D’Orrigo, Tabucchi e molti altri). Eccone un assaggio il resto in edicola

Nel 1958 mi chiamarono al Terzo programma della Radio Rai, in sostituzione della funzionaria andata in maternità, quale responsabile del cartellone della prosa. Mi assegnarono una stanza e una scrivania, munita naturalmente di telefono. Giulio Cattaneo, che lavorava al Terzo programma, mi venne a trovare subito. «Ma questa è la scrivania di Gadda!», esclamò entrando. Infatti Gadda per anni aveva lavorato al Terzo in qualità di responsabile delle cosiddette «conversazioni culturali». Quel giorno stesso Giulio mi raccontò una quantità di cose sullo scrittore, una più divertente dell’altra. [...]
Andrea Camilleri
 
 

Pane quotidiano, 22.12.2015
Giovanna Zucconi - La sua voce è profumo
Cliccare qui per vedere la puntata

Dai fiori al cibo, fino a quello della notte, a cui Camilleri ha dedicato un romanzo: ogni momento della nostra vita è accompagnato dagli odori. La scrittrice Giovanna Zucconi ci accompagna nella loro grammatica, attraverso una profumata “passeggiata letteraria” sulle tracce dell'affascinante legame tra l'olfatto e la parola che cerca di evocarlo.
 
 

La Repubblica, 22.12.2015
Passaparola
Da Lolita a Montalbano, da Gabriella a Harry Potter, trecento personaggi in un 'atlante' letterario
Fabio Stassi, Personaggi letterari, Minimum fax, Pagg. 620, euro 20

Nati con i libri che li raccontano. Trecento personaggi di altrettanti romanzi parlano di se stessi, in una sorta di Spoon River "di carta e parole", compilata con l'amore del lettore abituale e il talento dello scrittore. Personaggi letterari, il nuovo libro di Fabio Stassi (Minimum fax) è una galleria multiforme per chi ama leggere ed è capace di assorbire trame, emozioni e memoria sentimentale; un'antologia costruita come fosse l'avventura di un viaggiatore pendolare "ammalato a tal punto di letteratura da non sapere più cosa ha vissuto realmente e cosa ha soltanto letto". Del resto capita a ciascuno di noi che un romanzo colpisca la nostra fantasia più grazie ai personaggi che non per la storia e, almeno a volte, può perfino succedere che questi protagonisti di carta entrino a far parte di noi. O che addirittura ci aiutino, ci cambino e ci arricchiscano.
Stassi fa parlare brevemente ciascun personaggio, cita il suo "anno di nascita", che è poi quello del romanzo in cui agisce e l'autore che gli ha dato la vita. Da Lolita a Montalbano, da Gabriella a Harry Potter, donne e uomini di romanzi italiani e stranieri, sono ordinati secondo cronologia dal 1946 al 2013. "Sono nato su un treno" avverte l'autore"... e dai treni non sono mai sceso". Quasi settant'anni trascorsi sui binari, in compagnia di passeggeri letterari: eroi veri e per caso, donne coraggiose o solo ambigue, "naufraghi... e visconti dimezzati", il volo della mente che si fa bagaglio di realtà.
Fabio Stassi ha scritto un diario di bordo, colto e godibile e leggerlo è un piacere. Ma sarà anche stimolante per chiunque voglia provare a compilare il suo personale "libro" dei personaggi letterari, quelli che negli anni l'hanno incuriosito, appassionato ed emozionato, tanto da farsi ricordare. Un buon modo per iniziare l'anno nuovo.
Il suo libro può essere tante cose (così scrive lei nella prefazione). Ma, forse, semplicemente è la nostra memoria?
Sì, questo libro è la memoria sentimentale di trecento romanzi che sono usciti negli ultimi sessant'anni e dei personaggi che li hanno abitati. Un atlante storico e geografico; se vuoi, una piccola mappa stellare. L'ho immaginato come l'avventura di un lettore pendolare ammalato a tal punto di letteratura da non sapere più cosa ha vissuto realmente e cosa ha soltanto letto. I suoi ricordi sono gli stessi dei personaggi che ha amato. Trecento ricordi, trecento vicende personali, trecento voci. Da quella del commissario Ingravallo a quella di Turambò. Li ho lasciati parlare per una o due pagine e poi li ho messi in fila, cronologicamente: sotto il nome, solo la data di nascita, ossia quella di pubblicazione del libro che li contiene. Per me è stato come salire su una collina di Spoon River, entrare in questo cimitero capovolto e pieno di vita e ripassare dalla parte del cuore, come diceva Eduardo Galeano, la nostra Storia recente. Ma poiché i rapporti del romanzo con il tempo sono promiscui, ne è venuto fuori un albero genealogico che rappresenta anche il futuro, oltre che il passato. Perché un personaggio ci precede sempre, e ci anticipa.
Qual è l'importanza dei personaggi, per un lettore?
In ogni personaggio c'è qualcosa che ci appartiene e che riconosciamo. Ho sempre creduto nella sua centralità: è una creatura universale che parla a ciascun lettore singolarmente, come se fosse stato inventato solo per lui, ma quello che dice riguarda tutti. È un testimone sia della realtà che della possibilità, e per questo ci riflette meglio di qualsiasi specchio. Dei personaggi ce ne ricordiamo più della trama, dell'architettura, dello stile di un romanzo, e ce ne innamoriamo, come se fossero di carne e ossa. La nostra carta d'identità è mescolata inseparabilmente con la loro. Perché siamo fatti dei libri che abbiamo letto quanto delle persone che abbiamo incontrato.
Quali sono gli eroi letterari al top della sua personale galleria?
Impossibile stilare una classifica. Ma è un gioco divertente, e ognuno può buttare giù la sua. Per me, tra i personaggi femminili, Gabriella per prima, poi Holly di Colazione da Tiffany, la Zelinda di Silvio d'Arzo, la Mardou dei Sotterranei e Blimunda de Jesus Sette-Lune del Memoriale del Convento di Saramago. Tra i bambini Miguilim e il piccolo Useppe. Tra gli uomini il vecchio Santiago di Hemingway, Elias, Fabio Montale, Jacques Cormery, Colin della Schiuma dei giorni, il commissario Matthäi, Henry Molise, Zuckerman, Bascombe, Seymour Glass, Zorba, Chance, un ricercatore di Coetzee ... Tra i sudamericani Melquíades, Vadinho, il mister Peregrino Fernandez e poi Johnny Carter e i cronopios di Cortazar. Tra gli italiani l'abate Vella di Sciascia, l'Amerigo Ormea di Calvino, Libertino Faussone, il tenente di Flaiano e il Milton di Fenoglio, Lorenzo di Bajani e Luciano della Vita agra... non si finirebbe mai. Ma, tra i cani, sceglierei Bendicò del Principe di Salina.
Silvana Mazzocchi
 
 

Corriere della Sera, 23.12.2015
«Certi momenti» (edito da Chiarelettere) è una sorta di grande e commovente affresco autobiografico
Andrea Camilleri, vita e voce
Come in un racconto della tradizione orale, lo scrittore rievoca novant'anni di incontri avvenuti e mancati

Certi momenti di Andrea Camilleri (Chiarelettere) è un libro che racconta gli incontri che l'autore ha fatto nel corso dell'intera esistenza, con grandi scrittori o con gente del paese dove viveva da ragazzo, o in altre città da adulto, incontri con fascisti e comunisti, attori, editori, amici; e perfino con dei libri, e con quello decisivo soprattutto: La condizione umana di Malraux. Certi momenti , quindi, è uno di quei libri che in teoria si definiscono minori: ma spesso in libri del genere si nasconde una chiave che fa luce su tutto il resto della produzione. Chiunque si ritenga un grande lettore, chiunque si dichiari appassionato di un singolo autore, sa che può definirsi tale solo perché lo ha rintracciato in opere che all'apparenza si propongono come non centrali.
Questo libro, infatti, è perfetto per comprendere Camilleri. Perché qualsiasi romanzo abbia scritto, storico o giallo o allegro o con il corpo di Montalbano a coprirlo, è sempre un romanzo che ha visibile la sua voce. È come se fosse la sua voce e la sua personalità ad avanzare e a porsi davanti a tutto. Certo, la sua sintassi, i suoi modi, le parole che suonano dai suoi libri e solo in quelli, i suoi «cioè a dire». Tutto questo è la voce di Camilleri. Montalbano se ne ciba, cerca una sua peculiarità e ce l'ha, ma tutto ciò che esprime la sua voce e il suo corpo ha il cordone ombelicale ancora ben attaccato alla voce dell'autore. Non per tutti i grandi personaggi è così: ce ne sono alcuni che si staccano e si prendono una loro autonomia, come i figli che sono sempre figli, ma che se ne sono andati da casa. Montalbano, invece, è rimasto a vivere con i genitori, e da qui arriva la forza della sua ritualità sintattica. In più, i romanzi di Camilleri non sembrano scritti ma trascritti da una narrazione orale, davvero come facevano i grandi narratori popolari che giravano le piazze con le storie. Quindi, se tutto alla fine è voce di Camilleri, quello che manca nel grande mosaico della sua vicenda, sono questi brandelli di vita vera, quelli che sa raccontare quando è in pubblico, quando chiacchiera con la sigaretta fumante. E qui, come in pochi altri libri tra i suoi tantissimi, c'è la sua voce insieme a pezzi della sua vita. C'è la trascrizione visibile del racconto orale biografico, irresistibile. C'è quel movimento che comincia quando parte un aneddoto, che è una sorta di lento scuotimento dal torpore del silenzio e che si pianta nell'ascoltatore (o nel lettore, quando la trascrizione è avvenuta) come un suono familiare: ogni capitolo di questo libro è un racconto di quelli che ti piacerebbe ascoltare a cena, a proposito di qualcuno che conosci, che vorresti conoscere o che non conoscerai mai. Primo Levi, il dimenticato Arthur Adamov, ma anche la federala bresciana segretamente antifascista o il compagno di cella accudente, il maresciallo Campagna e l'architetto Virgilio Marchi. Eppure, per ammissione dell'autore, ne mancano tanti altri, di cui ha già raccontato altrove o non vuole raccontare.
Camilleri dice che sono «delle scintille, dei lampi, dei momenti di maggiore nitidezza». Ma in realtà questo libro è una sorta di grande e commovente risarcimento: alla vita, per quello che gli ha dato. E a ogni singola persona, sia per quello che ogni singola persona gli ha dato sia per quello che non gli ha dato - perché qui ci sono anche gli incontri mancati, e sono da risarcire anche quelli. Però il risarcimento è una sorta di quantità non contabilizzabile come accade con quello che in assicurazione si chiama «il capitale umano». E dimostra che la letteratura si può fare con tutto, con gli incontri avvenuti (quello bellissimo e così triste con Vittorini) e mancati (quello con Tabucchi, di cui qui si parla con totale affetto). Quelli esilaranti come con Gadda e quelli ancora più sorprendentemente divertenti come con Pasolini che sonnecchia sul letto accanto a Laura Betti mentre Camilleri seduto lavora con lei e a un tratto una libreria sopra il letto si spacca e la Betti sanguinante vuole picchiare Pasolini perché sostiene che ha badato a scansarsi solo lui.
Ecco, qual è la chiave: si rintraccia, qui, in ogni breve ritratto, la voce che racconta con la sigaretta tra le labbra e i tratti di qualcuno che abbiamo ritrovato nei suoi libri. Certi momenti sembra svelare la genesi di uno scrittore, la genesi delle sue storie, del modo di raccontarle e di averci a che fare. E lo fa raccontando la genesi della persona che poi è diventato lo scrittore che tutti conosciamo. Quest'uomo, che oggi ha novant'anni, ha attraversato tutta la vita del Paese, ha incontrato tutti i grandi che amiamo e le storie piccole che assomigliano alle nostre. E adesso toccherà a tutti noi raccontare, per chi ha avuto e chi avrà la fortuna di parlarci, di sfiorarlo o anche solo di mancarlo, il nostro incontro con Andrea Camilleri. Un racconto di quelli che ti piacerebbe ascoltare a cena, a proposito di qualcuno che conosci, che vorresti conoscere o che non conoscerai mai.
Francesco Piccolo
 
 

Marida Caterini, 26.12.2015
La quarta età dal 10 gennaio su Rai 3
Inizia su Rai 3 dal prossimo 10 gennaio alle ore 9:45, un nuovo appuntamento dal titolo La quarta età. Si tratta di un approfondimento su un'età che va al di là dei 80 anni e che viene chiamata appunto con un termine nuovo: la quarta età. Con l'aiuto dello psicanalista Massimo Ammaniti, i telespettatori potranno incontrare e conoscere da vicino 10 personaggi noti non solo del mondo dello spettacolo ma anche dell'arte, dell'informazione e di altri settori che hanno superato i 90 anni. Il fine del programma è capire quale sia il segreto di una longevità che si esprime anche a livello creativo. Insomma, solo per fare un esempio, com'è possibile che uno scrittore come Andrea Camilleri, ultranovantenne, sia ancora così prolifico di idee d'aver rivoluzionato non solo la letteratura ma anche la televisione italiana, con il Commissario Montalbano divenuto una star a livello internazionale.

Massimo Ammaniti incontrerà dunque questi 10 personaggi molto diversi tra loro ma con ognuno cercherà di instaurare un dialogo intenso e partecipativo. Tra i personaggi intervistati ci sono le figure che rappresentano la memoria storica italiana: scrittori come Andrea Camilleri, Raffaele La Capria e Angela Bianchini. Ma incontreremo e conosceremo meglio anche uomini di teatro e di cinema come Giorgio Albertazzi, che abbiamo visto recentemente a teatro con "La tempesta" e che ha partecipato all'ultima edizione di Ballando con le stelle. Ammaniti intervisterà poi personaggi legati all'arte. Tra questi la pittrice Bonaria Manca e l'archeologa Licia Borrelli Vlad. Spazio anche alla politica e al giornalismo. Tre personaggi di questo settore incontreremo Giovanni Sartori, Mario Pirani e Alfredo Reichlin.
A tutti Ammaniti farà, tra le altre domande, una specifica: qual è il segreto della longevità creativa degli ultranovantenni? Naturalmente ognuno degli intervistati fornirà una risposta differente a seconda della propria esperienza e di quanto ha realizzato nella vita sia privata che professionale. Ma ogni contributo rappresenterà un tassello per completare un mosaico: capire qual è il senso della vita una volta che la vita sta per finire.
L'allungarsi dell'esistenza umana ha portato a coniare questo nuovo termine, la quarta età. Nel dialogo tra Ammaniti e i personaggi intervistati s'intrecciano argomenti diversi di discussione. Ognuno parlerà di come sia importante la presenza del passato nella vita odierna, spiegherà il senso attuale del tempo, l'importanza dell'amore e dell'amicizia, porrà l'attenzione sui rimpianti che pure ancora si hanno. E infine, svelerà le paure per il futuro e soprattutto l'idea della morte.
Ognuno dei 10 protagonisti ha vissuto intensamente tutto Il secolo scorso ed è stato testimone di come sia mutata la società ed il nostro paese nel corso degli anni. Ma i telespettatori si renderanno conto che tutti e 10 gli intervistati hanno ancora grandissimo entusiasmo, fanno progetti per il futuro, svelano i propri interessi, parlano di una creatività che li porta a nuovi orizzonti professionali. Non c'è quindi nessuna malinconia e senso distruttivo, ma una vitalità ed un coraggio che si esprime attraverso sogni ancora da realizzare. E questo per figure ultranovantenni è davvero un fatto singolare sul quale riflettere.
Alice Toscano
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 27.12.2015
L'intervista
Per saperne di più
www.andreacamilleri.net
www.vigata.org
Camilleri: “Sicilia, resisti e fai pagare chi sbaglia”
“Cara Sicilia il nuovo anno rischia di portare il sottosviluppo”
Orlando e Bianco fanno quello che possono ma i tempi sono cambiati e il momento magico passa solo una volta
La sua Sicilia è esposta ai venti di burrasca di questo momento di guerra e miseria. E la politica regionale non aiuta di certo. "Una volta c'erano le ideologie, oggi la politica è guidata dallo scopo. Si procede con provvedimenti che durano lo spazio di un giorno". Andrea Camilleri, il grande saggio della cultura siciliana dall'alto dei suo novant'anni e dei milioni di copie vendute, è ancora innamorato della Sicilia, al punto che dell'Isola gli manca "tutto", ma non crede che il nuovo anno possa portare qualcosa di buono. Camilleri parla a ruota libera degli ultimi avvenimenti siciliani: Vecchioni poteva risparmiarsi il suo epiteto sulla Sicilia, Cuffaro ha scontato la pena con dignità "ma da qui a farne un eroe ce ne corre", e se la mafia tace significa che è prevalsa la linea morbida propugnata da Provenzano. Infine i ricordi, i Sellerio e Sciascia, e una rivelazione: "Tornatore avrebbe voluto fare un film dal mio libro "La banda Sacco" ma poi il progetto è sfumato"


Andrea Camilleri visto da Nicolò D’Alessandro

Professore Camilleri, che 2016 sarà per la Sicilia?
«Boh, non sono un veggente, ma d'istinto mi viene da dire che non porterà niente di buono. Ma anche il resto del mondo non è che ha molto da stare allegro. Soffiano forti venti di guerra e di miseria. E la nostra isola è molto esposta alle intemperie».
Lo scrittore novantenne, nella sua casa di Roma, se ne sta sprofondato nella poltrona accanto a quel minuscolo presepe — dieci personaggi colorati — comprato in Messico nell'Anno santo 1950.
Una presenza consolatoria: la vista non lo aiuta, non distingue più il Bambinello e le altre figure alte appena cinque centimetri, ma saperli lì vicino lo fa stare bene. Con la voce arrochita, quella che il suo prologo ai Montalbano televisivi e l'imitazione di Fiorello hanno fatto conoscere a milioni di italiani, Andrea Camilleri racconta che nella stanza accanto la moglie Rosetta ha allestito una grande rappresentazione della Natività: «Mio suocero era napoletano e ha contagiato questa passione alla figlia. Così di anno in anno il nostro presepe si dilata e oggi occupa una stanza intera. Che sciocchezze tutte queste polemiche: il presepe e il Natale sono un valore universale, sia per i laici come me, che per i cattolici. Un simbolo di serenità che ci riporta al candore dell'infanzia ».
Riparliamo della Sicilia? Il mondo si blinda per arginare il flusso degli extracomunitari. Cosa ne pensa?
«Noi non mettiamo in discussione l'accoglienza. Abbiamo dimostrato di saperlo fare meglio degli altri. Per secoli siamo stati terra di passaggio e di scambio. Il problema è che sono troppi. E noi non siamo in grado di gestire queste masse di disperati ».
Che ne pensa di Rosario Crocetta, del suo governo, del Parlamento siciliano, tutti dentro il pantano in cui si sono cacciati?
«Il problema è che la politica ha cambiato volto. Prima era sorretta da un'idea, oggi da uno scopo. Le ideologie in qualche modo guidavano il comportamento dei partiti, oggi invece ognuno cerca il suo tornaconto. Nel Dopoguerra la Sicilia è riuscita a tirarsi fuori da una condizione di sottosviluppo dove ora rischia di ritornare. Si procede con politiche del giorno per giorno e i provvedimenti così hanno la durata di un giorno».
Le cronache del 2015 ci consegnano il solito dissesto ambientale e il crollo di ponti. Che ne pensa?
«In quello sulla strada per Agrigento ci sono transitato l'ultima volta che sono venuto in Sicilia. Dopo i disastri ci si aspetterebbe che chi ha sbagliato paghi. Macché, tutti impuniti. Una malversazione generalizzata. Il paradosso è che mentre ci sono i crolli qualche buontempone tira fuori la balzana idea del ponte sullo Stretto. Il ponte è l'aspetto comico di questo governo che pure non ha risparmiato tante tragedie. Insomma la farsa. Il che è terrorizzante. Quando mi trovo a riflettere su questi e altri drammi siciliani dico tra me e me: possibile che debba andarmene da questo mondo senza la serenità di vedere le cose che prendono il verso giusto?».
Prima a Palermo e a Catania c'era la Primavera. E ora?
«Diciamo l'autunno. Orlando e Bianco fanno quel che possono, ma i tempi sono cambiati. E poi i ritorni sono sempre più difficoltosi perché il momento magico passa una sola volta».
Il cantautore Roberto Vecchioni ha definito la Sicilia "isola di merda". Come replica?
«Che se lo poteva risparmiare. Vorrei ricordare al signor Vecchioni, che oltre alla merda da noi c'è cultura, storia, monumenti, arte, civiltà millenarie».
Cuffaro è uscito dal carcere…
«Ha sbagliato e ha pagato. Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria, mi ha colpito la dignità con cui ha affrontato il carcere. Da qui a farne un eroe — vista la trionfale accoglienza al suo paese — però ce ne corre».
Le armi della mafia tacciono. Che segno è?
«Che è prevalsa la linea morbida, quella che propugnava Provenzano. Senza sparatorie è più facile fare affari. Anche se i boss cercano di riorganizzarsi, con l'elezione democratica, come è accaduto nel quartiere di Santa Maria di Gesù, certo che rispetto al passato hanno qualche difficoltà in più».
Se le dico Sciascia cosa risponde?
«Un bisturi. Un'intelligenza tagliente che affondava nelle nostre coscienze».
Enzo ed Elvira Sellerio?
«Lui ha inventato la casa editrice e poi alcune sue foto restano dentro il cuore indimenticabile. Di lei non parlo, perché delle grandi amiche non si può che dire bene».
Consolo?
«Negli ultimi anni della sua vita ha spesso polemizzato con me per il mio modo di scrivere, ma io non ho mai risposto alle sue stilettate. Lo considero un grandissimo scrittore. Ad avercene oggi gente in grado di scrivere "Il sorriso dell'ignoto marinaio" e "Retablo"».
Tornatore?
«Ammiro tutti i suoi film. Doveva realizzare un film sul mio libro "La banda Sacco", ma poi il progetto è sfumato. Ogni tanto mi dice che vorrebbe fare con me qualcosa su Pirandello a partire dalla "Biografia del figlio cambiato". Chissà».
Cosa le manca più della Sicilia?
«Tutto, tutto, tutto: il mare, i profumi, perfino le pietre. Sempre più spesso — come accade ai vecchi — ripenso al passato, agli anni dell'infanzia. E questi giorni di Natale mi fanno venire una grande nostalgia del passato. I pranzi da mia nonna, la gioia semplice dello stare insieme».
Come trascorrerà la fine dell'anno?
«Con mia moglie, le mie tre figlie, i quattro nipoti e l'unica pronipote. Che gioia essere bisnonno».
Tano Gullo
 
 

Ufficio Stampa Rai, 27.12.2015
Rai1: Speciale TG1
Giovani anziani, che non sentono l'età
27/12/2015 - 23:20

Domenica 27 dicembre alle 23.20 nell'appuntamento con Speciale Tg1 sarà proposto "Vecchio sarà lei" di Elisabetta Mirarchi. Dario Fo, Andrea Camilleri, Angelo del Boca, ma anche Emma, Felice, Sergio, Maria Gabriella anziani che non sentono l'età, sono pieni di vita e progetti, con tanti ricordi da raccontare ed esperienza da trasmettere. Li chiamano Giovani Anziani e non c'è da stupirsi, ogni 10 anni l'attesa di vita aumenta di due anni e mezzo e con essa l'esercito di quanti, in età avanzata, si aspettano ancora tanto dal proprio futuro. [...] Andrea Camilleri racconta del suo successo, arrivato in età avanzata, eppure lui scriveva fin da giovane, ma non ha trovato editori capaci di cogliere per tempo il talento. Intanto si appresta a scrivere nuovi libri e ha nella moglie la sua prima, critica, lettrice. [...]
 
 

La Lettura - Corriere della Sera, 27.12.2015
Libri. Le classifiche delle vendite 2015
Le regine dell'anno: comanda E.L.James, poi Paula Hawkins, Marie Kondo e Anna Todd
Camilleri con Montalbano è campione negli Italiani, Rovelli vince nei Saggi davanti a Nuzzi

[...]
Narrativa italiana
1. 84
Andrea Camilleri, la giostra degli scambi, Sellerio, € 14
Il romanzo italiano più venduto nel 2015 è La giostra degli scambi di Andrea Camilleri con protagonista il commissario Montalbano. Camilleri è terzo nella top ten. [...]
 
 

La Sicilia, 27.12.2015
Teatro, allo Stabile un avvio contraddistinto da successi
Nei primi due spettacoli circa 3mila nuovi spettatori che si sommano agli abbonati

«Le stagioni teatrali sono come le annate dei vini: hanno in sé tratti inconfondibili che permettono di riconoscerne subito le qualità»: così esordisce Giuseppe Dipasquale, direttore del Teatro Stabile di Catania, nella conversazione che ha tenuto in esclusiva per la nostra testata su questo avvio di stagione 2015-16 che ha già realizzato una serie di successi (di critica e botteghino) accompagnati da prospettive ancora più rilevanti di iniziative culturali che coinvolgono una platea sempre più vasta di fruitori.
Le prospettive sono di quelle le cui locandine passano immediatamente negli annali dell’Arte. Nientemeno Andrea Camilleri ha preparato per il teatro "La creatura del desiderio" in cui in modo del tutto originale - come sempre - e umanamente sensibile, racconta la storia di Kokoschka e Alma Mahler, cioè delle sensibilità diverse, eppur concorrenti, che hanno temprato il Novecento europeo. Sarà di certo un'indagine sul passato recente del Continente e sulle sue presumibili maturazioni.
Al direttore Dipasquale chiediamo quanto ci sia di suo in questo copione teatrale. «Ne sono coautore», risponde con semplicità. E, del resto, la collaborazione tra scrittura e resa scenica tra il maestro di Girgenti e il regista dagli ampi orizzonti europei ci hanno abituato a creazioni di notevole significato: dalla teatralizzazione del "Birraio di Preston" a quella bellissima riformulazione sicula del "Troppu trafficu pi nenti", che restituisce alle colorazioni siciliane il copione anglizzato da Shakespeare, tagliando di netto il nodo gordiano di autoproclamati investigatori che hanno preteso dirimere questioni di cui avevano scarsissima contezza. «Nel nuovo lavoro l'ossessione d'amore costruisce una finzione umana» e l'occasione teatrale darà certo lo spunto a conversazioni non casuali sulla civiltà che si sta sviluppando in Europa e la cui prima radice non è stata finora tratteggiata con serenità distaccata.
Sergio Sciacca
 
 

Politiken, 27.12.2015
Det hele er bare SÅ italiensk
Krimi. Andrea Camilleri: Papirmånen. Oversat fra italiensk af Thomas Harder. Forlaget Arvids
5/6

Denne sag af den 90-årige sicilianske forfatter Camilleri har efterhånden ti år på bagen, men heldigvis er den nu kommet på dansk - og lister sig ind i rækken af fortrinlige fortællinger om kommissær Montalbano.
Montalbano? Ja, bøgerne er blevet forvandlet til en tv-serie, som DR2 har bragt, og det er måske derfor, De kender navnet. Hvis De da ikke har været så heldig at læse nogle af dem.
Hør her: Denne roman er så italiensk. Ja, bogen er i den grad filmisk - så man næsten kan smage og indsnuse det miljø, den listige og kvindebeundrende kommissær bevæger sig rundt i. Finterne til det italienske samfund er fikse, og den fine sarkasme er tyk som en ostebåret flødesauce til pasta.
Og så er den fræk. Gammeldags, klassisk fræk - altså virkelig pikant og lokkende sine steder. Og jeg må sige, at der er situationer, hvor kommissaeren, der er noget optaget af egne alderdomstegn, udviser en forbløffende stålat karakter.
Alt det lagt sammen gør 'Papirmånen' til en virkelig charmerende krimi, som det er en sand fornøjelse at være i selskab med.
Rasmus Bech

Tutto è veramente italiano
Giallo. Andrea Camilleri: La luna di carta. Tradotto dall’italiano da Thomas Harder. Edizioni Arvids
5 cuoricini su 6

Questo romanzo dello scrittore novantenne siciliano Camilleri ha ormai una decina di anni, ma fortunatamente è arrivato in danese, aggiungendosi alla lista delle ottime storie sul commissario Montalbano.
Montalbano? Sì, i romanzi sono stati trasformati in una serie televisiva messa in onda da DR2. Forse per questo riconoscete il nome, se non avete avuto la fortuna di leggere i libri.
Sentite: questo romanzo è veramente italiano e si legge come se si vedesse un film, assaporando e gustando l’ambiente in cui l’astuto e affascinante commissario si muove. Le critiche alla società italiana sono eleganti, il sarcasmo è fine, anche se denso come una salsa alla panna e formaggio.
È irrispettoso alla vecchia maniera, allo stesso tempo raffinato e in molti passaggi davvero coinvolgente. Devo dire che ci sono situazioni in cui il commissario, anche se preoccupato dai segni della propria vecchiaia, mostra un carattere sorprendente e forte come l’acciaio.
La combinazione di tutti questi elementi rende “La luna di carta” un romanzo giallo affascinante ed è un grande piacere stare in compagnia di questo libro.
Traduzione di Paola Vannacci - Camilleri Fans Club
 
 

This is Acri, 29.12.2015
Il Bruzio di Padula in ciascuno di noi – Il prossimo 3 gennaio proiezione

La penna di Bruzio”, il film documentario su Vincenzo Padula, sarà proiettato il prossimo 3 gennaio alle ore 20.30 nel Palazzo Sanseverino – Falcone.  Ne danno notizia le associazioni “Stato delle persone” e “CineDue”, produttrici dell’opera con il sostegno della “Fondazione Padula”. Mentre, l’evento è reso possibile grazie ai consiglieri di minoranza di Acri che si sono fatti carico delle spese proiezione e all’Amministrazione comunale che ha concesso l’utilizzo della sala.
La vita di Padula, scrittore dell’800 e originario di Acri, rivive in un film. Una documentazione di testimonianze, di Andrea Camilleri, Carlo Verdone e Riccardo Iacona, per citarne alcune, che rendono omaggio ad una delle penne più brillanti della storia della letteratura italiana. “E’ stata un’esperienza unica – dicono gli autori (Mattia Scaramuzzo, che ha avuto l’idea di affrontare un lavoro di tale portata; Giulia Zanfino, regista del docufilm; Emilio Grimaldi, autore dei testi, e Andrea e Matteo Aragona, che hanno curato la fotografia) – raccontare Padula e la sua penna. È stato qualcosa che ci ha formato professionalmente. Bruzio, pseudonimo di Padula, è ciò che dobbiamo scoprire in ciascuno di noi. Una persona che per la libertà e i diritti, soprattutto degli ultimi, si è battuto per tutta la vita.”
Associazione “Stato delle persone.”
 
 

Marida Caterini, 29.12.2015
Anche Montalbano, Don Matteo e Arbore arrivano su TimVision

TIM e Rai - attraverso la società Rai Com - hanno rinnovato un accordo che consente agli abbonati di TIMvision di poper usufruire delle migliori produzioni di Rai Cinema. L’intesa prevede una scelta di oltre 70 film degli ultimi quattro anni e 200 di catalogo, più di 500 ore l’anno tra fiction e programmi tv che si uniranno all’offerta di TIMvision, la Tv on demand di TIM.
Nel corso dei prossimi mesi infatti i film di Rai Cinema saranno disponibili, in seconda finestra, in esclusiva streaming solo su TIMvision.
Tra i titoli “Il capitale umano” di Paolo Virzì, “Un fantastico via vai” di Leonardo Pieraccioni, “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi e “Still life” di Uberto Pasolini. L’accordo consentirà ai clienti TIMvision di vedere le stagioni complete delle fiction RAI di maggior successo, tra le quali “Il commissario Montalbano”, “È arrivata la felicità”, “Don Matteo” e programmi TV come “Nascita di una dittatura” o “Indietro tutta”.
[...]
Beatrice Martini
 
 

 


 
Last modified Sunday, November, 12, 2023