home page




RASSEGNA STAMPA

FEBBRAIO 2017

 
Spettacoli News, 1.2.2017
Il Casellante visto al Carcano
Da Camilleri una pièce tra sicilianità e mito con musica e Moni Ovadia in sei ruoli

Il Casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine
Regia Giuseppe Dipasquale
Produzione Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano – Promo Music
A Milano al Teatro Carcano dal 25 gennaio al 5 febbraio 2017

Camilleri a teatro, ma questa volta Montalbano non c'è. In Il Casellante, tratto da un suo romanzo, ora a Milano al Teatro Carcano, c'è invece un incontro tra la tradizione siciliana e il mito ellenico. Se il secondo si evidenzia soprattutto nel finale, la tradizione siciliana traspare invece lungo tutta la pièce, che appare impregnata di sicilianità. Così, vedendola, è logico pensare all'Opera dei pupi, al cunto, alle serenate, ma anche al disonore da lavare nel sangue e alla tradizione delle barberie, meno conosciuta nel continente. Qui, come in una sorta di piccolo teatro, i musicanti si esibivano davanti agli astanti cantando, suonando e rendendo popolari le opere liriche, pur trasformate in mazurche. Nello stesso modo in epoca fascista spesso venivano trasformate le canzoni di regime.
Nella pièce tutto si fonde perfettamente - apparirebbe zoppicante senza uno di questi elementi -, intersecandosi a comporre una storia che, anche per i particolari, ben si inserisce in un'epoca. Che è quella fascista, quando gli americani sbarcarono sulle coste siciliane per liberare l'Italia.
Il protagonista de Il Casellante, Nino (Mario Incudine), avendo perso due dita non viene mandato in guerra e va invece a curare un casello ferroviario, insieme alla moglie Minica (Valeria Contadino). Il loro più grande sogno è avere un figlio. Quando, dopo lunga attesa e intervento di una mammana incoraggiante, lei rimane incinta la felicità è grande. Ma di breve durata, perché quando Nino viene temporaneamente arrestato per aver cantato “Faccetta nera” al ritmo di mazurca, a Minica succede un fatto che è riduttivo definire tragico. Non vi raccontiamo di più, per non togliere ogni sorpresa, ma è importante sapere che - niente immagini o azioni cruente - agli spettatori tutto viene raccontato con espressioni e parole che però non edulcorano i fatti. Anzi. L'importante per gli spettatori è cogliere e capire le parole, perché la lingua parlata è quella usata da Camilleri, il «vigatese», a cui Montalbano ci ha abituato. Tanti sono anche i canti che accompagnano la storia, tutti eseguiti dal vivo con le musiche originali dello stesso Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta. Se poi consideriamo lo stile di recitazione e pensiamo che gli attori ricoprono più ruoli – Moni Ovadia è il narratore ma riveste anche altri 5 ruoli - il pensiero va facilmente all'Opera dei pupi. Ecco dunque la sanguigna sicilianità che impregna tutto il lavoro.
Valeria Prina
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 2.2.2017
L'analisi
Palermo marchio da esportazione grazie a editori, registi e scrittori
La Sellerio, Emma Dante e il Massimo carte vincenti oltre confine
Un'immagine migliore di quella mostrata dalle fiction televisive

C'è un marchio Palermo costruito anno dopo anno che si "vende" facilmente oltre i confini di via Messina Marine. Un marchio culturale autoctono, cucito filo per filo dalle forze della città, artisti e istituzioni, tanto diverso da quello lussuoso ma effimero di vent'anni fa: una sorta di etichetta dop che abbraccia teatro e letteratura, che riempie gli inserti culturali dei giornali nazionali, che spicca nei cartelloni più prestigiosi e che alla fine, in qualche modo, ha contribuito al titolo di capitale italiana del 2018.
I fatti dicono che una casa editrice come Sellerio ormai piazza i suoi autori nella classifica dei libri più venduti a prescindere dall'asso pigliatutto Camilleri, che il Piccolo di Milano, massimo teatro italiano, produce il nuovo spettacolo di Emma Dante, "Bestie di scena", assieme al Biondo, che il Teatro Massimo dialoga con Zubin Mehta e con John Turturro per il suo prossimo cartellone, quello del 2018 guarda caso.
[...]
Mario Di Caro
 
 

Il Sole 24 Ore - Domenica, 3.2.2017
Il «Cunto» del casellante Nino e la Sicilia antica di Camilleri


Teatro Carcano: IL CASELLANTE. (Foto di Antonio Parrinello)

Al Teatro Carcano di Milano fino al 5 febbraio
IL CASELLANTE
Moni Ovadia Valeria Contadino Mario Incudine
Sergio Seminara Giampaolo Romania
Musiche dal vivo con Antonio Vasta e Antonio Putzu
Regia di Giuseppe Dipasquale

Nino il casellante, la moglie Minica, la loro piccola tragedia privata intrisa di passione e dolore, immersa in un grande dramma storico. Una Sicilia arcaica, comica e tragica, che porta la firma di Andrea Camilleri, la narrazione di Moni Ovadia e la regia di Giuseppe Dipasquale. Il Casellante è uno dei romanzi brevi della trilogia di Camilleri sulla metamorfosi - che comprende anche “Maruzza Musumeci” e “Il Sonaglio” - dove la donna si trasforma in albero per effetto di una maternità brutalmente negata. La trasposizione del testo in scena si è tradotta in un grande affresco, o meglio in un “cunto”, antica arte che unisce narrazione e musica (cuntare e cantare), dove il “contastorie” in questo caso è Moni Ovadia, eclettico artista, cantante e compositore, appassionato dei diletti in via d'estinzione.


IL CASELLANTE - Moni Ovadia (Antonio Parrinello)

Ovadia, che ha già portato in scena la versione siciliana de “Le supplici” di Eschilo al Teatro Greco di Siracusa, con la lingua dell'isola appare ormai a suo completo agio, non solo nella parte del narratore, ma anche nei panni dei diversi personaggi in cui si cala - e fra questi non poteva mancare la figura del barbiere, tradizionale snodo di raccolta e divulgazione di notizie della vita di paese. Siamo in un paesino immaginario della Sicilia degli anni Quaranta, tra Vigata e Castelvetrano, lungo la linea ferroviaria dove transitano i treni a scartamento ridotto. Siamo alla vigilia dello sbarco degli alleati. La storia del casellante Nino, interpretato dal bravo Mario Incudine, e di sua moglie Minica, portata in scena da un'intensa e dolente Valeria Contadino, si sviluppa fra guerra, fascismo, brutalità e disperazione. Il ritmo è scandito dalla musica dal vivo dei due musicisti, Antonio Vasta e Antonio Putzu, sui brani delle ballate a cura di Incudine, che è cantante, attore e poli-strumentista.
Lo spazio del palcoscenico diventa piazza aperta di paese, sul grande fondale si alternano i protagonisti della melopea lirica e lo spettatore, accompagnato dal possente affabulatore e dall'incedere della potente e nitida voce di Nino, s'immerge nelle atmosfere dell'isola, ne sente i profumi, i sapori e i lamenti. Se il primo tempo dello spettacolo appare forse un po' lento e macchinoso, nella seconda parte si scatena tutta la tragedia, ricca e potente. Un esperimento difficile ma alla fine ben riuscito, grazie a un cast d'eccezione, una regia esperta - Dipasquale ha già portato in scena “Il birraio di Preston” e “La concessione del telefono” dello scrittore siciliano - e quel fascino antico e sensuale di un grande scrittore come Camilleri.
Dopo la puntata milanese al Teatro Carcano, lo spettacolo sarà a Bologna, Perugia, Genova e Palermo, una tournée in Sicilia nel mese di marzo, poi il ritorno al nord con Ivrea e Brescia, per finire con Roma al Teatro Sistina (23-28 maggio).
Tiziana Montrasio
 
 

Università di Cagliari, 3.2.2017
V Seminario sull’opera di Andrea Camilleri a.a. 2016/2017

Nei giorni 22, 23 e 24 febbraio 2017 si svolgerà il V Seminario sull’opera di Andrea Camilleri, che prevede una articolata serie di iniziative, come da Programma allegato: la proposta di quest’anno, oltre agli approfondimenti dei temi letterari e traduttologici che costituiscono il filo conduttore dell’iniziativa, prevede un’incursione nel campo dell’immagine cinematografica con la proiezione del film La scomparsa di Patò e di un documentario inedito, realizzato a Cagliari nel corso dell’ultima visita dello Scrittore, in occasione del conferimento della laurea honoris causa.
È previsto un “preambolo”, nella serata del giorno 22, di cui saranno protagonisti gli studenti della Scuola media “G. B. Tuveri”, lettori del racconto Il compagno di viaggio.
Tanto nell’appuntamento del giorno 22, quanto nel successivo giorno 23, l’attore Giacomo Casti interpreterà alcuni brani tratti dalle opere di Camilleri, con l’accompagnamento musicale di Francesco Medda Arrogalla.
Il Seminario è aperto a tutti; per gli studenti dei corsi di Lettere e di Lingue e culture per la mediazione (e relative lauree magistrali) è prevista l’erogazione di 1 CFU di tipo ‘AA’ per la frequenza e l’elaborazione di una scheda di lettura relativa a un’opera camilleriana o una recensione del film o del documentario proiettati.
Gli interessati devono iscriversi sulla piattaforma Moodle 2 (moodle unica.it; Facoltà di Studi Umanistici; V Seminario sull’opera di Andrea Camilleri, docente Giuseppe Marci).
Programma seminario camilleriano 2017
Giuseppe Marci
 
 

La Repubblica, 3.2.2017
Addio a Buttitta, portò l'antropologia italiana nelle scuole internazionali
Morto a Palermo a 83 anni, fu grande amico di Sciascia ed Eco: fondò la rivista Uomo & Cultura che ispirò tre generazioni di studiosi

[...]
Grande amico di Leonardo Sciascia, di Umberto Eco e di Elvira Sellerio è stato anche un talent scout. Fu lui a intuire la grandezza di Andrea Camilleri e a convincere l'editrice palermitana a pubblicare le avventure di Montalbano.
[...]
Marino Niola
 
 

SaltinAria.it, 4.2.2017
Il Casellante - Teatro Carcano (Milano)

Dal 24 gennaio al 5 febbraio. Al Teatro Carcano di Milano debutta 'Il Casellante', opera tratta dal romanzo di Andrea Camilleri, in cui si palesano tutta la sicilianità dell'autore e la bravura della compagnia capitanata da Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine, che riescono a trasportarci in una Sicilia arcaica e paradossale giocando con le parole, la musica e la gestualità.
“Il Casellante” propone una storia ambientata a Vigata, luogo inesistente della Sicilia che oramai Camilleri ha materializzato ai nostri occhi attraverso i tanti racconti che in questo paese si snodano. Siamo negli anni del fascismo, in un paese in cui tutto ciò che accade, avviene nel negozio del barbiere. Qui la gente si incontra, parla, si confida, snocciola le questioni di ogni giorno. Lo fa parlando il vigatese, una forma dialettale unica ed originale che prende corpo attingendo dal dialetto siciliano più conosciuto e meno ostico nell'apprendimento. Ma non importa se non tutte le parole sono chiare al pubblico perché gli attori sul palco, magistrali, arrivano ugualmente allo spettatore con la gestualità, la musica, le espressioni del volto.
La storia ruota intorno a questa giovane coppia, Minica e Nino, che non riesce ad avere figli. Sarà la mammana del paese, una anziana e caratteristica “commare” del Sud, che con unguenti e credenze popolari farà in modo che il sogno si avveri: Minica resta incinta. Purtroppo però, la mala sorte è in agguato e Minica viene violata da un uomo che oltre all'oltraggio compiuto le procura la perdita del bimbo che aspetta. La vera tragedia è che Minica non potrà più avere figli. Lei impazzisce per il dolore, diventa folle e subisce una metamorfosi fisica, oltre che mentale. Rifiuta l'essere umano e cerca il contatto con la madre terra fino alla trasformazione più totale. Nino, il marito, su suggerimento del “mafioso” del paese, rispettato e onorato da tutti, compie un gesto estremo nei confronti dello stupratore. In una Sicilia surreale, antica e primitiva accade l'irreparabile, accade quello che la gente si aspetta e giustifica: l'omicidio d'onore, con modalità mafiose.
Camilleri si muove tra reale e surreale, tra senso e non senso, tra emozioni forti e risate sommesse.
Il primo tempo dello spettacolo è forse più difficile perché il pubblico deve fare i conti con una lingua difficile da comprendere: deve sforzarsi di seguire la storia, le scene, i concetti e le parole. A tratti si ride perché i protagonisti appaiono buffi, così calati nel loro ruolo fumettistico e sempliciotto di vigatesi. La parte musicale, pur spesso incomprensibile perché con forme dialettali superate da tempo, ha un grande valore catartico perché ci porta ancora di più nel cuore di una Sicilia remota e antica. Piano piano siamo quasi sulla scena con loro, cogliamo la loro prospettiva di vita, capiamo come si sentono. E' il secondo tempo che ci toglie il fiato. Non si ride più. La tragedia della violenza, della maternità negata, della metamorfosi di Minica, assoluta protagonista di elevata caratura, toglie il respiro perché urla con una tale disperazione il suo dolore da non permettere di tirare il fiato. Il secondo tempo resta dentro.
Le scene ed i costumi creano una perfetta sintonia con la storia ed i personaggi, interpretati da attori per cui ancora una volta ed ancora di più non si può non amare il teatro.
Monica Landro
 
 

Sardiniapost.it, 4.2.2017
De Mola, sceneggiatore di Montalbano: “Ecco cosa mi lega alla Sardegna”

“Salvo Montalbano è ormai una persona di casa, è come se lo conoscessi realmente, anche perché ormai sono passati la bellezza di 17 anni”. Salvatore De Mola quando racconta il commissario siciliano creato dalla penna di Andrea Camilleri lo descrive come se fosse una persona in carne ed ossa, viva e non un mero personaggio che esiste prima nelle pagine di un romanzo e poi nella fiction omonima targata Rai. Dal 2000 a oggi De Mola è, infatti, uno degli sceneggiatori della serie televisiva che è arrivata l’anno scorso alla decima stagione e si trova in questi giorni a Sassari per “Il cantiere delle Storie”, un progetto internazionale guidato dall’Università e dal Premio Solinas che si è svolto dal 30 gennaio al 1 febbraio in città.
[...]
Ha citato le serie, ovviamente viene in mente “Il commissario Montalbano” di cui ha scritto numerosi episodi. Com’è reinventare l’universo di Andrea Camilleri?
È indubbiamente una fortuna. Ho iniziato nel 2000 grazie a Francesco Bruni che aveva lavorato nei primi sette o otto episodi; aveva bisogno di un collaboratore e così sono entrato quasi dalla porta principale nel mondo di Vigata e mi sono ambientato subito. Salvo Montalbano è come se fosse una persona di casa ed è come se lo conoscessi realmente, anche perché ormai sono passati la bellezza di 17 anni. Però tanta fortuna esige anche tantissima responsabilità sia perché il personaggio è amatissimo, sia perché ha uno status morale così alto che non ci si può sbagliare.
Come funziona il lavoro di sintesi dei romanzi?
Di solito scegliamo un libro e due racconti, li si scaletta e prima di iniziare la sceneggiatura vera e propria, tutto viene sottoposto a Camilleri. Ci si attiene abbastanza fedelmente, alcune libertà creative però riusciamo a metterle nei racconti così come ne “Il giovane Montalbano”.
Ho notato che tra serie tv e i romanzi si crea una sorta di circuito comunicativo che non si esaurisce nel passaggio dalla pagina scritta all’adattamento televisivo ma anzi le due componenti si compenetrano a vicenda come se dialogassero tra loro, tanto da essere praticamente interscambiabili.
Assolutamente sì, serie e letteratura si aiutano. Faccio un esempio: in uno degli episodi che abbiamo raccordato mostravamo il matrimonio di Mimì Augello (il collega di Salvo Montalbano ndr.); nel libro di Camilleri uscito dopo l’episodio questo matrimonio era già mostrato come avvenuto. Il successo della serie ha inoltre fatto in modo che stimolasse ancor di più l’inventiva di Camilleri con nuove storie del commissario. Per noi ovviamente significa avere ancora più materiale narrativo su cui lavorare ed è meraviglioso.
Una parte fondamentale del successo della serie è anche legata a Luca Zingaretti che lo ha reso una vera e propria icona cult.
Certo, Luca ha trovato la somiglianza caratteriale con il personaggio più che quella fisica. Il Montalbano dei romanzi è fisicamente diverso da quello televisivo, ma lui è riuscito a dargli quell’umanità e quel senso di status morale, di cui parlavo prima, in maniera fortissima. Oggi Montalbano è Luca Zingaretti e viceversa, quando si leggono i romanzi ormai nella mente del lettore appare lui.
[...]

 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 4.2.2017
Teatro

IL POZZO E IL PENDOLO
Dalle 21.30 a Il Pozzo e il Pendolo, piazza san Domenico maggiore 3, "La scomparsa di Patò", di Andrea Camilleri. Con Andrea de Rosa, Renato De Simone, Fabio Rossi, regia Paolo Cresta. Info 081 542 2088.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.2.2017
La passione di Orlando per i cittadini onorari dal Dalai Lama a Öcalan
LO SCRITTORE
Tra le cittadinanza più recenti quella allo scrittore Andrea Camilleri, che ha inventato il commissario Montalbano

I primi tre cittadini onorari se li ricorda bene. «Come potrei dimenticarli?». Correva l'anno 1995, due anni dopo la sua prima elezione diretta a sindaco di Palermo, quando Leoluca Orlando decise di conferire il primo riconoscimento che andò al primo cittadino di Sarajevo Tarik Kupusovic.
[...]
Ma sono cittadini di Palermo pure Andrea Camilleri, il direttore d'orchestra Claudio Abbado, Renzo Arbore e il dantista Vittorio Sermonti.
[...]
Sara Scarafia
 
 

2duerighe, 5.2.2017
Il Casellante, un racconto cantato

Il Casellante, di Camilleri, è la nuova coproduzione allestita dal Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano insieme a Promo Music e al Comune di Caltanissetta, per la regia di Giuseppe Dipasquale. È in scena al Teatro Carcano di Milano sino al 5 febbraio 2017.
Lo spettacolo, pur mantenendo in parte la struttura sintattica e morfologica della lingua del testo, il vigatese, verosimile ma non reale, va oltre, offrendo una forma teatrale a più livelli dove la parola sfocia in canto e la musica creata da Mario Incudine con funzione drammaturgica, interviene laddove la parola si ferma. Il risultato è un lavoro interessante che si esprime al meglio nel secondo tempo. Sette attori moltiplicano i loro ruoli. Moni Ovadia, inizialmente voce narrante, ne fa sei, trasformandosi anche in “genere femminile”. In Valeria Contadino il canto, l’urlo, il lamento, sembrano affondare le radici in un atavico ricordo tra prefiche e mondo agreste.
In Il Casellante, non c’è però abbandono melanconico alla nostalgia della tradizione; anzi da questa si estraggono spunti per il presente, scavandola, passandola al pettine. Proprio come fa Don Amedeo, il barbiere di Vigata, che passa al pettine tutti i movimenti del paese nella sua “barberia”, fulcro pulsante del paese e sorta di conservatorio popolare. Per rendere più piacevole l’attesa dei clienti infatti, come era tradizione nelle barberie, Don Amedeo invita due musicanti.
Uno di questi è Nino, il casellante che non è potuto partire in guerra per una invalidità alla mano. Si è sposato da un paio di anni con Minica, ma la cicogna tarda a venire; la vecchia mammana del paese, farà si che ciò avvenga. Intanto sulla Sicilia tutta, cala l’ombra scura del fascismo che arriva sin dentro alla barberia di Don Amedeo dove si dovranno suonare solo marce e inni fascisti.
I due musicanti decidono però, in barba all’ordine fascista, di tramutare i solenni e pomposi canti fascisti in mazurke e polke, tra mandolino e tamburello, irritando fortemente il Cavaliere Ingargiola che li farà arrestare. Ma il capomafia locale, rappresentante di un potere giudiziale arcaico sedimentatosi in assenza di uno stato, li libererà. Durante i pochi giorni di prigione però, la moglie di Nino è stata brutalmente violentata: ha perso il bambino e non potrà averne altri. Il suo dramma, sullo sfondo del dramma della guerra, si chiude con una finestra di speranza.
Dopo le recite milanesi Il Casellante seguirà una lunga tournée che terminerà a maggio e farà tappa, tra le altre città, a Rimini (Teatro Novelli), Bologna (Arena del Sole), Monfalcone (Teatro Comunale), Perugia (Teatro Morlacchi), Genova (Teatro Duse), Palermo (Teatro Biondo), Agrigento (Teatro Pirandello), Campobasso (Teatro Savoia), Fano (Teatro della Fortuna), Brescia (Teatro Sociale), Roma (Teatro Sistina).
Raffaella Roversi
 
 

Dietro le Quarte – il Blog di FrancoAngeli, 6.2.2017
Camilleri, Montalbano e i suoi dallo psicologo
Un’indagine originale sui personaggi, i romanzi, i dialoghi

Vince la tv, non ce n’è. Digiti “Montalbano” su Google e ti appare il bel viso di Zingaretti. Un viso ben diverso da quello del “vero” Montalbano, da quello immaginato dal suo autore, che – per sua stessa ammissione – potrebbe invece ricordare il professor Giuseppe Marci di Cagliari, e quindi la statua realizzata da Giuseppe Agnello a Porto Empedocle. Ma ubi maior…
È altresì vero che i romanzi editi da Sellerio che hanno visto la nascita del commissario più famoso d’Italia, così come il loro autore, hanno avuto altrettanto fortunatissimo successo.
Andrea Camilleri avrà seguito con un sorriso l’attenzione che il pubblico ha riservato non solo ai suoi personaggi, ma anche ai luoghi della Sicilia (si organizzano veri e propri tour sui passi di Montalbano), o alla cucina, tra cassate e sarde a beccafico. Ma il suo interesse, sappiamo, è stato anche molto ravvivato da un’analisi di tutt’altra specie: quella del profilo psicologico dei suoi personaggi. L’ha eseguita Giuseppe Fabiano, psicoterapeuta e docente di Psicologia Generale alla Sapienza di Roma e Psicologia Clinica a Tor Vergata, professore a contratto di Metodologia clinica II all’Università Marconi della stessa città nonché autore, tra l’altro, del racconto breve “Un limoncello, un arancino un po’ di sabbia” dedicato allo stesso Camilleri, con il quale ha condiviso ottime chiacchierate e scambi nel corso di diversi incontri.
Fabiano ha raccolto le proprie riflessioni nel testo recentemente pubblicato “Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia”, dove propone l’attenta analisi di alcune opere del grande scrittore siciliano (anche “La presa di Macallè” e “Il casellante”, dove non compare il famoso commissario), il quale ha espresso parere molto positivo sull’originalità dell’approccio e la profondità dell’analisi psicologica dei personaggi e dei dialoghi.
Il libro propone una prima parte introduttiva sui concetti e i termini psicologici di base, che lo rendono in tal modo fruibile anche da non addetti ai lavori e appassionati delle storie di Vigata.
La seconda e terza parte sono dedicate allo sviluppo di quadri psicopatologici a partire dall’analisi dei personaggi nell’ottica di una lettura che “riporta il senso di umanità e originalità che si nasconde dietro la vita e la sofferenza reale”.
La narrazione romanzata lascia il posto a quella psicologica, al romanzo personale. Che letto nel caso dei personaggi camilleriani ci pone di fronte alle figure tipiche del poliziesco: l’assassino, la vittima, l’investigatore, il testimone, tutte degne di connotarsi come esempi di vissuti psicologici complessi e quadri diagnostici anche in sostituzione dei classici manuali di studio.
Se è vero che “Il successo di Montalbano ha determinato la necessità di una “storia” del personaggio, di conoscerne le origini, il suo percorso evolutivo” Camilleri non si è certo risparmiato nella descrizione dei tratti comportamentali e delle storie personali parallele alla vicenda degli altri personaggi, “minori” rispetto alla figura del commissario.
Abbiamo ad esempio Mimì Augello “personaggio non troppo brillante nel suo lavoro, limitato alla superficialità degli eventi e a trovare relazioni causa effetto molto semplicistiche […] spesso escluso dalle informazioni circa le indagini”, che “dà a suo figlio il nome di Salvo, forse anche un modo simbolico perché un pezzetto del commissario, il nome, sia almeno alla sua portata”. O Livia, fidanzata storica di Montalbano e un rapporto che “riassume forse uno dei luoghi irrisolti dell’infanzia del commissario legato alla prematura perdita della madre”. Montalbano teme il legame. Desidera un rapporto, ma non un legame, nella paura insopportabile di dovervi rinunciare come è successo con la madre, quando lui era “picciliddro”.
E sotto la lente dello psicologo non poteva non finire anche lo stesso Andrea Camilleri, naturalmente, del quale Fabiano ci racconta un episodio determinante per la vita: trovatosi nel mezzo della strage di Porto Empedocle si è salvato solo per un ritardo di pochi secondi nell’uscire dal bar Albanese, di fronte al quale da un’automobile killer mandati da Cosa Nostra sparano all’impazzata, uccidendo anche gli innocenti Antonio Morreale e Filippo Gebbia. Era il 1986. Camilleri aveva 61 anni, e quella fu la sua data di ri-nascita. “Credo che questo episodio – scrive Fabiano – per la sua drammaticità e imprevedibilità avrebbe potuto rappresentare uno di quei “luoghi irrisolti” che avrebbero potuto condizionare la vita di chiunque. In realtà tale episodio è esempio di come un’esperienza traumatica possa essere superata grazie alle componenti resilenziali soggettive, tra le quali possiamo rintracciare: la fiducia in se stesso, il forte senso di ironia, la capacità di introspezione, il piacere di vivere”.
Questo è, anche, Camilleri, questi sono i temi che si ritrovano nella sua narrazione. Fabiano consiglia dunque di partire da ”La linea della palma” per entrare nello stile narrativo psicologico e per conoscere, ancor prima che Camilleri, Andrea. Un bambino vivace, curioso, gran lettore anche grazie alla passione trasferitagli dallo zio, e poi ragazzo cacciato dall’Accademia Nazionale di Arte Drammatica di Roma per condotta disdicevole. Ecco a voi, cari lettori, Camilleri e i suoi, in un percorso di analisi originale al quale ci accompagna Giuseppe Fabiano, con la professionalità dello scienziato e la passione del fan.
 
 

ChiamamiCittà, 6.2.2017
Teatro Novelli: mercoledì il casellante di Andrea Camilleri con Moni Ovadia

Una storia agrodolce, ambientata nella Sicilia degli anni Quaranta, tra gag e musica. Protagonista la lingua originale e coinvolgente di Camilleri. Sul palco Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine.
Si snoda tra Vigata e Castelvetrano, in pieno periodo fascista, la vicenda che Andrea Camilleri narra ne “Il casellante”, testo tradotto per il teatro da Giuseppe Dipasquale e che sarà in scena a Rimini mercoledì 8 febbraio al Teatro Novelli (sipario ore 21 – Turno D Altri percorsi).
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni teatrali de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano insieme per riproporre al pubblico una nuova avventura dai racconti camilleriani.
Il Casellante è, nella definizione del regista, uno dei racconti di Camilleri “più struggentemente divertenti”. Una vicenda affogata nel mondo mitologico che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo. Un racconto – spiega ancora il regista – delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni quaranta. Protagonista anche la lingua personale, originalissima, di Camilleri: fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica.
In scena un cast di attori-musicisti che vede in testa Moni Ovadia, uno dei massimi rappresentanti del teatro musicale e mattatore nella storia di Camilleri, nel ruolo del barbiere-demiurgo del paese siciliano in cui è ambientata la storia. Con lui un gruppo di musicisti-attori, tra cui Mario Incudine, autore delle musiche di scena, Valeria Contadino.
Info:
Biglietti
Platea A € 20 – Platea B € 18 – Galleria € 17
Ridotto Platea B e galleria € 16- Under 29 con CultCard € 15
La biglietteria (martedì al sabato dalle 10 alle 14), martedì e giovedì anche dalle 15 alle 17.30. Info biglietteria: 0541.793811.
 
 

Rocco Mortelliti, 7.2.2017
Ugo & Andrea. Conversazione in falso movimento fra Ugo Gregoretti e Andrea Camilleri


 
 

La Repubblica (ed. di Bari), 7.2.2017
Lector in fabrica

Tra le righe di un giallo di Gianrico Carofiglio, di un ricordo di Elena Ferrante, di un labirinto di Carlos Ruiz Zafòn può annidarsi l'idea, la parola mancante, la formula. Gli impiegati, i lavoratori, i creativi di un'azienda che leggono sono una doppia risorsa e, così, capita in Puglia che cinque realtà imprenditoriali abbiano messo loro a disposizione, già dallo scorso novembre, una zona lettura con piccola libreria da almeno 50 titoli e divanetto per prendersi una pausa testi alla mano. Libri che oltre a consultare, possono prendere in prestito, scambiarsi. Scaffali dove possono anche mettere a disposizione dei colleghi i loro libri del cuore. Insomma una piccola invasione libraria che ha tutta l'intenzione di moltiplicarsi. Sono i "punti-biblioteca" che le aziende Cle, Exprivia, Farmalabor, Planetek e teatro Kismet Opera hanno già creato nei propri spazi.
[...]
Le cinque imprese che hanno già il loro punto-biblioteca, intanto, registrano la risposta positiva dei propri lavoratori. Sono loro stessi che, insieme, hanno selezionato i titoli poi acquistati. Narrativa, soprattutto. «Abbiamo dovuto vincere le tendenza dei nostri dipendenti che sono essenzialmente dei nerd all'acquisto di pubblicazioni tecniche –scherza Alessandra Agostielli, di Cle, specializza nella digitalizzazioni delle pa- e così Carofiglio e Camilleri in omaggio ai siciliani del gruppo».
[...]
Antonella Gaeta
 
 

La Repubblica, 7.2.2017
Che fatica fare ironia sull'ignoranza dei ragazzi

I ragazzi non sanno l'italiano dicono i prof negli appelli. Poi ci sono le avanguardie e sono quelli che vanno a Per un pugno di libri (nuova edizione, sempre Rai3 il sabato alle 18). L'evoluzione della specie la si controlla nell'arcigno professor Piero Dorfles che ormai si lascia andare a quasi-ululati di disperazione di fronte a risposte mancate (su una ventina, nessuno sapeva riconoscere Malaussène, ma anche Montalbano, per dire). [...]
Antonio Dipollina
 
 

Teatro Ermete Novelli, 8.2.2017
Il casellante
Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine
mercoledì 8 febbraio 2017, ore 21 - Teatro Novelli
di Andrea Camilleri – Giuseppe Dipasquale
e con Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e con i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
regia Giuseppe Dipasquale
coproduzione Promo Music - Corvino Produzioni,
Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano,
Comune di Caltanissetta

Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti. Una vicenda affogata nel mondo mitologico che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo. Un racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni quaranta. La parola, e il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa.
Protagonista anche la lingua personale, originalissima, di Camilleri: fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica.
 
 

La Sicilia, 8.2.2017
In onda su Rai1 il 27 febbraio e il 6 marzo
Il ritorno di Montalbano in noir
Il commissario più amato in due nuovi episodi da “Il covo delle vipere” e “Come voleva la prassi”
Ciak anche tra i Templi

Torna, finalmente torna. L'abbiamo atteso per mesi, godendoci le repliche, ma sognando i nuovi manicaretti della cammarera Adelina e i tramonti della sua casa sul mare.
L'attesa è finita: Montalbano torna su Rail con due nuovi episodi in onda il 27 febbraio e il 6 marzo con Luca Zingaretti come sempre nei panni del commissario più amato della tv, creato dalla penna di Andrea Camilleri. Torna con la luce della Sicilia e i paesaggi contrastati, con la vita assolata e dolcemente paesana delle nostre cittadine, con la passione delle nostre donne, la sontuosità della cucina.
Il primo episodio dell'undicesima stagione - prodotta come sempre dalla Palomar di Carlo Degli Esposti - è tratto da uno dagli ultimi romanzi, Il covo di vipere, il secondo da Come voleva la prassi, tratto dalla raccolta di racconti del giovane Montaibano Morte in mare aperto. Il primo episodio dovrebbe quindi raccontare le indagini di Monlalbano sulla morte misteriosa del ragioniere Cosimo Barletta.
L'ultimo ciak è stato a Ragusa dopo tre mesi di riprese per i nuovi episodi della serie dei record. Il regista Alberto Sironi, premiato anche dal questore di Ragusa, durante l'ultima festa della Polizia, proprio in quella occasione aveva rivelato qualche anticipazione sui due film tv. «Si tratta di due episodi con temi molto forti - aveva anticipato Sironi - uno riguarda il caso di un incesto e l'altro è un episodio horror. Due episodi sempre più noir perché, per dirla con Camilleri, accompagnano "il commissario verso l'orlo del baratro". D'altronde sappiamo bene che lo scrittore di Porto Empedocle ha scritto già l'episodio che configura la morte del Commissario Montalbano. Il testo è custodito nella cassaforte della casa editrice Sellerio e verrà pubblicato dopo la dipartita di Camilleri.
Tre mesi di riprese, qualche nuova location che fa benissimo al turismo e poi il territorio ibleo sempre più protagonista nelle riprese dei due nuovi episodi. «Una novità per questi due nuovi episodi - aggiunge Sironi - ha riguardato la ricostruzione del commissariato di Vigata all'interno del Municipio di Scicli e non più negli studi di Cinecittà come accadeva negli ultimi anni. Si è tornato all'antico, come nei primi episodi della serie, girando all'interno del palazzo comunale, e poi ci sono alcune scene girate nel parco archeologico di Agrigento, una puntatina fuori dal territorio ibleo che invece fa da sfondo da 20 anni a questa parte all'ambientazione esterna della fiction. La forza della provincia di Ragusa è data dal suo paesaggio e dalla sua luce: sono stati gli elementi principali che allora hanno portato me e Luciano Ricceri, lo scenografo, a fare questa scelta iblea».
Confermato il cast degli attori per i due nuovi episodi, a cominciare dalla storica fidanzata di Montalbano, Livia che sarà interpretata ancora da Sonia Bergamasco, entrata nel ruolo per La piramide del fango e Una faccenda delicata, anche se moltissimi fan non hanno gradito la scelta. «Sonia Bergamasco è una brava attrice - incalza Sironi - e vi stupirà. Dobbiamo tenere conto che Montalbano va avanti con gli anni e il loro rapporto tra alti e bassi è ormai consolidato. Il ruolo di Livia è cambiato nel tempo. Si vogliono ancora bene e non si separano, anche se non si amano più nel modo caldo e appassionato del tempo giovanile».
Il 21 aprile scorso le prime riprese erano state effettuate nella Valle dei Templi - per l'episodio Come voleva la prassi - che entrerà così nell'immaginario di milioni di spettatori e andrà conquistare anche l'estero. Il commissario Montalbano viene venduto in circa 60 Paesi. Quasi vent'anni dopo dal debutto tv. Montalbano è un po' una persona di famiglia: tra le pareti del commissariato di Vigata, come tra i muretti a secco, la terra arsa, gli ulivi e le tonnare abbandonate della Riserva dello Zingaro, molti ormai si sentono a casa. Ma soprattutto è un fenomeno da milioni di copie - con Sellerio ha raggiunto quota 15 milioni e veleggia verso il miliardo di telespettatori in totale nel mondo.
Con Zingaretti, gli attori che interpretano gli uomini della sua squadra Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, i siciliani Angelo Russo e Davide Lo Verde, Roberto Nobile, Marcello Perracchio. Nella puntata tratta da Un covo di vipere ci saranno gli attori Alessandro Haber e Valentina Lodovini.
Null'altro trapela dalle nuove fiction, ma l'attesa sta per finire. Montalbano è in arrivo. Il commissario, eroe vecchio stampo, modi spicci e ironia sorniona, lealtà e onestà da mito, sguardo furbo e fisico mediterraneo, è una perfetta macchina macina-ascolti, complici la terrazza sull'infinito di Marinella, la pasta 'ncasciata di Adelina, i pizzini di Fazio, l'inguaribile passione per le donne di Mimi Augello, l'irruenza linguisticamente creativa di Catarella.
L'ultima volta, per Una faccenda delicata nel febbraio 2016, quasi 11 milioni di italiani erano davanti alla tv ad aspettarlo. Come uno di casa. Come un amico. Come quel siciliano poche parole tutti fatti, "sperto", simpatico, generoso e onesto che vorremmo essere.
Ombretta Grasso
 
 

TvBlog.it, 8.2.2017
Il Commissario Montalbano in onda dal 27 febbraio: il promo dei nuovi episodi (foto)
In onda nelle pause pubblicitarie del Festival di Sanremo 2017 il promo dei nuovi episodi de Il Commissario Montalbano.

Durante due degli stacchi pubblicitari della prima puntata del Festival di Sanremo 2017 è andato in onda il promo della nuova stagione de Il Commissario Montalbano, che tornerà su Raiuno con due film tv a partire da lunedì 27 febbraio.
Il promo, come già accaduto in passato, vede ancora una volta protagonista indiscusso l'agente Catarella (Angelo Russo). Il centralinista del commissariato di Vigata sorvola (sic!) l'Italia intera, per avvisare tutti quelli che conosce che lui e i suoi colleghi stanno per tornare sui teleschermi italiani. Durante questo volo che lo porta da Milano a Firenze, da Roma a Vigata, Catarella riceve la telefonata di Montalbano, che gli chiede cosa diavolo stia combinando.
L'amatissima serie televisiva della Palomar, che ha compiuto 18 anni ed è ormai giunta all'undicesima stagione, va in onda con due nuovi episodi tratti dai romanzi di Andrea Camilleri, dal titolo "Un covo di vipere" e "Come voleva la prassi". Inizialmente sembrava certa la messa in onda il 13 e 20 marzo, ma a quanto pare si è deciso di anticipare di qualche settimana.
Le riprese, iniziate nell'aprile 2016 e andate avanti per circa due mesi, erano state annunciate dopo il grande successo dei due episodi della decima stagione, trasmessi a febbraio dello scorso anno con punte di dieci milioni di telespettatori.
Le due nuove puntate di Montalbano sono state girate interamente in Sicilia e "Come voleva la prassi" vedrà al centro della scena la spettacolare Valle dei Templi di Agrigento, dichiarata nel 1997 dall’Unesco “patrimonio mondiale dell’umanità”.
Daniela Bellu
 
 

RagusaNews, 8.2.2017
Nuovo spot di Montalbano: Catarella in versione Superman non ci convince
E' andato in onda ieri sera

Ragusa - Torna in tv il Commissario Montalbano, precisamente dal 27 febbraio, con due nuovi episodi. Di che cosa parleranno queste nuove puntate? Non si sa. Ma lo spot di promozione è uscito? Si. L'abbiamo visto ieri sera, poco prima che iniziasse Sanremo.
Ma in realtà, più che uno spot, abbiamo visto soltanto Catarella in versione Superman. Il centralinista di Montalbano vola, letteralmente, da Milano a Vigata per avvisare tutta l'Italia della messa in onda dei nuovi episodi.
A noi questo spot ci lascia un po' così, fra il vago e il perplesso. Insignificante perchè, prima di tutto, non stimola nessuna curiosità alla visione, visto che non anticipa nulla dei nuovi episodi.
E' autoreferenziale perchè sembra suggerirci questo messaggio: "Siamo talmente famosi e importanti, che non abbiamo bisogno di dirvi nulla. Guardateci e basta". Catarella, come al solito, assolve ad una funzione più che altro macchiettistica. Salvo Montalbano non ci degna neanche della sua presenza, sgrida soltanto al telefono il povero Catarella.
In una parola: bruttino. Si poteva fare di meglio. Aspettiamo con ansia l'uscita delle puntate.
Video: RagusaOggi.
Catarella agente super eroe from Ragusanews on Vimeo.
Irene Savasta
 
 

Corriere di Ragusa, 8.2.2017
Spettacoli - Anticipata la messa in onda dei 2 nuovi episodi della fiction
Il commissario Montalbano e Catarella "volano" sulle ali di Sanremo
Scene girate nelle location iblee e anche nell’Agrigentino

La platea non poteva essere migliore e più numerosa, con 11 milioni circa di telespettatori davanti allo schermo: la Rai ha presentato in due degli stacchi pubblicitari all´interno del festival di Sanremo il promo della nuova stagione de «Il Commissario Montalbano», che tornerà su Raiuno. Lunedì 27 il primo episodio e il secondo la settimana seguente. Inizialmente sembrava certa la messa in onda il 13 e 20 marzo, ma la direzione di rete ha deciso di anticipare di qualche settimana.Il promo, come già accaduto in passato, vede ancora una volta protagonista indiscusso l´agente Catarella, al secolo Angelo Russo (foto). Il centralinista del commissariato di Vigata "sorvola" l´Italia intera a mo´ di Superman, per avvisare tutti quelli che conosce che lui e i suoi colleghi stanno per tornare sui teleschermi italiani. Durante questo volo che lo porta da Milano a Firenze, da Roma a Vigata, Catarella riceve la telefonata di Montalbano, che gli chiede cosa diavolo stia combinando.
I due nuovi episodi, prodotti sempre dalla Palomar che proprio quest’anno festeggia i 18 anni di presenza sugli schermi tv, sono tratti dai romanzi di Andrea Camilleri, dal titolo "Un covo di vipere" e "Come voleva la prassi".
Le riprese, iniziate nell´aprile 2016 e andate avanti per circa due mesi a Punta Secca, Scicli, Modica, Ibla, la costa iblea. In questa mini serie il commissariato di Vigata non sarà più uno studio ricostruito di Cinecittà ma lo stesso municipio di Scicli, un ritorno all’antico che certamente pagherà in termini di immagine per tutto il territorio ibleo.
«Come voleva la prassi» è stato in buona parte girata nella Valle dei Templi ad Agrigento, città di elezione dello stesso Camilleri, empedoclino di nascita. Altre novità sono il tema forte dei due episodi che narrano un incesto e un fatto horror che, come sottolinea lo stesso Camilleri, «accompagnano il commissario Montalbano sull’orlo del baratro». Salvo Montalbaano, tuttavia, sopravviverà, perché la sua fine è stata già scritta da Camilleri, ma il testo è custodito nella cassaforte della casa editrice Sellerio e sarà pubblicato solo alla sua morte.
Duccio Gennaro
 
 

Il Sussidiario.net, 8.2.2017
IL COMMISSARIO MONTALBANO / Anticipazioni: Catarella protagonista sui social, i commenti dei fan sono entusiasmanti!

IL COMMISSARIO MONTALBANO, ANTICIPAZIONI E NEWS: Tutti pronti per la messa in onda delle nuove puntate de Il Commissario Montalbano. Dalla messa in onda del primo promo della nuova stagione della fiction Rai con Luca Zingaretti, i fan non pensano ad altro iniziando ufficialmente il conto alla rovescia che li porterà a vedere finalmente il loro commissario alle prese con due nuovi casi. Sui social i commenti si sprecano e tutti sembrano pronti a guardare il Festival per rivedere il promo con Catarella protagonista, ormai una star sui social tra gif e foto ritoccate. I fan della fiction si sono riversati su Twitter dove entusiasti commentano: "Lo spot di #montalbano  è qualcosa di Unico", "#Catarella superstar preannuncia un #Montalbano strepitoso eh?" e ancora "Vi tengo d'occhio..siete pronti? Mancano meno di 20 giorni a #Montalbano". Non ci rimane che attendere per scoprire quali saranno i casi di Montalbano.
IL COMMISSARIO MONTALBANO, ANTICIPAZIONI E NEWS: CATARELLA SUPERSTAR SUI SOCIAL - Il Commissario Montalbano tornerà presto con due nuove puntate dell'undicesima stagione della fiction di Raiuno e l'annuncio è arrivato proprio ieri sera sui social con Catarella in versione Superman pronto a sorvolare i cieli italiani almeno fino a quando non viene chiamato all'ordine proprio dal suo capo, il commissario Montalbano. E' inutile dire che i dettagli sulle nuove puntate sono davvero pochi ma che Catarella ha già vinto tutto. Sui social non si fa altro che parlare di lui che è diventato, volente o nolente, un vero e proprio eroe da ritrarre in gif e foto da postare su Twitter e da condividere con parenti e amici in queste lunghe serate sanremesi. Anche il produttore della fiction, Carlo degli Esposit, ha pensato bene di retwittare alcuni di questi messaggi sul suo profilo ufficiale e per tutta la giornata non ha fatto altro oltre che confermare che le due pntate della fiction andranno in onda al lunedì sera il 27 febbraio e il 6 marzo. Ecco qui uno dei "poster" dedicate a Catarella.
IL COMMISSARIO MONTALBANO ANTICIPAZIONI E PROGRAMMAZIONE: TORNA CON LE NUOVE PUNTATE, LA LIETA NOVELLA DURANTE IL FESTIVAL DI SANREMO 2017 - Avevamo tutti gli occhi puntati sul Festival di Sanremo quando all'improvviso ecco l'agente Catarella (Angelo Russo) sorvolare la nostra bella Penisola da Milano a Roma, da Firenze a Vigata fino a che proprio Il Commissario Montalbano non lo ha disturbato telefonandogli. Questo è il sunto del promo che ieri è andato in onda su Raiuno annunciando il ritorno de Il Commissario Montalbano e la messa in onda delle nuove puntate della fiction Rai con Luca Zingaretti nei panni del famoso Commissario della tv. Le puntate previste in un primo momento nella prima serata di marzo andranno in onda lunedì 27 febbraio e lunedì 6 marzo, come lo stesso Carlo Degli Esposti ha subito confermato su Twitter dopo la messa in onda del promo. La fiction è ormai giunta alla sua undicesima stagione spalmate in ben 18 anni di televisione e si prepara a tornare con le nuove puntate tratte da Un Covo di vipere e Come voleva la prassi, due romanzi di Andrea Camilleri. Le riprese dei nuovi episodi sono andate in scena lo scorso aprile e si sono protratte per ben due mesi tenendo cast e crew nella bella Sicilia e, in particolare, anche nella magnifica Valle dei Templi, location per una delle due puntate che vedremo tra poco pià di quindi giorni. Quali saranno i casi che Il Commissario Montalbano si troverà ad affrontare?
 
 

Strill.it, 8.2.2017
Reggio – Venerdì presentazione libro “Hoefer racconta Camilleri”

L’Università delle Terza Età e il Circolo Rhegium Julii presentano venerdì 10 febbraio il libro “Hoefer racconta Camilleri” pubblicato da Flaccovio Editore.
La presentazione si svolgerà alle ore 17 presso la Sala delle conferenze dell’UTE di via Willermin 12 (zona Parco Caserta) e vedrà la partecipazione dei giornalisti Andrea Cassisi e Lorena Scimè autori del volume.
L’opera è un omaggio di Federico Hoefer, giornalista, poeta e pittore, ad Andrea Camilleri grande amico già dall’infanzia che non vede da cinquant’anni ma che sente ogni settimana al telefono.
Il libro è un susseguirsi di immagini, di episodi sull’onda della memoria. La voce narrante è di Federico Hoefer che compie un viaggio nel tempo ritornando alle giornate trascorse insieme ad Andrea Camilleri nella cittadina di Porto Empedocle. Un volume che ha preso forma incontro dopo incontro tra i due giornalisti Cassisi e Scimè e Federico Hoefer che ritrovava i ricordi della sua infanzia e di “Andreuccio” Camilleri, nei luoghi che sono gli stessi del commissario Montalbano.
Durante la presentazione, introdotta dal Prof. Franco Cernuto Direttore dei Corsi UTE, verranno proiettati da Gerardo Pontecorvo, video e immagini inedite di Andrea Camilleri.
 
 

Maurizio De Giovanni su Facebook, 8.2.2017
Adorazione pura


 
 

Arena del Sole, 9-12.2.2017
Il casellante
Sala de Berardinis
Spettacolo di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale | con MONI OVADIA
Promo Music-Corvino Produzioni | Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano | Comune di Caltanissetta

Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale, narrano una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, sulla musica e sull’immagine.

Il Casellante è, fra i racconti di Andrea Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi.
Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura dai racconti camilleriani.
Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo, e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea.
La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa.
Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati per prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.
Giuseppe Dipasquale
 
 

La Repubblica (ed. di Bologna), 9.2.2017
Il Casellante

Moni Ovadia parla siciliano, e interpreta sei ruoli diversi ne "Il Casellante", lo spettacolo tratto dal racconto di Andrea Camilleri che ha debuttato al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 2016, in scena da stasera alle 21 a domenica all'Arena del Sole. Il regista Giuseppe Dipasquale prosegue la sua collaborazione con lo scrittore dopo la messa in scena di altri due testi, "Il birraio di Preston" e "La concessione del telefono". Siamo a Vigata negli anni della seconda guerra mondiale, la stessa città siciliana, immaginaria, in cui si svolgono le vicende del commissario Montalbano: a causa di un incidente sul lavoro, Nino Zarcuto non viene chiamato alle armi, e si ritrova a fare il casellante in una piccola stazione ferroviaria, accompagnato da sua moglie Minica. I due si amano e desiderano un figlio, ma quando, dopo molti tentativi, la donna finalmente rimane incinta, un evento drammatico spezza il loro sogno. Sublimando il dolore, Minica, interpretata da Valeria Contadino, si trasforma, interiormente ed esteriormente, in una sorta di metamorfosi che la accosta al mito di Dafne. «Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri - la descrive Dipasquale - che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ad un tempo ferocemente logica e paradossale». Moni Ovadia si confronta con la lingua e la scrittura di Camilleri giostrandosi tra una moltitudine di personaggi: narratore, giudice, gerarca fascista, barbiere, stupratore, assassino e persino una vecchia donna cui la tradizione popolare conferisce particolari poteri terapeutici. La storia di Nino e Minica s'intreccia al dramma della guerra, la recitazione si fonde con le musiche originali di Mario Incudine, nome di punta della tradizione popolare siciliana (e sul palco nel ruolo di Nino), eseguite dal vivo da Antonio Vasta e Antonio Putzu, canzoni fasciste tramutate in valzer e mazurke, una presa in giro che spedirà il casellante dritto in galera. Sabato alle 11.30 incontro con Moni Ovadia e la compagnia in Sala Borsa, conduce Rodolfo Sacchettini (ingresso libero).
Giulia Foschi
 
 

Il Resto del Carlino, 9.2.2017
Moni Ovadia sul palco dell’Arena del Sole con “Il Casellante” di Camilleri
Lo spettacolo del rinomato scrittore in programma dal 9 al 12 febbraio

Bologna, 9 febbraio 2017 - La guerra alle porte e il fascismo imperante, tra una maternità tragicamente negata e la musicalità di una Sicilia magica. Questo è ciò che porta in scena Il Casellante, lo spettacolo teatrale tratto dall’omonimo racconto di Andrea Camilleri in cartellone al Teatro Arena del Sole. Una quattro giorni di repliche che da giovedì 9 a domenica 12 febbraio - alle ore 21 giovedì e venerdì, alle 19.30 sabato e alle 16 la domenica - traghetterà lo spettatore in un viaggio suggestivo nell’Italia degli anni Quaranta.
Scritta dall’autore siculo e dal regista Giuseppe Dipasquale, che tornano a lavorare insieme dopo le trasposizioni de Il birraio di Preston e La concessione del telefono, la pièce racconta del casellante Nino e della sua futura sposa Minica, di un figlio desiderato che non vedrà mai il sole abbagliante di Vigàta, di un dolore che si trasformerà in speranza. Immagini drammatiche accompagnate dal vivace suono del mandolino, la tragedia che attraverso la musica e la parola si fa metafora di vita e di cambiamento, in una Sicilia al contempo antica e moderna pronta a suscitare il sorriso.
A dare corpo e voce ai due protagonisti Valeria Contadino e Mario Incudine, anche autore delle musiche originali, con Moni Ovadia a impreziosire un cast che si muoverà sul palco al ritmo delle note suonate dal vivo da Antonio Putzu e Antonio Vasta. Un fascinoso mix di lacrime e risate di cui il pubblico potrà ulteriormente godere sabato 11 (alle ore 11.30) durante l’incontro con gli attori presso l’ Auditorium Enzo Biagi della Biblioteca Salaborsa.
 
 

Oblò.it, 9.2.2017
Il casellante di Camilleri in scena all’Arena del Sole

Da giovedì 9 a domenica 12 febbraio 2017, sul palco dell’Arena del Sole va in scena Il casellante, un racconto di Andrea Camilleri che, a fianco del regista Giuseppe Dipasquale, ha collaborato alla stesura del testo drammaturgico. Camilleri e Dipasquale proseguono la loro collaborazione dopo il successo delle trasposizioni di altri due racconti di Camilleri: Il birraio di Preston e La concessione del telefono.
Ne Il casellante, che ha debuttato al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 2016, si ride e ci si commuove. Gli attori e i musicisti danno fiato, voce e corpo alla lingua dei personaggi creati dalla fantasia di Andrea Camilleri.
Il caselllante è ambientato negli anni della Seconda Guerra Mondiale e ci racconta la storia di Nino Zarcuto. A causa di un incidente sul lavoro non viene chiamato a far la guerra e si ritrova a fare il casellante in una piccola stazione ferroviaria, accompagnato da sua moglie Minica: due giovani che si amano, amano se stessi e la vita e desiderano un figlio. Proprio quando il desiderio sta per trasformarsi in possibilità concreta, però, un destino beffardo, atroce e violento interviene a distruggere il loro sogno.
Il finale, magico e straordinario, è in piena sintonia con la scrittura di Camilleri e in particolare con quelle atmosfere metafisiche disseminate nel suo “ciclo mitologico”, al quale il racconto Il casellante appartiene.
Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, Il casellante si pone in un rapporto di continuità con l’opera che lo ha preceduto, e diventa allegoria di una nuova metamorfosi, metafora di un modo di ragionare e di vedere la realtà siciliana.
«Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri – così la descrive Dipasquale – che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ad un tempo ferocemente logica e paradossale».
 
 

La Repubblica, 9.2.2017
E il Capitano Pupone battezza Cheope: "Sciopé"

Il balsamo dello share alto in prima serata, mai seguito dalla domanda "Ma perché metà dei telespettatori almeno non dovrebbe guardare Sanremo?", anestetizza ancora di più tutto e tutti.
[...]
*** Ma l'inquietudine che mette lo spot del nuovo Montalbano con Catarella volante? Ma si spaventa la gente così? Dite subito che sono nuovi episodi ma fatti come i precedenti, grazie.
[...]
Antonio Dipollina
 
 

TvBlog.it, 9.2.2017
Sanremo 2017, Luca Zingaretti ospite (in attesa de Il Commissario Montalbano)
Luca Zingaretti ospite della quarta serata del Festival.

Se in questi tre giorni di Festival di Sanremo abbiamo visto i promo che annunciano il ritorno su RaiUno de Il Commissario Montalbano - quello "particolare" (ma c'è chi lo ha definito orrendo) con protagonista Catarella e quello più classico con le scene del primo episodio ("Un covo di vipere", ndr) - a presentare la nuova stagione del commissario più amato d'Italia arriverà domani a sorpresa, sul palco dell'Ariston, lui in persona, Luca Zingaretti.
A dare l'annuncio è stato lo stesso Carlo Conti, questa mattina, in conferenza stampa.
La famosa serie televisiva della Palomar, che ha compiuto 18 anni ed è ormai giunta all'undicesima stagione, va in onda il 27 febbraio e il 6 marzo con due nuovi episodi tratti dai romanzi di Andrea Camilleri, dal titolo "Un covo di vipere" e "Come voleva la prassi".
[…]
Daniela Bellu
 
 

Il Sussidiario.net, 10.2.2017
Il Commissario Montalbano / Anticipazioni e cast della nuova stagione: due puntate e poi la pausa? Luca Zingaretti sul palco dell'Ariston

Il Commissario Montalbano è finalmente realtà. Le due nuove puntate della fiction Rai andranno in onda lunedì 27 febbraio e poi il 6 marzo per lasciare nuovamente i fan senza gli amati personaggi. Purtroppo la vita dei telespettatori di Montalbano è un po' come quella dei fan di Sherlock. Un anno d'attesa e poi il nulla e ormai sono passati 18 anni dall'esordio di Luca Zingaretti al timone della sua "squadra" e le sue indagini. Anche quest'anno il famoso commissario avrà a che fare con importanti casi che lo porteranno a scavare nelle famiglie siciliane coinvolte in questi omicidi. Incesti, mistero e anche un filino di terrore e horror saranno gli ingredienti delle due nuove puntate della fiction e, soprattutto, della seconda che, secondo quanto annunciato dagli stessi addetti ai lavori, sarà proprio qualcosa di speciale e nuovo. Sappiamo bene che la fiction, da sempre, ha portato a casa milioni di telespettatori ed importanti share, sarà così anche per queste due nuove puntate? La verità la sapremo solo martedì 28 febbraio quando arriveranno gli ascolti del primo episodio. Il velo sulla nuova stagione della fiction potrebbe alzarsi questa sera con l'arrivo di Luca Zingaretti sul palco dell'Ariston per la quarta serata del Festival di Sanremo come lui stesso ha comunicato poco fa sul suo profilo Instagram.
 
 

NanoPress, 10.2.2017
Sanremo 2017: Luca Zingaretti per le nuove puntate di Montalbano
Andranno in onda il 27 febbraio e il 6 marzo

Un commissario a Sanremo 2017: è Luca Zingaretti, che è planato sul palco dell’Ariston per presentare nella serata di venerdì le nuove due puntate di Montalbano, il mitico personaggio creato dalla fervida fantasia dello scrittore siciliano Andrea Camilleri. Zingaretti, che era già stato tre anni fa al Festival per promuovere la fiction contro la ‘ndrangheta ‘Il giudice meschino’, ha anticipato a Carlo Conti e all’intero pubblico di Sanremo i temi che saranno trattati nell’undicesima stagione del Commissario Montalbano, naturalmente attesissima come le precedenti.
Eh sì, perché la fiction tratta dai romanzi di Camilleri ha raggiunto proprio quota 11 stagioni: la prima, come forse ricorderete, fu trasmessa nell’ormai lontano 1999 (quest’anno festeggia quindi il raggiungimento della maggiore età) e da allora a oggi non ha mai subito il minimo calo di popolarità, trasformando l’attore romano nel commissario simbolo della TV italiana, superando probabilmente anche il mitico Corrado Cattani de La Piovra, interpretato negli anni ’80 da Michele Placido.
‘Camilleri ha scritto un personaggio che si fa voler bene‘, ha detto Zingaretti a Carlo Conti, ‘Perché racchiude tutto quello che siamo noi italiani. Se mi aspettavo questo successo? A dire il vero no, anzi all’inizio il produttore preferì esplicitamente andare su Rai 2 perché credeva che il prodotto fosse poco televisivo. E invece…’. Come tutti gli altri ospiti del Festival 2017, anche Luca Zingaretti ha indicato la sua canzone di Sanremo: Vita Spericolata di Vasco Rossi, che ha persino accennato (con risultati modesti, a dire il vero).
I due nuovi episodi del Commissario Montalbano si intitolano ‘Un covo di vipere’ e ‘Come voleva la prassi’ e andranno in onda rispettivamente lunedì 27 febbraio e lunedì 6 marzo, sempre in prima serata su Rai 1. Le riprese delle due puntate sono iniziate nell’aprile 2016 e sono durate circa un paio di mesi: la troupe ha girato interamente in Sicilia e il secondo episodio ‘Come voleva la prassi’ vedrà al centro della scena la spettacolare Valle dei Templi di Agrigento, dichiarata nel 1997 patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco.
Confermati gli attori storici del cast, tra cui Cesare Bocci, Angelo Russo e Sonia Bergamasco nei panni della storica (e tanto paziente) fidanzata del commissario.
[...]
Raffaele Dambra
 
 

Agrigento Notizie, 11.2.2017
L'Ariston applaude Camilleri, Zingaretti: "Montalbano è un personaggio straordinario"

Luca Zingaretti porta il commissario Montalbano a Sanremo. L’attore, che interpreta la celebre serie televisiva, tratta da i romanzi di Andrea Camilleri, è stato uno dei super ospiti del festival della musica italiana.
“Andrea Camilleri ha costruito un personaggio straordinario, ed io gli voglio molto bene - ha detto l’attore - . I produttori hanno creduto da subito in questo progetto. Mi aspettavo un successo così? No, anzi. Mi ricordo che all’inizio andammo sulla seconda rete, non era un prodotto molto televisivo, aveva dei tempi molto lenti. Poi è andata come è andata e siamo ancora qua".
Il teatro Ariston ha applaudito Andrea Camilleri, per chi ancora una volta ha “creato” un personaggio diventato cult negli anni. Il commissario Montalbano tornerà nel piccolo schermo. Sono due gli episodi che andranno in onda il 27 febbraio e lunedì 6 marzo.
Federica Barbadoro
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 11.2.2017
Cittadinanza onoraria per lo scrittore Maurizio De Giovanni
Il sindaco Firetto ritiene che ne "I bastardi di Pizzofalcone" sia stata data notorietà ad Agrigento

Lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni, creatore dell'Ispettore Lojacono e della saga "I Bastardi di Pizzofalcone" (da cui è tratta l'omonima fiction di successo di Rai Uno con Alessandro Gassmann), sarà presto agrigentino doc. Il sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, ha fatto sapere alla nostra redazione (che ha seguito da vicino il successo della serie Tv) che è intendimento dell'Amministrazione comunale conferire la cittadinanza onoraria allo scrittore partenopeo. Abbiamo avuto, così, il piacere di comunicarlo a De Giovanni che, incredulo, ha accolto con entusiasmo la notizia: "Oh mio Dio, che meraviglia!", ha esclamato al telefono, "pochissime cose al mondo mi renderebbero più felice di questo. Sarebbe una cosa bellissima per me, una felicità enorme. Ne sarei estasiato e sarebbe per me un grandissimo onore" è stato poi il commento.
Un riconoscimento meritatissimo per lo scrittore napoletano che nutre un amore "immenso" per Agrigento dove ha vissuto per nove anni. La storia del suo ispettore Giuseppe Lojacono inizia in questa provincia. Nella fiction (che ha registrato 7 milioni di telespettatori a puntata) i riferimenti nostalgici alla Città dei Templi sono stati continui; un ritorno d'immagine non indifferente per questo territorio.
Un amore condiviso , con "l'amico e maestro" Andrea Camilleri. Un'amicizia, la loro, "figlia del comune amore per una terra meravigliosa che rimane nel sangue anche da lontano". I due scrittori sono ritratti insieme in una foto di qualche giorno fa, postata da De Giovanni su facebook. Uno dei più amati romanzieri italiani faccia a faccia con il "papà" del Commissario Montalbano.
Lo scrittore partenopeo si confida al nostro giornale e ci racconta alcuni momenti della serata trascorsa con Camilleri.
- Ci tolga una curiosità, cosa vi siete detti?
"Ho ascoltato il maestro con grande attenzione e con altissima devozione (sorride). Andrea Camilleri è un mostro di intelligenza e di aneddotica. Tulle le volte che lo vedo mi sento più felice ed appagato. Lui è fantastico, mi dà dei consigli validissimi per il mio lavoro. È un attento osservatore dei tempi ed un grande conoscitore della storia . Ha una grande esperienza di scrittore tra-sposto in televisione. Abbiamo anche parlato del suo periodo da funzionario Rai e mi ha raccontato meravigliosi aneddoti su De Filippo, Cervi e la Magnani. È stata una serata di quelle che si vorrebbe non finissero mai. Sono orgoglioso e felice di avere accesso alla sala da pranzo di un grande uomo come Andrea. È facile volersi bene avendo avuto in comune la bellissima esperienza di aver vissuto dalle vostre parti."
- Avete parlato di Agrigento?
"Certamente, come tutte le volte che vado da lui; ma anche di Porto Empedocle e del suo legame enorme con quei luoghi. E del mio legame enorme con quei luoghi (sottolinea con forza). Con i ricordi abbiamo ripercorso quel territorio ricco di storia, di arte e di cultura: la Valle dei Templi, Eraclea, la Scala dei Turchi. E poi la strada che costeggia il mare che va da Porto Empedocle a Palma di Montechiaro fino a Licata. I luoghi veri della sua scrittura e dei suoi ricordi. Un territorio carico di una umanità generosa. La nostra amicizia è figlia del comune amore per una terra meravigliosa che rimane nel sangue anche da lontano".
- Camilleri ha visto la fiction?
"Da maestro e amico era contento del successo de "1 Bastardi di Pizzofalcone". Conosce i miei libri, come anche la moglie, la signora Rosetta. Abbiamo parlato dei libri più che della fiction. Tutti e due convenivamo sul fatto che tra essere sceneggiatore, attore o regista, la cosa più bella è essere scrittore di romanzi. Un lavoro autonomo ed individuale, ed io sono largamente felice per questo".
-Ma l'ispettore Lojacono tornerà ad Agrigento?
"Il personaggio è di Agrigento. Nella fiction Gassmann, per conservare il suo accento romano, mi ha chiesto che Lojacono fosse un ispettore romano trasferito da Agrigento. Se dovesse esserci un proseguo della serie TV sarò felicissimo di scrivere in maniera tale che Lojacono torni ad Agrigento e finire la serie con un ritorno del protagonista nel luogo da dove tutto ha avuto inizio. Ma non è ancora detto che io partecipi all'eventuale seconda serie della fiction; devono verificarsi delle condizioni".
Salutiamo De Giovanni che alla fine ci raccomanda: "Mi dovete salutare tutti i miei amici di Agrigento ed in particolare Totò Luparello, Giuseppe Lo Iacono e Rosalba, Giovanna, Claudia e Sergio Lauricella, ditegli che sono tutti nel mio cuore e non li dimenticherò mai".
Luigi Mula
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 12.2.2017

Nato a dicembre del '68. L'adolescenza trascorsa fra Cercola e Pollena Trocchia e, crescendo, l'avventura in Vespa fino a Roma: desiderando il teatro. Poi una sera piangi, prima di intuire chi sei e sarai. Il tuo destino si ricompone. Davide Iodice è autore di scritture sceniche. Oggi pomeriggio sul palco del San Ferdinando va in scena l'ultima replica del suo "Mal'essere" ispirato all'Amleto scespiriano, che include una decina di rapper.
[…]
Ha citato Libera Mente ma la sua biografia abbonda di incontri: Bene, de Berardinis, Camilleri.
«Vidi uno spettacolo di Giorgio Barberio Corsetti al teatro Nuovo. Il depliant spiegava che aveva studiato all'Accademia Silvio D'Amico di Roma. Ero iscritto a Lettere all'Orientale, appassionato di Etologia. Per anni avevo fatto l'allenatore di basket e l'operatore sociale. Suonavo le percussioni, Tony Cercola era un caro amico dei miei genitori, che hanno allevato cinque figli. Era complicato mantenersi… Partii per un'avventura. Cambiai la targa della Vespa di un mio amico e raggiungemmo in autostrada la capitale. M'iscrissi all'accademia, studiando con Andrea Camilleri. Il mio secondo padre, dopo Arnaldo, quello vero. Il terzo è stato Leo de Berardinis: al secondo anno di corsi vidi il suo "Totò principe di Danimarca": piansi tutta la sera» .
[…]
Gianni Valentino
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 13.2.2017
La valle dei Templi in televisione con il commissario Montalbano
La fortunata serie televisiva, girata anche ad Agrigento, sarà in onda il prossimo 6 marzo

Agrigento - L’immagine che rimarrà nella memoria sarà sicuramente il commissario che passeggia tra le colonne del tempio dorico. Per la prima volta la Valle dei Templi sarà davvero protagonista, in una scena, della serie record di ascolti, de “Il Commissario Montalbano”.
La sequenza, in onda in prima visione su Rai 1, il prossimo 6 Marzo, vede il popolare attore Luca Zingaretti nei panni dell’amato Commissario Montalbano all’interno del Parco Archeologico. Girata nell’Aprile dello scorso anno, la location è stata inserita nel secondo episodio della nuova serie, intitolata “Come voleva la prassi” tratta da un racconto di Andrea Camilleri. La scena, più o meno a metà dell’episodio, si apre sull’interno del Tempio di Giunone. Questo sarà infatti il luogo scelto dal Commissario per incontrare, lontano da occhi indiscreti, il personaggio di Ingrid, interpretata dall’attrice Isabell Sollman. Quella che andrà in onda sul piccolo schermo sarà una lunga sequenza sui Templi, una grande occasione di valorizzazione del ricco patrimonio archeologico della Valle. La fiction, riadattamento televisivo delle avventure del Commissario Montalbano narrate dalla penna di Andrea Camilleri, ha una diffusione capillare in ben 60 paesi, un ritorno di immagine unico per la Città e per la Valle dei Templi. La televisione così come il cinema, sono fondamentali per la promozione internazionale delle bellezze del territorio, poiché con il carico emozionale che lasciano allo spettatore, potrebbero indurre a voler vedere dal vivo i luoghi oggetto di set. I due episodi di cui si compone la nuova serie saranno presentati in Rai a Roma il 24 Febbraio nel corso di una conferenza stampa, alla presenza del produttore Carlo Degli Esposti.
Lo stesso, dalle indiscrezioni trapelate, sembrerebbe intenzionato (il condizionale è d’obbligo) a ritornare a girare ulteriori scene per le nuove stagioni della fiction, nei dintorni di Agrigento tra il 24 Aprile e il 24 Giugno prossimi.
Maria Rosso
 
 

NonSoloCinema, 13.2.2017
‘Il casellante’ al Teatro Busan di Mogliano Veneto (TV)
Il racconto di Camilleri portato in scena da uno straordinario cast di attori-musicisti capeggiato da Moni Ovadia

Venerdì 17 febbraio alle ore 21.00 la Stagione di Prosa 2016-2017 del Teatro Busan di Mogliano Veneto prosegue con Il casellante, tratto dall’omonimo libro di Andrea Camilleri che Giuseppe Dipasquale ha adattato per il teatro.
Un racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta, scritto nella lingua personale, originale e sperimentale di Camilleri e portato in scena da uno straordinario cast di attori-musicisti capeggiato da Moni Ovadia.
Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che gioca sulla parola, sulla musica e sull’immagine.
Il casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, questo racconto ambientato tra Vigàta e Castelvetrano, narra la vicenda di una metamorfosi. Una vicenda emblematica di un modo di essere e di ragionare che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo.
Il casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il divertito racconto in musica del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e La Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura.
Leila Aghakhani Chianeh
 
 

Mentelocale.it, 13.2.2017
Genova
Il casellante: Moni Ovadia interpreta Andrea Camilleri al Duse
Storia della metamorfosi incompiuta di un uomo la cui moglie vuole trasformarsi in un albero. Da martedì 28 febbraio a domenica 5 marzo

Da martedì 28 febbraio a domenica 5 marzo va in scena al Teatro Duse lo spettacolo Il casellante, diretto da Giuseppe Dipasquale. Protagonista è Moni Ovadia; accanto a lui sul palco Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara e Giampaolo Romania. Ci saranno anche i musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu.
Lo spettacolo è tratto dall'omonimo di Andrea Camilleri, pubblicato nel 2008, nel quale l’autore siciliano attinge ancora una volta alla tradizione mitologica della cultura classica greca, raccontando la metamorfosi incompiuta di un uomo la cui moglie vuole trasformarsi in un albero.
L’azione si svolge negli anni di guerra, quando in Italia c’era ancora il fascismo. Reso invalido da un incidente sul lavoro, Nino Zarcuto fa il casellante sulla linea ferroviaria che congiunge Vigata a Castelvetrano: una stipendio sicuro, una piccola casa e un orticello. Ecco le condizioni per offrire un futuro a Minica, la donna che sposa e che, dopo tanti tentativi andati a vuoto, rimane finalmente incinta. Il lavoro è poco e c’è tempo per andare ogni tanto in paese, dove Nino, appassionato di mandolino, può anche dilettarsi con l’amico Totò in qualche serenata improvvisata.
Ma la guerra si avvicina. Lo sbarco alleato è imminente e i soldati arrivano per costruire un bunker lungo la costa. I notabili fascisti si fanno sempre più sfrontati e, poiché a loro non va a genio la musica di Nino, lo mettono in prigione. In sua assenza, Minica viene aggredita e violentata, perde il bambino, la memoria, la ragione.
Chi è stato? Uno dei militari di passaggio, o un compaesano che ha approfittato della sua assenza? Nino arriverà alla verità e alla vendetta, ma non riacquisterà la pace, perché Minica ha perduto il senno. Vuole essere piantata come un albero, e come un albero generare: il suo corpo comincia a trasformarsi. I capelli diventano fronde, le braccia flessibili rami, i piedi radici. Il corpo si ricopre di corteccia. Intanto, con lo sbarco degli americani, i bombardamenti si susseguono. Solo da questa devastazione Minica, novella Dafne, riesce a trovare la forza e le risorse per ricominciare a vivere.
Andrea Camilleri si avvicina al genere fantastico con la volontà di descrivere certi paesaggi evitando le modalità di una rappresentazione naturalistica. Per fare ciò ricorre alla sua infanzia, ai ricordi e alla fantasia. Tutto questo conduce al rapporto essere umano-natura e al legame che l’unisce a una Sicilia ricca di superstizioni, leggende, miti, ma anche a terra travagliata dall’arretratezza economica, dalla guerra, dall’avvento del fascismo. Ed è da tutto questo che, nello spettacolo interpretato da Moni Ovadia, dalla fiaba nasce la struttura narrativa del melologo, nella quale si fondono, in una atmosfera insieme realistica e fantastica, la recitazione e la musica.
 
 

Teatro Comunale di Monfalcone, 14-15.2.2017
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
regia di Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine
e con Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
scene di Giuseppe Dipasquale
musiche originali di Mario Incudine
con la collaborazione di Antonio Vasta
costumi di Elisa Savi
luci di Gianni Grasso
Promo Music - Corvino Produzioni / Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano / Comune di Caltanissetta

Dopo il successo delle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston e La concessione del telefono, Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale tornano nuovamente insieme per proporre al pubblico teatrale una nuova avventura tratta dai racconti dello scrittore siciliano.
Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali ma trasfigurati dalla sua grande fantasia. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale al contempo. Perché questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri, che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare sulle cose di quella terra.
Il casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica, divertito e irridente, del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
L’originalissima lingua di Camilleri, che restituisce nella sua sinfonia di parlate una meravigliosa "sicilitudine" linguistica, fra neologismi e modi di dire mutuati dal dialetto, esalta la recitazione degli attori che prestano i panni ai personaggi camilleriani.
 
 

Messaggero Veneto (ed. di Udine), 14.2.2017
«L’Italia liquida di oggi si specchia nella Sicilia»
Il popolare attore recita a Monfalcone e poi a Palmanova

Arriva in regione per tre sole date, oggi e domani a Monfalcone e sabato a Palmanova, “Il casellante” di Andrea Camilleri, protagonista Moni Ovadia che, abbandonati temi a lui cari e che gli hanno meritato un posto unico nel panorama teatrale italiano, si abbandona a un bagno in quella Sicilia che oggi, dopo lo strepitoso successo delle sue originalissime “Supplici” a Siracusa due estati fa, lo vede, “assolutamente a titolo gratuito”, direttore di un teatro a Caltanissetta e a Marsala.
«”Il casellante” – spiega Ovadia – è un racconto dell’universo di Camilleri che si muove fra una Sicilia letteraria che lui ricostruisce con una distanza di tempo e una capacità di trasfigurazione fantastica, e l’emersione di un contesto, che è quello delle grande brutalità della guerra. Cui si contrappone la narrazione di un ambiente popolare, pieno di sapidità umoristica, dai tratti picareschi, investito, attraverso lo sguardo che Camilleri ha sulla donna, di partecipazione e compassione, da una vicenda di una violenza bestiale, riscattata dal ritorno alla vita attraverso uno spazio etico che affonda nel mito, in una metamorfosi».
La storia de “Il casellante”, terzo tassello della trilogia della metamorfosi con i racconti “Maruzza Musumeci” e “Il sonaglio”, narra infatti della trasformazione, che affonda nel mito, di una giovane sposa violentata nella sua femminilità e nel suo desiderio di maternità. La vicenda è ambientata in una Sicilia rurale negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, in cui imperversa il fascismo con la sua truce ottusità e i suoi vuoti riti, la mafia vecchio stampo, e la totale assenza dello Stato, «da cui – sottolinea Ovadia – la propensione della legge ad aggiustare le cose in modo che il brutalizzato finisca anche diffamato e punito».
Come il giovane Totò, messo in gattabuia per vilipendio, perché, sotto pressione del gerarca del luogo, ha messo in valzer e mazurca gli inni e i canti fascisti. «Tutto lo spettacolo – ancora Ovadia – è quasi una narrazione in musica, che riprende la tradizione siciliana del “cunto”. Sia nella prima parte, scoppiettante e umoristica, sia nella successiva, quando la storia si tinge dei colori della violenza e vira, infine, in un inno alla vita e alla femminilità. Camilleri, infatti, con questo testo ci mostra, tra l’altro, che tra Sicilia contadina di ieri e Italia liquida di oggi c’è una tremenda connessione che è il femminicidio».
Questo spettacolo, in cui Ovadia interpreta diversi personaggi, rappresenta qualcosa di nuovo rispetto alla sua storia artistica. «Con questo lavoro, nato dal sodalizio con Mario Incudine, autore delle musiche oltre che formidabile cantante, ho voluto mettermi al servizio della narrazione di Camilleri, che mi ha fortemente voluto per questo lavoro. È l’inizio di un percorso nuovo, di un nuovo futuro, un modo per misurare me stesso, mettermi in discussione, andare verso un territorio inedito. In tutto questo c’è un dato di realtà: nessuno mi produce i miei spettacoli, nonostante il prestigio di cui godo, nessuno mi affida un te. atro dove poter continuare il mio repertorio oltre a proporre cose di altri. Continuo a cercare uno spazio per esprimermi e a non vivere in uno stereotipo autocelebrativo. Non mi guardo alle spalle, so di aver costruito un progetto che ha avuto un enorme riscontro (l’irrompere impetuoso e vivificante della cultura yddish nel panorama culturale italiano e non solo, lo si deve a lui! ndr); godo di un grandissimo prestigio personale, ma non sono uno di quegli yes man, che la classe dirigente adora. Che devo fare? Vado avanti a fare quello che so e posso, cercando di sviluppare progetti che siano di valore culturale e etico».
Lo spettacolo, diretto da Giuseppe Dipasquale, vede in scena, al fianco di Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine e, a eseguire dal vivo musiche e canzoni, Antonio Vasta e Antonio Putzu.
Mario Brandolin
 
 

Ufficio Stampa Rai, 16.2.2017
Il Commissario Montalbano
24/02/2017 - 10:00

Venerdì 24 febbraio
ore 10.00 sala A
Viale Mazzini, 14 - Roma

Presentazione di
IL COMMISSARIO MONTALBANO
con Luca Zingaretti
Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo
e con Sonia Bergamasco nel ruolo di Livia

“Un covo di vipere”
In onda in prima visione su Rai1 lunedì 27 febbraio

“Come voleva la prassi”
In onda in prima visione su Rai1 lunedì 6 marzo

Tratti dalle opere di Andrea Camilleri
Regia di Alberto Sironi

Una produzione Rai Fiction – Palomar
Prodotto da Carlo Degli Esposti e Nora Barbieri
con Max Gusberti

Al termine della proiezione, ore 12.00 circa, conferenza stampa
 
 

Teatro Accademia, 16.2.2017
Giovedì 16 febbraio 2017
MONI OVADIA
Il casellante
di Andrea Camilleri
con VALERIA CONTADINO - MARIO INCUDINE - FRANCESCA INCUDINE e con al
pianoforte ANTONIO VASTA e ANTONIO PUTZU fiati
Regia di Giuseppe Dipasquale
 
 

L'Unione Sarda, 17.2.2017
Ritratto. Un'insaziabile curiosità e la gioia di vivere
Andrea Camilleri il narratore di favole di vita
L'arte di "saper portare il racconto" - Sciascia la attribuiva ai contadini - e la divertita saggezza che colma tutti i suoi romanzi
Il commissario Montalbano sta per fare il suo ritorno in tv (lunedì 27, Rai Uno) con nuovi episodi. Il professor Giuseppe Marci, legato allo scrittore Andrea Camilleri da antica amicizia, ci porta nel mondo del narratore siciliano.

Conoscerlo significa entrare in un universo di storie che sembrano generarsi da sole, che si rinnovano in un processo senza fine, che non cessano di incantare l’ascoltatore.
Prima ancora di essere uno scrittore, Andrea Camilleri è un formidabile narratore orale: una qualità naturale, ma anche il frutto di una lunga esperienza. E dell’arte, si potrebbe aggiungere: a condizione di capire che stiamo parlando di un’arte antica e di tutti i maestri che sanno insegnarla.
Leonardo Sciascia citava, a proposito, i contadini che “raccontano interminabili storie e sanno, come loro dicono, «portare il racconto» – come dire che hanno stile”. Lo stile è tutto, ed è sempre Sciascia che ce lo insegna, citando “una vecchia narratrice di fiabe e racconti popolari [la quale] disse una volta a Vann’Antò: «Lu cuntu è nenti, tutto sta comu si porta». Cioè niente è il racconto, tutto sta nel modo di raccontare”.
Per spiegare il successo della sua opera – milioni di copie vendute, milioni di telespettatori che seguono in tutto il mondo la trasposizione televisiva dei romanzi di Montalbano – si è parlato del “fenomeno Camilleri” e la definizione, nella sua sintesi, dice una verità: il fenomeno è lui. Lo capisci ogni volta che lo incontri e rimani stupito ad ascoltare un uomo di novant’anni che ti dice di aver perso la vista e subito dopo racconta l’avventura di chi sperimenta nuove forme dell’elaborazione letteraria, ideando e mettendo in scena situazioni, personaggi e dialoghi che poi detta alle sue collaboratrici. Ne parla con l’entusiasmo di un giovane che sta facendo le prime sperimentazioni; ed è questo che colpisce e commuove, più della notizia che ti sta dando, che pure ha un suo assoluto rilievo. Come ha rilievo, e ci aiuta a capire l’autore, la non comune operosità che lo ha portato a pubblicare oltre cento titoli e ancora lo spinge a sondare inesplorati orizzonti per la sua scrittura.
Una dozzina di anni fa aveva scritto il romanzo conclusivo della serie di Montalbano: quello dal quale apprenderemo se e come il commissario porrà fine alla sua attività investigativa. Lo aveva scritto e lo conservava nel cassetto, mentre inventava, e pubblicava, altri episodi della saga poliziesca. Poi, ripensandoci, gli è parso che quella scrittura rappresentasse il Camilleri di dodici anni fa e non quello che è diventato, sviluppando senza soste il processo della sua creazione linguistica: “Così l’ho riscritto, usando la lingua di oggi, che è molto diversa da quella di allora”.
Ma tutto ciò non gli bastava, perché contemporaneamente ha iniziato un romanzo in lingua italiana che ha dovuto interrompere per un’urgenza narrativa dalla quale è stato spinto a cimentarsi con un tema nuovo, “assolutamente fuori dalle mie corde”. Ne parla come se da questa idea e da tale inedita modalità fosse stato assalito d’improvviso, senza poter resistere; senza avere il diritto di negarsi la sperimentazione, di arare un campo mai prima dissodato.
Ci vuole coraggio, per reagire così. È necessario avere curiosità e gioia di vivere. E qui, forse, sta una possibile spiegazione del successo di uno scrittore che unisce fasce di lettori diversi per età e cultura; che sa legare anche quanti sono distanti dalle sue visioni sociali e politiche ampiamente dichiarate; che affascina persino i molti che hanno, nei confronti dell’esistenza, un atteggiamento meno fiducioso.
C’è una frase che Jorge Amado ha scelto come sottotitolo di un suo romanzo e che può bene adattarsi a molte pagine camilleriane: “Favola per accendere la speranza”. I mondi che lo scrittore brasiliano e quello italiano descrivono sono spesso duri, violenti, crudeli con i più deboli, con i bambini di strada che campano la vita Dio solo sa come, con le donne che le peggiori brutture sanno attraversare senza perdere la grazia del sorriso. Romanzi che non esitano a raccontare gli aspetti più aspri della realtà, ma che della realtà sanno indicare l’essenza meravigliosa; favole che non hanno bisogno della morale conclusiva perché la morale coincide con la favola stessa.
Ecco, incontrare Camilleri significa attingere a una fonte di divertita saggezza, ricevere il dono dell’entusiasmo con cui lo scrittore affronta ogni circostanza della vita: un dono che non può essere tenuto per sé ma che deve essere condiviso, come in questo caso avviene attraverso l’articolo che state leggendo.
Dobbiamo riflettere, quando assistiamo sconcertati alle difficoltà del presente, e capire che possiamo affrontarle utilizzando il beneficio della cultura, della tradizione che sta dietro le nostre spalle.
Andrea Camilleri da quella tradizione discende; appartiene a una storia culturale, gioiosa e ricca di fantasia, che nella prosa di Boccaccio e nella poesia di Ariosto ha saputo tessere racconti capaci di alleviare la fatica del vivere, di addolcirne le asprezze; di indicare orizzonti di speranza.
Noi abbiamo avuto la fortuna di essere suoi contemporanei e dobbiamo averne consapevolezza: non è cosa di poco conto, né è trascurabile l’arricchimento che può derivarne per il nostro modo di essere.
Giuseppe Marci
 
 

L'Unione Sarda, 17.2.2017
Camilleri che passione, via ai seminari all'Università di Cagliari
Cliccare qui per il servizio in video

Una passione, Andrea Camilleri. E una tradizione che prosegue all'Università di Cagliari: i seminari dedicati al grande scrittore siciliano. Così da mercoledì 22 a venerdì 24 febbraio anche quest'anno studiosi e appassionati potranno partecipare alla quinta edizione delle giornate di studi dedicate al padre dell'ispettore Salvo Montalbano. Come spiega il professor Giuseppe Marci «Quest'anno i seminari prevedono una articolata serie di iniziative: oltre agli approfondimenti dei temi letterari e di traduzione che costituiscono il filo conduttore dell'iniziativa, ci sarà spazio anche per un'incursione nel campo dell'immagine cinematografica con la proiezione del film "La scomparsa di Patò" e di un documentario inedito, realizzato a Cagliari nel corso dell'ultima visita dello scrittore, in occasione del conferimento della laurea honoris causa da parte dell'Ateneo, nel maggio 2013». È previsto un preambolo del Seminario, nella serata del 22 alle 17 nell'aula magna del Campus Aresu (via San Giorgio a cagliari), di cui saranno protagonisti gli studenti della Scuola media G. B. Tuveri, che leggeranno il racconto "Il compagno di viaggio". Tanto nell'appuntamento del 22 (dalle 17), quanto nel successivo del 23 (dalle 18), l'attore Giacomo Casti interpreterà alcuni brani tratti dalle opere di Camilleri, con l'accompagnamento musicale di Francesco Medda Arrogalla. Il seminario, coordinato dal professor Giuseppe Marci, è aperto a tutti. Per gli studenti dei corsi di Lettere e di Lingue e culture per la mediazione (e relative lauree magistrali) è prevista l'erogazione di 1 credito per la frequenza e l'elaborazione di una scheda di lettura relativa a un'opera camilleriana o una recensione del film o del documentario proiettati. Gli interessati devono iscriversi sulla piattaforma attiva sul sito dell'Ateneo.
Francesco Abate
 
 

Teatro Busan, 17.2.2017
MONI OVADIA
Venerdì 17 febbraio 2017, ore 21.00
Il casellante di Andrea Camilleri
Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica. Il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.

Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi. Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e La Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura dai racconti camilleriani.
Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea. La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa.
Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.
 
 

Il Friuli, 17.2.2017
Moni Ovadia è Luciano Rapotez, "Colpevole perché partigiano"
L’appuntamento è per sabato 18 febbraio, a Palmanova

Dopo le due date di Monfalcone, si conclude a Palmanova la mini-tournèe de Il Casellante nel circuito ERT. Lo spettacolo, tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, ha per protagonista Moni Ovadia, accompagnato sul palco del Teatro Modena da Valeria Contadino e Mario Incudine e dai musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu. L’appuntamento è per sabato 18 febbraio alle 20.45. Alle ore 18 Moni Ovadia sarà ospite del Salone d’Onore del Palazzo Municipale per la presentazione del libro Luciano Rapotez, “Colpevole perché partigiano”, a cura di Diego Lavaroni, di cui Ovadia ha scritto la prefazione.
Dopo il successo delle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston e La concessione del telefono, Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, che firma regia e scene, hanno collaborato nuovamente per questo spettacolo. Il Casellante è, tra i testi di Camilleri, uno dei più struggenti e divertenti del ciclo cosiddetto “mitologico”. Dopo Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio, l’opera disegna i tratti di una Sicilia al contempo arcaica e moderna, comica e tragica.
Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Un altro aspetto affascinante è quello della lingua di Camilleri, una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa “sicilitudine” linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto.
Maggiori informazioni al sito www.ertfvg.it chiamando la Biglietteria del Teatro Modena di Palmanova (0432 924148, i due giorni precedenti lo spettacolo con orario 17.30 / 19.45. Il giorno dello spettacolo a partire dalle 17.30); la presentazione del libro è a ingresso libero.
 
 

Umbria Journal, 17.2.2017
Il Casellante torna in Umbria al Teatro Morlacchi di Perugia

Il Casellante torna in Umbria al Teatro Morlacchi di Perugia PERUGIA – Debuttato con successo al Festival dei Due Mondi di Spoleto, IL CASELLANTE di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, torna in Umbria al Teatro Morlacchi di Perugia, da mercoledì 22 a domenica 26 febbraio. Atteso protagonista Moni Ovadia, con Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara e Giampaolo Romania.
Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, questo racconto ambientato in Sicilia, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi. Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare. Una vicenda che vive di personaggi reali, trasfigurati nella grande fantasia di narratore di Camilleri. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una regione arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni quaranta.
Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea. La parola, e il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa. Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.
Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Giovedì 23 febbraio, alle 17,30, al Teatro Morlacchi, Moni Ovadia e la Compagnia partecipano all’incontro con il pubblico tenuto dal Prof. Alessandro Tinterri, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo e di Storia e Critica del Cinema dell’Università degli Studi di Perugia. Al termine presso il Caffè del Teatro, l’Azienda agraria Terre de la Custodia offrirà al pubblico una degustazione dei propri vini. Si può prenotare telefonicamente, al Botteghino Telefonico Regionale 075/57542222, tutti i giorni feriali, dalle 16 alle 20. I biglietti prenotati vanno ritirati mezz’ora prima dello spettacolo, altrimenti vengono rimessi in vendita. E’ possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it.
 
 

Gazet van Antwerpen, 17.2.2017
BOEK. Andrea Camilleri - Noli me tangere
Laura Garaudo is getrouwd met de beroemde schrijver Mattia Todini. Ze neemt zelf al eens de pen ter hand en vult de rest van haar dagen met kunst en mooie mannen.

Af en toe wordt ze overvallen door een bui van neerslachtigheid en sluit ze zich enkele dagen op in haar slaapkamer. Na een van die buien vertrekt ze naar het familiale zomerhuis, waar ze spoorloos verdwijnt. Inspecteur Maurizi staat voor een dilemma. Is hier eigenlijk sprake van een misdaad? Of heeft Laura op eigen initiatief de vergetelheid opgezocht? Noli me tangere kan je vrij letterlijk vertalen als ‘Gelieve me niet aan te raken’.
Een spoor van brieven, nieuwsberichten en e-mails brengt Maurizi steeds dichter bij de waarheid en geeft hem de kans door te dringen tot Laura’s gecompliceerde persoonlijkheid. Andrea Camilleri is vooral bekend van zijn Montalbano-detectives, maar doet met dit zijstapje zijn uitzonderlijk schrijftalent alle eer aan. Mispak u vooral niet aan zijn ogenschijnlijk simpele verteltrant, waaronder een scherpzinnig vernuft en diep psychologisch inzicht schuilgaat. Zeker geen klassieke misdaadroman, veeleer een literair kleinood, waarin een mysterieuze vrouw als subtiel bindmiddel figureert.
Serena Libri, 157p, 19,95 euro
 
 

TVBlog.it, 17.2.2017
Montalbano fa paura, l'Isola dei famosi 2017 si sposta al martedì dal 28 febbraio
La mossa di Mediaset per evitare la forte controprogrammazione della fiction Rai

È ufficiale. L'Isola dal 28 febbraio andrà in onda il martedì sera anziché il lunedì per evitare lo scontro con Il Commissario Montalbano. Lunedì su Canale 5 sarà proposto il film Il Diavolo veste Prada.
[...]
Massimo Galanto
 
 

Teatro Modena, 18.2.2017
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e con i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu, Francesca Incudine e Pino Ricosta
regia di Giuseppe Di Pasquale
scene di Giuseppe Dipasquale
costumi di Elisa Savi
produzione: Promo Music – Corvino Produzioni, Centro d’arte contemporanea Teatro Carcano Comune di Caltanissetta

Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni quaranta.
Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea.
La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa.
Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.
Giuseppe Dipasquale
 
 

Teatro Dadà, 19.2.2017
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
Moni Ovadia
Valeria Contadino, Mario Incudine
con Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e con i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
scene Giuseppe Dipasquale
musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
costumi Elisa Savi
luci Gianni Grasso
ingegnere del suono Ferdinando Di Marco
la canzone ‘La crapa avi li corna’ è di Antonio Vasta
regia Giuseppe Dipasquale
produzione Promo Music-Corvino Produzioni – Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano – Comune di Caltanissetta

Il Casellante è, fra i racconti di Andrea Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi.
Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La Cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura dai racconti camilleriani.
Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo, e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea.
La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa.
Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati per prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.
Giuseppe Dipasquale
 
 

Gazzetta di Modena, 19.2.2017
Al Dadà di Castelfranco in scena Il casellante di Camilleri

Castelfranco. Alle 21 di oggi, domenica 19 febbraio, sul palco del Teatro Dadà va in scena “Il casellante”, un racconto di Andrea Camilleri che, a fianco del regista Giuseppe Dipasquale, ha collaborato alla stesura del testo drammaturgico. Camilleri e Dipasquale proseguono la loro collaborazione dopo il successo delle trasposizioni di altri due racconti di Camilleri: Il birraio di Preston e La concessione del telefono. In scena: Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania.
Ne “Il casellante”, che ha debuttato al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 2016, si ride e ci si commuove. Gli attori e i musicisti danno fiato, voce e corpo alla lingua dei personaggi creati dalla fantasia di Andrea Camilleri. “Il caselllante” è ambientato negli anni della Seconda Guerra Mondiale e ci racconta la storia di Nino Zarcuto. A causa di un incidente sul lavoro non viene chiamato a far la guerra e si ritrova a fare il casellante in una piccola stazione ferroviaria, accompagnato da sua moglie Minica: due giovani che si amano, amano se stessi e la vita e desiderano un figlio.
Proprio quando il desiderio sta per trasformarsi in possibilità concreta, però, un destino beffardo, atroce e violento interviene a distruggere il loro sogno. Il finale, magico, è in piena sintonia con la scrittura di Camilleri e in particolare con quelle atmosfere metafisiche disseminate nel suo “ciclo mitologico”, al quale il racconto “Il casellante” appartiene. Secondo a “Maruzza Musumeci” e prima de “Il Sonaglio”, “Il casellante” si pone in un rapporto di continuità con l'opera che lo ha preceduto, e diventa allegoria di una nuova metamorfosi, metafora di un modo di ragionare e di vedere la realtà siciliana.
«Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri - così la descrive Dipasquale - che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ad un tempo ferocemente logica e paradossale». Biglietti da 18 a 20 euro in vendita alla cassa dalle 20.
 
 

la Lettura - Corriere della Sera, 19.2.2017
Anticipazione. Un quarto di secolo dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, Gaetano Savatteri coglie in un saggio edito da Laterza un radicale mutamento di prospettiva
La Sicilia che fa fuori Pirandello
Letteratura e cinema, arte e moda superano gli stereotipi nel nome di una modernità glamour
Pierluigi Battista
Cliccare per leggere l'articolo
 
 

La Repubblica, 21.2.2017
«Parlare d’amore è rivoluzionario». Così Luca Zingaretti. «Chiunque avrebbe snaturato Montalbano, lo avrebbe reso più veloce. Noi con i piani sequenza interminabili catturavamo il pubblico».
Montalbano “Viva la lentezza in amore e in tv”
Zingaretti: “In un mondo svelto lui è l'elogio della lentezza”
“CAMILLERI I suoi romanzi trasudano italianità. Raccontano chi siamo in un'epoca in cui si scimmiotta l'America
IL PUBBLICO Ci seguono tanti laureati ma acchiappiamo anche i bambini per l'assenza di compromessi
SEX SYMBOL Questa cosa mi infastidisce. In me le donne riconoscono forza ma anche fragilità. E perdono la testa
L'ITALIA Il commissario è preoccupato come lo sono io. La crisi non accenna a finire e si urlano idiozie come fossero verità
IL MESTIERE È il più bello del mondo. Se una figlia seguirà le ormedei genitori spero lo farà per questo, non per scompensi affettivi”
LA SERIE Luca Zingaretti torna nei panni del commissario Montalbano. Due nuovi episodi su Rai1 da lunedì 27 febbraio: "Il covo di vipere" e "Come voleva la prassi". Nel cast anche Peppino Mazzotta, Cesare Bocci, Angelo Russo, Roberto Nobile e Sonia Bergamasco nei panni di Livia. La regia è di Alberto Sironi
LO SCRITTORE Lo scrittore Andrea Camilleri, 92 anni a settembre, ha inaugurato la fortunata serie su Montalbano nel 1994 con "La forma dell'acqua". L'ultimo libro dedicato al commissario di Vigata è "L'altro capo del filo". Al centro la storia di un delitto sullo sfondo degli sbarchi di migranti sulle coste siciliane.

Roma. Ha girato l'Italia con The pride, testo che gli avevano sconsigliato di portare in scena e che lo ha reso felice «perché parlare d'amore oggi è rivoluzionario, perché The pride parla dell'identità sessuale, tema attualissimo. Quando ti trucchi o ti fai la barba, nello specchio vedi davvero la persona che volevi essere? O hai dimenticato di decidere per la tua vita? ». Luca Zingaretti, 55 anni, parla con passione e la sicurezza di chi sa cos'è diventato: uno degli attori italiani più amati e «la vittima preferita», come dice la moglie Luisa Ranieri, delle figlie Emma e Bianca, «le uniche che gli fanno fare quello che vogliono». Ride: «È vero, sono il loro schiavo ma con i figli è così ». Torna in tv con Il commissario Montalbano, due nuovi episodi diretti da Alberto Sironi, Il covo di vipere e Come voleva la prassi, in onda su Rai1 dal 27 febbraio, due casi legati a storie di donne, «forse i più belli che abbiamo girato, due vicende di amore tragico. Con Andrea Camilleri e il produttore Carlo degli Esposti ci siamo presi il tempo giusto, come agli inizi, abbiamo fatto le prove a casa di Andrea e dopo anni siamo tornati a girare nel commissariato di Ragusa. Un conto è ricreare gli ambienti a Cinecittà, un altro respirare il clima».
Squadra di talenti (Peppino Mazzotta, Cesare Bocci, Angelo Russo, Roberto Nobile, Sonia Bergamasco nei panni di Livia) e record di ascolti (in totale, tra prime visioni e repliche, circa 990milioni di spettatori), il commissario è diventato un simbolo.
Zingaretti, è andato persino al Festival di Sanremo a parlare di Montalbano.
«Ed è stato molto emozionante perché se lo segui con gli amici sfotti tutti, poi stai lì e tremi perché il festival fa parte della nostra vita. Mentre cantava Gabbani stavo dietro le quinte, stando in teatro non avevo seguito Sanremo. Ho sbirciato e ho visto uno travestito da gorilla che ballava. Mi sono detto: di cosa puoi avere paura?».
Degli Esposti dice che Montalbano è «l'unico commissario biologico in un mondo di commissari geneticamente modificati»; lei lo interpreta da diciotto anni. Cos'ha di diverso?
«Il genio di Camilleri, autore di libri che hanno avuto un successo planetario per la visione della vita che propone, l'idea del bene e del male. Trasuda di italianità, racconta chi siamo in un'epoca in cui è facile scimmiottare gli americani. I suoi sono gialli metafisici, e Sironi, da uomo di lettere, ha saputo trasporre questa metafisicità».
In che senso?
«Chiunque avrebbe snaturato Montalbano, lo avrebbe reso più veloce… La lentezza all'inizio mi sembrò una scelta quasi suicida, quando andavamo in onda c'era E. R. col suo ritmo frenetico. Noi belli, tranquilli, con i piani sequenza interminabili catturavamo il pubblico. Poi ci siamo inventati un altro modo di recitare, come fece Ferruccio Soleri per Arlecchino servitore di due padroni ».
Il pubblico è fedelissimo: perché piace così tanto?
«Montalbano ha un pubblico popolare e un'alta percentuale di laureati, abbiamo acchiappato anche i bambini. Parla la loro lingua, è infantile, non conosce compromessi, divide il mondo tra bene e male. Non ha prezzo perché non si vende, non perché voglia tirare sul prezzo. Chi può dire: vivo la mia vita, nutro il mio vero essere, non sono quello che gli altri vorrebbero che fossi? Gli italiani lo ammirano. Esercita un fascino irresistibile, è carismatico».
Ne ha incontrati molti così?
«Pochi. Uno è Camilleri. L'ho conosciuto all'Accademia, quando non era né vecchio né famoso, ed era così: libero come un lupo. Queste sono caratteristiche strutturali. Lui lupo "ci nacque"».
Invece lei è un sex symbol, le crea imbarazzo?
«No non mi piace 'sta cosa del sex symbol. Penso che le donne riconoscano in me grande forza e grande fragilità: questo fa davvero perdere la testa… La stessa cosa che mi seduce delle donne quando si presentano per quello che sono: solide e al contrario — e al tempo stesso — sensibili».
Montalbano le ha cambiato la vita: l'avrebbe immaginato?
«L'ho capito dopo un po'. Sono nazionalpopolare e ne sono fiero ma voglio essere tante cose, la gente viene a teatro, sceglie i film, guarda la tv. Il bello è comunicare con tutti. Montalbano l'ho fatto bene, perché non continuare?».
Come vede l'Italia?
«Montalbano la vede da uomo che ne ha passate tante, ed è preoccupato come lo sono io. Il cittadino di fronte al niente che funziona diventa violento perché è la reazione naturale degli essere umani. C'è un paese violento nei talk show, nel modo di relazionarsi dei politici, non si riconoscono mai i meriti dell'altro. La crisi non accenna a finire e urlano idiozie micidiali come fossero verità».
Tipo?
«"Usciamo dall'euro!", chi lo grida non si preoccupa delle conseguenze, io sì. È anche vero, come recita un detto, che noi italiani siamo come le olive: diamo il meglio quando siamo schiacciati ».
Giocava a calcio, ha scelto di fare l'attore. Inizi difficili, poi il grande successo: oggi i suoi che dicono?
«Papà è molto sollevato, era funzionario di banca ed era il più preoccupato. Mamma è stata la mia prima fan, a lei devo la passione per il teatro, mi portava a vedere Fo, Proietti. Vidi con lei un primo Zerolandia, con questo pazzo, magro magro, che cantava canzoni meravigliose ».
Le piacerebbe che le sue figlie facessero le attrici?
«Mia moglie l'altro giorno mi ha detto: "Tua figlia sta dietro le quinte con le gambe incrociate e la mano sotto il mento a seguire lo spettacolo". Cosa potrei dirle? È il mestiere più bello del mondo, spero che lo faccia per amore, non per uno scompenso affettivo».
Lei si sente scompensato?
«Anch'io, certo. Sennò perché dovrei salire su un palco con 600 persone sconosciute che urlano bravo bravo? L'attore ha bisogno di sentirsi amato, non come tutti noi, molto di più».
Silvia Fumarola
 
 

Prignitzer, 21.2.2017
Von Angelica bis Zina
Andrea Camilleri und die Frauen
In seinem neuen Buch setzt Andrea Camilleri den Frauen seines Lebens ein Denkmal. Das ist amüsant und überraschend, manchmal aber auch nur klischeehaft.
- Andrea Camilleri: Frauen, Kindler Verlag, Reinbek, 220 Seiten, 19,95 Euro ISBN 978-3-463-40669-5.

Der schönen Studentin Ingrid ist der Literaturprofessor einfach nicht gewachsen. Die Unverblümtheit und erotische Freizügigkeit der blonden Schwedin überfordert den distinguierten Herrn aus Italien ganz offensichtlich.
Das geplante Stelldichein im Elternhaus der Schönen macht den Professor nervös, er verfällt in Panik, bekommt Schweißausbrüche und schützt am Ende ein Unwohlsein vor, um die Flucht zu ergreifen.
«In dieser Woche muss der Index italienischer Manneskraft in Schweden steil abgefallen sein», kommentiert Andrea Camilleri trocken diese Geschichte, in der er wohl sich selbst in der unrühmlichen Rolle des Professors beschreibt. Doch später setzt er genau dieser Ingrid ein Denkmal - sie wird die ausländische Freundin seines berühmten Commissario Montalbano, 39 Frauenporträts hat Camilleri (91) verfasst und alphabetisch in seinem Buch geordnet - von Angelica bis Zina.
Manche dieser Frauen hat der Schriftsteller persönlich gekannt, von anderen hat er ihre Geschichte gehört. Auch historische oder literarische Frauenfiguren sind darunter wie etwa Desdemona, Nofretete oder Helena. Auf die eine oder andere Weise haben all diese Frauen Spuren in seiner Erinnerung hinterlassen - bisweilen sind es nur kurze Skizzen oder Szenen, dann wieder erzählt er auf wenigen Seiten ganze Biografien. Es sind schöne, traurige, anrührende und komische, vor allem aber erotische Geschichten.
Eine der wichtigsten Frauen im Leben Camilleris war seine Großmutter Elvira. Offensichtlich hat er von ihr seine Fabulierlust geerbt. Denn Elvira Capizzi pflegte mit Gegenständen zu sprechen, im Dialekt oder sogar in frei erfundenen Sprachen schimpfte sie mit Stuhl, Klavier oder Kochtopf. Wenn sie mit ihrem Enkel spazieren ging und sie unterwegs verschiedene Tiere entdeckten, gab sie jeder Grille und Eidechse einen Namen und erfand für sie eine eigene Lebensgeschichte. So wurde die Großmutter dem Enkel zur Komplizin einer fantastischen Welt, zu der nur sie beide Zugang hatten. Am Ende schreibt Camilleri: «Ich habe ihr kein einziges meiner Bücher gewidmet. Vielleicht weil ich weiß, dass sie sie alle mit mir geschrieben hat.»
Einige der Geschichten sind ausgesprochen komisch. So Camilleris Begegnung mit einer betörenden Schweizerin an einem sizilianischen Strand. Helga ist die junge Frau eines Restaurantbesitzers, scheint es mit der ehelichen Treue aber nicht allzu genau zu nehmen. Jedenfalls macht sie dem jungen Mann eindeutige Avancen. Der lässt sich nur allzu gern auf ein abenteuerliches nächtliches Rendezvous ein. Doch für den jungen Liebhaber gibt es ein böses Erwachen, denn die Deutschschweizerin befiehlt einen pünktlichen, klinisch reinen und maschinenhaften Vollzug: «Ich machte mich ans Werk. Nach einer Viertelstunde wurde mir klar, dass eine Mumie mehr Reaktionen gezeigt hätte. Am Schluss fragte sie mich, was für einen Eindruck sie auf mich gemacht habe. "Du warst ein Orkan", sagte ich.»
Es gibt aber auch den umgekehrten Fall: Das unansehnliche Mauerblümchen, das sich in dem Moment zu einer Sex-Furie entfaltet, als ein junger Mann ihre vielen Sommersprossen berührt. In einer anderen Geschichte geht es um eine «Marchesa lieblicher Landstriche», eine kultivierte und respektable Blaublüterin, die bei einer kleinen Gesellschaft unversehens im wüstesten Fischweiberjargon lospoltert.
Schwüle Altmännerphantasien kann man da und dort besichtigen. Denn seit wann geben sich heißbegehrte, berückende Botticelli-Schönheiten wie das Mädchen Venere (Venus) unscheinbaren, tollpatschigen jungen Männern hin, und dann auch noch am Strand? Ein bisschen weniger Venere und mehr Elvira hätte den Geschichten ganz gut getan.
 
 

Teatro Morlacchi, 22-26.2.2017
Il casellante
di Andrea Camilleri, Giuseppe Dipasquale
regia Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e con i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
scene Giuseppe Dipasquale
musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
costumi Elisa Savi
ingegnere del suono Ferdinando Di Marco
la canzone c'è n'omu è di Francesca Incudine
una produzione Promo Music - Corvino Produzioni, Centro d’arte contemporanea Teatro Carcano, Comune di Caltanissetta

Il Casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti. Una vicenda affogata nel mondo mitologico che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo. Un racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni quaranta. La parola, e il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa. Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso, protagonista straordinario Moni Ovadia, accompagnato da Valeria Contadino e dalle musiche di Mario Incudine.
 
 

La Sicilia (ed. di Ragusa), 22.2.2017
Montalbano calamita per i turisti e Sironi: «Nuovi ciak a fine aprile»
L'annuncio del regista al «tourismA», dal 27 su Raiuno i nuovi episodi

Ragusa - “La troupe del commissario Montalbano tornerà nell’area iblea a fine aprile per girare altre due puntate della fiction tv campione d’ascolti”. Lo ha detto il regista della famosa fiction, Alberto Sironi, nell’ambito del terzo salone internazionale dell'Archeologia 2017, il “tourismA”, tenutosi domenica scorsa a Firenze. Il fascino emanato dagli Iblei, soprattutto quando rappresentati nel contesto di un percorso cinematografico, come può essere il pluricelebrato serial tv de “Il commissario Montalbano”, è impareggiabile.
E la riprova è arrivata proprio domenica scorsa con la partecipazione alla manifestazione da parte del Distretto Turistico degli Iblei. Stracolma la sala “Onice” del centralissimo palazzo dei congressi nel corso della presentazione delle bellezze archeologiche e paesaggistiche del territorio. Con un ospite d’eccezione, il regista Alberto Sironi che, proprio grazie al grande lavoro di promozione fatto con la fiction di Montalbano, ha reso celebre in tutta Europa, e anche oltre, l’area iblea.
Nel contesto di uno speciale momento di esposizione, divulgazione e confronto di tutte le iniziative legate alla comunicazione del mondo antico e alla valorizzazione delle sue testimonianze, il Distretto, in collaborazione con la Soprintendenza di Ragusa, ha fatto conoscere, attraverso uno stand espositivo, gli inestimabili reperti archeologici di cui è dotato il territorio.
Come se non bastasse, Sironi, che è stato il protagonista della giornata, ha dato l’importante annuncio, sulla ripresa delle registrazioni, mentre dal 27 febbraio andranno in onda su Rai Uno gli episodi ancora inediti che sono stati realizzati lo scorso anno. Si tratta di “Un covo di vipere”, che è il racconto di Camilleri sul quale si basa il primo episodio e “Come voleva la prassi”, il secondo, che sarà trasmesso lunedì 6 marzo.
Nel primo episodio il commissario indagherà sulla morte di Cosimo Barletta. Imprenditore sessantenne, l'uomo viene trovato morto nella sua casa al mare. La causa è un colpo di arma da fuoco sparato alla nuca mentre la vittima beveva un caffè. Dai primi riscontri, in casa, non ci sono segni di effrazioni, significa che la vittima conosceva il suo assassino e potrebbe averlo fatto entrare. Il caso assume presto tinte assai fosche, perché Montalbano scopre, anche grazie alla testimonianza dei figli dell’assassinato, che Barletta era tutt’altro che una persona specchiata. Nel cast di Un Covo di Vipere ritroveremo come sempre Luca Zingaretti, Peppino Mazzotta (Fazio), Cesare Bocci (Augello), Angelo Russo (Catarella) e Sonia Bergamasco che, dalla scorsa stagione, interpreta la nuova Lidia, compagna del commissario. Nel cast di Un Covo di Vipere ci saranno nuovi volti non ancora comparsi nella serie, si tratta di Valentina Lodovini e di Alessandro Haber.
Alla presentazione di domenica erano presenti anche gli archeologi Giovanni Di Stefano e Angelica Ferraro, oltre a Giorgio Battaglia della Soprintendenza, i quali hanno avuto modo di esaltare le peculiarità storiche di un’area ricca di storia, parlando, tra l’altro, di strutture museali che offrono spunti molto interessanti a tutti i visitatori alla ricerca di reperti di indubbio valore.
“Era la prima volta che il Distretto turistico degli Iblei – sottolinea il presidente Giovanni Occhipinti – partecipava al “tourismA” e i riscontri sono molto positivi. D’altronde, la storia del nostro territorio non ce la inventiamo mica noi ma avere avuto l’opportunità di poterla presentare con una determinata veste, grazie alla presenza degli archeologi e dell’architetto Battaglia della Soprintendenza, ci ha consentito di attirare l’attenzione di numerosi visitatori. E’ un’altra fetta interessante sul fronte dell’incoming che cerchiamo di catturare e che può fare registrare ricadute di un certo tipo. Questo percorso, assieme a tutti gli altri, non ultimo la presenza del tour operator internazionale Thomas Cook, ci può fare già anticipare che la stagione 2017 si preannuncia ricca di visitatori”.
Michele Farinaccio
 
 

Vanity Fair, 22.2.2017
Luca Zingaretti: «Il mio Montalbano irresistibile»
Da lunedì 27 febbraio Il Commissario Montalbano torna su Raiuno con due nuovi episodi, Un covo di vipere e Come voleva la prassi, e Luca Zingaretti non potrebbe essere più contento

«Sono gli episodi più belli che abbiamo mai girato, due vicende di amore tragico». È così che Luca Zingaretti definisce Un covo di vipere e Come voleva la prassi, i due nuovi capitoli della saga del Commissario Montalbano dal lunedì 27 febbraio in prima serata su Raiuno.
Un ritorno attesissimo quello del Commissario, capace di calamitare milioni di italiani davanti allo schermo a ogni suo passaggio e, persino, a ogni sua replica. «Montalbano ha un pubblico popolare e un'alta percentuale di laureati, abbiamo acchiappato anche i bambini. Parla la loro lingua, è infantile, non conosce compromessi, divide il mondo tra bene e male. Non ha prezzo perché non si vende, non perché voglia tirare sul prezzo», spiega l'attore a Repubblica.
«Chi può dire: vivrò la mia vita, nutro il mio vero essere, non sono quello che gli altri vorrebbero che fossi? Gli italiani lo ammirano. Esercita un fascino irresistibile, è carismatico». E i dati non possono che dargli ragione: un ascolto medio di 7 milioni di telespettatori e uno share vicino al 40%.
Infine, ad anticipare qualcosa sui due nuovi appuntamenti che vedremo da lunedì prossimo è lo stesso Zingaretti a Sorrisi: «Nel primo episodio un imprenditore viene trovato morto nella sua casa al mare. In molti avevano un motivo per odiarlo, era un uomo orribile, uno strozzino che molestava e ricattava delle ragazze. Giovanna, interpretata da Valentina Lodovini, è un personaggio inquieto, una 'dark lady'. Viene chiamata in commissariato perché ha a che fare con la vittima. Montalbano va spesso a casa di Giovanna e poi... Non dirò come va a finire, è un giallo».
Mario Manca
 
 

La Repubblica, 23.2.2017
Su Rai1 torna "Il commissario Montalbano"

Lunedì 27 febbraio in prima serata su Rai1 torna il Commissario Montalbano con un nuovo episodio intitolato 'Un covo di vipere', tratto dal romanzo di Andrea Camilleri. Lunedì 6 marzo toccherà invece a 'Come voleva la prassi', tratto invece dai racconti di Camilleri. Del cast fanno parte Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Valentina Lodovini e Sonia Bergamasco
 
 

Ufficio Stampa Rai, 24.2.2017
RAI1: Il commissario Montalbano
Torna il commissario più famoso della TV

Luca Zingaretti torna nei panni di Salvo Montalbano in due nuovi attesissimi film per la tv della celebre e storica serie “Il commissario Montalbano”, diretta dal regista Alberto Sironi e tratta dalle opere letterarie firmate dal maestro Andrea Camilleri. “Un covo di vipere” e “Come voleva la prassi” sono una produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction, due film prodotti da Carlo Degli Esposti e Nora Barbieri con Max Gusberti, in onda in prima serata su Rai1 lunedì 27 febbraio e lunedì 6 marzo.
Per approfondimenti consultare il NEWSRAI dedicato.
 
 

RaiNews, 24.2.2017
Montalbano "come se fosse la prima volta": Zingaretti e le nuove puntate in cui c'è l'Italia di oggi
Cliccare per il video

Lunedì su RaiUno torna Il Commissario Montalbano con due nuovi episodi, con Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Valentina Lodovini e Sonia Bergamasco, e la regia di Alberto Sironi: Un covo di vipere in prima serata su RAI 1 lunedì 27 febbraio 2017, tratta dal romanzo di Andrea Camilleri edito da Sellerio; e Come voleva la prassi in prima serata su RAI 1 lunedì 6 marzo 2017, tratta dai racconti di Camilleri, dalle raccolte “Morte in mare aperto ed altre indagini del giovane Montalbano” edita da Sellerio e “Gli arancini di Montalbano” e “Un mese con Montalbano” edite da Mondadori. La produzione è Palomar con la partecipazione di Rai Fiction, prodotto da Carlo Degli Esposti e Nora Barbieri con Max Gusberti. Carlotta Macerollo ha intervistato il protagonista Luca Zingaretti.
Carlotta Macerollo
 
 

TVBlog.it, 24.2.2017
Il commissario Montalbano | Conferenza Stampa | In diretta
Il Commissario Montalbano | La conferenza stampa di presentazione in diretta.

13:23 Mazzotta: "Un episodio sulla vita privata di Fazio? Fazio non ha bisogno della vita privata!". Russo: "Questo personaggio mi ha permesso di entrare nell'Unesco. Nu esco più!". Fine conferenza.
13:21 Andreatta: "E' previsto un ciclo di repliche fino ai primi di maggio. Stiamo lavorando anche ai due nuovi Montalbano, stiamo completando le sceneggiature. Montalbano rimane un prodotto artigianale".
13:19 Zingaretti: "Il personaggio di Camilleri, quando cominciai ad interpretarlo, aveva 50 anni e io 36. Oggi io ne ho 55. Da un punto di vista drammaturgico, non si è fatto finta di avere sempre 36 anni".
13:16 Zingaretti: "Adesso è facile celebrare un uomo famoso in tutto il mondo. Io sono stato allievo di Andrea, Andrea insegnava un modo di stare al mondo. Quando io ho conosciuto Andrea, lui non aveva scritto un rigo. Poi ho trovato un suo libro in una libreria e l'ho comprato. L'ho letto e sono rimasto fulminato. Volevo comprare i diritti ma non avevo una lira. Ero giovane e sconosciuto. Quando ho saputo che Degli Esposti aveva comprato i diritti, io chiesi di fare il provino. Quando ho vinto il provino, ho chiamato Andrea. Girare queste storie direttamente in Sicilia, aggiunge un plus decisamente importante. Abbiamo l'occasione di respirare gli odori della Sicilia e questo è importante".
13:09 Zingaretti: "Montalbano ha ispirato in generale. Una serie così duratura e di successo ha ispirato tanti autori e registi. Un prodotto che arriva dalla letteratura ha una marcia in più. La letteratura è un genere più alto della tv. Non è detto che da un buon romanzo viene fuori un bel film. Va fatto un lavoro serio di adattamento. Mi complimento con gli ultimi prodotti andati in onda".
13:05 Zingaretti: "Mi è capitato di vedermi doppiato in altre lingue. Mi fa un po' impressione! Nei paesi dove Montalbano non è stato doppiato, c'è stato un successo più grande. Camilleri ha costruito un personaggio che caccia via dal suo letto donne meravigliose. Quale attore non avrebbe il piacere di interpretare questo personaggio... Ho lavorato con attrici belle ma anche brave. E' una grande goduria professionale". Lodovini: "Avrei tante cose da dire ma ci vediamo martedì e vi dico le mie impressioni!".
13:02 Lodovini: "Dispiace far parte di un solo episodio. Sono privilegiata. Ho amato Un covo di vipere. Montalbano è letteratura e tv di qualità. E' patrimonio del paese per gli italiani. E' un prodotto di esportazione. Il mio personaggio è tra quelli femminili più sfaccettati. Ringrazio anche il coraggio della rete che racconta cose che esistono ma che si tende a nascondere. Camilleri ha scritto queste storie senza giudizio. Sono storie importanti che mi hanno fatto riflettere".
13:00 Russo: "Ho una squadra che mi segue e che mi vuole bene. Ringrazio tutti. Ringrazio la squadra che ancora mi accetta".
12:58 Mazzotta: "Sono cresciuto perché gli anni passano. La crescita del personaggio va di pari passo con la mia. La crescita c'è ed è visibilissima. Dopo 18 anni, siamo quasi una famiglia, siamo praticamente parenti".
12:55 Bocci: "Ci hanno definito Mimì e Cocò, Sandra e Raimondo. Il rapporto è sempre quello: stima tra due grandi personaggi".
12:53 Sonia Bergamasco: "Mi ritrovo il set di splendidi attori, il gruppo forte che mi ha chiamato a rientrare nel gioco. Sono curiosa di vedere questi due episodi".
12:51 Gusberti: "C'è qualcosa di nuovo in questi due film. Siamo grati a Camilleri che si diverte ancora a giocare con Montalbano per portarlo sull'orlo dell'abisso. Un covo di vipere è un giallo insolito e crudele. C'è una forte crescita del personaggio di Montalbano. In questo giallo, alcune caratteristiche di Montalbano vengono esaltate. Nella sua solitudine, irrompono le vite degli altri. Montalbano ricostruisce, indaga, ricompone i percorsi di vita. Montalbano ha quasi paura di vedere, si ferma, ma poi procede ancora. Montalbano ha sempre un compianto per lo spreco della vita. Lui interviene quando tutto si è compiuto. Lui è portatore di un'idea alta della giustizia. Prima di essere commissario, Montalbano è un uomo. Montalbano è un simbolo della condizione umana. Il suo fato è portare il masso fino all'orlo della montagna e scrutare il fondo dell'abisso".
12:45 Zingaretti: "Qualcuno di voi mi ha visto a Sanremo dove ho cantato Vita spericolata. Chi non l'ha visto, non sapete cosa vi siete persi! Riguardo Montalbano, non c'è nulla da cambiare. E' un classico. Se ancora oggi andiamo a vedere Shakespeare in teatro è perché ci regala emozioni. Abbiamo formato una squadra eccezionale, lavoriamo tutti a testa bassa. Siamo ancora qui non per caso. Parliamo al cuore della gente che, bontà loro, hanno voluto ascoltarci. E' stata una cavalcata dove sempre più amici si sono avvicinati a Montalbano. Poi è arrivato anche l'estero. Io sono un attore curioso. Mi piace cambiare personaggio e ho anche la fortuna di poterlo fare. Ma ho anche il privilegio di seguire un personaggio per 18 anni con uno scrittore vivente che ha raccontato gli ultimi vent'anni in maniera mirabile. Fino a che io mi divertirò a fare questa cosa, sarò ben felice di andare a trovare Camilleri. Sono fiero di imbarcare nuovi amici come Valentina Lodovini. Spero che il pubblico apprezzi questa nostra nuova avventura".
12:40 Degli Esposti: "Sono tanti anni che ci vediamo. Contano le storie e l'intelligenza di Camilleri. Oggi ho pensato al '99. Io mi dimisi da Cinecittà perché contrario alla privatizzazione e feci un viaggio in Sicilia. Camilleri è il più grande scrittore italiano, capace di raccontare il nostro mondo, ha raccontato noi stessi. Montalbano è la produzione letteraria-televisiva più globale. Camilleri ha una potenza tale al punto da permettere di tenere una squadra unita per 20 anni. La nostra squadra è diventata una famiglia. Nessuno si è montato la testa. E' stata una bellissima costruzione di un gruppo, in un'Italia che andava in senso contrario. Questo per me vale una vita".
12:35 Inizio conferenza. Andreatta: "Sono 18 anni che questa serie accompagna la storia della fiction della Rai. Ogni volta è una grande emozione. Montalbano rimane il più grande evento della tv italiana. Siamo arrivati a 30 film. L'ultima serie aveva raggiunto risultati straordinari. Sono coperte oltre 140 collocazioni in prime time. La capacità di raggiungere l'estero deriva soprattutto dall'umanità del personaggio in un contesto locale. E' un prodotto che è diventato un classico. Un prodotto destinato a rimanere come una svolta nella tv italiana. Questi due film sono i più belli di tutta la collezione. Questi due racconti scendono in un inferno riguardante l'animo umano. Queste storie sono indagine nella quale si scava e che racconta le ombre dell'animo umano. Montalbano è soprattutto una grande tragedia e commedia umana. Per questo non si ripete mai".
Fabio Morasca
 
 

Adnkronos, 24.2.2017
Il produttore: "Per i due Montalbano un futuro insieme"

Il Commissario Montalbano torna in tv, con due nuovi film, il 27 febbraio e il 6 marzo, e in primavera ne saranno girati altri due che andranno in onda il prossimo anno. In un futuro più lontano, invece, potranno incontrarsi i due Montalbano, quello interpretato da Luca Zingaretti nella serie originale e il giovane Montalbano impersonato da Michele Riondino nella serie prequel. "Un incrocio fra le due 'versioni' di Montalbano, giovane e meno giovane? Per ora è ancora troppo presto ma in futuro si potrà arrivare a una compresenza, nello stesso film", dice all'Adnkronos Carlo Degli Esposti, produttore di entrambe le serie con la sua Palomar, ipotizzando un caso che si apre con il giovane commissario e si chiude davvero solo con la sua versione matura. Degli Esposti tiene comunque a sottolineare che le due serie "sono entrambe in ottima salute e i loro percorsi continuano in parallelo". La salute cui si riferisce Degli Esposti è "quella del prodotto, della sua resa in termini di pubblico e di vendite all'estero", ma anche "quella del personaggio raccontato da Camilleri nei suoi romanzi, l'unica benzina che ci fa muovere". Palomar e Rai Fiction, intanto firmano le due puntate dell'undicesima stagione de 'Il commissario Montalbano' e, annuncia la responsabile di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, stanno ultimando la revisione delle sceneggiature per girare in primavera altre due puntate da mandare in onda il prossimo anno: "Due e non di più perchè è un prodotto di alto artigianato e richiede il suo tempo", spiega Andreatta che annuncia anche, a seguire la programmazione dei due nuovi film, una stagione di repliche che andrà avanti fino all'1 maggio.
I due titoli in arrivo nel prime time di Rai1 sono 'Un covo di vipere' e 'Come voleva la prassi', due discese nell'inferno dell'animo umano per il commissario, narrazioni che intrecciano, fra l'altro, parricidio, incesto, snuff movie; tragici affreschi così violenti da spaventare anche gli uomini del commissariato di Vigata, pur con tutta la loro esperienza. Per i due nuovi episodi l'asticella da superare, in termini di ascolti, è stata fissata nel febbraio del 2016 dalla puntata 'Una faccenda delicata' che ha avuto 10 milioni 862mila spettatori e il 39,06% di share. Una missione solo apparentemente impossibile se si pensa che dalla prima 'uscita' di Montalbano, alla fine del secolo scorso, nel maggio del 1999 (6,2 mln di spettatori e 24,45% di share), ogni nuova serie ha suoperato la precedente, senza dimenticare le costanti vittorie in prime time anche delle repliche, arrivate ormai a quota 140 per i 28 film già trasmessi. Del resto, come rivendica Andreatta, "Montalbano è diventato un classico, capace, grazie anzitutto ai romanzi di Camilleri, di rappresentare un'umanità universale in un contesto caratteristico e locale", un classico che è stato esportato inoltre 60 Paesi. Quanto alla nuova serie, per Andreatta "spalanca un girone terribile dove ciò di cui è capace l'essere umano non può che spaventare".
"Quello che conta sono le storie, l'intelligenza di Camilleri", aggiunge il produttore Degli Esposti, ricordando che a segnalargli le potenzialità del personaggio creato da Camilleri "fu Elvira Sellerio, durante un viaggio che feci in Sicilia". Poco dopo si incrociarono all'ombra di Montalbano anche Zingaretti e Degli esposti, con l'attore che già da qualche anno covava il desiderio di impersonare il commissario. "Ero stato allievo di Camilleri in Accademia - ricorda Zingaretti - dove lui insegnava oltre alla sua materia anche un certo modo di stare al mondo, poi non ci eravamo sentiti per molto tempo. Un giorno, in libreria vidi due libretti blu con sopra il suo nome, li comprai ma non li lessi subito. Quando lo feci, qualche mese dopo, il suo protagonista mi sembrò subito un grande personaggio, tanto che fantasticai sul comprare i diritti, pur non avendo un soldo". "Quando seppi che i diritti li aveva comprati Degli Esposti dissi alla mia agente che volevo assolutamente fare il provino. Dopo sei mesi e varie serie di provini mi scelsero. Solo allora chiamai Andrea per dirglielo, non lo avevo cercato prima perchè non sembrasse che gli chiedevo di sostenermi", aggiunge Zingaretti. Dall'arrivo del personaggio in tv sono passati 18 anni ma, parafrasando Vasco Rossi in 'Eh Già', Zingaretti dice: "... sono qua e non c'è niente che non va, non c'è niente da cambiare", il personaggio insomma non deve essere 'aggiornato' perché l'ha già aggiornato, passo dopo passo, romanzo dopo romanzo, lo stesso Camilleri.
 
 

ANSA, 24.2.2017
Zingaretti, Montalbano un amico che parla al cuore
Attore, continuerò a farlo finché mi diverto

Il commissario Montalbano "è un classico, riflette emozioni e brividi che restano. Camilleri non racconta dei gialli, ma il nostro mondo. Noi siamo ancora qua, abbiamo parlato al cuore della gente e il cuore della gente ci ha voluto ascoltare, bontà sua". Lo ha detto Luca Zingaretti parlando dei due nuovi film tv de 'Il commissario Montalbano', diretti da Alberto Sironi, in onda in prima serata su Rai1, il 27 febbraio ('Un covo di vipere') e il 6 marzo ('Come voleva la prassi'). Immancabile per l'attore, che interpreta il personaggio nato dalla penna di Camilleri dal 1999, la domanda su quanto gli piaccia ancora calarsi nei panni del commissario: "sono un attore curioso con la voglia di cambiare personaggio, e lo faccio, al cinema e a teatro. Ma è anche una fortuna poter seguire un ruolo per 18 anni con un gruppo di amici e uno scrittore che ha raccontato il nostro mondo nei suoi cambiamenti in maniera miracle, tra ombre e luci. Certo, dipende dal pubblico, ma finché mi continuerò a divertire sarò ben felice di continuare ad andare a trovare questo vecchio amico che vive nel cuore della Sicilia per vedere come cambia il suo mondo".
''Sono fiero di essere fermato per questi film all'estero quasi quanto in Italia'' aggiunge Zingaretti. Per Il commissario Montalbano (prodotto da Palomar con la partecipazione di Rai fiction) dopo i due nuovi film tv '' ci sarà un ciclo di repliche che arriveranno al 1 maggio - ha detto il direttore di Rai Fiction Tinni Andreatta -. E stiamo revisionando con grande gioia le sceneggiature per iniziare le riprese di due nuovi episodi in primavera con messa in onda l'anno prossimo". Torna anche Sonia Bergamasco nei panni della pazientissima compagna del commissario, Livia: ''Ritroviamo questa strana coppia che vive una forma d'amore intenso, forte, segnato da un scelta, ognuno vive nel suo luogo, ma ciascuno c'è per l'altro, sempre'' spiega l'attrice. Il commissario si confronta in modo onesto anche con il tempo che passa: Con gli anni ha anche qualche acciacco in più... Che io ancora non ho'' conclude Zingaretti.
Francesca Pierleoni
 
 

La Repubblica, 24.2.2017
Luca Zingaretti: "Mi piacerebbe somigliare a Montalbano"
Da lunedì 27 febbraio due nuovi episodi su Rai1 'Un covo di vipere' e 'Come voleva la prassi' il 6 marzo. Diciotto anni insieme, la squadra storica del commissario è formata da Peppino Mazzotta (Fazio), Angelo Russo (Catarella) e Cesare Bocci (Mimì Augello): "Siamo praticamente parenti" dicono ridendo

"Adesso è facile celebrare un uomo famoso in tutto il mondo” racconta Luca Zingaretti “Io sono stato allievo di Andrea Camilleri, insegnava un modo di stare al mondo. Quando l’ho conosciuto non aveva scritto un rigo. Poi ho trovato un suo libro in una libreria e l’ho comprato. L'ho letto e sono rimasto fulminato. Volevo comprare i diritti ma non avevo una lira. Ero giovane e sconosciuto. Quando ho saputo che Carlo Degli Esposti aveva comprato i diritti, gli chiesi di fare il provino per Montalbano. Quando l’ho vinto, ho chiamato Andrea”. L’attore che da diciotto anni veste i panni del commissario di Vigata, torna su RaiUno con due nuovi episodi: Un covo di vipere lunedì 27 e Come voleva la prassi, il 6 marzo. Due storie dure. “Entrambe” come spiega il regista Alberto Sironi “sono storie estreme di amori tragici. E’ stato un lavoro di attenzione ai particolari, di pudore nello sguardo”. Alla presentazione in Rai c’è una bella rappresentanza della Polizia. Angelo Russo, che interpreta Catarella, sorride: “I poliziotti mi vogliono bene. Catarella è amato, anche se le mamme si raccomandano: basta sbattere quelle porte che i ragazzini la copiano! Questo personaggio mi ha permesso di entrare nell'Unesco 'Nu esco più'".
Per Zingaretti "Montalbano ha ispirato tanti autori e registi. Un prodotto che arriva dalla letteratura ha una marcia in più. Quando ho cominciato a interpretarlo" racconta l'attore "aveva 50 anni e io 36. Oggi ne ho 55. Da un punto di vista drammaturgico, non si è fatto finta di avere sempre 36 anni. Il commissario è un uomo libero, un uomo di legge con un lato anarchico: mi piacerebbe assomigliargli. E' un simbolo dell'italianità ma ha conquistato il mondo, mi è capitato di vedermi doppiato in altre lingue. Fa un po' impressione… Nei paesi dove Montalbano non è stato doppiato, c'è stato un successo più grande. Camilleri ha costruito un personaggio che caccia via dal suo letto donne meravigliose. Quale attore non avrebbe il piacere di interpretarlo?".
Valentina Lodovini gli fa un po’ perdere la testa nel Covo di vipere: "Dispiace" sorride l'attrice "di far parte di un solo episodio. Sono privilegiata. Ho amato Un covo di vipere. Montalbano è letteratura e tv di qualità, un patrimonio del paese. Tra quelli femminili, il mio personaggio è tra i più sfaccettati. Ringrazio il coraggio di Rai1 che ha saputo raccontare situazioni estreme, che esistono e si tende a nascondere".
Diciotto anni insieme, la squadra storica di Montalbano è formata da Peppino Mazzotta (Fazio) e Cesare Bocci (Mimì Augello): "Siamo praticamente parenti" dicono ridendo. Mentre Sonia Bergamasco, la paziente Livia, eterna fidanzata, ha rinunciato a pensare ai fiori d’arancio: "Uno come Montalbano non lo cambi, ma ha una grande dote, senza tempo: la gentilezza. E in fondo anche a lei sta bene questo rapporto a distanza”. Per Zingaretti “Montalbano è un classico. Se ancora oggi andiamo a vedere Shakespeare in teatro è perché ci regala emozioni. Abbiamo formato una squadra eccezionale, lavoriamo tutti a testa bassa. Parliamo al cuore della gente che ha voluto ascoltarci. Mi piace cambiare personaggio - lo faccio al cinema, a teatro, anche in tv - ma ho il privilegio di poterne seguire uno per 18 anni".
"Camilleri è il più grande scrittore italiano", dice il produttore Carlo Degli Esposti "capace di raccontare il nostro mondo, noi stessi. Ha una potenza tale da permettere di tenere una squadra unita per 20 anni, che è diventata una famiglia. Nessuno si è montato la testa. E' stata una bellissima costruzione di un gruppo, in un'Italia che andava in senso contrario. Questo per me vale una vita".
"Montalbano dopo diciotto anni rimane il più grande evento della tv italiana" aggiunge il direttore di RaiFiction Tinny Andreatta. "Siamo arrivati a 30 film. L'ultima serie aveva raggiunto risultati straordinari, nell'ultima edizione abbiamo raggiunto il 40% di share e più di 11 milioni di spettatori. Ha successo perché parla di un'umanità universale ma ancorata in un contesto fortemente locale. Questi due racconti scendono nell’inferno dell’animo umano, raccontano le ombre. D’altronde Montalbano è al tempo stesso è una grande tragedia e commedia umana. Per questo non si ripete mai. E' previsto un ciclo di repliche fino ai primi di maggio e lavoriamo anche ai due nuovi Montalbano, stiamo completando le sceneggiature. Rimane un prodotto artigianale".
Silvia Fumarola
 
 

La Repubblica Tv, 24.2.2017

Luca Zingaretti e Montalbano: "Che privilegio interpretarlo da 18 anni"
L'attore racconta il suo rapporto con il commissario creato da Andrea Camilleri. I due nuovi episodi 'Un covo di vipere' e 'Come voleva la prassi' in onda su Rai1 il 27 febbraio e il 6 marzo.

Sonia Bergamasco: "Montalbano e le donne? Non puoi cambiarlo"
L'attrice nella fiction ha il ruolo dell'eterna fidanzata Livia. Un rapporto a distanza che non sfocia nel matrimonio: "Così sta bene a tutti e due".

Valentina Lodovini: "Io, la donna del mistero"
L'attrice guest star dell'episodio 'Un covo di vipere', in onda in prima serata lunedì 27 febbraio su Rai1.

Angelo Russo: "Il mio Catarella che piace ai bambini"
Interpreta il poliziotto più imbranato della serie, amatissimo dal pubblico: "Mi ha scelto il produttore Carlo Degli Esposti. Recitavo in teatro e in strada".

Interviste di Silvia Fumarola
Video di Alberto Mascia

 
 

Il Secolo XIX, 24.2.2017
Zingaretti: Montalbano piace perché ha geni dell'essere italiano
Cliccare per il video

"Il successo di Montalbano? Piace perché ha i geni dell'essere italiano. Ha un'etica particolare che piace per due motivi: non ha il cartellino del prezzo sulla giacca, ovvero non è in vendita e poi perché ha al suo interno il baricentro della propria felicità. Noi tutti corriamo dietro a delle cose pensando che possano renderci felici ma non sempre è così. Montalbano sa perfettamente cosa può renderlo felice ed in base a questo agisce". Lo racconta l'attore Luca Zingaretti parlando in Rai alla presentazione delle due nuove puntate de 'Il Comissario Montalbano'. “Se ci sarà un seguito? Non lo so, la cosa non dipende da me, decide il pubblico. Io vorrei interpretare questo personaggio perché mi diverte farlo”
 
 

Ultime Notizie Flash, 24.2.2017
Il commissario Montalbano torna in tv: Fazio e Catarella si raccontano (VIDEO)

Il Commissario Montalbano torna su Rai1 e come sempre c’è grande attesa per la serie dei record: ascolti che nessun’altra serie tv riesce a fare, un prodotto venduto in tutto il mondo e una squadra vincente che non delude mai le aspettative. Oggi a Roma si è tenuta la conferenza stampa di presentazione e noi c’eravamo. Come potrete immaginare riuscire a intercettare gli attori protagonisti della fiction non è cosa semplice ma abbiamo strappato qualche parola a due degli attori tra i più amati della serie, parliamo di Peppino Mazzotta, che interpreta Fazio e di Angelo Russo che invece veste i panni di Catarella.
Vi ricordiamo che Il Commissario Montalbano andrà in onda per due lunedì su Rai1, vedremo “Un covo di vipere” e “Come voleva la prassi”.
IL COMMISSARIO MONTALBANO TORNA SU RAI1 CON DUE NUOVI EPISODI INEDITI
Luca Zingaretti torna nei panni di Salvo Montalbano in due nuovi attesissimi film per la tv della celebre e storica serie “Il commissario Montalbano”, diretta dal regista Alberto Sironi e tratta dalle opere letterarie firmate dal maestro Andrea Camilleri. Si torna a Vigàta e ancora una volta, la cittadina siciliana è teatro di efferati e intricati delitti. La squadra di Salvo è pronta ad andare fino in fondo per trovare i colpevoli e assicurarli alla giustizia. Nel primo caso, quello dell’uccisone del sessantenne Cosimo Barletta, ci sono molti elementi contrastanti a confondere gli investigatori. Per comprendere ciò che è veramente accaduto, Salvo dovrà andare oltre le apparenze. Poi il caso di una attraente ragazza trovata morta, seminuda sul pavimento dell’ingresso di un palazzo, porta Montalbano a “rovistare” in una torbida vicenda che coinvolge un gruppo di insospettabili della zona. Le indagini condurranno Salvo su una strada molto pericolosa.
LE PAROLE DI LUCA ZINGARETTI OGGI IN CONFERENZA STAMPA
“Montalbano ha ispirato in generale. Una serie così duratura e di successo ha ispirato tanti autori e registi. Un prodotto che arriva dalla letteratura ha una marcia in più. La letteratura è un genere più alto della tv. Non è detto che da un buon romanzo viene fuori un bel film. Va fatto un lavoro serio di adattamento. Mi complimento con gli ultimi prodotti andati in onda“.
E per i nostri lettori invece, ecco delle brevissime interviste a Mazzotta e Russo che ringraziamo per la disponibilità.



Filomena
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 24.2.2017
«Il commissario Montalbano», l’intervista esclusiva a Luca Zingaretti
L'attore ci racconta i due nuovi episodi della fiction di Rai1 tratta dai romanzi di Andrea Camilleri: «Un covo di vipere» e «Come voleva la prassi»

Quando gli chiedo che cosa pensa dello spot con Catarella che vola come Superman verso Vigata risponde con un sorriso e l’accento siciliano: «Niente sacciu» («Non so nulla», ndr). Luca Zingaretti non ha ancora visto il promo che annuncia il ritorno in televisione de «Il commissario Montalbano»: due nuovi film in prima serata su Raiuno il 27 febbraio e il 6 marzo. Ma di una cosa è certo: «Anche stavolta cercherò di non deludere il pubblico che dal 1999 ci ha seguito con grande affetto nei 30 episodi realizzati fino a oggi» dice. I due film precedenti, trasmessi nel 2016, hanno superato il 40% di share. Un vero e proprio record.
Dica la verità, come si sente a essere il re della fiction?
«Guardi, io una verità ce l’avrei, ma non so se dirla o meno. La prima storia nuova che vedrete, “Un covo di vipere”, ci è venuta davvero bene. In genere va così: l’ultima cosa che fai è sempre la migliore. Ma stavolta azzardo e mi sento di poter affermare che è uno dei film più belli, se non il più bello di tutti».
Cosa significa per lei interpretare ancora Montalbano dopo tanti anni?
«È una passione, è sempre una sfida. Giriamo in media ogni due anni per due mesi. E ogni volta discutiamo fino all’ultimo, fino a un secondo prima di dare il ciak: ognuno dice la sua sulla battuta, sull’inquadratura, sul costume, sul luogo. Quando si crea una tale aspettativa nel pubblico che ti segue da così tanto tempo, ti assumi una grossa responsabilità e la devi prendere sul serio».
Di che parla il primo episodio, «Un covo di vipere»?
«È tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri pubblicato da Sellerio nel 2013. Un imprenditore viene trovato morto nella sua casa al mare. In molti avevano un motivo per odiarlo: era un uomo orribile, uno strozzino che molestava e ricattava delle ragazze».
E il commissario indaga. Accanto a lui vedremo una donna: Giovanna. Salvo ne sembra un po’ turbato...
«Giovanna, interpretata da Valentina Lodovini, è un personaggio inquieto, una “dark lady”. Viene chiamata in commissariato perché ha a che fare con la vittima. E come tutti i familiari, gli amici e i condomini del palazzo della vittima, viene interrogata anche lei. Sul set con Valentina abbiamo sempre lavorato a stretto contatto. Montalbano va spesso a casa di Giovanna e poi... Non dirò come va a finire: è un giallo!» (ride).
Il primo e il secondo episodio, «Come voleva la prassi», hanno qualcosa in comune?
«Raccontano entrambi amori tragici, incestuosi. Come ci fa notare spesso il regista Alberto Sironi, Camilleri sa accompagnare Montalbano fino sull’orlo dell’abisso, costringendolo a guardare il male che si nasconde nell’uomo».
In che modo si salva Montalbano quando si imbatte in un tale orrore?
«Camilleri usa una bella metafora: la nuotata in mare. Ha un effetto catartico, purificatore. Quando si immerge in acqua, è come se Montalbano si mondasse di tutti i peccati, suoi e dell’umanità. Il bello di Camilleri è che ti porta per mano a riflettere sui fatti umani con la potenza della tragedia greca. Sarà la terra da cui proviene, saranno i suoi studi classici, ma ci riesce sempre».
Ma nello stesso tempo riesce a farci sorridere. Con la goffaggine dell’agente Agatino Catarella, le squisitezze della cuoca Adelina...
«La grandezza di Camilleri sta proprio nelle botte di ironia e autoironia. Sono imbattibili. Una grande sceneggiatrice che ho avuto la fortuna di conoscere, Suso Cecchi D’Amico (autrice, tra gli altri, di “Ladri di biciclette” e “I soliti ignoti”, ndr) diceva che la vita non val la pena di essere vissuta se non si ride almeno una volta al giorno. Camilleri, che fa parte di quella generazione, e ne ha viste di ogni genere, persino nei momenti più bui sa trovare una luce attraverso la chiave comica».
Quanto è cambiato Montalbano nel tempo?
«È maturato, è più malinconico, è invecchiato assieme a me» (ride).
Si è evoluto?
«Sì, succede sempre nel genere “polar”, come si chiama in Francia (dalla fusione di policier, “poliziesco”, e noir, ndr). Succedeva con i Maigret di Georges Simenon e lo stesso fa Camilleri con l’Italia di oggi: Montalbano ha una visione più cupa perché negli ultimi anni la vita è diventata più difficile, complici la crisi economica e il dramma dei migranti a un’ora e mezzo di gommone. Viviamo nella paura, il terrorismo ci ha portato la guerra in casa. La fiction non può che subire questi influssi».
I punti fermi della serie restano, però.
«Il rapporto burrascoso con Livia, per esempio, che rimane il porto sicuro per Montalbano; le loro classiche telefonate da cui può sempre scattare un litigio. O la complicità con l’amica Ingrid».
Non ha mai pensato al rischio di sembrare ripetitivo o di annoiarsi?
«No, perché gli spettatori si aspettano degli elementi ripetitivi. È come quando incontri un amico simpatico, che ti fa ridere, non vuoi che improvvisamente cambi repertorio di battute. L’importante è usare questi elementi solo se sono funzionali al racconto, senza trasformarli in cliché».
La Sicilia si riconferma protagonista della fiction?
«Sì. Per me è come un personaggio tra i personaggi. Lo sono anche la fotografia di Franco Lecca, i costumi di Chiara Ferrantini, la scenografia di Luciano Ricceri. Il nostro è un lavoro di squadra e la decisione di girare tutto in Sicilia, in quei posti, e che posti, si deve all’intuizione e alla lungimiranza del produttore Carlo Degli Esposti».
Lei nell’isola ha messo radici, ormai. Cosa ama di più di questa terra?
«Ho casa a Pantelleria, quindi direi i profumi: l’origano, il limone, il cappero. E il profumo di rosmarino e lavanda che chiunque ricorda se ha avuto la fortuna di frequentare la Sicilia in primavera. L’olfatto è il nostro senso primario: memorizziamo molto di più con il naso che con gli occhi».
Quali sono i suoi prossimi progetti professionali?
«Ho appena finito il tour di “The pride”: ho portato in giro nei teatri questo spettacolo, diretto e interpretato da me, per due anni. Il pubblico lo ha apprezzato perché parla di amore in tutte le sue declinazioni. Mi piacerebbe ripetere l’esperienza, tanto che ho già comprato i diritti per la regia del testo inglese “The deep blue sea”, costruito attorno a un personaggio femminile. Ma prima mi prenderò un anno sabbatico».
Per studiare?
«Per stare con la famiglia.Vorrei godermi le bambine, e non perché reclamano il papà: lo faccio per egoismo. Emma ha cinque anni, Bianca uno e mezzo: sono più le gioie che loro danno a me, che non l’inverso».
Giusy Cascio
 
 

Blasting News, 24.2.2017
Analisi di Montalbano: cinismo e fiducia nel bene istituzionale
Lunedì 27 febbraio torna su Rai 1 il commissario più amato dal pubblico; a cosa è dovuto tanto successo?

Siamo alla vigilia dell'inizio dell'undicesima stagione della celebratissima serie televisiva italiana Il commissario Montalbano.
Nel corso dell'ultimo decennio, le vicende del commissario interpretato da Luca Zingaretti, alle prese con crimini e reati nella zona di Siracusa, hanno consacrato nell'immaginario collettivo italiano e non solo il personaggio nato dalla penna di #Andrea Camilleri. #Montalbano rappresenta l'ultimo baluardo dell'idea dell'efficacia delle forze dell'ordine nella lotta contro la mafia e il malaffare; se per alcuni caratteri è una figura rivoluzionaria e originale, per molte ragioni resta ancorata alla tradizione classica della crime story, e in questo si pone in conflitto rispetto a molte altre narrazioni seriali internazionali.
Montalbano eroe/antieroe rappresentante della legalità
Montalbano è strettamente legato alla letteratura di Leonardo Sciascia, dal momento che il fulcro narrativo è rappresentato dalla sua dedizione al lavoro e dalla sua passione per la legalità; oltre a ciò, a costituire la forza di fascinazione del personaggio è la sua indefessa onestà, che si accoppia a un sarcasmo e un cinismo che avvicinano il personaggio allo spettatore. In questo, Montalbano appartiene a tutta una categoria di eroi/antieroi che hanno popolato l'immaginario televisivo negli ultimi decenni: il suo cinismo è quello del Dr. House per intenderci, ovvero il comportamento burbero e severo assume un carattere machiavellico per il quale ciò che conta è il risultato finale, ovvero risolvere l'enigma, trovare i criminali, proteggere gli innocenti.
L'elemento di retroguardia della narrazione di Montalbano coincide con gli apprezzamenti ricevuti nel corso degli anni dalle istituzioni politiche (pensiamo alle parole di apprezzamento del Presidente del Senato Aldo Grasso): Montalbano è infatti il rappresentante del bene incarnato dalle istituzioni, nonché lo spirito di fiducia nei suoi confronti. Per compiere tale operazione, l'unica possibilità di non cedere all'ingenuità consiste in un'operazione dialettica dell'immaginario: data la sfiducia nei confronti della politica e dei suoi rappresentanti che caratterizza in maniera trasversale tutta la società civile italiana, l'unico modo di rendere efficace un tale simbolo è stato quello di “disegnarlo” come controcorrente, in qualche maniera paradossale in sé. Il paradosso sta nella co-presenza di testardaggine, ego individuale e insofferenza per gli altri da un lato, e convinta adesione a quella stessa comunità dall'altro, che è dimostrata dalla convinzione che l'unico modo di combattere il male è la legge.
Montalbano in controtendenza nell'immaginario delle serie TV
Questo discorso colloca la fiction italiana in una posizione particolare nell'odierno scenario della serialità televisiva: molti prodotti seriali sono basati infatti sulla totale sfiducia nei confronti dell'ordine ufficiale, e spesso si tratta di legittimare moralmente la spontanea e individuale iniziativa del “farsi giustizia da soli”. Tale sfiducia cinica, alimentata dai vari complottismi, ha concesso a figure come Donald Trump di salire al potere, e probabilmente c'è un filo rosso dell'immaginario che mette in relazione l'elezione del Presidente americano a Dexter, Breaking Bad, lo stesso Dr. House. Tale filo rosso è la convinzione che solo sfidando le regole e le leggi possa esserci possibilità di riscatto, invece per Montalbano è proprio il rispetto delle leggi a rappresentare l'unica opportunità di salvezza. #commissario montalbano
Alessandro Alfieri
 
 

RagusaNews, 24.2.2017
Zingaretti: per Montalbano, abbiamo fatto le prove a casa Camilleri

Scicli - Un teatro di prosa in via Asiago, a casa di Andrea Camilleri. Così Luca Zingaretti, che di Camilleri è stato allievo all'Accademia Silvio d'Amico, e il regista Alberto Sironi, si sono presi tutto il tempo necessario per mettere a punto la recitazione delle due nuove puntate del Commissario, in onda lunedì da 27 febbraio, “Il covo di vipere” e “Come voleva la prassi”.
"Torniamo a girare nel commissariato ricostruito di Scicli. Un conto è Cinecittà, altro è respirare l'aria di Vigata". Non a caso Carlo degli Esposti, il patron della Palomar, dice che Montalbano è "l’unico commissario biologico in un mondo di commissari geneticamente modificati".
"Il genio di Camilleri, autore di libri che hanno avuto un successo planetario per la visione della vita che propone, l’idea del bene e del male. Trasuda di italianità, racconta chi siamo in un’epoca in cui è facile scimmiottare gli americani. I suoi sono gialli metafisici, e Sironi, da uomo di lettere, ha saputo trasporre questa metafisicità", racconta Zingaretti. "Chiunque avrebbe snaturato Montalbano, lo avrebbe reso più veloce... La lentezza all’inizio mi sembrò una scelta quasi suicida, quando andavamo in onda c’era E.R. col suo ritmo frenetico. Noi belli, tranquilli, con i piani sequenza interminabili catturavamo il pubblico. Poi ci siamo inventati un altro modo di recitare, come fece Ferruccio Soleri per Arlecchino servitore di due padroni".
 
 

SpettacoloMania.it, 24.2.2017
Riecco Montalbano e riecco Livia, videointervista a Sonia Bergamasco

A un anno esatto da Una faccenda delicata e La piramide di fango, ecco Un covo di vipere e Come voleva la prassi, i due nuovi episodi de Il Commissario Montalbano, sempre con Luca Zingaretti, sempre diretti da Alberto Sironi e naturalmente sempre tratti dai racconti di Andrea Camilleri, in onda su Rai 1 lunedì 27 febbraio e lunedì 6 marzo. E a un anno esatto dal suo arrivo al posto del’austriaca Katharina Böhm, riecco Sonia Bergamasco ad interpretare per la seconda stagione Livia, ruolo che all’epoca ci raccontò di aver accettato senza neanche pensarci su un attimo. L’anno scorso dunque il rapporto tra il commissario siciliano e la sua eterna fidanzata ligure, che nonostante gli alti e i bassi è sempre invidiatissima dalle ammiratrici di Montalbano, si era rinsaldato, e adesso? Adesso “ci siamo ritrovati – ci racconta Sonia Bergamasco nella nostra videointervista che trovate a fine articolo – sono passati gli anni e si sentono, ma la loro forma d’amore è più concreta e sì, l’amore a distanza può funzionare”. Poi sull’ammirazione e il consenso che il commissario Montalbano-Zingaretti raccoglie tra le donne, non ha dubbi: è per “una sua gentilezza che non è formale ma d’animo – ci dice – e che oggi è un valore essenziale”. Sonia Bergamasco sta inoltre per celebrare un altro debutto professionale, quello di regista teatrale in cui però non dirige se stessa, come ha già fatto, ma altre attrici, ovvero Isabella Ragonese e Federica Fracassi, in uno spettacolo tutto al femminile che debutterà al Piccolo di Milano il primo giorno di primavera. Ecco dunque la nostra videointervista a Sonia Bergamasco:


Patrizia Simonetti
 
 

Talky! Life, 25.2.2017
Il Commissario Montalbano: Luca Zingaretti intervista esclusiva all’attore
L’incontro in esclusiva con Luca Zingaretti per presentare i nuovi episodi de “Il Commissario Montalbano”, la serie poliziesca che ha stregato gli italiani.

Il nuovo anno porta con se molte novità, tra le tante, i nuovi episodi della fiction Rai capitanata dal fantastico Luca Zingaretti. Salvo Montalbano torna in tv con due nuovi episodi “Un covo di vipere” e “Come voleva la prassi”, diretta dal regista Alberto Sironi e tratta dalle opere letterarie firmate dal maestro Andrea Camilleri. Abbiamo intervistato in esclusiva Luca Zingaretti che ci ha raccontato alcune parti importanti della serie che da 18 anni continua a catturare sempre più share, dagli affezionati ai più giovani. Guarda il video e leggi la nostra intervista esclusiva!



Luca Zingaretti torna con Montalbano con due nuovi episodi e nuovi racconti e sappiamo che nel primo racconto ci sono dei temi molti delicati, ti imbatterai in un caso di incesto.
“Sono tutte e due episodi tratti uno da un romanzo e l’altro da due racconti, che hanno a che fare con delle famiglie un po problematiche. In generale posso dire che sono dei tempi un po più cupi del solito e forse rispecchiano il periodo poco felice che stiamo passando, non solo in Italia ma nel mondo […] Andrea Camilleri essendo un “giallista di razza” riesce a raccontare quello che è l’umore, il sentimento di un popolo, di un paese […] ci racconta il nostro stato d’animo che in questo momento è un po inquieto…”
Montalbano continuerà fino a che la gente l’amerà? Oppure finché l’amerà Zingaretti o Camilleri?
“Io l’ho detto una sola volta nel 2008 e non lo faccio più perché mi mancava, non lo diciamo ogni anno ci mancherebbe. A me piacerebbe farlo finché mi diverto, certo poi se il pubblico si stanca prima…bisogna vedere se mi fanno continuare.
Io penso che un attore vuole sempre cambiare il personaggio, accettando sempre nuove sfide, ed io devo dire che nella mia carriera l’ho sempre fatto […] ho un personaggio da tanto tempo, ma faccio tantissime altre cose. E’ bello per un attore cambiare personaggio, a patto che il personaggio abbia delle cose da raccontare ed è anche un privilegio seguire l’evoluzione di questo. Io sono 18 anni che lo seguo, l’autore mette delle cose nuove, dei piccoli cambiamenti ogni volta […] non voglio perdermi la fine di questa avventura, poi ripeto, non dipende da me”
Montalbano è la fiction più trasversale a livello di pubblico che abbiamo in televisione. Dai giovani, alle persone che sono cresciute vedendo il commissario, secondo te qual’é il segreto per attingere ad un nuovo bacino di utenza, perché comunque molti giovani lo seguono e sempre più con il 40% di share.
“La cosa che mi rende più fiero è quella fascia di bambini numerosissima che vede Montalbano, che mi fermano per strada. Mi piace e credo che sia dovuta alla scrittura di Andrea, che ha costruito questo personaggio che nella sua rettitudine è un personaggio molto semplice. Questo è un personaggio o bianco o nero e questo accende la fantasia dei bambini, proprio perché è un discorso elementare, ma nello stesso tempo attrae anche un pubblico più adulto perché è un modo di pensare che apparteneva ai miei nonni. La vita è fatta di certe cose che si potrebbero fare e altre no. Questa chiarezza di intenti, non può che esercitare in noi che viviamo nel dubbio, una grande attrazione e questo incremento in termini d’ascolto è fatto da ragazzi giovani che si affacciano per la prima volta a vedere Montalbano […]”
Ambra Azzoli
 
 

Talky! Life, 25.2.2017
Carlo Degli Esposti parla in esclusiva di Montalbano e Braccialetti Rossi
Il produttore della Palomar Carlo Degli Esposti ci parla in esclusiva de "Il Commissario Montalbano" e "Braccialetti Rossi"


 
 

La Sicilia, 25.2.2017
Fiction. Da lunedì su Rai 1 i nuovi episodi del commissario più amato dagli italiani. Un record da battere: 11 milioni di spettatori
«Montalbano sono»
Zingaretti «E lo sarò finché mi divertirò a farlo. La prima volta nel 1999»
L'amarcord «Avevo 36 anni, ora ne ho 55. Girammo in Sicilia, con costi pazzeschi, fu una scelta fondamentale»
«Sarà il pubblico a decidere la fine, comunque io non me la voglio perdere»

Roma. Se si candidasse alle elezioni, vincerebbe a man bassa. Ma Salvo Montalbano non ha etichette. «Non è in vendita». E chi meglio di Luca Zingaretti, l'attore che dal 1999 presta voce e volto al personaggio creato da Andrea Camilleri, può averne maggiore certezza? «Montalbano non ha il cartellino sulla giacca con il prezzo, perché su certe cose non è in vendita - chiarisce l'attore - E poi ha il baricentro della propria felicità dentro di sé. Noi tutti corriamo dietro a delle cose pensando che possano renderci felici, senza neanche domandarci se sia vero o meno, Montalbano invece sa perfettamente cosa lo può rendere felice e in base alle risposte che si dà, agisce. Questo non può che esercitare un fascino straordinario nei confronti di chi lo guarda «Credo sia anche uno dei motivi dell'affezione da parte del pubblico».
È una grande fetta di pubblico, circa 11 milioni di persone che ogni anno aspettano il ritorno del Commissario come fosse la notte di Natale: due puntate, non di più, per restituire sapori, odori, profumi della Sicilia di Camilleri, e tornare poi nell'ombra della scrittura. Lunedì in prima serata su Rai 1 sarà il turno di Un covo di vipere, il 6 marzo invece di Come voleva la prassi, poi a metà primavera il cast, diretto sempre da Alberto Sironi, tornerà in Sicilia per girare altri due episodi. «Ricordo ancora la prima serie, era il 1999 avevo 36 anni, ora ne ho 55 - spiega Zingaretti - La girammo tutta in Sicilia, con dei costi pazzeschi, fu una scelta fondamentale per questa grande avventura, perché quella terra aggiunge un tocco straordinario al film: si sentono i profumi, i sapori, gli odori, si vede il mare azzurro. Ricordo sempre le parole di un amico regista che a proposito delle serie girate nell'Est Europa dove i costi sono ovviamente inferiori diceva: "Si sente sempre l'odore di cipolla". Ecco in questo caso si assaporano i capperi, la lavanda, il rosmarino, l'olio di oliva».
Montalbano sta alla Sicilia, come Zingaretti sta a Montalbano, un legame troppo stretto per essere violato o anche semplicemente classificato. «Vorrei interpretare questo personaggio finché mi diverte - chiarisce l'attore - L'ho sempre fatto per divertimento, tutti pensavano che fossi obbligato da un contratto o per una questione economica, io invece lo faccio perché mi diverte. Bisogna divertirsi, perché la vita dura una mezz'ora. Per me è una grande chance professionale: non rompere le scatole dopo tanti anni è una scommessa, e anche una grande esperienza umana. Lavoro da tanti anni con uno splendido gruppo di lavoro che si incontra ogni due anni, un gruppo di amici che ha accettato una sfida e la sta portando avanti».
Ma non sarà Zingaretti a decidere quando Montalbano finirà e forse neanche il suo padre putativo, Andrea Camilleri. «Sarà il pubblico a decretare quando noi finiremo questa avventura - avvisa l'attore -Speriamo che pensi di divertirsi e che sia un prodotto che debba andare avanti ancora a lungo».
Stando ai numeri, è così. Lo scorso anno la fiction ha ottenuto una media di 11 milioni di spettatori con il 40% di share, in diciotto anni sono arrivati a trenta episodi girati e le diverse repliche hanno coperto 140 prime serate tra Rai2, dove la serie è partita e Rai1, oltre naturalmente a esser diventata una delle fiction Rai più vendute sul mercato estero. «Sono fiero di essere fermato per strada quando sono all'estero tanto quanto in Italia - ammette il protagonista - Ogni tanto quando qualche collega è in tournée all'estero mi manda un video in cui compare Montalbano in tv, magari doppiato in kazako, e io sorrido. Anche se poi è nei Paesi in cui non è stato doppiato che ha avuto un riscontro maggiore».
Accanto a Salvo tornano i colleghi e gli amici di sempre, Fazio (Peppino Mazzotta), Cesare Bocci (Mimi Augello), Catarella (Angelo Russo), Livia (Sonia Bergamasco) tutti personaggi fondamentali per le indagini e la vita del commissario che in questi due nuovi episodi sembra essersi lasciato alle spalle un certo peso della vita. «Nelle ultime due puntate Salvo era un po' abbattuto, un po' affaticato dalla vita e da tante vicende sue personali - spiega Zingaretti - Invece in queste due lo ritroviamo bene, alle prese con due storie forse terribili, con famiglie un po' problematiche».
Nel cast di Un covo di vipere, oltre ad Alessandro Haber, ci sarà anche Valentina Lodovini, cui spetterà il "tradizionale" ruolo di femme fatale, con cui Montalbano dovrà fare i consueti conti. «Mi sembra una delle più belle puntate che abbiamo fatto - ammette Zingaretti - È sempre difficile confermarsi, ancor di più riuscire a superarsi, ma forse stavolta ci siamo riusciti. So che si dice sempre così, tanto non devo decidere io, ma il pubblico».
Dunque Montalbano va avanti, ma guardando indietro, a quel 1999 quando un giovane attore romano cominciava a parlare il dialetto siciliano in onore e per conto di un Commissario vissuto fino ad allora solo sulla carta, a Zingaretti cosa viene in mente? «Una grande tenerezza - confessa - Avevo letto i romanzi di Andrea, volevo prenderne i diritti, ma all'epoca non avevo una lira e comunque non sarei mai riuscito a montare un'operazione del genere. Poi quando i diritti vennero comprati, dissi alla mia agente che se anche lo avessero voluto alto, biondo e con gli occhi azzurri, avrei dovuto farlo io questo Commissario, perché sapevo come interpretarlo. Se siamo qua dopo tanti anni, vuol dire che è un lavoro svolto bene da parte di tutti e per un attore, anche se può cambiare spesso ruolo, è un grande privilegio poter accompagnare un personaggio durante tutto l'arco della sua esistenza. Quindi io la fine non me la voglio perdere». Non è il solo.
Tiziana Leone
 
 

La Sicilia, 25.2.2017
La Sicilia del Commissario
Dal barocco ragusano ai templi di Agrigento

Ragusa. Dal commissariato al terrazzino sulla spiaggia. Dal Comune di Scicli, cioè, alla casa di Punta Secca che è ormai diventata il simbolo della Vigata che Camilleri avrebbe ambientato nell'agrigentino ma che Alberto Sironi e la Palomar hanno trovato nel ragusano, a partire da lunedì 27 febbraio i luoghi del Commissario Montalbano torneranno sugli schermi italiani grazie ai nuovi episodi della serie messi in onda dalla Rai.
Mentre si attende per la fine di aprile un nuovo inizio delle riprese tra Scicli, Modica e Ragusa, gli appassionati della fiction saranno nuovamente catapultati tra i monumenti barocchi e le spiagge del litorale ibleo, con una scappatella tra i templi di Agrigento. Luoghi simbolo, tanto che chi arriva a Scicli e percorre le basole di via Mormino Penna, non rinuncia a varcare la soglia del Palazzo Municipale chiedendo di vistare le stanze del "commissariato": proprio qui davanti, infatti, sono state girate moltissime scene, con l'inconfondibile auto di Montalbano sempre parcheggiata ai piedi delle scale. Salendo al primo piano, però, si cambia subito ambientazione e, nelle ore in cui il sindaco può lasciare libera la sua stanza ai turisti, questa improvvisamente si trasforma nell'ufficio del questore di Montelusa.
Poi c'è la "Mannara", ovvero la fornace Penna di Sampieri, che proprio in queste settimane la Soprintendenza si sta preoccupando di salvare dal degrado. Da Scicli, il commissario si avvia sulla litoranea verso la casa di Punta Secca, frazione di Santa Croce Camerina, che da piccolo e quasi disabitato villaggio di pescatori è diventato la meta di veri e propri pellegrinaggi per affacciarsi dalla stessa terrazza da cui Montalbano ammira l'alba sul mare, prima di avviarsi versoi luoghi delle sue indagini, dal Castello di Donnafugata, residenza del boss Balduccio Sinagra, alla piazza di Ragusa Ibla, che si inerpica fino al Duomo di San Giorgio, centro anche della Vigata televisiva, tra il Circolo di Conversazione dei nobili, lo studio del dottor Pasquano e la trattoria "da Calogero", dove Mon-talbano mangia i suoi piatti di pesce preferiti e che in questo caso è un ristorante frequentatissimo.
Concetta Bonini
 
 

PerugiaToday, 26.2.2017
Eventi
LA RUBRICA - Visti per Voi al teatro: Il Casellante di Ovadia, da Camilleri

Il successo conseguito alla prima dello scorso Festival dei Due Mondi di Spoleto era pienamente meritato. “Il Casellante”, adattato per il teatro da Giuseppe Dipasquale, da un racconto di Andrea Camilleri, è uno di quegli spettacoli da segnare a lettere rubricate nel libro della memoria. La narrazione è legata al filone mitologico dello scrittore di Porto Empedocle, che permea il plot di tipici umori di una sicilianità insieme colta e popolare, intrisa di umorismo e di forte drammaticità. Un racconto che si vale di tutti gli strumenti fondamentali dell’armamentario teatrale: musica, alchimia camaleontica, costruzione ritmata, notazioni antropologiche. Ma senza i trucchi della multimedialità, valendosi, invece, di elementi classici e sperimentati. Una lode speciale per le luci, assolutamente magistrali.
Il tutto cucinato da una compagine attoriale in stato di grazia. Moni Ovadia, in ruoli massimi e minimi, è un deus ex machina formidabile. Lo seguono tutti gli altri, dotati di risorse attoriali, recitative e musicali di livello inconsueto. Una musica eseguita dal vivo, recitando, scendendo dal palcoscenico, con padronanza inusuale delle tecniche canore e permeata da sincera intensità.
Il dramma di una maternità negata si coniuga egregiamente con le tinte paradossali di una umanissima e comica mammana, con canzoni a dispetto per questioni di corna, con metamorfosi che strappano le lacrime. Una tragicità struggente, ma non caramellosa. C’è tutta la classicità di Ovidio e di Dafne, ci sono le fumose barbierie siciliane, c’è la tragedia e la farsa del fascismo, sbeffeggiato con le canzoni patriottiche, ridotte al comico da irridente parodia.
Ma c’è anche la mafia, prepotente e cialtrona. A dimostrarci che, forse, nulla è veramente cambiato, se non nelle apparenze.
C’è, soprattutto, Moni Ovadia, un grande uomo di palcoscenico, uno dei pochi che possa proporre teatro politico in modo non schematico né stucchevole. Ci sono, infine, la sperimentazione e la ricerca di nuove modalità drammaturgiche che attraversino le arti in modo non superficiale ed estrinseco. Sono della partita, credibili complici di Moni Ovadia: Valeria Contadino (che fa ridere e piangere), Mario Incudine, Sergio Seminara e Giampaolo Romania. Musiche da vivo con Antonio Vasta e Antonio Putzu. Una sola nota critica da parte del pubblico: il siciliano stretto di certi passaggi rende criptico il messaggio, che s’intuisce per sommi capi, ma la cui comprensione analitica è spesso negata ai più.
bnc
 
 

Oltrepensiero, 26.2.2017
Il Commissario Montalbano: la fiction dei record e i nuovi episodi

E’ senz’altro la più fortunata e applaudita delle serie Fiction della Rai. Il Commissario Montalbano celebra i suoi 18 anni con due nuovi episodi che si dice siano i migliori tra tutti quelli già prodotti e messi in onda fino ad ora prima sul secondo canale e poi sul primo. “Il ladro di merendine” è stato l’episodio che nel 1999 ha fatto da apri acque per il personaggio romanzesco inventato dalla penna di Andrea Camilleri interpretato in video da Luca Zingaretti. Sono ormai 30 i titoli delle storie diventate famose in tutto il mondo. In Italia i film hanno vinto sempre gli ascolti con punte di oltre 10 milioni di spettatori e il 40 di share. Affermazione che si è consolidata negli anni anche grazie alle repliche che hanno accompagnato su Rai1 le serate dei telespettatori con oltre 140 emissioni, continuando ad ottenere ascolti record anche al sesto o settimo passaggio televisivo.
Nel reportage di Mariangiola Castrovilli gli interventi dei protagonisti della fiction e dei vertici Rai in occasione della presentazione dei due nuovi episodi, “Un covo di vipere” e “Come voleva la prassi”, sempre diretti da Alberto Sironi, in onda in prima serata su Rai 1, lunedì 27 febbraio e lunedì 6 marzo. Il video servizio realizzato nella sede Rai di Viale Mazzini vede la partecipazione dei Direttori di Rai Fiction, Tinni Andreatta, e di Rai1, Andrea Fabiano, di Carlo Degli Esposti (Il produttore storico della Palomar) e il produttore associato Max Gusberti. Nel Salone degli Arazzi insieme ai rappresentanti della Polizia di Stato, gli interpreti della Serie Tv da Luca Zingaretti (Montalbano) a Sonia Bergamasco (Livia), Cesare Bocci (Mimì Augello), Angelo Russo (Catarella), Valentina Lodovini (Giovanna Pusateri).
Come sottolineato in una nota della Rai «il successo de “Il commissario Montalbano” non si ferma al nostro paese. Si tratta infatti della serie italiana più venduta all’estero, che negli anni è stata trasmessa in oltre 60 paesi tra Europa e resto del mondo, con successi di ascolto e di critiche, anche in paesi dagli usi televisivi molto diversi, dalla Tv Svedese SVT, la prima rete straniera a trasmettere Montalbano, alla BBC in Gran Bretagna, a France Télévisions, agli Stati Uniti. Montalbano è andato in onda in tutti i continenti dall’Asia al Sudamerica passando per l’Australia, facendo conoscere a tutto il mondo una vera e propria eccellenza audiovisiva italiana, e mettendo in movimento un turismo cinematografico nei comuni siciliani che ospitano le riprese, tuttora in crescita».
Attesissimi quindi anche gli ultimi episodi, “Un covo di vipere” tratto dal romanzo di Andrea Camilleri edito da Sellerio Editore, mentre “Come voleva la prassi” è tratto dai racconti di Camilleri, dalle raccolte "Morte in mare aperto ed altre indagini del giovane Montalbano" edite sempre da Sellerio Editore, e “Gli arancini di Montalbano” e “Un mese con Montalbano” edite da Mondadori.
 
 

Prima Pagina News, 26.2.2017
Rai - Montalbano, Alberto Sironi racconta le mille emozioni di una regia difficile ma entusiasmante

Roma. Il grande regista della serie televisiva su Montalbano, Alberto Sironi, racconta così le sue emozioni nel girare e nel chiudere le due nuove puntate che Rai1 manderà in onda a partire da domani sera: “Un covo di vipere e Come voleva la prassi mettono il regista di fronte a un problema insieme etico ed estetico: come tradurre in immagini due storie estreme senza ferire, senza violentare il pubblico? Il plot di Un covo di vipere si scioglie quando Montalbano scopre che dietro il delitto c'è una storia d'amore, una particolare forma d'amore. Questa forma estrema di amore è un tema che l'autore ha già trattato in altri due romanzi, prima ne La forma dell'acqua e poi ne La luna di carta. Entrambe le storie parlano di amori tragici (nel primo tra zio e nipote, nel secondo tra fratello e sorella), vicende di personaggi perduti che sfociano nel delitto. Ma in Un covo di vipere Camilleri guarda al tabù con uno sguardo del tutto nuovo. La storia d'amore tra padre e figlia è una vera storia d'amore, che lega sciaguratamente i due amanti senza possibilità di scampo. Come portare questo amore sullo schermo? Come rispettare un amore contro natura, come guardare a questo abisso senza sporcarlo con alcun moralismo? Ho cercato di guardare a questo amore senza scagliare la prima pietra, di sfiorare l'abisso con delicatezza, di avvicinare il pubblico per comprendere e non per condannare. È stato un lavoro di attenzione ai particolari, di pudore nello sguardo. Raccontare con mano leggera. In Come voleva la prassi ci troviamo di fronte all'orrore. Si mette in scena un delitto efferato nei confronti di una giovane prostituta davanti a una platea di benpensanti. Una forma di spettacolo estremo, una kermesse di violenza per pochi intimi privilegiati. Lo spettacolo si palesa agli occhi dello spettatore quando Montalbano e i suoi uomini hanno tra le mani il filmato di un operatore chiamato a riprendere l'orrore. Ho spiato da lontano la violenza, ho preferito suggerire piuttosto che mostrare, senza indugiare sulle atrocità, leggendo il terrore negli occhi di chi guarda per coprire con il velo della pietà lo spettacolo dell'orrore. Mettere in scena questi due ultimi film è stata un'esperienza particolare. Sempre più spesso nei suoi romanzi Camilleri accompagna Montalbano fino sull'orlo dell'abisso, costringendolo a guardare il male assurdo che si nasconde nella follia dell'uomo. Il regista insieme agli attori, agli sceneggiatori, al musicista… insieme a tutti coloro che creano le immagini e i suoni di un film, dà la misura a questo sguardo!” Fin qui dunque il grande regista Alberto Sironi, non ci rimane che aspettare domani sera e goderci questo nuovo spettacolo televisivo su cui il direttore di Rai 1 Andrea Fabiano ha già scommesso alto.
Beatrice Nano
 
 

SpettacoloMania.it, 26.2.2017
Montalbano, in Un covo di vipere c’è Valentina Lodovini, videointervista

C’è anche Valentina Lodovini accanto a Luca Zingaretti che ovviamente è Salvo Montalbano, a Sonia Bergamasco che è Livia e al resto dello storico cast (Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Roberto Nobile) nel nuovo ciclo de Il Commissario Montalbano, per la precisione nel primo appuntamento, quello di lunedì 27 febbraio su Rai 1 con, Un covo di vipere, racconto tratto dal romanzo omonimo di Andrea Camilleri pubblicato nel 2013 che nella versione televisiva vede anche la partecipazione di Alessandro Haber, cui lunedì 6 marzo seguirà Come voleva la prassi uscito l’anno dopo nella raccolta dedicata al giovane Montalbano, qui riadattato ad hoc. Per chi non lo avesse letto, la trama di Un covo di vipere, tra sogni di usignoli e senzatetto in veranda, è quella dell’omicidio dell’imprenditore Cosimo Barletta che talmente era bastardo, strozzino e ricattatore di giovani pulzelle che costringeva ad essere carine con lui, che pare che ad ammazzarlo ci si sono messi in due, ma senza neanche accordarsi. Valentina Lodovini è Giovanna, figlia di Cosimo Barletta e sorella di Arturo, e sono proprio i due fratelli a rivelare al commissario Montalbano che indaga sul caso di cosa fosse capace il padre. Solo che tra Giovanna e il genitore c’era un rapporto molto particolare… L’attrice umbra, che l’autunno scorso abbiamo visto al cinema ne La verità sta in cielo, il film di Roberto Faenza sul caso Orlandi, non ci svela molto del suo personaggio nella nostra videointervista che trovate a fine articolo, ma ci rivela che in realtà era un bel po’ di tempo che il regista Alberto Sironi la voleva in una delle puntate di Montalbano e che lei ha accettato con piacere perché ritiene Il commissario Montalbano sia letteratura che televisione di qualità. Ecco la nostra videointervista a Valentina Lodovini:


Patrizia Simonetti
 
 

PalermoToday, 26.2.2017
Il commissario Montalbano torna in tv, nel cast anche il palermitano Nicola Giosuè
Interpreta il ruolo di un onorevole disposto a tutto pur di raccogliere consensi in "Un covo di vipere", in onda su Raiuno

Nuovo ruolo televisivo per l'attore palermitano Nicola Giosuè, nel cast di "Un covo di vipere", che segna il ritorno in tv de "Il Commissario Montalbano", in onda su Rai Uno domani 27 febbraio e lunedì 6 marzo alle 21:25. Giosuè interpreta il ruolo dell'onorevole Luigi Palladino, abile predicatore di valori quali la famiglia e il rispetto delle tradizioni: un uomo disposto a tutto pur di raccogliere voti e consensi.
Con "Un covo di vipere", tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri pubblicato da Sellerio nel 2013, l'attore palermitano torna dunque alla fiction, dopo avere recitato sia nell'ambito di produzioni Rai ( "Il romanzo del commissario", "Il giudice meschino", "Il segreto dell'acqua" ) sia Mediaset ("Squadra Antimafia 6").
"Una grande emozione - spiega l'attore - perché si tratta di una storia molto bella, ricca di elementi 'oscuri' che, di certo, indurranno il pubblico a formulare riflessioni significative sul senso della vita e sulla parte 'dark' che ognuno di noi possiede".
marianna
 
 

L'Huffington Post, 26.2.2017
Montalbano, una serie glocal da esportazione

"Montalbano"è perfetto. Quindi è perfettibile. Può migliorare e migliora. La dico grossa: "Montalbano" è la più americana delle serie italiane. Glocal com'è, profumata di vongole, capperi e rosmarino, ma purissimo prodotto da esportazione, è il più 'americano' dei nostri prodotti. Vado a spiegare perché, ma prima poche certezze, a memoria.
La serie marcia da 18 anni, dal 1999, è la più amata dagli italiani (con tutto il rispetto per le cucine), la più conosciuta all'estero, l'unica a sbancare gli ascolti anche in replica. I telespettatori Rai si sono ingoiati la bellezza di 140 collocazioni in Prime Time, anche di fritto e rifritto, senza sommosse. Siamo arrivati a quota 30 film. Adesso ce la centellinano al ritmo di due puntate/anno, nel 2016 ha fatto il 40% di share e 11 milioni di spettatori, dopo le prossime ( lunedì 27 febbraio , "Un covo di vipere", e lunedì 6 marzo, "Come voleva la prassi"), il prossimo bis è già in cantiere per il 2018.
Tecnicamente, la novità sono le riprese in digitale. Ma con l'occhio da spettatore puro, vedendo in anteprima le nuove puntate, mi sono irrobustita alcune certezze sulla longeva fortuna del prodotto. Certo, c'è la simbiosi Montalbano- Luca Zingaretti, dove il primo è diventato il secondo o forse l'inverso. Ogni tanto frequentando l'uomo e l'attore il sospetto del contagio, vernacolo a parte, ti assale. È il Commissario, non Zingaretti, quello che persino nel Regno Unito (dove non è doppiato in tv) viene fermato per strada. Una sorta di condanna a vita, ormai irrinunciabile nonostante i molti annunci di addio. Zingaretti, oggi: "E'come avere un caro amico che vive in un angolo di Sicilia e che vai a trovare ogni 1-2 anni ". E ancora: "E' l'uomo che tutte le donne vorrebbero accanto e a cui tutti gli uomini vorrebbero somigliare". Piuttosto vero.
No, "Il Commissario Montalbano"non è una serie italiana. È 'americana', in barba al siculissimo Camilleri e al mare di Ragusa. Per due ragioni cruciali, che la imparentano con le più fortunate, anche da noi, serie tv Usa.
GLI ATTORI - La peculiarità della serie, fin dagli albori, è stata l'eccellenza del cast, senza distizione di ruoli. Se fosse un presepe, potremmo dire che i 'pastori di lontananza' hanno avuto la stessa attenzione di Gesù, Giuseppe e Maria. Sono stati rastrellati da subito, anche per i personaggi minori e le 'comparsate', eccellenti attori siciliani di teatro, perfettamente ignoti al pubblico tv. E' un elemento che ha dato incredibile forza agli affreschi, e che scarseggia paurosamente nello standard delle serie italiane, dove i mattatori devono farsi carico di coprire ogni pecca del contorno. Negli Usa i personaggi secondari delle serie tv fungono da palestra e trampolino per i nuovi talenti, quindi la scommessa è altissima, gli spin-off sono perennemente dietro l'angolo e anche due battute valgono oro. Massima cura.
Nel corso degli anni, e con i picchi di ascolto in rialzo, fare la "guest star" a fianco di Zingaretti è diventato un must . Hai un bell'essere già famoso, con una sola puntata becchi più pubblico che con dieci film . Ecco perché al ruolo di Livia è finalmente approdata una deuteragonista come Sonia Bergamasco. Ecco perché l'harem di "Un covo di vipere"è capitanato da una dark lady come Valentina Lodovini, che è avvezza di norma a ruoli di protagonista femminile. Ecco perché Alessandro Haber si ritaglia un cameo da homeless intellettuale, e la pressoché invisibile vittima dell'episodio è un Marcello Mazzarella che al cinema ha impersonato, per Raul Ruiz, nientemeno che Marcel Proust . E' esattamente quello che accade nelle 'superserie' Usa : fare la "guest star"è una medaglia d'onore, un riconoscimento, un privilegio.
LA SCRITTURA - E' il fondamentale 'fattore B'. Va da sé che Camilleri è il più anomalo e originale giallista prodotto da questo nostro Paese negli ultimi decenni. Questo però non sarebbe in sé sufficiente. Per 'vendere'romanzi e racconti su una rete generalista, con tutti i correttivi, gli 'smorzamenti'e le mediazioni del caso, non puoi limitarti a scannerizzare i testi. Sostiene lo sceneggiatore Francesco Bruni, che di suo da un po' di anni fa anche il regista, che imbastire una puntata di Montalbano è più complicato che fare un film di sana pianta. La ritualità, oggi che il grande Papà del Commissario di Vigata ha perso la vista, è diventata la lettura del copione a casa sua, con relativa interpretazione di tutti i personaggi da parte degli sceneggiatori e Camilleri che ascolta a occhi chiusi.
Varrebbe la pena di esserci. Il punto è che nel corso del tempo i 'plot' di Camilleri si sono fatti sempre più erotici e più torbidi. Più 'americani', in qualche modo, ma anche più difficilmente smerciabili al pubblico generalista del Prime Time. Le due puntate in arrivo battono tutti i record di esposizione 'hard'. "Un covo di vipere" si cimenta nientemeno che con il tabù dell'incesto, in una forma particolarmente estrema e poco esplorata dal cinema di tutti i tempi. "Come voleva la prassi"(che non parte da un romanzo, ma dalla ricucitura di tre racconti) scomoda invece gli snuff movies, limando via dai testi di Camilleri soltanto i dettagli più feroci di morte e tortura. Materie toste per Rai Uno,no? Meno inusuali però per tante serie-culto di cui ci nutriamo. L'universo di Montalbano è diventato il luogo "politico" in cui Camilleri conduce la sua crociata-denuncia contro il mondo cosiddetto "perbene". Renderlo compatibile con la nostra tv perbenista non è un gioco da ragazzi. Inutile sperare che le lezioni impartite dallo scrittore diventino patrimonio comune dell'Italia teledipendente. Come la citazione da Rousseau che "Un covo di vipere"mette in bocca al clochard-filosofo Haber : "Quale saggezza puoi trovare che sia più grande della gentilezza?".
Teresa Marchesi
 
 

Panorama, 26.2.2017
Televisione
Il commissario Montalbano: torna Zingaretti e vi sbalordirà
Lunedì 27 riparte la serie dei record su RaiUno: con due puntate nuove di zecca nel segno di un Andrea Camilleri da emozioni forti e oscure aberrazioni

Un’icona. Tutta italiana. Incisa nella creatività fluviale di Andrea Camilleri, raccolta sul volto e nell’espressione di Luca Zingaretti, medium par excellence dello scrittore: quieto e deciso, rassicurante e implacabile, ironico e concreto.
Sempre in bilico tra “normalità” e cinismo.Tutto in un attore, tutto in un personaggio. Eccolo, Il commissario Montalbano. Torna su Raiuno in prima serata da lunedì 27 febbraio, replicando il successivo 6 marzo con le due puntate nuove di zecca Un covo di vipere e Come voleva la prassi – ovviamente tratte dagli scritti di Camilleri - e, a seguire, un ventaglio di repliche.
I numeri della fortuna
Salvo Montalbano. Processo d’identificazione raro, una maschera non facile da strapparsi di dosso ma qualificante e popolare come poche pratiche di recitazione sono state qualificanti e popolari nella storia della nostra televisione e in parte del nostro cinema.
Anche se la tradizione dei grandi ci racconta del Gino Cervi-Maigret, di Ubaldo Lay-Tenente Sheridan, del Tino Buazzelli-Nero Wolfe, del Paolo Stoppa-De Vincenzi e, perché no, della Lauretta Masiero-Laura Storm. Ma qua i numeri sono da record. Fin dal 1999, anno dell’esordio, a oggi la serie ha fatto la fortuna di RaiUno con più di 10 milioni di spettatori ad ogni nuova puntata, uno share attestato al 40 per cento, una tv movie collection che con questi due nuovi appuntamenti arriva alla vetta dei trenta episodi e che, sommando le sempre fortunate repliche, tocca l’insieme apicale di 140 emissioni in prima serata, continuando ad avere ascolti vincenti anche alla sesta o settima replica.
Fenomeno in tutto il mondo
Insomma un fenomeno. Senza contare che il successo di quest’opera già diventata di culto non si ferma al nostro Paese: difatti è stata la prima serie italiana venduta all’estero e negli anni è stata trasmessa in oltre 60 televisionitra Europa e resto del mondo ottenendo un ottimo successo di pubblico anche in paesi molto diversi per audience come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Ma Montalbano è andato in onda in tutti i continenti dall’Asia al Sudamerica passando anche per l’Iran, facendo conoscere ovunque una vera e propria eccellenza audiovisiva (e ovviamente letteraria) italiana.
Il ritorno di Montalbano si saluta così come un vero evento. Qualcuno ha detto che è la Sanremo della serialità. E Zingaretti medesimo ha giurato che le due nuove puntate sono le più belle che ha girato finora, fatte di amori tragici e personaggi irresistibili. Lui per primo, aggiungiamo. Capace di assorbire l’attenzione di un pubblico eterogeneo e larghissimo sia a livello culturale sia generazionale.
Sironi, il regista “storico”
Le due nuove puntate sono dirette da Alberto Sironi, vale a dire dal regista di formazione strehleriana che dal ’99 guida la grande macchina di questa fiction conoscendone i più nascosti meccanismi e i più piccoli segreti. “Un covo di vipere e Come voleva la prassi – racconta Sironi - mettono il regista di fronte a un problema insieme etico ed estetico: come tradurre in immagini due storie estreme senza ferire, senza violentare il pubblico?”. Storie forti, un’esperienza particolare metterle in scena: “Sempre più spesso– aggiunge il regista - nei suoi romanzi Camilleri accompagna Montalbano fino sull'orlo dell'abisso, costringendolo a guardare il male assurdo che si nasconde nella follia dell'uomo. Il regista insieme agli attori, agli sceneggiatori, al musicista… tutti insieme coloro che creano le immagini e i suoni di un film, danno la misura a questo sguardo”.
Si comincia in “Un covo di vipere”
Un covo di vipere (27 febbraio, RaiUno), tratto dal romanzo di Camilleri editato da Sellerio, parte dall’assassinio dell’imprenditore Cosimo Barletta, trovato morto nella sua casa al mare. Gli hanno sparato un colpo alla nuca mentre beveva un caffè. Non ci sono segni di effrazione, quindi a ucciderlo è stato qualcuno che lo conosceva, che lui stesso può avere fatto entrare, o addirittura una donna che può avere passato la notte lì con lui. Il caso assume presto tinte assai fosche, perché Montalbano scopre, anche grazie alla testimonianza dei figli dell’assassinato, che Barletta era tutt’altro che una persona specchiata: uomo freddo, crudele, privo di scrupoli e sentimenti, Cosimo, oltre che spregiudicato imprenditore, era anche un ignobile strozzino e aveva rovinato un sacco di gente a Vigata.
Quelle ragazze ricattate
Ma non è tutto, perché Barletta aveva inoltre una particolare inclinazione a costringere giovani ragazze a concederglisi, per poi ricattarle e tenerle sotto il proprio giogo. Erano in molti, quindi, a odiare quest’uomo orribile e sadico. Molti i potenziali assassini. Un caso complicato, che si complicherà ancora di più quando il nostro Montalbano scoprirà che a Barletta non hanno semplicemente sparato, ma che poco prima era stato addirittura avvelenato. Come se due assassini, indipendentemente l’uno dall’altro, avessero deciso quella stessa notte di ucciderlo. Tra gli attori della puntata troviamo Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Valentina Lodovini, Angelo Russo, Alice Canzonieri, Alessandro Haber, Sonia Bergamasco e molti altri raccolti in un cast importante.
“Come voleva la prassi” il 6 marzo
Come voleva la prassi (in onda su RaiUno lunedì 6 marzo) è ripreso dalle raccolte di Andrea CamilleriMorte in mare aperto ed altre indagini del giovane Montalbano (Sellerio) e Gli arancini di Montalbano e Un mese con Montalbano (Mondadori). Qua il cadavere è quello di una bella ragazza, ritrovato nudo, con indosso soltanto un accappatoio insanguinato. Teatro della scoperta il freddo pavimento di un androne di via Pintacuda. Cosa ha spinto la ragazza a trascinarsi, esanime, fin là? Montalbano sospetta che la vittima sia una prostituta proveniente dall’Est Europa. E spera che i Cuffaro, che gestiscono il mercato della prostituzione a Vigata, isolino i responsabili di un crimine così efferato. Per tutta risposta, il commissario diventa oggetto lui stesso di un attentato.
Un incontro inquietante
Le indagini portano Montalbano a scovare tra i condomini non l’assassino, ma un complice, che ha assistito e ripreso con una telecamera, il festino in cui ha trovato la morte la ragazza, a cui hanno partecipato, mascherati ma riconoscibili, i notabili della zona. Durante l’indagine, Montalbano conosce un giudice in pensione, Leonardo Attard, che sta revisionando tutti i processi che ha celebrato, per essere sicuro di non essere mai stato condizionato nel giudizio dai problemi personali. Un incontro inquietante, che lo lascerà con molti interrogativi. Accanto a Zingaretti recitano Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Nuccio Vassallo, Giulio Corso, Isabell Sollman, ViktoriyaPisotska e altri.
A livello musicale, si segnalano le canzoni scritte da Olivia Sellerio: ci sono Malamuri in Un covo di vipere e Ciuri di strata in Come voleva la prassi. Brani che entrano nei contenuti delle due storie, affrontando dunque tematiche pesanti e a tratti scabrose. “Ho scritto queste canzoni - dice l’artista - perché la mia voce si aggiunga al coro contro l'ignominia della tratta, contro ogni forma di abuso, anche quello cosiddetto ‘sentimentale’”.
L’evento è servito, varrà la pena di sedersi davanti alla Tv.
Claudio Trionfera
 
 

Unomattina, 27.2.2017
Il commissario Montalbano torna su Rai Uno
Cliccare per il video

Per il ritorno in Tv de "Il commissario Montalbano" Francesca Fialdini e Franco Di Mare intervistano il protagonista Luca Zingaretti. Un grande successo internazionale della fiction di Rai Uno che festeggia il traguardo dei 30 episodi.
 
 

Carlopalomar, 27.2.2017
Tra poco Montalbano e il brano Malamuri!

“Questa sera nel primo dei 2 nuovi episodi intitolato “Un covo di vipere” nell’epilogo della puntata ci sarà anche la bellissima canzone Malamuri di @OliviaSellerio. Presto il suo brano sarà disponibile su #itunes!!”
 
 

TG1, 27.2.2017
Il nuovo Montalbano
Cliccare per il video

Torna su Rai Uno il commissario Montalbano. Due puntate per quello che è ormai un successo mondiale. In studio Luca Zingaretti, Cesare Bocci e Peppino Mazzotta.
 
 

Panorama, 27.2.2017
Televisione
Montalbano: sesso, bugie e vizi di famiglia – La recensione
È tornato il Commissario con il bell’episodio “Un covo di vipere”. Zingaretti scopre una famiglia pestifera senza negarsi la buona tavola

La terrazza e quel mare davanti, con la sua luce speciale. L’aria tiepida. Poi la tavola apparecchiata, la tovaglia candida con gli angoli mossi dalla brezza. I piatti e le teglie, gli spaghetti e i dolci, la bottiglia di vino rosso che trova nei calici la sua destinazione elettiva. È là che viene voglia di sedersi e di stare. E di mangiare e bere (con misura) anche.
Perché Il Commissario Montalbano, prima d’ogni altra cosa, vuole stare bene e trasmettere questa sua propensione, che più d’una volta coincide con l’appetito, a chi, complice l’ora di cena o giù di lì, lo sta guardando alla tv.
Lo stile soft di Alberto Sironi
Il paradiso, ovviamente, lo ha creato Andrea Camilleri, inserendolo nella Sicilia irresistibile con una dedizione speciale alla cucina, in un rituale sviluppato attorno alla tavola dove Salvo Montalbano staziona spesso e (molto) volentieri, a scandire i passaggi importanti della trama. È storia. E come tale si ripete. Anche nell’episodio nuovissimo appena visto su RaiUno, Un covo di vipere, in capo all’ennesima serie dedicata, sempre fedele alla regìa di Alberto Sironi, pure stavolta elegante e soffice: capace di cavarsela anche di fronte a parecchi risvolti scabrosi che qua avrebbero potuto mettere a dura prova il pubblico quieto della prima serata nazionale.
Gli impeti della “femme fatale”
Poi Luca Zingaretti è una garanzia. Non c’è che dire. Rassicurante e croccante come uno di famiglia, morbido come un peluche, simpatico e benigno, lo humour sempre in tasca e pronto a saltar fuori. Eppure d’un cinismo implacabile quando segue le tracce del suo intuito e delle sue premonizioni per scovare il colpevole. Senza farsi ammosciare e addolcire dalle moine e dagli impeti della femme fatale di turno, che qua ha gli umori, lo sguardo e il corpo fiammeggianti di Valentina Lodovini nella parte – ambigua assai - di Giovanna Pusateri, figlia dell’imprenditore Cosimo Barletta (Marcello Mazzarella) ammazzato nella sua villa marina. Oh, per la verità, ad un certo punto Montalbano si fa incantare e quasi travolgere da certi impeti misteriosi della ragazza: ma non cede, sempre moralmente integro e fedele alla sua compagna Livia (Sonia Bergmasco) che lo viene a trovare un paio di volte trovando il modo d’arrabbiarsi per uno smack di rossetto stampato sulla guancia di Salvo proprio da Giovanna.
Vedo nudo (senza scandalo)
Un po’ di pepe non guasta nella coppia. Ma altro che pepe c’è dietro la morte di Barletta. Il quale, oltre il mestiere d’imprenditore, esercitava come usuraio quello di sanguisuga; e soprattutto quello di maniacale, sordido collezionista d’immagini scattate in pose lascive alle giovinette ignare, perlopiù ventenni, cui gli piaceva accompagnarsi. Insomma un po’ di nudi nella puntata, sfumati ma non troppo e comunque abbastanza – nelle forme e nei modi di rappresentazione – da non provocare torbidi sconquassi. Poi il marcio, si scopre, non è solo in quelle foto.
Due assassini, anzi uno solo
Sicché, tra i tanti nemici (e nemiche) potenziali del Barletta, ne spuntano a sorpresa addirittura due, capaci di “ucciderlo” quasi contemporaneamente: il primo con un veleno immediatamente mortale, il secondo, che lo ha creduto ancora vivo, con una pistolettata. Bella trovata: il vero assassino è solo il primo (o la prima). E visto che ci si trova in un “nido di vipere” – quasi vien da dire “nudo di vipere” - il colpevole non può che essere uno di famiglia, complice una faccenda di eredità mal destinata, tanto da scatenare verso il padre le gelosie di due fratelli diseredati.
Ovviamente Montalbano, serenamente inesorabile come s’è visto, viene a capo di ogni cosa. Concludendo l’indagine con una delle sue leggendarie nuotate nell’acqua bleu di Sicilia, di fronte all’altrettanto leggendaria terrazza di casa sua, preceduto in ripresa aerea da un drone che è segno stilistico dei tempi. Chiudendo un episodio girato con cura ed efficace studio delle cadenze di racconto, delle sue pause, dei dialoghi all’insegna di una televisione che non si accontenta di essere solo diligente.
Sempre lui, la star della serie
Benissimo Zingaretti, certo, è la star incontrastata della serie e una sorta di spirito camilleriano che aleggia generosamente su tutto. Ma vale la pena di ricordare, nella coralità compiuta della recitazione, alcune figure oltre quelle già citate: il personaggio errante di Camastra interpretato da Alessandro Haber, uomo intrigante e contraddittorio che ha molto da raccontare e potrebbe fare capitolo a sé; naturalmente il fido e oramai proverbiale Cesare Bocci nei panni del vice commissario Mimì Augello che a Vigata è un’istituzione; Marcello Perracchio, altra icona, in quelli consueti dell’incredibile gozzovigliante dottor Pasquano, immerso tra i suoi cannoli con la stessa perizia profusa nell’opera di medico legale. E certamente con maggior sollazzo.
Claudio Trionfera
 
 

RagusaNews, 27.2.2017
Che bel Montalbano, in un covo di vipere
Puntata noir

Roma - Una delle più belle puntate del Commissario Montalbano. Un covo di vipere, andato in onda stasera, su Rai Uno, ha riportato lo sceneggiato televisivo all'antica qualità, dopo anni di puntate lente, e di toni macchiettistici (le ultime produzioni sono state parecchio deludenti, per quanto baciate dal successo).
Una puntata noir, dove il regista Alberto Sironi è riuscito a raccontare il macabro senza mostrarlo. Cosa piace del commissario Montalbano? Il suo essere duro e fragile insieme. E in questa puntata c'è finalmente un equilibrio fra ironia, costruzione del thriller, e racconto della Sicilia.
Dubbi lascia la nuova Livia, interpretata da Sonia Bergamasco, mentre torna la città di Modica nelle location, ed esordisce la "villa del pretore" di Sampieri, come luogo del delitto, in sostituzione della mannara, la Fornace Penna di Pisciotto.
Piace l'ironia di Zingaretti, costretto a fare i conti con superiori stupidi, presuntuosi, che non hanno la finezza di capire che a volte dietro un omicidio di interessi si può nascondere un omicidio d'amore. Un amore sbagliato.
P.s.: La puntata è dedicata a Giacinto Ferro, morto il giorno di Natale. Ha interpretato il ruolo del Questore, mettendo in difficoltà Montalbano nella vicenda delle gelosie, fra "i soggetti A, B e C". Nonostante la malattia, ha retto il set con grande maestria.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 27.2.2017
Il palermitano Giosuè, politico corrotto per Montalbano

Il palermitano Nicola Giosuè sarà un politico corrotto nei due nuovi episodi de il Commissario Montalbano, il celebre personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri. “Un covo di vipere”, il primo episodio della nuova stagione andrà in onda questa sera su Rai 1 alle 21:20. Il successivo, lunedì 6 marzo. Giosuè interpreta un sindaco uscente, in fase di campagna elettorale, che vuole ricandidarsi.
“E’ un onorevole corrotto - dice l’attore palermitano - lo vedremo in fase di promozione della sua candidatura, tra interviste ed ospitate in tv. Poi, però, Montalbano nel secondo episodio dal titolo "Come voleva la prassi" scoprirà la vera natura di questo personaggio: un uomo senza scrupoli, colluso con ambienti criminali. Un uomo disposto a tutto pur di raccogliere voti e consensi”.
Con Montalbano l’attore palermitano torna alla fiction, dopo avere recitato sia nell’ambito di produzioni Rai come “Il segreto dell’acqua” con Riccardo Scamarcio, “Il romanzo del commissario”, “Il giudice meschino” con Luca Zingaretti, che Mediaset con “Squadra Antimafia 6”. Ma Giosuè è noto al pubblico soprattutto per il “SottoZero Show”, lo spettacolo tributo dedicato a Renato Zero e portato in giro in tutta Italia.
Giada Lo Porto
 
 

Liguria Notizie, 27.2.2017
“Il Casellante” di Andrea Camilleri al Duse

Genova. Domani, martedì 28 Febbraio alle ore 20.30 va in scena al Teatro Duse “Il Casellante” di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale (anche regista), con protagonista Moni Ovadia insieme a Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania.
“Il Casellante” è un romanzo di Camilleri che fa parte del cosiddetto ciclo mitologico. Dopo i successi ottenuti con le trasposizioni teatrali di alcuni suoi libri (Il birraio di Preston, La concessione del telefono e altri), l’amatissimo scrittore siciliano, in collaborazione con Giuseppe Dipasquale torna a proporre una nuova avventura tratta dalle sue pagine più amate. Racconta di Minica e di suo marito, il casellante Nino Zarcuto. Della loro modesta vita nella solitaria casetta gialla, accanto a un pozzo e a un ulivo saraceno: in mezzo a un paesaggio arcigno, blandito dal vicino mare e dalla luce. Vogliono la grazia di un figlio, i due casellanti. Si prodigano. Ma la violenza è un gorgo voraginoso, che risucchia i due coniugi. Il figlio arriva infine, come arrivano i miracoli: donato dagli scrolloni della morte e della guerra.
“Il Casellante” è uno spettacolo in forma di “cunto” siciliano che parla di un percorso di crescita attraverso il dolore della guerra e di una maternità negata. Una vicenda ricca di passioni, di ironia, di meschinità ma anche di speranza in cui la musica, eseguita dal vivo, ha sempre un ruolo di primo piano.
Lo spettacolo prevede anche musiche dal vivo eseguite da Antonio Vasta e Antonio Putzu, ed è prodotto da Promo Music, Teatro Carcano e dal Comune di Caltanisetta. Le scene sono di Giuseppe Dipasquale, i costumi di Elisa Salvi, le musiche di Mario Incudine e Antonio Vasta, le luci di Gianni Grasso.
Lo spettacolo è al Teatro Duse fino a domenica 5 marzo.
Francesca Camponero
 
 

Teatro Duse, 28.2-5.3.2017
Il casellante
Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
Produzione: Promo Music, Centro d’arte contemporanea Teatro Carcano, Comune di Caltanissetta
Regia: Giuseppe Dipasquale
Interpreti: Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania, e con i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
Contributi artistici: scene Giuseppe Dipasquale, costumi Elisa Savi, musiche Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta, luci Gianni Grasso



Tra Storia (gli ultimi anni del fascismo) e Mitologia (le Metamorfosi), la favola amara scritta pochi anni fa da Andrea Camilleri rivive in uno spettacolo che coniuga recitazione e musica. La storia di un casellante e di sua moglie sullo sfondo della guerra e dello sbarco degli alleati.

Pubblicato da Andrea Camilleri nel 2008, Il casellante è un romanzo nel quale l’autore siciliano attinge ancora una volta alla tradizione mitologica della cultura classica greca, raccontando la metamorfosi incompiuta di un uomo la cui moglie vuole trasformarsi in un albero. L’azione si svolge negli anni di guerra, quando in Italia c’era ancora il fascismo. Reso invalido da un incidente sul lavoro, Nino Zarcuto fa il casellante sulla linea ferroviaria che congiunge Vigata a Castelvetrano: una stipendio sicuro, una piccola casa e un orticello. Ecco le condizioni per offrire un futuro a Minica, la donna che sposa e che dopo tanti tentativi andati a vuoto rimane finalmente incinta. Il lavoro è poco e c’è tempo per andare ogni tanto in paese, dove Nino, appassionato di mandolino, può anche dilettarsi con l’amico Totò in qualche serenata improvvisata. Ma la guerra si avvicina. Lo sbarco alleato è imminente e i soldati arrivano per costruire un bunker lungo la costa. I notabili fascisti si fanno sempre più sfrontati e, poiché a loro non va a genio la musica di Nino, lo mettono in prigione. In sua assenza, Minica viene aggredita e violentata, perde il bambino, la memoria, la ragione. Chi è stato? Uno dei militari di passaggio, o un compaesano che ha approfittato della sua assenza? Nino arriverà alla verità e alla vendetta, ma non riacquisterà la pace, perché Minica ha perduto il senno. Vuole essere piantata come un albero, e come un albero generare: il suo corpo comincia a trasformarsi. I capelli diventano fronde, le braccia flessibili rami, i piedi radici. Il corpo si ricopre di corteccia. Intanto, con lo sbarco degli americani, i bombardamenti si susseguono. Solo da questa devastazione Minica, novella Dafne, riesce a trovare la forza e le risorse per ricominciare a vivere.
Andrea Camilleri si avvicina al genere fantastico con la volontà di descrivere certi paesaggi evitando le modalità di una rappresentazione naturalistica. Per fare ciò ricorre alla sua infanzia, ai ricordi e alla fantasia. Tutto questo conduce al rapporto uomo-natura e al legame che l’ unisce a una Sicilia ricca di superstizioni, leggende, miti, ma anche a terra travagliata dall’arretratezza economica, dalla guerra, dall’avvento del fascismo. Ed è da tutto questo che, nello spettacolo interpretato da Moni Ovadia, dalla fiaba nasce la struttura narrativa del “melologo”, nella quale si fondono, in una atmosfera insieme realistica e fantastica, la recitazione e la musica.
 
 

La Repubblica (ed. di Genova), 28.2.2017
Il teatro di Camilleri da oggi il Casellante

Camilleri per sempre in televisione, e in teatro. Ieri sera Raiuno ha trasmesso la prima puntata della nuova serie del Commissario Montalbano ("Covo di vipere"), oggi al Teatro Duse va in scena "Il casellante", uno spettacolo tratto da un suo romanzo pubblicato nel 2008 con protagonista Moni Ovadia per la regia di Giuseppe Dipasquale. Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che ridisegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, Il Casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista della Sicilia anni Quaranta.
Attori e musicisti immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica, che gioca su parola, musica e immaginazione.
Teatro Duse, via Nicolò Bacigalupo, 6
Oggi, ore 20.30
Osvaldo Scorrano
 
 

Corriere della Sera, 28.2.2017
A fil di rete
Misteri di Montalbano, l’incesto diventa un tema da tragedia greca
Vigata è un posto magico, pur abbondando di delitti. Come se il male venisse redento da una Sicilia da sogno tutelata da un commissario che garantisce un sistema valoriale

L’incesto in prima serata? Tranquilli, ci pensa Montalbano. Il ragioniere Cosimo Barletta, sciupafemmine e strozzino, è stato trovato morto: ucciso con modalità che a prima vista appaiono inesplicabili, addirittura insensate. Montalbano indaga sui segreti impenetrabili di una famiglia e sui misteri di una comunità. C’è di mezzo un’eredità, vengono alla luce episodi di strozzinaggio, ci sono due assassini in uno, come se due sicari, indipendentemente l’uno dall’altro, avessero deciso di uccidere Barletta quella stessa notte, si scava in «un abisso, lungo una linea di faglia che gli dà le vertigini…». Solo Montalbano poteva affrontare un tema da tragedia greca in prima serata, su Rai1 («Un covo di vipere», lunedì, 21.30). I motivi sono tanti, e sono già stati affrontati perché il suo successo perdura nel tempo e, incredibilmente, si rafforza ancor più nelle repliche. Vigata è un posto magico, pur abbondando di delitti. Come se il male venisse redento da una Sicilia da sogno, immota nel suo splendore agostano, tutelata da un commissario che garantisce un sistema valoriale al riparo persino della mafia, contrassegnata da un dialetto manieristico che indulge volentieri nel bozzettismo da commedia.
Il metodo d’indagine Montalbano è abitato da visioni e assomiglia molto a una sorta di evangelizzazione sociale: non giudica, converte al bene e agli occhi dello spettatore redime persino il «malamore» tra padre e figlia. Montalbano è uno dei pochi personaggi della fiction italiana assunto al ruolo di «brand name», di marchio editoriale (altri tentativi simili sono pressoché naufragati), e le sue indagini sono ormai vissute come cerimonie sociali. E pazienza se sono un po’ ripetitive. Agli ordini di Alberto Sironi, Luca Zingaretti e il solito gruppo di interpreti: Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Sonia Bergamasco, e le guest star Valentina Lodovini, più sensuale che mai, e Alessandro Haber.
Aldo Grasso
 
 

Marida Caterini, 28.2.2017
Il commissario Montalbano la recensione

Ancora una volta a far da protagonista è lo splendido paesaggio siciliano. E poi la luce, la fotografia, gli scorci panoramici, la lentezza delle inquadrature quasi la telecamera volesse soffermarsi ovunque per sottolinearne la bellezza. A permettere tutto questo è la regia del veterano Alberto Sironi che segue da 18 anni Il commissario Montalbano. Un professionista che, con il trascorrere delle edizioni, ha amplificato il suo potere taumaturgico sulla serie, trasformando il lavoro del regista in un'opera di costruzione letteraria.
Detto questo, non tutto è stato credibile nella prima puntata della nuova serie de Il commissario Montalbano. Lunedì 27 febbraio è andato in onda, su Rai1, il primo dei due tv movie: Un covo di vipere. La vicenda scava nei segreti inconfessabili e negli orrori di un amore incestuoso, con un Luca Zingaretti che, nonostante la lunga frequentazione con il suo personaggio, è apparso, a tratti, più svagato e disincantato.
Diciamo subito che il racconto televisivo ha avuto uno spessore maggiore rispetto a quelli andati in onda lo scorso anno. La costruzione della sceneggiatura ha incamminato, lentamente, il telespettatore, sulla strada della tragica verità dove si sono incontrati due assassini nell'ambito della stessa famiglia. Ognuno ha agito per fini differenti. Ma in questo penoso percorso anche la commedia ha avuto la propria parte. E così, non potendo calcare ulteriormente il personaggio di Catarella, (Angelo Russo) l'imbranato, macchiettistico ma fedele poliziotto del commissariato, si son cercate altre vittime sulle quali convogliare comportamenti comici talvolta inappropriati. Uno di questi è il medico legale di Vigata (il paese immaginario dove opera e indaga Montalbano). Il professionista, storica figura della serie, ha da sempre avuto un rapporto conflittuale con il commissario che lo importuna a qualsiasi ora per avere dettagli sulle autopsie effettuate.
Questa volta abbiamo ritrovato il dottor Pasquano (l'attore Marcello Perracchio) con comportamenti al limite del credibile per un professionista e con atteggiamenti ancor più calcati dello stesso Catarella. Insomma è come se il medico si fosse "catarellizzato". Anche il questore, figura professionale austera e sobria, è caduto nel ridicolo. Con il risultato di vedere intaccata la propria credibilità. E' accaduto quando, in un colloquio con Montalbano, il funzionario si è lanciato in un ragionamento bizzarro sul quale il commissario riversa tutto il proprio sarcasmo.
Il poliziotto di Vigata ha mantenuto molti dei suoi tratti caratteristici come l'amore per le lunghe nuotate e per la buona cucina. Ha ribadito i sentimenti di solidarietà che lo animano ed ha lanciato un messaggio a non avere paura del "diverso". La compagna Livia, interpretata da Sonia Bergamasco per il secondo anno consecutivo, ha perso lo spessore conferitole dalle precedenti attrici. Adesso appare più leggera e meno compenetrata nel ruolo.
Buona la credibilità di Valentina Lodovini nella parte dell'assassina, o meglio della prima assassina.
Immutati i due assistenti Fazio (Peppino Mazzotta) e Augello (Cesare Bocci): danno un contributo fondamentale alla resa del racconto televisivo. Ambedue hanno interpretato in tv altri ruoli, Ma la credibilità che conferisce loro la serie creata da Andrea Camilleri, è al momento insuperabile.
Marida Caterini
 
 

Corriere di Ragusa, 28.2.2017
Attualità - La prima puntata della nuova serie del commissario non tradisce le attese
Montalbano alla grande in "Un covo di vipere"
E’ un investigatore maturo, poco incline alla passione e fedele ad una Livia più presente rispetto ad altri racconti

Un caso difficile per il commissario Montalbano. «Un covo di vipere» tiene incollato lo spettatore dispiegando fino alla fine sorprese e dipanando segreti. Il romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato nel 2013 e scritto nel 2013, presenta una società segnata da intrecci amorosi, gelosie, vite parallele e sordidezze varie. Tutto ruota attorno alla vita del ragioniere Cosimo Barletta, che ha un debole per le ventenni che colleziona come figurine grazie alle sue disponibilità economiche, ma che alla fine saranno la causa della sua morte. Un personaggio molto siciliano, che appare poco, che ha una sua vita segreta che, tuttavia non sfugge ai due figli che saranno i responsabili della sua morte violenta. Montalbano quasi si perde nelle indagini ma il suo meticoloso lavoro investigativo unito alla conoscenza delle debolezze di uomini e donne, lo porterà a risolvere il caso. E’ un investigatore maturo, poco incline alla passione e fedele ad una Livia più presente rispetto ad altri racconti.
Il paesaggio ibleo esalta una storia tutta siciliana con i colori del mare di Punta Secca, i panorami su Modica e S. Giorgio, lo sfondo di va Mormina Penna e quello su Ibla. Un paesaggio solare e trasparente che fa da contraltare ad una vicenda torbida, noir, quasi impenetrabile nella sua evoluzione. Il primo dei due episodi della nuova serie di Montalbano non ha tradito le aspettative per la narrazione e l’interpretazione, ha riproposto luoghi e atmosfere consuete, fideizzate ormai dal pubblico, che sono ormai entrate a far parte dell’essenza stessa dei romanzi di Andrea Camilleri.
Duccio Gennaro
 
 

Il Sussidiario.net, 28.2.2017
IL COMMISSARIO MONTALBANO/ Un Covo di Vipere: la serie torna e conquista il popolo dei social. Chi sarà stato il preferito della serata?

IL COMMISSARIO MONTALBANO, UN COVO DI VIPERE: ANTICIPAZIONI E NEWS - Il Commissario Montalbano fa faville sui social network. La puntata 'Un Covo di Vipere' ha raccolto grandi consensi tra i fan della serie. La drammaticità della storia, la suspense e i dubbi tormentati del protagonista, hanno accompagnato i telespettatori dentro l'ennesimo giallo siciliano ambientato nella città immaginaria di Vigata. Tra i commenti postati dagli utenti sulla pagina facebook ufficiale del Commissario Montalbano, ci sono tanti riferimenti al libro scritto da Andrea Camilleri, ma anche diverse considerazioni sul cast ed un vero proprio elogio ad Alessandro Haber definito da un telespettatore 'la vera ciliegina sulla torta'. Per alcuni appassionati, la puntata mandata in onda ieri sera dalla Rai è stata una delle indagini più interessanti di sempre. "C'è suspance dall'inizio alla fine - si legge - ed è incredibile come, poi, si riesca a cogliere la vera essenza della frase pronunciata dal commissario a fine puntata".
IL COMMISSARIO MONTALBANO, UN COVO DI VIPERE: CAMILLERI NON SBAGLIA UN COLPO, ANTICIPAZIONI PROSSIMA PUNTATA - Un altro caso intricato e misterioso è stato risolto dal Commissario Montalbano. Andrea Camilleri ci coinvolge con la storia oscura di una famiglia, che tiene l'indagine in bilico fino all'ultima sequenza, o quasi. La puntata, 'Un Covo di Vipere', scorre via tra riprese spettacolari della bellissima Siclia e dialoghi incalzanti e personaggi altrettanto curiosi. Il Commissario Montalbano mostra la sua umanità, ma anche i suoi difetti e le sue debolezze. E' forse questo che piace più di ogni altra cosa al pubblico di Rai Uno: la normalità di un commissario, che sa farsi amare e rispettare grazie alla sua semplicità. L'episodio regge il confronto con i precedenti, Montalbano si conferma un prodotto vincente. Un grande classico che continua ad appassionare i fan, già proiettati al prossimo appuntamento. Per il nostro protagonista si profila un nuovo caso di omicidio cruento da risolvere. Le anticipazioni del prossimo episodio, 'Come voleva la prassi', svelano il ritrovamento di un cadavere nudo nel portone di ingresso di un palazzo. Sulla scena del delitto viene trovato un accappatoio indossato dalla vittima che nasconde indizi molto importanti per il Commissario Montalbano...
 
 

Ultime Notizie Flash, 28.2.2017
Il commissario Montalbano e il finale di Un covo di vipere che colpisce tutti: l’assassina è di casa

Il finale dell’episodio Il commissario Montalbano-Un covo di vipere ha regalato davvero un assassino inaspettato. O meglio, forse in molti avranno sospettato dei figli di Barletta, del movente legato al denaro, ma pochi avrebbero immaginato quello che davvero succedeva in quel villino. Perchè Barletta, aveva davvero una malattia legata alle donne…E il Commissario Montalbano, per scovare l’assassino, questa volta ha avuto anche bisogno dell’aiuto di un personaggio secondario nella narrazione, ma chiave per il finale delle indagini che ha portato Salvo ad arrestare i due assassini. Questo episodio de Il commissario Montalbano infatti, come annunciato da Camilleri, era molto particolare perchè gli assassini da trovare erano due. Il primo a venir fuori è stato Arturo il figlio del ricco Barletta. Ha ucciso suo padre per motivi economici, ha cercato in tutti i modi di ereditare ma quando ha capito che non avrebbe avuto neppure un centesimo, e quando sua moglie si è rifiutata di tornare a essere l’amante del suocero, Arturo ha capito che solo uccidendo suo padre e trovando il famoso testamento avrebbe potuto ereditare. Ma il testamento non c’è mai stato perchè l’uomo non lo aveva mai redatto e aveva invece convocato il notaio per scrivere il testamento che avrebbe reso ricca l’ultima ragazzina di cui si era innamorato, che avrebbe però dovuto garantire assistenza al’uomo fino alla sua morte. La studentessa universitaria aveva accettato ma il testamento non era stato ancora scritto…Arturo finisce in carcere ma resta il dubbio: chi è il primo assassino di Barletta? E Montalbano scopre che il motivo di questo primo omicidio, quello fatto con il veleno, non è legato ai soldi ma a una storia familiare drammatica.
A raccontare una storia che svelerà il finale con il nome dell’assassino è Camastra. Il senza tetto gli svela che qualche anno prima aveva assistito a una scena che non potrà mai dimenticare. Da quel villino infatti uscì una donna in abiti da notte urlando disperata. Dopo di lei uscirono due persone, un uomo e una donna. I due erano Barletta e sua figlia. La donna che urlava era la moglie di Barletta e madre della ragazza che era stata scoperta a letto con suo padre. La signora quindi si toglie la vita suicidandosi ma i due racconteranno che si è trattato di un tragico incidente. Da questa storia incestuosa nasce anche un bambino ma i due sanno tenere segreta questa vicenda. Tutto cambia però, nella vita di Giovanna, quando suo padre si innamora per davvero di un’altra donna e lei per motivi di gelosia, e non di soldi, decide di ucciderlo. Le lettere d’amore trovate nel cassetto, separate da tutte le altre, sono le lettere che Giovanna ha scritto a suo padre. E la donna prima di suicidarsi le brucia chiedendo un ultimo favore al commissario: far credere a tutti che abbia ucciso suo padre per soldi, anche per tutelare la vita dei suoi figli…E così viene fatto.
Filomena
 
 

Funweek, 28.2.2017
Gaffe de Il Commissario Montalbano nella puntata ‘Un covo di vipere’: gli spettatori fanno notare che il finale è...
Grande successo per la nuova puntata ‘Un covo di vipere’ de Il Commissario Montalbano, ma in tanti fanno notare una gaffe dell'episodio: gli spettatori notano che l'assassino...

In attesa di scoprire i dati auditel che, con molta probabilità, saranno a dir poco da record, su Twitter l’hashtag #IlCommissarioMontalbano vola tra le tendenze: e non poteva essere altrimenti in occasione della prima delle due nuove puntate, ‘Un covo di vipere’ trasmessa il 27 febbraio dopo mesi di silenzio.
La fiction Palomar basata sui gialli di Andrea Camilleri è oramai un classico, forte di quella credibilità che negli anni i protagonisti si sono guadagnati con i loro spettatori, ma il pericolo di perdere qualità e appeal è sempre dietro l’angolo, insieme a quello di commettere gaffe imperdonabili.
Nell’episodio ‘Un covo di vipere’, il Commissario Montalbano si è trovato coinvolto in una torbida storia di morbose gelosie femminili ed è venuto a capo di un omicidio il cui movente è stato svelato soltanto alla fine e che è stato commesso da un personaggio apparentemente insospettabile (per chi non lo avesse visto, SPOILER: Giovanna ha ucciso il padre con cui aveva avuto una relazione perché invidiosa delle altre amanti).
In realtà tanti spettatori, pur non avendo letto il libro e non conoscendo il finale, hanno impiegato una manciata di minuti – giusto il tempo perché la storia si dipanasse – per additare la figlia della vittima, interpretata da Valentina Lodovini, come la crudele assassina.
“@LodoValentina bella interpretazione... ti confesso però che dopo 10 minuti avevo capito fossi tu l'assassino.. #montalbano” ha confessato uno spettatore, “Se scopro l'assassino a metà dell'episodio vuol dire che la serie sta peggiorando #montalbano @RaiUno” ha fatto notare un altro e ancora leggiamo “Raga, io non ho letto il libro, ma è dalle 9,30 che è chiaro che l'assassino è la figlia #montalbano”.
Eleonora D'Urbano
 
 

ANSA, 28.2.2017
Montalbano torna, supera i 10 mln e 40%
E' terzo della serie più visto di sempre, come share il secondo


Zingaretti su Instagram © ANSA/Credits Gianmarco Chieregato

Il ritorno del Commissario Montalbano fa centro ancora una volta. Un covo di vipere, il tv movie in prima tv ieri su Rai1 è stato seguito da 10 milioni 674 mila spettatori con il 40.8%.
Il film, con Valentina Lodovini e Alessandro Haber guest star e una tematica forte come l'incesto, è il terzo Montalbano più visto di sempre. Per la percentuale d'ascolto è il secondo: meglio di Un covo di vipere con il 40.8% aveva fatto Piramide di fango il 7 marzo 2016 con il 40.9%. Il nuovo episodio con Luca Zingaretti commissario andrà in onda lunedì 6 marzo con il titolo Come voleva la prassi.
 
 

Il Messaggero, 28.2.2017
Fab Montalbano, Zingaretti e gli altri come i Beatles per festeggiare il boom di ascolti: «Siamo The Inimitables»

Quando si fanno grandi numeri, si festeggia. Luca Zingaretti, alter ego del Commissario Montalbano, sfiora i 10.674.000 telespettatori (per il 40.8% di share) con la puntata “Il covo di vipere” (dal romanzo giallo di Andrea Camilleri) e si dà ai festeggiamenti scherzando con i suoi compagni di avventura. Così, insieme a Cesare Bocci (Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Giuseppe Fazio), Angelo Russo (Catarella) diventano “The Inimitables”, ricalcando la posa dei Beatles. E la postano sul profilo Instagram (http://instagram.com/luc_zingaretti ) con la scritta “All you need is love! Grazie a tutti del vostro straordinario e INIMITABILE affetto!”. Di cui anche il timelapse della realizzazione. Reduce dal grande successo teatrale di The Pride, lo spettacolo su testo di Alexi Kaye Campbell, di cui l’attore romano ha firmato regia e interpretazione, con oltre 170 date sold out in tutta Italia.
 
 

MeridioNews, 28.2.2017
Montalbano da record, in Sicilia il 56% di share
«Successo in tutte le fasce di pubblico e regioni»

Costume e società – La puntata Un covo di vipere andata in onda ieri sera ha fatto registrare 10 milioni 674mila telespettatori, il secondo miglior risultato tra i film della serie. La direttrice di Rai Fiction: «È la fiction 2017 più vista d'Europa prima ancora di sbarcare all'estero»

Un covo di vipere, l'ultima puntata del commissario Montalbano andata in onda ieri sera, è stato visto da 10 milioni 674mila spettatori con il 40,8 per cento di share. È il terzo film della serie più visto di sempre. Meglio di Montalbano ha fatto solo il Festival di Sanremo.
«Non è solo il Montalbano dei record, ma è soprattutto una storia di eccellenze italiane - commenta la direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta - dai romanzi di Andrea Camilleri al talento di Luca Zingaretti e tutti gli altri interpreti, anche quelli minori, dagli sceneggiatori alla regia di Alberto Sironi, dalla fotografia alle musiche, alla produzione Rai e Palomar di Carlo Degli Esposti. Una squadra di persone che lavora insieme da anni, e che sa parlare al cuore del pubblico. È la fiction 2017 più vista d'Europa, prima ancora di sbarcare all'estero, come hanno fatto con successo gli episodi precedenti».
Andreatta fornisce numeri che raccontano il successo senza confini geografici. «Dal 42 per cento di share del Piemonte al 49 per cento del Lazio, allo straordinario 56 per cento di share della Sicilia, da tutte le fasce di pubblico, dai più giovani ai laureati (55 per cento), comprese le famiglie abbonate anche alla pay-tv (con lo stesso share del 40 per cento)». Zingaretti ha festeggiato l'ennesimo successo scherzando con i suoi compagni di avventura: Cesare Bocci (Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Giuseppe Fazio), Marco Cavallaro (Tortorella), insieme in una divertente ricomposizione delle pose più iconiche dei Beatles, postata sul suo profilo Instagram accompagnata dall'ironica scritta The Inimitables. Un covo di vipere centra il secondo miglior risultato tra i film di Montalbano: meglio in termini share aveva fatto solo La piramide di fango il 7 marzo 2016 con il 40,9 per cento, mentre più telespettatori aveva avuto Una faccenda delicata, che il 1 marzo 2016 aveva sfiorato gli 11 milioni, 10,9 milioni per l'esattezza, ma poco di meno in share con il 39 per cento.
Adesso il prossimo appuntamento è per lunedì 6 marzo con Come voleva la prassi, episodio tratto dai racconti dello scrittore: al centro della trama, la morte di una ragazza che ha partecipato a un festino molto particolare fra i notabili della zona.
Questa la top ten degli episodi di Montalbano più visti, in milioni di spettatori, dalla prima puntata del 6 maggio 1999 su Rai1: 1) Una faccenda delicata (2016) - 10.862.000 (39,06%) - 2) Una lama di luce (2013) - 10.715.000 (38,1%) - 3) Un covo di vipere (2017) - 10.674.000 (40.8%) - 4) Una piramide di fango (2016) - 10.333.0000 (40.95%) - 5) Una voce di notte (2013) - 10.223.000 (36,43%) - 6) Il gioco degli specchi (2013) - 9.948.000 (35,17%) 7) Gli arancini di Montalbano (2002) - 9.892.000 (34,44%) - 8) Il gatto e il cardellino (2002) - 9.795.000 (32,83%) 9) Il sorriso di Angelica (2013) - 9.630.000 (34,2%) - 10) Il campo del vasaio (2011) - 9.561.000 (32,61%).
 
 

ITALPRESS, 28.2.2017
Esordio strepitoso di Montalbano, mai tanti spettatori. In Sicilia share altissimo

“Non e’ solo il Montalbano dei record (mai nessun esordio aveva ottenuto un ascolto cosi’ alto), ma e’ soprattutto una storia di eccellenze italiane: dai romanzi di Andrea Camilleri, al talento di Luca Zingaretti e tutti gli altri interpreti, anche quelli minori, dagli sceneggiatori alla regia di Alberto Sironi, dalla fotografia alle musiche, alla produzione Rai e Palomar di Carlo Degli Esposti. Una squadra di persone che lavora insieme da anni, e che sa parlare al cuore del pubblico”. Cosi’ Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction, commenta gli ascolti da record del Commissario Montalbano.
“Il Commissario Montalbano – prosegue Andreatta – e’ la fiction 2017 piu’ vista d’Europa, prima ancora di sbarcare all’estero, come hanno fatto con successo gli episodi precedenti. Una grande offerta gratuita, per tutti, apprezzata in tutte le regioni d’Italia, dal 42% di share del Piemonte al 49% del Lazio, allo straordinario 56% di share della Sicilia, da tutte le fasce di pubblico, dai piu’ giovani ai laureati (55%), comprese le famiglie abbonate anche alla pay-tv (con lo stesso share del 40%). Il Commissario Montalbano e’ un poliziesco classico, con una matrice letteraria che riesce a far trovare l’umanita’ delle persone anche in mezzo alle vicende piu’ dure, mescolando la grande commedia alle riflessioni piu’ profonde sulle relazioni umane. Il Commissario Montalbano e’ una conferma che la Rai e’ in grado di puntare in grande, e di coinvolgere i migliori talenti della scrittura, del cinema e della tv, in eventi di qualita’ e di prestigio per l’intero audiovisivo nazionale”. “Di questo – conclude – va ringraziato anche il Direttore generale Antonio Campo Dall’Orto per l’impulso che ha dato alla fiction Rai in questo anno e mezzo”.
 
 

Il Fatto Quotidiano, 28.2.2017
Il mostruoso Commissario Montalbano: ascolti boom per Rai Uno
“Un covo di vipere”, il primo dei due nuovi episodi in onda, ha ottenuto 10,6 milioni di telespettatori, per uno share del 40,78%. Un risultato incredibile nel panorama televisivo attuale

Mostruoso Montalbano. Non ci sono più parole per definire il successo clamoroso della fiction interpretata da Luca Zingaretti e tratta dai romanzi di Andrea Camilleri.
“Un covo di vipere”, il primo dei due nuovi episodi in onda su RaiUno, ha ottenuto 10,6 milioni di telespettatori, per uno share del 40,78%. Un risultato incredibile, soprattutto nel panorama televisivo attuale, mai così frammentato e con un’offerta variegata che giocoforza ha fatto scendere l’asticella dei grandi risultati all’Auditel.
Ascolti da Festival di Sanremo, da partitona dell’Italia in una competizione internazionale, per un prodotto televisivo che è riuscito a coniugare qualità e penetrazione nel pubblico nazionalpopolare. Impresa difficile, se non impossibile, nell’epoca in cui il pubblico televisivo vide in una sorta di apartheid, diviso in compartimenti stagni tra trash, programmi fighetti, piattaforme di streaming e generaliste.
La forza di Montalbano sta nell’intelligenza di una grande letteratura veicolata attraverso un linguaggio popolare. È questo il più grande talento di Andrea Camilleri, anche se la trasposizione televisiva non garantiva di certo il rispetto della fonte originale. Eppure, una volta tanto, la fiction italiana è riuscita a partorire un vero e proprio capolavoro, mantenendo standard altissimi quasi 18 anni di produzione. Il Commissione Montalbano sa dosarsi, non va in onda purché sia, non viene prodotto in 10 episodi l’anno. Serialità ma anche no, perché Montalbano non è Un medico in famiglia o I Cesaroni e Camilleri non è un soggettista trash da fiction con Gabriel Garko.
Gran parte del merito va anche a Luca Zingaretti, che forse è schiavo del personaggio e ne soffre un po’, ma che ogni volta riesce a tratteggiare un Montalbano umano, troppo umano, irresistibile anche nei suoi difetti. È il Maigret dei giorni nostri, è Gino Cervi del XXI secolo.
L’identificazione totale dell’attore col personaggio forse ha penalizzato altri potenziali sbocchi professionali e opportunità per Zingaretti, ma Dio solo sa quanto ne sia valsa la pena. Zingaretti resterà nella storia della televisione italiana e non sarà solo una questione di numeri. In fondo, in passato, Montalbano ha ottenuto persino più spettatori rispetto a ieri sera. Però continua a stupire, a spiazzare pubblico e addetti ai lavori, perché non esiste un caso simile di longevità coniugata con risultati così clamorosi.
È mostruoso, appunto. E non ci sono altri aggettivi. Il Commissario Montalbano è forse l’ultimo baluardo della tv generalista di qualità. Qualità altissima, non media, accettabile. Non è il “meno peggio”, nossignore. È il meglio, è il massimo che la serialità italiana nazionalpopolare è riuscita a produrre dai tempi delle prime stagioni della Piovra.
Contenitori generalisti, contenuti nazionalpopolari ma di qualità eccelsa, risultati clamorosi: si può, dunque, alla faccia di chi dice che bisogna dare il trash al pubblico perché il pubblico quello vuole. Non è così. Semplicemente.
Domenico Naso
 
 

l'Unità TV, 28.2.2017
Il leader Montalbano, diventato più saggio
Ieri sera 48% di share, oltre 10 milioni di telespettatori

Non c’è niente da fare, Montalbano è e resta il numero uno. A tanti anni dall’esordio, la banda di Camilleri (l’Inventore) e Sironi (il Regista) stravince ancora in tv con il 40,8 % di share (polverizzando i concorrenti: I Mercenari 3,4%, Presa Diretta 3,2%, 12 anni Schiavo 12,2%, XMen 6,2%, QuintaColonna 4,3%, Bianco e Nero 1,6%) e superando quota 10 milioni di telespettatori, per l’esattezza 10.674.000.
Siamo dunque a livelli altissimi di successo. Sulle sue ragioni si scrive da anni di tutto e di più, la bravura del regista, l’alchimia del cast, la forza della storia… Tutto vero, tutto confermato. Malgrado il relativo invecchiamento degli attori – il grande Michele [Cesare, NdCFC] Bocci-Mimì Augello ormai ex playboy ma certo più saggio o il Peppino Mazzotta-Fazio adesso non più ragazzino – la “squadra” regge alla grande. A partire naturalmente da Montalbano-Zingaretti: quel lieve cenno di incanutimento della barba e qualche ruga in più lo rendono meno sbruffoncello e più maturo, anch’egli, come il suo vice Augello, più maturo come uomo, più investigatore che usa il cervello piuttosto che il fisico, e che quindi piano piano potrebbe sfiorare il Maigret tanto amato da Camilleri.
L’episodio di ieri sera, “Il covo di vipere”, era proprio un giallo classico, senza i sociologismi visti altrove – potremmo dire senza la Sicilia. Fin dal titolo infatti parafrasa Mauriac – “Nido di vipere” – e il meccanismo ricorda plot inglesi – un uomo che viene assassinato due volte è una soluzione alla Agatha Christie.
Il Montalbano di Sironi rifà se stesso, sfidando il “già visto” e anzi si giova proprio dell’invenzione già collaudata: come succede a teatro. A rischio di qualche piccola caduta di stile (il dottor Pasquano esageratamente macchiettistico) e di qualche lungaggine, quando l’episodio finisce non vedi l’ora di vedere il prossimo.
Senza il Montalbano televisivo non avremmo avuto il Rocco Schiavone di Marco Giallini né I bastardi di Pizzofalcone con Gassmann, né forse altre fiction Rai che stanno avendo molto successo. Perché le storie di Camilleri-Sironi-Zingaretti vivono di una intensità estetica e di un grado etico che sono all’origine della grande letteratura e, finalmente, della grande televisione.
Mario Lavia
 
 

RagusaH24, 28.2.2017
Montalbano, il dottor Pasquano e i dolci siciliani che incantano
Una trama che indaga sulle sfaccettature dell'animo umano. E questa volta c'è anche ampio spazio agli attori del territorio

E' tornato Montalbano e, come sempre, ha conquistato il pubblico. Lo dimostra il 40 % di share registrato.
Non ha deluso, né per la trama, che scava nel fondo dell'animo umano con le sue contraddizioni, i segreti e alle volte gli orrori. E neanche per la squadra, un Mimì sempre 'facilone', un Fazio affidabile e un Catarella spassoso.
E questa volta c'è anche ampio spazio agli attori del territorio.
Un irriverente e per questo molto divertente Marcello Perracchio, che nelle scene che lo vedono protagonista è 'circondato' dalla bontà dei dolci siciliani.
I cannoli nella prima scena, la cui 'estatica' degustazione viene interrotta dal commissario: "Lei si sta rimminchionendo!" dirà infatti il dottor Pasquano stizzito a Montalbano. E poi nel terrazzo di casa sua quando è circondato da ogni genere di dolcezza, degno delle migliori pasticcerie sicule, ancora una volta interrotto dal commissario, in uno dei momenti più essenziali, la colazione: "io la maledico per l'eternità!", e anche qui il goliardico 'scontro' con Montalbano è servito.
Ma è anche il personaggio che dà la giusta chiave di lettura alle indagini, in un'inchiesta difficile e che alla fine lascia tutti basiti di fronte alla verità, ma con quella delicatezza di non voler giudicare. E' Pasquano che per primo insinua il dubbio che siano state due le persone a uccidere il ragionier Cosimo Barletta e poi è sempre il medico legale a fornirgli le giuste indicazioni sul veleno usato come arma del delitto.
Spazio anche ad Alice Canzonieri, la giovane attrice ragusana, che aveva inaugurato la sua collaborazione con lo scrittore che ha dato i natali a Montalbano, nella mini fiction de 'Le donne di Camilleri'. Ruolo completamente diverso questa volta, ma altrettanto convincente.
E ovviamente l'inarrestabile Catarella senza il quale il commissariato di Vigata non potrebbe essere lo stesso.
E come in ogni episodio della fortuna serie di Rai 1, non sono mancate le tradizionali inquadrature, dell'alba e tramonto sul mare, della tradizionale nuotata del commissario nel mare di Punta Secca, ai pasti con 'vista mare'.
E poi tante le bellezze femminili dai tratti prettamente siciliani, more, sensuali, affascinanti e misteriose, contrapposte alla bionda, elegante e filiforme Livia.
Alessia Metastasio
 
 

RagusaNews, 28.2.2017
Quadri e volti conosciuti nel Montalbano rinato
Brava e bella Alice

Roma - Non solo gli attori minori, le partecipazioni, le figurazioni speciali e le comparse, ma anche i quadri sono noti e riconoscibili nel Covo di Vipere, la nuova puntata del Commissario Montalbano andata in onda ieri sera. Lo sceneggiato è tornato ai livelli qualitativi originari, e ha fatto piacere riconoscere, fra gli altri la ragusana Alice Canzonieri, una interpretazione convincente la sua. Alice è una professionista e studia alla Fondazione Inda di Siracusa.
Ma lo scenografo Luciano Ricceri ha accontentato l'amore personale di Luca Zingaretti per i pittori del Gruppo di Scicli, ed ecco apparire i quadri di Franco Polizzi (sua la chiesa di San Matteo a casa Montalbano) e Giuseppe Colombo (il San Giorgio di Modica), per finire con un cameo di Silvia Noè, nuova sciclitana (intepreta la segretaria del notaio), e dell'avvocato Simone Venuti. Pranza sul mare ed è un'invidia.
 
 

Vanity Fair, 28.2.2017
Montalbano in tv, ed è sempre un successo
La fiction italiana dei record è tornata su Raiuno lunedì 27 febbraio con il nuovo episodio Un covo di vipere. Ed è stata ovviamente un successo

Su Raiuno, il primo dei nuovi episodi de Il Commissario Montalbano, Un covo di vipere, andato in onda il 27 febbraio in prima serata, ha raggiunto il 40,78% di share ed è stato visto da 10,67 milioni di spettatori. Ha fatto bene, insomma, l'Isola dei famosi a «scappare» dal palinsesto, perché il più amato della televisione italiana - anche all'estero - continua a essere lui: l'irriverente commissario di Vigata, nato dalla penna di Andrea Camilleri e portato felicemente in tv da Luca Zingaretti.
Un successo che dura da diciotto anni e non conosce logorio del tempo, forse perché innovativo lo era già in origine e del tempo se n'è sempre infischiato, o se preferite fottuto. Proprio come Salvo Montalbano, che continua a viaggiare su una Fiat Tipo traballante, ostinata e senza età. I colori vivaci di una terra e, soprattutto, di un mare da fiaba, personaggi bizzarri che risultano credibili pur essendo macchiette (l'agente Catarella, l'irresistibile dottor Pasquano), scenari idilliaci dove succedono cose tragiche, persino un incesto, ma che la giusta dose di sagacia e ironia rende perfettamente e perfidamente umane.
Soprattutto, pensiamo noi, agli italiani deve piacere quel buffo modo di rappresentare l'autorità, di prendersi gioco della burocrazia e delle istituzioni.
Scrittura, regia, ambientazione e recitazione: nel Commissario Montalbano non c'è nulla che non funzioni, e non si capisce perché bisognerebbe chiedergli di essere altro. Di essere diverso. Più «americano». Montalbano è bello perché è italiano e Montalbano, e (ci) piace così. E non è un caso che anche l'innovativa Netflix lo corteggi, mentre la Rai giustamente resiste.
Raffaella Serini
 
 

Ultima Voce, 28.2.2017
Orizzonti
Montalbano: il segreto di un successo internazionale
Il commissario di polizia di Vigata più famoso d’Italia, diventa una vera star all’estero.

Dopo gli episodi delle scorse stagioni, il Commissario Montalbano ieri ha raggiunto il 40% di share. Un successo senza eguali.
Il commissario di polizia è tornato in televisione con nuovi ed entusiasmanti episodi e l’affezionatissimo pubblico è rimasto fedele al suo paladino della giustizia.
Il personaggio di fantasia nato dalla sapienza e dalla maestria dello scrittore siciliano Andrea Camillari ha conquistato proprio tutti.
Luca Zingaretti, interpreta con bravura questo personaggio scontroso ma professionale, schivo ma senza peli sulla lingua.
Camilleri, dal canto suo usa le storie di Montalbano per raccontare una Sicilia esotica, calorosa e misteriosa.
Una regione che racchiude tutta la mediterraneità tanto amata dagli stranieri, resa ancor più affascinante dal commissario che risolve anche i casi più difficili.
Ma perché Montalbano è famoso?
I motivi sono tanti, molti di essi ad esempio sono proprio legati alle immagini stereotipati si una Sicilia dove il tempo sembra essersi fermato e dove viene dato spazio non solo ai casi da risolvere, ma anche agli amori, alla cultura, all’arte culinaria, così lontana e apprezzata.
In particolare gli inglesi, sono quelli che apprezzano maggiormente le storie del poliziotto di Vigata.
I libri, editi da Sellerio, sono stati tradotti in molte lingue, tra questi, inglese, francese, giapponese, russo e persino coreano.
La particolarità è capire come libri ricchi di idiomi siciliani, tipici di un dialetto non così semplice, possano essere stati tradotti e apprezzati.
Secondo alcune ricerche letterarie, i libri di Camilleri, sono tra i più difficili da tradurre da parte dei traduttori stranieri. Perché non solo bisogna tradurli dall’italiano alla lingua di destinazione, ma prima ancora dal siciliano all’italiano.
Vi invito a leggere anche un solo libro della saga in questione per capire di cosa parlo.
Per rendere il libro il più fedele possibile, molti autori usano le stesse strutture linguistiche utilizzate dal siciliano.
Ad esempio i libri tradotti in Gran Bretagna riportano la stessa costruzione lessicale del siciliano.
La famosa frase di esordio “Montalbano, sono!” Viene tradotta con: “Montalbano. I am”
Anche in francese si usa la stessa struttura: “Montalbano, Je suis!”
Molte frasi vanno però a smontare la grammatica, pertanto i traduttori giocano con un lessico tipico delle periferie oppure elementi tipici dei dialetti dei loro paesi.
Montalbano,Il suo modo di essere, la sua lingua, le sue citazioni popolari lo veicolano a fenomeno della tv. Un linguaggio che non racconta una storia, ma che fa parte della storia.
Ma il suo successo internazionale non si ferma al solo fatto di essere uno dei libri italiani più tradotti al mondo, ma adesso inizia ad essere un prodotto televisivo appetibile anche per famosi emittenti.
Netflix ha lanciato la sua proposte per accaparrarsi il Commissario Montalbano, ma mamma RAI sembra averne compreso il potenziale e ha deciso di non cedere nessun diritto, al momento a nessun prezzo.
Per ora quindi godiamo questo spettacolo.
Gabriella Gozzo
 
 

TvZap, 28.2.2017
Sonia o Valentina? Il Commissario Montalbano scatena il tifo

La bionda Livia, interpretata da Sonia Bergamasco, o la mora Valentina Lodovini nei panni di Giovanna? La prima puntata dei nuovi episodi de Il Commissario Montalbano, si è trasformata anche in una sfida social tra i sostenitori e i detrattori dei due personaggi. E se a Livia/Sonia Bergamasco si rimprovera la magrezza, Giovanna/Valentina Lodovini pecca nell'accento siciliano...
 
 

Valtiberina Informa, 28.2.2017
Una splendida Valentina Lodovini protagonista nell'episodio della serie tv Montalbano
Spicca il ruolo dell’attrice Lodovini che si è rivelata più che a suo agio nei panni di questa drammatica parte e ha tenuto alto in questo modo il nome e il legame che la lega alla città di Piero e alla nostra bellissima vallata!

Una Valentina Lodovini in splendida forma che si è rivelata protagonista assoluta dell’episodio “Un Covo di Vipere”, l’ennesima storia incentrata sulle avventure del Commissario Montalbano, personaggio ormai celebre al grande pubblico, nato dall’estro della penna dello scrittore Andrea Camilleri. Nell’episodio andato in onda ieri su Rai Uno, la bella attrice biturgense ha messo alla prova la fedeltà del commissario per la sua storica compagna Livia; la Lodovini, che ha interpretato il ruolo della figlia di un noto “dongiovanni” del luogo ritrovato assassinato in circostanze misteriose, si è rivelata, alla fine del caso molto intricato e pieno di imprevisti e peripezie , la principale colpevole del delitto, sostanzialmente consumato per motivi di gelosia nei confronti del padre e delle sue innumerevoli amanti. L’episodio ha riscosso , come ormai da tradizone consolidata, un’enorme successo per quanto riguarda crtica e ascolti televisivi. Spicca ancora di più in questo modo il ruolo dell’attrice Lodovini che si è rivelata più che a suo agio nei panni di questa drammatica parte e ha tenuto alto in questo modo il nome e il legame che la lega alla città di Piero e alla nostra bellissima vallata.
Filippo Massetti
 
 

La Gazzetta dello Spettacolo, 28.2.2017
Valeria Panepinto, l’emozione di lavorare con Montalbano
A tu per tu con Valeria Panepinto

E’ tornato il Commissario Montalbano con due episodi. Le vicende del Commissario più amato d’Italia, interpretato da Luca Zingaretti, torna dal 27 febbraio con il primo episodio intitolato Un Covo di vipere, ancora una volta diretto dal regista Alberto Sironi.
Le new-entry sono tutte al femminile e La Gazzetta dello Spettacolo ha incontrato in esclusiva l’attrice Valeria Panepinto, una delle giovani protagoniste dell’episodio.
Benvenuta su La Gazzetta dello Spettacolo, Valeria Panepinto. Sei in TV ne Il Commisario Montalbano. Parlami del tuo personaggio.
Michela Lollo è una donna che in passato ha fatto delle scelte delle quali si vergogna ma che le hanno permesso di raggiungere una stabilità economica che desiderava sin da quando era bambina. Nasconde le sue origini modeste e fa di tutto per costruire un’immagine di se che la faccia sentire fiera e sicura. Ha fatto del compromesso il suo modus operandi rifiutandosi di ascoltare ciò che veramente voleva, questo la porterà ad esplodere ribellandosi a se stessa e distruggendo l’immagine della famiglia felice e perfetta che la ingabbiava.
Che esperienza é stata per te questa?
Per me è stata la prima volta, ho fatto e continuo a fare tanto teatro, ma non avevo mai recitato davanti una macchina da presa. Non potevo cominciare meglio, il clima che si respira sul set è bellissimo. Mi sono sentita libera di creare. Luca Zingaretti è stato meraviglioso, mi ha subito fatta sentire a mi agio. E’ un attore che stimo molto e trovarmelo davanti e poterci lavorare insieme per me è stata la realizzazione di un sogno. Vorrei poter tornare indietro e riviverlo per quanto è stato intenso.
Che emozioni hai provato?
Per quanto un’emozione possa essere messa in parole non riuscirei a descrivere quello che ho provato. Ho fatto molti sacrifici e li faccio ancora per poter studiare e andare avanti in questo mestiere. Essere lì, su quel balcone, col microfono legato alla coscia e il timore che si staccasse, con la concentrazione di un pugile che sta per entrare sul ring, dare voce e corpo a quel personaggio affinché per una volta potesse dire quello che sente e prova…
Mi sono sentita come se, dopo anni di fatica, fossi riuscita a piantare la mia bandiera sulla cima della montagna. La strada ancora è lunga e ci sono altre cime da raggiungere ma in quel momento ero fiera di me stessa e grata alla vita.
Quale messaggio speri che il pubblico colga del tuo personaggio?
Il coraggio di riscattarsi, la convinzione che niente nella vita è definitivo, che gli sbagli si fanno ma non dobbiamo, per senso di colpa, continuare a punirci portando avanti quella scelta sbagliata.
Trovare dentro di se la forza per rimettersi in gioco e correre verso la propria felicità anche se questo vuol dire ripartire da zero. Cadere e rialzarsi, SEMPRE!
Quale è secondo te il segreto del successo del Commissario Montalbano?
Il clima che si respira sul set è quello di una grande famiglia. Tutti si dedicano al proprio lavoro con gioia e altissima professionalità facendoti sentire subito parte di un gruppo che è felice di stare lì per creare insieme, questo credo sia il vero segreto del successo di Montalbano.
E poi Alberto Sironi, un grande maestro e un grande uomo.
Un ricordo che porterai con te di questa esperienza…
Sono arrivata un giorno in anticipo sul set e, non avendo voglia di starmene chiusa in albergo da sola, ho chiesto il permesso di poter seguire le riprese. Mi ricordo ero dietro Alberto Sironi, nascosta, per non disturbare e sbirciavo sul monitor per capire le indicazioni che dava il regista e come gli attori le mettevano in pratica, Alberto si gira, mi vede e mi dice :- “Ma che fai lì ? vieni, siediti. Una grande attrice come te non può stare lì in piedi!” e mi offre la sua sedia.
Credo di aver cambiato 5 o 6 gradazioni di rosso, ho provato un mix di imbarazzo, gioia, orgoglio. Non lo dimenticherò mai!
[...]
Anna Chiara Delle Donne
 
 

Giornale Ibleo, 28.2.2017
Storie di Montalbano e di una mia amica

Si ricomincia. Ieri sera è andata in onda la prima della nuova serie di Montalbano. Nessuno mai ha fatto così tanto e così bene per questa terra. E’ lui, è il regista, è la produzione, è l’autore, lo scrittore.. Insomma non sapremmo a chi dividere questa torta di benemerenza, e dunque la personalizziamo: lui e solo lui è il nostro eroe, Montalbano. Colto, intelligente, fimminaro, intellettualmente onesto, ma non fino all’estremo, Montalbano è l’alter ego dello scrittore, Camilleri, che tramite lui rivive, da un diverso punto di vista storie, sicuramente inventate, ma che hanno una matrice comune nelle leggende popolari della sua Agrigento.
Per Camilleri la giustizia degli uomini non esiste. I suoi personaggi delinquono per necessità estrema e pagano il conto con la vita. Sono personaggi che soffrono, prigionieri della loro stessa storia, si muovono con un ritmo di morte che annuncia la voglia di essere scoperti, e con essa la voglia di farla finita. Nessuno si consegna alla giustizia degli uomini, ma tutti preferiscono farla finita. La tragedia greca che ha nella morte del reo questa nemesi, il ristabilimento dell’ordine naturale delle cose violato dalla mala azione posta in essere dal reo.
Donne e uomini. Non è maschilista Camilleri, anzi le sue donne, sono piene di autonomie e di straordinaria forza. Sono causa e spesso vittime del male, ma non sono presenze deboli. Parlano a testa alta e guardando in faccia.
La tragedia tuttavia non ha limiti di continenza. Affiorano le peggiori storie dell’umanità, il germe del male non ha un limite al suo nefasto proliferare. Emerge la storia ed il ricordo di una terra, quella dell’autore, che è una terra dura, con una cultura che a noi sicuramente non appartiene, ma che è propria di quella parte di sicilia tanto lontana dalla nostra.
Della nostra sicilia invece si è terribilmente innamorata una mia amica di Bologna. Mi sento piacevolmente responsabile di questo, perchè quando venne a Ragusa la prima volta, in compagnia del marito, amici di amici comuni, vollero visitare i luoghi di Montalbano.
E forse sono riuscito a far vedere a loro il meglio di questa terra, che sinceramente non ha bisogno di grande arte per apparire in tutta la sua straordinaria bellezza. Lui è un grande uomo, un simpatico amico, ma Lei è un vero vulcano. Io la chiamerei Etna.
Si è innamorata di questa terra, ha comprato case a Scicli, ha fatto investimenti, ha un negozio bellissimo a Scicli dove si trovano cose straordinarie a prezzi per tutti, e dove lei trascorre molto del suo tempo per il piacere di incontrare la gente, di parlare con la gente di questo posto, fare amicizia, farsi raccontare le storie di questa terra di cui si è perdutamente innamorata. Per la verità c’è anche chi la ama profondamente, come i ragazzini dell’orfanotrofio di Scicli, che sono sempre il suo primo pensiero, tanto che poco tempo fa se li è portati a tutti in gita a Disneyland.
Vabbè, questa mia amica, Etna, si è intrufolata tra la truppe di Montalbano, perchè aveva il piacere di lasciare una testimonianza. In fondo è in Sicilia per colpa o merito di Montalbano. Come una collana di perle, voleva un gioiello da mettere addosso, un ricordo bello. Credetemi le sarebbe bastato fare nome e cognome e l’avrebbero cercata fino a casa, ma Lei non è così. E’ andata in anonimato, s’è fatta piccola, ha chiesto di poter fare la comparsa. Poi la fortuna ha fatto il resto. Quel giorno mancava l’attrice che doveva interpretare la segretaria del Notaio. “Cercate qualcuno tra i figuranti” urla il regista. Forse Lei può andare bene. Imbarazzata ma felicissima avverte tutti che viene da Bologna e se apre bocca le scappano 4 S di fila.. Buona la prima.
“Signor Notaio, è arrivato il Commissssario Montalbano… Che spettacolo. Questo è un cameo che conserviamo tutti, non solo tu, cara Silvia. Ti vogliamo tutti bene.
 
 

Agrigentosette, 28.2.2017
Su RaiUno
Montalbano nella Valle dei templi, c'è attesa per l'episodio del 6 marzo
Ecco una delle scene girate nella Valle dei templi per l’episodio “Come voleva la prassi”, della nuova serie de “Il Commissario Montalbano” in programma lunedì prossimo, 6 marzo

C’è molta attesa per l’episodio “Come voleva la prassi” della nuova serie de “Il Commissario Montalbano” in programma lunedì prossimo, 6 marzo, su RaiUno in prima serata per la regia di Mario Sironi. E l’attesa è dovuta al fatto che lunghe sequenze della fiction nata dalla penna dello scrittore empedoclino Andrea Camilleri sono state girate ad Agrigento all’interno del Parco Archeologico della Valle dei Templi.
Lo stesso promo in onda su RaiUno in questi giorni per annunciare la messa in onda, anticipa uno spezzone in cui si vede Luca Zingaretti nei panni del mitico commissario di Vigàta aggirarsi tra le colonne doriche del tempio di Giunone. Una “finestra” internazionale che promuove Agrigento e la sua Valle alla luce del fatto che il commissario televisivo, che ha alle spalle 11 stagioni e più di trenta episodi, è visto mediamente da 10 milioni di persone per poi essere tradotto in 13 lingue e venduto in 28 Paesi del mondo.
Questa volta la fiction promuove il territorio agrigentino e non è detto che prossimamente possano girarsi nuovi episodi con alcune scene ancora nella città dei templi. Il sindaco Lillo Firetto, che con il Parco ha promosso le riprese di Montalbano ad Agrigento e che è in stretto contatto con il produttore Carlo Degli Esposti, starebbe lavorando in questa direzione.
 
 

ADI - Associazione degli Italianisti
31 marzo 2017
[cfp 31.03.2017] Ragusa e Montalbano: voci del territorio in traduzione audiovisiva
Università degli studi di Catania, sede di Ragusa, 19-20 ottobre 2017
Ragusa e Montalbano: voci del territorio in traduzione audiovisiva
Ragusa, 19-20 ottobre 2017

Il Convegno nasce dall’esigenza di rispondere anche agli studi sulle traduzioni letterarie del ciclo di romanzi che hanno per protagonista il commissario Montalbano, oggetto di Seminari annuali (2013-2016) organizzati dall’Università degli Studi di Cagliari.
È innegabile però che la fama ‘globale’ di Montalbano è legata alla fortunata serie televisiva prodotta dalla Palomar per la RAI già a partire dalla sua prima stagione del 1999. Il successo di Zingaretti/Montalbano è altresì il successo di Ragusa e del territorio ibleo in generale.
La Struttura Didattica Speciale di Lingue e Letterature straniere dell’Università degli Studi di Catania, con sede a Ragusa Ibla, desidera promuovere un approfondimento scientifico che ruoti intorno a tre filoni di ricerca:

Traduzione audiovisiva (sottotitolaggio e/o doppiaggio)
Possibili ambiti:
Culturemi;
‘La lingua’ di Catarella;
Traduzione delle varietà linguistiche;

Voice-over e regionalismi;
Pratiche di doppiaggio, dizione e vocalità regionali;
Accessibilità e identità;
Turpiloquio e parole tabù: strategie e soluzioni traduttive.

Conferenze plenarie:
Federico Federici (University College London, UK)
Christine Heiss (Università degli Studi di Bologna-Forlì, IT): In memoriam Rosa Maria Bollettieri und Giovanni Nadiani
Marie-Noëlle Guillot (University of East Anglia, UK)
Césareo Calvo Rigual (Universidad de Valencia, SP)

Cineturismo (cinema, turismo e territorio)
Possibili ambiti:
Valorizzazione turistica e culturale del territorio attraverso le produzioni audiovisive;
Film Commission e territorio;
Identità reale e location cinematografica;
Turismo e sostenibilità.

Conferenza plenaria:
Alessandro Rais (Dirigente generale dell’Ufficio Speciale per il Cinema e l’Audiovisivo – Regione Siciliana)

Montalbano e la tradizione poliziesca italiana
Possibili ambiti:
I romanzi polizieschi di Camilleri nella storia del ‘giallo’ italiano: tendenze costanti e linee innovative;
Strutture narrative dei romanzi polizieschi di Camilleri;
Sistema dei personaggi nei romanzi polizieschi di Camilleri;
Tempo, spazio e istanza narrativa nei romanzi polizieschi di Camilleri;
Rappresentazione dei luoghi nei romanzi polizieschi di Camilleri;
Generazione Camilleri: romanzieri e ‘gialli’ ispirati da Camilleri.

Conferenza plenaria:
Mauro Novelli (Università degli Studi di Milano)

Invio proposte:
Gli abstract di max 300 parole, inviati a Massimo Sturiale (msturial@unict.it) e Giuseppe Traina (gtraina@unict.it), dovranno pervenire entro il 31 marzo 2017.
La risposta di accettazione sarà inviata entro il 30 aprile 2017.

Costo d’iscrizione:
Entro il 30 giugno 2017: 100 euro.
Entro il 30 settembre 2017: 150 euro.
L’iscrizione comprende due pranzi, la cena sociale, coffee-break e la cartella del Convegno.

Sito del convegno: www.sdslingue.unict.it/montalbano
Invito a collaborare
 
 

 


 
Last modified Wednesday, August, 02, 2017