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RASSEGNA STAMPA

OTTOBRE 2016

 
Prix Italia, 1.10.2016
Lontano dagli occhi
21:00-21:45, piazza Belvedere

Rai3 presenta: “Lontano dagli occhi”, di Domenico Iannacone e Luca Cambi, voce narrante di Andrea Camilleri
Il documentario offre, insieme a un viaggio intimo nell’odissea dei migranti, un affresco dell’isola di Lampedusa, porta d’Europa e crocevia di mondi lontani che si toccano e crocevia di esistenze di uomini e donne prima estranei, che si incontrano e si intrecciano.
 
 

Rai1, 1.10.2016
Lineablu
Presentazione del documentario "Lontano dagli occhi" (dal minuto 35:37 a 39:45)
Cliccare qui per vedere la puntata
 
 

Festival dell'Aurora - Oltre, 1.10.2016
teatro
1 Ottobre ore 21.00
Il colore del sole
da Andrea Camilleri



drammaturgia Gian Maria Cervo
regia e musiche Franco Eco
con Alessio Di Clemente
Villa Comunale
 
 

La Repubblica, 2.10.2016
Spettacoli. Lettere dal fronte
Pif, Camilleri e lo strano caso della mafia in Sicilia
Lo sbarco della mafia
Il regista di "La mafia uccide solo d'estate" torna nelle sale con un nuovo film
Il tema è sempre quello, ma per trattarlo questa volta Pif guarda indietro, al 10 luglio 1943
Prima però chiede consiglio a una altro siciliano
Che quel giorno se lo ricorda bene

Pif. "Maestro, ma com'erano 'sti americani?"
E se gli alleati fossero arrivati in Sardegna?
E, mi scusi, un'altra domanda: perché ne sappiamo così poco?

CARO CAMILLERI,
il 27 ottobre uscirà il mio secondo film, In guerra per amore, che parla dello sbarco degli alleati in Sicilia durante la Seconda guerra mondiale. Mi scusi se specifico che è avvenuto durante la Seconda guerra mondiale, lo so che Lei è edotto sui fatti, ma purtroppo mi sono reso conto che gli italiani ne sanno un po' pochino. E tra questi c'ero anche io prima di occuparmene. Spesso viene confuso, addirittura, con lo sbarco dei Mille a Marsala. Le scrivo questa mia, per chiederle di aiutarmi a rispondere a una serie di domande, a cui io ho provato a dare un senso attraverso il mio film.
Mi rivolgo a Lei non solo perché è siciliano, non solo perché ha trattato questo tema nel suo sceneggiato Un siciliano in Sicilia, ma soprattutto perché, non volendo assolutamente sottolineare la sua saggia età anagrafica, mi sembra di intuire che lei, facendo due calcoli, questi americani li abbia visti di persona. E come le sembrarono: invasori o liberatori? E noi siciliani cosa eravamo per loro? Glielo chiedo, perché leggendo la Guida del soldato in Sicilia che l'esercito alleato diede ai propri uomini, un filo di pregiudizio nei nostri confronti traspare.
E poi ho un altro dubbio: mi sembra che gli americani, a cui certamente dobbiamo la libertà, avessero molti meno pregiudizi nei confronti dei mafiosi. E forse un mio pregiudizio?
Se gli alleati fossero sbarcati in Sardegna che mafia avremmo avuto? Quello che è certo è che lo sbarco ha cambiato il corso della Seconda guerra mondiale e soprattutto la nostra vita. Perché, allora, ne sappiamo così poco? Ci dà fastidio ammettere che nel luglio del 1943 eravamo dalla parte sbagliata?
Avrei ancora tante domande da farle, ma non vorrei abusare della sua saggezza. Aspetto con trepidazione la sua risposta.
Con umile devozione.
Pif

Camilleri. "Parlavano in siciliano"
Sa che vidi scritto sopra a un muro? "Fimmini buttani pirchì vasati all'americani!". Forse la rimozione nasce qui

CARO PIF,
innanzitutto tanti in bocca al lupo per il film. Mi sembra già una grande sfida che vi siate occupati di un tema di cui agli italiani poco importa, sarà per questo che nessuno lo conosce o comunque non lo ricorda.
Ha ragione, conti alla mano, io c'ero. Gli ultimi mesi prima dello sbarco erano stati per la Sicilia assolutamente devastanti. A quell'epoca io avevo quasi diciott'anni e ricordo come ci mancasse ogni cosa, viveri e soprattutto medicinali. Dallo stretto di Messina non passava più una nave per i continui bombardamenti degli Alleati, non arrivavano rifornimenti di nessun genere. Eravamo veramente ridotti allo stremo quindi l'immediata sensazione che tutto questo avrebbe potuto avere termine con lo sbarco, ci portava semplicemente sollievo. Un sollievo economico, civile, prima ancora che politico. Significava la pace.
Le racconto la mia esperienza personale che ho già narrato ne Il gioco della mosca. I soldati americani che sbarcarono erano al novanta per cento di origine siciliana e parlavano il dialetto. Ricordo ancora il mio sentimento: provai gioia e nello stesso tempo una sorta di indefinibile malinconia che mi fece letteralmente spuntare le lacrime. Bene o male, quella gente in divisa era stata fino al giorno prima il nemico.
Sentimenti contrastanti, simili ai miei, mi confessò di avere avuto Leonardo Sciascia. Fu, mi perdoni l'ossimoro, una mesta esultanza. A quella Guida del soldato che lei cita, io molti anni dopo ho fatto una prefazione. Non c'è il sospetto ma la certezza che gli americani fossero pieni di pregiudizi. Pregiudizi che però, devo dire per esperienza vissuta, si dissolsero in pochissimo tempo. La fraternizzazione avvenne quasi subito. Ciò non toghe che l'Amgot (il governo militare alleato dei territori occupati, ndr) ci considerasse come dei nemici vinti. I continui bandi militari imposero già subito molte restrizioni alla conquistata libertà. Era proibito, per esempio, spostarsi da un paese all'altro senza la preventiva autorizzazione delle autorità occupanti.
Lei ha citato il mio Un siciliano in Sicilia, quello sceneggiato televisivo nasce da una lettura di documenti ufficiali nei quali è dimostrato che mentre la Casa Bianca faceva paracadutare in Sicilia due avvocati siculo-americani per preparare una rete di antifascisti che potessero assumere incarichi politico amministrativi, il Pentagono paracadutò invece dei mafiosi perché aiutassero lo sbarco, cosa che puntualmente avvenne. L'Amgot ripagò quindi i favori resi dalla mafia nominando, per esempio, noti mafiosi sindaci di numerosissimi paesi, gli stessi uomini che il fascismo aveva messo, come si usa dire, in sonno.
Non c'è bisogno di ricordarle che Leonardo Sciascia in proposito scrisse che l'unica libertà che i siciliani avevano conosciuto durante il fascismo era stata la libertà dal potere mafioso, ma che poi questo potere era stato ripristinato con l'appoggio degli americani.
Lei mi chiede cosa sarebbe avvenuto se lo sbarco fosse stato in Sardegna, non glielo so dire ma sicuramente con l'avvento della democrazia ci sarebbe stata in Sicilia comunque una rinascita della mafia, forse non così rigogliosa.
Credo infine che a provocare la rimozione dello sbarco, sia stato un insieme di elementi. Certo, una delle ragioni può essere la difficoltà ad ammettere di essersi trovati dalla parte sbagliata ma io vorrei raccontarle di due scritte murali che vidi quattro giorni dopo lo sbarco, ad Aragona. Una diceva esattamente così: "Fimmini buttani pirchì vasati all'americani?". E l'altra in italiano diceva: "Vergogna! Avete abbracciato il nemico che ha distrutto le nostre case, che ha ucciso i nostri uomini".
E questo può essere anche uno dei fattori che hanno concorso alla dimenticanza.
Le auguro tanto buon lavoro,
Andrea Camilleri
 
 

Prix Italia, 2.10.2016
Approdi. Uomini in viaggio: suoni e voci dal Mediterraneo
21:00-22:00, piazza Belvedere (Radio 6 Teca www.radio6teca.rai.it)

Rai5 presenta “Approdi. Uomini in viaggio: suoni e voci dal Mediterraneo”
Una serata evento dedicata al tema delle migrazioni. Narrazione giornalistica, musica e brani della grande letteratura, dai classici alle opere del nuovo millennio. “Siamo tutti migranti” (Papa Francesco): per necessità e per bisogno naturale di ricercare nuovi orizzonti, per sopravvivere e per non smettere mai di sperare.
Modera: Serena Scorzoni, giornalista Rainews
Musicisti: Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura e Marco Bardoscia. Contributi video di personaggi del mondo culturale italiano come Andrea Camilleri, Marco Baliani, Lella Costa e con il supporto di Massimo Popolizio.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 2.10.2016
Rai3, ‘Lontano dagli occhi’: il viaggio di Domenico Iannacone nell’odissea dei migranti di Lampedusa
Cliccare per il video

In occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, Domenico Iannacone propone uno speciale viaggio nell’odissea dei migranti nel canale di Sicilia: ‘Lontano dagli occhi’, in onda su Rai3 lunedì 3 ottobre alle ore 23.05. Attraverso immagini drammatiche e testimonianze, il reportage ci obbliga a guardarci dentro senza condizionamenti ideologici e strumentalizzazioni politiche. Storie simboliche, come quella di Vincenzo, umile custode del cimitero che sull’isola ha dato sepoltura a corpi senza nome e che ancora oggi continua ad accudire la loro memoria, si confondono con la paura e il terrore incisi nelle registrazioni concitate di chi chiede aiuto in mare aperto su barconi in avaria che rischiano di affondare. Ultimi disperati tentativi di rimanere attaccati alla vita. Così come la memoria rimasta imprigionata anche negli oggetti che i migranti portano con sé durante la traversata e che raccontano sogni, desiderio di vivere ed esistenze spezzate. Racconti di chi salva e di chi rimane imprigionato in fondo al mare: il recupero del relitto di un peschereccio, uno dei più grandi naufragi del Mediterraneo con circa 800 morti o l’impegno di Cristina Cattaneo, l’anatomo-patologa dell’Università di Milano che insieme a tanti esperti e ricercatori sta cercando di dare un nome a quelle vittime. A cucire queste e altre storie le parole di un grande scrittore italiano, Andrea Camilleri, che ci porta a indagare le nostre paure e ad aprirci al futuro
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 2.10.2016
Tre domande a...
Contadino “Io e Camilleri tra Il birraio e Il casellante”

Ha esordito a vent'anni con "Il birraio di Preston" di Camilleri, Valeria Contadino, classe '77, torna a interpretare un testo di Camilleri con una lunga tournée che la porterà anche al teatro Biondo il 7 marzo con "Il Casellante", con la regia di Giuseppe Dipasquale, suo marito e autore di diverse trasposizioni dello opere dello scrittore.
Com'è nato questo nuovo impegno che la vedrà nei panni di Minica?
«È partito tutto con un reading per l'Expo: una storia dura, catartica e simbolica al tempo stesso, che culmina nella violenza che Minica sarà costretta a subire. Nel "Casellante" interpreto questa donna che racconta il peso di una violenza, di una maternità negata, una femminilità offesa. Solo la sua metamorfosi in un albero l'innalzerà al grado di una possibile, sublimazione, mitologica del dolore».
Attrice e mamma di di 5 figli, ha tanti progetti in cantiere.
«Sì, sto per riprendere la tournée di "Refugees" diretto da Ugo Bentivegna, con Claudia Koll: una raccolta di testimonianze di rifugiati, e verrò a Palermo per La notte di zucchero ancora con un monologo da "Il birraio"»
[...]
Laura Nobile
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 2.10.2016
Oltre Stretto
Chiara Agnello scova attori per i film
Da Montalbano a “Baarìa”, la signora dei casting

Provate a scorrere i titoli di coda di un film. C'è il nome della parrucchiera ma non quello di chi ha scelto volti e attori. Eppure nella caratterizzazione dei personaggi sta spesso gran parte del successo di un programma. Ne sa qualcosa – e tanto – Chiara Agnello, palermitana ormai romana, che di mestiere fa proprio la direttrice casting.
Da poco ha finito di selezionare i 180 attori della serie tv su Rai2 "Il commissario Rocco Schiavone", impersonato da Marco Giallini. Accanto al vicequestore inventato dalla penna di Antonio Manzini una miriade di personaggi cercati uno per uno. «Ho fatto almeno 15-20 provini al giorno. Ma per me è lavoro anche andare due tre volte la settimana a teatro a vedere attori nuovi e assistere ai saggi delle scuole di recitazione». Lei stessa insegna recitazione allo Stabile di Genova e in altri teatri.
Laureata in lettere a Siena (con una tesi, neanche a dirlo, sul cinema), dal 1997 bazzica questo mondo. «La gavetta l'ho fatta tutta», racconta. Il battesimo del fuoco avvenne con Marco Bellocchio che in Sicilia stava per girare "Il regista di matrimoni" con Sergio Castellitto e Donatella Finocchiaro.
«Sfacciatamente mi proposi come assistente alla regia e invece mi offrirono la ricerca dei piccoli ruoli». Da allora eccola accanto a fior fiore di registi italiani: da Roberto Andò a Roberta Torre a Enzo Monteleone, per citarne solo alcuni. Con un talento particolare dimostrato in produzioni impegnative come il Montalbano televisivo, Terraferma di Crialesi o Baaria di Tornatore. Il salto a Roma nel 2006.
[...]
Carlo Ottaviano
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 2.10.2016
L'intervista. Pippo Baudo
“Meno lutto e più sorrisi la Sicilia in tv è cambiata”
L'immagine dell'Isola oggi è quella di Pif Camilleri e Frassica
Nei teatri mancano teste capaci di un programma attraente

[...]
Negli ultimi anni, sia in televisione che sul grande schermo, la Sicilia non viene più rappresentata come una terra di lutto, negativa, ma come terra di rivalsa.
Cosa ne pensa?

«Oggi abbiamo una Sicilia più rispettata. C'è la Sicilia di Frassica, di Pif e quella bonaria e divertente di Camilleri che ha inventato un linguaggio nuovo: piacevole e mai dileggiante».
[...]
Giorgio Caruso
 
 

Rai 3, 3.10.2016
Lontano dagli occhi
Cliccare per il video
Ore 23:00
Il viaggio di Domenico Iannacone e Luca Cambi nell’odissea dei migranti nel canale di Sicilia. A cucire le molte storie le parole di un grande scrittore italiano, Andrea Camilleri.

Il documentario offre, insieme a un viaggio intimo nell’odissea dei migranti, un affresco dell’isola di Lampedusa, porta d’Europa e crocevia di mondi lontani che si toccano e crocevia di esistenze di uomini e donne prima estranei, che si incontrano e si intrecciano.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 3.10.2016
Diritti
Lampedusa, il ricordo della strage di migranti del 3 ottobre 2013: ‘La cittadinanza è universale’

Lampedusa. “Per quanto possano essere limitate, le isole non sono prive di drammi di portata universale. La storia non le ignora e in esse trova talvolta il suo epilogo. Altre volte invece la storia vi comincia”. Questa frase dello scrittore Predrag Matvejevic – autore, tra gli altri, di ‘Breviario Mediterraneo‘ (edito per la prima volta da Garzanti nel 1991) – racchiude il senso più profondo della “Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza”, riconosciuta tale il 16 marzo 2016 grazie anche all’impegno di un’organizzazione senza scopo di lucro, riunitasi nel ‘Comitato 3 ottobre‘, data in cui nel naufragio al largo di Lampedusa – era il 2013 – persero la vita 368 migranti.
[...]
E non poteva che cambiare anche il modo di comunicare e rappresentare quell’immane tragedia. Così, per la ricorrenza del 3 ottobre si è tenuto a Lampedusa il ‘Prix Italia’, un premio internazionale organizzato dalla Rai che quest’anno si è concentrato sul tema delle migrazioni.
Tante le anteprime, a partire dall’ultima fatica di Marco Pontecorvo che qui ha presentato “Il coraggio di vincere”, storia di un giovane pugile senegalese. Di rilievo anche lo speciale del giornalista Domenico Iannacone, “Lontano dagli occhi”, che raccogliendo e riallacciando una serie di storie di migranti senza nome, fa così riacquistare loro, un’identità. Il lavoro viene reso ancor più prezioso dalle parole di Andrea Camilleri: lo scrittore siciliano ci ricorda che un’isola non è mai chiusa dal mare, anzi, è proprio il mare ad allargare i suoi orizzonti; i muri non servono a nulla se non a ingabbiare le nostre paure rendendoci incapaci di immaginare e vivere nuove forme di convivenza.
Nicolò Carnimeo
 
 

Affaritaliani.it, 4.10.2016
Teatro, il drammaturgo Cervo: "Faccio ciò che Caravaggio fece con la pittura"
L'intervista di Affari a Gian Maria Cervo, drammaturgo “sperimentatore” che ha messo in scena il romanzo “Il Colore del sole” di Andrea Camilleri

Gian Maria Cervo drammaturgo di fama internazionale fondatore e direttore artistico di Quartieri dell’arte (QdA) - la kermesse dedicata alla nuova drammaturgia, sceglie di farsi intervistare in un luogo simbolo: lo storico Gran Caffè Schenardi, frequentato nella prima metà dell’800 anche da rivoluzionari fomentatori, “anarchici e demagoghi”, di Viterbo, sua città d’azione. “Una città magica, considerata negli anni 40 del 500 un luogo esoterico per eccellenza, sede dei grandi alchimisti e dei movimenti radicali che trovano difficoltà a Roma” – ci spiega. E’ in questa affascinante città medievale che ha presentato in anteprima, nell’ex Chiesa di sant’Egidio, la sua ultima opera “Il colore del sole”, liberamente tratta dal romanzo di Andrea Camilleri. Una sorta di noir dove lo scrittore indaga come un detective sul ritrovamento di un documento incredibile e avvincente scritto di proprio pugno da un artista di quattro secoli prima, immenso e maledetto: Michelangelo Merisi, il Caravaggio. Lo spettacolo è stato realizzato nell’ambito di Eu Collective Plays!, progetto co-finanziato dal programma Creative Europe dell’Unione Europea. Il testo di Cervo, diretto dal regista Franco Eco mette in scena un thriller barocco e scandaloso attraverso l’uso di specchi convessi, attori veri e virtuali che si mostrano nudi nel corpo e nell’anima. “Il colore del sole”, ambientato per metà nel Seicento e per metà ai giorni nostri narra, attraverso le parole del pittore stesso, la vita di Caravaggio a Malta e in Sicilia tra il 1607 e il 1608 fra fughe, amori, tradimenti e morte.
Perché ha scelto di debuttare proprio a Viterbo?
Le mie opere partono sempre da un legame con il territorio. In questo caso l’idea era quella di creare un omaggio all’artista visivo viterbese Carlo Vincenti associando lo spettacolo alla sua opera “Cena di Emmaus” ed alla sua performance di denudamento in pubblico che fece in occasione del suo compleanno creando molto scalpore qui a Viterbo negli anni 70.
Cosa lo ha attratto dell’opera di Camilleri?
Oltre al fatto che nel romanzo riecheggiano le opere di Vincenti “Il colore del sole” mi ha attratto per il suo impianto barocco. C’è un gioco di specchi fra la parte contemporanea di cui lo Camilleri stesso è protagonista e la parte seicentesca dove, attraverso la vicenda, si interpreta, in chiave neurologica, la pittura così unica e innovativa di Caravaggio. La lettura del romanzo mi ha avvinto anche al particolare linguaggio seicentesco inventato dal genio dello scrittore.
Camilleri ha partecipato a questa trasposizione teatrale?
No, mi ha dato il permesso di proporre la sua opera a teatro ma non è entrato a far parte della sua elaborazione. Si è fidato di me dopo aver visto il mio curriculum e mi ha lasciato piena autonomia. Del resto io ho molto assecondato il suo romanzo. Ho solo accentuato l’impianto barocco, questo gioco di specchiamento, anche perché in teatro le transizioni da un’epoca e l’altra devono essere molto rapide. Ho lavorato di sineddo e di simbolo a livello di costume e di scena con una messa in scena post moderna, dall’altra ho mantenuto la lingua seicentesca ideata da Camilleri o ho lavorato non solo sulla lingua ma anche sui dialetti antichi. La mia opera è un testo che inizia politico e poi si chiude come un trattato sullo storytelling, sulla natura della narrazione.
Ha scelto questo romanzo anche perché ama Caravaggio in modo particolare?
Si mi interessa il linguaggio di Caravaggio e per questo pensavo che il romanzo di Camilleri fosse una restituzione o l’inizio di una restituzione molto interessante della lingua di Caravaggio. Ho pensato si potesse porre in connessione il linguaggio di Camilleri con il linguaggio di Caravaggio attraverso una sperimentazione che nei paesi anglosassoni si chiama “polivocale”. Si tratta di provare a usare delle tecniche a base linguista basate sul cambio improvviso di registro e di codice per fare progredire le trame. Sembra non molto diversa ma c’è una differenza sostanziale dalla tecnica tradizionale di drammaturgia. Quando ti trovi di fronte ad un testo di impianto tradizione la lingua è una funzione del personaggio ha una sua coerenza di eloquio nel mio spettacolo, invece, il rapporto si inverte è la lingua che guida l’attore e il personaggio e l’attore nel momento in cui l’attore cambia codice linguistico questo di per se è crea un’ evoluzione nella trama. E ciò che faceva Caravaggio nella sua pittura: i frammenti attraverso i quali è costruita la trama contengono azione e reazioni emozioni-psicologiche dei personaggi.
Il suo è un lavoro di sperimentazione?
Si, ho cercato di imitare quello che Caravaggio faceva nella pittura: prendeva degli elementi naturalisti della realtà e attraverso il suo linguaggio metteva in evidenza solo alcuni dettagli per esaltarli ancora di più; io con la lingua faccio la stessa cosa. Il linguaggio diventa una forza misteriosa che porta avanti la trama mettendo in evidenza alcuni aspetti della vita sia di Camilleri sia di Caravaggio in questa vicenda che è solo parzialmente storica. Il fatto che le due vite sono tutte e due sono in parte fiction mi ha fatto riflettere su come nasce una narrazione. Questo è stato il lavoro che ho voluto fare con “Il colore del sole.”
Camilleri ha visto lo spettacolo?
Ancora no, ha avuto il copione. Adesso ci sono i materiali e gli manderò un filmato. Spero che apprezzi l’idea della macchina barocca, dello specchio concavo che crea dei fantasmi. Nello spettacolo attori reali oltre a fare ruoli multipli si confrontano con attori virtuali. creando una macchina teatrale tutta basata sul cambio di mood, ritmo e tempo al secondo spaccato.
Quanto si rispecchia nella figura di Caravaggio?
Non saprei mai essere aggressivo come lui. Mi sento molto più vicino a Camilleri. Entrambi hanno lo stesso disprezzo per la finzione del mondo ma Camilleri ha la saggezza di chi sa che non potrà cambiare il mondo da solo. Caravaggio era, invece, un ribelle irriducibile. E’ stato riscoperto nel 900, era un ragazzo dark, sempre vestito di nero con un cane nero che chiamava Cornacchia.
Il quadro di Caravaggio che ama di più?
La decollazione del Battista che è esposto a Malta, vi è un riferimento al quadro anche nello spettacolo.
Qual è oggi lo stato di salute del teatro in Italia?
Il nostro è un sistema arretrato che non ama la sperimentazione, neppure sulla carta. I direttori dei teatri non sanno neppure leggere i progetti. Il teatro italiano è conservativo, non corre rischi. Si mettono in scena solo opere contemporanee o classiche. In Italia la fantasia non basta servono le risorse economiche ma i direttori non hanno il coraggio di sfidare la politica per avere più risorse. Il nostro Paese sta vivendo una profonda crisi culturale e Roma è il suo specchio.
Lei è uno sperimentatore, invece, e i suoi testi sono allestiti in tutta Europa…
Paradossalmente le mie opere sono più conosciute in Europa che in Italia. Fa parte del mio lavoro seguire le diverse messe in scena dei miei spettacoli che vengono allestite nelle varie città europee. “L’uomo più crudele” è ora in programmazione in Montenegro, “Call me good” è stato rappresentato per quattro anni al Residenztheater di Monaco di Baviera. Anche David Warren regista americano di Desperate Housewivesil ha messo in scena la mia riscrittura de “La locandiera” di Goldoni.
Qual è il suo sogno nel cassetto?
Dopo aver girato molti teatri mi piacerebbe dirigere un teatro stabile con un ensamble da gestire in maniera nuova e dove poter mettere in scena gli spettacoli più interessanti ed innovativi dei nuovi talenti della scrittura teatrale.
Oriana Maerini
 
 

Telkác.sk, 5.10.2016
Komisár Montalbano
Jednotka | 01:00 - 03:00 štvrtok 20. október
Pôvodný názov: Il commissario Montalbano
Dlžka: 120 minút
Rok: 1999

Komisár Montalbano je typ nekonvencného policajtov, sympatáka. Je odhalený aj jeho súkromný život a prtažlivé prostredia Sicília dodáva deji typickú taliansku "štavu".
 
 

Télécâble Sat Hebdo, 7.10.2016
samedi 8 octobre 2016 00h20 France 3
Montalbano, les premières enquêtes
Le référendum
Téléfilm policier de Gianluca Maria Tavarelli.
Tous publics.
Durée: 106 mn.
Titre original: Il giovane Montalbano: Ferito a morte
Année de réalisation: 2012 (Italie)
Si vous avez raté le début:
Montalbano tente de démêler le vrai du faux dans une affaire de moeurs mettant en cause l'épouse d'un adjoint au maire de Vigata. L'accusée nie toute faute.

Résumé: La municipalité de Vigata est en effervescence. Le maire souhaite faire retirer sans délai des affiches collées sur les murs de la ville, car celles-ci font état des moeurs légères d'Elena Briguccio, la femme d'un de ses adjoints. L'épouse mise en cause prétend qu'elle aurait subi des avances...
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 8.10.2016
La mafia in tv e il Padrino quei cliché di successo

[...]
Al principio del "fenomeno mafia in tv" troviamo dunque "La mano sugli occhi" del 1979, un Camilleri diretto da Pino Passalacqua che, per la verità, fu preceduto dalla mini-serie di Enzo Muzii "Alle origini della mafia", datata 1976, e che il pur documentato saggio di Cristaldi dimentica di citare.
[...]
Umberto Cantone
 
 

RTV, 10.10.2016
Komisár Montalbano
Jednotka | Streda 12.10.2016, Zlodej desiat
Taliansky kriminálny seriál nakrútený podla bestselleru Andrea Camilleriho.
 
 

Agrigento Notizie, 11.10.2016
Antico teatro di Agrigento, Andrea Camilleri: "Sono commosso"
Il "papà" del commissario Montalbano ha parlato al telefono con il sindaco Lillo Firetto. "Trovo questa notizia - ha detto - davvero straordinaria"

“Trovo questa notizia davvero straordinaria. Porrebbe fine a decenni e decenni di ricerche senza esito. Doveva essere una cosa meravigliosa, la bellezza dell’antica città di Akragas! Sono anch’io esultante e commosso come agrigentino all’avvio della campagna di scavi consapevole che tutto ciò non potrà che portare benefici ad Agrigento”.
Lo dice lo scrittore Andrea Camilleri, cittadino onorario di Agrigento, commentando questa mattina al telefono con il sindaco, Lillo Firetto, l’individuazione dell’area in cui verosimilmente si dovrebbe trovare l’antico teatro di Akragas.
 
 

Sicilia24h.it, 11.10.2016
Agrigento
Teatro Pirandello stagione teatrale 2016/2017

Al via la Stagione teatrale 2016/2017 del Teatro Pirandello. Sabato prossimo, 14 Ottobre con inizio alle ore 19, il nuovo Cartellone verrà presentato agli abbonati e più in generale a tutti gli appassionati, nel corso di una serata ad ingresso gratuito. Mattatori dell’incontro saranno il direttore artistico Sebastiano Lo Monaco e il presidente della Fondazione Teatro Pirandello, Gaetano Aronica. Si tratta di un Cartellone particolarmente ricco e che abbraccia vari generi, [...] alla trasposizione teatrale de “Il casellante” di Andrea Camilleri con Moni Ovadia, Mario Incudine e Valeria Contadino. [...]
 
 

Il Post, 11.10.2016
Il metodo Sellerio
La casa editrice fondata nel 1969 è rimasta identica da allora, mantenendo il prestigio e un modo di lavorare artigianale, e aumentando il fatturato

In un mercato che da anni si rimpicciolisce – anche se il 2016 probabilmente chiuderà in pari, o giù di lì – la casa editrice Sellerio continua a ingrandirsi. Sellerio concluderà il 2016 con una crescita superiore al 30 per cento e un fatturato poco inferiore ai 20 milioni di euro. Ma sono dati Nielsen che non tengono conto delle vendite della grande distribuzione, cioè in supermarket e autogrill, dove i libri di Andrea Camilleri, Antonio Manzini e Marco Malvaldi vendono sfracelli. Se fossero dati della GDO, l’altra società di rilevazione, probabilmente il risultato sarebbe ancora più alto.
Sellerio è ormai il nono editore italiano, il quinto per la narrativa, con un fatturato che nel 2016 sarà un terzo di Rizzoli e quasi il doppio di quanto abbia fatturato E/O in Italia nel 2015, nonostante le vendite incredibili dei libri di Elena Ferrante. La stranezza è che a Sellerio lavorano soltanto 15 persone, compresi Antonio e Olivia, figli di Enzo ed Elvira Sellerio (nata Giorgianni, detta «la Signora»), i fondatori. In più Sellerio non si appoggia a grandi gruppi per stampa, distribuzione e comunicazione, come fanno per esempio Einaudi/Garzanti/Bompiani/Sperling/Piemme/Longanesi/Guanda e altri, e ha sede a Palermo, che non è precisamente il centro dell’editoria italiana.
Altre stranezze in ordine sparso: è una delle poche aziende familiari che siano sopravvissute nell’editoria senza snaturarsi o entrare in grandi gruppi alla morte dei fondatori, e non pubblica libri di varia, cioè di comici, cantanti, gente della televisione. La stranezza più strana, però, è che da quarantasette anni – l’anno della fondazione è il 1969 – Sellerio è rimasta identica: la carta, i formati, il blu della copertina, le collane seguono ancora il progetto grafico di Enzo Sellerio, e la linea editoriale costruita anno per anno, libro per libro, da Elvira sviluppando l’impulso iniziale dell’antropologo Antonio Buttitta e, soprattutto, di Leonardo Sciascia.
«Il punto di partenza è la geografia dei luoghi», dice Antonio Sellerio, «mio padre e mia madre erano separati, ma le loro case erano vicinissime alla casa editrice, quindi per me da bambino la redazione era un prolungamento delle loro case. Sono morti a poca distanza l’una dall’altro, mia madre nell’agosto del 2010, mio padre nel febbraio del 2012, e quando sono subentrato, dopo essermi laureato in Economia alla Bocconi di Milano nel 1997, il passaggio di consegne è stato molto traumatico da un punto di vista personale, ma morbido da quello pratico. Per me è molto importante che la casa editrice conservi l’impostazione data da mia madre. Che la radice continui a essere fortissima».
Se gli domandi se non gli sia mai venuta voglia di fare cambiamenti, Antonio Sellerio risponde di no: «Certo, i miei gusti sono diversi, da qualche anno facciamo narrativa contemporanea americana, che Sciascia non amava, o libri di narratori cinesi o coreani, che vanno anche benino, ma non incidono sull’immagine della casa editrice. L’eredità più importante di mia madre è che dopo la sua morte non c’è stato nessun fuggi-fuggi, come capita normalmente in questi casi, anzi, gli autori sono rimasti più vicini alla casa editrice di quanto non fossero prima».
La perseveranza non è una caratteristica dell’editoria contemporanea. Quando le vendite vanno male per un po’, di solito gli azionisti chiedono cambiamenti e nominano nuovi direttori editoriali che con disinvoltura possono decidere di passare dall’editoria per ragazzi ai libri del papa, dai saggi impegnati ai romanzi sentimentali, cambiando linea editoriale e grafica, senza che i lettori apparentemente ne soffrano o forse, perfino, se ne accorgano. La linea seguita da Sellerio (ma anche da Adelphi e, più in piccolo, da Iperborea che, per coincidenza, sono le uniche tre case editrici italiane che fanno libri in brossura con la sovracopertina) è insistere fino a consolidare un pubblico, entrando a fare parte del paesaggio dell’editoria.
«Il modello editoriale a cui mia madre si ispirò era Einaudi», dice Sellerio, «le copertine blu con l’immagine al centro le disegnò mio padre. La cosa paradossale è che l’unica volta che abbiamo fatto un restyling grafico, è capitato qualche anno fa con la collana Il contesto, abbiamo finito per sellerizzare ancora di più». Per una casa editrice che punta su un progetto grafico forte e immutabile, i normali metodi di promozione e comunicazione funzionano meno. Occorre inventarne di nuovi o restaurarne di antichi. La particolarità e forse l’unicità del metodo Sellerio sta, soprattutto, in questo. «Facciamo cose vecchissime», dice Antonio Sellerio, «per esempio inseriamo nei bestseller cartoline di altri titoli, ma per decidere quali facciamo riunioni di ore per cercare di raggiungere i lettori che potrebbero essere interessati. Contestualmente, per comunicare uscite e presentazioni, lavoriamo su Facebook e Twitter dove ormai si è creata una comunità piuttosto coesa. Il canale privilegiato, però, sono i librai: sono loro che devono comprare i libri». E i giornali? «Lanciare un libro oggi è più difficile. La stampa ha meno impatto di anni fa ed è più difficile creare il caso. Non dico che non conti, ma non è più l’unico fattore».
La conseguenza è che a un editore non conviene cercare di imbroccare il singolo bestseller, ma deve puntare sulla costruzione degli autori. «Penso che sia la cosa più gratificante per tutti, ma anche la più facile», dice. «Non è questione di fare un libro all’anno. O il libro c’è oppure di certo non glielo scippo, ma la continuità è fondamentale. I nostri lettori non sono fedeli, termine che fa pensare alla fedeltà coniugale o ai cani, sono attenti: quando in libreria vedono un libro blu vanno a controllare cos’è e questo per un editore è un grande vantaggio». Lavorare sugli autori più che sui singoli libri, insistendo anche se all’inizio i risultati sono insoddisfacenti, è una strategia che si incontra alla perfezione con il genere che è stato, fin dall’inizio, una delle basi della fortuna della casa editrice: il romanzo giallo.
È un’impronta che risale a Leonardo Sciascia e alla disinvoltura e al coraggio, rari per quei tempi – stiamo parlando della fine degli anni Settanta – di inserire in un catalogo letterario come quello della Memoria – che rimane la collana più importante di Sellerio – anche scrittori di genere, resi famosi dai loro investigatori. Il libro numero 21 della collana, appena prima di Dostoevskij e Gesualdo Bufalino, è Due rampe verso l’abisso di Rex Stout, lo scrittore che sarebbe diventato famoso per il personaggio di Nero Wolfe e della cui attività di giallista questo libro del 1929 – ipotizza il sito di Sellerio – costituisce forse «il movente». «I nostri gialli non sono thriller», dice Sellerio, «non puntano sul sangue o sulla violenza, devono sempre avere una componente letteraria, personaggi e ambienti riconoscibili».
I gialli di Sellerio – che in realtà sono blu – hanno allargato il pubblico della casa editrice, evitandole un destino di nicchia, senza costringerla a rinunciare all’eleganza. La loro natura seriale ha consentito di puntare sull’autore invece che sul titolo. Ma soprattutto è stato il successo della serie del detective Pepe Carvalho di Manuel Vázquez Montalbán – ora pubblicata da Feltrinelli – e dei libri del commissario Montalbano, battezzato da Camilleri proprio in omaggio a Montalban, ad avere consentito a Sellerio di superare i momenti difficili, come negli anni Novanta. Dice Antonio Sellerio: «Anche io, come mia madre, credo che sia giusto fare libri con conto economico negativo, ma bisogna capire quanto negativo, valutare e avere sempre la consapevolezza. Io sono laureato in economia. Sicuramente, ho un’attenzione maggiore ai conti». Oltre all’attenzione, però, il fattore decisivo, non solo perché ha portato soldi, visibilità e vendite, ma anche perché ha aperto una strada a molti altri, è stato l’incontro con quel mostro di Andrea Camilleri e con la sua strabiliante prolificità.
Tre libri importanti nella storia di Sellerio: Dalle parti degli infedeli, il pamphlet di Leonardo Sciascia, che nel 1979 inaugurò la collana La memoria; Due rampe per l’abisso di Rex Stout, n.21, il primo romanzo di un autore di romanzi gialli pubblicato da Sellerio; La forma dell’acqua di Andrea Camilleri, n.303, anno 1994, il primo romanzo in cui compare il commissario Salvo Montalbano, a cui ne sarebbero seguiti altri 99. Dalla morte di Sciascia, avvenuta il 20 novembre 1989, i numeri cento della Memoria vengono saltati in suo onore, passando per dire dal 399 al 401, come avviene nel calcio quando si ritira la maglia di certi grandi campioni per i servigi resi alla squadra (è avvenuto per le maglie numero 6 di Franco Baresi del Milan e di Bobby Moore del West Ham e per il 25 di Gianfranco Zola nel Chelsea).
Negli ultimi quindici anni Camilleri ha pubblicato – tra gialli, favole e quant’altro – la stupefacente quantità di ottanta libri, con una media di sei all’anno. Dal 1994, soltanto per Sellerio, ha scritto centouno libri [I 101 libri sono stati pubblicati per vari editori, non solo per Sellerio, NdCFC], tra cui decine di episodi del commissario Montalbano, vendendo solo in Italia la strabiliante cifra di 20 milioni di copie (senza peraltro mai essere arrivato al milione con un singolo titolo). L’ultimo libro, il numero 100, si intitola L’altro capo del filo, ma è in arrivo il 101 [In realtà già uscito, NdCFC]. Il successo di Montalbano è diventato un volano per altri giallisti più giovani su cui Sellerio ha lavorato fino a farne altri autori di bestseller in serie: Antonio Manzini con il personaggio di Rocco Schiavone, romano di Trastevere distaccato ad Aosta, e Marco Malvaldi, con i vecchietti del BarLume, che hanno entrambi raggiunto il milione di copie complessive e i cui singoli libri viaggiano tra le 150 e le 200 mila copie. I bestseller – tra cui vanno almeno citati anche i libri di Alicia Giménez Bartlett – nascono da un successo più diffuso, che si deve alla creazione di un pubblico. Per limitarsi agli ultimi anni, l’ultimo giallo di Alessandro Robecchi e quelli di Francesco Recami vendono circa 20 mila copie, ma vanno bene anche libri non gialli, come quelli di Fabio Stassi sulla lettura, Gigi Riva sul calcio nell’ex Jugoslavia e Lodovico Festa sul Pci a Milano, mentre Curarsi con i libri è arrivato addirittura a 60 mila copie.
Nel successo dei gialli Sellerio è decisiva anche un’altra idea antica che la casa editrice ha rimesso in moto e di cui raccoglie i frutti: l’antologia. Un’idea quasi elementare, nata a cena, praticata anche da altri editori, ma non con gli stessi risultati. La prima è stata Un Natale in giallo nel 2011, l’ultima Turisti in giallo l’anno scorso. Vendono tanto: «Credo che il successo dipenda dalla qualità dei racconti e dall’impegno degli autori», dice Antonio Sellerio, «ci è capitato di rifiutare racconti anche di scrittori molto famosi, che dopo per fortuna ci hanno ringraziato. Usiamo le antologie non solo per venderle, ma anche come laboratorio per lanciare autori e personaggi nuovi o ravvivare quello che abbiamo, accostandoli a quelli più grandi, in modo da farli conoscere prima e preparare il lancio del loro prossimo libro». Le antologie Sellerio, cioè, svolgono la stessa funzione promozionale delle cartoline inserite nei libri degli autori bestseller.
In questo contesto, la cosa più difficile è mantenere la misura. In editoria, come in ogni altro settore del capitalismo, l’imperativo è crescere, aumentare il fatturato anno per anno, fino a conquistare nuove fette di mercato e diventare qualcosa di diverso e più grande rispetto a come si era all’inizio. È uno schema che Sellerio rifiuta. «Non dobbiamo rispondere ad altri azionisti», dice Antonio Sellerio, «Non devo per forza fare almeno come l’anno prima. Posso permettermi anche di scendere». Ogni anno le case editrici presentano il piano editoriale dell’anno successivo, ubbidendo a un budget che impone di aumentare il fatturato dell’anno precedente, o di pareggiarlo se i tempi sono grami.
La costruzione del piano si attua riempiendo caselle che indicano il numero di copie da vendere per ogni titolo in modo che il budget complessivo raggiunga la cifra stabilita. Richieste come «Dobbiamo trovare un libro da 30 mila copie e due da 10 mila», in editoria, sono assolutamente normali. Questa pressione impone di ampliare le scelte possibili e di considerare o immaginare libri che, senza l’imperativo della crescita, si sarebbero volentieri scartati. «Anche io penso alle copie, eccome», dice Sellerio, «ma parto dal piano editoriale reale, dai libri che ho, non ho la smania di crescere a tutti i costi». È una condizione unica o quasi, che regge e non diventa snobistica perché si basa su autori che vendono in serie e difficilmente migreranno da altri editori dal momento che in un contesto diverso riceveranno magari più soldi di anticipo e percentuali più alte, ma faranno molta più fatica a conquistare attenzione.
Non dover crescere a tutti i costi dà origine a quella che, forse, è la caratteristica più strana di Sellerio. Il trucco più comune (e deleterio) adottato dalle case editrici per aumentare il fatturato ogni anno è quello di aumentare, senza quasi rendersene conto, anche il numero di titoli pubblicati. «Noi pubblichiamo più o meno 65 titoli all’anno. È lo stesso numero che faceva mia madre trent’anni fa», dice Antonio Sellerio. Significa che la casa editrice aumenta il fatturato vendendo più copie, non aumentando il numero di titoli. Si ingrandisce senza ingrandirsi. «Rimanere delle stesse dimensioni è la cosa più difficile. Ci sono tantissimi libri che ci piacciono e a cui rinunciamo a malincuore. Ma se aumentassimo la produzione, dovrei ripensare l’organizzazione, assumere nuove persone, e la casa editrice diventerebbe qualcos’altro». Passerebbe di livello, e questo salto i proprietari di Sellerio non vogliono farlo, forse anche perché diventare più alti significherebbe allontanarsi dalle proprie radici.
In fondo si tratta di scegliere se rimanere artigianali o diventare industriali. Per chi fa libri oggi l’alternativa sembra essere quella opposta: ritornare a essere un’attività artigianale o rimanere ancorati a un modello industriale che, per molti versi, con il digitale, sembra entrato in crisi. Bisogna decidere se considerare i libri oggetti di massa da produrre limando i costi per aumentare i profitti cercando un pubblico potenzialmente infinito oppure oggetti da costruire uno per uno, creando i lettori. Sellerio da sempre punta molto sulla carta, la materia di cui sono fatti i libri: quelli della casa editrice hanno un formato ridotto proprio perché altrimenti alcune collane costerebbero troppo per avere prezzi competitivi.
Quasi ogni collana è associata a un particolare tipo di carta prodotta dalle Cartiere Miliani di Fabriano, che per alcune collane, non viene impiegata solo per la sovracoperta, ma anche per l’interno: il Divano ha la sovracoperta stampata al torchio su carta Roma fabbricata a mano e interamente di cotone, come le banconote, e l’illustrazione a colori incollata. L’interno è stampato in piano su carta naturale Grifo vergata o Palatina dai 70 ai 100 grammi, che è una grammatura molto alta; la Memoria ha la sovracoperta in carta Ingres e l’interno in carta naturale vergata delle Cartiere Fabriano. Entrambe sono state ritirate dal mercato, diventando un’esclusiva di Sellerio. Qualcosa di paragonabile avviene con le rilegature. Eppure i libri Sellerio costano poco, il che significa che la redditività per copia venduta è minore che per altre case editrici, ma la credibilità forse maggiore. «Se qualcuno ci fa il favore di darci uno spaziettino in casa sua», dice Antonio Sellerio, «è giusto dargli qualcosa di bello».
La qualità di carta e delle rilegature sembra un dettaglio per impallinati e feticisti, e forse lo è. Ma magari concorre, insieme ai prezzi bassi e alla leggerezza dei testi, a trasformare i libri blu in regali eleganti e poco costosi, cosa che aiuta a moltiplicare le copie. La stessa cura va sui paratesti: in casa editrice c’è una persona che si occupa di scrivere i risguardi di tutti i libri tranne di quelli di Camilleri che, invece, vengono tutti scritti dall’italianista Salvatore Nigro.
Sellerio ha trovato una strada per spezzare il legame tra intelligenza e pesantezza, raffinatezza e noia, e dimostrato che si può essere leggeri anche senza diventare corrivi. La cura dell’involucro esterno rimbalza sull’interno. Negli ultimi sei anni, la casa editrice ha vinto tre volte il premio Campiello, che si basa su una giuria popolare: con i romanzi di Marco Balzano, Giorgio Fontana e Andrea Molesini, che però, da quando è passato a Rizzoli, sembra avere perso un po’ della sua identità iniziale. I libri possono essere contenitori o scatole: i contenitori possono per definizione contenere qualsiasi contenuto, ed è questa la ragione per cui la maggioranza degli editori punta sui singoli libri, cercando il titolo e la copertina più capace di attirare l’attenzione del lettore; le scatole invece hanno un valore anche in sé, e questo valore può riverberare sul contenuto. Il problema è che il contenuto dei libri per forza di cose cambia, e se la scatola rimane identica è piuttosto difficile comunicare quello che contiene. Bisogna avere fiducia nelle cartoline, nelle antologie, e nella propria identità. Il design della bottiglietta della Coca-cola non sarebbe stato così potente se ad Atlanta avessero deciso di usarla anche per imbottigliare aranciate, chinotti e gassose.
Giacomo Papi
 
 

Linkiesta, 12.10.2016
Ma quale grande scrittore, Camilleri è solo uno Sciascia decaffeinato
Descrive una Sicilia ridotta a macchietta, il suo dialetto è da pro-loco, da ente nazionale per il turismo e il suo successo è solo figlio di una bella produzione commerciale
“Perfino la mafia nei suoi libri diventa un souvenir, come il carrettino o la coppola o il grembiule con l’effigie di Brando nei panni del Padrino. Souvenir de Sicile”

Camilleri, sia detto in termini di mera constatazione, è un succedaneo di Sciascia. Per essere più esatti uno Sciascia “Hag”. Uno Sciascia depotenziato, senza gli acidi e il vero fiele di Trinacria. Tutto ciò che nello scrittore di “Todo modo” e di “Nero su nero” lasciava intravedere lo spettacolo mortuario delle abissali palermitane Catacombe dei Cappuccini, le stesse che aprono “Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi come necrologio letterario sulla sostanza dell’anima profonda indigena e della mafia, in Camilleri diventa invece quadruccio farsesco da tinello o, perché no, da tavernetta, piazzato accanto alla bottiglia di Marsala, alla collezione di “Storia Illustrata” e al posacenere pubblicitario rubato alle terme di Sciacca, come certe decorazioni di carretto siciliano che a Taormina fanno la felicità del tedesco di passaggio: pupi e compari.
In questo senso, il commissario Montalbano è musica letteraria leggera, incapace di giungere alle vette wagneriane del già citato racalmutese. Vagner in luogo di Wagner, Vagner così come in Sicilia talvolta viene interpretato l’autore della “Cavalcata delle Valchirie”.
Diceva uno scrittore francese tra i più grandi del secolo trascorso, Louis-Ferdnand Céline, che il dialetto “nasce dall’odio” (lui in verità si riferiva agli argot, ovvero alle forme gergali, da quello dei macellai a quello dei muratori o degli scaricatori delle antiche Halles parigine), e lo stesso si può dire del dialetto siciliano, nel quale c’è sempre modo di intravedere unghie e pugnali, sputi e sangue; al contrario, il dialetto di Camilleri è un dialetto da pro-loco, da ente provinciale del turismo, un dialetto, l’ho già detto, depotenziato, buono anche per il cabaret “Madison” di piazza Don Bosco, dove le signore si brillano tra visoni e Chivas Regal, e tra il primo e il secondo tempo ecco veder brillare fuori dalle tasche i Dupont e le Muratti. Il resto dello scenario è a una fila di Porsche parcheggiate da uomini che hanno cura di tenere il maglione annodato sulle spalle.
Mi direte: come è stato allora possibile il suo successo? Come è possibile che fino a un mese fa fosse ancora tra i più letti d'Italia col suo ultimo libro (L'altro capo del filo) e sia già pronto, per non perder l'abitudine, con una nuova formidabile uscita (La cappella di famiglia e altre storia di Vigàta)? Semplice, Camilleri è il prodotto perfetto per restituire una Sicilia di genere, lompo in luogo del caviale, un’isola da sarde a beccafico, degna di colui che anni addietro, sapendomi palermitano e già impegnato nell’avventura straordinaria del quotidiano “L’Ora”, così chiese: “Dottore Abbate, ma se vengo a Palermo, lei me lo fa conoscere un mafioso?” Bizzarrie della storia e della banalità. Anni dopo seppi che queste identiche parole erano state spese da Gianni Agnelli verso un direttore de “La Stampa” mio conterraneo.
Perfino la mafia nei suoi libri diventa un souvenir, come il carrettino o la coppola o il grembiule con l’effigie di Brando nei panni del Padrino. Souvenir de Sicile.
Fulvio Abbate
 
 

Linkiesta, 12.10.2016
L'opinione, questa volta non richiesta, di Abbate su Camilleri
La produzione di Camilleri va ben oltre la saga di Montalbano. Per sua stessa ammissione, la genesi della sua scrittura è un misto tra siciliano e bisogno di comprensibilità e detesta essere chiamato maestro. Allora?

Cos'è un'opinione? Una credenza che non assicura alcuna garanzia di verità accertata. Si dirà, appunto, "è una mia opinione" o più genericamente "opinione comune". Lo penso, lo pensano. Che poi sì fatta idea prenda realmente forma nel recinto della verità è tutto da dimostrare. La condivisione non è obiettività ed autenticità.
Io ne esprimo di quotidiane ed altri come me. La nobiltà della stessa risiede nel ragionamento che diviene terreno ideale al pensiero ed alla sua costruzione. Resta ad una sfera personale e quando diventa di dominio pubblico si scontra con altre, diverse o similari, opinioni.
Fulvio Abbate, non meglio precisato marchese ma certamente fine intellettuale italiano, oggi si accanisce contro Andrea Camilleri. Il motivo? La costruzione, da parte di Camilleri, di una Sicilia non vera. Personaggi sciatti dove i problemi del reale - si pensi alla mafia - diventato suppellettile periferico. Dove il sole bacia i belli e son tutti buoni. Addirittura il dialetto stesso, utilizzato per bocca dei personaggi, è mera invenzione. Opinione sacrosanta di Abbate.
Vero è che Andrea Camilleri non ha scritto, e non scrive, solo delle gesta di Montalbano. Ha scritto anche altro - da "La presa di Macallè" a "Il corso delle Cose"; da "La Targa" a "La tripla vita di Michele Sparacino". Egli stesso, in più occasioni, ha lamentato come il famoso commissario abbia oscurato altri suoi lavori, molto più sentiti e voluti.
Con Montalbano, però, ha costruito un paese con i suoi personaggi, una storia pregressa, una provincia. Uno sguardo critico e profondo della provincia italiana penetrando nel quotidiano del paese. I drammi, interni alla famiglia e spesso negati da noi tutti, sono stati accarezzati e silenziosamente denunciati mantenendo un altissimo senso del pudore ancor prima che diventasse merce di scambio per una tv che rincalza, sempre, sulla realtà. Vigata, la sua gente e le sue storie, è stato ed è un rifugio. Un altro quotidiano dove vi è sempre, o quasi sempre, il lieto fine. Tempi, riti e liturgie pre-costruite, forse, ma che piacciono a chi legge. Sta bene così.
Infine, di un rigurgito d'invidia più che di analisi del testo o della profondità dei testi, il marchese Fulvio Abbate paragona Camilleri ad uno "Sciascia decaffeinato". Non starò qui a disquisire su quanto Sciascia fosse altro da Camilleri e quest'ultimo non abbia mai avuto la volontà o la superbia di essere altro da se stesso. Che forse l'amicizia tra i due e le origini comuni possano essere la discriminante tra due persone? Credo di no.
Il marchese è spesso abissale con le sue idee e arriva dove altri non arrivano. Lo apprezzo e lo leggo con piacere. Questa volta però dissento dalla sua opinione giacché, come ho detto, ognuno ha le sue.
Antonio Fiore
 
 

Leggo, 13.10.2016
Il sito spagnolo che annuncia la morte di Dario Fo con la foto di Camilleri

La gaffe, avvenuta via Twitter, rimbalza con una forte eco qui in Italia. Il sito di notizie spagnolo Tribuna Valladolid ha clamorosamente sbagliato foto nell'annunciare la morte di Dario Fo. Nell'immagine postata sul social, infatti, compare Andrea Camilleri.

L'errore non è sfuggito agli utenti di Twitter, specialmente quelli italiani. Poi però qualcuno lo ha fatto notare alla redazione del sito e la foto è stata sostituita.
 
 

Radio Colonna, 13.10.2016
Bomba, la sartoria che veste Camilleri

Da quasi quarant’anni la sartoria su misura Bomba realizza vestiti, accessori e scarpe.
[...]
I clienti apprezzano, tanto che tra di loro la Sartoria Bomba può annoverare il “papà” di Montalbano, Andrea Camilleri, Michel Piccoli e Jim Dine.
[...]
Marco Scotti
 
 

Programme TV Orange, 13.10.2016
Montalbano, les premières enquêtes
samedi 15 octobre à 01h40
épisode 5/ 6
"Le troisième secret"
téléfilm policier
2012 Italie
réalisé par : Gianluca Maria Tavarelli
avec : Michele Riondino, Alessio Vassallo, Andrea Tidona, Beniamino Marcone, Fabrizio Pizzuto, Nino D'Agata, Giorgia Sinicorni, Perla Giordano

critiques
Une fois encore, les menus problèmes administratifs du petit village où officie Montalbano vont révéler une affaire beaucoup plus complexe.
synopsis
Le panneau de publication des bans de la mairie ayant disparu, les cérémonies de mariage prévues doivent être repoussées. Le commissaire Montalbano est persuadé que l'auteur des faits a agi dans le but d'empêcher une union en particulier. Fazzio et Paterno vont interroger tous les futurs mariés. Un couple italo-tunisien retient leur attention. Djalma confie être arrivée en Italie trois ans plus tôt via un réseau de prostitution et que son fiancé, Salvatore, est un ancien client. Amoureux, ils ont dû fuir le proxénète de la jeune femme. Or celle-ci est persuadée que le sinistre individu est déjà à Vigata...
 
 

RTVS, 14.10.2016
Komisár Montalbano
Jednotka | Piatok 14.10.2016, Hra s tromi kartami

Další príbeh z volného cyklu kriminálnych príbehov s hlavným hrdinom komisárom Montalbanom, nekonvencným sicílskym komisárom.
Dalšie príbehy z volného cyklu kriminálnych príbehov s hlavným hrdinom komisárom Montalbanom, nekonvencným sicílskym komisárom.
 
 

La Provincia di Varese, 14.10.2016
Duemilalibri si tinge di giallo. Il mistero invade Gallarate
Al via sabato la settimana dedicata ai libri e ai loro autori. E c’è il “papà” di Montalbano

[...]
Domani sera, invece, sempre alle 21 al Condominio, l’appuntamento è con il regista gallaratese Alberto Sironi. Suo l’occhio dietro la macchina da presa nella serie tv dedicata al commissario Montalbano. Un’occasione per conoscere i dietro le quinte in attesa dei nuovi episodi.
[...]
Riccardo Saporiti
 
 

15.10.2016
La cappella di famiglia
e altre storie di Vigàta

La nuova raccolta di "Storie di Vigàta" di Andrea Camilleri sarà in libreria il 20 ottobre.
 
 

MicroMega, 15.10.2016
Ancora cinquanta giorni di lotta per dire NO ai nemici della Costituzione più bella del mondo

Tra cinquanta giorni, il prossimo 4 dicembre, il Governo Renzi chiederà agli italiani: «volete contare di meno, volete meno democrazia, volete darci mano libera?».
Noi risponderemo di No. Perché non vogliamo contare di meno, non vogliamo meno democrazia, non vogliamo dare mano libera a questo, come a qualunque altro governo.
Una classe politica incapace e spesso corrotta prova a convincerci che la colpa è della Costituzione: ma non è così. A chi ci dice che per far funzionare l’Italia bisogna cambiare le regole, rispondiamo: noi, invece, vogliamo cambiare i giocatori.
Questa riforma non abbatte i costi della politica: fa risparmiare 50 milioni l’anno (non 500 come dice il Presidente del Consiglio, mentendo), che è quanto gettiamo ogni giorno in spesa militare. Come possiamo credere alla buona fede di un governo che sottrae somme enormi al bilancio pubblico permettendo alla Fiat (ma anche all’Eni, controllata dallo Stato) di pagare le tasse in altri paesi, e poi viene a chiederci di fare a brandelli le garanzie costituzionali per risparmiare un pugno di soldi?
Questa riforma non abolisce il Senato: che continuerà a fare le leggi seguendo numerosi e tortuosi percorsi. Quella che viene abolita è la sua elezione democratica diretta: il Senato farà la fine delle attuali provincie, che esistono ancora, spendono denaro pubblico, ma sono in mano ad un personale nominato dalla politica, e non eletto dal popolo.
Questa riforma consentirà a una maggioranza gonfiata in modo truffaldino dalla legge elettorale su cui il governo Renzi ha chiesto per ben tre volte la fiducia di scegliersi il Presidente della Repubblica e di condizionare la composizione della Corte Costituzionale e del CSM.
Questa riforma attua in modo servile le indicazioni esplicite della più importante banca d’affari americana, la JP Morgan, che in un documento del 2013 ha scritto che l’Italia avrebbe dovuto liberarsi di alcuni ‘problemi’ dovuti al fatto che la sua Costituzione è troppo «socialista». Quei ‘problemi’ sono – nelle parole di JP Morgan –: «governi deboli; stati centrali deboli rispetto alle regioni; tutela costituzionale dei diritti dei lavoratori; il diritto di protestare se cambiamenti sgraditi arrivano a turbare lo status quo». Matteo Renzi dice che il suo modello politico è Tony Blair, il quale oggi percepisce due milioni e mezzo di sterline all’anno come consulente di JP Morgan. E la domanda è: a chi giova questa riforma costituzionale, ai cittadini italiani o agli speculatori internazionali?
Ma negli ultimi giorni anche osservatori legati alla finanza internazionale stanno iniziando a farsi qualche domanda. Il «Financial Times» ha definito la riforma Napolitano-Renzi-Boschi «un ponte che non porta da nessuna parte». La metafora è particolarmente felice, visto che la campagna referendaria di Renzi è partita con la resurrezione del Ponte sullo Stretto, di berlusconiana memoria.
E in effetti c’è un forte nesso tra la riforma e le Grandi Opere inutili e devastanti: il nuovo Titolo V della Carta è scritto per eliminare ogni competenza delle Regioni in fatto di porti, aeroporti, autostrade e infrastrutture per l’energia di interesse nazionale: e spetta ai governi stabilire quali lo siano.
Così il disegno si chiarisce perfettamente: lo scopo ultimo della riforma è umiliare e depotenziare la partecipazione democratica. Sarà il Presidente del Consiglio e il suo Governo, quali che essi siano oggi e domani, a decidere dove fare un inceneritore o un aeroporto: senza possibilità di appello. È la filosofia brutale dello Sblocca Italia: mani libere per il cemento e bavaglio alle comunità locali. Il motto dello Sblocca Italia è lo stesso della Legge Obiettivo di Berlusconi: «Padroni in casa propria». Un motto dalla genealogia dirigistica che ben riassumeva l’idea di poter disporre del territorio come padroni.
Ebbene, nel Mulino del Po di Riccardo Bacchelli un personaggio dice che la sua idea di buongoverno è che «tutti siano padroni in casa propria e uno solo comandi in piazza». Non è questa la nostra idea di democrazia: è a tutto questo che, il 4 dicembre, diremo NO.
Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Tomaso Montanari, Nadia Urbinati, Gustavo Zagrebelsky
 
 

Il Mattino, 17.10.2016
Amore e potere, musical e dramma le declinazioni del Mercadante

Lo slogan dello Stabile di Napoli è «una stagione d’autore»; ma anche di autori. Shakespeare, innanzitutto, Tennessee Williams, Pirandello, Camilleri, Schnitzler, Bernhard, il regista franco argentino Alfredo Arias, Euripide, Eschilo, Büchner. Ecco, in ordine di apparizione, quelli inseriti nel cartellone del Mercadante.
[...]
La storia che Camilleri racconta in «La creatura del desiderio» rievoca la relazione tra Oskar Kokoschka e la bella Alma, vedova di Gustav Mahler. Passione, sensualità, eros, gelosia, viaggi, fughe si accavallano senza respiro e si incarnano in un celebre dipinto dell’artista austriaco, La sposa del vento. Dopo due anni l’inquieta Alma se ne va, Kokoschka parte per la guerra e, al ritorno, si fa confezionare una bambola con le sue fattezze. Il regista Giuseppe Di Pasquale traspone la vicenda in uno spettacolo coprodotto dallo Stabile di Napoli e quello di Catania (4-15 gennaio).
[...]
Luciano Giannini
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 18.10.2016
Dieci inviti a cena la cucina segreta dei grandi scrittori

Oggi alle 17, nel salone di rappresentanza di Palazzo Spinola Gambaro (Banco di Chiavari) in via Garibaldi 2, Stefano Bigazzi presenta il volume di Maria Cristina Castellani e Rosa Elisa Giangoia: "Dieci inviti a cena" …con dieci personaggi in cerca di convivialita': Dante, Camilleri e altri…
[...]
 
 

Málaga Hoy, 19.10.2016
Giovanni Caprara. Lingüista
“Denigrar el habla andaluza es de idiotas”
“El sur de Italia sí es realmente pobre y deprimido. Soñaría con tener las infraestructuras que hay aquí”
[Giovanni Caprara è Socio del Camilleri Fans Club, NdCFC]

Giovanni Caprara (Arezzo, Italia, 1969) posiblemente no sería ahora un experto en el gran autor italiano Andrea Camilleri si antes no hubiera sido alumno del programa Erasmus en la Universidad de Granada. Volvió ya licenciado y durante seis años sedejó arrullar por el mundillo literario de esta ciudad, hasta que en 2001 recaló en la Universidad de Málaga. Ha hecho dos tesis doctorales. Una, en Italia, a cerca de la novela policiaca española, y otra, en Málaga, sobre la traducción de Camilleri. Afirma que la lengua es sobre todo expresión de pertenencia y por eso reivindica el habla andaluza más allá de los tópicos. Ataviado con gabardina en un inusual día de lluvia, es casi un trasunto del comisario Salvo Montalbano en una Vigàta tan tangible como el Paseo Marítimo del barrio marinero de El Palo.
–¿Es la novela policiaca un asuntomenor?
–Eso dicen algunos críticos, pero el lector se siente particularmente atraído por su conexión con la realidad. Enseña el lado más real y verdadero de la sociedad.
–¿Por qué es Andrea Camilleri un fenómeno literario?
–Su verdadero éxito ha sido mezclar la lengua italiana con el dialecto siciliano.
–Eso explica el éxito en Italia, no en las 40 lenguas a las que ha sido traducido.
–Sí. La lengua italiana ha sido el pegamento que ha unido Italia de norte a sur. No tenemos el problema de los enfrentamientos lingüísticos que hay aquí, pero tampoco hemos querido perder la cultura local, representada por la lengua local. Camilleri redescubre los dialectos. Nos da la posibilidad de recuperar esta relación íntima con nuestra lengua. Añádele luego la figura literaria del comisario Montalbano, un contexto regional querido como es Sicilia, una serie de situaciones y acontecimientos, y su formade escribir.
–¿El lector español de Camilleri cuánto se pierde?
–¡Todo! El 90%. Es un problema de mentalidad al traducir porque las editoriales son poco propensas a la experimentación lingüística. Se premia más el contexto editorial y comercial que el literario y traductológico. Sin embargo, en Francia, donde Camilleri ha tenido más éxito, ha sido más traducido y vendido, sí se ha tenido coraje y valor para mezclar la lengua francesa con las hablas locales. Allí se ha hecho esa experimentación.
–Muestra una convivencia pacífica de las lenguas que aquí es muy dramática.
–Es una relación enriquecedora. La reivindicación política de la lengua que ocurre aquí me molesta, es un conflicto que no entiendo.
–¿Sería posible un experimento literario similar en español?
–Hay algún intento. El escritor de Almería Carmelo Anaya hace una mezcla muy prudente entre el español y cierto dialecto o manera de hablar andaluza que me gusta mucho, aunque en general los españoles son muy reacios a esta experimentación, son muy puros. La lengua española es planetaria. Eso está claro. Es una lengua que goza de su fortaleza geográfica, pero se ha abierto más a una cultura tan distante como la latinoamericana que a la cultura local.
–Sin embargo,aquí el habla andaluza se tiende a vincular a determinados estereotipos negativos.
–La lengua reivindica la pertenencia a un lugar. En Italia se dice parla come mangi. Somos lo que hablamos, lo que comemos, lo que vemos, somos... Y el hecho de ser implica llevar dentro de ti esa cultura. La mejor forma de ser tú mismo es expresarte como eres. Si el otro es un idiota que no es capaz de captar el sentido cultural de tu procedencia es su problema. No el tuyo. En Italia también tenemos problemas de enfrentamientos entre el norte y el sur porque los políticos han querido que nos enfrentemos con esta idea del norte industrializado y el sur que vivederentas.
–También en España se opone un norte industrial a un sur pobre y subsidiado.
–No, qué va. El sur de Italia es realmente pobre y deprimido. El sur de Italia soñaría con tener infraestructuras como estas, ciudades como Málaga con esta cultura abierta, limpia, multicultural, donde no te sientes extranjero, con tantos museos... Este es el sur no solo de España, sino de Europa pero no lo parece. A mí siempre me extraña que la gente de aquí sea tan crítica. No hay que ser tan destructivo con lo nuestro, no hay por qué mirar lo extranjero como mejor, por qué mirar otra cultura lingüística o literaria como mejor que la nuestra cuando aquí tenemos pedazos de escritores y una cultura, desde los clásicos hasta ahora, magnífica y enriquecedora. Hay que ver las cosas con más apertura y no sentirnos denigrados por cuestiones como el habla andaluza. Insisto, si otros lo quieren ver así es problema de otros, no mío como andaluz.
–¿Vivir en Andalucía le ha hecho cambiar su relación con Italia?
–Ahora es más estrecha. Voy a Italia como el que lleva el coche al mecánico. Respiro, huelo,me empapo de cultura y vuelvo con las pilas cargadas, lo que no significa que no esté absolutamente bien aquí, donde me han acogido con los brazos abiertos en todos los sentidos. He pasado de no tener casi ninguna relación con la Universidad, más allá de una beca como lector de italiano, a sacar una plaza de asociado, ascender, tener cargos académicos; en este momento soy contratado doctor con vinculación permanente en la Universidad de Málaga, acreditado como profesor titular... Todo ha sido muy rápido. En España he entendido el significado de la meritocracia porque es un sistema totalmente abierto
Encarna Maldonado

CONSTRUCTOR DE PUENTES CULTURALES
Giovanni Caprara explica que ahora construye puentes. En los últimos cuatro años ha organizado, junto a Giuseppe Marci, de la Universidad de Cagliari, una veintena de seminarios en varios países en los que la figura de Andrea Camilleri es el epicentro de una reflexión que va más allá para conectar con otros aspectos culturales. Fruto de estos encuentros son los Quaderni camilleriani, que pronto tendrán una versión en castellano. Además, como director del Centro Internacional de Español de la Universidad de Málaga, reivindica España y el español como puente para acceder almundo global.
 
 

Terzo Binario, 19.10.2016
Manziana, torna ”Un pomeriggio con…”: primo appuntamento con Camilleri

L’Assessorato alla Cultura del Comune di Manziana a partire da giovedì 20 ottobre alle 17:30 presenta “Un pomeriggio con…”, quattro incontri ravvicinati con quattro diversi autori.
Con la collaborazione della Dott. ssa Paola Fontana, presso l’Aula Consiliare, i partecipanti potranno vivere da vicino alcuni dei testi narrativi più noti ed al tempo stesso stimolanti della letteratura italiana e straniera. Il primo incontro sarà dedicato ad Andrea Camilleri.
 
 

Telkác.sk, 19.10.2016
Komisár Montalbano
Jednotka | 01:45 - 03:30 štvrtok 3. november
Pôvodný názov: Il commissario Montalbano
Dlžka: 105 minút
Rok: 2000

Vyšetrování krádeže v supermarketu vlastneném mafiánskou rodinou zavede Montalbana až do vyšších pater politiky. Viníka bude potreba lovit jako vzácnou rybu a komisar k tomu použije velmi nekonvencní udicku. Nadrízení se vztekají, média provokují, ale Montalbano nehledí napravo ani nalevo. Hlavní je prece vyrešit prípad, zvlášt když mrtví pribývají.
Komisár Montalbano je typ nekonvencného policajtov, sympatáka. Je odhalený aj jeho súkromný život a prtažlivé prostredia Sicília dodáva deji typickú taliansku "štavu".
 
 

Il Messaggero, 19.10.2016
Raiplay, la tv di Stato in diretta e on demand sul telefonino con un'app

Su una cosa saranno tutti d'accordo, perfino chi contesta l'operato del dg Campo Dall'Orto. La svolta digitale e delle piattaforme è stata fondamentale per portare la Rai al passo coi tempi e con i competitor. Sfruttando al meglio le teche di Viale Mazzini, ora è possibile vedere direttamente sullo smartphone anche i vecchi sceneggiati che hanno scritto la storia della Tv, come l'Odissea, Sandokan, la Piovra. Così come tutte le stagioni di Montalbano, del Medico in Famiglia e Don Matteo.
[...]
Marco Castoro
 
 

La Sicilia - Vivere, 20.10.2016
I cartelloni
Su il sipario
Carrellata di stagioni teatrali in procinto di debuttare nelle varie città dell'isola

Autunno stagione di inizio delle stagioni teatrali. E in Sicilia si sono già messi in moto numerosi palcoscenici sparsi per tutta l'Isola
[...]
Pirandello di Agrigento
[...]
Il 18 e 19 marzo torna in scena Il casellante di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, che firma anche la regia, con Moni Ovadia, Mario Incudine e Valeria Contadino.
[...]
Manlio Vucotich
 
 

Télécâble Sat Hebdo, 20.10.2016
samedi 22 octobre 2016 00h25 France 3
Montalbano, les premières enquêtes
Les sept lundis
Téléfilm policier de Gianluca Maria Tavarelli.
Tous publics.
Durée: 115 mn.
Titre original: Il giovane Montalbano: Sette lunedi
Année de réalisation: 2012 (Italie)
Si vous avez raté le début:
Plusieurs animaux sont sacrifiés par un mystérieux individu. Redoutant qu'il s'en prenne à un être humain, Montalbano fait appel à un spécialiste en religion.

Résumé : De nuit, un individu s'introduit dans un restaurant doté d'un aquarium extérieur. Il tire sur un mulet, avant de laisser un mot sous le cadavre du poisson. Puis c'est au tour d'un poulet d'élevage d'être abattu. Le commissaire Montalbano fait appel au professeur Alcide Maraventano, spécialiste en religion...
 
 

La Repubblica, 21.10.2016
Due fratelli e un'eredità contesa nel nuovo racconto dello scrittore
"Che grannissimo cornuto!" fici dintra lui Liborio pinsanno a sò padre
Camilleri
Il mistero dei quattro testamenti

IL LIBRO "La cappella di famiglia e altre storie di Vigàta" ( pagg. 310, euro 14) in uscita da Sellerio è il libro da cui anticipiamo questo racconto

'Ntanto il sei di majo tutta Vigàta era stata mittuta a canoscenzia che il Tribunali civili di Montelusa aviva ditto la parola difinitiva, senza cchiù possibilità d'appello, nella causa che da trent'anni si strascinava tra i dù frati Cammarata, Liborio e Gregorio.
Il loro patre, don Calorio, ricco sfunnato, pirsona grevia, superbiosa e cori di petra, era morto ottantino quanno oramà Liborio aviva quarantun anni e Gregorio uno di meno. Tra i dù frati c'era stata sempri 'n'antipatia profunna, 'nsormontabili, 'na cosa 'stintiva, senza 'na vera raggiuni, ma accussì forti che manco si salutavano e si parlavano quanno per caso si 'ncontravano.
Ma puro il patre da anni non parlava coi sò dù figli e per la stissa midesima raggiuni per la quali Liborio e Gregorio non s'arrivolgivano la parola: gli erano stati 'ntipatici già dalla culla. Gli erano parsi dù vermi, e vermi li considerò e l'acchiamò fino a che ebbi vita.
Tri jorni appresso al funerali del patre, Liborio e Gregorio si erano apprisintati, a deci minuti di distanzia l'uno dall'autro, dal notaro Cumella che l'aviva 'nformati d'essiri 'n posesso del testamento di Calorio.
E ccà avivano attrovato al notaro Cumella chiuttosto 'mparpagliato e strammato. Li aviva fatti accomidare e li taliava, assittati davanti a lui a debita distanza l'uno dall'autro, e non s'addicidiva a raprire la busta sigillata con dintra il testamento.
«C'è cosa?» s'era addeciso a spiare Liborio.
«Beh, sì» aviva arrispunnuto il notaro.
«Parlasse chiaro» aviva ditto Gregorio.
Prima di rapriri vucca, il notaro si era schiaruto la gola e aviva sputato nella sputazzera.
«Ho ricevuto tre telefonate da tre colleghi notari. Sisillo da Montelusa, Bonocore da Sicudiana e Tripepi da Montereale. Guardate la data su questa busta: 12 dicembre 1899. È il giorno nel quale vostro padre è venuto qua a fare il testamento. Senonché, nella stessa giornata, si è recato a Montelusa, a Sicudiana e a Montereale e ha fatto altri tre testamenti. Naturalmente tanto io quanto gli altri notai eravamo all'oscuro di tutto, ognuno di noi credeva di essere in possesso dell'unico testamento. Ora aspetto notizie dai miei colleghi che intanto si stanno consultando sul modo migliore di procedere. Tornate domani ».
«Che grannissimo cornuto!» fici dintra di lui Liborio pinsanno a sò patre.
«Che gran figlio di buttana!» fici dintra di lui Gregorio pinsanno a sò patre.
All'indomani, Liborio e Gregorio, doppo aviri passato 'na nuttatazza 'nfami, s'erano attrovati davanti a quattro notari, ognuno con una busta 'n mano.
«Abbiamo deciso» aviva ditto il notaro Cumella «che l'apertura delle buste avverrà secondo l'ordine alfabetico dei nostri cognomi, Bonocore, Cumella, Sisillo e Tripepi. Si proceda».
Bonocore aviva liggiuto il tistamento. Calorio lassava ogni cosa a Liborio e disiridava a Gregorio.
Nel tistamento fatto con Cumella 'nveci lassava ogni cosa a Gregorio e nenti a Liborio.
Al notaro Sisillo 'nveci Calorio aviva ditto che la sò eredità toccava tutta a Liborio e manco 'na moddricheddra di pani per Gregorio.
Nel tistamento fatto col notaro Tripepi 'nveci ogni beni viniva lassato a Gregorio mentri Liborio ristava a vucca asciutta.
Dù a dù. Non c'erano santi, abbisognava annare a causa.
E Liborio e Gregorio, niscenno dallo studdio del notaro Cumella, non si erano cchiù taliati con 'ntipatia, ma con odio vero. E in quell'odio reciproco avivano consumato la loro esistenzia, tanto che nisciuno dei dù si era voluto maritari.
E ora finalmenti era arrivata la sintenza difinitiva.
La quali diciva che tutti i beni lassati dal defunto dovivano essiri, doppo trent'anni che si nni stavano congilati, scongilati ed equamenti divisi tra i dù frati, a meno che Liborio, essenno il figlio maggiori, nelle more del disbrigo delle pratiche per lo scongelamento, stabilito in mesi sei, non avissi nel frattempo contratto regolari matrimonio. Nel quali caso – diciva la sintenza – tutto il grosso dell'eredità sarebbi toccato a lui, lassanno a Gregorio sulo 'na minima parti dei beni che il tribunali stabiliva in un magazzino e in una casa a dù piani di civili bitazioni.
'Na miseria, 'na limosina, 'na cacateddra di musca, a petto ai dudici magazzini, all'otto case, ai quattro appezzamenti di tirreno bono coltivati, alle quattro paranze e ai boni del Tisoro che 'nveci sarebbiro annati a Liborio 'n caso di pigliata di mogliere.
La sintenza ebbi dù conseguenzie.
La prima fu che l'ultrasittantino Liborio, tri jorni appresso, dichiarò ai soci del circolo che si era fatto zito con la vintina Mariastella Gennaro, figlia della sò cammarera Zina, e che era in corso la nisciuta delle carte, per cui era prividibili che la cirimonia si sarebbi cilibrata tra tri misi, massimo tri misi e mezzo.
La secunna fu che a Gregorio, alla notizia del prossimo matrimonio di Liborio, gli vinni il sintòmo, per cui si nni stetti 'na simana allo spitali di Montelusa tra la vita e la morti.
Appena che fu 'n condizioni di spiccicari parola, chiamò a un amico raggiuneri e gli detti disposizioni d'accattare un pezzo di terra al camposanto, nella parti opposta a quella in cui c'era la cappella di famiglia, e farici costruiri 'na tomba sulo per lui. Nella cappella di famiglia, 'nzemmula al patre Calorio e al frate Liborio non ci sarebbi voluto stari manco da morto.
Andrea Camilleri
 
 

La Gazzetta Augustana, 22.10.2016
Lo scrigno di aneddoti e ricordi tra Hoefer e Camilleri in un libro presentato ad Augusta

Augusta – Riaffiorano memorie, fotografie ed esperienze del passato e ad essere raccontata è un’amicizia senza tempo, un sodalizio unico, pieno di umanità e passioni comuni, quello tra Federico Hoefer e Andrea Camilleri. Ospite ad Augusta, nella sede dell’associazione filantropica “Umberto I”, uno dei tre autori di un’interessante raccolta di aneddoti sulla trascorsa giovinezza tra Fefè e Andreuccio.
Un testo monografico, edito da Dario Flaccovio lo scorso 3 giugno e realizzato a quattro mani proprio da Andrea Cassisi, invitato ieri sera in città per presentare il libro Hoefer racconta Camilleri. Gli anni a Porto Empedocle, e Lorena Scimè, il tutto reso possibile grazie alla collaborazione straordinaria di Hoefer, giornalista e poeta gelese. L’incontro, strutturato come un’intervista e organizzato da Valentina Ragaglia, Ramona Vicchitto e Milena Fanciulli, quest’ultima nel ruolo di lettrice di passi cruciali interni al testo, è stato aperto dal presidente dell’associazione Mimmo Di Franco, lieto di promuovere, ancora una volta, iniziative culturali che ampliano gli orizzonti anche verso realtà esterne alla città.
A partire dalle ore 18 del venerdì appena trascorso sono seguite domande e curiosità su questo rapporto nostalgico, ma duraturo nel tempo, tra i due autori contemporanei, poste a Cassisi, dottore in filologia moderna e collaboratore giornalistico di diverse testate regionali, che ne ha mostrato genesi e contenuto, soffermandosi sul grande affetto che lega i due protagonisti e sull’amore condiviso da entrambi per la loro isola.
L’autore Cassisi racconta: “Ecco chi sono Fefè e Andreuccio: Federico e Andrea. Hoefer e Camilleri amavano chiamarsi con questi nomignoli; sono due grandi amici che la vita e le scelte lavorative hanno separato fisicamente ma non dalle corrispondenze che continuano ancora, anche dopo quasi 51 anni di lontananza l’uno dall’altro, con una telefonata al mese, una lettera o qualche poesia. Ecco chi erano: due giovani innamorati della Sicilia, del mare, dei sapori e odori della terra, della cultura, politica, letteratura, due uomini che amano parlarsi privatamente quando prima si confrontavano nei salotti”.
L’idea dell’opera nasce da un incontro avuto da Cassisi e la giornalista catanese Lorena Scimè con il poeta, carissimo amico dell’autore di Montalbano. Il loro intento era quello di scrivere ciascuno un articolo per le rispettive testate con cui collaborano, poi la mole di ricordi di Hoefer meritava più spazio. Più spazio per contenuti ritenuti subito meritevoli di pubblicazione, esposti dall’autore con le seguenti parole: “Non si tratta di un mero racconto di fatti su un’amicizia né su come era la Sicilia di allora, ma vi è all’interno un forte confronto tra rimembranze e attualità. C’è un senso di nostalgia che in realtà accompagna Federico Hoefer nei suoi racconti. Lui ci ha detto che da quando non si incontra più con Camilleri tante cose oggi sono cambiate, persino i luoghi che frequentavano come il Caffè Castiglione e via Roma di Porto Empedocle. La melanconia permea ogni pagina di questo libro fatto di quegli scorci di vita, episodi unici che né Camilleri, lieto di riceverlo in dono, né Hoefer hanno voluto cancellare. Entrambi hanno gelosamente custodito ciò che chiamano “fatti nostri”, i loro momenti che ci sono stati affidati e trovano spazio inedito proprio in questo volume”.
Una valanga di ricordi che attesta delle tante passioni comuni a Fefè e Andreuccio, tra queste il teatro. C’è un riferimento importante alla prima opera Così ce ne andiamo di Italo Calvino, da loro messa in scena con la compagnia “Maschere nude”, fondata a Porto Empedocle e in cui recitò per la prima volta una donna, tutto su loro iniziativa. Si fa forte l’analogia tra la valigia di ricordi scelta dal protagonista che non riesce a liberarsene per valicare l’aldilà e il cuore di Hoefer che ancora una volta sceglie Andrea Camilleri come primo lettore del loro racconto vero. Il libro, ricco di aneddoti singolari, figure femminili importanti e fatti riscontrabili in molti romanzi e varie serie televisive a firma di Camilleri, vuole promuovere il valore umile della sicilianità di fronte al successo artistico e il valore umano, quasi fraterno, tra due uomini, padri dei loro primogeniti omonimi Federico e Andreina, mantenendo alle loro vecchie promesse, prima ancora che tra due scrittori di diversa fama che né il successo né la vita sono stati in grado di separare.
Lo stesso Cassisi ha inteso concludere così la presentazione: “Questo libro dà l’idea di rievocare un passato con l’aiuto della parola, della dolcezza e della gentilezza e l’unico mezzo che ci fa da ruffiano, dice Hoefer, è il telefono. Da qui un’amicizia gelosa, raccontata al passato remoto per circoscriverla in un determinato limite di tempo, gli anni ’50 a Porto Empedocle. Uno scrigno di ricordi che Hoefer ha aperto solo per farcelo vedere per poi richiuderlo e ricustodirlo tra loro e per sé”.
Alessandra Peluso
 
 

Il Giornale, 24.10.2016
Nuove serie targate Camilleri (ma Montalbano non c'entra)
Palomar insieme alla Rai sta progettando nuove fiction tratte da altri romanzi del noto scrittore: Passione, amore e cronaca sono gli elementi su cui si baseranno le puntate

Camilleri, ma non Montalbano. Per i lettori appassionati dello scrittore siciliano è in arrivo un bel regalo.
La Palomar, casa di produzione della fortunata serie del commissario di Vigata, insieme alla Rai sta progettando nuove fiction tratte da altri romanzi e racconti del prolifico autore. L'annuncio di quello che si potrebbe intitolare «Il romanzo di Vigata» è stato fatto durante gli incontri del Mia, il Mercato internazionale dell'audiovisivo che si è svolto nel weekend a Roma all'interno della Festa del cinema, una manifestazione che al suo secondo anno ha richiamato con successo operatori e produttori televisivi da tutto il mondo. La Palomar, hanno spiegato il produttore Max Gusberti e il presidente Carlo Degli Esposti, sta scegliendo con Camilleri su quali titoli puntare. Si sta pensando a due serie: una tratta dai romanzi storici e l'altra dai racconti più leggeri, ma non c'è una divisione rigida e i titoli si potrebbero mischiare. La produzione della prima stagione dovrebbe cominciare nel 2017 con messa in onda nel 2018, previa approvazione da parte della Rai, una pura formalità visto il successo planetario di Montalbano (di cui sono in produzione quattro puntate).
Tra i romanzi storici potrebbero essere scelti La concessione del telefono o Il birraio di Preston (anche se è complesso da realizzare), oppure altri libri come Un filo di fumo, La strage dimenticata, La stagione della caccia, La mossa del cavallo. «Da anni stiamo pensando a questo progetto - ha spiegato Gusberti - ma ci sono state difficoltà a causa degli alti costi. Ora stiamo andando avanti. Passione, amore e cronaca sono gli elementi su cui si basano le puntate, quel mix di storia e quotidianità uniti all'ironia e alla fantasia cui ci ha abituati Camilleri che sa raccontare la Sicilia, e la vita, come nessun altro». E chissà che Luca Zingaretti non sbuchi fuori da qualche parte.
Laura Rio
 
 

Mentelocale, 24.10.2016
BookCity Milano 2016. Da Sepúlveda a Saviano: più di mille eventi
Quinta edizione della rassegna dedicata a libri e lettura. Tra gli ospiti anche Baricco, Camilleri, Aldo Giovanni e Giacomo e Clara Sánchez. Dal 17 al 20 novembre

In attesa delle prima edizione di Tempo di Libri, il primo primo salone dell'editoria del capoluogo lombardo (in programma dal 19 al 23 aprile 2017), da giovedì 17 a domenica 20 novembre, torna BookCity Milano, la manifestazione dedicata al libro e alla lettura che coinvolge decine di location dislocate in tutta la città. Tutti gli appuntamenti di BookCity sono ad ingresso gratuito fino ad esaurimento posti (salvo alcuni workshop e mostre indicate sul calendario ufficiale).
[...]
Ma sono davvero molte le occasioni per incontrare i più noti scrittori italiani ed internazionali.
[...]
E ancora [...], Andrea Camilleri, [...].
[...]
Simone Zeni
 
 

ANSA, 24.10.2016
Camilleri e Gregoretti al Massimo riabilitano Gatto e Volpe
Dal 25 al 30 ottobre un processo sul Pinocchio (mal)visto

Palermo - Stanchi della cattiva reputazione cui sono stati condannati da Carlo Collodi, il Gatto e la Volpe chiedono che, attraverso un processo, la loro posizione nella favola di Pinocchio sia riabilitata. Da questo spunto nasce Pinocchio (mal)visto dal gatto e la volpe, l'opera lirica multimediale scritta e interpretata da Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti, nei panni della Volpe e del Gatto, che propone un punto di vista insolito sulle vicende narrate nella favola di Pinocchio.
Lo spettacolo andrà in scena da domani 25 ottobre fino al 30 ottobre al Teatro Massimo di Palermo (domani alle 11.30, mercoledì, 26 giovedì 27 e venerdì 28 alle 9.30 e alle 11.30, sabato 29 e domenica 30 alle 11.30). Libretto di Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti, musica di Lucio Gregoretti, regia del collettivo Shorofsky, supervisione di Francesco Prisco, scene e costumi di Alessandra Traina. Orchestra e Coro del Teatro Massimo, direttore Michele De Luca, maestro del Coro Pietro Monti.
 
 

La Sicilia, 24.10.2016
Lo studio. Dal 26 un convegno a Palermo per parlare di onomastica e letteratura. Tavola rotonda, il 28, con Silvana Grasso, Evelina Santangelo e Felice Cavallro. Spazio ai personaggi degli scrittori siciliani, dal Malpelo verghiano alla Rosalia di Consolo che in “Retablo” presenta uno degli incipit onomastici più belli della nostra letteratura
Un nome, un’opera

A partire dagli anni Ottanta, grazie all'opera di Bruno Porcelli, si è sviluppato in Italia un settore di studi onomastici molto originale, che riguarda i nomi di persona e di luogo nelle opere letterarie antiche e moderne. In senso più ampio, l'onomastica letteraria ingloba anche lo studio dei nomi nelle opere cinematografiche e musicali.
Per quest'anno Palermo è stata scelta come sede dell'annuale Convegno di Onomastica e Letteratura promosso da ventuno anni dall'associazione omonima che ha sede presso l'Università di Pisa. A partire da giorno 26 ottobre, sino a giorno 29, sarà possibile seguire gli interessanti lavori che riguarderanno tre filoni distinti: l'onomastica nella letteratura siciliana, l'onomastica shakespeariana, il nome e la follia. Numerosi e autorevoli i contributi, di docenti italiani e stranieri.
[...]
Che alle spalle della scelta onomastica vi siano assonanze, idiosincrasie o suggestioni personali, lo rivela uno degli autori più prolifici della nostra letteratura recente, Andrea Camilleri, anche lui tra gli autori analizzati durante il Convegno, insieme a Lucio Piccolo, Stefano D'Arrigo, Gesualdo Bufalino, Giuseppe Maggiore, Domenico Seminerio, Federico De Roberto, Antonio Veneziano e il repertorio favolistico raccolto da Giuseppe Pitrè.
[...]
Roberto Sottile (Prof. di Linguistica italianistica Università degli Studi di Palermo)
 
 

Sololibri.net, 24.10.2016
La cappella di famiglia e altre storie di Vigata - Andrea Camilleri

Nella Collana La Memoria di Sellerio è appena uscito il volume “La cappella di famiglia e altre storie di Vigàta” (2016), quarto volume delle Storie di Vigàta del Maestro siciliano Andrea Camilleri, nato a Porto Empedocle nel 1925.
Otto racconti (Il duello è contagioso, La cappella di famiglia, Teresina, Il palato assoluto, La rettitudine fatta persona, Il morto viaggiatore, Lo stivale di Garibaldi e L’oro a Vigàta), sei dei quali inediti, in un arco cronologico che va dal 1862 al 1950 che si leggono come un unico romanzo, protagonista Vigàta, borgo immaginario, luogo ancestrale e dell’anima del grande narratore.
Vigàta è descritta come borgo animato da strani accadimenti, da personaggi percorsi da passioni violente e assolute, forte di un panorama d’incomparabile bellezza, simbolo e specchio deformante degli eterni vizi del popolo italiano.
Il duello è contagioso se tutto ha inizio il 2 di marzo 1912 a novecento chilometri e passa da Vigàta e precisamente a Roma, capitale del Regno d’Italia, dentro a
“’na squallita cammaruzza di un albirguzzo a ure, chiamato Rebecchino”.
Qui il barone Paternò, tenente di cavalleria che faceva la bella vita e assai conosciuto per le sue prodezze, pugnalò a morte, in seguito “a ’n’azzuffatina furibonna”, la sua amante che lo voleva abbandonare per sempre dopo due anni di amore disperato e travagliato assai. Il fatto di sangue finì sulle prime pagine di tutti i giornali, perché la morta era la bellissima contessa Giulia Trigona di Sant’Elia, sposata e madre di due figli prima dama di compagnia della corte di Sua Maestà la Regina Elena. Quindi lo scandalo aveva gettato legna sul fuoco sulla mai terminata guerra tra monarchici e repubblicani. Perché due persone così altolocate s’incontravano in un albergo della Capitale del Regno così, “fituso”? Si domandava don Vincenzo Paglia terminato di leggere il giornale all’interno del circolo di Vigàta. Era logico che se il “fattaccio” fosse capitato al Grand Hotel, il direttore non avrebbe subito chiamato i carabinieri ma, sapendo chi era la contessa, avrebbe avvertito per prima la corte, la quale si sarebbe comportata con la dovuta discrezione, sosteneva don Vincenzo a don Agatino Cipolla. In quel fatale momento era entrato nella sala del circolo il colonnello Anselmo Capatosta. L’ufficiale aveva la faccia arrabbiata e “l’occhi ’nfuscati”. Monarchico incallito, da quando era scoppiato lo scandalo non riusciva a pigliare sonno. Intuendo di cosa parlavano i soci, “li taliò torvolo”, batté i tacchi, si “’mpalò sull’attenti”, dicendo:
“Signori mi corri l’obbligo d’avvirtirivi che non tollero nel modo cchiù assoluto che in mia prisenzia s’ammanchi di rispetto a Sò Maistà la Rigina d’Italia”.
Nel concitato scambio di opinioni riguardante la moralità delle dame di compagnia della Regina, aveva preso parte anche don Michele Piazza che aveva ricevuto “’na timpulata ’n facci” dal colonnello Capatosta.
“Di quello che ha detto mi darà soddisfazione”. “L’avrà” rispose don Michele, ammollando “un càvucio nei cabasisi” all’ufficiale. “Alea iacta est”. “Il dado è tratto”.
Il guanto di sfida era stato lanciato “e raccogliuto”.
Alessandra Stoppini
 
 

NewTuscia, 24.10.2016
“Camilleri Ad Alta Voce 2.0” – Il ritorno

Viterbo – Secondo appuntamento con “Camilleri ad alta voce 2.0”. Giovedì 27 ottobre alle ore 17:30 presso la Sala Cardarelli della Biblioteca Anselmi di Viterbo, Viale Trento n. 18/E, Antonello Ricci e Pietro Benedetti si cimenteranno col racconto del libro “Il Sonaglio”, di cui vi diamo qui di seguito un assaggio:
“Nelle masserie, una narratrice, continua a raccontare storie di metamorfosi. Ragguaglia su Giove, che si fece cigno per Leda e su Pasifae, che si fece montare da un toro. Il pastore Giurlà approda in una prateria. Si immerge e galleggia nell’erba o nelle acque sciapide di un lago. Sente l’allarme dei sensi. E cerca calore nel pelliccione di una capra, tra una musata e una sgroppata…..”
Ricordiamo che questa iniziativa rientra nelle attività di autofinanziamento che questa sezione attua per garantire la continuità dei servizi a favore dei non vedenti. L’ingresso ha il costo di € 10,00 e comprende la partecipazione all’evento, e il libro “Il Sonaglio”.
Ringraziamo infine il Presidente del Consorzio Biblioteche della Provincia di Viterbo, Dr. Paolo Pelliccia, per la sua disponibilità.
Il terzo appuntamento è previsto per il 24 novembre, alle ore 17:30 con il libro “La rizzagliata”.,
Vi aspettiamo!
Gaetano Alaimo
 
 

Liveunict | Magazine sull'Università di Catania, 24.10.2016
La Sicilia lettararia attraverso gli occhi di un fotografo, intervista a Giuseppe Leone

“Sicilia tra luce e parola” è stata la mostra fotografica di Giuseppe Leone, curata da Carmelo Nicosia e allestita nella città di Taormina in occasione del Taobuk, ma dietro alla luce e alle parole in mostra si celano alcuni rapporti d’amicizia che hanno legato il fotografo ragusano ad alcuni dei nomi più importanti del panorama culturale siciliano. Giuseppe Leone, infatti, nei suoi scatti non solo ha racchiuso alcuni dei personaggi più illustri della Sicilia, ma nelle sue fotografie ha fermato i gesti, anche più spontanei, di coloro che nel tempo sono diventati degli amici.
In un’intervista a proposito del legame che intercorre tra la letteratura e le sue foto ci racconta cosa significa guardare con gli occhi di un fotografo e della sua amicizia con la famiglia Sellerio, Sciascia, Bufalino, Consolo, Camilleri e Bonaviri.
[...]
2. A proposito della mostra “Sicilia tra luce e parola”, allestita a Taormina, cosa può dirci?
In occasione della mostra, presentavo il libro “Storia di un’amicizia” (Postcart) legato ai tre grandi letterati siciliani Sciascia, Bufalino e Consolo e agli editori Sellerio, per questo l’ho voluta incentrare su quelli che oggi sono chiamati “parchi letterari”, ma che non sono altro che luoghi della memoria e dei personaggi. Quando parlo di Pirandello parlo del Caos, inutile orientarsi nella casa di Pirandello ricostruita solo per fini turistici. Pirandello all’interno della mostra è inserito attraverso un’immagine che racchiude il mare in lontananza, la terra, il pino originale che si bruciò con un fulmine e il cippo con le ceneri. Questi elementi sono la testimonianza del modo in cui gioco con la memoria. Alcune delle immagini sono legate al suo territorio e a lui ho avvicinato anche la figura di Andrea Camilleri, soprattutto quando si parla di Ràbbato. Il percorso letterario all’interno delle mie fotografie prosegue con i luoghi del Verismo e, dunque, con Verga, Capuana e De Roberto, ciascuno importante per la lettura del territorio.
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4. Lei è stato molto legato alla casa editrice Sellerio. Il vostro non è stato soltanto un connubio lavorativo, ma siete stati legati anche da un’amicizia profonda. Com’è iniziata questa collaborazione?
Nel libro che ho presentato la scintilla parte con Elvira ed Enzo Sellerio. Dopo le mie esperienze antropologiche alla Casa Museo Antonino Uccello e altri lavori sono approdato alla casa editrice Sellerio. Enzo mi mandò a chiamare perché aveva visto delle mie fotografie e perché voleva fare una pubblicazione che poi uscì con il titolo “La pietra vissuta”, il cui testo lo fece il famoso filosofo del paesaggio Rosario Assunto. Quando entrai nella casa editrice Sellerio entrai diciamo con questa richiesta e uscì fuori questo bellissimo libro che, oggi, non esiste più perché si è esaurito. Poi Enzo ed Elvira sono morti e hanno lasciato agli eredi Camilleri, la cui fama ad ogni pubblicazione era l’angustia terribile che assillava Consolo perché, quando usciva un suo libro elaborato e con una scrittura particolare, non aveva lo stesso successo di Camilleri e andava su tutte le furie, io gli dicevo: “Enzo, ma cosa te ne importa?”. Lui aveva un carattere molto teso. Erano scrittori di grandissima qualità, ma tutti e tre diversi ed Enzo Consolo aveva questo che lo tormentava.
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Agrippina Alessandra Novella
 
 

Teatro Massimo
Il Pinocchio (mal)visto dal gatto e la volpe
Dal 25 al 30 ottobre 2016
Sala Grande
Opera multimediale con Andrea Camilleri (la Volpe) e Ugo Gregoretti (il Gatto).
Testo di Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti
Musica di Lucio Gregoretti
Direttore Michele De Luca
Regia Collettivo Shorofsky
Supervisione Francesco Prisco
Scene e costumi Alessandra Traina
Con la partecipazione in video di Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti
Una produzione Teatro Massimo in collaborazione con Teatro Bellini di Catania
Nuova commissione della Fondazione Teatro Massimo
Coproduzione della Fondazione Teatro Massimo, del Teatro Bellini di Catania e dell'Orchestra Sinfonica della RAI.
Cast
Il Professor Ugo Gatto Ugo Gregoretti
Il Dottor Andrea Volpi Andrea Camilleri
Pinocchio Veronica Di Salvo, Aurora Marchese
Pinocchio adulto Piotta
Il Presidente Orango Francesco Pittari
Avvocato accusa Italo Proferisce
Avvocato difesa Natasa Katai
Il Dottor Corvo, Il Pescatore verde, Melampo, Il Serpentone Giuseppe Esposito
Il Dottor Civetta, Fata Turchina, La Lumaca, Usciere del Tribunale Alice Sunseri
Il Dottor Grillo, Alidoro Andrea Schifaudo
Orchestra e Coro del Teatro Massimo
Maestro del Coro Piero Monti

Highlights
“Buongiorno, siamo il Gatto e la Volpe e abbiamo informazioni incredibili su Pinocchio e i suoi compari Grillo e Fatina, cose incredibili, cose inenarrabili....”
Così inizia il Pinocchio raccontato da due terribili e misere figure quali il Gatto e la Volpe (alias Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti).
Stanchi della cattiva reputazione a cui sono stati condannati da Carlo Collodi, il Gatto e la Volpe chiedono che, attraverso un processo, la loro posizione nella favola di Pinocchio sia riabilitata. Da questo spunto nasce Pinocchio (mal)visto dal gatto e la volpe, l’opera multimediale per ragazzi scritta e interpretata da Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti, nei panni della Volpe e del Gatto, che si propone di cercare un punto di vista insolito sulle vicende narrate nella favola di Pinocchio.
Ambientata in un’aula di tribunale popolata di animali, la messa in scena si compone dell'interazione continua tra il palco e un grande schermo da cui si affacciano il Gatto Gregoretti e la Volpe Camilleri che cercano di convincere i presenti della propria buona fede. Con l’utilizzo di animazioni digitali e il riferimento a elementi contemporanei, lo spettacolo ripercorre alcuni momenti salienti della fiaba di Collodi. In una narrazione che mantiene il tratto surreale del racconto originale, la tensione dell’opera è alimentata dalla possibilità che la ricostruzione dei fatti proposta dal Gatto e dalla Volpe sia verosimile.
Sulla scena, un’aula di tribunale che ospita il processo: un giudice Orango e due avvocati animano il racconto chiamando a testimoniare alcuni degli animali presenti nel libro. Si susseguono le testimonianze dei protagonisti fino all'entrata in scena di un Pinocchio decisamente inedito: a vestire i panni del burattino è il musicista romano Piotta che, a tempo di rap, racconta la sua esuberante versione dei fatti.
Sullo schermo, la presenza di Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti fa da contrappunto all’azione scenica, talvolta assecondandola, talvolta disturbandola. Con elementi di animazione grafica vengono evocati aneddoti tratti dalla favola e costruiti ambienti e suggestioni in cui agiscono il Gatto e la Volpe.
In questa continua dialettica fra palco e schermo, finzione e realtà, verità e bugia, prende vita un crescendo allegro e visionario destinato a culminare in un rocambolesco finale a sorpresa.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.10.2016
Il Gatto e la Volpe processati in teatro

Che succede se il professore Ugo Gatto e il dottore Andrea Volpe, (alias Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri?), stanchi della cattiva fama imposta loro da Collodi, si siedono in tribunale e fanno di tutto per ribaltare la favola di Pinocchio? Accade che una sfilza di animali, avvocati e personaggi reali si avvicendino e curiosamente, porti il proprio punto di vista sui due famosi imbroglioni del romanzo, in uno spettacolo nato per ragazzini dai 6 ai 12 anni, ma godibile anche dagli adulti.
Dopo il debutto di aprile, da stamattina torna in scena al teatro Massimo alle 11,30 "Pinocchio (mal)visto dal gatto e la Volpe", opera multimediale scritta e interpretata (in video) da Gregoretti e Camilleri e in scena da un cast di attori-cantanti. Le musiche sono del figlio del critico, Lucio Gegoretti, l'Orchestra e Coro del Massimo sono diretti da Michele De Luca e la regia è firmata dal Collettivo Shorofsky composto da Filippo e Vanni Trentalance e da Valentina Farinaccio.
La storia racconta del tentativo del Gatto e della Volpe di convincere i presenti della loro buona fede, in un'aula di tribunale, presieduta dal giudice Orango (in scena Francesco Pittari), e animata dall'avvocato dell'accusa (Italo Proferisce) e dalla difesa di Natasa Katai. Saranno loro a introdurre la sfilza di testimonianze degli animali presenti nel romanzo, tra cui il dottor Corvo, Melampo, il Serpentone (interpretati da Giuseppe Esposito), la faina, la Lumaca, la Civetta e la fata Turchina di Alice Sunseri. Sullo schermo, la presenza di Gregoretti e Camilleri fa da contrappunto all'azione scenica, la asseconda o la disturba, e lo spettacolo ripercorre i momenti salienti della fiaba tra animazioni digitali e riferimenti contemporanei.
«Il direttore artistico del Massimo Oscar Pizzo ci ha proposto la presenza di Camilleri e Gregoretti insieme sul palco e questo era possibile solo in video- racconta Filippo Trentalance- e così abbiamo inventato una location scherzosa, un processo sui generis in cui i due, ormai invecchiati e male in arnese, si trovano all'interno di una catapecchia a raccontare la loro versione di Pinocchio, perché per loro Collodi non ha detto proprio tutta la verità. Un esempio? In realtà a loro stava a cuore l'educazione di Pinocchio, e hanno fatto di tutto per restituirgli le monete trovate, ma il bambino era scappato via per cercare Geppetto e la storia poi aveva preso un altro corso. Da autori, Gregoretti e Camilleri, spiritosi e briosi come sono, hanno costruito l'intera architettura dello spettacolo con grande partecipazione». Tutto si risolve con un incantesimo e poi con un piccolo salto nel futuro, perché Pinocchio adulto sarà il rapper Piotta. «E così quella che finora era stata un'opera diventa un momento di rap, di arte multimediale».
I biglietti vanno dai 5 ai 12 euro, repliche fino al 30.
Laura Nobile
 
 

L'agone, 25.10.2016
Manziana, quattro incontri con una autore e la sua opera

Un pomeriggio piovoso di ottobre in compagnia di Andrea Camilleri e di Montalbano. È il primo di quattro incontri ravvicinati con un autore e la sua opera, organizzati dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Manziana presso l’Aula Consiliare, a partire da giovedì 20 ottobre, con ingresso gratuito.
Grazie alla lettura e all’analisi della professoressa Paola Fontana, i partecipanti potranno rilassarsi con alcuni dei testi narrativi più noti e stimolanti della letteratura italiana e straniera, sarà aperto uno spazio dedicato agli interventi, per riflettere sull’opera e ascoltare i vari punti di vista. In Italia il racconto poliziesco assume dei tratti tutti propri: il termine “Giallo”, dal colore della copertina, si deve alla collana “I Libri Gialli”, ideata da Lorenzo Montano e pubblicata in Italia da Arnoldo Mondadori a partire dal 1929. Dal secondo dopoguerra in poi, in particolare, dagli anni Ottanta ad oggi, il Giallo si è intrecciato sempre di più con tematiche esistenziali, sociali, storiche e politiche. Il tipico investigatore dei romanzi italiani fa parte del mondo delle forze dell’ordine.
Su questa scia non può essere trascurato il grande successo riscosso in Italia, a partire dagli anni novanta, dalla serie di gialli di Andrea Camilleri che hanno come protagonista il commissario Montalbano, successo replicato e amplificato dalla fortunata serie televisiva. L’inconsueta ma suggestiva ambientazione nella piccola provincia siciliana, l’ironia sottesa nel testo e l’umanità dei personaggi, oltre ai raffinati intrecci polizieschi, che tuttavia non perdono mai di vista uno sfondo sociale ben delineato, sono certamente gli elementi che ne hanno determinato il successo.
Il colpo di genio di Camilleri tuttavia è il sapiente uso della lingua: i romanzi sono caratterizzati da un italiano fortemente contaminato con elementi del dialetto siciliano. Montalbano è un personaggio contraddittorio, dotato di grande intuizione, ma anche di difetti umani come la gelosia verso il proprio lavoro, e spesso è pieno di dubbi.
I successivi tre appuntamenti sono previsti per il 17 novembre alle ore 17.30, con l’intrigante e intramontabile romanzo “Il nome della rosa” di Umberto Eco, “La donna del tenente francese” di John Fowles e a febbraio, nelle pagine delle “Memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar, per scoprire la storia di un imperatore romano.
Alessia Rabbai
 
 

La Sicilia, 25.10.2016
Il mondo cattolico si è interfacciato con la sua opera
Rileggere l’eredità di Sciascia, eretico intransigente

Esistono letture politiche della produzione letteraria sciasciana e letture politologiche e giuridico-politiche dell’attività parlamentare di Leonardo Sciascia (1921-1989), scritte soprattutto da chi non ha formazione giuridica né propriamente politologica (buon ultimo fu, solo poco tempo addietro, Andrea Camilleri, che ebbe una polemica pubblica con Vincenzo Consolo, vero e legittimo erede di una certa figura della cultura siciliana, proprio sull’eredità sciasciana dell’intellettuale impegnato).
[...]
Domenico Bilotti
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 26.10.2016
Ottant'anni di arte drammatica la meglio gioventù del teatro
La Silvio D'Amico festeggia il compleanno con i ministri Franceschini e Giannini Riforma per il corso che passa a cinque anni

Festa per la cara amica Accademia, ieri al teatro- studio Eleonora Duse, con le presenze istituzionali del Ministro Franceschini e del Ministro Giannini, con una lettera di saluto di Glauco Mauri, una proiezione di auguri inviati da Andrea Camilleri e Gianrico Tedeschi, foto di molti ex allievi e ressa di tanti nuovi allievi e diplomati. Compie 80 anni, e dà segni di ulteriore mutamento, di evoluzione, l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico".
[...]
Rodolfo Di Giammarco
 
 

La Repubblica, 26.10.2016
Quando i grandi del teatro andavano a scuola: gli 80 anni dell'Accademia "Silvio d'Amico"


Elena Stancanelli - Il cerchio e il triangolo di Pirandello - regia Camilleri 1991 (Foto Tommaso Le Pera)


Emma Dante - Il cerchio e il triangolo di Pirandello - regia Camilleri 1991 (Foto Tommaso Le Pera)

Ottant'anni e li porta bene. E' l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico", che dal '36 ha laureato generazioni di protagonisti del cinema e del teatro italiano, attori come Anna Magnani, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Tino Buazzelli, Monica Vitti, Ilaria Occhini, Gian Maria Volontè, Umberto Orsini, Roberto Herlitzka, Carlo Cecchi, Giancarlo Giannini, Michele Placido, Massimo Popolizio, Sergio Rubini, Michele Riondino, Luca Marinelli, registi come Luigi Squarzina, Giorgio De Lullo, Luca Ronconi, Mario Missiroli, Carmelo Bene, Gabriele Lavia, Ferzan Ozpetek, Emma Dante, e perfino lo scrittore Andrea Camilleri. La scuola festeggia il compleanno con una serie di iniziative: la più importante il progetto di diventare corso universitario, con il triennio e poi il biennio per i master e di creare una compagnia dei giovani dell'Accademia per i neo diplomati. Lo hanno annunciato il neo-Presidente dell'Accademia Salvatore Nastasi, il direttore Daniela Bortignoni, il Ministro del Miur Stefania Giannini equello del Mibact Dario Franceschini e il presidente della SIAE Filippo Sugar.
Anna Bandettini
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 26.10.2016
Il teatro di Enna tra Camilleri e Capossela

Il teatro Garibaldi di Enna presenta la sua prima produzione, "Lingua di cane" diretto da Giuseppe Cutino, coproduce una versione de "Le troiane" per la regia di Matteo Tarasco, e lancia l'iniziativa del "diritto di replica". "Abbiamo chiesto alle compagnie di aggiungere in corsa una replica, in base alla risposta del pubblico", dice il direttore del Garibaldi Mario Incudine.
[...]
In programma anche "Il casellante" di Camilleri, messo in scena da Giuseppe Dipasquale, con il padrone di casa, Mario Incudine, protagonista accanto a Moni Ovadia e Valeria Contadino.
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 26.10.2016
La Notte di zucchero al teatro Politeama

Torna "La notte di zucchero", la serata che mira a restituire alla città la Festa dei Morti: martedì 1 novembre al Teatro Politeama torna la nonstop nata da un’idea dell'attrice palermitana Giusi Cataldo. Dalle 10 in poi sono previsti laboratori e attività per i bambini e dalle 20.30 in poi performance teatrali con il coinvolgimento di attori, autori e musicisti, con ingresso gratuito.
[...]
Dalle 20 alle 23, con ingresso gratuito, sono previste performance in ogni angolo del Teatro, di numerosi attori, che reciteranno sulla base di testi, molti dei quali scritti appositamente per Notte di Zucchero, di scrittori e giornalisti. Nel teatro si aggireranno i “Morti di Zucchero” che aiuteranno il pubblico a individuare gli spazi del teatro in cui in simultanea si svolgeranno le performance. I testi sono di Andrea Camilleri, [...]. Gli attori/performer sono [...] Valeria Contadino, [...].
 
 

La Repubblica, 26.10.2016
L’amaca

Condivido quello che ha detto dalla Gruber, a proposito di Renzi, l'editorialista del "Fatto quotidiano" Antonio Padellaro. Ha detto (riassumo) che un vero leader dovrebbe unire un Paese, non spaccarlo in due. Vero, il grande difetto di Renzi è esattamente quello, la sua incapacità caratteriale e politica di portare a sintesi punti di vista differenti.
Subito dopo, però, mi sono chiesto quali sono, in Italia, i leader non divisivi. [...] A meno di candidare a Palazzo Chigi il Papa (comunque malvisto dai cattolici tradizionalisti) o Andrea Camilleri (comunque malvisto dagli autori di noir meno fortunati ), di leader "non divisivi" non se ne vede l'ombra. [...]
Michele Serra
 
 

France 3 Provence-Alpes - Mediterraneo, 27.10.2016
La Sicile d'Andrea Camilleri
Revoir Mediterraneo du samedi 29 octobre

Cette semaine, Mediterraneo fait la part belle aux livres et à l’écriture.
En Italie, nous rencontrerons Andrea Camilleri, le créateur du célèbre commissaire Montalbano.
[...]
Thierry Pardi
 
 

Telkác.sk, 27.10.2016
Komisár Montalbano
Jednotka | 02:20 - 03:55 sobota 12. november
Pôvodný názov: Il commissario Montalbano
Dlžka: 95 minút
Rok: 1999

Komisár Montalbano je typ nekonvencného policajtov, sympatáka. Je odhalený aj jeho súkromný život a prtažlivé prostredia Sicília dodáva deji typickú taliansku "štavu".
 
 

ViterBox, 27.10.2016
"Camilleri ad alta voce 2.0" con la Banda del Racconto

Secondo appuntamento con “Camilleri ad alta voce 2.0”. Dopo il bel successo dell’incontro settembrino, nuova lettura pubblica consacrata alle storie del narratore di Porto Empedocle. Giovedì 27 ottobre (ore 17.30) presso la sala “Cardarelli” della biblioteca “Anselmi” di Viterbo (viale Trento n. 18/E), Antonello Ricci e Pietro Benedetti della Banda del Racconto si cimenteranno col romanzo di ambientazione bucolica “Il Sonaglio”
Tuscia Eventi
 
 

TV2000, 28.10.2016
Retroscena – i segreti del teatro, viaggi nelle {cre}azioni. Un programma di Michele Sciancalepore, in onda il martedì in seconda serata

Quarta puntata di ‘Retroscena’ all’insegna di un teatro che ci interroga con domande ineludibili: «Siamo in grado di apprezzare la bellezza? Sappiamo ancora partecipare attivamente all’evento artistico? Conosciamo il valore della comunità?».
[...]
Protagonista della seconda parte di puntata un’altra icona della pittura di tutti i tempi: Caravaggio. Tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, adattato per la scena dal drammaturgo Gian Maria Cervo lo spettacolo che vi proporremo ‘Il colore del sole’ alterna la vita del grande Michelangelo Merisi e le ricerche sullo stesso Caravaggio compiute da Andrea Camilleri sulla base di alcune carte rinvenute del Maestro. Cosa si nasconde dietro i suoi particolari tagli di luce, dietro la sua visione oscura che rivoluzionò la pittura traghettando questa arte verso un realismo mai visto prima? Andrea Camilleri, interpretato da Alessio Di Clemente, e gli spettatori dovranno sciogliere questi quesiti muovendosi tra le pieghe di una scrittura teatrale complessa che mescola romanzo di avventura e spy-story e vede la contemporanea presenza, tra l’altro, di attori in carne ed ossa e videoproiezioni.
[...]
 
 

NewTuscia, 28.10.2016
Uici Viterbo, secondo appuntamento con Camilleri ad alta voce

Viterbo – Giovedì 27 ottobre presso la Sala Cardarelli della Biblioteca Consorziale di Viterbo, si è tenuto il secondo appuntamento del ciclo di eventi “Camilleri ad Alta voce 2.0”.
Questa volta Antonello Ricci e Pietro Benedetti si sono cimentati con il libro “Il sonaglio”, un racconto in cui emerge la vena fortemente lirica di Andrea Camilleri, in cui l’amore è narrato a tutto tondo, anche nelle sue declinazioni apparentemente più complesse.
Gli ascoltatori sono rimasti affascinati da una scrittura lieve ma mai banale, che i due guitti della “Banda del Racconto” hanno saputo, come al solito, molto bene interpretare.
In attesa del prossimo incontro, previsto per giovedì 24 novembre alle ore 17,30, con la lettura del libro “La Rizzagliata” , ringraziamo di cuore tutti coloro che hanno partecipato.
Il Presidente Provinciale UICI Viterbo
Dominici Elena
Emanuela Colonnelli
 
 

La Repubblica, 28.10.2016
Detective, tradimenti e indagini tra fiction e realtà

[...]
Rassicurante comunque che digitando Italian Detective su Wikipedia ai primissimi posti rimanga la voce in inglese su Montalbano.
Antonio Dipollina
 
 

29.10.2016
Il re di Girgenti

Venerdì 2 dicembre alle 21:15, al Teatro Comunale Mario Spina di Castiglion Fiorentino (AR) (via Trieste, 7), torna in scena la versione per marionette de "Il re di Girgenti", scritta, diretta e interpretata da Massimo Schuster e Fabio Monti.
Verrà poi presentata la versione in lingua francese dello spettacolo, che andrà in scena giovedì 5 e venerdì 6 gennaio 2017 alle 20:45 a L’Estive - Scène Nationale de Foix et de l’Ariège (20 Avenue du Général De Gaulle, 09000 Foix - Francia).
 
 

France 3 Provence-Alpes - Mediterraneo, 29.10.2016
Montalbano je suis
[Con la partecipazione di Serge Quadruppani, NdCFC]


Mediterraneo du 29 octobre 2016 di france3provencealpes

Yannick Aroussi, Sylvie Garat, Philippe Hervé
 
 

La Stampa - TTL, 29.10.2016
Cent’anni di racconti da Vigata nell’ultima raccolta di Andrea Camilleri, tra Pirandello e Garibaldi
Lo stivale di Garibaldi fu la culla di Pirandello
Andrea Camilleri, «La cappella di famiglia», Sellerio, pp. 319, € 14

Racconti di quindici anni. «La cappella di famiglia» e altre storie di Vigàta. Un ventaglio di «tranche de vie» lungo un secolo o quasi, dal 1862 al 1950. «Uno spinaio di furfanterie, sgangheratezze, deliramenti, e intrichi d’amore: un intreccio di balordaggini pubbliche e di magnifiche stolidezze private» come Salvatore Silvano Nigro riassume il mondo, «per essiri ancora cchiù precisi», di Andrea Camilleri.
Fra l’altro, Camilleri coglie l’occasione di rinnovare l’omaggio a Pirandello, attraverso «Lo stivale di Garibaldi», ovvero la «cronaca» delle onoranze riservate alla venerata reliquia. Nel corso della processione in una isolana via Atenea, accadde che «l’ex luogotenenti Ricci-Gramitto ha prisintato sò soro Caterina a un compagno d’armi calibardino che si chiama Stefano Pirandello. I dù si fanno’mmidiata simpatia...[...]. ’Na poco d’anni appresso, dal matrimonio di Caterina e Stefano nascirà Luigi Pirandello».
Il Nobel e altre siciliutidini, componendo via via un museo d’ombre, un girotondo di anime perse e no, tra fatti di sangue, matrimoni, golosità, miserie, nobiltà, mussoliniane comparsate, vagiti e funerali... Inesauribile Vigàta...
Luca Antini
 
 

La Sicilia, 29.10.2016
«Il mio atto d'amore per lo Stabile di Catania"
Leo Gullotta, cachet di un euro "per dare una mano di solidarietà»

[...]
Lo vedremo dal 19 al 21 maggio nelle "Letture tra i miti e le pagine della Sicilia", uno spettacolo di Fabio Grossi, musiche di Germano Mazzocchetti, voce solista su prose e liriche siciliane. «Un viaggio attraverso pagine della nostra letteratura, fiabe, leggende, proiezioni con le parole di Fava e Pirandello, Sciascia, Capuana e Camilleri.»
[...]
Ombretta Grasso
 
 

Il Messaggero, 30.10.2016
L'umorismo letterario di Camilleri in otto storie dal sapore teatrale
Cliccare qui per l'articolo
Giulia Ciarapica
 
 

Il Giornale, 30.10.2016
La Rowling domina ancora ma da Vigàta...

[...]
Al terzo posto debutta invece un altro grosso calibro: Andrea Camilleri. Il suo La cappella di famiglia e altre storie di Vigàta (Sellerio) ferma l'asticella a 6.400 copie. Non un debutto strabiliante per il re dei giallisti italiani. Ma in questo caso è spiegabile. Si tratta di racconti (otto per la precisione) che coprono la storia dell'immaginario borgo di Vigàta (ispirata alla Porto Empedocle dove Camilleri è nato) dal 1862 al 1950. L'impianto è divertito e divertente. Ma non è un giallone e, si sa, i racconti in Italia non vendono... Vanno però sorvegliati attentamente: un Camilleri in ascesa e appena arrivato è quello che ha le migliori prospettive di strappare lo scettro alla Rowling, in discesa, nel corso delle prossime settimane. Ma deve riuscirci prima di Natale, perché a quel punto c'è da giurarci che il Maghetto riprenderà abbrivio.
[...]
Matteo Sacchi
 
 

Telkác.sk, 30.10.2016
Komisár Montalbano
Pôvodný názov: Il commissario Montalbano
Dlžka: 100 minút
Rok: 2005

Vyšetrování krádeže v supermarketu vlastneném mafiánskou rodinou zavede Montalbana až do vyšších pater politiky. Viníka bude potreba lovit jako vzácnou rybu a komisar k tomu použije velmi nekonvencní udicku. Nadrízení se vztekají, média provokují, ale Montalbano nehledí napravo ani nalevo. Hlavní je prece vyrešit prípad, zvlášt když mrtví pribývají.
Rovnaké podmienky
Dalšie príbehy z volného cyklu kriminálnych príbehov s hlavným hrdinom komisárom Montalbanom, nekonvencným sicílskym komisárom. Taliansko (2006).
 
 

La Stampa - TTL, 31.10.2016
La classifica di Tuttolibri dal 16 al 22 ottobre

Procede lemme lemme la discesa di Harry Potter, i suoi 100 punti ancora superano le 13 mila copie. E Camilleri, subito 3° dopo la Casati Modignani, debutta a quota 6000, mentre l’allievo Manzini, in libera uscita da Sellerio per mostrare con forza che non si vive di solo Schiavone, entra in coda agli italiani con 1500. Le 8 novelle di Vigàta confermano che i maestri del mestiere possono permettersi di raschiare il barile senza deludere, non tradiscono stile, gusto e precisione d’intreccio, anche quando scrivono in automatico e per bisogno come il Simenon 4° nei tascabili con tre rapide inchieste dell’Agenzia O.
E poi la storia che dà il titolo all’antologia è perfetta per rompere la mestizia del 2 novembre: nel cimitero vigatese va in scena una festosa sarabanda di carnali tradimenti e danarosi contrasti famigliari, gioiscono i picciliddri e pure i morti si addivirtuno. [...]
[...]
Luciano Genta
 
 

 


 
Last modified Friday, January, 13, 2023