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RASSEGNA STAMPA

MARZO 2018

 
Il Venerdì, 1.3.2018
Misteri d'Italia: l'indagine di Sciascia

Sherlock Holmes? Arido e freddo, ma a suo modo idealista come don Chisciotte. Il detective più amato? Maigret, perché "non è un fanatico della legge" e "non pensa, soltanto vede". La scuola hard boiled americana? Volgare e violenta, ai limiti del neofascismo. Sono alcuni dei giudizi espressi da Leonardo Sciascia in Il metodo Maigret, raccolta di scritti inediti e dispersi che Adelphi sta per mandare in libreria. Tema: il romanzo giallo. Che lo scrittore siciliano adottò, rivoluzionandolo, per indagare sui misteri italiani e sugli eterni meccanismi del Potere. Ma di cui fu anche appassionato lettore.
A Sciascia e al suo mondo è dedicata la copertina del Venerdì in edicola il 2 marzo. Il nostro inviato Marco Cicala è andato a Racalmuto, il piccolo paese in provincia di Agrigento dove lo scrittore era nato e si era formato (per quasi dieci anni vi fece il maestro elementare). A respirare l'aria di mistero che ancora aleggia tra le chiacchiere dei vecchietti al circolo e le saline ipertecnologiche che hanno sostituito le vecchie zolfatare.
In un'intervista, Andrea Camilleri spiega invece affinità e divergenze tra i gialli del suo amico e maestro e i suoi Montalbano. E un brano inedito dello stesso Sciascia indaga sulle somiglianze tra due famosissime coppie letterarie: don Chisciotte-Sancio Panza e Holmes-Watson.
[…]
Marco Cicala
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 1.3.2018
Andrea Camilleri: «Montalbano mi ricatta (e io ubbidisco)»
Lo scrittore siciliano parla del suo complicato rapporto con il commissario che fa ascolti record

Martedì 20 febbraio, dopo l’ennesimo record di ascolti per il Montalbano televisivo, Andrea Camilleri è stato ospite di «#cartabianca» su Raitre, e ha risposto alle domande di Bianca Berlinguer. Ecco di seguito alcuni dei momenti più interessanti dell’intervista.
Si aspettava questo record?
«No. Mi aspettavo un buon livello di ascolti ma non mi aspettavo tutto questo successo. Che francamente comincia a preoccuparmi. Temo che qualcuno venga sotto le mie finestre gridando: “Montalbano santo subito!”».
Con gli ascolti ha superato Sanremo.
«Dal punto di vista numerico mi va bene, sono orgoglioso. Però io non ho mai visto Sanremo. Lo giuro, mai visto. Sono un italiano anomalo: non vedo Sanremo, non mi piace il gioco del calcio. Linciatemi pure».
Quindi cosa segue in tv?
«I dibattiti politici, trasmissioni dove c’è molto parlato, perché l’immagine ormai mi è negata. E quando non capisco qualcosa, fortunatamente c’è mia moglie che mi spiega l’immagine e che cosa sta accadendo».
Ma perché da vent’anni le avventure di un poliziotto piacciono così tanto agli italiani, che notoriamente non hanno un grande amore per la legalità?
«Mi sorge il dubbio che stiano facendo di Montalbano una sorta di alibi. Cioè: vanno ad applaudire Montalbano, così con la coscienza pulita poi possono fare gli imbroglietti loro... È un’ipotesi, eh?».
Qualcuno ha scritto che Montalbano piace perché è rassicurante. È una cosa che la convince?
«No. Questa storia che il romanzo poliziesco sia rassicurante perché alla fine il poliziotto ricuce lo strappo fatto alla società è un’invenzione di quelli ai quali non piace il romanzo poliziesco. Il romanzo poliziesco è inquietante, non è rasserenante. Questo a mio parere».
Dopo Montalbano ha voglia di inventare nuove figure?
«Io mi sono stancato di Montalbano dal secondo romanzo. Già ero stanco e volevo finirla. Senonché cominciò a vendere in un modo spropositato, e quindi non ho potuto fare a meno di continuarlo. Ormai Montalbano è un “ricattatore”, perché mi si presenta e mi dice: “Ma tutto ’sto successo, se non era per me che ogni giorno venivo da te a dirti “scrivimi scrivimi”, lo avresti avuto?”. No. E quindi mi ricatta. Come si fa a rinunciare a Montalbano? Non ne posso fare a meno».
Un personaggio così rischia forse di soffocare un po’ lo stesso autore.
«Beh, sì. Dopo tutti questi romanzi di Montalbano ci sono dei luoghi delegati che è facile descrivere, il commissariato, come parla Catarella, i rapporti con Fazio… Si ripetono, sono sempre quelli, quindi metà romanzo è già scritto. E allora viene il tentatore Montalbano e dice: “Vedi, ti viene facile scrivere un altro romanzo su di me, perché vai a impelagarti sul romanzo storico?”. Come si dice: chi lascia la via vecchia per la nuova, male si trova. E io devo resistere a questa tentazione».
Quanto è cambiato il suo modo di scrivere da non vedente?
«Non è cambiato lo stile. È cambiato il modo, cioè il come. Si scrive per interposta persona. Io ho la fortuna di avere una collaboratrice, Valentina, che lavora con me da 16 anni e ha imparato il “vigatese” meglio di me, e quindi è in grado di scrivere sotto dettatura. Quando in estate vado in Toscana, la povera ragazza toscana che mi aiuta non può scrivere in “vigatese”, non sa da dove cominciare, quindi sono costretto a scrivere in italiano. Le altre volte, invece, detto. Questo è stato un pochino difficile: imparare a dettare, imparare a tenere a mente le ultime frasi per poterle legare l’una all’altra. Se non ci si riesce dico: “Valentina, porta pazienza, rileggimi le ultime tre frasi”. E vado avanti. Ho rallentato il ritmo del mio lavoro, ma non è mutato, fortunatamente».
Che tipo di scrittore è? Cerca di isolarsi o ama i rumori della vita quotidiana?
«Una volta mia moglie entrò nel mio studio quando avevo i nipoti piccoli; due stavano sotto il tavolo, uno sparava con un revolver finto… Mia moglie mi disse: “Tu non sei uno scrittore, Andrea, tu sei un corrispondente di guerra”. Io ho bisogno di sentire la vita accanto, attorno a me. I rumori sono la vita, sono bellissimi. Ho resistito tre giorni in una torre d’avorio che dicono degna degli scrittori: una noia mortale! Solo canto degli uccellini! Ho telefonato disperato: mandatemi i nipoti più rumorosi, per favore».
Anche se lei da molto tempo vive a Roma sembra non essersi mai allontanato neanche di un metro dalla Sicilia. È corretto dire che la Sicilia arriva dappertutto?
«Sì. E infatti io non me ne sono mai allontanato, me la sono sempre portata in tasca, o nel cuore se preferisce. E tutti i miei romanzi, tutti, sono romanzi di memoria della mia terra. Costretto a scrivere in italiano, mi sono trovato ad ambientare dei romanzi a Roma, Milano, in altre città: beh, ci ho messo tanta fatica. Mentre mi viene naturale parlare della mia terra. Guardi che io la mia terra non è che la ami in modo spropositato. Ho tante cose da rimproverarle, tantissime. Però ci sei nato, l’hai amata, forse ti ha amato anche lei, e allora non ne posso fare a meno».
Montalbano ama frequentare trattorie che una volta lei provava prima di consigliarle al commissario. Ora di chi si fida per far mangiare Montalbano?
«Montalbano fortunatamente ha Adelina. E ha il suo trattore Enzo. Io non posso più mangiare quello che mangia Montalbano, e di questo ne sono invidioso. Quando mi metto a scrivere di lui in trattoria, mi dico: “Ma è possibile che ’sto individuo ingurgiti tutto questo senza avere un mal di stomaco?”. Sì, ogni tanto passa qualche “malanottata” perché ha mangiato sarde a beccafico, roba pesantissima, e sono tentato di fargli venire qualche piccola malattia per cui deve stare a dieta, per un anno almeno».
Alla sua età quando si pensa al futuro si è inclini al pessimismo o all’ottimismo?
«Vittorio Alfieri diceva che nell’ora del tramonto viene l’umor nero. Io non ho mai avuto l’umor nero. E dire che sto tramontando... Essere ottimisti ilari è da sciocchi. Secondo me bisogna avere un pessimismo ragionato e soprattutto attivo, essere pessimisti facendo tutto il possibile per superare il pessimismo».
C’è qualcosa che non ha mai fatto e che le piacerebbe fare?
(Ride) «Non so… Non ho mai fatto la maratona di Roma. Chissà se riuscirei a fare 50 metri».
Alberto Anile

Montalbano: arrivano su Rai1 altri 7 episodi in replica
Dopo il grande successo dei nuovi episodi «La giostra degli scambi» e «Amore», e poi dello «storico» «La mossa del cavallo», Raiuno non abbandona Vigata e rilancia con sette episodi già noti della saga del commissario più amato della tv.
Ecco gli appuntamenti:
• martedì 6 marzo Un covo di vipere
• lunedì 12 marzo Come voleva la prassi
• lunedì 19 marzo Una faccenda delicata
• lunedì 26 marzo La piramide di fango
• lunedì 2 aprile Il sorriso di Angelica
• lunedì 9 aprile Il gioco degli specchi
• lunedì 23 aprile Il campo del vasaio
 
 

Il Venerdì, 2.3.2018
Il modo di raccontare la mafia nei romanzi. E di scegliere gli investigatori (carabinieri o poliziotti?). Il metodo di Simenon e quello di Montalbano. Camilleri ricorda l’amico Sciascia
Io e Leonardo, a ciascuno il suo giallo
«Il mio commissario non è un Maigret. Se ne frega di ambienti e atmosfere»

Roma. Mumblemumble... Zitti tutti: Andrea Camilleri ha rimesso in moto la macchina dei ricordi. «La deluderò: con Sciascia discutemmo di tante cose ma di gialli mai» dice, mentre in televisione Montalbano toma a mietere share plebiscitari. Dato che da qualche tempo la vista lo ha tradito, Camilleri mi spiega come fa a seguire gli episodi in tv: «Il produttore Carlo degli Esposti arriva col computer e mi mette l'auricolare nell'orecchio sinistro. Nell'altro orecchio mi descrive che cosa succede sullo schermo. Quando perdo il filo gli dico: ferma, torniamo indietro. Ma la recitazione, quella, riesco ancora a sentirla, a valutarla a pelle». La pellaccia di chi ha fatto regia per trent'anni.
A un certo punto Camilleri avrebbe voluto mettere in scena anche Il giorno della civetta: «Eravamo alle prime prove, la scenografia già pronta, ma poi tutto andò in fumo... M'è rimasta addosso 'na rabbia... Sul famoso monologo di don Mariano, il boss che suddivide l'umanità in "uomini, mezz'uomini, ominicchi, pigliainculo (con rispetto parlando) e quaquaraquà", avevo già previsto di proiettare immagini di ammazzamenti maliosi, gente sconciata dalla lupara... In modo che il pubblico tenesse presente che cosa rappresentava davvero quel personaggio, che non se ne lasciasse affascinare».
Che nel romanzo lo stesso Sciascia abbia ceduto all'appeal del padrino vecchia maniera è una vexata quaestio, litigiosa. Anche lei lo crede?
«No. Però Sciascia si meravigliava che a teatro la gente si divertisse durante il monologo di don Mariano. "Perché applaudono? si chiedeva. Oggi gli risponderei: "Ma perché don Mariano dice battute simpatiche, Leona'!". Quando in letteratura come al cinema i mafiosi sono protagonisti, c'è sempre il rischio di farne figure un po' positive. Perciò nei Montalbano ho voluto mantenere la mafia in secondo piano. Con questo non intendo togliere nulla al valore del libro di Sciascia. Del resto è vero che a differenza dei killer, della manovalanza brutale, i capimafia di una volta avevano anche un certo gusto dell'ironia. Gusto pericolosissimo».
Che gialli erano quelli sciasciani?
«Sciascia si serve del poliziesco come una rete da letto sulla quale dormire facendo sogni che nulla hanno a che fare con il giallo classico. In precedenza c'era stato il Pasticciaccio di Gadda. In un colpo solo abbatté lo steccato che separava la letteratura dalla paraletteratura. Mosse le acque dei giallisti più intelligenti. Dopo, il problema fu semmai di arrivare all'altezza di Gadda, o almeno di provarci».
Quando gli chiesero che investigatore avrebbe scelto per sciogliere i misteri italiani,Sciascia disse: «Un maresciallo dei Carabinieri. Hanno sempre fatto il loro dovere». Lei invece ha sbancato con un poliziotto: Montalbano.
«Sciascia preferiva i Carabinieri perché sono dei militari. Garantivano una lealtà. In Sicilia eravamo convinti che il carabiniere la bustina di coca in tasca non te l'avrebbe mai messa, il poliziotto si... È stata questa possibilità di trasgredire le regole che mi ha fatto scegliere un poliziotto. Non volevo un commissario di quelli che dicono sempre di sì... Doveva fare anche qualcosa di non perfettamente legale. Ho scelto la Polizia più per i suoi possibili difetti che per i suoi pur innegabili pregi».
Sciascia amava il metodo di Maigret. Mentre quello di Montalbano com'è?
«Montalbano ragiona moltissimo. Non è un Maigret. non gliene fotte nulla di calarsi in ambienti e atmosfere. Vuole ragionare e cogliere le contraddizioni di chi gli sta di fronte, preparare la possibilità di farlo cadere in contraddizione. Montalbano segue sempre il filo di un ragionamento e se si rivela sbagliato lui ricomincia da capo. Ricominciare non significa cambiare metodo ma cercare di capire dove si è sbagliato. Capirlo prima della persona che stai interrogando».
Che l'Italia sia un «Paese senza verità ufficiali» non sembra scoraggiare la letteratura gialla.
«Al contrario, secondo me la incoraggia. Montalbano vuole raggiungere una sua verità. Che poi questa verità venga confermata e diventi o meno processuale a lui non gliene frega niente. Gli basta la sua di verità. Raggiungere una verità obiettiva, valida per tutti? In Italia è già difficile, figuriamoci in Sicilia».
Forse però ha ragione chi dice: basta, finiamola di interpretare la Sicilia ancora con Sciascia, Pirandello,Tomasi...
«Ma vede, io non ho mai interpretato un popolo attraverso i suoi libri. La letteratura è una specie di quintessenza, di dado Liebig che è molto difficile sciogliere nella realtà. Quando vado in un Paese che non conosco non lo giudico mai con le opere d'arte, ma attraverso le persone. Passo i primi giorni girovagando da un bar all'altro, attaccando discorso, guardando come si comportano le persone, come litigano, come tengono abbracciata la ragazza... Solo dopo entro nei musei».
Sciascia diceva di sé: «Ho introdotto il dramma pirandelliano nel giallo»...
«Parafrasando Benedetto Croce, con lui fabbricammo il motto: "Perché non possiamo non dirci pirandelliani". Le racconto una storia: a Porto Empedocle c'era una bella ragazza che sposò un delinquentello. Manco un mese dopo il matrimonio a lui lo arrestano. Se lo tennero dentro per anni. Rimasta sola, la ragazza cominciò, come si usa dire, "a ricevere". Quando si seppe che l'uomo sarebbe uscito di galera, tutti eravamo convinti che appena fuori avrebbe ammazzato la moglie per onore. Invece non se ne fece niente. Lui tornò a frequentarla, ma senza abitare in casa con lei. Andandola a trovare di notte, non passava dalla porta ma dalla finestra. "Perché dalla finestra l'amanti traseno'' mi spiegò, "e io l'amante sugnu, mica u maritu". C'è storia più pirandelliana di questa?».
Allora lo vede che qualche volta la letteratura aiuta a capire le genti?
Camilleri sorride. Il nuovo Montalbano uscirà da Sellerio a maggio. Titolo: Il metodo Catalanotti.
Marco Cicala
 
 

Teatro Umberto Giordano, 3-4.3.2018
Sabato 03 Marzo 2018 ore 21:00 e Domenica 04 Marzo 2018 ore 21:00
Promo Music - Corvino Produzioni / Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano / Comune Caltanissetta
Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
regia GIUSEPPE DIPASQUALE
 
 

l'Immediato, 4.3.2018
Al Giordano tragicità e commedia con “Il Casellante”. In scena Moni Ovadia e la lingua letteraria di Camilleri

Un teatro letterario e insieme popolare è andato in scena ieri e stasera sarà in replica alle 21 al Giordano con “Il Casellante” per la regia di Giuseppe Dipasquale con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania e i musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu tratto dall’omonimo racconto di Andrea Camilleri, per la produzione di Promo Music – Corvino Produzioni, Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano e Comune di Caltanissetta. Come per il notissimo Montalbano, anche a teatro il dialetto aulico di Camilleri si impasta nel linguaggio dei diversi attori. All’inizio, come per ogni libro del maestro, è difficile entrare nella lingua meticcia e arcaica dello scrittore, ma poi una volta dentro vi si rimane affascinati e ipnotizzati. La forza del siciliano letterario è tale che il pubblico viene catapultato sul palco, testimone della nascita della logica mafiosa nella Sicilia del Ventennio, in cui ciascuno faceva giustizia da sé e dell’estro del popolo della Sicilia, dei suoi canti, dei suoi carri, di un mare solo immaginato. Lo spettacolo ha un ritmo elevatissimo grazie alla maestria di Moni Ovadia, che è al contempo voce narrante fuori campo e almeno quattro personaggi (la splendida mammana “magara”, il barbiere, il casellante violento e un indimenticabile giudice piemontese), che incrociano e arricchiscono la vita in scena dei due protagonisti, la coppia di giovani sposi innamorati Nino e Minica, Mario Incudine e Valeria Contadino, e degli altri due interpreti.
Il Casellante di Camilleri fa parte del ciclo “mitologico” della produzione dell’autore. Lo spettatore è immerso in una Sicilia mitica, infatti, nei colori e nei giochi di forza tra personaggi. Le cronache dell’antichità mitica narrano di Niobe, madre superba dapprima, e poi dolorosissima. Gli dèi le uccisero i figli, per vendetta. Ne ebbero pietà alla fine, trasformandola in pietra, da cui sgorgò una sorgente di lacrime. Ma non ci sono dèi a Vigàta. Ci sono giorni regolari, abituali. Treni che vanno e vengono, passaggi a livello da monitorare, concertini domenicali, brava gente e uomini d’onore.
I due atti sono molto diversi tra loro. Nel primo si entra nella casa del casello della Vigata degli anni 40 in pieno fascismo e si ride molto, con la recitazione e la canzone popolare mescolate in modo molto armonico nelle serenate guascone ad personam e la satira popolana alla dittatura con la spassosissima comicità delle marcette fasciste trasformate in valzerini.
Nel secondo atto invece c’è tutta la tragedia della guerra e della violenza selvaggia contro le donne inermi. I due attori, quando la disgrazia si abbatte sui loro personaggi, offrono un’interpretazione di grande commozione. “Naturalmente ha perso il bambino”, la battuta che penetra nella sensibilità del pubblico. Amore e dramma, pathos e morte, fino alla follia e al riscatto finale. L’albero non è quello della casa del nespolo di verghiana memoria, è la donna stessa ad essere diventata albero.
Uno spettacolo struggente, dalla scenografia elegante ed essenziale, da non perdere.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 4.3.2018
Pantano: "Il film di Virzì dopo Camilleri in tv"

Unica donna nel cast del film tv "La mossa del cavallo", nuovo successo di Rai Uno firmato Camilleri, Ester Pantano, attrice catanese di 27 anni, parla inglese, francese e tre dialetti .
Il cinema al femminile tra cliché e bisogno di rivalutare la donna. Che ne pensa?
«È importante trasmettere attraverso i ruoli femminili un messaggio di emancipazione. Non solo corpo come oggetto del desiderio, ma anche testa, e il mio primo personaggio importante, questa Trisina Cicero, lo ha dimostrato: un' avvenente vedova che sfrutta il suo corpo con consapevolezza. Non si sottomette agli uomini, ma agisce secondo un suo tornaconto».
Il film di Tavarelli è stato il primo set. Prima di questo?
«Sono salita per la prima volta sul palco a 17 anni, cantando Etta James. Poi un piccolo ruolo in "Una lama di luce" del commissario Montalbano.
[...]
Marta Occhipinti
 
 

La Stampa, 4.3.2018
Sonia Bergamasco: “Il disamore produce mostri Io li interpreto tutti quanti”
Dalla Livia di Montalbano al teatro Gobetti con “Il ballo”

Torino. Giura di non assomigliarle, eppure Sonia Bergamasco sembra avere molto della «sua» Livia televisiva, bella e paziente compagna del commissario Montalbano. L’empatia gentile, i modi eleganti e misurati e, soprattutto, la dolcezza un po’ svagata.
Sulle prime, sembra quasi strano non sentirla parlare di Salvo o della sua prossima trasferta da Genova a Vigata. Ma Bergamasco è attrice versatile, che alterna cinema, teatro e tv con agilità: impossibile chiuderla in un solo personaggio, seppure riuscito e molto popolare, come l’eterna fidanzata ideata da Camilleri.
[...]
Cosa rappresenta nella sua carriera, la simpatica Livia de «Il commissario Montalbano»?
«Ma pensi che nessuno mi aveva mai detto di trovare Livia simpatica! Forse perché qualche volta ruba un po’ la scena all’amatissimo Salvo. Comunque questa avventura televisiva è stata un’occasione importante che mi ha permesso di lavorare con un regista e un gruppo di attori preparatissimi, che stimo e a cui voglio bene. Fortunatamente non si tratta di un capitolo chiuso: ad aprile cominceremo a girare altre due episodi».
[...]
Silvia Francia
 
 

Gazzetta di Mantova, 4.3.2018
Ecco i polizieschi mozzafiato dei grandi scrittori italiani
Da domani con il giornale la collana “Noirissimo”, undici titoli da non perdere Prima uscita “L’altro capo del filo”: è il centesimo libro firmato da Camilleri

Da domani in abbinamento ogni lunedì con questo giornale e con tutti i quotidiani del gruppo Gedi, vengono riproposti undici classici del noir italiano contemporaneo: da Andrea Camilleri a Maurizio De Giovanni, da Gianrico Carofiglio a Gaetano Savatteri. L’iniziativa editoriale, dal titolo Noirissimo italiano. Una raffica di emozioni noir riconferma il successo del genere letterario che più di altri, in questi ultimi vent’anni, si è imposto sul mercato editoriale e all’attenzione della critica e del pubblico.
Storie cupe, hard boiled, efferate, spesso vicine ai caratteri narrativi del poliziesco o del giallo, ma allo stesso tempo contaminate da elementi dark e da atmosfere che fondono la migliore tradizione della crime story anglo-americana con tratti più tipicamente nazionali.
[…]
A inaugurare la serie dei Noirissimi, con la prima uscita di domani (euro 7,90 più il prezzo del giornale), sarà l’intramontabile Andrea Camilleri, di cui verrà riproposto il romanzo L’altro capo del filo, che è anche il centesimo titolo della sua intensissima carriera di scrittore. In questo nuovo capitolo della saga di Montalbano, ambientato come sempre nell’immaginaria cittadina di Vigàta, Camilleri racconta la misteriosa morte della bella e benvoluta vedova Elena, barbaramente trucidata a colpi di forbici in un elegante laboratorio di sartoria. Sullo sfondo di questa tragedia privata, e tra lo sgomento generale degli abitanti del paese, si svolge una seconda e più vasta tragedia che riguarda l’attualità italiana, quella dei migranti africani che sbarcano sulle coste siciliane. Ancora una volta Camilleri fonde realtà e finzione rivolgendo un occhio al mondo contemporaneo; lo fa con il suo linguaggio ibrido e con il suo stile pieno di chiaroscuri, dove la velocità della narrazione, come scrisse a proposito di questo romanzo Salvatore Silvano Nigro, scorre nella lentezza di un mondo in cui “anche gli oggetti stanno in agguato”. E quando l’omicidio della giovane sarta sta per diventare un enigma irrisolvibile, un’intricata matassa che non sembra dipanarsi in nessun modo, Montalbano ha finalmente la giusta intuizione per risolvere il caso.
Giorgio Nisini
 
 

Ufficio Stampa Rai, 5.3.2018
Rai1: Il commissario Montalbano
Un covo di vipere
06/03/2018 - 21:25

Nuovo appuntamento con "Il commissario Montalbano" martedì 6 marzo alle 21.25 su Rai1. Viene riproposto l'episodio Un covo di vipere, nel quale l'imprenditore Cosimo Barletta viene trovato morto, ucciso con un colpo di arma da fuoco alla nuca. Non ci sono segni di effrazione, quindi a ucciderlo è stato qualcuno che lo conosceva. Il caso assume presto tinte assai fosche, perché Montalbano scopre che Barletta era un uomo freddo, crudele, pvo di scrupoli e sentimenti. Ma era anche uno strozzino e aveva anche una particolare inclinazione verso le giovani ragazze... Erano in molti, quindi, a odiarlo. Il caso si complicherà ancora di più quando Montalbano scoprirà che, poco prima che gli sparassero, Barletta era stato addirittura avvelenato...
 
 

Poliziamoderna, 5.3.2018
Quelle guardie vecchio stampo
Tra fiction e realtà, Luca Zingaretti, per i 50 anni dei poliziotti dell’Anps, parla di Montalbano e del fattore umano

Se con Pepe Carvalho, l’investigatore uscito dalla penna di Manuel Vázquez, condivide la passione per la buona cucina, con Kurt Wallander, l’ispettore di Henning Mankell che vive a Scania, estremo lembo meridionale svedese, ha in comune il posto dove vive, laggiù dove la terra finisce, in una Sicilia sospesa nel tempo: è il commissario Montalbano, nato dai romanzi di Andrea Camilleri, personaggio sui generis, che continua ad avere uno strepitoso successo di pubblico. Un carattere particolare il suo, che influenza anche il criterio anticonformista di indagare. Piuttosto sanguigno e passionale, dai modi sbrigativi e non convenzionali nel risolvere i casi: sarà anche per questo che ha molto seguito e ancora di più perché è legato all’attore che gli ha dato il “soffio vitale”, Luca Zingaretti, il commissario più amato d’Italia. Poliziamoderna lo ha incontrato in occasione dell’anteprima dei nuovi episodi televisivi, alla presenza del capo della Polizia Franco Gabrielli e di fronte ad una platea di poliziotti, composta anche da personale in pensione dell’Anps, l’Associazione nazionale Polizia di Stato. Per la celebrazione dei suoi 50 anni dalla fondazione, ha radunato una rappresentanza di colleghi che hanno messo a segno brillanti operazioni con capacità analitiche e intuitive, proprio come quelle dell’investigatore della tv. Nel corso della cerimonia Gabrielli si è dichiarato orgoglioso di come l’immagine di un commissario della Polizia di Stato sia conosciuta in tutto il mondo, riferendosi alle traduzioni del romanzo in tutte le lingue e ha affermato che: «Montalbano, nonostante sia un commissario che non nega le sue criticità, i suoi limiti e le frustrazioni, ha una forte vena di speranza, di prospettiva e di luce, cioè la cifra distintiva del nostro lavoro». E rivolgendosi alla platea di poliziotti in pensione ha continuato: «Mi fa piacere vedere i “nostri vecchi”, nonostante l’anagrafe ingiusta abbia deciso che il loro tempo è scaduto – ha sorriso – continuano ad avere attaccata addosso la divisa, anzi non l’hanno mai abbandonata. Girando l’Italia, ho trovato un poliziotto di 94 anni che ancora la porta, come testimonianza, un bell’esempio per tutti soprattutto nei momenti difficili. Ricordiamo questi valori e questi ideali anche osservando i presenti. Vi confesso che ho anche un po’ sognato guardando gli episodi nati dalla straordinaria penna di Camilleri e dall’eccezionale talento artistico di Luca Zingaretti». L’attore, con la sua immancabile sciarpa al collo, la mimica simile al commissario siciliano che si è cucito addosso come una “divisa”, si è confidato ai microfoni di Poliziamoderna: «Mi ha fatto piacere conoscere questi ex poliziotti. Per me è una gioia vedere degli appartenenti a un passato che sta scomparendo, dove il fattore umano era di fondamentale importanza. Provo una grande nostalgia per quel periodo, anche se oggi le indagini della Polizia, grazie ai mezzi tecnologici, sono più sicure. Però rimane, secondo me, di fondamentale importanza anche il fattore di fallibilità umana».
Lo sceneggiato è ambientato ai giorni nostri, in un commissariato di provincia, nel paese immaginario di Vigata. Il protagonista fa ancora affidamento al suo intuito : «Lo può fare perchè è profondo conoscitore del territorio in cui si muove – ha spiegato l’attore – e spesso prende in giro, suo malgrado, la tecnologia e le innovazioni della scienza. Quando arrivano i poliziotti della Scientifica Montalbano si rivolge, infatti, al suo vice dicendo “fai avvicinare il circo equestre” – ha osservato sorridendo Zingaretti – Occorre trovare un compromesso: far affidamento ai nuovi strumenti ma principalmente far leva sulla persona, sull’individuo, sull’essere umano. Penso che Camilleri abbia trovato in questo un giusto equilibrio, anche ironico, quando apostrofa in modo scherzoso le innovazioni tecnologiche perché anche lui ha capito che occorre mettere al centro di ogni questione il fattore umano». Quando Zingaretti parla dello scrittore siciliano, che è stato anche suo maestro all’Accademia nazionale d’ arte drammatica Silvio D’Amico, mette da parte quell’atteggiamento ruvido e i suoi modi bruschi e gli si illumina lo sguardo. Montalbano è un commissario vecchio stampo: conduce le indagini in modo deduttivo, collegando gli indizi e tentando di dar loro un senso, attraverso osservazioni e interrogatori.
[...]
Valentina Pistillo
 
 

Université de Liège, 6.3.2018
L'oeuvre de Andrea Camilleri
Conférence

Le mardi 6 mars, de 16h00 à 18h00, à la Salle A2/2/3 de l'ULiège (3-5, Place Cockerill, 4000 Liège), dans le cadre du cours « Questions de littérature italienne moderne » (L. Curreri) aura lieu une conférence de Pasquale Marzano (Mons, Napoli), qui va présenter Andrea Camilleri, Noli me tangere (Mondadori, Milano 2016) et son recueil d’essais, Da Montelusa a Vigàta: Pirandello e Camilleri. Un percorso critico-letterario (à paraître en 2018 chez Nerosubianco: http://www.nerosubianco-cn.com/it/collane/le-bandiere).
Invitation cordiale à tous
 
 

DavideMaggio, 6.3.2018
Pagelle TV della Settimana (26-02/4-03/2018). Promossi Camilleri e Mentana. Bocciati Andrea Marchi e la festa di Radio Deejay interrotta

Promossi
9 a Andrea Camilleri. Non pago del successo di Montalbano, lo schietto scrittore debutta in tv con La Mossa del Cavallo, operazione furba che conquista oltre 7 milioni di spettatori, vincendo i suoi timori per il nuovo debutto a 92 anni.
[...]
Mattia Buonocore
 
 

TV Search - Search.ch, 6.3.2018
Il Commissario Montalbano - Un covo di vipere

Descrizione
La Rai Radiotelevisione Italiana presenta Il Commissario Montalbano - Un covo di vipere
 
 

La Sicilia, 7.3.2018
La stagione del Brancati
Valeria-Minica e il dolore di una maternità negata
In scena “Il casellante” di Camilleri per la regia di Giuseppe Dipasquale

«La violenza che subisce Minica, il mio personaggio, non ha spiegazione. È uno stupro esercitato con forza brutale. Lei ne resta devastata». Valeria Contadino racconta il suo personaggio, felice della coincidenza con la Giornata della Donna, l'8 Marzo, data del debutto a Catania (Teatro Abc, ore 21, stagione del Teatro Brancati, repliche fino a domenica 11) de "Il Casellante" di Andrea Camilleri, regia di Giuseppe Dipasquale con Moni Ovadia e Mario Incudine. E inoltre Sergio Seminara, Giampaolo Romania. Musiche dal vivo con Antonio Vasta, Antonio Putzu.
Tre anni di tournée nazionale (dopo il debutto al Festival di Spoleto 2016), ottimo riscontro di pubblico. Un personaggio femminile forte e carico di valore simbolico. "Il casellante" cui chi scrive ha assistito a Bologna, è a tratti divertente, a tratti commovente. La vicenda è metaforica.
Fa parte del ciclo "mitologico" dello scrittore agrigentino. Camilleri e Dipasquale (che con l'autore firma anche l'adattamento dall'omonimo romanzo) raccontano il dolore della maternità negata nella Sicilia degli anni Quaranta. Moni Ovadia è narratore e in altri piccoli ruoli (mamma-na, giudice e barbiere), Valeria Contadino è Minica.
"Il testo fa parte della trilogia ispirata alle metamorfosi di Ovidio - dice l'attrice - ma si parla anche di mafia. Minica è una giovane donna innamorata del suo uomo che fa il casellante e della loro vita nella casa accanto alla ferrovia, in un'atmosfera romantica e amorevole. Una sera arriva la violenza. Colpita con spranga di ferro, lei sopravvive ma non potrà più avere figli. Non riesce a farsi una ragione ma sublima il dolore. Noi donne abbiamo la capacità di trasformare le difficoltà in qualcosa di meraviglioso. Minica diventa albero che può fare frutti e generare amore: un miracolo, un lieto fine".
Della violenza sulle donne da donna cosa pensi?
«La nostra società non si è ancora evoluta, è ancora pensata al maschile, espressione del sistema in cui comandano gli uomini. Sulla donna ci sono ancora troppi pregiudizi. Basti vedere il mio caso di madre di cinque figli e attrice spesso in tournée, lontana da casa. Anche molte donne sono ancora condizionate da mentalità maschilista. Se vado in tournée appaio una degenerata che lascia i figli a casa. C'è ostilità verso la donna padrona della propria vita. Ci sono uomini che non la sopportano e commettono delitti. Per la Giornata della donna va fatto dunque un appello: non potrà mai esserci paese evoluto quando una donna deve scegliere se essere lavoratrice o madre. Mi ha colpito il caso di uno che ha sparato alla moglie e ci sono andati di mezzo i figli. Lei aveva denunciato due volte. Voleva cercare libertà con i suoi figli, si è ritrovata al centro di una tragedia. Ci vogliono leggi più forti».
Camilleri ha pensato a tutto questo?
«Sì. Ha a cuore il tema della violenza di genere. Anche in "Montalbano" si parla di violenza di genere. Nel "Casellante" c'è una scena particolare quando Nino, l'uomo di Minica, va a cercare vendetta: è catartica. E' il momento forte, quello della giustizia e mi sembra di sentire tutte le anime innocenti, vittime di delitti e violenze».
Valeria Contadino è intanto impegnata con Giuseppe Dipasquale nell'attività del Must (il riaperto Teatro Musco di Catania): «E' il nostro gioiello. Vi sarò in scena il 15 aprile con "Il tempo dei desideri" di Nicola Fano, musiche di Germano Mazzocchetti. Con "La voce umana" aprirò la prossima stagione. Seguirà la trilogia "Casellante" - "Il sonaglio" - "Maruzza Musumeci", con una nuova produzione.
Maria Lombardo
 
 

Teatro Vitaliano Brancati, 7.3.2018
Il Casellante

Domani, giovedì 8 marzo, andrà in scena al Teatro ABC, alle ore 21.00, “Il Casellante”, spettacolo in cartellone per la stagione 2017/2018 per il Teatro Brancati. Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, la musica e l’immagine. Il casellante è, fra i libri di Andrea Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto “mitologico”. Dopo Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio, l’opera disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, Camilleri e Dipasquale sono tornati a collaborare per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura tratta dai racconti del popolare scrittore siciliano. Affogato nel mondo mitologico di Camilleri, costellato di personaggi reali fantasiosamente trasfigurati, Il casellante parla di una metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche una narrazione in musica divertita e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. Personale, originalissima e sperimentale, la lingua di Camilleri calca e ricalca, in una teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa “sicilitudine”, tra neologismi e modi di dire mutuati dal dialetto e rielaborati in chiave colta. Al debutto nazionale al 59mo Festival dei Due Mondi di Spoleto di giugno 2016, il pubblico del Teatro San Nicolò ha applaudito con calore tutta la compagnia e specialmente Moni Ovadia, disinvolto nel passare dal ruolo centrale di narratore a ruoli secondari come quelli della buffa mammana, del giudice e del barbiere, Valeria Contadino, intensa Minica, e Mario Incudine, al cui estro compositivo si devono le incalzanti musiche di scena.
Personaggi e interpreti
NARRATORE Moni Ovadia
MICHELE BARRAFATO, casellante sostituto Moni Ovadia
DONNA CICCINA, mammana del paese Moni Ovadia
CAVALIERE INGARGIOLA, fascista locale Moni Ovadia
DON AMEDEO VASSALLO, barbiere Moni Ovadia
GIUDICE Moni Ovadia
MINICA OLIVERI, moglie di Nino Valeria Contadino
NINO ZARCUTO, casellante Mario Incudine
TOTO’ COZZO, compare di sonate di Nino Giampaolo Romania
‘NTONIO TRUPIA, Giampaolo Romania
ROSA INDELICATO, signorina del banco lotto Giampaolo Romania
BELLADONNA Giampaolo Romania
AVVENTORE 1 Giampaolo Romania
DON SIMONE TALLARITA, capomafia locale Sergio Seminara
PINTACUDA Sergio Seminara
AVVENTORE 2 Antonio Vasta
CARABINIERE Antonio Vasta
CARABINIERE Antonio Putzu
AVVENTORE 3 Antonio Putzu
 
 

Tv Fanpage, 7.3.2018
Il commissario Montalbano domina anche in replica, ‘Un covo di vipere’ doppia ‘American Sniper’
‘Il commissario Montalbano’ si conferma il re degli ascolti anche in replica. L’episodio ‘Un covo di vipere’, infatti, ha registrato 6.031.000 spettatori pari al 24.8% di share. La fiction ha battuto il film ‘American Sniper’ trasmesso da Canale5.

[…]
Il Commissario Montalbano – Un covo di vipere
Rai1 ha lasciato spazio alla replica di una puntata della serie ‘Il Commissario Montalbano'. L'episodio ‘Un covo di vipere' diretto da Alberto Sironi con Luca Zingaretti, Peppino Mazzotta, Cesare Bocci e Angelo Russo è stato seguito da 6.031.000 spettatori pari al 24.8% di share. Anche in replica, dunque, la fiction domina la gara degli ascolti.
[…]
Daniela Seclì
 
 

Blasting News, 7.3.2018
Ascolti tv 6 marzo: flop Montalbano, Carta Bianca stracciato da DiMartedì Video
Ecco gli ascolti tv di martedì 6 marzo 2018: deludono le repliche di Montalbano.

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Deludono le repliche di Montalbano: ecco gli ascolti del 6 marzo
Partiamo dal prime time e sottolineano che Il commissario Montalbano ha vinto la serata di ieri 6 marzo con una media di 6 milioni di spettatori e uno share che ha sfiorato il 25%.
Numeri che sono positivi ma che tuttavia se li paragoniamo a quelli che si aspettavano in casa Rai da queste repliche possono essere considerati un vero e proprio flop.
Sì, perché la Rai aveva stimato le repliche di Montalbano su una media di sette milioni e mezzo e l'ascolto di ieri è statao di appena 6 milioni. Rispetto alle due puntate in prima visione trasmesse le scorse settimane su Raiuno, la fiction ha perso oltre 5 milioni di spettatori e ben 20 punti di share.
La prova del 9 per le repliche di Montalbano adesso arriverà la prossima settimana, quando la fiction con Luca Zingaretti dovrà vedersela contro l'ottava puntata in diretta dell'Isola dei famosi che in questi mesi ha registrato e consolidato una media di oltre 4.5 milioni a puntata con uno share del 24%.
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Domenico Mungiguerra
 
 

Prima Comunicazione, 7.3.2018
Auditel spinge Gruber, Floris e il governo 5-Stelle-Pd. Montalbano in replica non fa il botto. Scanzi vendica Gentili dalla Berlinguer

Un martedì post elezioni caratterizzato in tv da alcune cose inattese. Non ha fatto le solite prestazioni da record la prima replica de ‘Il Commissario Montalbano’. L’anno scorso, dopo la trasmissione degli episodi freschi, il secondo passaggio di ‘Una faccenda delicata’, era stato visto da ben 9,7 milioni di spettatori con uno share del 39,7%. Ieri il ritorno on air di ‘Un covo di vipere’, con una storia d’incesto e Valentina Lodovini a cercare di concupire il poliziotto di Vigata, si è fermato a 6 milioni e il 24,8%. Un bel risultato, ma troppo distante da quello della fenomenale prima tv (10,673 milioni di spettatori e 40,78%).
Ieri, invece, aveva preso forse troppo sul serio la forza di ‘Montalbano’, la programmazione di Mediaset. Blandamente competitiva.
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La Repubblica (ed. di Palermo), 7.3.2018
Il commissario Montalbano cerca attori migranti
La produzione della serie televisiva ha visitato i centri per richiedenti asilo e rifugiati di Ragusa

Il commissario Montalbano cerca comparse tra i migranti degli Sprar di Ragusa. La produzione della serie televisiva della Rai ha visitato i centri per richiedenti asilo e rifugiati “Vivere la vita”, “Biscari”, “Famiglia amica” e “Accoglienza casmenea”, gestiti dalla fondazione San Giovanni Battista di Ragusa. L’aiuto regista Elvis Frasca cerca “attori” per ricostruire nella seria uno sbarco.
Il presidente della Fondazione Renato Meli è contento: “Siamo lieti di avere avuto questa opportunità e per avere dato ai nostri ospiti l'occasione di prendere parte a una esperienza di lavoro interessante all'interno di un prodotto riconosciuto e amato in tutto il mondo. Ci auguriamo che la ricerca abbia dato buoni frutti. Noi restiamo sempre disponibili a queste forme di apertura e collaborazione".
Giorgio Ruta
 
 

RagusaNews, 7.3.2018
La Console americana a Napoli in visita a Scicli
Mary Ellen Countryman

Scicli - “Eccomi a Vigata, terra di Montalbano. Oggi sono stata ricevuta al Comune di Scicli dal gentilissimo sindaco Vincenzo Giannone”.
E' il testo del Twitt battuto dalla Console americana a Napoli Mary Ellen Countryman, in visita ieri pomeriggio a Scicli.
Diplomatica di carriera con oltre 25 anni di servizio, Mary Ellen Countryman è stata Console Generale a Firenze, e dal 2000 al 2001 ha prestato servizio come Vice Segretario Stampa della Casa Bianca. Ha ricoperto incarichi in numerose altre sedi diplomatiche tra cui Jakarta, San Pietroburgo, Rangoon, Tokyo, Milano, e all’Ufficio per gli Affari Giapponesi presso il Dipartimento di Stato.
Ieri pomeriggio è stata accolta in Municipio dal sindaco Enzo Giannone, che l'ha accompagnata lungo un veloce tour nei Luoghi di Montalbano. La Console, prima di intraprendere la prestigiosa carriera diplomatica, si è occupata di produzioni televisive ed è una grande appassionata della cultura italiana e siciliana.
Subito dopo la visita del set del commissariato di Montalbano, al piano terra del Municipio, la Console ha battuto su Twitter la foto del suo incontro col primo cittadino, facendo conoscere a un pubblico internazionale, e chiaramente anche statunitense, i luoghi della fiction, e in primis Scicli.
 
 

Ragusa Oggi, 7.3.2018
Olivia Sellerio canta Montalbano. Un’anteprima assoluta per l’area iblea sabato 10 marzo a Vittoria

Vittoria (RG) – Un nuovo, straordinario appuntamento sabato 10 marzo, alle ore 21.00, al Teatro Vittoria Colonna per la stagione musicale “Paralleli Sonori 2018”. Protagonista indiscussa la magnifica Olivia Sellerio che propone per la prima volta in terra ragusana le canzoni scritte per il Commissario Montalbano. Il repertorio ha esordito al Festival internazionale “Letterature” di Roma, sul suggestivo e prestigioso palco della Basilica del Massenzio dove per l’occasione Olivia ha condiviso la scena con Andrea Camilleri, Renzo Arbore e Lella Costa. Da lei composte, musica e parole, per le serie tv “Il giovane Montalbano” e “Il Commissario Montalbano” e prodotte da Palomar con Rai Com, queste sue canzoni, subito virali sui social e in rete, le hanno valso nel 2015 il Premio Efebo D’Oro assegnato dal Centro di Ricerca per la narrativa e per il cinema. Contaminazioni inattese, brani che coniugano l’amore per diversi generi e tradizioni musicali con la lingua di Sicilia: potremo per esempio perderci nei ritmi del batuko e della morna, propri della tradizione capoverdiana, che si fondono qui in un incontro inedito con vocalità e lingua siciliane, e insieme lasciarci affascinare da interpretazioni di riconoscibile impronta jazz unite ai modi della tradizione popolare mediterranea. Sul palco, insieme ad Olivia Sellerio, Giancarlo Bianchetti e Lino Costa alle chitarre, Giorgio Garofalo al violoncello e Nicola Negrini al contrabbasso. La stagione “Paralleli Sonori 2018” è diretta da Alessandro Nobile e curata dall’associazione culturale Quattroetrentatre, presieduta da Claudio Zarba, e dal Comune di Vittoria. Per info e biglietteria: agenzia di viaggi “Il Grande Volo” a Vittoria.
 
 

Teatro Vitaliano Brancati, 8-11.3.2018


 
 

Varese News, 8.3.2018
Gallarate
Moni Ovadia in scena alle Arti con “Il casellante”
Uno spettacolo di Andrea Camilleri: diverte e commuove, si canta e si balla

Ultimo appuntamento della 50ª Stagione Teatrale promossa dal Centro Culturale del Teatro delle Arti con il patrocinio del Comune di Gallarate.
Martedì 13 e mercoledì 14 si rappresenta Il Casellante,uno spettacolo dove si ride e ci si commuove, si canta e si fa musica dal vivo. La compagnia capitanata da Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine narra una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, sulla musica e sull’immagine.
E’ un racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista della Sicilia negli anni ‘40, attraverso la descrizione della vita di un piccolo centro siculo, così come emerge dai dialoghi all’interno della bottega di un barbiere, e della casa di due giovani sposi nel casello ferroviario. Non mancano poi momenti di intensa commozione, come quello della ‘canzone del dolore’.
Mantiene la lingua personale, originale e sperimentale di Andrea Camilleri.
Ne risulta una storia agrodolce condita di musiche, gag, serenate sulle corna di paese, drammi personali e canzoni del fascio ridotte in mazurca di periferia.
Rimane difficile da definire se sia musical piuttosto che commedia amara o dramma che fa ridere. E’ tutto questo insieme.
Il debutto dello spettacolo risale al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel giugno del 2016, quando venne accolto con grande entusiasmo.
Al centro dei bravi interpreti è Moni Ovadia, disinvolto nel passare dal ruolo centrale di narratore a ruoli secondari come quelli della buffa mammana, del giudice e del barbiere.
Tutte occasioni per Ovadia di offrire ancora una volta al pubblico delle ‘Arti’ il suo talento istrionico.
Presso la biglietteria del Teatro sono ancora disponibili posti liberi.
 
 

Altraeta, 8.3.2018
Camilleri, il successo di uno scrittore che “si scopre” a 50 anni

La Mossa del cavallo, il primo film tratto dai suoi romanzi storici e andato in onda pochi giorni fa su Rai 1, ha riscosso un grandissimo successo, con ben 7 milioni e 996 mila spettatori e il 32,3% di share. Stiamo parlando di Andrea Camilleri, il papà letterario del commissario Montalbano.
Nato il 6 settembre del 1925 a Porto Empedocle, Camilleri è noto al pubblico soprattutto per la sua fama di scrittore. In realtà non si tratta di una carriera intrapresa in giovane età, bensì solo a cinquant’anni compiuti: dopo le esperienze da regista, sceneggiatore e il lavoro in Rai, è del 1978 l’esordio nella narrativa. Il suo primo libro è Il corso delle cose, pubblicato all’età di 53 anni.
La figura del commissario Montalbano nasce ancora più recentemente: il libro è La forma dell’acqua, pubblicato nel 1994: si tratta del primo romanzo poliziesco che vede protagonista il commissario più famoso d’Italia, volano del “fenomeno Camilleri” pronto a esplodere negli anni successivi e almeno fino al 2003. Titoli come Il birraio di Preston (1995, quasi 70 mila copie vendute, La concessione del telefono e proprio La Mossa del cavallo (1999) vanno a ruba, mentre la serie televisiva su Montalbano, interpretato da Luca Zingaretti, ne fa ormai un autore cult.
Nel corso del primo decennio del 2000 l’autore di Porto Empedocle continua a produrre romanzi, vincendo diversi premi letterari. Tra i più prestigiosi, la XXVI edizione Premio Cesare Pavese con La danza del gabbiano e il Premio Fondazione Campiello (nel 2011).
Il suo centesimo libro, L’altro capo del filo, pubblicato a maggio 2016, è stato scritto “nella sopravvenuta cecità”, come scrive lo stesso Camilleri nella nota finale del romanzo: a 91 anni ha dovuto dettare il romanzo alla sua assistente Valentina Alferj, “l’unica che sia in grado di scrivere in vigatese”. Proprio la lingua, un unicum incastonato tra l’italiano e il siciliano, rappresenta il tratto distintivo dello scrittore: un particolare linguaggio che si formò quando, assistendo in ospedale il padre morente, questi volle raccontargli una storia che avrebbe voluto pubblicare, ma che non era capace di comporre in italiano: fu suo padre a suggerirgli di scriverla come gliel’aveva raccontata. Fino a oggi Camilleri è stato tradotto in almeno 120 lingue e ha venduto più di 10 milioni di copie.
Come si legge in un recente articolo di Repubblica, dedicato alla riproduzione televisiva della Mossa del cavallo, Camilleri si era detto ” preoccupato” per la trasposizione in fiction del suo romanzo: «La mia preoccupazione nasce dal fatto che Montalbano abbia raggiunto livelli altissimi di consenso. Di fronte a tanto consenso provo un po’ di paura. Ho detto scherzosamente non vorrei che qualcuno venisse sotto la mia finestra gridando di notte “Montalbano santo subito”». Aggiunge Camilleri: «Uno spettatore ormai pieno di bacilli montalbaniani si siede e si trova di fronte a un altro mondo. Come si fa? La mossa del cavallo è un romanzo duro. Qualcuno dice che Montalbano è rassicurante – bontà sua, si rassicura con poco – ma questa è un’altra storia». Ma anche questa storia, ambientata nel 1877, con l’ispettore Giovanni Bovara inviato nel territorio di Montelusa per investigare sull’applicazione dell’imposta sul macinato (l’odiata “tassa sul pane”) non ha deluso, anzi: ha conquistato il pubblico.
 
 

RagusaNews, 9.3.2018
Montalbano: si torna a girare dopo un anno
Negli ultimi anni la produzione tornava ogni due anni.

Ragusa - Torna la produzione de "Il Commissario di Montalbano". Nel periodo compreso tra aprile-maggio, straordinariamente, riavremo qui il set con gli attori e l'intera produzione della Palomar nei luoghi divenuti ormai famosi nel mondo, fra Ragusa e Scicli, passando per Modica e Punta Secca.
Non era mai successo in 20 anni che la produzione torni dopo un anno dopo. Negli ultimi anni, infatti, la produzione si spostava una volta ogni due anni e venivano girate 4 puntate. Ultimamente, però, per motivi tecnici, stilistici e di tempistiche, venivano girate solo due puntate.
Ora, molto probabilmente per ovviare a questo inconveniente, Montalbano torna nei luoghi che lo hanno reso celebre nel mondo, anche nel 2018, girando altri due episodi. La produzione, inoltre, starebbe cercando comparse nei centri di accoglienza e nello Sprar: si annuncia, dunque, almeno un epidosio legato al fenomeno migratorio.
Irene Savasta
 
 

Il Sole 24 Ore, 9.3.2018
Da Reagan a Zingaretti
Montalbano e i suoi fratelli: quando il leader lo decide anche la Tv

Papabili candidati per la poltrona di segretario del nascituro nuovo Pd ne abbiamo? Certo che sì: «Io ci sarò. Anche alle primarie, non escludo nulla», dice Nicola Zingaretti, appena confermato governatore della regione Lazio da una tornata elettorale che lo ha visto imporsi di misura su Centrodestra e grillini con il 32,9% dei voti. E poi, parlando a Repubblica, ammette: «Sono il fratello di un attore amatissimo che mi ha sempre aiutato in ogni campagna elettorale. Noi Zingaretti offriamo un’idea di famiglia molto unita e molto italiana. Non credo che dipenda dal momento in cui Luca va in onda, ma certo è vero che siamo percepiti come “gli Zingaretti”, uniti come una canzone: uno è la musica e l’altro le parole».
Il riferimento è ovvviamente al fratello che interpreta il ruolo del commissario Montalbano nella fiction Rai da 11,3 milioni di telespettatori e il 45,1% di share, roba degna delle partite della Nazionale italiana di calcio quando era la Nazionale italiana di calcio. E se un fratello, così bravo a dare un volto ai gialli mediterranei di Andrea Camilleri, combatte così bene i cattivi sotto il sole della Sicilia, volete che l’altro sotto il sole di Roma non riesca ad appallottolare e buttare via il malaffare dal tavolo politica come fosse una carta sporca? Nulla di troppo nuovo sotto il sole: nella Società dello spettacolo teorizzata da Guy Debord il passo dallo schermo, grande o piccolo che sia, alla politica può essere breve, molto breve. Nessuno si senta offeso: così vanno le cose, così devono andare. Da almeno 50 anni a questa parte.
[…]
Francesco Prisco
 
 

Oci - Regió7, 9.3.2018
El joven Montalbano
8TV
Divendres 9 Març
22:40El joven Montalbano
(El primer caso de Montalbano).
 
 

NewSicilia, 10.3.2018
Moni Ovadia: “Non sono manipolabile e per questo do fastidio”

Catania – Moni Ovadia è gentile e disponibile. Protagonista, fino all’11 marzo, sul palco dell’Abc per la stagione del Brancati in “Il Casellante”, trasposizione teatrale del romanzo di Andrea Camilleri diretto da Giuseppe Dipasquale. Al suo fianco gli attori Valeria Contadino e Mario Incudine che, dopo il successo di repliche in giro per l’Italia, regalano al pubblico catanese uno spettacolo intenso ed emozionante, dove si ride e ci si commuove allo stesso tempo. Lo incontriamo poco prima del debutto. Comodamente seduti nel camerino, mentre i tecnici controllano le luci e il pubblico è in attesa al botteghino, cerchiamo di scoprire alcuni aspetti dello spettacolo soffermandoci sulla situazione teatrale catanese senza tralasciare i prossimi impegni che lo vedranno protagonista.
“Il Casellante” dopo una lunga ed applaudita tournée teatrale in giro per l’Italia arriva a Catania. Ci racconta com’è nata questa messa in scena e l’incontro con lo scrittore siciliano?
“Due anni fa ho avuto l’occasione di conoscere Camilleri e già dalle tematiche affrontate nei suoi libri e poi anche durante i nostri successivi incontri ci siamo ritrovati sulla stessa lunghezza d’onda su molti temi sociali. È stato un privilegio, una grande gioia maturata anche grazie al sodalizio con Mario Incudine, che considero un talento prodigioso, e insieme a Giuseppe Dipasquale che ha messo in scena parecchi testi di Camilleri è nato “Il Casellante”, una storia capace di scavare nel mondo femminile raccontando una violenza scandalosa sulla protagonista “Minica” in una Sicilia fascista e in piena seconda guerra mondiale”.
Sulla scena interpreta ben sei personaggi. Immagino che non sia stato semplice donare ad ogni ruolo un’anima…
“È stato divertente mettermi in gioco e al servizio di questa pièce. Dall’esigenza pratica e concreta dell’insufficienza di fondi è stata fatta di necessità virtù, creando un cambio di ruoli, apprezzato dal pubblico, sei per l’esattezza, compreso il narratore della storia che potrebbe identificarsi con Andrea Camilleri”.
Questo spettacolo ha registrato in giro per l’Italia grandi consensi di critica e di pubblico dimostrazione che il teatro non è morto
“Le persone vogliono andare a teatro indipendentemente che sia di ricerca, di intrattenimento o contemporaneo. L’emozione che dà uno spettacolo teatrale è immensa, ogni volta è una prima, perché permette di narrare qualsiasi cosa anche quando l’attore ha il cuore nero per problemi personali. Il pubblico è parte integrante del teatro ed è un vero generatore di energia e vibrazioni. La civiltà di cui andiamo fieri ha nel teatro uno dei suoi grandi motori, perché è vita e arte allo stesso tempo. Se dipendesse da me inserirei il teatro tra le materie scolastiche, come fanno molti paesi europei, per formare insieme all’intelletto le emozioni e i sentimenti. Credo che un maggiore sostegno al teatro provochi profondo benessere sulla società”.
[...]
Mauro Di Stefano
 
 

Il Nuovo Torrazzo, 10.3.2018
Il casellante di Camilleri al San Domenico

Il casellante di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale arriva al teatro San Domenico di Crema. Infatti il prossimo appuntamento della stagione di prosa è questo straordinario spettacolo, messo in scena giovedì 15 marzo alle ore 21. Tra gli attori si ricordano: Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine. Il pubblico non ascolterà solo dialoghi, ma anche musica dal vivo. Si tratta di uno spettacolo dove si ride e si piange al tempo stesso. Da personaggi dell’ambiente è stato definito come “un musical, una commedia amara, un dramma che fa ridere. Tutto questo insieme” e, si potrebbe dire, ben amalgamato.
UNA STORIA DI DOLORE E GUERRA
Il casellante è uno dei libri più divertenti del ciclo cosiddetto “mitologico”. Il testo parla di una metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche una narrazione in musica divertita e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Personale, originalissima e sperimentale, la lingua di Camilleri calca e ricalca, in una teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa “sicilitudine”, tra neologismi e modi di dire mutuati dal dialetto e rielaborati in chiave colta.
Biglietti: poltronissima euro 35 intero, 32 ridotto, poltrona euro 30, laterale euro 22, terzo settore euro 20.
 
 

La Repubblica, 11.3.2018
Scienziati e artisti. Chiamati a rispondere a una semplice, si fa per dire, domanda: qual è l’idea che può migliorarci la vita? Robinson l'ha chiesto a 13 intellettuali, menti di “Edge” e scrittori in arrivo a “Libri Come”. Ecco l'intervento dello scrittore
La felicità, un segreto ridicolo

La felicità per me non ha motivazioni, non ne ha mai avute, per me è fatta di cose ridicole.
La felicità per me era aprire la finestra al mattino, sentire l’aria fresca, guardare fuori. Alzarsi presto, aspettare che tutta la casa prendesse vita, sapere che dopo un po’ si sarebbero alzate le persone a me più care e che presto ci sarebbero state le loro voci intorno a me. E che poi avrei iniziato a scrivere. Questa era la felicità. Ora è più difficile, se apro la finestra o accendo la luce, vedo sempre lo stesso buio.
Oggi più che mai mi accorgo di aver legato la felicità al corpo. Ho voluto bene al mio corpo anche se l'ho trattato senza nessuna cautela. Ho bevuto per trent'anni una bottiglia di whisky al mattino e sono settantaquattro anni che fumo ininterrottamente. E il mio corpo non mi ha mai tradito. Oggi che lo sento sofferente, malandato, uno strumento arrugginito che fa fatica a mettersi in moto, mi intristisco e provo pietà per noi. Ma quando tento, con sforzo, di girare la manovella del mio corpo e quando lui risponde a dovere, provo di nuovo un sentimento leggero di felicità.
Con il mio cervello invece ho pochi rapporti di felicità, non è quasi mai presente quando sono felice.
Io la felicità l'ho trovata sempre nelle cose terrene, concrete, negli odori, nei sapori, nei rapporti umani, non nella letteratura. Di certo però la scrittura non mi ha mai portato infelicità, mi sono sempre divertito a scrivere, così come a leggere. Però ci sono state anche letture "infelici". Poco tempo fa mentre stavo lavorando tranquillo su uno dei miei romanzi, all'improvviso il diavolo, o chi ne fa le veci, mi fece venire in mente Delitto e castigo. Così chiesi di rileggermi la pagina dove Dostoevskij descrive Raskòl'nikov quando sale le scale per andare ad ammazzare l'usuraia. E ad ascoltare quella pagina di una tale bellezza, di una tale bravura, di una tale felicità di scrittura, io mi sono avvilito perché ho avvertito il senso del mio fallimento.
Avevo un amico musicista molto bravo, Gino Negri, che aveva adattato le musiche di Kurt Weil per L'Opera da tre Soldi di Brecht al Piccolo Teatro. Aveva scritto delle operine rappresentate alla Piccola Scala, e un giorno tenne lì un concerto che si intitolava Costretto dagli eventi. Lui suonava il pianoforte e cantava e la prima canzone che attaccò diceva "Io mi sento di merda quando penso a Bach". Ebbene, a me è accaduta la stessa cosa, sentirmi di merda di fronte a una pagina di Dostoevskij.
L'aspetto che più mi piace della felicità è che è duplicabile, se riesci a rinnovare dentro di te la memoria di un momento felice, quell'evento ha ancora un'eco di felicità. La felicità è un istante, l'accensione di un fiammifero che in quei pochi secondi di luce ti permette però di vedere a lungo.
Per esempio una mattina in campagna sentii a un tratto l'odore della citronella, un'erba selvatica che cresce nelle vicinanze dell'acqua. Ecco, io mi fermai, non feci più un passo, restai immobile a respirarne l'odore che mi riempiva i polmoni, me li slargava e in quel momento mi sentii in armonia, con me stesso, con le persone vicine e quelle lontane, con gli uomini e le donne che abitavano l'altra parte dell'emisfero della Terra. E rimasi fermo lì, in attesa. Durò ancora qualche istante, poi, forse il vento, portò via quell'odore ma io non mi intristii, ripresi a camminare e continuai a portarmene dentro la memoria.
Andrea Camilleri
Testo raccolto da Marino Sinibaldi, che dialogherà con Camilleri domenica 18 marzo a "Libri Come"

 
 

Digitální televize, 11.3.2018
Komisar Montalbano

(Commissario Montalbano) Pole hrncírovo Vražda je jedna vec, ale telo rozrezané na cásti, zavázané v pytli a pohozené na hrncírove poli? Zdá se, že komisar Montalbano má co delat s mafií. Nové epizody z italského kriminálního cyklu.
Jednotlivá vysílání poradu:
Komisar Montalbano - 6.6.2013 22:00 - 22:00
Komisar Montalbano - 13.6.2013 22:00 - 22:00
Komisar Montalbano - 20.6.2013 22:00 - 22:00
Komisar Montalbano - 27.6.2013 22:00 - 22:00
Komisar Montalbano - 25.9.2015 22:45 - 22:45
Komisar Montalbano - 2.10.2015 22:45 - 22:45
Komisar Montalbano - 9.10.2015 22:40 - 22:40
Komisar Montalbano - 16.10.2015 22:45 - 22:45
Komisar Montalbano - 7.1.2017 23:50 - 23:50
Komisar Montalbano - 14.1.2017 22:40 - 22:40
Komisar Montalbano - 21.1.2017 22:40 - 22:40
Komisar Montalbano - 28.1.2017 22:35 - 22:35
Komisár Montalbano - 25.1.2018 00:45 - 00:45
Komisár Montalbano - 26.2.2018 02:25 - 02:25
Komisar Montalbano - 12.3.2018 00:10 - 00:10
Komisar Montalbano - 19.3.2018 00:05 - 00:05
Komisar Montalbano - 19.3.2018 12:05 - 12:05
Komisar Montalbano - 26.3.2018 00:00 - 00:00
 
 

Novaguide.gr, 11.3.2018
Inspector Montalbano
11 / 03 / 2018 | 21:00 Action24
Crime series - Ep. 24

At the game of mirrors, inspector Montalbano and his colleagues find themselves in an awkward situation out of empty storages, one of which is linked to drug dealers.
 
 

tvtv.de, 11.3.2018
Sat.1 emotions 07:35 So 11. März
Sonstiges, I 2008
Commissario Montalbano
Staffel 7, Folge 3 von 4, Die Spur des Fuchses

Direkt vor Commissario Montalbanos Terasse liegt am Stand ein totes Pferd – es wurde offensichtlich erschlagen. Als Montalbano den Kadaver abholen lassen will, ist das Pferd plötzlich verschwunden. Kurze Zeit später meldet sich Rachele Estermann bei der Polizei, weil ihr teures Rennpferd gestohlen wurde. Der Stallbesitzer Lo Duca vermutet, dass sich ein ehemaliger Mitarbeiter rächen wollte, doch Montalbanos Recherchen bringen etwas anderes zutage ...
 
 

tvtv.de, 11.3.2018
Sat.1 emotions 20:15 So 11. März
Sonstiges, I 2011
Commissario Montalbano
Staffel 8, Folge 1, Das Ritual der Rache

In einer alten Tongrube wird eine zerstückelte Leiche freigeschwemmt, und zunächst sieht alles nach einem klassischen Mafia-Mord aus. Doch Commissario Montalbano wird misstrauisch, als eine Frau nicht nur ihren Mann bei der Polizei als vermisst meldet, sondern zudem eine Liason mit Augello pflegt. Der bemüht sich daher auch sehr eindringlich darum, die Ermittlungen in dem Mordfall zu übernehmen.
 
 

Università degli Studi di Bari "Aldo Moro", 12-13.3.2018

Corso di Studio in “Lingue e culture per il turismo e la mediazione internazionale”
Cattedra di Letteratura italiana
Effetto Camilleri
Seminario internazionale di studio
Lunedì 12 marzo, 12.30-14.30, aula Carofiglio
Martedì 13 marzo, 8.30-10.30, aula Carofiglio
Coordina:
- Giulia Dell’Aquila, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”
Intervengono:
- Milly Curcio, curatrice del volume I fantasmi di Camilleri (L’Harmattan, 2017)
- Giuseppe Fabiano, autore del volume Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia (Franco Angeli, 2017)
- Luigi Tassoni, Università di Pécs (Ungheria)
 
 

La Sicilia, 12.3.2018
La tragedia di un "casellante" tra Freud e Kafka
Catania. La pièce tratta da un testo di Camilleri e Dipasquale con Ovadia, Incudine e la Contadino

Andrea Camilleri è l'intelligente conterraneo e continuatore di Pirandello, (che ebbe il premio Nobel per la sua analisi della crisi esistenziale), e come lui trasferisce nei nostri anni le contraddizioni moderne di quel groviglio inestricabile che è la natura umana. Il foltissimo pubblico del Teatro Brancati, all'Abc, ha calorosamente applaudito la versione scenica del "Casellante" teatralmente disposta dallo stesso Camilleri con Giuseppe Dipasquale (che firma anche la regia), nella interpretazione geniale ed appassionata di Moni Ovadia; umanissima e multiforme di Valeria Contadino; musicalmente prorompente e appassionata di Mario Incudine con una compagnia di prim'ordine nella quale ritratti e epici senza tempo e figure storicamente riprese dal ventennio fascista sono state rese con vivissimo e poetico realismo da Gianpaolo Romania, Sergio Seminara, Antonio Vasta e Antonio Putzu. Bisognerebbe rendere conto di queste affermazioni e gli spettatori del dramma - che già ha colto notevoli consensi nazionali - hanno saputo ben apprezzare i pregi artistici di questa produzione. Bisogna però indicarne gli evidenti agganci con la tradizione classica e con quelle sfrangiature postmoderne che hanno cambiato i connotati della cultura contemporanea.
Moni Ovadia, da quell'epigono che è della cultura classica ha impersonato (senza bisogno di maschere complesse) la figura del vecchio o della vecchia saggia che fanno da tramite tra l'umanità dolente e il Fato; Valeria Contadino è riuscita a rendere il senso della metamorfosi che per la religione primitiva era assolutamente essenziale per spiegare l'eternità sostanziale della vita pur nel deperire degli individui: ha tratteggiato in quadri di potenza indimenticabile la donna che si sente parte della natura e come tale si protende verso il futuro nella discendenza: quadri che sono stati raffigurati dalla mitologia delle Metamorfosi, per giungere alle interpretazioni oniriche di Freud ai primi del Novecento e agli strazi simbolici di Kafka. Le trasformazioni esistono, se solo non ci sentiamo estranei al flusso della natura, come la statua del Bernini che continua la propria vita come cespo di alloro. E tutto questo reso con una partecipazione sanguigna, in cui la figura diventa simbolo pur restando sempre umana, pur sentendosi già parte di una vicenda che supera i brevi confini della nostra età.
Questo sui temi più vasti del teatro eroico. Attorno ci sono i ritratti della umanità che vive e interpreta nel canto la propria vita: con Mario Incudine e Giampaolo Romania che intrecciano canti e gestualità, ritmi e passioni nelle quali l'ispirazione è sempre intensa e la tecnica espressiva supera i limiti del virtuosismo: è la verità del canto appassionato.
In una temperie del genere, che appare calata dalla tragedia e dalla commedia arcaica verso gli arcaismi che sopravvivono nella gente siciliana con quelle colorazioni senza tempo della parlata locale in cui i riverberi sanguigni non contrastano la purezza dell'ispirazione pur nelle situazioni più scenicamente prossime alle licenze dei baccanti.
Un lavoro di gran pregio, che mette assieme il pensiero -e il sentire- primitivo, la poesia, il bisogno di continuazione della vita oltre i limiti dell'individuo; il canto e anche le turpitudini dell'umanità: il delitto, la malizia, la violenza.
Una tragedia che come quella attica, indica temi altissimi e indulge all'ebrezza della vita. La vita del Casellante -forse esemplata sul padre di Vittorini?- è la metafora della umanità fragilissima, ma eterna perché consapevole del proprio passato. Da vedere e da proporre per una platea più che nazio-nale. Non ha bisogno di sottotitoli.
Sergio Sciacca
 
 

Quotidiano.net, 12.3.2018
Sonia Bergamasco: "Io e Montalbano, amore a distanza"
"Tra Salvo e Livia c’è gelosia: in passato è stata concreta. Ora ha toni da commedia". "Sposo il commissario ma si scopre che è un sogno. O forse è un incubo"

Milano - Sonia Bergamasco, 52 anni, eclettica attrice di teatro, cinema e televisione, è conosciuta dal grande pubblico soprattutto come Livia, l’eterna fidanzata del commissario Montalbano.
Livia e Montalbano sono due persone molto diverse: che cosa di Salvo affascina la sua fidanzata?
«La sua forte personalità e la sua integrità».
Il loro è un rapporto a distanza...
«È il rapporto di due persone che da sempre hanno una loro vita e una forte indipendenza, e che però da molti anni hanno deciso di tenere stretto il nodo che li unisce, malgrado i chilometri e i mari che li separano. Sanno di poter contare sempre l’una sull’altro».
Forse è un po’ anche quello che accade a lei, visto che suo marito (Fabizio Gifuni) è attore come lei e spesso in tournée...
«La nostra è una situazione completamente diversa, abbiamo due figli».
Il rapporto tra Livia e Montalbano resiste proprio perché sono lontani?
«Bella domanda. Non ci sono regole fisse, ciascuno si dà le proprie regole però vivendo un sentimento amoroso giorno per giorno. In fondo si tratta di una situazione letteraria, anche se ha una sua forte verosimiglianza, perché ci sono molte coppie che vivono situazioni del genere».
Lo spettatore potrebbe chiedersi: perché quei due non si sposano?
«Nel 2018 stiamo ancora chiedendoci perché non si sposano? Può essere, ma anche no. Non mi sembra che oggi il matrimonio sia all’ordine del giorno per la salute, il benessere e la felicità di una coppia. Comunque proprio nell’ultimo episodio intitolato ‘Amore’ c’è stato un matrimonio, che però si scopre essere un sogno. O forse un incubo».
Anche la gelosia appare qua e là nella serie di Montalbano: è un sentimento inevitabile, che addirittura può far bene a una coppia?
«È un sentimento umanissimo che, entro certi limiti, può essere qualcosa di vitale. Se supera quei limiti, invece, può essere solo distruttivo e violento. La gelosia tra Salvo e Livia è stata in passato concreta, nel senso che ci sono state delle occasioni, probabilmente causate anche dal tipo di vita e lavoro di Salvo. Nell’ultimo episodio c’è la gelosia, ma - forse per il fatto che ormai si tratta di persone mature, che alle spalle hanno una lunga conoscenza - si ripropone però con toni da commedia, più divertiti, più frizzanti».
Gran parte del pubblico percepisce Livia come un personaggio antipatico. Perché?
«Fin da quando Camilleri l’ha creata è stata percepita come quella che assorbe un po’ del tempo sacro e santo di Salvo, quindi come un disturbo rispetto all’eroe. Credo che ciò sia voluto proprio da Camilleri. Però un’altra bella parte di pubblico segue Livia e Salvo con molto affetto».
[…]
Piero Degli Antoni
 
 

Télépro, 12.3.2018
Il Commissario Montalbano
Lundi 12 Mars
Rai 1 21h25
 
 

TVGids24, 12.3.2018
Il Commissario Montalbano - Come voleva la prassi
Datum Maandag 12 maart 2018
Tijd 21:25 - 23:45
Zender Rai Uno
 
 

Teatro delle Arti, 13-14.3.2018
Il casellante
Racconto in musica di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
Regia: Giuseppe Dipasquale
Con: Moni Ovadia con Valeria Contadino e Mario Incudine. Sul palco anche Sergio Seminara, Giampaolo Romania e i musicisti Antonio Vasta e Antonio Putzu
Orari programmazione
martedì 13 mar. - ore 21:00 | L STAGIONE TEATRALE
mercoledì 14 mar. - ore 21:00 | L STAGIONE TEATRALE

IL CASELLANTE è uno spettacolo dove si ride e ci si commuove, si canta e si fa musica dal vivo. La compagnia capitanata da Moni Ovadia narra una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, sulla musica e sull’immagine. Il Casellante è un racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta: una musicalissima e gustosa sinfonia di parlate, tra termini di nuovo conio e modi di dire tratti dal dialetto e rielaborati in chiave colta.
 
 

Siciliainformazioni, 13.3.2018
Montalbano e il giudice integerrimo che processa se stesso. La giustizia secondo Camilleri

Generalmente non vedo le repliche dei film per la TV, ho fatto una eccezione per la puntata del Commissario Montalbano, su Rai 1 lunedi sera. E’ andata in onda la replica di “Come voleva la prassi”, tratto da un racconto di Andrea Camilleri. Non posso dire di avere fatto questa scelta per un motivo preciso. Non ricordavo la trama del film, avevo però una vaga memoria che esso mi avesse intrigato. Ho scoperto, la ragione del mio interesse, rivedendolo.
Non è tanto la storia, l’indagine del Commissario Montalbano, a suscitare il mio interesse, ma un episodio che trova spazio dentro l’indagine, anzi a latere di essa.
Non c’è racconto di Camilleri che non intrecci più vicende attorno alla storia principale. Esse non servono ad allungare il brodo né a distrarre l’attenzione del lettore-telespettatore, ma a creare il contesto nel quale il Commissario svolge il suo lavoro.
Contrariamente a quanto accade nei thriller d’oltreoceano, che non si allontanano dal filone principale, intenso e pieno di colpi di scena, Montalbano vive le sue avventure restando legato alla routine, i piaceri della cucina, il caffè, le amicizie, le curiosità, cui non si sottrae.
In “Come voleva la prassi” la vicenda minore è di gran lunga più intrigante della indagine, la morte di una diciannovenne, che ha subito la violenza di gruppo perpetrata dalle persone “per bene” della città.
Due delitti ed un pericolo mortale, corso dal Commissario, non riescono a far dimenticare la vicenda di un magistrato che si ritira nel suo eremo a mare, a Vigata, dopo avere lasciato la toga, e si fa portare a casa copia dei processi celebrati per “revisionarli”. Sospetta infatti di non avere agito secondo coscienza ma non sa quando e fino a che punto. E’ tormentato e vuole, stavolta, giudicare se stesso.
Il sospetto non nasce da favori, pressioni, interessi di parte, ma perché alcuni episodi della sua vita – spiacevoli – potrebbero avere condizionato il giudizio ed indirizzato malamente la verità processuale.
Il giudice compie una passeggiata matutina sulla spiaggia, dalla sua terrazza Montalbano nota quell’uomo anziano ed elegante, solitario e triste. Sente il bisogno di avvicinarlo, di conoscerlo, di sapere. Non riuscirà ad allacciare un’amicizia, ma potrà scoprire il tormento del giudice, grazie a brevi conversazioni. Quanto basta però per preoccuparlo, al punto da parlarne con il figlio del giudice che abita altrove. A lui suggerisce di fare una visita al magistrato, ma il figliolo è preso dal suo lavoro e non attribuisce soverchia importanza alle preoccupazioni del poliziotto. La solitudine del giudice non basta a giustificare un viaggio a Vigata.
In una notte come le altre, la sirena dei Vigili del Fuoco sveglia Montalbano, che dorme con la sua compagna. E’ la casa del giudice in fiamme. Centinaia di fascicoli in fumo, il corpo del giudice privo di vita.
Qualche giorno dopo la tragedia, Montalbano riceve un pacco, accompagnato da una lettera del giudice, che ha scoperto la sua colpa: “ho condannato a trenta anni di reclusione un uomo che si proclamava innocente. Ero persuaso che fosse colpevole fin dal primo istante”, confessa il giudice. “Ed ho scoperto per quale ragione. Avevo subito dei torti, la vita mia aveva riservato eventi spiacevoli, ed ho condannato un uomo che dopo dodici anni è morto in carcere.”
Che il giudice si sia suicidato, Camilleri non ce lo racconta, ma è irrilevante. E’ come se la sua sorte fosse segnata. Le parole del magistrato scrupoloso restano nella memoria del Commissario e dei telespettatori. “Veda, Montalbano”, spiega il giudice in uno dei suoi brevi fugaci incontri con il poliziotto. “Certe volte cerchiamo la ferocia negli altri, mentre è dentro di noi”.
Salvatore Parlagreco
 
 

Affaritaliani.it, 13.3.2018
Ascolti Tv Auditel, clamoroso: Montalbano in replica batte l'Isola dei Famosi
La replica del Commissario Montalbano su Rai1 supera L'Isola dei Famosi. Bene Atlantide su La7 con il caso Moro, Spencer-Hill una garanzia

Gli ascolti TV e l'Auditel di lunedì 12 marzo vedono dipanarsi un fatto clamoroso.
Su Rai1 la replica del Commissario Montalbano conquista infatti 6.930.000 spettatori pari al 28.4% di share, superando su Canale 5 l’ottava puntata dell’Isola dei Famosi 13, che si è "fermata" a 4.383.000 spettatori pari al 23.3% di share.
[…]
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 13.3.2018
Miriam Dalmazio è una donna tostissima ne «Il cacciatore»
L'attrice interpreta Giada, la moglie del procuratore Saverio Barone nella serie che si ispira liberamente alla vita del magistrato Alfonso Sabella

[...]
Lunedì 19 la rivedremo anche nella replica dell’episodio di Montalbano, «Una faccenda delicata». Cosa ricorda di quell’esperienza?
«Mi sono divertita tantissimo. E, forse perché sono siciliana, mi sono lasciata coinvolgere totalmente dallo stile di Camilleri. Di solito non mi piace rivedermi in tv, ma per Montalbano e Il cacciatore farò un’eccezione».
Simona De Gregorio
 
 

Dailybest, 13.3.2018
Affinità e divergenze tra Il commissario Montalbano e Twin Peaks
O di come ho imparato ad amare un poliziesco della Rai andando oltre la superficie delle cose

Il commissario Montalbano va in onda con un successo strepitoso dal 1999, eppure mai che una volta mi sia venuto in mente di guardarlo, attribuendogli colpevolmente l’etichetta di “troppo italiano” per dirlo come Stanis La Rochelle di Boris.
Per una strana congiunzione di lune che non vi sto a raccontare, nell’Anno del Signore 2018 ho deciso di disfarmi dei pregiudizi per gettarmi a capofitto nel nazionalpopolare, e all’ennesimo rewatch della terza stagione di Twin Peaks per tentare di capirci qualcosa, ho preferito guardare le repliche di Montalbano il lunedì sera su Raiuno.
Bene, non solo ne sono rimasto avvinto oltre ogni ragionevole dubbio ma ho anche ravvisato degli indubitabili punti in comune tra la serie tratta dai libri di Andrea Camilleri e quella scritta da David Lynch e Mark Frost, che adesso vado ad analizzare per voi.
Vigata e Twin Peaks
Entrambe le serie sono ambientate in una città immaginaria. Vigata corrisponde a Porto Empedocle, luogo dell’infanzia di Camilleri in provincia di Agrigento, mentre Twin Peaks nella realtà è Snouqualmie, nello stato di Washington, USA. Entrambe le cittadine sarebbero troppo piccole per contenere tale dose di efferatezze, ma come ci hanno insegnato Don Matteo a Gubbio e Jessica Fletcher a Cabot Cove, nessun posto è troppo piccolo per spargere il male. La natura incontaminata che fa da scenografia ai due luoghi, spesso è anche teatro degli orrori. Mare e montagna con un unico comune denominatore: l’omicidio.
I personaggi
Qui le cose si fanno davvero interessanti perché molti protagonisti de Il commissario Montalbano hanno il loro corrispettivo in Twin Peaks. Partiamo dai fondamentali:
Salvo Montalbano – Gordon Cole
I personaggi interpretati da Luca Zingaretti e David Lynch hanno apparentemente poco in comune, ma se andiamo a scavare nella loro psicologia troviamo due fini operatori della legge, amanti delle belle donne con una passione sfrenata per il cibo, che consumano a favore di camera godendo come dei bonobi in primavera. Entrambi riflessivi e risolutori, sono gli indiscutibili capi delle rispettive serie e sono i primi a cui chiedereste un autografo durante una visita sul set.
Giuseppe Fazio – Dale Cooper
Sono evidentemente la stessa persona, a riprova di ciò non si sono mai visti gli attori Peppino Mazzotta e Kyle MacLachlan insieme nello stesso luogo e nello stesso momento.
Agatino Catarella – Andy Brennan
La linea comica, gli agenti che stanno spesso in accettazione e riferiscono le chiamate a chi di dovere. Sia Angelo Russo che Harry Goaz sono caratteristi che interpretano personaggi svampiti dal cuore d’oro, che riescono a stemperare la tensione nei momenti di climax soffocante, tra l’ansia della stanza rossa e gli intrighi plumbei di mafia.
Livia – Diane
Sono evidentemente la stessa persona, a riprova di ciò non si sono mai viste le attrici Sonia Bergamasco e Laura Dern insieme nello stesso luogo e nello stesso momento.
Mimì Augello – Philip Jeffries
I personaggi interpretati da Cesare Bocci e David Bowie appaiono e scompaiono, colmi come sono di misteri. Entrambi aiutano il proprio capo alla risoluzione degli omicidi e sono eccezionalmente attraenti.
Pasquano – Albert Rosenfield
Sia Marcello Perracchio che Miguel Ferrer sono mancati nel 2017 e oltre al dolore per la perdita umana, hanno lasciato un vuoto incolmabile nelle rispettive serie. I personaggi da loro interpretati sono assai simili: entrambi sono addetti alle autopsie rivelatrici e hanno un carattere estremamente scontroso, nonostante siano delle brave persone. Ci mancheranno.
I misteri
Anche ne Il commissario Montalbano i gufi non sono quello che sembrano e anche se la dimensione onirica e surreale latita, spesso ci troviamo di fronte a gialli in cui niente è ciò che appare, fino alla rivelazione finale. Come in Twin Peaks, anche ne Il commissario Montalbano non mancano ragazze stuprate e uccise proprio come Laura Palmer, sette sataniche simili a quelle degli abitanti della Loggia Nera, criminalità organizzata come quella che spaccia cocaina al confine tra USA e Canada, erotismo, amore, tradimento e poco male se da una parte c’è l’impepata di cozze mentre dall’altra le ciambelle e la torta di ciliegie: il caffè mette d’accordo tutti.
Simone Stefanini
 
 

Monreale Press, 14.3.2018
"Io, Vigata e Camilleri", l'attore palermitano Maurizio Bologna si racconta

È sicuramente uno degli attori palermitani in ascesa. Da “La mafia uccide solo d’estate” a “La Trattativa”, ma anche “In Guerra per amore” per continuare con apparizioni di un certo peso in serie televisive importanti e popolari fino ad arrivare all’ultimo successo, in ordine cronologico: “La Mossa del Cavallo – C’era una volta Vigata”. Maurizio Bologna ha saputo conquistarsi, performance dopo performance, l’affetto del grande pubblico, non solo a Palermo o in Sicilia ma anche nel resto d’Italia. Un successo sempre crescente grazie anche alle sue indubbie doti artistiche e ad una completezza nata dalla lunga gavetta in teatro, primo grande amore artistico di Maurizio Bologna. Un campo, quello teatrale, dove l’attore si dimostra a suo agio tra mille ruoli ma anche nel vestire i panni dell’autore o del regista, a conferma di una poliedricità di livello. Lo abbiamo intervistato dopo l’ultimo grande successo de La Mossa del Cavallo, film per la TV trasmesso in prima serata sulle reti Rai capace di fare il pieno con un clamoroso share vicino al 33% che a sua volta ha preceduto una importante esperienza teatrale che lo ha visto nel cast de “La Locandiera” con regia di Roberto Andò e protagonista Laura Morgante. Quattro chiacchiere per approfondire e conoscere meglio Maurizio Bologna.
La Mossa del Cavallo – C’era una volta Vigata, come è nata la parte di Memé Moro?
“Ovviamente dalla penna di Andrea Camilleri, dovrei dire il Maestro Camilleri, ma lui preferisce essere chiamato Camilleri o Andrea, questo ha dichiarato in conferenza stampa la settimana prima dell’uscita del film su Rai1. In seconda battuta dalla scelta del regista Gianluca Tavarelli che mi ha affidato questo personaggio di grande spessore emotivo e non particolarmente facile da interpretare per le varie sfaccettature caratteriali del personaggio che variavano da scena in scena”.
Cosa le è piaciuto del suo personaggio e quanto lo ha fatto suo?
“Credo proprio la variante del personaggio stesso, l’ambiguità del carattere e l’irruenza forte nell’approccio con il mondo che lo circondava ma anche la forza espressa in determinati momenti che veniva poi mitigata da una diversa personalità che rendeva quasi fragile quel mostro che prima si era palesato”.
Ci racconti una curiosità, una chicca, un aneddoto, se è possibile, per quanto riguarda le riprese e la lavorazione.
“In questo film per la prima volta sono stato coadiuvato da due stuntman: uno per una scena a cavallo che prevedeva una galoppata in pieno bosco fra alberi e cespugli; l’altro per un volo acrobatico con caduta direttamente a terra e non su materassi. Poi la particolarità di questo film per me è stato fare una scena a cavallo e anche di una certa veemenza”.
Quasi 8 milioni di telespettatori, uno share del 32,3% (in sostanza, una persona su tre ha guardato il film), si aspettava un successo del genere?
“Camilleri è sempre una grande attesa per il pubblico, certo sono cifre che fanno piacere, cifre che ogni produzione spera di avere alla fine di un progetto ma avere la certezza del successo che ha avuto, questo era solo una speranza che si è realizzata dopo la messa in onda”.
[...]
Edoardo Ullo
 
 

Movistar+, 14.3.2018
El joven Montalbano. TEMPORADA 1
Episodio 2: Nochevieja
Duración 1:30'
Series / Policiaca
Italia (2012)
Idioma: Catalán

L'amo de l'hotel en el qual viu en Montalbano rep un tret mortal en la vespra d'Any Nou. A més, les últimes paraules d'una dona moribunda el porten a tornar a obrir un cas d'assassinat ocorregut 40 anys enrere, la qual cosa pugues haver donat lloc a un error involuntari de la justícia.
 
 

TV program - Seznam, 14.3.2018
Komisar Montalbano
:1 15. brezen01:00 › 02:35
Krimiseriál It. (2002). (94 min)
It., 2002
 
 

Teatro San Domenico, 15.3.2018
Il casellante
quando: 15 marzo
alle ore: ore 21.00
dove: Teatro San Domenico
APPUNTI
Di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
Dal romanzo di Andrea Camilleri, Sellerio Editore - Palermo
Con MONI OVADIA
VALERIA CONTADINO MARIO INCUDINE
E Con SERGIO SEMINARA, GIAMPAOLO ROMANIA
Musiche dal vivo con ANTONIO VASTA, ANTONIO PUTZU
Musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
Scene Giuseppe Dipasquale
Costumi Elisa Savi
Luci Gianni Grasso
La canzone La crapa avi li corna è di Antonio Vasta
Regia GIUSEPPE DIPASQUALE

Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, sulla musica e sull’immagine.
Il casellante è, fra i libri di Andrea Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto “mitologico”. Dopo Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio, l’opera disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, Camilleri e Dipasquale tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura tratta dai racconti del popolare scrittore siciliano. Affogato nel mondo mitologico di Camilleri, costellato di personaggi reali fantasiosamente trasfigurati, Il casellante parla di una metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche una narrazione in musica divertita e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Personale, originalissima e sperimentale, la lingua di Camilleri calca e ricalca, in una teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa “sicilitudine”, tra neologismi e modi di dire mutuati dal dialetto e rielaborati in chiave colta.
Al debutto nazionale al 59mo Festival dei Due Mondi di Spoleto di giugno 2016, il pubblico del Teatro San Nicolò ha applaudito con calore tutta la compagnia e specialmente Moni Ovadia, disinvolto nel passare dal ruolo centrale di narratore a ruoli secondari come quelli della buffa mammana, del giudice e del barbiere, Valeria Contadino, intensa Minica, e Mario Incudine, al cui estro compositivo si devono le incalzanti musiche di scena.
 
 

RagusaNews, 15.3.2018
Nuove puntate del commissario Montalbano, primo ciak il 27 aprile
Un paio di mesi di produzione tra Scicli, Ragusa e Punta Secca

Ragusa - La notizia non è ufficiale, ma è vera. La troupe della Palomar torna a girare a Ragusa, Scicli e Punta Secca dal 27 aprile 2018. In produzione vanno due nuove puntate del Commissario Montalbano, dal titolo ancora top secret. Nei giorni scorsi il regista Alberto Sironi è stato visto nell'atto di compiere alcuni sopralluoghi a Donnalucata, mentre è ormai notorio che fra le comparse vengono cercati migranti davvero sbarcati sulle coste ragusane. Evidentemente il tema della migrazione sarà al centro di almeno uno dei due nuovi episodi.
Al fine di tenere alta la qualità del prodotto televisivo la Palomar ha deciso di girare due puntate l'anno, impiegando 4 settimane di lavorazione a episodio, e di tornare a girare una volta l'anno nel ragusano. L'ultimo ciak è previsto quindi per fine giugno.
 
 

Fondazione Teatro Civico di Schio, 16.3.2018
venerdì 16 marzo 2018 ore 21 Teatro Astra
Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine
Moni Ovadia – Il Casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
con Sergio Seminara e Giampaolo Romania
musiche dal vivo di Antonio Vasta e Antonio Putzu
musiche originali Mario Incudine
regia Giuseppe Dipasquale
produzione Promo Music – Corvino Produzioni
durata: 2 ore con intervallo

Moni Ovadia torna a teatro con una produzione che non lo vede interprete unico, bensì calato alla perfezione nell’affiatatissimo cast de Il Casellante che ci accompagnerà nelle magiche atmosfere siciliane dipinte da un Camilleri in stato di grazia. Il Casellante, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto “mitologico”, è un racconto affogato nel mondo mitologico dello scrittore siciliano, costellato di personaggi reali fantasiosamente trasfigurati. Narra di una metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata e della guerra ma è anche una narrazione in musica divertita e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una terra arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo.
La lingua utilizzata nello spettacolo è quella di Camilleri, una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione degli attori. Al debutto nazionale al 59mo Festival dei Due Mondi di Spoleto (giugno 2016) il pubblico ha applaudito con calore tutta la compagnia e specialmente Moni Ovadia, disinvolto nel passare dal ruolo centrale di narratore a ruoli secondari come quelli della buffa mammana, del giudice e del barbiere. Moni Ovadia torna a Schio, dopo aver presentato nel 2005 Es Iz Amerika.
 
 

Agrigento Notizie, 17.3.2018
Porto Empedocle
I "Girgenti Giants" ai playoff, arriva il sostegno di Andrea Camilleri
Lo scrittore: "Ai miei tempi una squadra come la vostra composta da giovani di Porto Empedocle e giovani di Agrigento sarebbe stata semplicemente incompatibile"

A Porto Empedocle, domani, si giocherà la gara due dei playoff di promozione in serie D. In campo i Girgenti Giants ed il Cus Caltanissetta. Sul parquet un roster composto da agrigentini ed empedoclini. Alla vigilia della partita arriva un in bocca al lupo davvero speciale, ed è quello dello scrittore Andrea Camilleri. Un sostegno voluto e cercato dal presidente della squadra, Giuseppe Riccobene. Camilleri a suo modo non ha voluto fare mancare il messaggio di incoraggiamento.

Il video - Andrea Camilleri:"Forza ragazzi"



“Ai miei tempi una squadra come la vostra composta da giovani di Porto Empedocle e giovani di Agrigento sarebbe stata semplicemente incompatibile – ha detto Andrea Camilleri - troppa la rivalità tra le due città. La vostra esistenza per me è una bellissima notizia, significa che la pagina tra Agrigento e Porto Empedocle è stata voltata definitivamente. Vi auguro dal profondo del cuore che possiate superarle tutte”.
Federica Barbadoro
 
 

Creberg Teatro, 17.3.2018
Ore: 21:00
Moni Ovadia
in Il Casellante

con Moni Ovadia, Valerio Contadino, Mario Incudine
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
con Sergio Seminara, Giampaolo Romania
Musiche dal vivo con Antonio Vasta, Antonio Putzu
Musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
Scene Giuseppe Dipasquale
Costumi Elisa Savi
Luci Gianni Grasso
La canzone La crapa avi li corna è di Antonio Vasta
Regia Giuseppe Dipasquale

Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, sulla musica e sull'immagine.
Il casellante è, fra i libri di Andrea Camilleri, uno dei più divertenti del ciclo cosiddetto "mitologico". Dopo Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio, l'opera disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio diPreston, La concessione del telefono, che insieme a La cattura, Troppu traffìcu ppi nenti. La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia,costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, Camilleri e Dipasquale tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura tratta dai racconti del popolare scrittore siciliano.
 
 

BergamoNews, 17.3.2018
L'intervista
Moni Ovadia: il mio legame con Bergamo è profondo, so perfino il dialetto
Moni Ovadia torna a Bergamo dopo anni di "emarginazione": porta in scena al Creberg Teatro il tema del femminicidio con "Il casellante" di Camilleri

Il femminicidio e la violenza sulle donne ma anche le ricadute del fascismo e il dramma della guerra: sono numerosi i temi che caratterizzano “Il casellante”, spettacolo musicale tratto dall’omonimo libro di Andrea Camilleri in scena sabato 17 marzo alle 21 al teatro Creberg di Bergamo. Un lavoro di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, con un cast di attori e musicisti che narrano una vicenda metaforica che gioca sulla parola, sulla musica e sull’immagine. Tra i protagonisti sul palcoscenico ci sarà Moni Ovadia: lo abbiamo intervistato per saperne di più.
Con “Il casellante” torna a Bergamo. Com’è il suo rapporto con la nostra città?
Esibirmi a Bergamo ha un significato particolare. Provo una gioia immensa ed è una grande occasione, anche perché negli anni i miei più grandi spettacoli non sono stati rappresentati nei teatri bergamaschi. Non è accaduto solo a Bergamo: nel nostro Paese gli artisti scomodi spesso vengono emarginati… il pubblico bergamasco, però, è uno di quelli che mi ama maggiormente, mi ha sempre tributato affetto, presenza e calore. Mi dispiace essere mancato dalla “mia” Bergamo, non per mancanza di lavoro ma perché ho un legame profondo con questo territorio, che fa parte dell’immaginario della mia infanzia: quando ero piccolo, dagli 8 ai 12 anni la mia famiglia veniva in villeggiatura a Oltre il Colle, capisco perfettamente il dialetto bergamasco e se mi fermassi tre mesi comincerei a parlarlo.
Che ruolo avrà nello spettacolo?
In scena avrò sei ruoli diversi e, nei confronti dei personaggi, assumo un atteggiamento epico, non drammatico: più che interpretarli li mostro.
Il mio personaggio principale è il narratore: condurrò il pubblico attraverso la storia, sarò una sorta di “Camilleri” in scena. Poi, vestirò i panni di una vecchia mammana trafficona che riesce a risolvere un problema di impotentia generandi del maschio della coppia di protagonisti. Ancora, il barbiere, considerando che le barberie sono il luogo dove si svolgono alcuni momenti topici; l’assassino, un maniaco sessuale violento; un giudice interpretato alla piemontese; e un gerarca fascista.
“Il casellante” è ambientato nella Sicilia degli anni Quaranta e mostra anche le ricadute del fascismo nel contesto delle ultime settimane della guerra, quelle in cui si intensificano i bombardamenti angloamericani, che narrerò sul palco. E il quadro storico è importante, perchè tanti problemi dell’Italia di ieri e di oggi hanno la stessa matrice del fascismo cioè il nepotismo, familismo, corruzione, opportunismo e servilismo.
Ma “Il casellante” tratta anche il tema della condizione femminile
Lo spettacolo affronta il tema secondo me più lancinante della nostra società, cioè il femminicidio, la violenza sulle donne, che penso sia la matrice di tutte le altre violenze. La donna è la prima discriminata nella storia dell’umanità, se stiamo nel canone biblico falsificando la scrittura e interpretandola perversamente.
Nella Bibbia la creazione avviene in due racconti separati. Nella Genesi si legge: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”, quindi l’uomo è uno solo in due aspetti, il maschio e la femmina.
Nel secondo racconto, invece (quello che fa riferimento alla costola), la donna viene creata per ultima. Considerando che la creazione procede dall’organismo più semplice a quello più complesso, la donna è “più” e non “meno” dell’uomo. Nonostante la presa del potere maschilista l’abbia portata a essere subordinata, ha la capacità di generare, che la rende più vicina a Dio rispetto all’uomo.
Nel passato e nel presente però non sono mancate le discriminazioni…
È vero, le donne sono state la più grande minoranza perseguitata di tutti i tempi. Ma perchè sono state così odiate? Per la loro straordinaria interiorità generativa che può produrre tutto, non solo il figlio, ma anche un’intellettualità generativa. Da questo aspetto derivano tutti i razzismi, l’omofobia e l’antisemitismo, perchè la promessa ebraica non consiste nelle guerre ma nello studio, cioè nell’interiorità. Infatti, tutti gli antisemiti sono anche misogini.
La storia al centro dello spettacolo di Camilleri è forte e mostra un femminicidio e una reazione femminile che in questo caso è una metamorfosi gloriosa: la sensibilità di questo grande scrittore e narratore siciliano per il sentire femminile è davvero toccante.
Ci spieghi…
La protagonista, Minica, viene violentata da un maniaco che non solo abusa di lei ma vuole ucciderla per non lasciar tracce. Le fracassa anche la testa ma, non pago, la violenta con una barra di ferro e lei perderà il figlio che stava aspettando nel suo grembo. Insomma, la eviscera del suo frutto… e Minica vuole diventare un albero per generare frutti non potendo avere figli.
Lo spettacolo, però, mostra anche la vita: infatti, il suo amato Nino troverà miracolosamente vivo un fardellino di due mesi, glielo poterà e si capirà che lei avrà il figlio che desiderava, quindi il finale è in qualche modo lieto.
Oltre a me c’è un cast ricco di artisti..
Chi sono?
Minica è interpretata dall’attrice Valerio Contadino, mentre Mario Incudine è suo marito Nino. Accanto a loro sono in scena gli attori Sergio Seminara e Giampaolo Romania.
Le musiche dal vivo sono eseguite da Antonio Vasta e Antonio Putzu e ci sono brani originali di Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta.
I costumi sono curati da Elisa Savi e la regia è di Giuseppe Dipasquale.
Secondo lei, come si può superare la subordinazione delle donne?
La parità presuppone la scomparsa delle tristi caricature di donne che imitano i comportamenti degli uomini: è importante che esercitino ogni professione rimanendo donne e non si comportino secondo i modelli maschili.
La chiave certamente è l’educazione, in quanto si tratta di un cambiamento culturale che comincia da bambini, e in tv si smetta di usare la donna come se fosse un quarto di macelleria.
Per concludere, quali sono i suoi progetti per il prossimo futuro?
Sto lavorando a un nuovo spettacolo che debutterà a Palermo, “Liolà”, tratto da Pirandello. Inoltre, mi sto dedicando alla preparazione di un nuovo progetto che si intitola “Dio ride” e alla realizzazione di un’installazione per la mostra d’arte contemporanea europea che quest’anno si svolgerà a Palermo.
Paolo Ghisleni
 
 

Corriere Bergamo, 17.3.2018
Al Creberg
Ovadia, cantastorie per Camilleri
«Il casellante» stasera a teatro. L’attore in scena come narratore e interprete nella Sicilia anni ‘30: dal gerarca fascista al maniaco, dal giudice alla vecchia mammana

Si apre il sipario. Sul palcoscenico un carretto, un binario stilizzato, un muro aspro che si tinge di colori diversi e personaggi vestiti con costumi anni Trenta e Quaranta. È di scena la storia di Nino Zircuto, il casellante della città di Vigata, e della moglie Minica, desiderosi di avere un figlio, che non avrà. È di scena la Sicilia, con le sue contraddizioni e tradizioni, fatte di concertini domenicali che sanno di dopobarba e mandolino, di siciliano vigatese, la sicilitudine linguistica di Andrea Camilleri, a cui Moni Ovadia presta la voce per «Il casellante», stasera alle 21 al Creberg. Dopo Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio, è l’opera che compone il ciclo mitologico delle metamorfosi dello scrittore siciliano.
«Mi considero un saltimbanco che usa il cervello», dice l’attore, per cui «è un divertissement personificare sei personaggi durante lo spettacolo». L’impianto registico di Giuseppe Dipasquale è di tipo brechtiano, Ovadia si cambierà a vista. Spoglierà i panni di narratore, che «conduce il pubblico nella vicenda, senza relazionarsi con i personaggi — spiega —, per poi indossare la giacca del giudice piemontese, del maniaco, simbolo del fascismo che porta depredazione, e del gerarca fascista, della vecchia mammana, una macchietta con due gigantesche tette pendule che risolve l’impotenza generandi del maschio, e del barbiere, dove si consumano i concerti domenicali di Nino. La barberia era il luogo di informazione e trasmissione di notizie, dove apprendere l’arte canora, eseguire pezzi d’opera. L’interprete di Nino, il talentuoso Mario Incudine, ne conosce molto bene la realtà, avendovi imparato a suonare il mandolino e a 9 anni essendo stato il cantante di serenate più richiesto di Enna». Quel canto, le cui musiche sono scritte da Incudine, sarà la causa dell’arresto di Nino e dell’amico Totò, accusati di aver oltraggiato il fascismo eseguendone gli inni su ritmo di valzer e mazurche. Perché il Casellante racconta le trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta, in cui si cala la storia di Nino, «un uomo semplice, come la moglie –—racconta Moni Ovadia —. Vivono la vita senza rincorrerla con mediazioni, ma con pathos, amandosi alla follia. Vorrebbero tanto avere un figlio, ma incappano in un maniaco criminale che stravolge le loro vite. Con brutalità violenterà Minica sessualmente e la picchierà con una sbarra di ferro. Lei sopravvivrà e, capendo di non poter aver più figli, vuole accedere alla vita con una metamorfosi: diventare un albero per dare frutti».
Daniela Morandi
 
 

Auditorium Parco della Musica, 18.3.2018



Andrea Camilleri
Come sono (stato) felice

dom 18 mar | 18:00 | Sala Sinopoli

La Felicità per me era aprire la finestra al mattino presto mentre la mia famiglia dormiva ancora, sentire l’aria fresca e guardare fuori. Così ha risposto Camilleri quando gli abbiamo chiesto di regalarci un altro incontro a Libri Come e di raccontarci cosa fosse per lui la Felicità. Ascoltiamo ancora il nostro autore più amato, la sua storia che intreccia i racconti personali con le pagine del tempo: la guerra, il fascismo, la liberazione, il ’68, gli anni ’70, l’impegno, ma anche gli amici, il lavoro, la famiglia, il rapporto con il corpo e con la vecchiaia, il grande amore per la letteratura e per la cultura. Sarà Marino Sinibaldi a raccogliere il racconto di Andrea Camilleri.
 
 

Repubblica Tv, 18.3.2018
Libri Come, Camilleri: "La mia aspirazione è che Shakespeare mi stringa la mano"

"La mia vera aspirazione è che Shakespeare mi stringa la mano e mi dica: Complimenti!" Cosi Andrea Camilleri durante il suo intervento alla manifestazione Libri Come - - Festa del libro e della letteratura
 
Libri Come, Camilleri: "La politica? Un romanzo scritto al passato"

"Continuo a credere questo si, credo nella felicità comune che è quello a cui dovrebbe aspirare la politica. Ma ti sembrano tempi per evocare la felicità comune? E’ come evocare un romanzo scritto al passato" Così Andrea Camilleri durante il suo intervento alla manifestazione Libri Come - - Festa del libro e della letteratura
 
Libri Come, Camilleri: "Non volevo la felicità ma la marmellata"

"Io da giovane non avevo aspirazioni alla felicità ma alla marmellata. La volevo e me la prendevo perchè la felicità è una folgorazione, arriva quando meno te lo aspetti e quando meno te la meriti" Cosi Andrea Camilleri durante il suo intervento alla manifestazione Libri Come - - Festa del libro e della letteratura

video di Cristina Pantaleoni
 
 

ANSA, 18.3.2018
Camilleri, la felicità è una folgorazione
Montalbano, mi ha confessato di essere felice mai totalmente

Roma. La felicità è "una folgorazione. Ti arriva mentre meno te la aspetti e forse mentre meno te la meriti". Andrea Camilleri parla così della parola chiave di questa edizione di 'Libri Come' che è chiusa domenica 18 marzo all'Auditorium Parco della Musica di Roma. Atteso come accade ormai da anni, alla conclusione della Festa del Libro e della Lettura, questa volta in 1.500 persone lo hanno applaudito, riso e si sono commosse ad ascoltarlo.
"E' fatta di un nulla la felicità. Come quelle farfalle - ha detto il creatore di Montalbano - che prendi per le ali e poi lasci andare e sulle dita ti resta una polvere d'oro. Attenzione perchè la felicità, a volte, vi è passata accanto e non ve ne siete accorti. Io sono stato felice per pochi attimi e per cose inspiegabili. Una volta quando in campagna mi entrò la citronella nelle narici, nei polmoni e mi venne voglia di cantare ad alta voce e sentii il mio essere in armonia con l'universo, con il grandissimo nulla dentro cui fui felice di perdermi" racconta un poetico Camilleri.
Ma quando il discorso cade sulla felicità e la politica, afferma: "c'e' un'interferenza. Non sento bene". E poi lancia un messaggio: "Cari amici che siete qui stasera all'Auditorium vi promettiamo che vi faremo uscire da questa sala completamente felici. Ecco, ho fatto politica, ho fatto una promessa elettorale" dice tra gli applausi che non si fermano.
Ma, scrivere, pubblicare, essere letti, è una forma di felicità? "E' una grande gioia e commozione. Non è una felicità.
In fondo scrivere un libro è liberarti di una parte di te stesso, è una soddisfazione, un piacere. Avere tutti questi lettori mi commuove, mi fa vivere, ma non è la felicità. Ho un'idea altissima della felicità, non è di questo mondo, è di un altro mondo da cui sono escluso perchè non credo. E' qualcosa che trascende noi stessi. E dura un attimo perchè non resisteremo di più, bruceremo come una falena" sottolinea Camilleri. Quanto a Montalbano: "è un uomo troppo concreto per credere alla felicità. Mi ha confessato che è stato felice una o due volte, sempre all'improvviso e non totalmente. Ha avuto l'idea di essere felice per tre quarti e l'altro quarto stava a guardare lui mentre era felice. E questo quarto di lui rovinava tutto il resto" ha spiegato tra le risa del pubblico. E i 9 milioni di spettatori della serie tv di Rai1, non lo fanno felice? "Sarei felice se si aprisse questo soffitto e scendesse un signore e mi dicesse: 'sono William Shakespeare, sa che il suo Montalbano mi piace proprio'. In realtà sono molto umile, ma è bello sognarlo".
Ormai cieco, Camilleri continua a scrivere: "scrivo sempre.
Sono un impiegato modello della scrittura". Ma prima di andarsene manifesta una sua preoccupazione: "l'umanità è su un crinale. Abbiamo scoperto la chiave di accelerazione del pensiero, ma basta un niente per sbagliare la gestione di queste invenzioni. La rete per il 90% è una fogna invece potrebbe essere il principio di conoscenza che andiamo da secoli cercando: condividere, non essere isole. Un passo avanti può essere un passo verso l'abisso o verso la vita. Per questo mi fa paura il futuro, per questa scelta. Siamo a una svolta epocale vera. Ne siamo messi alla prova in questi giorni, ma o ci si salva tutti uniti, in futuro, o non si salva nessuno". E, in futuro, "va messa in gioco anche la riunione della cultura occidentale e orientale" dice Camilleri che "ha creduto nello spazio collettivo della felicità. In quel milligrammo che ognuno di noi può portare, ma questi non sono i tempi" anche se "ho fiducia vera nelle qualità dell'uomo e della donna".
Mauretta Capuano
 
 

Edizioni Sabinae, 18.3.2018
“Bianco e Nero” – vol. 590 (2018)
Montalbano, mi ha confessato di essere felice mai totalmente
Rivista quadrimestrale del Centro Sperimentale di Cinematografia
Vol. 590 dedicato ad Andrea Camilleri
In allegato un Dvd con un’intervista a Camilleri curata da Felice Laudadio.
Isbn 978 8898 623 754

Il nuovo numero di “Bianco e nero”, rivista storica edita dal Centro Sperimentale di Cinematografia, è una ricognizione a 360 gradi nella vita e nell’opera di Andrea Camilleri, il più clamoroso caso editoriale italiano degli ultimi trent’anni. Insegnante al CSC, funzionario RAI, produttore di programmi mitici come “Il tenente Sheridan” e “L’ispettore Maigret”, registi di centinaia di programmi radiofonici, Camilleri pubblica nel 1994 (a 69 anni!) un romanzo presso l’editore Sellerio, “La forma dell’acqua”, in cui dà vita al personaggio del commissario Montalbano, attivo nell’immaginaria città siciliana di Vigàta. È un successo prima italiano poi planetario, che dà vita a una fortunatissima serie televisiva e fa di Camilleri un personaggio unico nel panorama della letteratura e della televisioni mondiali. “Bianco e nero” ospita interventi e interviste di numerosi amici e collaboratori di Camilleri (compresi i due attori che hanno dato volto a Montalbano, Luca Zingaretti e Michele Riondino), saggi su tutti gli aspetti della sua attività e una lunga intervista allo scrittore (scritta e video, con dvd allegato) realizzata dal presidente del CSC Felice Laudadio.
Con saggi di Carlo Lucarelli, Alfredo Baldi, Enrico Menduni, Cesare Biarese, Giovanni Capecchi, Giuseppe Fabiano, Giuseppe Marci, Marco Trainito, Alberto Anile, Cristina Bragaglia, Masolino d’Amico, Salvatore Silvano Nigro, Domenico Monetti.

 
 
 

Ragusa Oggi, 18.3.2018
Linea Verde dedicata alla provincia iblea, sulle tracce del commissario Montalbano. FOTO GALLERY

Sulle tracce del commissario Montalbano. Oggi su Raiuno, su Linea Verde Patrizio Roversi e Daniela Ferolla si sono calati nei panni del commissario Montalbano, per risolvere ognuno il suo giallo, proprio nella terra di Sicilia, nel ragusano, dove la fortunata serie di Rai 1 è ambientata.
Il viaggio di Linea Verde è partita da Ragusa Ibla, passando per Ispica e la sua cava, e poi chiudere a Modica.
Daniela Ferolla ha iniziato le sue indagini al Castello di Donnafugata, tra mito e leggende, sacro e profano, per ritrovare un antico tesoro perduto: la Capra d’oro del conte Cabrera. Qui ha raccolto indizi che la porteranno prima all’oro degli Iblei, il formaggio Ragusano Dop, e poi sul Monte Irminio.
Patrizio Roversi ha cercato invece di far luce sul giallo del pomodoro di Pachino Igp, scoprendo sulla scena del crimine (le serre), che qualcuno sta cercando di “farlo secco”. La sua indagine lo ha poi portato nella suggestiva Cava d’Ispica, e infine a Modica, la città fondata secondo la leggenda da Ercole, dove finalmente scoprirà il colpevole. Nel gran finale si è parlato di uno dei piatti più amati dal commissario di Camilleri: l’arancino e l’arancina, che Montalbano ama talmente tanto da sognarlo spesso anche sulla scena del crimine. Insomma una nuova occasione di grande promozione dedicata al pubblico televisivo.
Linea Verde è un programma di Camillo Scoyni e di Dario Di Gennaro, Lucia Gramazio, Marco Papola, Alessandro Piccioli e Yari Selvetella
Regia di Emilia Mastroianni
Produttore esecutivo Federica Giancola
 
 

Novaguide.gr, 18.3.2018
Inspector Montalbano
18 / 03 / 2018 | 21:00 Action24
Crime series - Ep. 25

Montalbano turns 50 years old and has no intention in succumbing to the power of mafia, politicians, judges or the media that try to turn the public against him.
 
 

CulturaMente, 19.3.2018
Libri e felicità al Parco della Musica
Si è chiusa la nona edizione di Libri Come, “Festa del libro e della lettura”, il cui tema quest’anno era “felicità”. Decine di presentazioni, incontri e conferenze su libri e felicità nella cornice di Auditorium Parco della Musica (Roma).

Una serie di libri sospesi si stagliano all’ingresso dell’Auditorium Parco della Musica, dove si è conclusa ieri la nona edizione di Libri Come (15-18 marzo 2018). Quattro giorni ricchi di incontri e di nomi di rilievo della scena letteraria contemporanea: Massimo Recalcati, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Michele Serra e tanti altri. Il tema di quest’anno, scelto per segnare i 40 anni dalla rivoluzione del 1968, è quello della felicità. Tramite i vari incontri si è provato a riflettere sul complesso rapporto tra letteratura e felicità, e delle varie definizioni che se ne possono dare. A riflettere su questo tema, nella giornata di ieri, sono stati fra gli altri Sandra Petrignani, Andrea Camilleri e i fumettisti Zerocalcare e Altan.
[...]
Come sono (stato) felice: Andrea Camilleri sulla felicità.
Marino Sinibaldi, giornalista e conduttore radiofonico, ha condotto una conversazione con il famoso romanziere siciliano Andrea Camilleri. Ha sollecitato lo scrittore affinché fornisse qualche pensiero sulla felicità. Camilleri, con molto umorismo, ha liquidato velocemente i pensieri dei filosofi sulla felicità, da Epicuro a Kant. Per gli scrittori, dice, la felicità è sempre al passato: è difficile descrivere la felicità quando la si prova. Confessa di aver trovato una bella definizione di felicità nella traduzione siciliana del Ciclope di Euripide ad opera di Pirandello – specialmente nella parte in cui il Ciclope descrive il suo rintanarsi a bere e a mangiare al riparo della caverna. Ma, continua Camilleri, la felicità è molto breve e molto casuale. Capita all’improvviso. Si abbandona al ricordo di quando per caso, in campagna, sentì un odore di citronella e pensò di essere felice. Rievoca i tempi in cui ha creduto genuinamente nella realizzazione della felicità negli idee del comunismo. Riflette infine su come l’uomo possa fare per trovare la felicità e su quali grandi strumenti possieda al giorno d’oggi per farlo. Purtroppo, però, le armi del progresso diventano spesso armi di distruzione e una potenziale felicità può tramutarsi in male.
[...]
Davide Massimo
 
 

TV Search - Search.ch, 19.3.2018
Il Commissario Montalbano - Una faccenda delicata

Descrizione
La Rai Radiotelevisione Italiana presenta Il Commissario Montalbano - Una faccenda delicata
 
 

Istituto Nazionale del Dramma Antico, 20.3.2018
Stamattina presentazione dei cast dei tre spettacoli
Si è svolta questa mattina nella sala Squarzina del Teatro Argentina di Roma la conferenza stampa per la presentazione del 54° Festival al Teatro greco di Siracusa, dei cast dei tre spettacoli, Eracle di Euripide, Edipo a Colono di Sofocle e I Cavalieri di Aristofane, e degli eventi speciali in programma fino al 18 luglio.
Chi volesse potrà visionare la Cartella stampa

Al teatro greco di Siracusa le rappresentazioni classiche diventano festival
La Fondazione Inda raddoppia le produzioni
Dal 10 Maggio – ‘Eracle’, Euripide – regia di Emma Dante
Dall’11 maggio – ‘Edipo a Colono’, Sofocle – regia di Yannis Kokkos
Dal 29 giugno – ‘I Cavalieri’, Aristofane – regia di Giampiero Solari
Sei produzioni, due serate uniche, imperdibili, e il ritorno delle ‘Rane’ di Aristofane arricchiranno il già prestigioso cartellone del Festival del teatro greco di Siracusa. Il 2018 segnerà dunque la nascita di un vero Festival del teatro antico, di respiro internazionale, al Teatro greco di Siracusa in occasione del 54° ciclo di rappresentazioni classiche. Uno sforzo produttivo inedito ed una nuova frontiera per il rilancio e la valorizzazione della tradizione e del potenziale della Fondazione Inda, che riparte dagli oltre 140 mila spettatori registrati nel 2017 e prosegue nella missione di proporre i testi classici attraverso uno sguardo contemporaneo. Un successo cresciuto di anno in anno che sarà testimoniato nel 2018 anche da un accordo con la Rai che sarà media partner della rassegna.
[…]
Il tradizionale cartellone di rappresentazioni classiche sarà affiancato da due eventi speciali. Sarà un appuntamento unico e ricco di contenuti e suggestioni ‘Conversazioni con Tiresia’ scritto e rappresentato da Andrea Camilleri appositamente per l’INDA e per il teatro greco di Siracusa, con la regia di Roberto Andò che andrà in scena l’11 giugno.
[…]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 20.3.2018
Siracusa, Pannofino protagonista, replica di Ficarra e Picone
Un testo di Camilleri su Tiresia a luglio [giugno, NdCFC] con lo scrittore al teatro greco, De Francovich sarà Edipo a Colono, la palermitana Roberta Caronia interpreterà Antigone

[...]
Una stagione nel segno delle novità a Siracusa. Oltre ai quattro spettacoli, il teatro greco ospiterà tre momenti di riflessione e spettacolo curati da Roberto Andò, direttore artistico della fondazione Inda. Il primo, l’11 giugno, con Andrea Camilleri. “Ho chiesto a Camilleri di scrivere un testo per Siracusa e lui ha accettato dedicando al teatro greco un’opera su Tiresia”. Camilleri sarà in scena sul palco antico, un “deus ex machina” della coscienza letteraria che parlerà di Tiresia, il vecchio indovino citato da Omero, dai tragici e ancora nella poesia del Novecento.
[...]
Isabella Di Bartolo
 
 

Tv Fanpage, 20.3.2018
Montalbano stravince anche in replica, in tv non c’era altro che potesse contrastarlo
Il Commissario Montalbano conquista il podio della prima serata anche in replica su Rai1. Merito anche di una contro programmazione che, spostata l’Isola al martedì visto il concorrente decisamente forte, non ha schierato niente che potesse contrastare le vicende del personaggio interpretato da Zingaretti. Ottimo, però, l’esordio in prima serata di Emigratis.

Andato in onda in replica, con l’episodio “Una faccenda delicata”, il Commissario Montalbano ha monopolizzato la prima serata televisiva del 19 marzo 2018. Le vicende del personaggio interpretato da Luca Zingaretti hanno appassionato 6.337.000 spettatori nel corso dell’episodio di ieri, permettendo a Rai1 di realizzare il 26.6% di share. Per la serie si tratta del solito straordinario successo, forte del sostegno di un pubblico fidelizzato negli anni. Montalbano giova, inoltre, di una contro programmazione che non ha opposto particolare resistenza, avendo già spostato l’Isola dei famosi al martedì.
[…]
Stefania Rocco
 
 

Tv Fanpage, 20.3.2018
Montalbano in “prima visione assoluta” ma è una replica, trucchetto o semplice errore Rai?
Piccolo inconveniente all’inizio della messa in onda di “Una faccenda delicata”, replica del Commissario Montalbano andata in onda il 19 marzo, su cui nei primi minuti è comparsa la scritta “prima visione assoluta”. Si tratta probabilmente di un errore semplice e banale, ma a voler essere malpensanti potrebbe trattarsi di una scaltra tecnica per attirare pubblico.

Il Commissario Montalbano continua a confermarsi uno dei prodotti televisivi Rai più amati e popolari, nonché apprezzati da un punto di vista letterario, della storia recente del piccolo schermo. Il personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri, interpretato sul piccolo schermo da Luca Zingaretti, è in grado di raggiungere risultati di ascolti in netta controtendenza con quella che sembra essere l'inesorabile e progressiva dispersione di pubblico delle reti generaliste nei confronti della vastità di canali tematici a disposizione per singolo spettatore. Record da 11 milioni di telespettatori se si tratta di episodi inediti, trasmessi in prima visione, numeri da capogiro anche se ad andare in onda sono puntate in replica, come accaduto con la puntata del 19 marzo. Non a caso la concorrenza di Canale 5 continua a fuggire dal confronto con la fiction di Rai1.
Ma i numeri esponenziali del Commissario Montalbano devo aver indotto Rai1 a uno scivolone, piccolo per la verità, che ha suscitato la curiosità di alcuni telespettatori. Per alcuni minuti della messa in onda dell'episodio dal titolo "Una Faccenda Delicata", infatti, è comparsa in sovrimpressione la scritta "prima visione assoluta", utilizzata ovviamente per quei programmi che vanno per la prima volta in onda in televisione. Peccato che, come specificato precedentemente, si trattasse di un episodio di Montalbano in replica, già trasmesso in passato.
Sarebbe del tutto plausibile derubricare la questione a un banale, piccolo errore di distrazione, considerando peraltro che la scritta è sparita pochissimi minuti dopo (c'è chi sui social ha commentato "leggono Twitter, scritta scomparsa"). Ma siccome una dose minima di complottismo quotidiano fa bene all'organismo, si potrebbe anche pensare nell'utilizzo furbo di una scritta in sovrimpressione capace di attrarre l'attenzione di quei telespettatori più ingenui e mossi da una passione sfrenata per le vicende del commissario Montalbano.
Andrea Parrella
 
 

Teatro Fabrizio De Andrè, 21.3.2018
21:00 a 23:00
Promo Music-Corvino Produzioni
Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano
Comune di Caltanissetta
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine
e con Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e con i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
Regia Giuseppe Dipasquale
Scene Giuseppe Dipasquale
Musiche originali Mario Incudine e Antonio Vasta
Costumi Elisa Savi
Luci Gianni Grasso

Il Casellante è uno dei libri più divertenti e struggenti di Andrea Camilleri. Ambientato in Sicilia, è la storia di una metamorfosi e un racconto emblematico di un modo di essere e di ragionare.
Camilleri si muove tra realtà e fantasia, creando grazie alla sua maestria narrativa una vicenda simbolica che disegna i tratti di una Sicilia antica e moderna, comica e tragica, ad un tempo ferocemente logica e paradossale.
È un racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta, scritto nella lingua personale, originale e sperimentale di Camilleri, divenuta ormai
familiare al pubblico dei lettori e degli spettatori televisivi. Una musicalissima e gustosa sinfonia di parlate, tra termini di nuovo conio e modi di dire tratti dal dialetto e rielaborati in chiave colta.
SPETTACOLO IN ABBONAMENTO
 
 

Cinema Teatro San Rocco, 22-23.3.2018
Produzione Promo music- Corvino produzioni
Musiche dal vivo con Antonio Vasta e Antonio Putzu
Musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta
Scene Giuseppe Dipasquale
Costumi Elisa Savi
Luci Gianni Grasso
La canzone “La crapa avi li corna” è di Antonio Vasta;
Regia Giuseppe Dipasquale;
Interpreti Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine con Sergio Seminara, Giampaolo Romania
Il casellante
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale

Il casellante è tratto dal romanzo di Andrea Camilleri (Sellerio editore), ed è uno dei libri più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto “mitologico”.
Dopo “Maruzza Musumeci” e prima de “Il sonaglio”, l’opera disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de “Il birraio” di Preston, “La concessione del telefono”, che insieme a “La cattura”, “Troppu trafficu ppi nenti”, “La Signora Leuca”, “Cannibardo” e la “Sicilia” costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, Camilleri e Dipasquale tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura tratta dai racconti del popolare scrittore siciliano.
Affogato nel mondo mitologico di Camilleri, costellato di personaggi reali fantasiosamente trasfigurati, “Il casellante” è una metamorfosi che passa attraverso il dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche una narrazione in musica divertita e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Personale, originalissima e sperimentale, la lingua di Camilleri calca e ricalca, in una teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa “sicilitudine”, tra neologismi e modi di dire mutuati dal dialetto e rielaborati in chiave colta.
Ha debuttato al 59mo festival dei Due Mondi di Spoleto nel giugno 2016, il pubblico del teatro San Nicolò ha applaudito con calore tutta la compagnia e specialmente Moni Ovadia, disinvolto nel passare dal ruolo centrale di narratore a ruoli secondari come quelli della buffa mammana, del giudice e del barbiere, Valeria Contadino, intensa Minica, e Mario Incudine, al cui estro compositivo si devono le incalzanti musiche di scena.
Durata dello spettacolo: un’ora e quarantacinque minuti piu` quindici di intervallo
 
 

Il Giornale, 22.3.2018
«È il più odioso di tutti i peccati Solo i ricchi possono permetterselo»
Lo scrittore, osservatore attento del costume, parla del più fastidioso dei vizi: «Deriva dalla superbia, e dalla paura di perdere ogni cosa»

Il fatto è che Gaetano Cappelli non è solo uno scrittore, ma un fenomenologo del costume, come dimostra il suo ultimo Quanto sei cool (Sonzogno), «piccola guida ai capricci del gusto» che - scritta da un esteta che gira in Jaguar e dice di sé (citiamo dal profilo Twitter «Scrivo storie per chi non si accontenta di una vita sola» è una garanzia di rivelazioni su noi stessi e le nostre griglie comportamentali. Ecco perché l'avarizia, tra i vizi capitali più complessi, merita la sua analisi lucida ed elegante.
[…]
Un avaro locale?
«Un paio di anni fa fu trovato un clochard a Milano, Walter: amava leggere i libri di Camilleri. Ex barista che aveva perso il lavoro, si era lasciato con la moglie ed era finito in strada: la sua foto diventò virale e l'immensamente ricco Camilleri disse: Gli regalo i miei libri. Come Maria Antonietta: Hanno fame? Mangino brioche!. Il povero Walter - non so se sia sopravvissuto altri due anni all'addiaccio rispose: Grazie per i libri, ma il problema è che io non ho una casa. Un apologo che spiega anche la scoppola alla sinistra alle elezioni: l'avarizia ti distanzia tanto che non riesci più a capire situazioni basilari e bisogni delle persone».
[Molto probabilmente se Camilleri avesse detto “Gli regalo una casa” sarebbe stato tacciato di superbia, NdCFC]
[…]
Stefania Vitulli
 
 

Papel en blanco, 23.3.2018
A la venta ‘La pirámide de fango’, el nuevo caso del comisario Montalbano
La pirámide de fango. Andrea Camilleri. Salamandra, 2018. Rústica. 224 pgs. 17€

Esta semana se ponía a la venta La pirámide de fango, de Andrea Camilleri, una nueva entrega de la serie sobre el comisario Salvo Montalbano, que se enfrenta a un caso ligado a la corrupción política en las adjudicaciones de obra pública. Ya la tenéis disponible en las librerías.
En La pirámide de fango, el comisario Montalbano, muy afectado por la muerte del joven François, y mientras intenta asimilar lo que esta pérdida significa para Livia y para él, tiene que sobreponerse al cansancio y al desánimo antes de enfrentarse a un caso ligado a esa lacra que, por desgracia, tanto abunda en el mundo de hoy: la corrupción política en las adjudicaciones de obra pública.
Como si el tiempo y el paisaje reflejaran ese estado de ánimo del comisario, una lluvia pertinaz y copiosa cae sobre Vigàta e inunda sus calles y sus campos. En un solar abandonado, que el agua ha transformado en un lodazal, el cadáver del joven contable Giugiù Nicotra aparece con un disparo en la espalda. La investigación del asesinato exige todo el ingenio de Montalbano y sus ayudantes, y a medida que el comisario va aclarando el enigma, surge otro tipo de fango, el de los favores, las contratas amañadas y las concesiones fraudulentas. Montalbano no está dispuesto a mirar hacia otro lado y, fiel a su carácter, no cejará hasta llegar al fondo de la cuestión; sin embargo, hay algo que no encaja: ¿por qué la víctima se arrastró para morir dentro de un tubo de canalización del agua?
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 24.3.2018
Porto Empedocle: lutto nel mondo della cultura
Morto Gaglio, amico di Camilleri

Porto Empedocle. “Tu avrai successo. Scrivi e lascia perdere gli amici!”. Così aveva suggerito, in gioventù, ad Andrea Camilleri l'amico di sempre Alfonso Gaglio, l'intellettuale di cui si sono svolti ieri pomeriggio nella Chiesa Madre di Porto Empedocle i funerali. Amico e compagno di scuola del papà del Commissario Montalbano, Alfonso Gaglio si è spento ultranovantenne nella sua Porto Empedocle, la celebre Vigata dei romanzi di Andrea Camilleri. Proprio in via La Porta nei pressi del porto i due, avevano trascorso insieme gli anni migliori della loro adolescenza, fantasticando su ciò che avrebbe riservato loro il futuro. Personaggio tra i più influenti della cultura empedoclina, avvocato e docente, Alfonso ha dedicato la sua esistenza all'insegnamento, al teatro e successivamente alla scrittura. In gioventù, nel periodo del dopoguerra, aveva fondato la Compagnia filodrammatica composta dal gruppo di amici, che mise in scena tra gli altri, anche i primi testi teatrali scritti da Andrea. Il rapporto intenso tra i due era proseguito anche quando Camilleri si trasferì a vivere a Roma e scelse di frequentare l'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico mentre Alfonso Gaglio preferì rimanere in Sicilia e dopo aver esercitato la professione forense si dedicò all'insegnamento della lingua francese nelle scuole superiori. Periodicamente, al rientro di Andrea Camilleri a Porto Empedocle, i due amici coglievano l'occasione per rivedersi e ricordare i bei tempi andati. Con la morte di Alfonso Gaglio se ne va una parte storica e fondamentale del tessuto culturale della cittadina empedoclina. Alfonso Gaglio negli anni pubblicò vari libri di narrativa tra cui "Terese era velata", "L'altro" del 1998 (edito da L'autore Libri Firenze con postfazione di Andrea Camilleri) e un saggio dal titolo "Allena il cervello". Non ultima va ricordata l'antologia "Racconti di mare", un volume illustrato che venne presentato nel 2005 a bordo della motonave "Laurana" della Siremar nel porto empedoclino. Numerosi altri suoi racconti tra cui "Discorso di un trapassato", "Il divertimento", "Tra vestiti che volano" e "Memoria di Sicilia" hanno sempre catalizzato l'attenzione e l'interesse dei suoi affezionati lettori. In tutti i suoi scritti viene sottolineato il forte radicamento per la terra di Sicilia, ed in particolare l'amore per la cittadina di Porto Empedocle. Alfonso Gaglio, un uomo colto e dal temperamento mite era solito isolarsi per scrivere i suoi testi, con lo sguardo fisso sul mare e verso l'orizzonte.
Maria Rosso
 
 

AgrigentoOggi, 24.3.2018
Morto l’avvocato Alfonso Gaglio, l’amico di sempre di Andrea Camilleri

Porto Empedocle. Se n’è andato in punta di piedi Alfonso Gaglio, 94 anni, storico pilastro della cultura empedoclina e della terra dei Templi. Intellettuale colto, moderato, intelligente, fu fin da ragazzo amico di Andrea Camilleri con cui rimasero in buoni e intensi rapporti, anche negli anni della vecchiaia. Erano gli anni del fascismo quando un gruppo di ragazzi della borghesia, si innamorava della cultura riuscendo negli anni seguenti del primo dopoguerra a raggiungere traguardi importanti.
I nomi dei ragazzi di questa comitiva erano: Ciccio Burgio e Alfonso Burgio, Peppe Fiorentino, Aldo Sinesio, Nené Camilleri ed infine lui Alfonso Gaglio.
Dopo il liceo, Alfonso divenne un avvocato, ma preferì in vita vivere facendo l’insegnante di francese restando nella sua Porto Empedocle, a differenza di Andrea che invece lavorò nel campo teatrale e poi in RAI a Roma.
La Porto Empedocle divenuta conosciuta negli ultimi anni con il letterario nome di Vigata, era nel dopoguerra destinata a vivere un boom economico straordinario grazie alla nascente industria chimica, legata alla nascita dello stabilimento Montecatini prima e della Cementeria dopo.
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Ai suoi funerali erano presenti il sindaco di Porto Empedocle Ida Carmina e quello di Agrigento Lillo Firetto, entrambi da sempre in rapporti cordiali con l’intellettuale scomparso.
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Lillo Firetto ha invece ricordato come sia stato proprio Gaglio a presentargli Andrea Camilleri, quando era ancora appena un ragazzo.
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Alfonso Gaglio fu autore di numerosi scritti e poesie, inoltre con prefazione di Andrea Camilleri scrisse insieme a Gigi Montagna e Francesco Augello “Theresa era velata” un romanzo intrigante.
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Paolo Picone
 
 

Grandangolo Agrigento, 24.3.2018
Agrigento, morto l’avvocato Alfonso Gaglio, Firetto: “Mi è stato molto caro”

Lutto nel mondo della cultura agrigentina. A darne notizia lo stesso sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook: “Ci ha lasciato l’avvocato Alfonso Gaglio. Fine intellettuale e da sempre punto di riferimento della vita culturale, aveva condiviso gli anni giovanili con Andrea Camilleri fondando una compagnia filodrammatica e mettendo in scena i primi testi teatrali. Per un certo periodo aveva svolto attività forense alternandola con l’insegnamento della lingua francese nelle scuole superiori. Autore di saggi e di testi di narrativa, amava il paese dov’era nato e dove ha vissuto fino alla fine dei suoi giorni.
Uomo colto e mite proprio in qualità di amico d’infanzia, era stato intervistato da Teresa Mannino in relazione ad un documentario della Rai su Andrea Camilleri. Condusse importanti battaglie civili per il diritto all’acqua che negli anni 80 ‘ era erogata a turni di oltre 15 giorni. Animo’ la vita culturale con forte tensione morale. Mi è stato molto caro”.
 
 

l'Adige, 24.3.2018
Vai a teatro? In regalo un libro di Camilleri

Da anni Leonardo Franchini , regista, sceneggiatore, autore, direttore artistico, ha un chiodo fisso: portare la gente a teatro, o anche portare il teatro alla gente.
E così dopo aver promosso con la sua «Compagnia dell’attimo» tutta una serie di iniziative, ora è riuscito in un’impresa davvero interessante: un libro di un autore molto importante (Andrea Camilleri), edito da una casa editrice di prima grandezza (la Sellerio di Palermo), in regalo a tutti gli spettatori che si recheranno il prossimo 13 aprile alle 20.45 allo Smart Lab per assistere allo spettacolo «Mi no me som notà».
Ma il nobile intreccio letteratura-teatro non si ferma qui: in occasione dell’avanspettacolo, ovvero quel prologo che in passato veniva focalizzato su temi leggeri e comici, la compagnia teatrale presenterà in maniera estremamente divertente un secondo libro, ovvero «Stella o croce» di Gian Mauro Costa, sempre edito da Sellerio.
«È un buon affare - scherza Franchini -: l’ingresso costa 10 euro, ma si riceve in regalo un libro di qualità che ne vale 14». Il libro di Camilleri che verrà donato agli spettatori è «Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta», raccolta di racconti pungenti e godibili narrati con maestria e delicatezza dal grande autore siciliano.
La strana collaborazione tra «La compagnia dell’attimo» e Sellerio è nata, come spesso accade, per un colpo di fortuna.
«Avevo contattato la ditta Igf di Aldeno - racconta il regista - per chiedere loro se per caso avessero dei volumi non più commerciabili da regalare per promuovere la diffusione del teatro, e proprio in quel momento Antonio Sellerio in persona, che era ad Aldeno, ha sentito per caso della mia telefonata. Così Igf mi ha messo in contatto con l’editore e da lì è partita la cosa: non solo Sellerio era disposto a regalarmi dei volumi, ma mi dava quelli di uno dei loro autori più apprezzati, Andrea Camilleri». Igf è una legatoria che ha in carico la realizzazione di un’enorme mole di di libri e brochure, e da anni si occupa di Sellerio: quest’ultima ha la sua stamperia di fiducia, ma poi ricorre ad Igf per la legatura dei testi.
«Ad Antonio Sellerio è piaciuta questa iniziativa - riprende Franchini - di promuovere teatro e letteratura, e speriamo davvero che l’idea sia gradita ai nostri spettatori: certo è un esperimento, ma i presupposti perché diventi un nuovo modo per fare cultura ci sono. Vedremo come va».
Lo spettacolo in scena allo Smart Lab il prossimo 13 aprile racconta di un ragazzo che ha 18 anni nel 1914, e viene arruolato tra i Kaiserjager e deve partire per la guerra: si riesce a salvare ma viene fatto prigioniero in Russia. Si tratta di un testo intenso basato su storie vere: il soggetto è dello stesso Franchini, la regia è di Gabriella Pedrai, in scena Mauro Bandera, Mara Benedetti e Manuela Maffei.
La «Compagnia dell’attimo» non è nuova a exploit del genere: cinque anni fa aveva lanciato l’idea, in collaborazione con Marsilli, di regalare un etto di prosciutto ad ogni spettatore, mentre in occasione dello spettacolo «Bignè alla crema» a chi veniva a teatro veniva dato il buono per un dolce.
«La nostra forza - aggiunge Franchini - è quella di coinvolgere il maggior numero di persone: ecco perché vogliamo presentare i nostri spettacoli anche nei luoghi più lontani, andiamo ovunque e anche se ci teniamo alla qualità costiamo poco: ricordo una serata a Mama d’Avio in una sala della parrocchia e in un paese di 89 abitanti, abbiamo avuto 56 persone a teatro. Tutti entusiasti».
 
 

Centro Culturale Chiasso, 24.3.2018
Il Casellante
20.30
di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale
con Moni Ovadia Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
musiche dal vivo Antonio Vasta e Antonio Putzu
regia Giuseppe Dipasquale
produzione Promo Music – Corvino Produzioni, Centro d’Arte Contemporanea Teatro
Carcano, Comune di Caltanissetta
dal romanzo di Andrea Camilleri, Sellerio Editore – Palermo

Il Casellante è, fra i libri di Andrea Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto “mitologico”. Dopo Maruzza Musumeci e prima de Il sonaglio, l’opera disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale a un tempo.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, Camilleri e Dipasquale tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura tratta dai racconti del popolare scrittore siciliano.
 
 

Teleblog, 24.3.2018
L’isola dei famosi, aumentano ancora le puntate fino al 20 aprile: la Rai piazza Montalbano

[...]
UPDATE: secondo ultime indiscrezioni la Rai sarebbe già pronta a correre ai ripari spostando l’inizio della Corrida al 13 aprile o addirittura per fine aprile, sembra che per venerdi 6 aprile sia già in programma l’ennesima replica de Il commissario Montalbano che ormai è diventato il tappabuco della Rai come Il segreto per Canale 5.
 
 

Grandangolo Agrigento, 25.3.2018
Onore ad Alfonso Gaglio, scrittore che immaginò il “Pirandello dopo”

Probabilmente era l’ultimo amico rimasto ad Andrea Camilleri.
Alfonso Gaglio è stato uno scrittore “essenziale” e appartato. Lo conobbi tanti anni fa quando insieme a lui e Rosetta Romano, Alfonso Gueli, fondammo il mensile “Proposta” che riuscì a sopravvivere circa otto anni, durata azzardatissima per un giornale locale che pagò la sua libertà cambiando tre tipografie che gentilmente declinavano l’invito e non perché non fossero pagate. Gaglio fu sempre uno strenue sostenitore del giornale edito dalla Cooperativa “Teorema”, scrisse poche volte e volle che la cooperativa presentasse ad Agrigento il primo libro di Andrea Camilleri che allora confessò: ”L’editore mi ha stampato un migliaio di copie e tocco il cielo con un dito”. Durante l’intervista, nel mio documentario su Andrea Camilleri, si commosse fino alle lacrime rimembrando la loro adolescenza e preoccupato per l’amico Andrea che ritardava la telefonata.
[...]
Diego Romeo
 
 

ITA "V. Emanuele II" - Catanzaro, 26.3.2018



Il fenomeno Camilleri
Incontro con Milly Curcio e Luigi Tassoni a proposito del volume
"I fantasmi di Camilleri"
a cura di Milly Curcio edito da L’Harmattan
Saluti del Dirigente, Dr. Vito Sanzo
modera: Tiziana Mazza
Lunedì 26 marzo
Ore 9:00 - Sala conferenze ITA
 
 

Catanzaroinforma.it, 26.3.2018
Scuola e università
'I Fantasmi di Camilleri' presentato all'ITA 'V. Emanuele II'
Il volume scritto a 10 mani da altrettanti autori europei, prosegue il suo tour tra i lettori

"I Fantasmi di Camilleri", volume scritto a 10 mani da altrettanti autori europei, prosegue il suo tour tra i lettori: questa mattina è stata la volta dei ragazzi dell'Istituto Agrario di Catanzaro, che hanno partecipato all'incontro con grande attenzione ed entusiasmo.
Luigi Tassoni (tra gli autori del libro) e Milly Curcio (curatrice) hanno incontrato alcune tra le seconde e terze classi dell'ITA V. Emanuele II nell'aula conferenze dell'istituto. L'incontro è stato coordinato dalla docente Tiziana Mazza.
Tassoni, che dirige il Dipartimento di Italianistica all'Università di Pécs, ha spiegato anzitutto come è nata l'idea di raccogliere gli scritti di dieci autori diversi, dieci studiosi provenienti da differenti Paesi europei, in un unico volume, curato con grande dedizione da Milly Curcio.
"Quando Camilleri ha compiuto 90 anni, all'Università di Pécs dove ho creato una sorta di "base" dell'italianistica avendo allevato molte generazioni di italianisti, abbiamo deciso di istituire dei seminari dedicati, che si sostanziano in un confronto diretto tra studiosi e studenti che elaborano delle idee da mettere in circolo. -ha detto Tassoni- I seminari di Pécs, che ormai esistono da 24 anni come Seminari Internazionali e Interdisciplinari, si sono arricchiti del tema camilleriano: abbiamo così sperimentato la disponibilità di occuparci di Camilleri in un certo modo, che servisse sopratutto ai nuovi lettori, convogliando il frutto dei nostri seminari in un libro scritto in gran parte in modo accessibile sopratutto per i più giovani e non avanzati nella "fatica" della lettura".
"Ci siamo accorti che la maggior parte della gente, avendo seguito "a scia" il successo di Camilleri in tv, ritiene di sapere di cosa parlano i suoi romanzi -ha detto ancora Tassoni- Invece c'è una grande differenza tra la scrittura televisiva e quella narrativa, ed è bene mantenerne le differenze. La televisione è uno strumento potentissimo, un grande contenitore di sapere che bisogna sapere utilizzare. Se ad esso associate la vostra possibilità di accesso ai social network ed all'enciclopedia virtuale data dalla rete, avete davanti una mappa straordinaria di tutto".
"Questo libro non è una semplice raccolta di saggi, nasce invece per essere utilizzato come chiave di lettura utile ad entrare in alcuni percorsi ed anche in alcuni argomenti del nostro presente, pur provenendo da tematiche storiche. Camilleri ha scritto i suoi romanzi storici per aiutarci a comprendere la differenza tra noi e ciò che viene prima di noi".
Infine Tassoni ha motivato gli studenti alla lettura, attività da praticare in maniera costante e irrinunciabile per un'esistenza appagante.
"L'ideale di civilità che potremmo insieme ricostruire sulle macerie di quella presente è basato sul fatto che ciascuno di voi, oltre a scegliere mestieri e professioni dei più diversi, potrà trovare la felicità soltanto nel conservare per sé una base solida, costituita da ciò che leggete, ascoltate e guardate. La lettura è un elemento irrinunciabile, qualsiasi cosa facciate nella vita: non è idealistico pensarlo."
L'incontro è terminato con una disamina di alcuni dei temi camilleriani a cura di Milly Curcio, in risposta alle svariate domande degli studenti.
 
 

Il Sole 24 Ore, 26.3.2018
Scrittori-detective
Il commissario Sciascia
Leonardo Sciascia, Il metodo di Maigret e altri scritti sul giallo, a cura di Paolo Squillacioti, Adelphi 2018, pagg. 192, € 13,00

Il commissario Montalbano, disegnato dalla penna di Andrea Camilleri, è personaggio di buona cultura cinematografica e letterararia. Ha visto i film che è necessario vedere. E ha letto i libri che ogni buon lettore ha l’obbligo di leggere. Fra gli scrittori che più gli sono congeniali, ha una preferenza particolare per Leonardo Sciascia. Ha letto i suoi romanzi. Li ha quasi studiati. Li consulta mentalmente mentre procede nelle sue indagini. Ha però un rammarico. Sciascia è senz’altro un grande scrittore. Ma lui l’avrebbe voluto avere accanto come collega, come commissario. Ha una sua teoria, in proposito. E non esita a formularla. Dice: «Leonardo Sciascia, se invece di fare il maestro elementare avesse fatto un concorso nella polizia, sarebbe diventato meglio di Maigret e di Pepe Carvalho»; meglio di un personaggio di Simenon; meglio di un personaggio di Manuel Vázquez Montalbán. Sarebbe stato la sintesi geniale di due supremi maestri dell’investigazione. Sembra un gioco, l’ipotesi di Montalbano. Ed è invece un elogio allo scrittore Sciascia che nelle sue opere (anche in quelle di erudizione storica, giocate tra documento e ironia) si è avvalso della tecnica del romanzo poliziesco, della sua «forma» (di «rompicapo», di «puzzle» o «cruciverba narrativo»), della sua disciplina. E, come scrittore, ha fatto suo il ruolo del detective; guardando al modello Maigret («mi pare di avere qualche tratto di Maigret; il colpevole non mi interessa», ha scritto, «ma mi interessa invece studiare una situazione, un “contesto”»): e al modello Simenon, che ha «assunto in prima persona» il «ruolo di Maigret» («e si identificano a tal punto, personaggio e autore, che del metodo di indagine di Maigret si può dire la stessa cosa che per il modo di scrivere di Simenon»).
Sciascia aveva obliqua vocazione a essere scrittore saggista. Ha più volte dichiarato: «Credo di essere saggista nel racconto e narratore nel saggio. Dirò di più: quando mi viene un’idea di qualcosa da scrivere, breve o lunga che sia, non so in prima se mi prenderà la forma del saggio o del racconto. Persino Il Consiglio d’Egitto, che è forse il mio libro più raccontato, è in effetti un saggio». E anche in questa propensione, che identifica saggio e racconto sul crinale dei processi mentali dell’investigazione, c’entra il «giallo», se si pensa alle amate finzioni di Borges: «Filologiche e filosofiche indagini, misteriose ricostruzioni di dissepolti frammenti della storia e del pensiero umano», tanto che «si capisce benissimo la tendenza di Borges a fare il racconto poliziesco: con una capacità tecnica da disgradare qualsiasi mestierante del genere giallo, ma giocando con una materia filologica, di apocrifa filologia, invece che con una materia propriamente criminale». Persino i lettori di romanzi gialli devono, secondo Sciascia, tendere alla filologia. «I buoni lettori del “giallo”» dovrebbero essere di «natura filologica», in modo da esercitare tale inclinazione «nella lettura di libri simili». E in questa sua idea, Sciascia trovò un complice inaspettato in Giorgio Manganelli (lettore di Borges). Manganelli recensì nel 1962 (come anche Sciascia, nello stesso anno) la Breve Storia del Romanzo Poliziesco del filologo Alberto del Monte. Scrisse: «Il romanzo giallo … quello che, inaugurato da Poe, culmina in Conan Doyle, Edgar Wallace, Agatha Christie, soddisfa in primo luogo il filologo che è in noi: il nostro amore per le cose trascurabili che sospettiamo piene di senso; l’idea, solenne e puerile, che l’universo sia colmo di frammenti di significato, che l’occhio esercitato ricostruisce su esilissimi indizi. La filologia, che da una parte confina con la criminalità rettamente intesa, dall’altra si arroventa fino a sfiorare i sobborghi della teologia. Nel romanzo poliziesco, l’opera del criminale trova intoppo nell’opposta azione di altro, non meno astratto filologo: il detective. Rappresentanti del bene e del male, della ragione e della follia, essi recitano una farsa, una tragedia mitologica: non altro è il senso di quella mirabile unità di spazio, luogo ed azione che, tramite le dotte mani di Aristotele, Eschilo ha consegnato ad Agatha Christie».
Del resto, in questa raccolta di articoli, note e saggi di Sciascia dedicati ai romanzi gialli, mirabilmente curata da Paolo Squillacioti, ottimo filologo detective, per ben due volte è citato il saggio del poeta W. H. Auden, La parrocchia delittuosa. Osservazioni sul romanzo poliziesco. Sciascia dichiara d’averlo letto su un numero della rivista «Paragone»: del dicembre 1956, aggiungiamo, e nella traduzione di Giorgio Manganelli. Ed è dalle pagine di Auden che Sciascia declina il suo «vizio» di lettore di romanzi polizieschi, e la convinzione che queste opere appartenenti alla letteratura «plebea», come diceva Savinio, che questi libri da leggere in treno, e lì dimenticarli, avevano molto da insegnare sulla «magia» della tecnica narrativa: «tecnica affascinante», sottolinea in un articolo del 1954, «che ha dato al romanzo contemporaneo un notevole apporto: dai divertimenti di un Crommelynck, di un Gadda, di un Soldati ai gialli teologici di Graham Greene»; e, in un altro articolo di un anno prima, aveva evidenziato come Hammett avesse avuto «un’influenza notevole» su Hemingway, come la tragedia greca fosse giunta a Faulkner «attraverso la mediazione di O’Neill», come Cain fosse indebitato con il giallo «non soltanto in senso tecnico».
Sciascia considerava I fratelli Karamazov e Delitto e castigo di Dostoevskij i due più grandi romanzi polizieschi della letteratura universale. E inneggiava a Gadda che, con Il pasticciaccio brutto de via Merulana aveva scritto «il più assoluto “giallo” che sia mai stato scritto, un “giallo” senza soluzione, un pasticciaccio. Che può anche essere inteso come parabola, di fronte alla realtà come nei riguardi della letteratura, dell’impossibilità di esistenza del “giallo” in un paese come il nostro: in cui di ogni mistero criminale molti conoscono la soluzione, i colpevoli –ma mai la soluzione diventa “ufficiale” e mai i colpevoli vengono … assicurati alla giustizia».
Il metodo di Maigret è, nel suo essere una raccolta di brani sparsi e dispersi, un libro «inventato» dall’editore. Un regalo ai lettori. Un omaggio all’autore che, da parte sua, si divertiva, in questo darsi alla passione gialla, mantenendo sempre un mezzo sorriso sulle labbra, tra una stoccata politica e un’invettiva civile. Sciascia avrebbe voluto scrivere il libro alla maniera dotta, sulfurea e suggestiva di Mario Praz. E pubblicarlo come fosse un’appendice al celebre La carne, la morte e il diavolo.
Salvatore Silvano Nigro
 
 

TGR Sicilia, 26.3.2018
Come parliamo è la nuova campagna sociale della Tgr
La lingua e i dialetti: l'Università di Palermo rilancia la legge per tutelare il siciliano.
Cliccare qui per vedere il servizio
Loredana Cacicia
 
 

Teleblog, 27.3.2018
Ascolti tv 26 marzo: ottimo Montalbano e i programmi dedicati a Fabrizio Frizzi

Giornata triste quella di ieri segnata dalla notizia della morte prematura di Fabrizio Frizzi, anche i palinsesti, soprattutto Rai si sono modificati per rispetto e per ricordare il famoso conduttore amatissimo da tutti. Montalbano ottiene ottimi ascolti come sempre, bene anche i programmi Rai dedicati a Frizzi.
Ascolti tv prima serata
Rai1 Il Commissario Montalbano – La Piramide di fango, in onda dalle 20.47 alle 22.48, ha registrato 6.448.000 spettatori pari al 24.3% di share.
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Roma), 27.3.2018
Civita Castellana, le quattro giornate della legalità
“E’ arrivata l’ora legale” è il titolo della rassegna di film e di incontri con giornalisti sotto scorta, personaggi letterari, uomini di legge e narratori moderni

[...]
Venerdì 6 aprile, sarà la volta dello straordinario regista de Il Commissario Montalbano, la serie televisiva più amata dagli italiani. Alberto Sironi, l’uomo che ha portato sullo schermo il commissario di Camilleri spiega agli studenti chi è Salvo Montalbano. Durante l’evento dal titolo “Legalità ed Etica: Montalbano, un eroe alla ricerca della verità e della giustizia” verrà proiettato il film “La gita a Tindari”.
[...]
 
 

TGR Sicilia, 28.3.2018
Il siciliano, lingua illustre
Dal trecento arriva a Buttitta ed a Camilleri. Un dialetto comprensibile che si tramanda dai nonni ai nipoti.
Cliccare qui per vedere il servizio
Simona Tanzini
 
 

 


 
Last modified Saturday, August, 03, 2019