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RASSEGNA STAMPA

FEBBRAIO 2020

 
BlogSicilia.it, 1.2.2020
“Autodifesa di Caino”, il dialogo di un non credente con Dio nel primo libro postumo di Andrea Camilleri
La recensione

Dopo “Conversazione su Tiresia”, Andrea Camilleri avrebbe dovuto rappresentare il monologo “Autodifesa di Caino”. Lo avrebbe dovuto mettere in scena il 15 luglio dell’anno scorso alle Terme di Caracalla. Come è noto, la malattia e la lunga agonia glielo ha impedito.
L’estate scorsa lo scrittore di Vigata, rectius Porto Empedocle, ci ha lasciato rimanendo nei tantissimi suoi lettori, oltre la tristezza che accompagna ogni scomparsa, l’amarezza di non poterlo più seguire nelle sue numerose e puntuali offerte editoriali.
La Sellerio ha però voluto pubblicare la sua “Autodifesa di Caino” (81 pagg., 8 euro) con una nota dell’editore, nella quale si legge: “L’’Autodifesa di Caino’, questo monologo che è un interrogarsi sul male, è il primo libro di Andrea Camilleri che pubblichiamo dopo la sua morte. Ed è per noi quindi il primo che egli non ha potuto vedere stampato. In esso, per come è ideata e compiuta l’opera, il lettore sentirà risuonare la sua voce”.
Ed è vero, leggendo “Autodifesa di Caino”, si ha la sensazione di sentirla, quella voce rauca, provata dalle troppe sigarette, per nulla stanca. Ed anche di vederlo, Camilleri col suo faccione bonario, illuminato dall’intelligenza e dal buon senso.
In “Autodifesa di Caino” Camilleri, indifferente alla narrazione biblica, si riallaccia a taluni vangeli apocrifi e riecheggia il “Caino” di Bayron e le versioni teatrali e letterarie dei premi Nobel Fo e Saramago.
In più, Camilleri s’identifica con Caino, per quanto ciò possa apparire paradossale e provocatorio. Vi s’identifica – e da qui il titolo “Autodifesa” e la volontà di essere lui la voce recitante, così come lo era stato per “Conversazione su Tiresia” – perché in Caino Camilleri vede l’uomo.
L’uomo che ha in sé il male e la consapevolezza della scelta. Caino, secondo la finzione letteraria dello scrittore siciliano, uccide Abele perché da lui aggredito, per autodifesa. Caino, secondo Camilleri, si comporta come si sarebbero comportati tutti gli esseri umani, o la maggior parte di essi. Perciò la sua demonizzazione è un’ingiustizia alla quale Camilleri reagisce come a tutte le ingiustizie.
Il monologo è divertente, come di regola le opere di Camilleri, e, nello stesso tempo, è ricco di citazioni letterarie e di riflessioni sulla natura umana. Detto in soldoni, il messaggio che Camilleri vuole lasciarci con “Autodifesa di Caino” è che l’uomo ha dentro di sé il bene e il male e che ogni visione manichea della realtà è fuorviante. “Autodifesa di Caino” si può leggere pertanto come un testamento contro il dogmatismo e contro ogni visione dell’universo antropologico settaria e unilaterale.
Ma in “Autodifesa di Caino” si può smascherare anche altro: il dialogo di un non credente con Dio. Un dialogo che non si esaurisce nella mera contrapposizione: Camilleri leggeva i vangeli e in essi trovava non solo motivi di grande interesse, ma anche una forza salvifica alla quale appellarsi.
In fondo, come è stato notato, anche il più impenitente “ateo” non riesce a sottrarsi, specie nei suoi ultimi anni, a un bisogno insito negli uomini: la ricerca di Dio.
Infine, una considerazione. Con gli ultimi suoi monologhi “Conversazione su Tiresia” e “Autodifesa di Caino”, Camilleri si misura con opere teatrali, lui che prima di conquistare la straordinaria notorietà con la narrativa era stato, per lunghi anni, un uomo di teatro. Come a dire che alla fine il primo amore (il teatro) non si scorda mai e ritorna sempre.
Antonino Cangemi
 
 

Folha de S.Paulo, 1.2.2020
Morte no churrasco
'Por que o cidadão de bem precisa de tanta bala?', perguntaria o escritor Andrea Camilleri sobre o Brasil atual

Os romances policiais de Andrea Camilleri se passam em Vigàta, uma pequena comunidade da Sicília às voltas com miséria, corrupção, migrantes, feminicídios e a presença da máfia em conluio com autoridades. Nada muito diferente do que ocorre no Brasil —você pode substituir máfia por milícia. Recente portaria, assinada pelos ministros Sergio Moro (Justiça) e Fernando Azevedo e Silva (Defesa), define que um “civil autorizado” pode ter até 200 munições por arma. “Por que um cidadão de bem precisa de tanta bala?”, perguntaria Camilleri, já engendrando a trama de uma nova obra, na qual um almoço dominical de confraternização acaba em carnificina.
Mas não é só por isso que a leitura de autor siciliano nos é familiar. Há nele um sentido de humor, usado para enfrentar as adversidades da vida, que o brasileiro também possuía, mas que foi se perdendo e afinal substituído pelo ódio nosso de cada dia.
Enquanto não surge um Camilleri entre nós, fiquemos com o original. Ele morreu em 2019, deixando mais de cem obras, que só na Itália venderam 25 milhões de exemplares. Foi um escritor de vocação tardia. Tinha 53 anos ao publicar o primeiro livro, que não aconteceu. A partir de 1994 virou um fenômeno ao criar o comissário Montalbano, um sujeito angustiado e comilão. Em seu mais recente caso traduzido pela Record (“Uma Voz na Noite”), ele encara uma farta refeição de espaguete com vôngole e mexilhões, lulas e camarões assados, vinho e “nada de água”.
Aos 93 anos o maestro Camilleri continuava trabalhando nas aventuras de Montalbano. Ao todo, são 37 livros com o personagem. Depois que um glaucoma o deixou cego, ditava as obras para uma assistente. Apesar de fumante crônico, não tinha a menor intenção de morrer. A não ser que, em busca de mais inspiração, viesse ao Brasil e fosse convidado para um churrasco entre amigos.
Alvaro Costa e Silva


Morte sul barbecue
"Perché un bravo cittadino ha bisogno di così tanti proiettili?", lo scrittore Andrea Camilleri se lo sarebbe chiesto oggi pensando al Brasile

I romanzi polizieschi di Andrea Camilleri si svolgono a Vigàta, una piccola comunità siciliana alle prese con miseria, corruzione, migranti, femminicidi e la presenza della mafia in collusione con le autorità. Niente di molto diverso da quel che accade in Brasile: basta sostituire la parola mafia con la milizia.
Una recente ordinanza, firmata dai ministri Sergio Moro (Giustizia) e Fernando Azevedo e Silva (Difesa), stabilisce che un "civile autorizzato" può detenere fino a 200 munizioni per arma. "Perché un bravo cittadino ha bisogno di così tanti proiettili?" avrebbe chiesto Camilleri, già immaginando la trama di una nuova opera, in cui un pranzo domenicale di fraternizzazione termina in carneficina. Ma non è solo per questo che la lettura dell'autore siciliano ci è familiare. C'è un senso dell'umorismo in lui, abituato ad affrontare le avversità della vita, che aveva anche il brasiliano, ma che è stato perso e infine sostituito dal nostro odio quotidiano.
Anche se Camilleri non è più in vita, ci ha lasciato un grande patrimonio. È scomparso nel 2019, dopo aver pubblicato oltre un centinaio di opere, che nella sola Italia hanno venduto 25 milioni di copie. Era uno scrittore giunto in ritardo al successo. Aveva 53 anni quando pubblicò il primo libro, che non ebbe un grande riscontro. Dal 1994 in poi, è diventato un vero fenomeno editoriale quando diede vita al commissario Montalbano, un tipo angosciato e goloso. Nel suo ultimo caso, "Una voce di notte" tradotto da Record, affronta un pasto abbondante a base di spaghetti con vongole e cozze, calamari e gamberi arrostiti, vino e niente acqua.
Fino a 93 anni, il maestro Camilleri ha continuato a lavorare sulle avventure di Montalbano. In tutto, ben 37 libri hanno per protagonista il commissario. Dopo che un glaucoma lo aveva lasciato cieco, ha dettato i lavori ad una assistente. Nonostante fosse un fumatore cronico, non aveva certo intenzione di morire. A meno che, in cerca di più ispirazione, venisse in Brasile e fosse invitato a un barbecue tra amici.
Traduzione a cura di Giuliano Albrizio - Camilleri Fans Club
 
 

RagusaNews, 1.2.2020
E' morto Luciano Ricceri, scenografo del commissario Montalbano
Il papà dei Luoghi di Montalbano

Orte - E' morto oggi, nella sua casa di Orte, Luciano Ricceri, celebre scenografo cinematografico e teatrale, famoso per la sua opera di inventore dei Luoghi del Commissario Montalbano e dei film storici di Camilleri.
Come assistente scenografo di Piero Gherardi lavorò in due film di Federico Fellini, 8½ (1963) e Giulietta degli spiriti (1965). Ha fatto le scenografie altri film di Ettore Scola, tra i quali Splendor (1989), con Marcello Mastroianni, e Una giornata particolare (1977), solo per citarne due.
 
 

ANSA, 1.2.2020
Da Scola a Montalbano, addio al grande scenografo Ricceri
80 anni, tra i nomi della storia del cinema

Addio a Luciano Ricceri, uno dei più grandi scenografi del cinema e della televisione italiana. E' scomparso ad 80 anni ad Orte (Vt) . E' stato protagonista della storia del cinema italiano: dopo gli studi di scenografia alla scuola di Piero Gherardi cominciò come suo assistente in due film di Federico Fellini, 8½ (1963) e Giulietta degli spiriti (1965). Poi seguì L'Armata Brancaleone di Mario Monicelli.
E' stato lo scenografo sodale di Ettore Scola: dal realismo quasi nascosto di Una giornata particolare a Brutti, sporchi e cattivi, C' eravamo tanto amati, La famiglia, Ballando ballando, La terrazza, Splendor Che strano chiamarsi Federico. Tanti i premi: ha ricevuto il Nastro d'argento alla migliore scenografia 1991 per il film Il viaggio di Capitan Fracassa e il David di Donatello per il miglior scenografo 2001 per Concorrenza sleale.
Ha poi curato le scenografie per vari registi italiani tra cui Giuliano Montaldo e Liliana Cavani. In mezzo e fra l'altro le grandi serie televisive Odissea, Eneide, Marco Polo, Quo Vadis e tutti gli episodi della serie de Il Commissario Montalbano.
Lo scorso 1 ottobre era stato premiato a Venezia nella settima edizione degli "Opera Star -International Opera Award". Si deve a Luciano Ricceri la scelta di girare gli episodi di Montalbano nella provincia di Ragusa dove ha ambientato Vigata e Montelusa invece che a Porto Empedocle. E le scelte di Ricceri finirono poi per condizionare lo stesso Camilleri nelle scelte riguardanti le ambientazioni dei suoi racconti sul commissario.
 
 

Che tempo che farà, 2.2.2020
Intervista ad Antonio Manzini
Lo scrittore ha parlato anche del suo rapporto con Andrea Camilleri.
 
 

ActuaLitté, 3.2.2020
Le prochain thriller d’Andrea Camilleri : quand certaines méprises coûtent la vie
AVANT-PARUTION – En Italie, La giostra degli scambi a été publié en 2015 chez Sellerio Editore. Le thriller verra le jour en mai prochain en français d’après la traduction de Serge Quadruppani chez Fleuve éditions. De quoi ranimer l’écriture du célèbre auteur, ainsi que le commissaire Montabano et l’odeur de ses savoureuses spécialités de la cuisine sicilienne.

Le commissaire Montalbano, toujours aussi gourmet et inquiet de son vieillissement, doit s’occuper de deux affaires sans lien apparent : celle de l’enlèvement successif de trois belles employées de banque et celle de la disparition d’un don Juan vendeur de matériel électronique.
Pour la résoudre, il lui faudra dissiper les écrans de fumée qui se dresseront devant lui, et ne pas se laisser entraîner par des erreurs qu’il pourrait bien commettre s’il n’y prend garde. Heureusement, le petit monde du commissariat de Vigàta et, de manière plus inattendue, la mafia, seront là pour le conseiller et le soutenir.
Andrea Camilleri, né en 1925, a connu un succès mondial avec sa série consacrée au « Maigret sicilien » dont les ventes en France seulement dépassent désormais le million d’exemplaires. Sa disparition en juillet 2019 a ému les lecteurs du monde entier.
À paraitre mai 2020 – Andrea Camilleri (trad. Serge Quadruppani) – Le Manège des erreurs – Fleuve éditions
Camille Cado
 
 

El País, 3.2.2020
Camilleri, un mundo criminal más allá de Montalbano
El prolífico autor italiano construyó un universo ajeno al de su gran personaje, una obra en la que el 'thriller' y la crónica se complementan para dar una visión cruda de Italia

Al cumplir 80 años, Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925-Roma, 2019) decidió no escribir más historias de Salvo Montalbano. Camilleri es un autor tardío: el siciliano no debutó hasta los 53 y La forma del agua, la primera de la serie, la publicó con 64 años. Sin embargo, en este espacio escribió 28 novelas con su comisario gourmet al frente (en España publicadas por Salamandra) y creó un mundo único habitado por un personaje que ya está en los anales del género y de la literatura. Escritor prolífico como pocos, quizás el recuerdo más próximo es George Simenon, el autor más leído de Italia dejaba huérfanos a sus cientos de miles de seguidores en todo el mundo. Pero lejos de parar, Camilleri se dedicó a explorar otras vías –algo que, por otra parte, no había dejado de hacer nunca– y produjo otra ingente cantidad de notables novelas, cartas y relatos hasta casi el final de su vida. Pasados los 90, ciego y enfermo, tenía que dictar sus textos, pero ni se rendía ni dejaba de fumar.
Por su capacidad para ahondar en un mundo que ya había visitado tanto y descubrir cosas nuevas, las novelas criminales o novelas negras de Camilleri ajenas al universo de Montalbano son su derivada más interesante. Tomemos algunas de ellas como ejemplo. Empecemos por Km 123, la última publicada hasta el momento por Destino. Cuando uno coge por primera vez un texto del maestro que no forma parte de su serie más reconocida, observa que desaparece la calma, la sabiduría del querido Salvo, lo reflexivo. Sin embargo, el lector sigue en territorio conocido, en un relato de un autor que controla el ritmo para construir un thriller en el que la trama avanza sin espectacularidad alguna pero sin descanso merced al gran conocimiento del alma humana que despliega Camilleri, a su descripción de las miserias de sus personajes en dos trazos, una conversación, una mirada, un silencio al otro lado del teléfono. Un accidente, una infidelidad, mujeres agredidas que quieren vengarse… estos son los ingredientes de una novela elaborada casi en su totalidad con diálogos rapidísimos (técnica que ya usó en La muerte de Amalia Sacerdote, una novela más ambiciosa, que va de lleno a la crítica de la corrupción, y que le valió el Premio RBA de novela negra en 2008) y que se lee con disfrute y una sonrisa en los labios. La edición de Destino viene con un añadido: una conferencia en la que el autor defiende la calidad literaria del género y su vitalidad.
En El caso Santamaria (Destino) Camilleri vuelve a mirar a la realidad que lo rodea para alimentarse de ella y lanzar un ataque tan disimulado como eficaz a la corrupción perpetua que atenaza su sociedad. En este caso un hombre de clase media empieza a vivir experiencias, aparentes casualidades, visitas o incidentes que no se explica. Una historia con ecos de Con la muerte en los talones o de El proceso en la que el protagonista, un inspector bancario que tiene que emitir un informe sobre una entidad en quiebra y con graves agujeros en sus cuentas, es un tipo algo ingenuo que se encuentra atrapado en un mundo conspirativo que no acaba de entender. Puede pensar el lector que el hombre es demasiado torpe, que tarda demasiado en sospechar de todo y de todos. Pero es precisamente en esa presunta candidez en la que Camilleri se apoya para dar sentido a la historia, para construir un relato sobre la destrucción de un hombre bueno.
Dentro de ese gusto por empaparse de la realidad, por usar casos reales como punto de partida para sus obras, quizás la más notable sea La banda de los Sacco (Destino) un nuevo cambio de estilo, en este caso hacia la crónica, de época y de ambiente, como si el autor quisiera abordarlo todo.
“He intentado contar a través de este 'western de la Cosa Nostra', para usar un título de Sciascia, cómo la mafia no solo mata, sino que, allí donde el Estado está ausente, también condiciona y trastorna irreparablemente la vida de las personas”. En efecto, Camilleri fue un siciliano que no rehuyó el tema de la mafia y aquí desgrana la caída en desgracia de una familia de gente honrada por algo tan sencillo como decir no, por mantenerse dignos, por no dejarse pisar por los de siempre. Un ejemplo de heroísmo que salió muy caro a varias generaciones de la familia Sacco, perseguidos por la mafia y por las autoridades corruptas, asesinados en venganzas, desterrados y en constante huida como forajidos. El libro está narrado con técnicas periodísticas y sobriedad sin que por ello se quede en la crónica. “Dan ganas de preguntarse: ¿Qué tipo de banda es una banda que no mata a personas intachables, que no comete hurto o atracos, que no secuestra a nadie?” Y con es pregunta, con esta historia, Camilleri vuelve a meter el dedo en la llaga que más escuece a la sociedad italiana.
Todas estas novelas son casi nouvelles, son, en algunos casos, relatos algo extendidos. Pero no se lleven a engaño: en el mundo que construía Camilleri sin salir de su pueblo y muchas veces ni de su habitación, están las claves para tratar de comprender la vida y los males que asolan Italia.
Juan Carlos Galindo
 
 

Ragusa Oggi, 3.2.2020
Pietro Montandon con lo spettacolo “Maruzza Musumeci” di Andrea Camilleri al Teatro Sciascia di Chiaramonte

Una favola ironica e un po’ conturbante quella raccontata dal grandissimo Andrea Camilleri nel suo romanzo “Maruzza Musumeci”. Il terzo appuntamento della stagione teatrale di Chiaramonte Gulfi ci porta in questa intrinseca storia d’amore, fatta di diversità e di bellezza.
E tra echi leggendari e una Sicilia senza sfumature, l’attore Pietro Montandon sarà il protagonista della vicenda che racconta l’innamoramento e la passione di “Gnazio Manisco”, in ritorno dall’America, per una giovane e misteriosa sirena. Da qui una serie di eventi sorprendenti coinvolgeranno diversi personaggi radicati nella più vasta e popolare cultura siciliana. Un viaggio tra terra e mare quindi, attraverso una mitologia selvaggia e rude che racconterà la storia d’amore di Gnazio e Maruzza nell’assoluto rispetto delle parole di Camilleri, lasciando la fascinazione del racconto e una lingua misteriosa (terragna e materica, velata e oscura).
Una vera e propria favola, dove appaiono i nomi degli antichi eroi come Ulisse e il mito delle sirene, magiche protagoniste che parlano e cantano citando gli antichi versi greci di Omero. Lo spettacolo alla fine regalerà anche un messaggio di immortalità e di compassione per un soldato morente dato dalla voce soave della protagonista.
Sabato 8 febbraio, alle ore 21:00, Pietro Montandon con lo spettacolo “Maruzza Musumeci”, tratto dal romanzo di Andrea Camilleri, con la regia di Daniela Ardini, firmerà un altro grande appuntamento di prestigio al Teatro Sciascia di Chiaramonte Gulfi. La direzione artistica della stagione teatrale è curata dal cantautore Mario Incudine e dalla scrittrice Costanza DiQuattro. Per info: Ufficio del Turismo tel. 0932 711256 – apertura da lunedì a venerdì dalle ore 9.00 alle ore 14.00.
 
 

Bubino blog, 4.2.2020
#Montalbano, torna su Raiuno la fiction più amata (date, trame e cast)
Dopo tante repliche, finalmente arrivano su Rai1 gli episodi inediti de “Il Commissario Montalbano”, la fiction più amata e seguita dal pubblico.

Lunedì 9 e lunedì 16 marzo, due date da segnare sul calendario. L’ammiraglia Rai trasmetterà infatti “Salvo amato, Livia mia“, episodio tratto dai racconti di Camilleri “Salvo amato… Livia mia” e “Il vecchio ladro”. Poi toccherà a “La rete di protezione“, tratto dall’omonimo romanzo del compianto scrittore siciliano.
“Salvo amato, Livia mia” verrà trasmesso in anteprima assoluta al cinema nei giorni 24, 25 e 26 febbraio. Gli episodi inediti di Montalbano, come riporta Tv Sorrisi e Canzoni, sono stati girati tra Scicli, Ragusa Ibla, Punta Secca, Modica, Donnalucata e Sampieri.
Non sono previste guest star ma segnaliamo alcune partecipazioni come Carmelinda Gentile nei panni di Beba, la moglie di Mimì, Carolina Carlsson che interpreta Monika ne “La rete di protezione” e i fratelli Luigi e Peppe Tuccillo, già visti al Grande Fratello (2015), nello stesso episodio.
[...]
 
 

MessinaToday, 4.2.2020
Progetto scuola, Magaria di Camilleri in scena al Palacultura

Al Palacultura di Messina è tutto pronto per accogliere il "Progetto Scuola" dell'Accademia Filarmonica di Messina. Venerdì 21 febbraio andrà in scena, nel primo turno alle ore 9,30 e nel secondo turno alle ore 11,30, Magaria la fiaba musicale per orchestra e voce recitante con testo di Andrea Camilleri e musica di Marco Betta. Ad esibirsi l’orchestra del liceo musicale Ainis diretta dal M° Andrea Pappalardo e l'attore e regista Gianni Fortunato Pisani voce recitante. Nell’allestimento teatrale anche i disegni e il manifesto realizzati dagli studenti del liceo artistico "Basile".
In questa opera di teatro i personaggi vengono evocati dai suoni dell’orchestra facendo diventare la musica anche testo dell’opera, in cui convergono colpi di scena, musicalità e dialetto siciliano. Per prenotazioni scrivere ad accademiaf@virgilio.it.
 
 

BCNegra, 5.2.2020



Via Júlia
Dos autors italians arriben a casa nostra. Maurizio de Giovanni s’ha fet conegut gràcies al comissari Ricciardi, però també al tenebrós personatge de l’inspector sicilià Giuseppe Lojacono. I Sandrone Dazieri té com a protagonista una subcomissària, Colomba Caselli, amb un ajudant tan llest com paranoic que es diu Dante Torre. Parlen sobre els seus personatges amb Cecilia Ricciarelli, experta en literatura que contribueix a donar a conèixer des de la seva llibreria barcelonina el bo i millor de les lletres italianes.

Homenatge a Andrea Camilleri

Després de la taula, els autors, als quals s’afegirà el també escriptor Antonio Manzini i el traductor de Camilleri al català, Pau Vidal, llegiran textos en italià i català de l’autor, que va morir el juliol passat als 93 anys.
dimecres, 5 de febrer de 2020 19.45 h
Auditori del Conservatori del Liceu
Nou de la Rambla, 88 (accés carrer Estel, s/n)
Taula rodona
Hi participen:
Sandrone Dazieri està considerat una nova estrella de la novel•la negra europea des que va crear la parella d’investigadors formada per Colomba Caselli i Dante Torre. El Rey (2019) és la tercera novel•la de la sèrie.
Cecilia Ricciarelli és propietària i fundadora de la llibreria italiana Le Nuvole, referència a Barcelona sobre cultura i literatura italianes. Llicenciada en literatura a Roma i doctora en cinema per la Universitat de la Sorbona, treballa també a l'Istituto Europeo di Design.
Maurizio de Giovanni és un autor napolità que va començar a escriure amb 50 anys. Entre les darreres obres editades aquí, Y todo a media luz (2015) o Los bastardos de Pizzofalcone (2016).
Ho modera:
Claudia Cucchiarato és periodista i ha treballat per a diaris italians com La Repubblica. Viu a Barcelona, on fa de cap de premsa de l’editorial Salamandra.
Servei de traducció simultània

Ara parla'm de tu. Carta a la Matilda
Andrea Camilleri és a punt de fer noranta-dos anys i la seva besneta Matilda, quatre. Com que sap que no la veurà créixer, decideix escriure-li una carta perquè la llegeixi quan sigui jove. En uns folis plens d’emoció, humor i autenticitat, Camilleri refà les etapes d’una vida rica i intensa, des del record d’infantesa d’un espectacle teatral davant d’un ministre de Mussolini, a una massacre de la màfia, la trobada amb Rosetta, el seu amor per sempre, o la seva amistat amb l'editora Elvira Sellerio. Una repassada a aquells valors que fan que la vida valgui la pena: les arrels, l’amor, l’amistat, la política, la literatura.
Editorial: Edicions 62

Km 123
L'última novel•la del desaparegut mestre de la novel•la negra i creador del comissari Montalbano arrenca amb un mòbil apagat. És el de Giulio, que acaba de ser traslladat a l'hospital en estat greu a causa d'un accident al quilòmetre 123 de la Via Aurèlia de Roma. Un testimoni diu que l'accident de Giulio ha estat en realitat un intent d'assassinat, per la qual cosa la recerca serà assignada a l'inspector de la policia criminal Attilio Bongioanni, protagonista d'un thriller especialment ràpid i intel•ligent.
Editorial: Edicions 62

Andrea Camilleri, director teatral i guionista, va néixer a Sicília el 1925 i es va iniciar en el món literari amb muntatges d’obres teatrals per a la televisió. Va ser autor de nombrosos llibres, tot i que l’èxit li ha arribat de la mà de la sèrie de novel•les que tenen com a protagonista el comissari Montalbano, en les quals trobem un vocabulari molt ric en dialectalismes i un retrat extraordinàriament viu de la societat italiana.

   

   

Foto di Cosimo Polisena - Camilleri Fans Club
 
 

Carlos Mayor, 5.2.2020

Emocionada y agradecida por haber participado esta noche en el homenaje de BCNegra a Andrea Camilleri en el Conservatori del Liceu, junto con mis admirados Pau Vidal, Antonio Manzini, Maurizio de Giovanni y Cecilia Ricciarelli.
 
 

Lettera Emme, 5.2.2020
Il messinese Giovanni Giuffrè nel cast de “Il commissario Montalbano”
I nuovi episodi speciali verranno trasmessi prima al cinema e poi su Rai 1. Il ventitreenne ha già vinto numerosi casting e partecipato a molti spettacoli: le ultime riprese a cui prenderà parte sono quelle per il film "Terra nera 2", previste nei prossimi giorni in centro città

Messina. Sarà presente in uno dei nuovi episodi della serie televisiva tratta dai romanzi di Camilleri, le puntate speciali verranno proiettate al cinema dal 24 al 26 febbraio. Il messinese Giovanni Giuffrè, dopo il casting di aprile ha ottenuto il ruolo come figurante in “Salvo amato, Livia mia”, puntata del Commissario Montalbano che verrà anche trasmessa su Rai uno.
[...]
 
 

VilaWeb, 6.2.2020
El Febrer Negre arrenca amb un homenatge a Andrea Camilleri
El XI Festival de Novel·la Negra de Palma té Itàlia com a país convidat · Durarà fins el 26 de febrer

El Febrer Negre arrenca divendres a Palma amb un homenatge a un dels grans noms de la novel·la negra contemporània: Andrea Camilleri. L’obra de Camilleri, que ha influït en bona manera en la literatura negra mediterrània, serà recordada en una taula rodona amb Pau Vidal, amic de Camilleri i traductor de la seva obra; Jens Lapidus, escriptor suec de novel·la negra; i Josep-Manuel Vidal Illanes. Es farà a les set del vespres a la biblioteca Cort. Aquest homenatge serà el començament del festival, que durarà fins el 26 de febrer, amb Itàlia com a país convidat.
[...]
 
 

Ufficio Stampa Rai, 7.2.2020
Il Commissario Montalbano Rai, i NUOVI EPISODI: dal #9marzo alle 21:25, su Rai1 e RaiPlay.
Cliccare per vedere lo spot
 
 

RagusaNews, 7.2.2020
Commissario Montalbano, ecco il TRAILER
Lo spot

Ragusa - Agatino Catarella sa di dover partire col commissario Montalbano, e attende la corriera alla fermata, davanti al Circolo di Conversazione a Ragusa Ibla.
Rai Uno ha pubblicato il trailer con cui annuncia le tre nuove puntate del Commissario Montalbano, in onda in marzo.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 7.2.2020
Ron Carter al Santa Cecilia, le prime a teatro di Buccirosso e Branciaroli. Gli appuntamenti di venerdì 7 febbraio

[...]
LIBRI
[...]
Alle 18 al Piccolo Teatro di Paternò (via Monastero 4) incontro “Da Manzoni a Camilleri” con Salvatore Silvano Nigro. Di Salvo Fallica
[...]
 
 

Teatro Leonardo Sciascia, 8.2.2020
Maruzza Musumeci
Compagnia Lunaria Teatro
di Andrea Camilleri
con Pietro Montandon
scene e costumi Giorgio Panni e Giacomo Rigalza
regia Daniela Ardini


 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 8.2.2020
“Il commissario Montalbano”: le foto in anteprima dei nuovi episodi in onda a marzo
In esclusiva su Sorrisi le prime foto dei due episodi che vedremo su Raiuno il 9 e 16 marzo. Dove Luca Zingaretti debutta alla regia
Cliccare qui per la galleria fotografica

Per i fan del commissario più amato d’Italia l’attesa sta per finire. Il 9 e il 16 marzo Raiuno manderà in onda due nuovi episodi girati la scorsa estate. Il primo è “Salvo amato, Livia mia”, tratto dai racconti di Andrea Camilleri “Salvo amato… Livia mia” e “Il vecchio ladro”. Il secondo si intitola “La rete di protezione”, trasposizione dell’omonimo romanzo del grande scrittore siciliano.
Ma non è tutto. Quest’anno il personaggio interpretato da Luca Zingaretti arriva per la prima volta al cinema per un evento straordinario in anteprima assoluta: “Salvo amato, Livia mia”, infatti, sarà proiettato il 24, 25 e 26 febbraio (l’elenco delle sale sarà disponibile a breve sul sito www.nexodigital.it).
I due nuovi episodi, girati come sempre nel ragusano, tra Scicli, Ragusa Ibla, Punta Secca, Modica, Donnalucata e Sampieri, non prevedono guest star e sono tra loro molto diversi. Il primo, infatti, sarà centrato sulla relazione tra Salvo (il Commissario) e la sua storica compagna Livia, interpretata dal 2016 da Sonia Bergamasco. Ma anche in questo caso Montalbano sarà alle prese con un delitto, quello di Agata, una vecchia amica di Livia ritrovata cadavere in un corridoio dell’archivio comunale. Una violenza sessuale degenerata in omicidio sembra l’ipotesi più ovvia, ma non convince Montalbano, che inizia la sua indagine. Nel secondo episodio, “La rete di protezione”, sarà invece chiamato a risolvere uno strano enigma. L’ingegner Sabatello gli porta dei filmini girati nel corso di alcuni decenni dall’ormai defunto padre che raffigurano sempre la stessa cosa: l’inquadratura fissa di un muro. Naturalmente il commissario intuirà che non si tratta solo di una bizzarria, ma che dietro a quelle strambe pellicole si nasconde una vicenda del passato dalle tinte tragiche e fosche.
Con questi due nuovi episodi la più fortunata, premiata e acclamata serie italiana arriva a un totale di 36. Ma questa nuova stagione, la 14a, ha per certi aspetti un sapore diverso. La scorsa estate, infatti, proprio mentre i nuovi episodi erano in lavorazione, nel giro di poche settimane sono venuti a mancare sia il padre “biologico” di Montalbano, lo scrittore Andrea Camilleri, sia il papà “televisivo” del Commissario, Alberto Sironi, regista della serie fin dal suo primo episodio del 1999, “Il ladro di merendine”.
A proseguire il lavoro di Sironi è stato quindi lo stesso Luca Zingaretti, che debutta così come regista di una serie televisiva. Le storie del commissario di Vigata, partite dagli ottimi risultati delle prime stagioni, sono cresciute fino agli ascolti impressionanti degli ultimi anni (alcuni episodi hanno superato 11 milioni di spettatori e il 45% di share). E hanno consolidato il loro successo nel tempo anche grazie alle oltre 200 repliche in prima serata, continuando a ottenere ascolti notevoli anche dopo ripetuti passaggi e perfino nel periodo estivo. Un successo che non si limita all’Italia: le inchieste di Montalbano, infatti, sono stata trasmesse in 65 Paesi e in tutti i continenti, trasformando la magia di Vigata, con i suoi muretti a secco, gli ulivi, le tonnare abbandonate, i ristorantini sulle terrazze con vista sul mare e il tramonto, in patrimonio dell’umanità.
Andrea Di Quarto
 
 

Comune di Paternò, 8.2.2020
Successo per il primo appuntamento della rassegna culturale "Sintonie Simetine" con Silvano Nigro
Comunicato stampa

Un dibattito di alto livello culturale con il professore Salvatore Silvano Nigro ha dato il via alla nuova manifestazione “Sintonie Simetine. Dialoghi ai piedi dell'Etna”, coordinata dal giornalista Salvo Fallica. Il dialogo con il grande studioso di letteratura e filologo Nigro si è svolto al Piccolo Teatro di via Monastero a Paternò. Nigro ha letteralmente affascinato il pubblico viaggiando nella storia della letteratura da Alessandro Manzoni a Leonardo Sciascia, passando per Andrea Camilleri. Nigro, rispondendo alle domande di Salvo Fallica, ha proposto la sua rilettura originale de “I Promessi Sposi” e nel contempo ha mostrato la profondità e la modernità dell'opera manzoniana, palesando quanto abbia influito sul pensiero e sugli scritti di Leonardo Sciascia e di Andrea Camilleri.
I relatori del dibattito sono stati introdotti dalla dottoressa Lucia Longo, capo settore della Cultura del Comune di Paternò. Apprezzati i saluti istituzionali del sindaco ed assessore alla Cultura Nino Naso e dal presidente del Consiglio Comunale Filippo Sambataro. Il sindaco Naso ha messo in evidenza il prestigio del protagonista Salvatore Silvano Nigro, uno dei più grandi studiosi viventi di letteratura italiana, ed ha sottolineato l'importanza e l'originalità di una nuova manifestazione culturale che partendo dalle radici di Paternò e della Valle del Simeto si proietta a livello nazionale. Ed ha specificato: “Una ulteriore apertura al mondo esterno, un dialogo culturale con la città e della comunità con la realtà esterna. Questo è l'inizio della nuova manifestazione, vi saranno molti altri dibattiti, non solo letteratura e dimensione umanistica, ma anche dimensione scientifica, economica, religiosa e temi di attualità. E vi saranno altri protagonisti di livello nazionale della cultura e del dibattito pubblico italiano”. Il sindaco Naso ha aggiunto: “Sono lieto di vedere non solo paternesi ma anche persone di altre città, fra cui il Vicequestore Dott. Paolo Leone e lo storico editore Giuseppe Maimone. Ed ancora, il grande artista paternese Barbaro Messina, l'imprenditore Franz Di Bella, consiglieri comunali di diverse aree politiche, insegnanti, professionisti, storici, poeti. Vogliamo creare nuove sinergie e sintonie con i talenti locali. La cultura ha un valore etico, sociale, al di sopra delle parti”.
Il professore Salvatore Silvano Nigro, che ha insegnato alla Normale di Pisa, alla Scuola Superiore di Parigi, a Yale ed è anche consulente editoriale della casa editrice Sellerio, ha analizzato in particolar modo le questioni del rapporto in letteratura tra il romanzo e la storia. Da Alessandro Manzoni a Leonardo Sciascia, ad Andrea Camilleri. Nel suo recente libro “La funesta docilità” (edito da Sellerio) ha infatti studiato il profondo influsso del Manzoni su Sciascia. Nigro ha spiegato che per comprendere l'originalità e la contemporaneità del capolavoro del Manzoni occorre rivalutare la “Storia della colonna infame”. La Colonna Infame, con la caccia agli untori, gli innocenti ingiustamente incolpati, il capro espiatorio, è di una attualità straordinaria. Il professore Nigro ha argomentato: “La Storia della Colonna Infame è il racconto di un monumento realizzato a Milano che ricordava il successo della verità e della giustizia sugli untori. Ma Manzoni smontando quel monumento dimostra invece che gli untori erano innocenti. La letteratura secondo Manzoni non innalza monumenti ma li smonta e li demistifica. E questa la sua modernità. La Colonna Infame non è soltanto l'ultimo capitolo dei Promessi Sposi: è la chiave di lettura per comprendere appieno il pensiero manzoniano. Sciascia lo ha compreso, ed è stata una coscienza critica del suo tempo, il suo spirito critico e demistificatore è stato un esempio di libertà e di intellettuale che svela le contraddizioni del potere.
Anche Andrea Camilleri è stato animato dallo stesso spirito critico, ed ha unito cultura alta e cultura popolare. All'Italia contemporanea mancano molto figure quali Sciascia e Camilleri”. E manca molto Elvira Sellerio. Nigro ha chiosato: “E stata un grande editore perché è stata una grandissima lettrice. Lei voleva pubblicare ed ha pubblicato tutti i libri che le erano piaciuti e non erano più in circolazione. Così come Sciascia, insieme ad Elvira ha pubblicato tutti i libri che gli servivano per le sue battaglie civili. Elvira Sellerio era una scopritrice di talenti. Ha scoperto grandi scrittori quali Gesualdo Bufalino, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio e molti altri che oggi sono amati da tanti lettori”. Il professore Silvano Nigro ha anche il grande merito di aver sdoganato nel mondo accademico Camilleri quando molti lo criticavano. Nella parte conclusiva del dibattito il professore Nigro ed il giornalista e conduttore del dialogo Salvo Fallica (che ha molte volte intervistato Andrea Camilleri e ha dedicato articoli in anteprima ai suoi romanzi), hanno ricordato Camilleri ed Elvira Sellerio, con una serie di aneddoti molto belli che hanno deliziato il pubblico. Un vero e proprio omaggio alla dimensione culturale ed umana di Elvira Sellerio ed Andrea Camilleri.
E così anche a Paternò come a Barcellona ed in tante città d'Europa vi è stato l'omaggio al creatore del commissario Salvo Montalbano e di romanzi storici e fantastici che hanno lasciato un segno nella storia della letteratura, diventando anche successi multimediali.
Andrea Di Bella
Portavoce del sindaco di Paternò

 
 

ABC, 8.2.2020
Antonio Manzini: «No es casualidad que en Italia naciesen la mafia y el fascismo»
El autor italiano, coronado como el sucesor de Andrea Camilleri, retoma las desventuras del subjefe Rocco Schiavone en «Polvo y sombra»

Se fue Andrea Camilleri y, además de dejar huérfano a Salvo Montalbano,el autor de «El perro de terracota» franqueó aún más el paso al malcarado y esquivo Rocco Schiavone, subjefe de policía en la Brigada Móvil de Aosta con el que Antonio Manzini (Roma, 1964) se ha convertido en la gran mente criminal de la novela negra italiana.
[...]
¿Qué tal se lleva eso de ser el heredero de Camilleri ungido por el propio Camilleri?
En realidad, éramos tan amigos que casi nunca hablábamos de libros. Fue mi maestro en el teatro. Nos tomábamos el pelo y reíamos mucho. Teníamos un juego en el que yo le decía un verso y él recitaba la poesía completa de memoria. Creo que sólo falló en dos ocasiones. Era un monstruo. Tenía la memoria más increíble que he visto jamás. Y también la cultura.
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David Morán
 
 

Castelbuono Live, 8.2.2020
I Soprannomi di Castelbuono: Pagliaru, Bbacìccia, e Livisieddru u Siddrunaru, a Scupara e… Cicirìeddru

[...]
Ma u Siddrunaru era anche un tipo fatto a suo modo e, non di rado, tornava a casa per il pranzo con qualche leccornia che fingeva – ma forse mica tanto – di volerla tenere per sè. Alla richiesta di spiegazioni da parte dei congiunti rispondeva: – Eh, signori miei, chi lavora magna, chi non lavora non magna!, che costituì per moli versi un’anticipazione di un’analoga scenetta, immortalata tempo dopo, da Camilleri nel bozzetto “A bbadduzza ô papà”.
[...]
Massimo Genchi
 
 

ZTL, 9.2.2020
Chiaramonte, il Teatro a Scuola
Con "Maruzza Musumeci" di Camilleri

La Stagione Teatrale di Chiaramonte Gulfi, incontra il mondo della scuola. Ecco la nota del Sindaco, Sebastiano Gurrieri.
"Si è svolto con successo il terzo appuntamento della stagione teatrale 2019-2020, realizzata con la collaborazione dell’Associazione Donnafugata 2000, nella persona della dott.ssa Costanza Di Quattro, e con la direzione artistica di Mario Incudine.
La rappresentazione di sabato ha visto una favola ironica raccontata da Andrea Camilleri nel suo romanzo “Maruzza Musumeci", con un’intrinseca storia d’amore raccontata dal protagonista, il talentuoso attore Pietro Montandon, che ha saputo interpretare magistralmente tutti i personaggi.
Una vera e propria favola, dove appaiono i nomi degli antichi eroi come Ulisse e il mito delle sirene, magiche protagoniste che parlano e cantano citando gli antichi versi greci di Omero.
Un inedito momento si è tenuto nella mattinata, con una rappresentazione dedicata esclusivamente agli studenti dell’Istituto Alberghiero che, grazie alla collaborazione del corpo docenti e al dirigente scolastico, hanno potuto apprezzare il mondo del teatro, mostrando una particolare attenzione e raggiungendo l’obiettivo di poter gustare la cultura con la “C” maiuscola.
Un grande apprezzamento è stato mostrato anche dall’attento pubblico, presente nella rappresentazione in programma nella serata di sabato.
La stagione teatrale proseguirà con il quarto appuntamento che si terrà il prossimo 1 marzo, quando a calcare il palco del Teatro Sciascia sarà il grande attore catanese Tuccio Musumeci con la sua “Fiat Voluntas Dei”.
 
 

Gazet van Antwerpen, 9.2.2020
BOEK. Andrea Camilleri - Jacht op de schat
Van de in 2019 overleden eminence grise van de Siciliaanse misdaadliteratuur, Andrea Camilleri (93), verscheen er hetzelfde jaar nog een Nederlandse vertaling van een van zijn vroegere boeken.

In Jacht op de schat wordt het slaperige dorpje Vigata weer op geheel eigen wijze opgeschrikt. Een vroom duo, broer Gregorio en zus Caterina, hangt geregeld spandoeken aan het balkon waarop ze zondaars aanmanen zich ernstig over hun daden te bezinnen. Wanneer de toon van de teksten dwingender wordt en er uiteindelijk geweerschoten vallen, moet de politie optreden. Het huisbezoek levert wel een gehavende opblaaspop op. En intussen ontvangt commissaris Salvo Montalbano mysterieuze gedichten die hem en zijn vernuft schijnen uit te dagen om op ‘schattenjacht’ te gaan. Montalbano is aanvankelijk wel voor wat afwisseling te vinden, maar krijgt het toch op zijn zenuwen wanneer hij een pakketje met daarin een schapenkop, ontvangt. Hij verschuift de verantwoordelijkheid voor de schattenjacht naar nieuwkomer Arturo, die er met volle geweld tegenaan gaat. Maar dan verdwijnt er een jong tienermeisje en moet Montalbano zelf weer aan de bak. En verdwijnt de Siciliaanse zon plots achter de wolken.
Wars van alle trends is Camilleri zijn eigen stijl en tempo altijd trouw gebleven. Net als zijn commissaris neemt hij voor alles zijn tijd. Of het nu om beschrijvingen van het landschap, de talloze nevenpersonages of de avondlijke maaltijden van de protagonisten gaat. Maar juist die ingesteldheid maakte zijn kleine miniatuurtjes voor zijn fans net zo aantrekkelijk. Hem de Siciliaanse Simenon noemen, doet beide auteurs eer aan.
Serena Libri, 259p
Geert D'Hulster
 
 

Malgrado Tutto, 9.2.2020
La lingua di Vigata nelle opere di Andrea Camilleri
Nell’ambito del concorso studentesco della “Strada degli scrittori”, dedicato quest’anno a Camilleri, incontro di studi mercoledì mattina a Burgio. sulla lingua di Vigata nelle opere del papà del commissario Montalbano. Il sindaco di Burgio annuncia l’intitolazione di una piazzetta al grande scrittore scomparso lo scorso mese di luglio

“Una questione di cuore e di testa”. La lingua di Vigata nelle opere di Andrea Camilleri. È il titolo del concorso studentesco, giunto alla seconda edizione, promosso dall’Anp, l’associazione nazionale dei dirigenti scolastici e dalla “Strada degli scrittori”. Ed è anche il tema dell’incontro che si terrà a Burgio mercoledì 12 febbraio a partire dalle 9:30. Parleranno di Andrea Camilleri, della sua lingua degli affetti, i docenti Rino Caputo, dell’università “Tor Vergata” di Roma e Salvatore Ferlita dell’università “Kore” di Enna.
La manifestazione, che si terrà nei locali dell’ex Stazione ferroviaria, sarà introdotta da Vito Ferrantelli, presidente della giuria del concorso e da Alfio Russo, presidente provinciale dell’Anp. Previsti i saluti del sindaco di Burgio Francesco Matinella, dell’assessore alla Cultura Antonella Leo Visionario, del sindaco di Porto Empedocle Ida Carmina e del direttore della “Strada degli scrittori” Felice Cavallaro. Coordinerà l’incontro Salvatore Picone.
“Con grande piacere ospitiamo a Burgio un incontro dedicato alla parlata siciliana di Andrea Camilleri – dice il sindaco Matinella – che è legata anche ai paesi dell’interno come Burgio che dedicherà al grande scrittore una piazzetta che somiglia ad un teatro a cielo aperto nel cuore del nostro paese”. “Abbiamo voluto concentrarci sulla lingua di Andrea Camilleri – dice Vito Ferrantelli – per lanciare anche il concorso rivolto agli studenti italiani e stranieri che attraverso le opere di Camilleri possono concepire il dialetto come lingua delle emozioni”.
“Con il concorso della Strada degli scrittori – dice il direttore Felice Cavallaro – invitiamo i ragazzi, come abbiamo fatto l’anno scorso con Sciascia, a leggere i libri degli scrittori, a studiarli, per portarli nei luoghi letterari, quelli veri, punti di riferimento per approfondimenti culturali capaci di rilanciare anche l’economia del nostro territorio”.
 
 

AgCult, 11.2.2020
Cultura, Casa (M5S): premio Camilleri per giovani scrittori, in commissione mia risoluzione

“Molto più di uno scrittore, Andrea Camilleri è stato un punto di riferimento per la cultura italiana, pungolo per la coscienza civica e morale dei suoi concittadini, narratore ineguagliabile dell’anima della sua terra, la Sicilia. Ciò che ha rappresentato non solo per la sua regione, ma per l’Italia intera, merita di essere celebrato oltre che ricordato: farlo attraverso un premio letterario [...]
 
 

AMnotizie, 11.2.2020
Oliveri, alla fermata degli autobus con Falcone, Borsellino e Camilleri

Cultura e orgoglio siciliano sono i temi che sono stati scelti per il restyling della fermata degli autobus di Oliveri; qui sono raffigurati i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino da un lato e lo scrittore Andrea Camilleri dall’altro.
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Massimo Natoli
 
 

Malgrado Tutto, 12.2.2020
Torna Montalbano
Se una fiction ci dice assai di più di quello che vediamo. Una riflessione di Alfonso Maurizio Iacono sulla seguitissima serie Tv che torna su Rai 1 il 9 e 16 marzo con due nuovi episodi

Il 9 e 16 marzo torna in Tv, su Rai 1, con due nuovi episodi girati la scorsa estate, Montalbano, il famoso commissario inventato da Andrea Camilleri. Gli indici di ascolto di questa fiction, sin dai primi episodi, andati in onda per la prima volta nel 1999, sono stati sempre altissimi.
Dopo tanti anni, quel mare di Sicilia, le chiese barocche, i pranzi da Enzo, la terrazza di luce dove il commissario beve il caffè, quel misto di luce e di malinconia che pervadono le scene, affascinano ancora. I telefilm sono molto ben fatti e ben recitati, al di là di questo, cosa ha da dirci su noi stessi, sul nostro paese (intendo l’Italia, non solo la Sicilia), sulla nostra attuale condizione d’esistenza?
La Sicilia che si vede dietro lo schermo è in parte vera, in parte falsa. Mancano le macchine, manca il disordine quotidiano che caratterizza nevroticamente ormai tutte città di ogni parte del mondo e ancor di più naturalmente della Sicilia, manca l’affastellarsi del metallo colorato più o meno luccicante delle auto, dei bus, delle moto che feriscono la bellezza delle piazze, dei palazzi, delle vie, manca la ormai consueta fretta degli uomini che si scontra ansiosamente con la lentezza forzosa del traffico.
Tutta questa assenza, sostituita da immagini calligrafiche (la calligrafia è l’arte di scrivere in modo elegante e regolare), dà un senso di falsità alle scene, quasi di irrealtà. Eppure, nello stesso tempo, sono verosimili, familiari. Perché? Perché ci spingono al desiderio per un mondo fatto di lentezza, di godimento dei dettagli della vita, di delicatezze, di conflitti affettivi, di saldezza umana. Se fosse solo questo, ci troveremmo in una dolciastra marmellata di buoni e stucchevoli sentimenti. Non è così.
Questo falso, che in quanto verosimile è (come direbbe il grande filosofo napoletano Giambattista Vico) anche vicino al vero, sta in mezzo a un universo di assassinii, di atrocità, di crudeltà, di corruzione, di odio. E’ un mondo, nonostante tutto, possibile, un mondo dove si può combattere il male pur essendo deboli, lenti ma saldi nei comportamenti e nelle relazioni umane, dove il coraggio non è una falsa assenza di paura, ma la capacità di saper convivere con essa senza lasciarsi sopraffare. Un mondo possibile se solo i politici di oggi si arricchissero di sogni da trasformare in fatti. Se solo assumessero l’etica e la responsabilità come comportamenti primari.
In uno dei tanti episodi, Montalbano apre la porta che dà sulla sua terrazza e vi trova con sorpresa un barbone addormentato. Non reagisce spianando la pistola, né barricandosi dentro. Anzi, gli offre il caffè e gli fa fare la doccia. Questo barbone, dai tratti gentili, si scoprirà essere un chirurgo devastato dai sensi di colpa per non essere riuscito a salvare un bambino. Un barbone particolare dunque, non un migrante incattivito, ma un uomo molto accettabile e piuttosto ovvio. Ma Montalbano, quando lo vide per la prima volta, questo non lo sapeva. Quell’uomo era diventato un barbone perché sopraffatto dal senso di colpa.
In un altro episodio delle precedenti serie un magistrato in pensione è ossessionato dall’idea di potere avere disposto una sentenza ingiusta. Quando scopre un suo errore che condannò ingiustamente un innocente, si suicida. Situazioni estreme, certamente, che evidenziano tuttavia una cosa: fare il proprio dovere mette in gioco la propria interiorità e il proprio senso di responsabilità. Nascondersi dietro ciò che è giuridicamente, legalmente e politicamente corretto è diventato troppo spesso segno di viltà. Nel nostro mondo il politically correct e i protocolli professionali sono diventati ormai segni di una falsa coscienza dietro cui sta la verità della perdita di fiducia negli altri, nello stare in comune.
Forse è per questo che una fiction popolare può dirci assai di più della nostra stessa coscienza politica quando questa è falsa e ipocrita.
Alfonso Maurizio Iacono
 
 

Jutarnji, 12.2.2020
Andrea Camilleri
'Catalanottileva metoda'
Posljednja ljubav inspektora Montalbana ispripovijedana 'na talijanski način'

O Camilleriju sam pisao u ovoj rubrici, ali nisam se od njega oprostio, kako to nameće pristojnost. Bio je pisac koji je žanru krimića dao talijanskost, i dodao mu onu društvenu kritičnost kakva se ne preporuča.
Njegova refleksije na aktualne društvene probleme - gdje je centar, a gdje ljevica, pa na kojem dijelu neba svijetli 5zvijezda - rijetko su bile ovako otvorene kao u “Catalanottijevoj metodi”, njegovu zadnjem prevedenom romanu. U njemu je rastavio glavnog inspektora Montalbana od njegove Livije, pa mu našao novu ljubav u mladoj forenzičarki Antoniji. Stoga, ukoliko treba potražiti nekakvu oporuku pisca Andrea Camillerija (1926 -2019), ista je kao kod drugih vrijednih pisaca: ljubav iznad svega.
Camilleri se u “oproštajnom” romanu, koji je diktirao suradnici Valentini, kao i prethodni, o kome sam pisao (“Zaštitna mreža”; prije “Na drugom kraju konca”), vratio korijenu svoje posvećenosti umjetnosti, teatru. I to toliko dobro da je redateljska metoda ubijenoga Catallanotija, o kojoj se pripovijeda, jedna od boljih uporaba kazališta u krimiću.
Ovdje je značajnije prisutan, nego ranije još jedan “narativni moment”. Naime, svakome je bilo jasno da se Camillerija mora prevoditi uz pomoć jezične dosjetke. Jer, ni ovo Camillerijevo “sicilijansko zatvaranje” nije moglo proteći bez jezičnih idioma i frazema, što autora u čitavom nizu romana s Montalbanom, kao protagonistom, vraćaju otoku njegova rođenja, njegovoj Siciliji.
S obzirom na to da je “Catalanottijeva metoda” Camillerijev deseti roman preveden na hrvatski, prevoditelj Juraj Gracin odavno je iznašao precizan prijevodni slog koji je suprotstavio standardu. I koristio ga je još jednom. Moglo bi se lako ustvrditi da je rijetko koji domaći pisac stvorio takav kontrapunkt standardnog jezika i čakavice kao što je to učinio ovaj prevoditelj.
Takvom zavičajnom ili rodnom “manom” najviše je prožet govor Catarelle, pomoćnika Montalbana. Na primjer: “Šefe, nemate pojma koliko sam puta telefunirao na liniju telefuna vaše kuće. Zvonija je, zvonija niki koncerat od tica”. Na ovo Montalbano odgovara: “U redu, reci mi dalje. Na koga su pucali?” A Catarella replicira: “Pucali su na jenog ositljivog momka.” Itd. U krimiću, doduše postoje rijetka prevodilačka rješenja za koja bih, kao kajkavac trebao pomoć rječnika. Ali, to je moj grijeh. Andrea Camilleri postavio je pitanje hrvatskog standarda i “narječja” očiglednije nego mi sami, “domaći”, zahvaljujući takvom prijevodu.
U novom Camillerijevom romanu upada u oči ozbiljna društvena situacija, propadanje tvornica i dućana: radnici prosvjeduju na ulici, zajednici prijeti bijeda. Je li to slika aktualne Italije ili romaneskno pretjerivanje. Obzirom na obljubljenost Camillerijevog opusa - RAI je nedavno počeo emitirati novu sezonu inspektora Montalbana - bit će da je vjerodostojna. Pisac ustrajno ponavlja, opisujući nekoliko likova, da je dotični ostao bez zaposlenja, ukoliko ne traži posao koji ne može naći.
U središtu radnje je Trinacriarte, “najvažnije društvo amaterskog kazališta provincije”, među čijim se članovima vjerojatno skriva ubojica režisera Catalanottija. Ima tu i školovanih glumaca, kao što je odvjetnik Scime, koji je diplomirao na “rimskoj Akademiji dramskih umjetnosti”, družeći se sa Gassmanom. Nije to upravo Akademija Silvija D’Amica, koju je završio Camilleri, no jako joj sliči. (Poslije nje budući je pisac producirao, među inim TV-seriju o Maigretu.)
Tražeći tko je ubio redatelja amaterskog kazališta i lihvara Catalanottija, pisac Camilleri vratio se voljenom Samuelu Becketu s kojim je započeo svoja kazališna učenja i predavanja. I zato su “Sretni dani” bili dobri u ovom romanu. I zbog surove metode kojom je Catalanotti odabirao glumce.
Kazalištarac Scime objasnio je Montalbanu naslovnu metodu: Carmelo Catalanotti doveo ga je, noću u nenastanjen stan. I ostavio u mraku. “Onda čuh neko vrlo neobično šuštanje.” Pomislio je: miševi koji mu se, prijeteći približavaju. U strahu, kriknuo je. Tada se, niotkuda pojavio redatelj i upalio svjetlo. Protumačio mu je kako su miševi njegove prikrivene “inhibicije”.
Glumci su držali da je Catalanotti bogat i da živi od rente. Inspektor im je rekao: “Meni se čini da je bio i lihvar.” A kada mu je spomenuti Scime, pokazivao fotografije iz svoje mladosti, Montalbano je pao “pod vlast najdublje depresije”. Zašto? “On nije imao baš niti jednu fotografiju iz djetinjstva.”
Drugi pak glumac, opet odvjetnik, Lopez, objasnio je Montalbanu da se Catalanotti zaljubio u jednu predstavu Jerzyja Grotowskoga, i u knjigu “Prema siromašnom kazalištu”. Stvorio je svoju metodu spojivši ideje poljskog redatelja i Fure dels Baus. To je “katalonska teatarska udruga fizičkog teatra ekstremno jake i nasilne akcije”, objasnio je prevoditelj Gracin, u fusnoti. I dodao da je dvaput gostovala u Zagrebu.
U krimiću je Andrea Camilleri uspio odnjegovati, na vlastiti način ikone talijanske umjetnosti, kao što su komedija del arte, marionete (jedan od mrtvaca pokazat će se kao lutka) i “ljubav na talijanski način”. Npr., kada Antonia odlazi iz Palerma prema kopnu, Montalbano je dolazi pozdraviti na željezničkoj stanici. Jedan poljubac promijenio je njen plan i vrlo vjerojatno njihov život. Ali, smrt je prekinula Camillerija u nastavku ove ljubavne priče. Nju nam veliki Sicilijanac ostavlja kao nadu.
Željko Ivanjek
 
 

RAI Ufficio Stampa, 13.2.2020
Il Commissario Montalbano

Mercoledì 19 febbraio

Presentazione dei nuovi episodi della collection evento
IL COMMISSARIO MONTALBANO

“Salvo amato, Livia mia”
tratto dai racconti “Salvo amato… Livia mia” e “Il vecchio ladro”
di Andrea Camilleri, editi da SELLERIO EDITORE

“La rete di protezione”
tratto dal romanzo “La rete di protezione”
di Andrea Camilleri, edito da SELLERIO EDITORE

ROMA
10.30 Proiezione
A seguire conferenza stampa con il cast e la produzione
Sala Arazzi
RAI - Viale Mazzini, 14

MILANO
10.30 Proiezione
A seguire streaming della conferenza stampa
Sala Conferenze
RAI - Corso Sempione, 27

Con
Luca Zingaretti
Regia di
Alberto Sironi e Luca Zingaretti
Una produzione
PALOMAR con la partecipazione di RAI FICTION

Tornano le avventure del commissario Montalbano, l’amatissimo personaggio creato da Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti.
Due nuovi gialli per la collection evento che ha toccato i 13 milioni di telespettatori confermandosi tra i titoli televisivi più seguiti e amati.
Serie evento
In prima visione su Rai1 lunedì 9 e 16 marzo alle 21.25
 
 

Bif&st, 13.2.2020
Il programma del Bif&st 2020
L’undicesima edizione del Bif&st-Bari International Film Festival – posto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con il riconoscimento e il patrocinio della Direzione generale cinema e audiovisivo del Mibact, promosso dalla Regione Puglia con la collaborazione del Comune di Bari, prodotto dalla Fondazione Apulia Film Commission (a valere sulle risorse del Patto per la Puglia FSC 2014-2020) – si svolgerà dal 21 al 28 marzo 2020 nel Teatro Petruzzelli, nel Teatro Piccinni, nel Teatro Margherita e nel Multicinema Galleria.
Ideato e diretto da Felice Laudadio il Bif&st è presieduto dalla regista Margarethe von Trotta, presidente onorario Ettore Scola. Il critico Enrico Magrelli è il consulente della direzione artistica, Giuliana La Volpe è la programmer, Angelo Ceglie è il direttore organizzativo.
[...]

Comunicato stampa
[...]
Il Bif&st 2020 renderà omaggio a due grandi personalità della cultura, grandi amici del festival, scomparsi nel 2019: Andrea Camilleri e Ugo Gregoretti. Verranno presentati: UGO E ANDREA di Rocco Mortelliti; la LEZIONE DI CINEMA di Andrea Camilleri al Bif&st 2014; A CAVALLO DI UN CAVILLO e CAMILLERI SECONDO CAMILLERI, due lunghe interviste videoregistrate di Felice Laudadio a Andrea Camilleri.
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.2.2020
Il festival
Dal 4 giugno "Una Marina di libri" celebra Perriera e Bufalino

La lezione di Michele Perriera e il centenario di Bufalino, il significato del brand Flaccovio, dalla libreria alla casa editrice, e, immancabile, un ricordo di Andrea Camilleri a quasi anno dalla sua morte. "Una Marina di libri" annuncia tema, date e la nuova cabina di regia: il festival letterario, in programma dal 4 al 7 giugno all'Orto botanico, affiancherà al direttore artistico Piero Melati i docenti e critici letterari Matteo Di Gesù e Salvatore Ferita e l'editor e consulente editoriale Masha Sergio. Il tema che guiderà l'undicesima edizione è "Mondimperfetti", vale a dire un'imperfezione sinonimo di diversità che arricchisce e che offre nuovi punti di vista. Come spiega Melati, ci sarà spazio per grandi personaggi siciliani che hanno testimoniato l'imperfezione del loro tempo o della loro terra. […]
m. d. c.
 
 

Sächsische Zeitung, 13.2.2020
Feuilleton
Post an die Urenkelin
Zwei Jahre vor seinem Tod sinnierte Italiens Bestsellerautor Andrea Camilleri über sein bewegtes Leben.

Im vergangenen Sommer starb mit Andrea Camilleri eine Lichtgestalt der italienischen Literatur. In seinem Heimatland erschien sein Erinnerungsbuch "Ora dimmi di te" (jetzt erzähl mir von dir) noch zu Lebzeiten. Die deutsche Ausgabe ist kürzlich als "Brief an Matilda" postum veröffentlicht worden – ein schmales, aber sehr eindringliches Werk über ein langes, reiches und bewegtes Künstlerleben.
Als er im Sommer 2017 mit knapp 92 diese Zeilen ersann, war er bereits erblindet. Er hat also das Buch, reichlich 120 Seiten in großer Schrift, von der ersten bis zur letzten Zeile diktiert. Dadurch ist der Duktus besonders klar und direkt. Seine Urenkelin Matilda war zu der Zeit noch nicht einmal vier Jahre alt – sie soll diese Bekenntnisse und Notate später einmal lesen. Der greise Autor verhehlt nicht, dass er sich nicht vorstellen kann, "wie die Welt in zwanzig Jahren aussehen wird, die Welt, in der du leben musst".
Vom Jahr 1925, als Camilleri in der kleinen Hafenstadt Porto Empedocle im Süden Siziliens geboren wurde, bis in die zweite Dekade des 21. Jahrhunderts hat der Wahl-Römer Italien und die Welt in ständiger Veränderung erlebt. In seiner Kindheit ordnete sich der Alltag dem von Mussolini geprägten Faschismus unter. Camilleri erklärt seiner Urenkelin, wie die Bewegung der "Fasci", die sich an der antiken Symbolik des Rutenbündels anlehnte, in den Nachkriegswirren um 1920 aufkam und dank einer Mischung aus schlichtem Populismus, aggressiver Rhetorik und diffusen Heilsversprechungen rasch an Einfluss gewann.
Er erzählt, wie der selbst ernannte "Duce" das Land kraft seiner schwarzen Milizen und der neuen Partei und unter Beihilfe des schwachen Königs binnen weniger Monate in eine Diktatur verwandelte. Staatsangestellte vom Gerichtsdiener und Grundschullehrer bis zum Universitätsprofessor oder Bürgermeister mussten dem Regime Treue schwören, die Mitgliedschaft im "Partito Nazionale Fascista" vorausgesetzt. Camilleris Vater, der Beamter war, gehörte nicht nur der Partei an, sondern war gar ein "Faschist der ersten Stunde" gewesen. Erst in den späten 1930ern distanzierte er sich von bestimmten Tendenzen wie dem Antisemitismus. "Das dumme Gerede über die Juden darfst du nicht glauben", schärfte er dem jungen Andrea ein. "Diese Geschichte von der Rasse hat Hitler erfunden, und Mussolini wollte mithalten. Aber glaub nicht an das, was sie dir erzählen. Wir sind alle gleich."
1942 hatte der 16-jährige Junge ein Schlüsselerlebnis. Er war zum Treffen der "internationalen nazifaschistischen Jugend" nach Florenz delegiert worden und sollte, als kultivierter Jungspund aus der Provinz, eine Rede übers Theaterspielen halten. Dort motzte er gegen die Hakenkreuzfahne der Deutschen, die als Dekoration die Bühne bestimmte, und wurde für den Aufruhr, den er damit entfachte, hinter den Kulissen von einem hohen Funktionär gemaßregelt – der versetzte ihm, wie sich Camilleri erinnert, einen brutalen Stiefeltritt in den Bauch. Statt über "faschistisches Jugendtheater" zu schwadronieren, lag der Junge im Krankenhaus und dachte nach.
Camilleri schildert sein aufflammendes Interesse für den Kommunismus, die Einberufung zum Kriegsdienst, den Einmarsch der Amerikaner 1943 und sein Desertieren. Vielen Lesern, die seine Krimis um den Commissario Montalbano oder seine hintergründigen historischen Romane lieben, wird gar nicht bekannt sein, dass sich Camilleri im Nachkriegsitalien jahrzehntelang als Kommunist engagierte und unzählige Artikel für linke Zeitungen verfasste. Außerhalb Italiens ist auch kaum bekannt, dass er dort als Dramaturg und Regisseur sowie als Hochschulprofessor für Theaterberufe eine Kapazität war.
Für die RAI, so etwas wie die italienische ARD, hat er ebenfalls viele Jahre gearbeitet. Von ihm als Hörspiele inszenierte Theaterstücke und zahlreiche Literatursendungen prägten über Jahre das auf Kultur spezialisierte dritte Programm der RAI. Einmal bekam er eine Stelle nicht, weil der Rundfunkdirektor sich an seiner politischen Einstellung stieß. Doch Direktoren wechseln, und Camilleris Kompetenzen und Fähigkeiten öffneten ihm dann doch die Türen, wobei er einräumt, dass manchmal auch etwas Glück und Unterstützung nicht schaden können. So war es auch mit seiner Zweitkarriere als Schriftsteller, die in den 1970ern eher zaghaft begann. Sein erster Roman, "Hahn im Korb", blieb nahezu unbeachtet.
Weitere Preziosen der nächsten Jahre wurden erst viel später zu Erfolgen. Als er 1994 den ersten "Montalbano" schrieb, ahnte er nicht, dass er mit dieser Sizilien-Reihe Millionenauflagen erzielen würde. Dank auch der guten Verfilmung kennt die Figur heute quasi jeder Italiener, die Bücher wurden weltweit übersetzt, und die Riesenauflagen der Krimis zogen die anderen Bücher mit. Und er schrieb sagenhaft viel. Als er 91 wurde, konnte er die Veröffentlichung seines 100. Buches feiern – obwohl er erst mit fast 70 richtig losgelegt hatte. Doch er blieb bescheiden. "Ich halte mich nicht für einen großen Schriftsteller", bekennt er gegenüber der kleinen Matilda. Und wir alle lesen mit: "In Italien hat man den Ehrgeiz, Kathedralen zu errichten, mir aber gefällt es, kleine, schmucklose Dorfkirchen zu bauen. "Nein, er sei kein bedeutender Schriftsteller, und der Elfenbeinturm des Ruhms habe ihn nie interessiert: "Ich bin ein Erzähler, jemand, der aus der Lust am Erzählen all seine Ausdrucksmöglichkeiten schöpft. "Einst, in der Blüte seiner Jahre, war er per Losentscheid bestimmt worden, in Rom als Schöffe am Schwurgericht zu agieren, eine staatsbürgerliche Ehre, die man nicht ablehnen konnte.
Ein befreundeter Psychiater half ihm aus der Klemme, indem er ihm bescheinigte, "geistig nicht ganz gesund" zu sein. Das bewahrte ihn davor, über andere Menschen urteilen und über ihr Schicksal richten zu müssen, und das habe ihn sehr erleichtert, wie er Matilda beichtet. Er beschließt seine Erinnerungen (übersetzt von Annette Kopetzki) mit einem Rat: "Man sollte immer auch den Ideen anderer zuhören, auch wenn sie sich von der eigenen Meinung unterscheiden. "Und obwohl man seine Auffassungen entschieden vertreten und sie stets von neuem erklären müsse, könne es passieren, dass man die eigene Überzeugung ändere."
Warum nicht? Vergiss nicht, es gibt keine Fahne, ob die der Sieger oder der Besiegten, die in der Sonne nicht ausbleicht.
Jens-Uwe Sommerschuh


Due anni prima della sua morte, Andrea Camilleri, l'autore italiano di best-seller, ha riflettuto sulla sua vita movimentata.
Lettera alla pronipote

Andrea Camilleri, una figura luminosa nella letteratura italiana, è morto l'estate scorsa. Nella sua terra natale, il suo libro di memorie "Ora dimmi di te" è stato pubblicato mentre era ancora in vita. L'edizione tedesca è stata recentemente pubblicata postuma come "Lettera a Matilda" - un'opera piccola ma molto significativa su una vita lunga, ricca e piena di eventi.
Quando ha pensato a questa opera nell'estate del 2017, a poco meno di 92 anni, era già cieco. Così ha dettato il libro, composto da 120 pagine, dalla prima all'ultima riga. Questo rende lo stile dell’opera particolarmente chiaro e diretto. La sua pronipote Matilda non aveva nemmeno quattro anni all'epoca e leggerà queste confessioni e annotazioni fra qualche tempo. L'anziano autore non fa mistero del fatto che non può immaginare "come sarà il mondo tra vent'anni, il mondo in cui dovrai vivere".
Dal 1925, l'anno in cui Camilleri nacque nella cittadina portuale di Porto Empedocle, nella Sicilia meridionale, fino al secondo decennio del XXI secolo, il romano d'adozione ha visto l'Italia e il mondo in uno stato di costante cambiamento. Nella sua infanzia, la vita quotidiana è stata subordinata al fascismo, influenzata da Mussolini. Camilleri spiega alla pronipote come il movimento dei "Fasci", che si basava sull'antico simbolismo del fascio di bastoni, sia emerso nella confusione del dopoguerra intorno al 1920 e abbia rapidamente acquisito influenza grazie a un misto di populismo, retorica aggressiva e diffuse promesse di salvezza.
Racconta come l'autoproclamato "Duce" ha trasformato il Paese in una dittatura nel giro di pochi mesi con l'aiuto di un re debole e attraverso le milizie nere del suo nuovo partito. I funzionari pubblici, gli ufficiali giudiziari, gli insegnanti delle scuole elementari, i professori universitari, i sindaci dovevano giurare fedeltà al regime, diventando al contempo membri del "Partito Nazionale Fascista". Il padre di Camilleri, che era un funzionario pubblico, non solo apparteneva al partito, ma era stato anche un "fascista della prima ora". Solo alla fine degli anni trenta prese le distanze da certe tendenze come l'antisemitismo. "Non devi credere a quelle stupide chiacchiere sugli ebrei", insisteva con il giovane Andrea. "Questa storia della razza è stata inventata da Hitler e Mussolini vuole tenere il passo. Ma non credere a quello che dicono. Siamo tutti uguali."
Nel 1942, il sedicenne Andrea ebbe un'esperienza chiave. Era stato delegato a Firenze per l'incontro della "Gioventù nazista internazionale" e, da giovane colto della provincia, doveva tenere un discorso sul teatro. Rumoreggiò contro la bandiera con la svastica dei tedeschi, posta a decorazione del palcoscenico. Per questo - dietro le quinte - fu preso a calci nella pancia da un alto funzionario per il tumulto provocato. Invece di delirare sul "teatro giovanile fascista", il ragazzo giaceva in ospedale e pensava.
Camilleri descrive il suo crescente interesse per il comunismo, il suo arruolamento nel servizio militare, l'invasione americana del 1943 e la sua diserzione. Molti lettori che amano i suoi romanzi polizieschi sul Commissario Montalbano o i suoi enigmatici romanzi storici ignorano che Camilleri è stato per decenni un fervente comunista nell'Italia del dopoguerra e ha scritto innumerevoli articoli per giornali di sinistra. Al di fuori dell'Italia, è anche poco conosciuto il fatto che sia stato un'autorità in quel paese come drammaturgo e regista e come professore universitario per le arti teatrali.
Ha lavorato per molti anni anche per la RAI, la corrispondente emittente televisiva italiana della ARD tedesca. Le opere da lui dirette, come commedie radiofoniche e numerosi programmi letterari, hanno dato forma per anni al canale della RAI, dedicato alla cultura. Una volta non ottenne un lavoro perché il direttore della radio si scontrò con le sue idee politiche. Ma i registi cambiano, e le competenze e le capacità di Camilleri gli hanno aperto le porte, anche se ammette che a volte un po' di fortuna e di sostegno non possono far male. Questo è stato anche il caso della sua seconda carriera di scrittore, iniziata in modo piuttosto transitorio negli anni Settanta. Il suo primo romanzo, "Il corso delle cose", è passato quasi inosservato.
Altre gemme degli anni successivi divennero successi molto più tardi. Quando scrisse il primo "Montalbano" nel 1994, non aveva idea che con questa serie siciliana avrebbe raggiunto milioni di copie. Grazie anche all'ottimo adattamento televisivo, il personaggio è ormai conosciuto da tutti gli italiani, i libri sono stati tradotti in tutto il mondo, e le gigantesche edizioni dei romanzi polizieschi si sono trascinate dietro gli altri libri. E ne ha scritto una quantità incredibile. Quando ha compiuto 91 anni, ha potuto festeggiare la pubblicazione del suo centesimo libro - anche se aveva esordito quasi settantenne. Ma è rimasto modesto. "Non mi considero un grande scrittore", confessa a sua nipote Matilda. Nel libro leggiamo: "In Italia la gente ha l'ambizione di costruire cattedrali, a me piace costruire piccole chiese di paese disadorne."
Non si riteneva uno scrittore importante e non era interessato alla torre d'avorio della fama: "Sono un narratore, uno che trae tutte le sue possibilità espressive dal piacere della narrazione." Una volta, nel fiore degli anni, era stato scelto a sorte come giurato presso il tribunale di Roma, un onore civico che non poteva essere rifiutato. Un suo amico psichiatra lo aiutò ad uscire dall'imbarazzo, certificando che "mentalmente non era del tutto sano". Questo lo ha salvato dal dover giudicare le altre persone e dal giudicare il loro destino, e gli ha reso molto più facile confessarsi a Matilde.
Conclude i suoi ricordi (tradotti da Annette Kopetzki) con un consiglio: "Bisogna sempre ascoltare le idee degli altri, anche se diverse dalle proprie. E quando capita di dover difendere con decisione le proprie opinioni e spiegarle più e più volte, alla fine può succedere che possano cambiare le proprie convinzioni."
Perché no? Ricordate, non c'è bandiera, sia quella del vincitore oppure quella dello sconfitto, che non sbiadisca al sole.
Traduzione a cura di Giuliano Albrizio - Camilleri Fans Club
 
 

Malgrado Tutto, 13.2.2020
Una questione di cuore e di testa. Camilleri e la lingua di Vigata
A Burgio il convegno dedicato allo scrittore. Presentato il concorso studentesco organizzato dalla “Strada degli scrittori” e dall’Anp, l’associazione dei presidi. La cerimonia di consegna del premio il prossimo 27 maggio.

Scriveva Andrea Camilleri che gli capitava “di usare parole dialettali che esprimono compiutamente, rotondamente, come un sasso, quello che io volevo dire, e non trovo l’equivalente nella lingua italiana. Non è solo una questione di cuore, è anche di testa”. È dedicato proprio alla “speciale” lingua di Vigata la seconda edizione del concorso studentesco (bando su www.anp.it) indetto dalla “Strada degli scrittori” e dall’Anp, l’associazione dei dirigenti scolastici il cui bando è già stato inviato a tutti gli istituti scolastici d’Italia.
E ieri a Burgio, città della ceramica, nell’ex stazione ferroviaria, diventata un bellissimo auditorium, si è svolto il convegno dedicato proprio al tema del concorso alla presenza di numerosi docenti e dirigenti scolastici provenienti da tutta la Sicilia. A relazionare i Professori Rino Caputo, dell’università “Tor Vergata” di Roma, e Salvatore Ferlita, dell’università “Kore” di Enna. I due accademici e critici letterari si sono soffermati sul valore della lingua dello scrittore empedoclino che fa del siciliano Camilleri, ha detto Caputo, uno scrittore italiano. “Per me Camilleri è uno scrittore vero – ha sottoloneato Ferlita – perché come tutti i grandi ha scritto inventando una lingua”.
Alla manifestazione, introdotta dal presidente provinciale dell’Anp Alfio Russo e da Vito Ferrantelli, dirigente scolastico e presidente della giuria del concorso, sono intervenuti l’artista Totò Nocera, Caterina Guddemi, assessore di Burgio, il sindaco baby Giuseppe Bavino, e Calogero Conigliaro, assessore alla Cultura di Porto Empedocle, la città che realizzerà quest’anno, assieme alla “Strada degli scrittori” e ad altre istituzioni, una serie di iniziative dedicate al concittadino illustre scomparso lo scorso mese di luglio.
Salvatore Picone, che ha coordinato l’incontro, ha portato i saluti di Felice Cavallaro, direttore della “Strada degli scrittori” e ideatore del concorso che l’anno scorso è stato dedicato a Leonardo Sciascia.
Dopo la manifestazione tutti i presenti hanno visitato il paese, le chiese e i conventi, la storica Fonderia Campane Virgadamo e il museo della ceramica.
E sempre a Burgio si svolgerà, il prossimo 27 maggio, la cerimonia di consegna dei premi, in occasione dell’intitolazione di una piazza del paese ad Andrea Camilleri.
 
 

Arteventi News, 14.2.2020
A Pistoia il Festival del Giallo: i carabinieri, Pinocchio e il tributo a Camilleri

Dieci edizioni e non sentirle. Sembrava ieri (ma era il 2009) quando a Pistoia, nel cuore della biblioteca San Giorgio inaugurata appena due anni prima, nasceva il Festival del Giallo. Erano i mesi in cui il commissario Montalbano televisivo era nel pieno del suo successo, iniziato a racimolare alla fine del secolo scorso, e sulla scena letteraria giallistica si era appena affacciato Maurizio De Giovanni, oggi una superstar del genere, con la serie sul commissario Ricciardi.
A una decade di distanza, mentre ancora piangiamo la recente scomparsa dell’autore di Montalbano, Andrea Camilleri, e assistiamo ammirati alla prolifica produzione dello scrittore napoletano di Ricciardi e de ‘I Bastardi di Pizzofalcone’, il Festival del Giallo ha deciso di dedicare a queste due figure cult del panorama del genere lo spazio che meritano.
Il primo sarà ricordato, insieme a Elda Lanza e George Simenon, sabato 29 febbraio, alle ore 15,00, all’Auditorium Terzani della Biblioteca San Giorgio con una tavola rotonda dal titolo “Omaggio ai grandi scomparsi: Andrea Camilleri, Elda Lanza e George Simenon” con gli interventi di chi li conosceva bene come Mariano Sabatini, Giuseppe Previti, Maurizio Tuci e Manlio Monfardini.
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Kaos en la red, 14.2.2020
Lo último de Andrea Camilleri

En julio del año pasado fallecía en Roma el escritor siciliano, en junio se había publicado por acá una novela suya situada en la imaginaria Vigàta ( Allá en Vigàta – Kaos en la red ) . Camilleri en sus novelas hacía revivir el pasado de Sicilia, suponiendo tal ubicación que el valor de su región entrase en la historia y más en concreto en el género negro: Este toque de regionalismo y el ocurrente carácter de sus historias hizo que sus obras invadieran el mercado y las ventas hicieron que su nombre traspasase las barreras del género mentado para ampliarse a la generalidad de aficionados a la lectura; siempre habrá crítico críticos, con pretensiones elitistas, que trataron de arrinconarle colando sobre sus novelas la etiqueta de literatura comercial ( a lo que podría añadirse aunque a estas alturas…las pretensiones de quienes consideran el género policíaco y similares como de inferior categoría ).
Publicando sus primeros textos tras la segunda guerra mundial , teniendo que esperar su primera novela hasta 1978, editada por su cuenta, y a partir de ahí un éxito y una suma amplia de nuevas novelas publicadas y vendidas; su escritura sobrepasó los pretendidos límites de la sicilianeidad para lanzarse a pagos más amplios de aceptación , lo que fue facilitado por su escritura eficaz, que se desarrolla por secuencias que van retratando a los personajes, entre los cuales destacó con luz propia el célebre Montalbano, a la sombra inspirador de Manolo Vázquez Montalbán a cuyo nombre recurrió a la hora de bautizar a su simpático y atractivo investigador, a lo que se ha de añadir en su haber – digo en el del escritor- su afilado sentido del humor, que se deja caer como si nada, y su estilo un tanto despojado, que huye de abalorios. Es claro que su escritura no se acaba en Vigàta y en Montalbano ya que varias de sus novelas han hurgado en la historia siciliana con temática policiaca…
Pues bien, ahora se publica una novela inacabada en la que no aparece el famoso investigador, ni tampoco la localidad de la que he hablado; es más la novela tiene como escenario Roma con ciertos balanceos milaneses. « Km 123 » ( Destino, 2020). Una novela trepidante cuyas páginas llaman a las siguientes sin remedio y sin pausa ya que la curiosidad se va adueñando del lector desde el inicio cuando las llamadas de Ester no son respondidas por Giulio, la causa de la falta de respuesta es debida a que el señor está grave en un hospital debido a un accidente de tráfico que tuvo lugar en el punto kilométrico, que da título a la novela, de la Vía Aurelia de Roma; al final el teléfono es descolgado por la mujer del herido, Giuditta, que no conoce a la tal Ester y, por supuesto, nada conoce de las andanzas de dicha mujer con su marido. Diferentes tipo y tamaño de letra van completando la escena, con mensajes de la víctima, con noticias de prensa sobre el accidente, con interrogatorios, informes y conversaciones policiales que nos llevan de un lado para otro en lo que hace a las sospechas acerca de si el accidente ha sido fruto de la casualidad o provocado intencionadamente por otro vehículo; el caso es encargado al perspicaz inspector de la policía criminal Attilio Bongioanni que se las verá y se las deseará para desentrañar el embrollo, al igual que le ocurrirá s los lectores que acompañen el zigzagueo investigador. Las cuitas de Ester son contadas a su confidente Maria, que vive en Milán , que está al corriente de los amoríos de su amiga y de algunos engaños de su amante…La cosa se complica al producirse un accidente de metro con resultado de muerte de un señor que cayó a las vías, y a causa del descubrimiento de algunos negocios inmobiliarios que hacen que el implicado, que ha sido denunciado lisa y llanamente por quien menos podía esperárselo, huya siendo aprehendido en la frontera cuando trataba de escapar a la justicia…Como digo, la curiosidad acerca de la continuación y el esclarecimiento de los hechos, y sus responsables, que responden al mecanismo propio de las carambolas hace que no se pueda dejar al libro hasta el final…que da un giro sorprendente inesperado con supuesto suicidio o accidente en el mismo , y fatídico, kilómetro 123 de la misma Vía nombrada.
Se cierra el volumen con unas anotaciones realmente lúcidas del escritor acerca de los romanzi gialli, color, el amarillo, referido a las portadas de las novelas negras, que en el caso italiano lucían del color giallo, apuntes que resultan unas sagaces lecciones acerca del género nombrado y sobre los elogios y otras opiniones, y obras, de diferentes escritores ( Gadda, Sciascia, Hammett, Chandler, Gide, Céline, Simenon…o Gramsci. Y varias afirmaciones fuertes: « para saber hoy cuál es la situación socioeconómica de Suecia o para conocer los problemas de España, los gialli de Henning Mankell y de Manuel Vázquez Montalbán sirven menor que un dogmático ensayo reservado a especialistas» y la segunda, que complementa la anterior: « la mejor defensa del color amarillo consiste en la propuesta de la abolición , en literatura, de este color».
Iñaki Urdanibia
 
 

El Periódico de Catalunya, 14.2.2020
El bressol del tirà
La nostàlgia, aquest verí paralitzant que ens atrapa en el llavors, és el sentiment més inútil del món

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Ho va advertir un altre sicilià, l’Andrea Camilleri, que malgrat haver creat al comissari Montalbano –feliç que la pasta, les dones i les lleis siguin com les d’abans– va evitar aquesta emoció fora del foli en blanc, conscient que idealitzar el passat pot ser un bon recurs literari, però és un llast per a la vida i les societats. «La nostàlgia et fa veure menys perilloses algunes situacions perilloses», li va dir a Ernest Alós en les pàgines d’aquest diari. Semblava advertir una cosa que avui confirmem: que idealitzar el passat engendra tirans. Per això, no es refugiïn allà, no siguin covards. Facin cas a Camilleri, inventin una esperança i evitin, per precaució, els tons sípia i pastís.
Silvia Cruz Lapeña
 
 

La Repubblica - Robinson, 14.2.2020
Pronti, via: su Robinson il grande torneo letterario
Si comincia con la sfida tra i più amati scrittori italiani del Novecento. E i giurati siete voi. E poi Elsa Morante, Stephen King e altre sorprese sul numero in edicola tutta la settimana dal 15 febbraio

Camilleri contro Sciascia. Calvino contro Tabucchi. E poi, ancora, Carlo Levi contro Anna Maria Ortese. Oppure il Pasticciaccio di Gadda contro il Giardino dei Finzi-Contini di Bassani. Finalmente ci siamo. Parte il torneo letterario di Robinson: scrittori contro scrittori e per giurati i lettori. Nel numero del nostro supplemento culturale in edicola domani, e poi per tutta la settimana a 50 centesimi, Giorgio Dell'Arti ci spiega com'è nato il torneo, come si svolge e quali sono i 32 scrittori a confronto.
[…]
 
 

ARA, 14.2.2020
Antonio Manzini
“A la literatura del sud d’Europa s’està perdent el sentiment de culpa catòlic”
Autor de ‘Pols i ombra’
L’escriptor, cineasta i actor italià ha guanyat molts lectors amb Rocco Schiavone, un policia corrupte que fuma porros i busca fer justícia. Antonio Manzini, però, utilitza la trama de la novel·la negra per explicar una Itàlia en la qual l’esquerra, segons ell, ha mort

Antonio Manzini (Roma, 1964) ha tocat moltes tecles. Ha dirigit pel·lícules i ha fet d’actor, però assegura que quan se sent més lliure és quan escriu. Pols i ombra (Salamandra) és la sisena novel·la amb el personatge que més lectors li ha donat: el policia Rocco Schiavone. Malgrat que alguns l’assenyalen com l’hereu d’Andrea Camilleri, amb qui Manzini va compartir més de tres dècades d’amistat, Schiavone té poc a veure amb Montalbano: fuma porros, és corrupte, s’alimenta malament, persegueix fantasmes i l’han destinat a Aosta, una regió que li és força aliena. La placidesa que troba Montalbano davant un bon plat de gambes o observant el mar és inexistent a la vida de Schiavone. Això sí, els dos policies, com els seus creadors, tenen un gran sentit de l’humor. Manzini ha participat en l’última edició del festival BCNegra, on ha parlat d’Itàlia i de com concep la novel·la negra.
[...]
Alguns l’assenyalen com l’hereu d’Andrea Camilleri, que va morir l’estiu de l’any passat. El cert, però, és que els seus herois tenen poc a veure amb els de Camilleri...
Vam ser amics durant 35 anys, va ser professor meu. Gairebé mai parlàvem dels llibres, rèiem molt. Compartim algunes coses: igual que ell, jo vinc del teatre, i la ironia era la nostra manera d’enfrontar-nos a la vida. Va ser com un segon pare, però no em considero gens el seu hereu.
Sílvia Marimon
 
 

La Capital de Mar del Plata, 16.2.2020
Háblame de ti. Carta a Matilda
Andrea Camilleri, el maestro de la novela negra fallecido en julio de 2019, escribe una carta a su bisnieta. En ella repasa los episodios más representativos de su trayectoria personal y profesional junto con los hechos históricos más notables del último siglo.

Matilda, querida mía:
Te escribo esta larga carta a pocos días de cumplir noventa y dos años, cuando tú tienes casi cuatro y todavía no sabes lo que es el alfabeto.
Espero que puedas leerla en la plenitud de tu juventud.
Te escribo a ciegas, tanto en sentido literal como figurado. En sentido literal, porque en los últimos años la vista me ha ido abandonando poco a poco. Ahora ya no puedo ni leer ni escribir, solo dictar. En sentido figurado, porque no consigo imaginarme cómo será el mundo dentro de veinte años, ese mundo en que te tocará vivir.

Mientras Andrea Camilleri está trabajando, su bisnieta se mete a escondidas debajo de la mesa para jugar. En ese momento tan sencillo como íntimo, el escritor descubre que no quiere que sean los demás los que le cuenten a la niña, cuando se haga mayor, cómo era su bisabuelo.
Así nace esta carta, que recorre toda una vida con la inteligencia del corazón, iluminando los momentos que han hecho de Camilleri el escritor y el hombre que todos adoramos. A través de sus páginas, el autor nos pasea por sus recuerdos, llevándonos a un espectáculo teatral que cuenta con la presencia del ministro fascista Pavolini, o a unas extraordinarias clases de dirección en la Academia Nacional de Arte Dramático de la mano de Silvio d’Amico; asimismo, rememora una matanza perpetrada por la mafia en Porto Empedocle, las palabras de un anciano actor tras un ensayo, el día que conoció a su mujer, Rosetta, y a su editora, Elvira Sellerio.
Con sentido del humor y lucidez, en estas páginas se recorre la historia de Italia en el siglo XX en paralelo a la de un hombre enamorado de la vida y de sus personajes. Cada nuevo episodio es una oportunidad para hablar de lo que hace que valga la pena vivir la vida: las raíces, el amor, los amigos, la política, la literatura… Y siempre con el valor de no eludir los errores ni las desilusiones, y con la emoción de un bisabuelo que tan sólo puede imaginar el futuro y entregar (a Matilda y a nosotros) el testigo precioso de la duda.
 
 

El Imparcial, 16.2.2020
Novela
Andrea Camilleri: Km. 123
Traducción de Juan Carlos Gentile Vitale. Destino. Barcelona, 2020. 224 páginas. 17,50 €. Libro electrónico: 9,49 €.

Recientemente, dimos cuenta en estas mismas páginas de Háblame de ti, el testamento literario de Andrea Camilleri -fallecido el 17 de julio de 2019 en Roma-, sustanciado en forma de carta a su querida bisnieta Matilda. Una emotiva misiva en la que el escritor italiano repasaba para Matilda -y para todos los millones de lectores que le seguían- su devenir vital y literario desde que vio la luz en 1925 en el humilde pueblo campesino y pesquero Porto Empedocle, Sicilia.
Ahora, nos llega Km. 123, la última novela de Camilleri, aparecida originalmente en Italia cuatro meses antes de su muerte. La novela, un thriller que condensa todas las características del maestro de la novela negra, arranca de manera intrigante con unos angustiados mensajes que Ester escribe al móvil de Giulio (“No entiendo xque tu móvil está apagado desde ayer por la tarde. Es absolutamente necesario que hablemos. Llámame. Te lo ruego, te lo ruego, te lo ruego. ¿Dónde te has metido?”) con quien no consigue contactar al no responder a ninguna de sus múltiples llamadas. Lo que Ester desconoce es que Giulio, aunque quisiera, no puede responderle porque ha sufrido un accidente de tráfico en el km. 123 de la romana Via Aurelia y le han llevado en estado muy grave al hospital.
Pero resulta que pronto se sospecha que el accidente no ha sido tal, sino un intento de asesinato. Y la cosa se complica cuando será la mujer de Giulio, Giuditta, la que finalmente consulte el teléfono de su marido y se encuentre con la sorpresa de los mensajes de Esther, cuya existencia ignoraba. Célebre es el personaje del comisario Montalbano, creado por Camilleri. Pero no es su único “hijo”. Km. 123 lo protagoniza el inspector de la policía criminal Attilio Bongioanni, encargado del caso del supuesto accidente, donde todo se va complicando por momentos.
El volumen incluye un interesante apéndice con el texto “Defensa de un color”, intervención de Camilleri en el congreso “Escritores y críticos en debate”, celebrado en marzo de 2003, donde reflexiona sobre el origen y desarrollo del género negro en Italia: “El color que pretendo defender es el giallo (amarillo). El amarillo no como color en sí ni como significación simbólica, sino el amarillo en cuanto a color de portada. Y habrá que comenzar de inmediato con una aclaración. La novela policiaca, judicial, en una palabra, el mystery, se llama giallo solo en Italia”.
Ángela Pérez
 
 

Sicilian Post, 16.2.2020
In evidenza
Solo un siciliano può capire la Sicilia: parola di Andrea Camilleri
«Pre­ve­di­bi­le come una par­ti­ta di scac­chi». Così Ita­lo Cal­vi­no de­scri­ve­va la Tri­na­cria in una let­te­ra a Leo­nar­do Scia­scia. Un sim­pa­ti­co si­pa­riet­to che, però, se­con­do il papà di Mon­tal­ba­no, na­scon­de una pro­fon­da ve­ri­tà: solo un abi­tan­te di que­st’i­so­la sa co­glie­re il nu­cleo più pro­fon­do del­la sua ter­ra

Esi­sto­no real­tà che as­so­mi­glia­no va­ga­men­te alla luna: da se­co­li ven­go­no scru­ta­te con cer­to­si­na at­ten­zio­ne, con fer­ven­te cu­rio­si­tà. Qual­che for­tu­na­to ha per­si­no avu­to l’o­no­re di met­ter­vi pie­de, di esplo­rar­le, di sag­giar­ne l’au­ra sel­vag­gia e ve­ra­ce che le con­trad­di­stin­gue. Ep­pu­re, come nel caso del no­stro sa­tel­li­te, que­sto sfor­zo può ri­ve­lar­si non suf­fi­cien­te: ci sarà sem­pre una fac­cia pron­ta a ce­lar­ci il suo vol­to, un fram­men­to di com­pren­sio­ne così sfug­gen­te da ri­sul­ta­re inat­tin­gi­bi­le, una scin­til­la di sen­ti­men­to sof­fo­ca­ta dal­la pol­ve­re di chi non sa im­me­de­si­mar­si. La Si­ci­lia rap­pre­sen­ta pie­na­men­te una di que­ste lune, al­me­no per chi non ci è nato o cre­sciu­to. È una pa­tria di mi­ste­ro an­ce­stra­le, aper­ta al mon­do e al tem­po stes­so ri­pa­ra­ta nel­la tana del­la sua ir­ri­du­ci­bi­le e in­con­fon­di­bi­le iden­ti­tà. Un’i­den­ti­tà ca­pa­ce sì di sfio­ra­re lo stra­nie­ro fino a con­ce­der­gli l’il­lu­sio­ne del­l’il­lu­mi­na­zio­ne, ma an­che di con­fon­der­lo. Per­si­no se si trat­ta di uno dei più gran­di let­te­ra­ti del­l’I­ta­lia no­ve­cen­te­sca come Ita­lo Cal­vi­no.
Pro­prio di uno scam­bio di idee a pro­po­si­to del­la na­tu­ra si­ci­lia­na, av­ve­nu­to at­tra­ver­so un dia­lo­go epi­sto­la­re tra l’au­to­re de Il ba­ro­ne ram­pan­te e l’a­mi­co Leo­nar­do Scia­scia, ebbe a rac­con­ta­re, una vol­ta, An­drea Ca­mil­le­ri. Ben­ché il nodo del­la que­stio­ne fos­se sta­to ori­gi­na­to da un con­fron­to le­ga­to per lo più al­l’am­bi­to let­te­ra­rio, fu su­bi­to chia­ro al papà di Mon­tal­ba­no come, di ri­fles­so, le im­pres­sio­ni di Cal­vi­no fos­se­ro este­se alla Si­ci­lia nel suo com­ples­so, nel­la sua con­cre­tez­za quo­ti­dia­na. «Una vol­ta – con­fes­sò Ca­mil­le­ri – Ita­lo Cal­vi­no scris­se a Leo­nar­do Scia­scia che era pra­ti­ca­men­te im­pos­si­bi­le am­bien­ta­re una sto­ria gial­la dal­le no­stre par­ti, es­sen­do la Si­ci­lia pre­ve­di­bi­le come una par­ti­ta di scac­chi. Il che di­mo­stra­va ine­qui­vo­ca­bil­men­te come Ita­lo Cal­vi­no non sa­pes­se gio­ca­re a scac­chi e so­prat­tut­to non co­no­sces­se né la Si­ci­lia né i si­ci­lia­ni». Al di là del­la con­si­de­ra­zio­ne che, per la cro­na­ca, una par­ti­ta di scac­chi è po­ten­zial­men­te pre­ve­di­bi­le – a pat­to di pos­se­de­re uno stru­men­to do­ta­to di una ec­ce­zio­na­le po­ten­za di cal­co­lo – l’i­ro­ni­ca ri­fles­sio­ne con­clu­si­va di Ca­mil­le­ri in­di­ca un dato di fat­to dif­fi­cil­men­te con­te­sta­bi­le: così come è im­pen­sa­bi­le che un uomo rie­sca a pre­ve­de­re tut­te le va­ria­bi­li pos­si­bi­li sca­tu­ri­te da ogni sin­go­la mos­sa di un in­con­tro scac­chi­sti­co, allo stes­so modo non è pos­si­bi­le in­qua­dra­re la Si­ci­lia in uno scat­to uni­ta­rio, omo­ge­neo, piat­to. An­co­ra una vol­ta, tor­na la pa­ro­la chia­ve “co­no­sce­re”: che in que­sto caso si­gni­fi­ca ras­se­gnar­si, ren­der­si con­to che tal­vol­ta non ci si im­mer­ge nel­la pro­fon­di­tà del­le cose cre­den­do di pos­se­der­le, ma la­scian­do­le li­be­re di espri­mer­si, di ma­ni­fe­sta­re da­van­ti a noi la loro sa­lu­ta­re mu­te­vo­lez­za. Così solo un si­ci­lia­no può ca­pi­re la no­stra ter­ra: non per un mero pri­vi­le­gio geo­gra­fi­co-spa­zia­le, non per­ché na­sce­re e vi­ve­re sta­bil­men­te in un luo­go con­sen­te in au­to­ma­ti­co di de­dur­re tut­te le ri­spo­ste alle no­stre do­man­de. Ma per­ché nel cam­bia­men­to del­l’i­so­la si ri­flet­te il no­stro.
La Si­ci­lia vive di vir­tuo­si­smi, di con­trap­pun­ti, di in­cro­ci tra chia­ro­scu­ri e pen­nel­la­te di co­lo­re. Il se­gre­to del­la sua vi­ci­nan­za al no­stro ani­mo è la fa­ti­ca: quel­la di una sto­ria clau­di­can­te ma sem­pre pro­iet­ta­ta in avan­ti, che si so­vrap­po­ne a quel­la che fac­cia­mo per ca­pi­re noi stes­si. An­che a noi, come ai Cal­vi­no, la Si­ci­lia sfug­ge un po’: ma a dif­fe­ren­za de­gli al­tri, in un modo o nel­l’al­tro, sap­pia­mo in­se­guir­la e rag­giun­ger­la, cor­re­re in­sie­me e alla stes­sa ve­lo­ci­tà. Per­ché per quan­ti di­fet­ti pos­sa ave­re, per quan­te de­lu­sio­ni ci ha ri­ser­va­to e ci sta an­co­ra te­nen­do da par­te, non vor­rem­mo che il suo nu­cleo più pri­mi­ge­nio cam­bi di una vir­go­la. Per que­sto alla fine del­la cor­sa ci ten­de la mano: per­ché la amia­mo in­con­di­zio­na­ta­men­te. E ama­re sen­za nes­sun al­tro fine vuol dire co­no­sce­re.
Joshua Nicolosi
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 16.2.2020
Teatri

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LabArca
via M.D'Oggiono, 1 02/36753473
Ore 18.30 Grazie per queste giornate milanesi - Quella volta che Camilleri venne a Milano con Daniela Benelli Egidio Bertazzoni Massimo Cecconi Gianni Turchetta.
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La Repubblica (ed. di Napoli), 16.2.2020
Gennaro Serio
Nel mio giallo dalle mille facce l'eco di Viviani
L'autore di "Notturno di Gibilterra"

Attenzione alle domande. Noiose, inopportune, soprattutto quelle davvero sciocche. Lo scrittore intervistato potrebbe irritarsi molto. Lo scrittore potrebbe addirittura diventare un assassino. E questo è solo l'episodio scatenante di Notturno di Gibilterra ( L'Orma Editore), romanzo di esordio di Gennaro Serio, trent'anni, napoletano, vincitore del Premio Calvino, il prestigioso riconoscimento per gli autori esordienti.
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Durante la narrazione c'è anche un grande torneo: "El Mundial De Los Detectives Literarios". Si affrontano, Maigret e Guglielmo da Baskerville, Poirot e Marple, Ingravallo e Montalbano. L'arbitro è Borges. Cosa succede?
«Sono tutti in un'arena, ci sono sfide all'ultimo sangue. Un'idea che è un grande piano di sabotaggio messo in atto per distogliere dalle loro occupazioni abituali sia i personaggi protagonisti del romanzo sia i grandi detective della storia».
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Pier Luigi Razzano
 
 

970 Universal, 17.2.2020
Dos libros extranjeros para disfrutar el fin del verano: la columna de Elena Risso
Cliccare qui per ascoltare la puntata completa
En una nueva edición de Libros del Paso, Risso volvió a Punto de Encuentro para hablar sobre dos libros extranjeros y traducidos al español para disfrutar el fin de verano.

Con 93 años, Andrea Camilleri murió en el 2019 y dejó una obra prolífica a sus espaldas. Comunista de joven, escritor, y fumador empedernido, Camilleri se hizo escritor de grande y conquistó la crítica internacional con su prosa y uno de los personajes más entrañables de la novela negra, el comisario Montalbano.
Años antes de morir, el escritor italiano se quedó ciego y, como si de una película se tratara, Camilleri siguió escribiendo. Kilómetro 123 es uno de esos libros, el último que escribió antes de morir, según dijo Risso en Punto de Encuentro.
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Tomás Gaeta
 
 

La voce di Genova, 17.2.2020
“Giallo di Liguria”, riparte il ciclo di incontri a cura di Francesco De Nicola al Teatro della Corte
L'iniziativa è organizzata dalla Fondazione Mario Novaro in collaborazione con l’Università e il Teatro Nazionale di Genova

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Infine, spazio al rapporto tra libri e televisione con uno dei personaggi più amati, il commissario Montalbano, nato dalla penna di Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti nella serie ventennale prodotta dalla Rai. Il 20 marzo ne parlano Giuliana Manganelli e Silvio Riolfo Marengo, in dialogo con Eliana Quattrini. Il punto di partenza è l’ottica genovese, come denuncia il titolo dell’incontro “Boccadasse, provincia di Vigata”. Camilleri amava così tanto Genova da farne il luogo di nascita della fidanzata di Montalbano, Livia. Lo ha raccontato tante volte alla giornalista Giuliana Manganelli che ne porterà testimonianza, mentre lo scrittore e giornalista Silvio Riolfo Marengo rievocherà il suo rapporto con Camilleri, che lo coinvolse come consulente per il dialetto genovese durante la stesura di La mossa del cavallo.
 
 

Università degli Studi di Cagliari, 18.2.2020
Comunicato

Lingua e stile nei romanzi di Andrea Camilleri è il titolo del Seminario che si terrà a Cagliari nei giorni 9 e 10 marzo 2020. Si tratta dell’ottavo appuntamento di un’iniziativa, ideata e organizzata dall’Università degli Studi di Cagliari (Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali), che nel corso degli anni ha raccolto l’adesione di numerosi Atenei in Europa, nel Libano e nell’America latina.
Il programma dei lavori è articolato nelle due mattinate del 9 e del 10; sarà aperto dalla prolusione del professor Luigi Matt (Università di Sassari) e vedrà la partecipazione di studiosi provenienti da sedi italiane ed estere.
Nel pomeriggio del 9 marzo si terrà una sessione dedicata a L’arte dell’illustrazione, un momento di studio rivolto ai volumi di Andrea Camilleri illustrati con disegni che accompagnano i racconti, compresi quelli destinati ai bambini, che quindi hanno richiesto immagini adeguate all’età dei giovani lettori. Saranno presenti Mariolina Camilleri, che ha illustrato Pinocchio (mal)visto dal Gatto e la Volpe, e Paolo Canevari, i cui disegni sono inseriti ne I tacchini non ringraziano.
Oltre all’incontro di Cagliari, per il 2020 ne sono previsti altri due, ad Agrigento (Girgenti, là dove fiorisce il cuntu. Camilleri tra Sicilia e mondo, 27-29 aprile) e a Malaga (Paesaggi linguistici, letterari e naturali, 8-9 ottobre).
Gli studi sull’opera di Andrea Camilleri sono stati avviati a Cagliari negli anni Novanta e, oltre ai Seminari, hanno prodotto i Quaderni camilleriani (collana, fondata nel 2016, che nel 2020 pubblicherà il dodicesimo volume: https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/) e il CamillerINDEX (indice elettronico delle opere camilleriane che per il momento comprende 8 titoli: https://www.camillerindex.it/quaderni-camilleriani/).
 
 

Gazzetta di Parma, 18.2.2020
Intervista
Leo Gullotta: «Quando Camilleri mi chiamava Gullottino»

Una frase che è una pietra d'inciampo: «Avrei preferenza di no». Con quattro semplici parole, ripetute con la calma dei forti, Bartleby, lo scrivano, compie la sua rivoluzione. Lo spettacolo «Bartleby lo scrivano» di Francesco Niccolini è ispirato all'omonimo romanzo breve di Herman Melville, il papà di «Moby Dick». Diretto da Emanuele Gamba, con Leo Gullotta nel ruolo del misterioso e minuto protagonista, dopo la bella accoglienza all'anteprima estiva al Festival di Napoli, è ora in tournée e arriverà domani al Teatro Magnani di Fidenza.
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Più di cinquant'anni di carriera, diceva. Come attore di cinema ha vinto sette premi tra David e Nastri d'argento. Ma ha iniziato con teatro, con grandi maestri...
«Assolutamente, sono stato fortunato, innanzitutto per il sostegno ricevuto dalla mia famiglia. Papà era un operaio che ha mandato tutti i sei figli a scuola. Ero un giovinetto negli anni Cinquanta, in un quartiere povero di un'Italia che non aveva nulla se non il sorriso e la voglia di ricostruire. Venivo chiamato “Gullottino” da personaggi enormi, Glauco Mauri, Andrea Camilleri, Leonardo Sciascia, Giuseppe Fava, il giornalista ucciso dalla mafia. Persone che mi hanno aiutato a capire non solo la mia professione ma la vita stessa. A saper guardare la realtà e chi ci sta attorno».
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Mara Pedrabissi
 
 

Ragusah24.it, 18.2.2020
Montalbano 'sbarca' al cinema… ma a Ragusa non lo proietteranno

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Incredibile, ma vero: a Ragusa, 'patria' del Commissario Montalbano, non verrà proiettato. Almeno a oggi. Per vederlo occorrerà andare a Vittoria.
 
 

News Rai, 19.2.2020
“Salvo amato, Livia mia”
“La rete di protezione”
Due nuovi film in prima serata su Rai1 lunedì 9 e 16 marzo
Il Commissario Montalbano
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Rai Ufficio Stampa, 19.2.2020
RAI 1 09 MAR 2020, 21:25
Il Commissario Montalbano
Due nuovi film in prima serata in onda lunedì 9 e 16 marzo

Il commissario Montalbano torna su Rai1 con due nuovi attesissimi gialli che fanno salire a 36 il numero dei titoli della collection evento tra le più amate dal pubblico italiano e internazionale.
Interpretato da uno straordinario Luca Zingaretti, campione d’ascolti da oltre 20 anni, il personaggio, creato magistralmente dalla penna di Andrea Camilleri e reso impeccabile, nella sua trasposizione televisiva, dalla direzione del suo storico regista Albero Sironi, è ancora una volta protagonista sullo schermo con “Salvo amato, Livia mia” e “La rete di protezione”, che Rai1 propone in prima tv e in prima serata lunedì 9 e lunedì 16 marzo.
Firma la regia, insieme ad Alberto Sironi, Luca Zingaretti, che prende in corsa le redini di un progetto televisivo tra i più complessi e apprezzati e che annovera tra gli sceneggiatori, oltre al grande Andrea Camilleri, Francesco Bruni, Salvatore De Mola e Leonardo Marini.
Tratti dai lavori letterari di Camilleri editi da Sellerio, i due film tv sono una produzione Palomar con la partecipazione di Rai Fiction, prodotti da Carlo Degli Esposti e Nora Barbieri con Max Gusberti.
Ad affiancare Luca Zingaretti ritroveremo l’affiatatissimo gruppo di attori che ha reso negli anni “Montalbano” un vero e proprio mito, con in testa Cesare Bocci, nei panni di Mimì Augello, Peppino Mazzotta in quelli di Fazio, Angelo Russo nelle vesti dello squinternato Catarella e la partecipazione di Sonia Bergamasco nel ruolo di Livia, l’eterna fidanzata di Salvo Montalbano. Tutti alle prese, a vario titolo, con le dinamiche complicate e sempre serrate delle indagini in commissariato e quelle della vita privata, difficili da tenere al riparo dalle brutte situazioni nell’assolata e piccola Vigàta. È così che prima, in “Salvo amato, Livia mia”, Montalbano si ritrova a indagare sulla morte di una cara e vecchia amica di Livia e poi, in “La rete di protezione”, il commissario dovrà fare chiarezza su uno strano caso partito con un attentato nella scuola del figlio di Augello.
 
 

ANSA, 19.2.2020
Torna Zingaretti-Montalbano, restiamo fedeli a Camilleri
Anche regista dopo morte Sironi. Due film su Rai1, pronto il 3/o

Roma - "Di mio, in questa regia, c'è una malinconia dolce. Ma chi oggi non è più qui con noi lo dobbiamo festeggiare tutti con canti balli, canti e risate. La drammaticità e la leggerezza tipica dei migliori racconti di Camilleri si intrecciano, secondo un codice conosciuto ma ogni volta diverso. E lo sforzo maggiore del mio lavoro di regia è stato quello, nel rispetto dello stile di Alberto Sironi che ha dettato le regole 20 anni fa, di assecondare l'estetica del mondo di Camilleri e della sua capacità di raccontarci il mondo". Luca Zingaretti torna a vestire i panni di Montalbano, il commissario più amato d'Italia, ma questa volta ne firma anche la regia dopo che lo storico regista è venuto a mancare nel corso delle riprese a meno di due settimane dalla scomparsa dello scrittore Andrea Camilleri. Il 9 e il 16 marzo Rai1 manderà in onda due nuovi episodi girati la scorsa estate. Il primo è "Salvo amato, Livia mia", tratto dai racconti di Camilleri "Salvo amato… Livia mia" e "Il vecchio ladro". Il secondo si intitola "La rete di protezione", trasposizione dell'omonimo romanzo del grande scrittore siciliano.
"Abbiamo già preparato Il metodo Catalanotti, che andrà in onda l'anno prossimo. Io voglio per adesso celebrare con voi, riflettere con il pubblico, sedimentare, capire, io voglio digerire questo lutto, sappiamo che nel cassetto di Camilleri c'è altro, oltre a quello uscito", sottolinea Zingaretti. Ma non è tutto. Quest'anno Montalbano arriva per la prima volta al cinema per un evento straordinario in anteprima assoluta: "Salvo amato, Livia mia", infatti, sarà proiettato il 24, 25 e 26 febbraio."Abbiamo deciso - spiega il produttore Carlo Degli Esposti - che l'incasso delle sale andrà al 50 per cento allo Spallanzani e il resto alla onlus Ape, l'associazione pazienti ematologici del Sant'Andrea. Montalbano - sottolinea - è eterno".
 
 

La Repubblica, 19.2.2020
Montalbano, i nuovi episodi. Luca Zingaretti: "Una festa malinconica senza Camilleri e Sironi"
Il 9 marzo, su Rai 1, 'Salvo amato, Livia mia' che, per la prima volta, andrà anche in sala il 24, 25 e 26 febbraio, mentre il 16 marzo sarà la volta di 'La rete di protezione'. Due film, che vedono Zingaretti nel duplice ruolo di attore e regista, che non mettono però la parola fine alla serie: "Montalbano è eterno"

L'attesa è finita. Luca Zingaretti torna a vestire i panni del commissario Montalbano ma stavolta per lui l'impegno è stato doppio: firma anche la regia degli episodi dopo che Alberto Sironi, che ha diretto per vent'anni la saga creata da Camilleri, è mancato questa estate. A meno di due settimane dalla scomparsa di Andrea Camilleri. "In questa regia", racconta l'attore, "c'è una malinconia dolce. Ma dobbiamo festeggiare chi non è più con noi, Andrea, Alberto e anche lo scenografo Luciano Ricceri che ha creato il mondo di Montalbano, è stato lui a scegliere le location, a farci innamorare degli scorci più belli della Sicilia. Dobbiamo a loro tanto, e non voglio che ci sia tristezza perché la vita se la sono goduta. La drammaticità e la leggerezza tipica dei migliori racconti di Camilleri pensando a loro si intrecciano, secondo un codice conosciuto ma ogni volta diverso. E lo sforzo maggiore del mio lavoro di regista è stato quello di rispettare lo stile di Alberto che ha dettato le regole venti anni fa. L'ho seguito".
Il 9 marzo Rai 1 manderà in onda Salvo amato, Livia mia, tratto dai racconti di Camilleri Salvo amato... Livia mia e Il vecchio ladro. Ma il film arriverà - per la prima volta - al cinema per un evento straordinario in anteprima il 24, 25 e 26 febbraio. "Abbiamo deciso - spiega il produttore Carlo Degli Esposti - che l'incasso delle sale andrà al 50% allo Spallanzani e il resto alla onlus Ape, l'associazione pazienti ematologici del Sant'Andrea". Il secondo film, La rete di protezione, andrà in onda il 16 marzo. Zingaretti caccia via la tristezza ma fa capire che desidera prendersi una pausa. "Abbiamo già girato anche Il metodo Catalanotti, che andrà in onda l'anno prossimo", spiega l'attore. "Io per adesso voglio celebrare Camilleri con voi, riflettere con il pubblico, vedere come saranno accolti questi film e far sedimentare il dolore, per poi capire cosa fare. Devo elaborare questo lutto. Ovviamente sappiamo che nel cassetto di Camilleri c'è altro, ma vorrei prendere una pausa". Quindi saranno gli ultimi episodi? Pare di no, vista la risposta del produttore Carlo Degli Esposti: "Montalbano è eterno". C'è il nuovo libro, Il cuoco di Alcyon, da portare sullo schermo e anche Riccardino, il famoso romanzo in cui Montalbano esce di scena, custodito nella cassaforte dei Sellerio.
"L'appuntamento con Montalbano si rinnova da più di venti anni e ogni volta è un evento", dice la direttrice di Rai Fiction, Tinny Andreatta, "è una festa popolare che si celebra. Montalbano è il testimonial principe non solo della fiction della Rai, ma anche del servizio pubblico per le qualità intrinseche del personaggio e del progetto complessivo che ha a monte la penna di Camilleri, la sua autorevolezza, il suo impegno civile". Come sempre Sicilia grande protagonista, insieme al cast che è la famiglia del commissario più famoso d'Italia: Sonia Bergamasco, l'eterna fidanzata Livia, Peppino Mazzotta (il bravissimo Fazio, attento e perspicace, potrebbe risolvere da solo tutti i gialli), Cesare Bocci (il seduttore Mimì Augello) e Angelo Russo, il prode Catarella che continua a sbattere contro le porte. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.
Silvia Fumarola
 
 

Repubblica Tv, 19.2.2020
Montalbano, i nuovi episodi con Luca Zingaretti: "Salutiamo Camilleri con il nostro pubblico davanti alla tv"

Arrivano su Rai 1 il 9 e il 16 marzo 2020 due nuovi episodi del 'Commissario Montalbano' interpretati da Luca Zingaretti che li ha anche diretti, proseguendo il lavoro del regista Alberto Sironi scomparso l'estate scorsa durante le riprese. "Ho cercato di rispettare gli stilemi del suo modo di fare regia" spiega Zingaretti, "aggiungendo quel poco che potevo mettere di mio". Sono i primi film dopo la morte dell'autore, Andrea Camilleri, del regista della serie e dello scenografo Luciano Ricceri: "Vogliamo celebrarli con gioia, salutare i nostri tre eroi davanti alla tv insieme al nostro pubblico". Il primo dei due episodi prodotti da Palomar con RaiFiction, 'Salvo amato, Livia mia', prima di andare in tv sarà al cinema per tre giorni, dal 24 al 26 febbraio.
Intervista di Silvia Fumarola
Riprese di Luciano Coscarella
Montaggio di Paolo Saracino

 
 

TVBlog, 19.2.2020
Il Commissario Montalbano su Rai1 il 9 e 16 marzo 2020, conferenza stampa in diretta
La presentazione dei due nuovi episodi della serie con Luca Zingaretti, in onda il 9 e 16 marzo 2020.

Sta per iniziare in viale Mazzini a Roma la conferenza stampa di presentazione dei nuovi episodi di Il commissario Montalbano, in onda su Rai1 lunedì 9 e 16 marzo alle ore 21.25. TvBlog seguirà l'incontro con i giornalisti in tempo reale.
Salvo amato, Livia mia è tratto dai racconti “Salvo amato… Livia mia” e “Il vecchio ladro” di Andrea Camilleri, La rete di protezione, invece, è tratto dal romanzo “La rete di protezione”, sempre a firma di Andrea Camilleri, scomparso a luglio scorso.
Presente l'attore protagonista Luca Zingaretti, che è anche regista, insieme ad Alberto Sironi (scomparso ad agosto scorso), dei due episodi. Il Commissario Montalbano è una produzione Palomar, con la partecipazione di Rai Fiction.
12.37 La conferenza stampa sta per iniziare.
12.39 Si parte con la visione di una recente intervista di Mollica a Camilleri: "Quando vedo Montalbano in tv ho una sorta di distacco. Lo guardo come uno spettatore qualsiasi; è così buona la trasposizione visiva che francamente la rende un'altra cosa. Il linguaggio televisivo è completamente diverso dalla scrittura. Non sono più quasi l'autore, Montalbano me lo godo come uno spettatore qualsiasi. Questo mi fa essere in un certo senso un giudice severo ma anche un giudice liberale. Molti difetti del personaggio Montalbano da spettatore li perdono, da scrittore forse meno".
12.43 Mollica: "Lei ha il vantaggio di conoscere il finale di Montalbano...". Camilleri: "Questo lo dice lei".
12.47 Eleonora Andreatta di Rai Fiction: "Moltalbano è un evento, una festa popolare con grande adesione del pubblico. Accumulando tutti gli spettatori di tutti gli spettatori si arriva a oltre un miliardo".
12.49 Andreatta definisce Montalbano un "simbolo" della fiction Rai e spiega che la serie nel 1999 è stata spartiacque per la tv pubblica.
12.50 Andreatta: "Il connubio tra il personaggio e l'interpretazione di Luca Zingaretti, che quest'anno, generosamente, ha, in un momento di emergenza - quando è stato male il regista Alberto Sironi - preso la responsabilità della regia. Montalbano è un unicum dal punto di vista produttivo".
12.51 Andreatta definisce i due nuovi episodi "perle" che si aggiungono alla collana.
12.51 Il direttore di Rai1 Coletta: "Quando torna Montalbano, è una festa anche per Rai1; è archetipo identitario dell'ammiraglia. Non ho visto tutti i 36 episodi, ne ho visti molti, mi sono sempre interrogato come la sicilianità sia diventata un codice che va oltre ogni confine".
12.53 Per Coletta Montalbano è "il prodotto forse più straordinario costruito dalla Rai".
12.54 Coletta spiega che anche i ragazzi (dai 15 anni) "guardano molto Montalbano": "Lamentiamo sempre la grande assenza dei giovani dalla tv generalista, Montalbano è coagulo fortunato, ma non casuale".
12.55 Coletta: "Zingaretti è diventato il brand della fiction Rai".
12.55 Coletta: "Mi sento molto fortunato come professionista ad avere nella fase iniziale del mio mandato a Rai1 Montalbano è un grande privilegio".
12.56 Il produttore Carlo Degli Esposti: "Sono 20 anni, ma a tutti noi sembra ieri. L'estate è stata traumatica per noi, ma ce la siamo cavati bene, grazie alla generosità di Luca Zingaretti. Questi sono giorni di assenza, di vuoto. Andrea Camilleri per me era una costante della settimana; ogni settimana una o due volte andavo da lui, mi confrontavo, gli raccontavo. Ricevevo da lui grandi consigli. In una delle prime proiezioni di Montalbano lui disse 'certo che è bello avere Montalbano in televisione, ma quanto è bello averlo grande'. Per questo abbiamo deciso di uscire per tre giorni al cinema a fine mese per far vedere grande Montalbano ai cultori. È un grande regalo per gli affezionati".
12.59 L'incasso delle uscite cinematografiche sarà devoluto in beneficenza allo Spallanzani e al Sant'Andrea.
13.00 Carlo Degli Esposti ironizza: "Coletta in realtà è felicissimo perché per la prima volta non avrà Montalbano in controprogrammazione".
13.01 Luca Zingaretti ringrazia Andreatta e Coletta. Poi precisa: "Questo è il primo anno che ci troviamo qui senza il nostro padre letterario e il mio professore in accademia, Camilleri. Ma anche senza Alberto Sironi, che è stato un amico, un complice in questi vent'anni. Abbiamo combattuto tante battaglie insieme. Alberto ha trasformato un materiale eccezionale in qualcosa che è diventato un caso unico nel panorama mondiale".
13.03 Zingaretti: "Sironi aveva tanti difetti, un casinaro, raccontava le barzellette, era un uomo buono. Sembra una cosa stupida, ma la bontà è un grande valore. Era incapace di provare rancore. A lui si devono una buona dose di meriti di questi 21 anni".
13.03 Zingaretti ricorda Luciano Ricceri, scenografo di Montalbano, anche lui scomparso quest'anno.
13.03 Zingaretti: "Vorrei che festeggiassimo Alberto, Luciano e il maestro Camilleri un po' alla messicana, con canti e balli. Vorrei che li festeggiassimo nel modo in cui loro vorrebbero. Da dove si trovano parteciperanno con un bicchiere di vino rosso in mano".
13.05 Zingaretti: "È stata una bella esperienza almeno quanto dolorosa, non c'è stato giorno in cui non mi chiedessi cosa avrebbe detto Andrea per questa o quella scena o cosa avrebbe fatto Alberto".
13.07 Zingaretti: "Di me in questi ultimi due film c'è una melanconica dolcezza, una melanconia dolce. Con Alberto di dicevamo che sarebbe tornato prima della fine delle riprese, ma non è stato così. Ringrazio anche tutti i colleghi. Quando ho preso in mano la regia ho detto 'se non mi aiutate, non ce la faccio". E cita anche Francesco Nardella, vice direttore Rai Fiction.
13.08 Zingaretti dice che "è stata una impresa ciclopica" girare questi due nuovi film: "Qualcuno sul set pensava pure che io prendessi delle sostanze... lavoravo anche 20 ore al giorno".
13.09 Zingaretti: "Mi piace pensare che ad Alberto sarebbe piaciuto vedere queste due puntate. Ci avrebbe trovato lo spirito suo e della famiglia che siamo noi".
13.10 Sonia Bergamasco, ossia Livia: "Camilleri ha disegnato due personaggi che si scontrano e si ritrovano. C'è un grande intensità di rapporto tra Livia e Salvo. La figura femminile è anche un po' idealizzata".
13.11 Vengono citati e ringraziati anche gli altri attori dei due film.
13.12 Peppino Mazzotta, ossia Fazio: "È molto complicato per me questa volta chiacchierare di Montalbano perché ero molto giovane quando sono approdato alla serie; quelli che sono i papà della serie lo sono diventati anche per me. Il fatto che Alberto e Andrea non siano più un punto di riferimento, per me è difficile da digerire. Il sorriso e il disincanto farebbero piacere ad Andrea, Alberto e Luciano, quindi propongo di affrontare così pubblicamente le loro assenze".
13.16 Lo sceneggiatore Francesco Bruni: "La mancanza artistica è stata grave, ma è anche una mancanza affettiva. Perdere Andrea Camilleri è come perdere un padre per me".
13.17 Bruni racconta di quando, anche con Zingaretti, andavano da Camilleri a recitare Montalbano.
13.18 Lo sceneggiatore Salvatore De Mola: "Sentiamo moltissimo le mancanze di Alberto e di Andrea". Sul primo film in onda il 9 marzo: "Abbiamo unito un racconto epistolare e uno di colore di Camilleri. La cosa più complicata è stata trasformare il racconto epistolare".
13.20 Domande dei giornalisti.
13.20 Zingaretti: "Nel 2008 decisi di abbandonare Montalbano per un problema di strategia: pensavo, come insegnatomi da Camilleri in accademia, che bisognasse uscire tra gli applausi. Dopo due anni decidemmo di rifarlo. È stata una scommessa vinta, perché gli applausi non sono finiti, ma aumentati. Ora il problema è che c'è un autore che ci scriveva i testi anno per anno che non c'è più, un regista che li girava che ora non c'è più, uno scenografo che non c'è. La Rai ha scelto di girare tre nuovi episodi, ne saranno mandati in onda due nel 2020, uno nel 2021. Io voglio celebrare e far sedimentare il dolore, la malinconia, riflettere e vedere se è il caso di finirla qua oppure se prendere il testimone e concludere in bellezza con l'ultimo romanzo che è nella cassaforte di Sellerio. C'è anche un altro romanzo che è uscito mentre noi giravamo. Bisogna capire se uno non se la sente più di andare avanti senza determinate figure fondamentali oppure continuare. Io voglio elaborare".
13.24 Due casi di omosessualità nel primo film in onda quest'anno. Zingaretti: "Il tema era stato già affrontato in Montalbano. Nel nuovo film, in realtà, c'è un caso di omosessualità e uno di pedofilia. Anche il tema della pedofilia non è nuovo in Montalbano".
13.25 Il produttore Gusberti: "Il racconto epistolare da cui è tratto il primo film è breve, poetico, bello. Alla giovane Livia innamorata da poco di Montalbano capita la morte di una sua amica. Lei si rivolge a Montalbano per chiedere aiuto. Il racconto è pieno di sentimento. La trasformazione di questo racconto è avvenuta in modo magico ed è stata approvata da Camilleri".
13.27 Gusberti: "La rete di protezione, da cui è tratto il secondo film, è il primo romanzo che Camilleri ha dettato quando è diventato cieco".
13.29 Zingaretti: "Camilleri, quando gli dissi che mi avevano preso per Montalbano, mi rispose: 'Lo so, ho seguito, non pensavo a te come attore, sinceramente, ma so che farai un buon lavoro'. Io penso che lui ha sempre conservato questo pensiero e che avrebbe voluto più volentieri un Montalbano più somigliante a quello che lui aveva immaginato".
13.33 Zingaretti: "Volevo comprare i diritti di Montalbano, ma non avevo soldi ed ero sconosciuto. Quando lessi che la Palomar li aveva comprati, dissi alla mia agente che volevo fare il provino. Feci un provino che durò 6 mesi. Il produttore fu coraggioso, perché all'epoca non si affidava un progetto di due film a un attore non conosciuto. Non ero un nome. Degli Esposti tenne duro e disse alla Rai 'questo è il nostro Montalbano'"..
13.35 Carlo Degli Esposti: "Montalbano senza Zingaretti? Non faccio mai programmi, fare le scelte dentro le situazioni è sempre la scelta più giusta. Sono un situazionista. Sono convinto e certo che Montalbano sarà eterno".
13.36 Degli Esposti rivela che Zingaretti è l 'unico commissario che non mette la cintura quando è in auto.
13.37 Andreatta precisa che Montalbano è caratterizzato da "alternanza di straordinari attori non conosciuti con storie che hanno un protagonista che può attrarre perché famoso".
13.38 L'attore Zingaretti come si è trovato a lavorare con Zingaretti regista? La risposta è una battuta: "Trovo che il regista Zingaretti sia un attore più che straordinario, mentre da regista è più che straordinario".
13.41 Finisce la conferenza.
Massimo Galanto
 
 

Italpress, 19.2.2020
“Il Commissario Montalbano”, Zingaretti “Poi mi fermo un po’”

Il commissario più amato d’Italia torna su Raiuno (lunedì 9 marzo in prima serata), orfano del suo autore Andrea Camilleri, del regista Alberto Sironi e dello scenografo Luciano Ricceri, quest’ultimo responsabile della scelta quanto mai azzeccata di girare Montalbano in quei posti della Sicilia che, osserva Luca Zingaretti, “sono diventati un luogo dell’anima”. Due i nuovi film, intitolati “Salvo amato, Livia mia” e “La rete di protezione”, che a causa della scomparsa di Sironi sono stati diretti da Zingaretti: “L’inizio dell’estate è stato un trauma per tutti noi ma grazie alla generosità di Luca e di tutti gli altri, siamo riusciti a portare a termine tutto” racconta il produttore della Palomar Carlo Degli Esposti.
Sull’esperienza dietro la macchina da presa di Montalbano, l’attore spiega: “Ho detto a tutti: ragazzi, se non mi aiutate voi non ce la faccio. E non c’è stato giorno che io non mi sia chiesto: cosa direbbe Alberto di questa scena? Io non ho fatto la mia regia, quando subentri non puoi che fare quello che ha fatto chi ti ha preceduto”. Al momento sul futuro di Montalbano regna un po’ di incertezza: “Voglio vedere che succede: prima celebrare con questi due film e, poi, sedersi e far sedimentare questa nuova situazione. E riflettere se finire in bellezza con l’ultimo romanzo che è chiuso nella cassaforte della Sellerio. Ne abbiamo già anche un altro, “Il cuoco dell’Alcyone”, che è uscito mentre eravamo sul set. Voglio elaborare questo lutto e digerire questo dolore, poi vedremo”. Più determinato Carlo Degli Esposti: “Sono convinto che Montalbano sarà eterno”.
 
 

AgenSIR, 19.2.2020
Televisione: Rai Uno, arriva il primo film del “Commissario Montalbano” senza Camilleri e Sironi. Andreatta (Rai Fiction), “una serie testimonial del servizio pubblico”

“Salvo amato, Livia mia” è il titolo del primo film tv della serie “Il Commissario Montalbano”, prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, che viene presentato senza lo scrittore Andrea Camilleri e il regista Alberto Sironi, scomparsi entrambi nell’estate del 2019. È stato svelato questa mattina, 19 febbraio, nella sede Rai di viale Mazzini a Roma in vista della messa in onda televisiva il prossimo 9 marzo su Rai Uno, ma soprattutto in occasione dell’imminente uscita nei cinema italiani dal 24 al 26 febbraio.
La conferenza stampa si è aperta, un po’ tra sorrisi e commozione, con la testimonianza in video di Andrea Camilleri raccolta a suo tempo dal giornalista del Tg1 Vincenzo Mollica. Lo scrittore siciliano ha ricordato il perché del successo del suo “Commissario”: “La gente si identifica in lui probabilmente perché rappresenta l’italiano medio, che sa muoversi bene nella società odierna. Montalbano conserva una certa lealtà di fondo, sempre, una lealtà che emerge tanto nel lavoro quanto nei rapporti personali… E poi è continuamente alla ricerca della verità”.
Nella Sala degli Arazzi della Rai presenti anche il direttore del comparto Fiction Eleonora Andreatta e il neo direttore di Rai Uno Stefano Coletta. “Ogni volta è un grande evento; una bella festa popolare – ha rimarcato Andreatta –. In onda dal 1999, dunque da 20 anni, con 36 titoli, Montalbano è diventato il testimonial del servizio pubblico, un riferimento per la qualità della nostra produzione. Il pubblico di fatto non attende più un personaggio, bensì una persona, capace di stringere un patto fiduciario con tutti noi”.
Coletta, dal canto suo, ha ribadito: “Che emozione presentare ora, dopo Sanremo e ‘L’amica geniale’, ‘Il Commissario Montalbano’. Montalbano è il prodotto più straordinario che la Rai abbia messo in campo. Un terzo dei nostri giovani ha guardato la serie e questo è un risultato chiaro per l’impegno del servizio pubblico”.
 
 

Corriere TV, 19.2.2020
Commissario Montalbano, Luca Zingaretti saluta Camilleri: «Altri tre episodi, poi deciderò se smettere»
L'attore, diventato regista dopo la morte di Alberto Sironi e dello scenografo Luciano Ricceri, torna su Rai 1 (lunedì 9 e 16 marzo) con due nuovi episodi

«Di mio, in questa regia, c'è una malinconia dolce. Ma chi oggi non è più qui con noi lo dobbiamo festeggiare Andrea Camilleri, Alberto Sironi e Luciano Ricceri con canti balli, canti e risate». Luca Zingaretti torna a vestire i panni di Montalbano, il commissario più amato d'Italia, ma questa volta ne firma anche la regia dopo che lo storico regista, Alberto Sironi, è venuto a mancare nel corso delle riprese a meno di due settimane dalla scomparsa dello scrittore Andrea Camilleri. «Lo sforzo maggiore del mio lavoro di regia è stato quello, nel rispetto dello stile di Alberto Sironi che ha dettato le regole 20 anni fa, di assecondare l'estetica del mondo di Camilleri e della sua capacità di raccontarci il mondo». Il 9 e il 16 marzo Rai1 manderà in onda due nuovi episodi girati la scorsa estate. Il primo è "Salvo amato, Livia mia", tratto dai racconti di Camilleri "Salvo amato… Livia mia" e "Il vecchio ladro". Il secondo si intitola "La rete di protezione", trasposizione dell'omonimo romanzo del grande scrittore siciliano. Quest'anno Montalbano arriva per la prima volta al cinema per un evento straordinario in anteprima assoluta: "Salvo amato, Livia mia", infatti, sarà proiettato il 24, 25 e 26 febbraio."Abbiamo deciso - spiega il produttore Carlo Degli Esposti - che l'incasso delle sale andrà al 50 per cento allo Spallanzani e il resto alla onlus Ape, l'associazione pazienti ematologici del Sant'Andrea. Montalbano - sottolinea - è eterno".
Nino Luca
 
 

Tiscali, 19.2.2020
Il difficile debutto di Luca Zingaretti: "Il mio immenso dolore mentre giravo l'ultimo Montalbano"
La scomparsa di Andrea Camilleri e quella del regista Alberto Sironi sono avvenute mentre giravamo. Quando subentri in una situazione del genere devi cercare di capire cosa avrebbe fatto chi ti ha preceduto. Non nascondo che sia stata un’impresa ciclopica. Lavoravo 20 ore al giorno e c'era chi pensava prendessi delle anfetamine. E invece era il dolore a tenermi in piedi"

Gli occhi lucidi di Luca Zingaretti e il suo sorriso tirato raccontano ancora prima delle parole che i due nuovi film di Montalbano, eccezionalmente prima al cinema (24, 25, 26 febbraio) e poi in tv (9 e 16 marzo su Rai1), fanno storia a sè. Perché tra gli scorci dell’immaginaria Vigata, con i suoi delitti da risolvere dove ironia, tragedia e modernità si sovrappongono in quello straordinario intreccio creato da Camilleri, questa volta c’è, ben camuffato sotto gli abiti del suo commissario, anche il suo immenso dolore. Quello di chi, dopo la morte scioccante dei due papà di Montalbano, quello letterario e quello televisivo, che per lui erano amici e punti di riferimento, si è coraggiosamente caricato sulla schiena il peso e la responsabilità “di portare la nave in porto” mettendosi anche dietro, e non più soltanto davanti, la macchina da presa. “La scomparsa di Andrea Camilleri e quella del regista Alberto Sironi sono avvenute mentre giravamo. Quando Alberto è stato ricoverato in ospedale ho chiamato a raccolta tutti e ho detto “Ragazzi, prendo io il testimone. Penso sia la cosa migliore. Siamo una famiglia, cerchiamo di farlo nel modo migliore possibile così quando torna Alberto ci dirà meno parolacce e qualche bravo”. Ma Alberto se ne è andato poco dopo. Quando subentri in una situazione del genere devi semplicemente cercare di capire cosa avrebbe fatto chi ti ha preceduto, chi ha dettato gli stilemi di Montalbano, il modo di girare, quali lenti. Di mio, se posso permettermi, credo ci sia una melanconica dolcezza o una melanconia dolce. Ciò che sentivo mentre giravo. Non nascondo che sia stata un’impresa ciclopica. Lavoravo 20 ore al giorno. Di sicuro tra i miei amici della troupe ci sarà stato pure chi ha sospettato che prendessi delle anfetamine per reggere simili ritmi. E invece a tenermi in piedi era il dolore e il senso di responsabilità”. Qualche settimana fa, poi, la terza scomparsa, quella dello scenografo Luciano Acerri, di “colui che ha imposto il ragusano come luogo delle riprese e che ha individuato i luoghi che hanno trasformato Vigata in un luogo dell’anima”.
I due film che andranno in onda il 9 e il 16 marzo su Rai1 si intitolano “Salvo amato, Livia mia” e “La rete di protezione”, ma c’è già un altro film quasi pronto, tratto da “Il metodo Catalanotti”, che la Rai programmerà il prossimo anno. E poi? È ancora tutto da scrivere il futuro del commissario più amato della tv, di colui che la direttrice di Raifiction Tini Andreatta definisce “testimonial principe della Rai stessa” e che il direttore di Rai1 Stefano Coletta scolpisce come "archetipo identitario della rete”, fiore all’occhiello dell’intera tv di Stato fin dal 1999 quando con “Il ladro di merendine” andò in onda il primo di 36 film complessivi che in 21 anni hanno permesso alla Rai di raggiungere un successo senza precedenti e senza frontiere visto che Montalbano è stato venduto e mandato in onda in ben 65 Paesi del mondo.
La risposta di Luca Zingaretti è onesta nell'incertezza: “Non lo so cosa faremo. Non lo so se ci fermeremo qui o se andremo avanti. Di romanzi da trasporre ce ne sono due, “Il cuoco di Alcyon” e l’ultimo inedito, quello custodito nella cassaforte della casa editrice di Sellerio. Io al momento sento di dovermi fermare e di dover elaborare il lutto. Ma non vorrei essere frainteso, non vorrei trasmettere un’atmosfera di mestizia. Ad accompagnare questi due nuovi film vorrei che ci fosse una grande festa, in cui si beve, si canta e si balla, proprio come succede in Messico. Una festa per ringraziare e ricordare questi tre grandi filibustieri che si sono goduti la vita fino all’ultimo”.
Cinzia Marongiu
 
 

TyN Panamá, 19.2.2020
Montalbano, los nuevos episodios. Luca Zingaretti: Una fiesta de la melancolía sin Camilleri y Sironi
La espera ha terminado. el Luca Zingaretti volver a asumir el papel de la Montalbano , pero esta vez, para él, un compromiso de doble firma es también la dir

La espera ha terminado. el Luca Zingaretti volver a asumir el papel de la Montalbano , pero esta vez, para él, un compromiso de doble firma es también la dirección de los episodios después de que Alberto Sironi , al que dirigió durante veinte años, la saga creada por Camilleri, perder este verano. A menos de dos semanas después de la muerte de Andrea Camilleri . "En este sentido", dice el actor, "no es una dulce melancolía. Pero debemos celebrar a aquellos que ya no están con nosotros, Andrea, Alberto, y también el diseñador de Luciano Ricceri , que creó el mundo de Montalbano, él fue el único que elegir la ubicación, para hacernos caer en el amor de las vistas más hermosas de Sicilia. Les debemos mucho, y no quiero que haya tristeza, porque la vida que disfrutamos. El drama y la ligereza típica de las mejores novelas de Camilleri pensando en ellos están entrelazados, de acuerdo a un código conocido, pero cada vez diferente. Y el mayor esfuerzo de mi trabajo como director fue para respetar el estilo de Alberto, que ha dictado las reglas de hace veinte años. Lo siguió".
Montalbano, los nuevos episodios de la serie de los libros de Andrea Camilleri
9 de marzo, Rai 1, que se emitirá, Excepto amado, Livia mi , tomado de los cuentos de Camilleri la Salva amato... Livia de la mina, y El viejo ladrón. Pero la película va a llegar - por primera vez - en el cine por un evento extraordinario, la vista previa de la 24, 25 y 26 de febrero. "Hemos decidido", explica el productor, Carlo Degli Esposti - el producto de la venta se destinará a 50% en el Spallanzani y el resto a instituciones sin fines de lucro de la Abeja, la asociación de pacientes con hemopatías Sant'andrea". La segunda película, La red de protección, será transmitido el 16 de marzo. Zingaretti de caza a través de la tristeza, pero deja en claro que usted quiere tomar un descanso. "Ya hemos visto que El método es también Catalanotti, el cual será transmitido el próximo año", explica el actor. "Para mí, ahora mismo quiero celebrar Camilleri con usted, reflexionar con el público, para ver cómo se dará la bienvenida a estas películas y de reflexionar sobre el dolor, luego de averiguar qué hacer. Tengo a este proceso de duelo. Por supuesto, sabemos que en el cajón de Camilleri, hay otro, pero me gustaría tomar un descanso." A continuación, será el último de los episodios? Al parecer no, en vista de la respuesta del productor Carlo Degli Esposti: "Montalbano es eterno." Hay un nuevo libro, El cocinero, de Alcyon, para traer a la pantalla y también Riccardino, la famosa novela en la que Montalbano se sale de la escena, seguro en la caja fuerte de Sellerio.
 
 

Marida Caterini, 19.2.2020
Montalbano 2020 Federica De Benedittis nel cast di Salvo amato… Livia mia
La Venere de Il Paradiso delle Signore che interpreta Roberta Pellegrino, è nel cast del nuovo tv movie Salvo amato... Livia mia.

Grande salto di qualità per Federica De Benedittis che, lunedì 9 marzo, sarà nel cast de Il commissario Montalbano 2020. La giovane attrice è una delle Veneri de Il Paradiso delle Signore, la soap opera in onda nella fascia del daytime pomeridiano di Rai 1 ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 15:40.
Adesso la giovane partecipa al primo dei due nuovi tv-movie che fanno parte del ciclo de Il Commissario Montalbano per l’anno in corso. In particolare la De Benedittis avrà un ruolo singolare nel tv-movie con protagonista Luca Zingaretti.
Montalbano 2020 Federica De Benedittis nel ruolo di Agata Cosentino
La De Benedittis nel primo tv-movie della serie Montalbano 2020 è una giovane donna di nome Agata Cosentino. I telespettatori che assistono alle prime immagini del film tv dal titolo Salvo amato… Livia mia, la vedono cadavere. Infatti il film tv si apre proprio con l’immagine di Agata Cosentino che è stata assassinata. Il suo corpo viene ritrovato nel corridoio di una scuola privata serale che la ragazza aveva frequentato fino ad una decina di giorni prima.
Apparentemente tutto fa pensare che possa trattarsi di un caso di violenza sessuale poi sfociato nell’omicidio. Agata Cosentino era amica molto cara di Livia, la fidanzata storica di Salvo Montalbano. Livia vive a Boccadasse, antico borgo marinaro del comune di Genova.
Il caso viene risolto attraverso una serie di lettere che si scambiano Salvo e Livia. La fidanzata del commissario gli scrive e gli telefona per metterlo al corrente di quanto stanno andando avanti le indagini sulla morte della sua amica.
Montalbano riesce così a capire, dalle rivelazioni di Livia, che la ragazza non è stata violentata. E quasi certamente l’assassino non aveva intenzione di ucciderla. Salvo Montalbano crede che la giovane donna abbia trovato aperto il cancello dell’istituto scolastico, sia salita al terzo piano dove sapeva esserci un bagno e qui ha fatto un imprevisto incontro mortale.
Il poliziotto di Vigata accetta di risolvere il caso anche da lontano, seguendo i vari notiziari che informano e documentano gli sforzi fatti per fare luce sulla morte della giovane.
I flashback di Agata Cosentino
Agata appare nel Tv movie attraverso flashback. E così lettera dopo lettera, telefonata dopo telefonata, Salvo Montalbano comincia ad avere le idee sempre più chiare sulla morte della ragazza. La giovane probabilmente ignorava che nei locali dove era ubicato il bagno, ci fosse una persona dentro.
Per Agata è stata una vera e propria sorpresa. Montalbano ha anche notato che non c’è stato alcun tentativo di violenza. Gli indumenti intimi della ragazza non presentano segni di strappo. Salvo Montalbano è convinto che l’assassino debba essere una persona che la giovane Agata conosceva e che aveva scoperto mentre faceva qualcosa di illecito. Agata, per quello che ha visto, è stata colpita da 40 coltellate, molte delle quali inferte addirittura dopo la morte.
Montalbano è sicuro che questa è la tipologia del delitto passionale. L’uomo infatti si accanisce sul corpo della donna e cerca di colpirlo il più possibile in un impulso di odio feroce.
Tutto ciò naturalmente avviene a distanza. Livia non se la sente di lasciare i genitori della povera Agata. Il poliziotto di Vigata non può abbandonare la città perché si sta occupando di un’inchiesta molto delicata nella quale non riesce a trovare la soluzione.
Alice Toscano
 
 

Biblioteche di Roma, 19.2.2020
Per i romanzi storici di Andrea Camilleri
19 - 21 febbraio 2020
Biblioteca Villa Leopardi
Conferenza

Lavinio Ricciardi [Socio del Camilleri Fans Club, NdCFC] e Ludovico Fulci propongono la lettura di Il birraio di Preston (1995) e di Il re di Girgenti (2001) secondo i requisiti del romanzo storico nella versione di Camilleri.
A ciascuno dei titoli è dedicato un incontro (19 e 21 febbraio ore 18) occasione per trattare le molte narrazioni dello stesso autore e della stessa materia.
Programma del Circolo dei Lettori di Villa Leopardi che ha l’obiettivo di consolidare il legame fra l’utenza di Biblioteche di Roma e l’opera di Andrea Camilleri.
Letture di brani a cura di Giancarlo Giubilo.
Camilleri e il romanzo storico con particolare riferimento al Re di Girgenti - cliccare qui per l'intervento di Ludovico Fulci
Romanzi Storici di Andrea Camilleri – una sintesi - cliccare qui per l'intervento di Lavinio Ricciardi
 
 

Agrigento Notizie, 19.2.2020
Un premio letterario dedicato ad Andrea Camilleri, passo avanti all'Ars
Approvata in commissione Cultura la risoluzione della deputata del Movimento Cinque Stelle Vittoria Casa

“Istituire un premio letterario dedicato ad Andrea Camilleri è un gesto simbolico, ma allo stesso tempo concreto, per mantenere vivo il ricordo del grande maestro di vita e straordinario scrittore siciliano, e dare uno stimolo e un’opportunità in più ai giovani da 16 a 30 anni appassionati di scrittura”. Così Vittoria Casa, deputata siciliana del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura.
“Sono particolarmente orgogliosa - commenta la deputata - dell’approvazione all’unanimità della mia risoluzione in commissione Cultura: ora il Governo è impegnato a istituire il premio Camilleri e a prevedere ogni anno una cerimonia a Porto Empedocle. Proprio nella città natale di Camilleri mi recherò venerdì prossimo per dare personalmente la bella notizia alla cittadinanza insieme alla sindaca Ida Carmina. Il passato della mia terra, la Sicilia, e dell’Italia intera - conclude - è fatto di cultura, e di cultura vogliamo che sia anche il futuro”.
 
 

Huffington Post, 19.2.2020
Vincenzo Mollica: "Camilleri mi insegnò a non vedere. Ma ho paura del buio che verrà, non si torna indietro"
Lo storico giornalista Rai si racconta a Vanity Fair: "Non ho smesso di andare al cinema: le scene in cui non parlano me le spiega mia moglie”

Vincenzo Mollica ha scoperto che avrebbe perso la vista quando era ancora un bambino. È stato Camilleri a insegnargli a non vedere: insieme hanno vissuto l’arrivo del glaucoma, insieme hanno imparato a gestirlo. Lo racconta in un’intervista a Vanity Fair.
“La cosa della mia carriera di cui vado più orgoglioso è l’incontro con Andrea Camilleri: è stato lui che mi ha insegnato a non vedere. Abbiamo vissuto contemporaneamente l’arrivo del glaucoma - la cui traduzione letteraria è: ladro silente di vista - e ho imparato come dovevo comportarmi guardando, mi consenta il verbo, lui. Non solo le forme, i visi, i paesaggi. Anche i colori sono importanti. Lui si allenava pensando, prima di addormentarsi, a un quadro. La mattina lo descriveva a chi gli stava intorno, raccontando con precisione le sfumature di colore, e chiedeva che si verificasse l’esattezza del suo ricordo”.
[...]
 
 

ANSA, 20.2.2020
La Concessione del Telefono di Camilleri, al cinema poi Rai1 TRAILER
Da romanzo storico in sala solo 17-18/3 regia Roan Johnson

Roma - "Nell'estate del 1995 trovai, tra vecchie carte di casa, un decreto ministeriale per la concessione di una linea telefonica privata. Il documento presupponeva una così fitta rete di più o meno deliranti adempimenti burocratico-amministrativi da farmi venir subito voglia di scriverci sopra una storia di fantasia". Cosi' scriveva il grande scrittore siciliano scomparso nel luglio 2019 Andrea Camilleri. Arriva per la prima volta al cinema La concessione del telefono, il nuovo film della collection evento "C'era una volta Vigata", uno dei capolavori di ironia di Camilleri, tratto dall'omonimo romanzo edito da Sellerio.
La concessione del Telefono, diretto da Roan Johnson e interpretato da Alessio Vassallo, Thomas Trabacchi, Federica De Cola, Corrado Fortuna, Dajana Roncione, Corrado Guzzanti, con la partecipazione di Fabrizio Bentivoglio, sarà nelle sale italiane per un'anteprima esclusiva solo il 17 e 18 marzo (elenco cinema a breve su www.nexodigital.it) e prossimamente su Rai1. La storia racconta di Pippo Genuardi, nato a Vigàta il 3 settembre 1856 e commerciante di legnami. Ma sia chiaro: quella non è la sua occupazione maggiore, anzi, potremmo dire che il suo vero talento è quello di cacciarsi nei guai. Spiantato, ironico, amante delle donne e della tecnologia, Pippo sembrerebbe aver messo la testa a posto sposando Taninè Schilirò, figlia dell'uomo più ricco di Vigàta, ma il nostro protagonista è un uomo che non si accontenta mai. E così spedendo tre lettere al Prefetto Marascianno (un napoletano paranoico e complottista) mette in moto un meccanismo che lo porterà a trovarsi sotto due fuochi incrociati: lo Stato, che pensa di avere a che fare con un pericoloso sovversivo, e l'uomo "di rispetto" Don Lollò, che inizia a credere che il Genuardi lo stia prendendo per fesso. A tenerlo d'occhio il Questore Monterchi, venuto dal Nord, che osserverà sgomento e impotente il folle concatenarsi degli eventi.
La concessione del telefono, una produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction, sarà distribuito nei cinema italiani da Nexo Digital in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY e MYmovies.it.
 
 

La Repubblica, 20.2.2020
Luca Zingaretti. Non so se Montalbano può avere un futuro
Torna il commissario senza Camilleri, regista e scenografo

Roma — Notte insonne con le figlie raffreddate, Luca Zingaretti arriva alla Rai con passo svelto. I due nuovi episodi del Commissario Montalbano segnano uno spartiacque dopo la morte di Andrea Camilleri, del regista Alberto Sironi e dello scenografo Luciano Ricceri, genio che ha portato l'immaginario camilleriano sullo schermo: dalla casa del commissario al barocco agli scorci della campagna ragusana.
«Sono tre assenze che pesano, erano le colonne della serie», dice Zingaretti, che firma la regia dei film con Sironi: Salvo amato, Livia mia sarà trasmesso su Rai 1 il 9 marzo ma prima uscirà nelle sale il 24, 25 e 26 febbraio. «L'incasso», spiega il produttore Carlo degli Esposti, «sarà devoluto al 50% allo Spallanzani e l'altro 50% all'Ape, l'Associazione pazienti ematologi dell'ospedale Sant'Andrea». Il secondo film, La rete di protezione, andrà in onda il 16 marzo. Zingaretti, 58 anni, si fa molte domande sul futuro. «Voglio elaborare il lutto, digerire il dolore, capire col pubblico come andranno le cose». Il produttore dice che «Montalbano è eterno». In un'intervista a Vincenzo Mollica, Camilleri spiegava: «Guardo Montalbano da spettatore perché la trasposizione è così efficace che lo rende un'altra cosa. Non sono più un autore, e questo mi fa essere un giudice severo ma liberale».
Zingaretti, che succederà?
«Devo far sedimentare il dolore, elaborare il lutto. Ho bisogno di riflettere per capire se sia il caso di finirla qui o prendere il testimone per continuare in bellezza».
Com'è andata sul set?
«All'inizio è stato tristissimo, Alberto ha lasciato le riprese alla fine della seconda settimana, abbiamo sperato che tornasse, è finita come sappiamo: è mancato questa estate.
Ho rispettato il suo modo di riprendere Montalbano, aggiungendo quel poco di mio. Lo chiamavo, ogni tanto mi diceva: "Ma che hai fatto?". Il pubblico vedrà due dei tre film girati. La Rai ha deciso di mandare in onda il terzo, Il metodo Catalanotti, il prossimo anno nella speranza che se ne accodino altri».
Le mancano molto i suoi amici?
«Moltissimo. Andrea, Alberto e Luciano vanno festeggiati in grande pompa: mangiavano, bevevano, fumavano, si sono goduti la vita.
Camilleri è stato il mio professore, secondo me fino alla fine non era convinto che mi avessero scelto per Montalbano. Voleva uno pieno di capelli, coi baffi, tipo: Pietro Germi.
Avevo detto alla mia agente: anche se lo vogliono alto biondo con gli occhi azzurri farò il provino. Poi mi scelsero e Degli Esposti è stato grande a difendermi, non ero famoso».
È stato difficile recitare e dirigere?
«Vivevo con l'ansia: dovevo girare tre film contemporaneamente, senza aver scelto la troupe, e col senso di colpa. Non potevo esimermi. Alberto era un amico, sono andato a trovarlo subito per parlargli. Mi ha detto: "Farai benissimo"».
Agli attori - Sonia Bergamasco, Peppino Mazzotta, Cesare Bocci, Angelo Russo - cosa ha detto?
«"Datemi una mano se no non ce la faccio". La famiglia di Montalbano è fantastica. Ero adrenalinico, avranno pensato: che prenderà?
Lavoravo diciotto ore al giorno».
Sa niente dell'ultimo romanzo inedito "Riccardino", che segna l'uscita di scena di Montalbano, conservato nella cassaforte di Sellerio?
«No, credo che Andrea ne abbia parlato con Elvira e Antonio Sellerio. E comunque c'è anche Il cuoco dell'Alcyon, uscito mentre giravo, da portare sullo schermo».
"Salvo amato, Livia mia" uscirà prima al cinema poi andrà in tv: che effetto fa?
«Sarà bello vederlo sul grande schermo, ma non ho tutta questa frenesia. So che c'è attesa ma non provo un senso di inferiorità nei confronti del cinema, sono concentrato sulla tv. Però ricordo gli applausi e le risate per l'ottantesimo compleanno di Camilleri, quando un episodio fu proiettato all'Auditorium...».
Cosa trova il pubblico in Montalbano?
«Quello che è abituato ad amare. In questi nuovi episodi c'è la dolcezza, forse perché Camilleri non ce l'aveva messa io ho voluto infonderla. Piace perché ha il senso etico dei nostri nonni, se una cosa è giusta, non ha dubbi. Noi non riusciamo a essere così. È come se oggi servissero mille modi di vedere le cose per avere mille modi di cambiare idea. Ho una nostalgia struggente se penso a mio nonno che non aveva soldi ma non ha venduto la casa perché lì erano nati i suoi figli. Va tenuta la barra dritta se no tutti ci mettono una pezza e la vita diventa Arlecchino».
Cosa ritrova di sé nel personaggio che interpreta?
«Non sono saggio come lui. Mi piace perché non esita a farsi nemici per trovare la verità. Ci vuole lealtà in questo momento storico, fare uno sforzo per ritrovare il senso etico».
Servirebbe un commissario Montalbano per l'Italia?
«L'Italia è piena di gente che sa farsi valere, penso ai tanti giovani scappati all'estero. Servirebbe una classe politica più attenta ai reali bisogni del paese. In Perlasca c'è una battuta: "Noi ebrei diamo il meglio quando siamo schiacciati come le olive". Vale per tutti: quando tocchiamo il fondo sappiamo rialzarci e dare il meglio».
Il direttore di Rai 1 Stefano Coletta sogna uno show con lei e sua moglie Luisa Ranieri. Ci pensa?
«Lo stimo da quando era a Rai 3, è bello vederlo a capo della rete ammiraglia. Non tutti i suoi predecessori erano all'altezza. Mi fa piacere che abbia pensato a noi per un varietà e lo ringrazio, ma non so fare tutto».
Silvia Fumarola
 
 

La Repubblica, 20.2.2020
In edicola
I dvd in vendita con Repubblica

Dal 17 marzo tutti gli episodi de Il commissario Montalbano (a partire dagli ultimi) saranno in vendita in dvd con Repubblica e le testate del gruppo Gedi a 9,90 euro in più oltre al prezzo del giornale
 
 

Rolling Stone, 20.2.2020
‘Il commissario Montalbano’ non può fare a meno di Zingaretti (e viceversa)
Salvo Montalbano è Luca Zingaretti, come Don Matteo è Terence Hill. Con il vantaggio che l'attore non deve certo reinventarsi, perché la serie non ha cambiato di un millimetro la propria grammatica. E per questo funziona ancora

Che camurria. Proprio quando Rai 1 si stava ubriacando di ascolti, ancora ebbra degli after di Sanremo e del successo riscosso con L’amica geniale, arriva Luca Zingaretti a dire, di persona personalmente: «Spiacenti, ma forse abbandono Montalbano». I prossimi episodi della serie, previsti il 9 e il 16 marzo su Rai 1 (e per la prima volta in anteprima al cinema il 24, 25, 26 febbraio), potrebbero dunque essere gli ultimi interpretati dall’attore. Panico? In realtà mica tanto. A conti fatti, è davvero difficile che una cosa del genere possa accadere perché, molto prosaicamente, non conviene a nessuno. Soprattutto, non conviene a Zingaretti.
È chiaro che Il commissario Montalbano non può esistere senza il proprio storico interprete. Salvo Montalbano è Luca Zingaretti, come Don Matteo è Terence Hill: è il doppio filo che lega, bene o male, tutti gli attori di quelle fiction che portano nel titolo il nome del protagonista. Persi loro, addio serie dalle uova d’oro. Sarebbe infatti impensabile introdurre un altro volto al posto di Zingaretti. La Rai non avrebbe dunque alcuna convenienza in un re-casting, da nessun punto di vista, a maggior ragione adesso che la serie ha già perso due dei suoi padri fondatori, ossia lo scrittore Andrea Camilleri e il regista Alberto Sironi. I primi di febbraio, peraltro, è morto anche lo scenografo Luciano Ricceri. L’uscita di Zingaretti sarebbe la mazzata finale. Anzi, la pietra tombale. Il rischio di snaturare il prodotto sarebbe infatti altissimo.
Allo stesso tempo, però, nemmeno a Zingaretti conviene lasciare Vigata, le ammazzatine e le arancine al ragù. Perché, diciamocelo, l’attore continuerebbe ad avere la stessa gigantesca notorietà senza calarsi, a cadenza annuale, nei panni di Salvo? Temiamo di no. Montalbano non si è infatti limitato a lanciare Zingaretti: lo tiene ancora artisticamente in vita. Intendiamoci: l’attore ha talento da vendere ed è pure un sex symbol (il che aiuta). Però altrove non è riuscito a distinguersi come, per l’appunto, in questa fiction. A dirlo è lo stesso curriculum vitae dell’attore. Sobbalzate forse dalla sedia se vi citiamo il film Il vegetale, che ha interpretato con Fabio Rovazzi. O Asterix & Obelix al servizio di Sua Maestà, la commedia Tuttapposto oppure Perez? Ecco, appunto. Queste sue interpretazioni non hanno lasciato traccia. Invece ogni volta che Zingaretti mette piede in Sicilia gli basta acciuffare un paio di criminali per diventare una superstar, inchiodando al divano mezza Italia.
Il tutto, peraltro, con un modesto dispendio di energie da parte di Zingaretti, che non deve certo reinventarsi di volta in volta. Anzi. Semmai è vero il contrario. Nell’arco degli anni, Il commissario Montalbano ha mantenuto inalterati i propri stilemi narrativi. In mezzo a una produzione seriale sempre più adrenalinica, sincopata, criptica, con rimandi che vai-a-capire-cosa-diavolo-vogliano-dire, Montalbano non ha cambiato di un millimetro la propria grammatica: il ritmo narrativo è rilassato oggi come allora; la regia indugia sui paesaggi manco fosse Linea Verde e guai a correre dietro a un sospettato senza prima aver bevuto un caffè, preferibilmente con panna. Quello narrato è insomma un altro mondo seriale. Se nel 1999, come ricordato dalla direttrice di Rai Fiction Tinny Andreatta, Il commissario Montalbano aveva dettato un parametro qualitativo al quale il resto della produzione Rai era chiamata ad adeguarsi, in seguito la serie è rimasta ferma lì, mentre il mondo è andato avanti.
Ma va bene così: il pubblico è fedele e vuole quell’universo narrativo, quella lentezza di racconto, quella rassicurante certezza che il giallo si snoderà con calma e chiarezza. Non esiste al mondo un telespettatore che si sia perso durante l’iter delle indagini: non appena arriva una svolta improvvisa, Salvo o uno dei suoi fedelissimi ricapitola prontamente quanto accaduto e i motivi per cui una cosa lo convince o lo insospettisce. Per non parlare dell’etica di Salvo: pur affondando nei mali del mondo, il commissario non si lascia corrompere vantando un’integrità morale di altri tempi. Non cede alla cannetta per dimenticare, non è scostante, non scende a patti con il crimine: insomma, non fa nulla di tutto quello che vediamo fare ai suoi colleghi commissari, poliziotti e detective nelle serie tv italiane e straniere. È una mosca bianca. Letteralmente. L’impressione è che Montalbano venga visto a prescindere: se c’è Zingaretti e se la storia è un adattamento di un libro di Camilleri, il pubblico ci sta. D’altronde perdersi Il commissario Montalbano in tv – a patto che abbia le caratteristiche di cui sopra – sarebbe come saltare Natale il 25 dicembre: non si può. Fa parte della cultura. È un pezzo d’Italia: magari antica, dal sapore vintage, ma comunque pur sempre un pezzo d’Italia, dai valori forse oggi perduti ma mai dimenticati.
Il che per un attore è grasso che cola: Zingaretti non deve fare altro se non chiudere gli occhi, entrare nei panni di Salvo e inserire il pilota automatico. In fondo, dopo tutti questi anni, conosce il personaggio come le proprie tasche. E qui arriviamo al punto. Solo un folle mollerebbe un personaggio il cui rapporto costi/benefici è così favorevole, a meno di non avere nel cassetto un piano B all’altezza. Forse anche per questo le reazioni alle dichiarazioni dell’attore non sono state accese. Quando, in conferenza stampa, Zingaretti ha spiegato di voler prendersi del tempo per capire se continuare o meno con Montalbano, sui volti dei dirigenti Rai è apparso solo un leggero pallore. Nulla che facesse pensare a un serio infarto aziendale. Lo stesso produttore della Palomar, che di fatto ha nel Commissario Montalbano il suo (unico?) vero successo, ha fatto spallucce dicendo: «Sono un situazionista, vedremo il da farsi una volta che Zingaretti prenderà la sua decisione». Ma come? E gli share stellari garantiti da Montalbano? Non è l’unico e il solo capace di sfondare persino in replica, con un paio di ammazzatine, il muro del 30% di share? Sì, lo è. Così come è anche l’unico a tenere in pugno Zingaretti. Lo sanno bene sia i vertici Rai sia la Palomar che, per l’appunto, sono ragionevolmente ottimisti sul futuro della serie.
Francesca D'Angelo
 
 

Leggo, 20.2.2020
È un ritorno carico di malinconia quello del Commissario

ROMA È un ritorno carico di malinconia quello del Commissario Montalbano. I due nuovi film-tv si intitolano Salvo amato, Livia mia, al cinema (per la prima volta) dal 24 al 26 febbraio e poi in onda il 9 marzo, e La rete di protezione, in onda il 16 marzo su Rai1, e la regia è firmata stavolta dal protagonista Luca Zingaretti. Quello che il direttore di Rai1 Stefano Coletta definisce «l'archetipo identitario della rete ammiraglia» e la direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta chiama «una festa popolare che si rinnova dal 1999» ha perso recentemente tre pilastri: l'autore dei romanzi best-seller Andrea Camilleri, lo storico regista Alberto Sironi e lo scenografo Luciano Ricceri. Tre lutti che hanno lasciato un segno profondo nella squadra che da 20 anni propone al mondo un racconto che non smette di far innamorare il pubblico. È rimasta intatta, però, la qualità di quei gialli così ben caratterizzati dall'uso del dialetto, dall'ambientazione nell'immaginaria Vigata e dal mix tra giallo e commedia. «Questo è il primo anno in cui ci troviamo dolorosamente senza il nostro padre letterario e senza il regista che ha saputo trasformare un materiale di partenza eccezionale in un caso unico nel panorama mondiale della tv. Festeggiamoli», ha esordito Luca Zingaretti, da sempre volto di quel commissario leale, ironico e amante del buon cibo.
Questi episodi, oltre a recitarli, li ha anche diretti. Com'è andata?
«È stata un'esperienza bella quanto dolorosa, mi chiedevo continuamente cosa avrebbe detto Sironi. Chi mi ha preceduto ha dettato gli stilemi, io, di mio, ci ho messo una malinconica dolcezza».
Qual è stata la cosa più difficile?
«Avevo molta ansia. Ho girato tre film insieme da regista e protagonista senza aver scelto nulla, né cast, né location, e lavoravo 20 ore al giorno. Provavo dolore e, inevitabilmente, anche senso di colpa. Quando sono andato a trovare Alberto, però, mi ha tranquillizzato».
Anni fa aveva abbandonato Montalbano per un periodo.
«Quando decisi di lasciare nel 2008 lo feci per strategia: pensavo si dovesse uscire tra gli applausi. Dopo due anni ci ho ripensato, mi mancava, e la contro-decisione è stata una scommessa vinta: gli applausi non sono mai mancati, anzi sono aumentati».
E ora qual è il futuro di Montalbano?
«Abbiamo già girato anche Il metodo Catalanotti, che andrà in onda l'anno prossimo. Ora voglio celebrare Camilleri con voi e sedermi, far sedimentare tutto e capire se finire qui o chiudere in bellezza con l'ultimo giallo uscito a giugno. Poi ci sarebbe anche il famoso romanzo nel cassetto della Sellerio...».
Non è sicuro di continuare?
«Abbiamo perso tre colonne, ha senso insistere? Potrei scoprire che tornare sul set è troppo doloroso. Intanto sono molto soddisfatto de Il metodo Catalanotti, dove tra l'altro c'è la crisi con Livia».
È felice che Montalbano arrivi al cinema?
«Mi fa piacere ma non mi entusiasma, non ho mai provato un senso di inferiorità rispetto al grande schermo».
Michela Greco
 
 

Giornalettismo, 20.2.2020
Il Commissario Montalbano, Sonia Bergamasco: “Episodio molto emotivo, Sironi fondamentale per il successo” | Video

Sonia Bergamasco è diventata Livia nel 2016 raccogliendo il testimone prima da Katharina Bohm e poi dalla svedese Lina Perned conquistando subito i fan de “Il Commissario Montalbano“. L’attrice nota soprattutto per il suo grande lavoro teatrale e cinematografico, la ricorderete recentemente nel campione d’incassi “Quo Vado?” di Checco Zalone, ha saputo dare uno spessore a Livia che non c’era stato nei primi dieci cicli di episodi di Montalbano conquistando subito anche il regista Alberto Sironi, oltre che naturalmente il suo collega e partner sul set Luca Zingaretti. Nella nostra chiacchierata con lei ci ha parlato prevalentemente del grande dolore provato per la scomparsa della loro guida lavorativa e del maestro Andrea Camilleri, ma anche del nuovo episodio “Salvo Amato, Livia Mia” che vedrà il commissario Montalbano per la prima volta al cinema e presentato insieme al secondo “La Rete di Protezione” nella sede Rai di Viale Mazzini. L’appuntamento sul piccolo schermo è per il 9 e il 16 marzo.
Sonia Bergamasco, che sensazione le dà sapere che Il Commissario Montalbano arriva al cinema?
“Un’assoluta novità di cui sono curiosa e contenta. È una nuova possibilità che viene data ai lavori televisivi, è successo anche con altre produzioni. Sono curiosa perché Montalbano è stato sempre goduto in famiglia, spostarlo in un altro luogo è una sfida”.
“Salvo Amato, Livia Mia”, il titolo ci sembra presagire un episodio sentimentale. Sarà così?
“Il titolo è molto sentimentale, o meglio romantico. Sicuramente c’è un accento emotivo forte perché la vittima di questa storia è una carissima amica di Livia. Lei e Salvo sono coinvolti nelle indagini in prima persona”.
Prima volta senza i due papà del Commissario Montalbano, come ha vissuto l’addio ad Andrea Camilleri ed Alberto Sironi?
“È stato un anno difficile, perché prima c’è stato l’addio a Camilleri e poi sul set in modo shoccante quello ad Alberto Sironi. Tutti noi ricorderemo Alberto per la sua enorme passione riservata nel progetto Montalbano, lui ha dato vita televisiva perché è riuscito a tradurre le storie potenti di Camilleri in un linguaggio cinematografico. È riuscito a dargli dei tempi, delle luci, ad incardinarlo nel paesaggio e quindi è stato una parte fondamentale del grande successo di questa serie”.
Com’è stato Luca Zingaretti come regista?
“Luca si è trovato costretto a passare dall’altra parte ed è stato faticoso per lui, dal mio punto di vista è stato facile lavorare con lui perché aveva chiaro quello che voleva fare”.
Sappiamo che nella cassaforte Sellerio c’è l’ultimo volume del Commissario Montalbano, state già parlando su quando portarlo in tv?
“Non dovete chiedere a me per la fine di Montalbano, non lo so”
Thomas Cardinali
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 20.2.2020
“Mia Martini, fammi sentire bella”, su Raitre il docufilm dedicato all’artista
Sono passati quasi 25 anni dalla sua scomparsa (era il 12 maggio 1995). Ma il ricordo di Mia Martini è più vivo che mai. E a lei è dedicata una serata speciale, in onda giovedì 27 febbraio

[...]
Il 9 marzo la vedremo di nuovo nel ruolo di Livia in Il commissario Montalbano. Che canzone di Mia Martini vorrebbe che le dedicasse Salvo (Luca Zingaretti, ndr)?
«A dire il vero non ce lo vedo proprio Salvo che canta. Però Giorgio mi ha suggerito che a fare da sfondo alla storia tra Montalbano e Livia potrebbe essere il brano "Minuetto". Lo dirò a Luca (ride)».
Ormai i telespettatori la identificano con Livia. Si sente “intrappolata” in questo ruolo?
«Per niente. Il mio percorso professionale è molto variegato. E anche questo speciale lo dimostra».
Simona De Gregorio
 
 

Normanno, 20.2.2020
Un messinese nel cast del Commissario Montalbano: la storia di Giovanni Giuffrè
Gabriella Fiorentino
 
 

Radio RTM, 20.2.2020
Montalbano al cinema ma non a Ragusa. Malfa: “Perchè”?

C’è grande attesa per la prima volta del commissario Montalbano sul grande schermo. Nelle sale italiane, il 24, 25 e 26 febbraio, si terrà, in anteprima il nuovo episodio della serie più seguita d’Italia dal titolo “Salvo amato, Livia mia”. Interpretato da Luca Zingaretti, l’attore ha firmato la regia con Alberto Sironi che è venuto a mancare nell’agosto scorso. “Un altro momento di grande promozione per il nostro territorio – spiega la consigliera comunale della Lega, Maria Malfa – anche se vorremmo sapere le motivazioni per cui la proiezione del film non sia stata prevista nella città di Ragusa. Ma come? Montalbano, che da sempre mette in vetrina le bellezze monumentali e paesaggistiche della nostra città, sbarca per la prima volta al cinema e proprio a Ragusa, come risulta dall’elenco diffuso online dalla compagnia di distribuzione, non sarà possibile vederlo al cinema? C’è qualcosa che non torna. Proprio perché il Comune di Ragusa è stato da sempre molto vicino, e anche in modo tangibile, alla produzione Palomar, forse sarebbe il caso che da palazzo dell’Aquila si intervenisse nei confronti della stessa compagnia di distribuzione per comprendere come mai la proiezione non sia stata prevista nella nostra città. Anche per capire se si sia trattato di una svista oppure se si tratta di una scelta, in questo caso incomprensibile, voluta. Sarebbe opportuno, quindi, che anche il pubblico ragusano avesse l’opportunità di potere applaudire in sala, nella maniera migliore, il regista e attore Zingaretti oltre a tutti i personaggi di cui è costellata la serie tv che per tutti noi rappresenta un momento irrinunciabile dopo vent’anni di episodi messi in onda su Rai Uno e ambientati nella nostra città. Chiedo, dunque, che si comprenda la ragione di questa defaillance e che si intervenga di conseguenza. Sarebbe davvero un peccato se i ragusani dovessero rinunciare a questa straordinaria occasione”.
 
 

Gazzetta di Parma, 20.2.2020
Al Bodoni
Il professor Gandolfi racconta il papà di Montalbano: «Camilleri, carismatico e immenso»

Andrea Camilleri inedito, raccontato da chi lo ha guardato negli occhi, letteralmente, per anni. La sceneggiatura a parole, nell'inquadratura del rapporto medico-paziente tra l'oculista, luminare di fama internazionale, [...]
Claudia Olimpia Rossi
 
 

ANSA, 21.2.2020
Il commissario Montalbano per la prima volta al cinema
'Salvo Amato, Livia Mia' in sala evento 24-25-26 febbraio

Roma - In attesa del grande evento tv della primavera 2020, il commissario Montalbano, nato dalla penna di Andrea Camilleri - che con le sue opere ha venduto oltre 20 milioni di copie nel mondo - e interpretato da Luca Zingaretti, arriva per la prima volta al cinema per un evento straordinario di soli tre giorni (il 24-25-26 febbraio) in anteprima assoluta.
Montalbano e` uno di famiglia: molti di noi ormai si sentono a casa tra le pareti del commissariato di Vigata, come tra i muretti a secco, sulla terra arsa e gli ulivi, nelle tonnare abbandonate, nei ristoranti sul mare e sulle terrazze con vista sul tramonto.
Dopo aver raccolto oltre un miliardo e duecento milioni gli spettatori in vent'anni su Rai1, il nuovo attesissimo episodio della collection evento si intitola "Salvo Amato, Livia Mia" ed è diretto da Alberto Sironi (scomparso il 4 agosto 2019 durante le riprese) e da Luca Zingaretti.
Interpretato da Luca Zingaretti che da sempre presta il volto al commissario, da Cesare Bocci (il suo braccio destro Mimì Augello), Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Sonia Bergamasco (la fidanzata Livia), arriverà in sala il 24, 25, 26 febbraio (elenco sale a breve su www.nexodigital.it) in un evento speciale e prossimamente sarà in onda su Rai1.
In questo nuovo episodio, il brutale omicidio di Agata Cosentino, il cui cadavere viene ritrovato in un corridoio dell'archivio comunale, non può lasciare indifferente Montalbano. Perché la vittima era una cara amica di Livia, una ragazza timida e riservata, che concedeva la sua amicizia e il suo amore a poche persone. E su quelle si concentra l'indagine di Montalbano, perché gli è presto chiaro che a uccidere Agata è stato qualcuno che le era molto vicino. Si tratta forse una violenza sessuale degenerata in omicidio, ma da subito questa ipotesi non convince Montalbano, che inizia la sua indagine partendo proprio dalle conoscenze della vittima.
"Salvo, Amato Livia Mia", una produzione Palomar con la partecipazione di Rai Fiction, sarà distribuito nei cinema italiani da Nexo Digital in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY e MYmovies.it.
Nicoletta Tamberlich
 
 

RaiNews, 21.2.2019
Tuttifrutti: Montalbano, Diodato, Verdone, Ozpetek

A Tuttifrutti moda e memoria durante la fashion week milanese, Luca Zingaretti attore e regista nel nuovo Montalbano, Ferzan Ozpetek a teatro con Mine Vaganti, arte contemporanea e ambiente a Firenze in una mostra di Tomas Saraceno a palazzo Strozzi, Diodato verso l’Eurovision festival, Verdone e l’ipocondria, Francesco Lanzillotta direttore d’orchestra eclettico, gli arazzi di Raffaello tornano dopo secoli nella Cappella Sistina
 
 

l'Adige, 21.2.2019
Torna il commissario Montalbano
È la "prima" senza Camilleri

«Vigata non è più un set, non più un luogo immaginario, ma è un posto dell'anima. Come la Sicilia è sempre di più un personaggio tra i personaggi di questa serie», dice Luca Zingaretti . Impegnato quest'anno nella duplice veste di attore e regista del Commissario Montalbano - su Raiuno in prima serata, lunedì 9 e 16 marzo , nei due nuovi film: Salvo amato, Livia mia e La rete di protezione - con una «malinconica dolcezza» perché il grande autore Andrea Camilleri ci ha lasciati. Come non c'è più lo storico regista della serie, Alberto Sironi e l'ideatore della scenografia, Luciano Ricceri che insieme allo stesso Zingaretti hanno ottenuto un successo inarrestabile che, dal 1999, anno di messa in onda del primo episodio, «Il ladro di merendine», è stata venduta in 65 Paesi nel mondo, registrando ascolti record, anche nelle repliche.
La serie, prodotta da Palomar in collaborazione con Rai Fiction, sarà anche nei cinema il 24, 25 e 26 febbraio e l'incasso sarà interamente devoluto in beneficenza. Accanto all'attore-regista romano, ritroviamo i sodali Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo e Sonia Bergamasco. Tutti alle prese, a vario titolo, con le dinamiche di Montalbano che, nel primo episodio si ritrova a indagare sulla morte di un'amica di Livia, la sua eterna fidanzata. Mentre nel secondo dovrà far luce su uno strano caso partito con un attentato alla scuola del figlio di Augello.
«Questo è il primo anno che dolorosamente ci troviamo senza il nostro padre letterario, nonché il mio professore in Accademia, Andrea Camilleri, ma anche senza un altro grande amico, compagno e complice in questi 20 anni: Alberto Sironi con cui abbiamo lavorato e combattuto tante battaglie insieme - continua -, lui ha trasformato l'eccezionale materiale di Camilleri in un caso unico nel panorama mondiale televisivo. Se la serie è così seguita in tutto il mondo una buona dose di merito va proprio a Sironi. Un uomo buono. Credo che la bontà sia oggi un grande valore poco praticato, purtroppo».
Cosa vorrebbe avere di Montalbano che lei non ha?
«Il commissario per essere felice si chiede: "Cosa mi piace". In base alle risposte, agisce. Invece noi andiamo dietro ai bisogni imposti dalla società. Siamo così abituati a seguire le mode che ormai non c'è neppure più il bisogno di chiederci se ciò per cui lavoriamo ci fa sentire bene. Salvo questa domanda se la fa e agisce di conseguenza. Lui vuole rimane nella sua Vigata, non vuole avanzamenti di carriera. Essere così fedeli all'io più profondo, sincero e autentico è una cosa che mi piacerebbe poter perseguire».
Cosa ha messo di suo nella regia?
«Intanto questa è stata un'esperienza bella quanto dolorosa. Durante le riprese non c'è stato giorno nel quale non mi chiedessi cosa avrebbe detto Alberto su una determinata scena. Ma non ho fatto la mia regia: se subentri devi solo cercare di portare avanti uno stile ben delineato. Però, di mio c'è una melanconica dolcezza che è lo spirito con il quali ho fatto questi ultimi due film, nel tentativo di portare in porto un'impresa che si vedrà su Raiuno. E mi piacerebbe che fossimo in tanti a festeggiare gli amici che ci hanno lasciato per sempre, non tanto per gli ascolti che vorrei che andassero bene, ma perché vorrei che li potessimo festeggiare nel modo che loro avrebbero voluto: con gioia e divertimento. Hanno vissuto come volevano e si sono goduti la vita fino in fondo».
Emanuela Castellini
 
 

Ecodelcinema, 21.2.2019
Il Commissario Montalbano – Salvo amato, Livia mia (2020)
Il Commissario Montalbano - Salvo amato, Livia mia - Recensione: un’opera solida nonostante le circostanze

Il fatto che “Il Commissario Montalbano” faccia parte in maniera indelebile e inequivocabile dell’immaginario collettivo italiano da ormai dal 1994, con l’uscita del primissimo romanzo, “La forma dell’acqua”, è una verità impossibile da ignorare.
Si tratta di una verità che porta conforto, spesso, accomunando e unendo le persone nel loro affetto per questo personaggio di finzione così caro agli italiani, ma, come tutte le opere diventate in un certo senso parte di una vera e propria tradizione, rischia anche di diventare soffocante.
Questo è sempre stato un problema presente nell’orizzonte del successo della saga, ma lo è diventato ancora di più dopo la morte di Andrea Camilleri e di Alberto Sironi, regista storico della trasposizione televisiva. Il peso di una tale perdita, triplicata dalla scomparsa di uno degli sceneggiatori, Luciano Ricceri, rischiava di soffocare prematuramente la realizzazione dei nuovi episodi, ma per fortuna così non è stato.
Lo sforzo titanico di prendere le redini de “Il Commissario Montalbano - Salvo amato, Livia mia” in un momento di tale fragilità è andato, infatti, a un Luca Zingaretti regista che sorprende per la sua delicatezza e il suo tatto. Non mancano le atmosfere arse dal sole di Vigata, gli spazi aperti, le strade e gli edifici bianchi che si stagliano contro il blu indisturbato del cielo estivo e del mare siciliano. Insomma, si respira la stessa pacata bellezza di sempre.
Non deludono neanche i registri a cui gli spettatori sono abituati, grazie a un sapiente dosaggio di serietà e comicità. Questo riesce particolarmente bene perché l’episodio, che prende il nome da un omonimo racconto epistolare di Camilleri, è in realtà il connubio tra due storie molto diverse tra loro.
Una è più cupa, quasi viscerale, incentrata sull’omicidio brutale di una giovane donna. L’altra, tratta da “Il vecchio ladro”, ha i toni scanzonati e dissacratori di un’indagine incentrata sul figlio della storica Adelina, Pasquale, ladro di professione che riesce sempre a farla franca.
Sebbene i due filoni narrativi possano sembrare a prima vista stridenti tra loro, in realtà la sceneggiatura riesce a cucirli insieme senza che niente faccia una piega. Le trame si compenetrano, si amalgamano nel viavai del commissariato, e compensano l’una le mancanze dell’altra.
Purtroppo, nonostante ciò che potrebbe far pensare il titolo, il personaggio di Livia ha una presenza quasi acquosa all’interno dell’episodio, senza la possibilità di emergere molto. La star indiscussa della vicenda è invece, per certi versi, Adelina: Ketty Governali pretende per sé ogni singola scena in cui appare, conquistando le risate del pubblico grazie alla sua meravigliosa, divertente mimica di madre esasperata.
A fare da contrappunto e cartina tornasole a tutto quanto, come al solito, c’è un Luca Zingaretti più in forma che mai.
Gaia Sicolo
 
 

literaturkritik.de, 21.2.2020
Ein italienisches Leben
Andrea Camilleri berichtet in „Brief an Matilda“ von sich und seiner Zeit
Brief an Matilda . Ein italienisches Leben.
Übersetzt aus dem Italienischen von Annette Kopetzki.
Kindler Verlag, Reinbek 2020.
128 Seiten , 20,00 EUR.

In Deutschland wurde Andrea Camilleri erst spät bekannt. Der italienische Schriftsteller, der im vergangenen Jahr im Alter von 93 Jahren verstarb, publizierte 1994 seinen ersten Kriminalroman. Die Fälle des Kommissars Salvo Montalbano fanden international Beachtung und eine interessierte Leserschaft. Der bereits erblindete Camilleri veröffentlichte 2018 einen autobiografisch kolorierten Prosatext, an seine Urenkelin adressiert. Er berichtet von seinem nicht immer einfach verlaufenden Leben in wechselvollen Zeiten – auch im Wissen darum, dass die kleine Matilda das Buch erst zu einem Zeitpunkt lesen und verstehen wird, wenn sie ihrem Uropa nur noch in ihren Erinnerungen begegnen kann.
Camilleri hält Rückschau auf sein Leben, unsentimental, aber gelegentlich auch ein wenig nostalgisch, mitunter dezidiert politisch. Matilda fungiert als Stellvertreterin für ihre Generation. Zunächst erzählt Andrea Camilleri von der Kindheit in Sizilien: „Stell dir vor, die Kinder der Bauern trugen ihre Schuhe auf dem Schulweg um den Hals gebunden, um sie nicht abzunutzen, und zogen sie erst an, wenn sie das Klassenzimmer betraten.“ Die Armut war allgegenwärtig. Er wuchs in der Zeit des Faschismus auf. Camilleri berichtet über den Treueeid, den Mussolini forderte und den kaum ein Italiener verweigerte. In der Schule sprachen alle das Bekenntnis zum Duce bereitwillig mit.
Andrea Camilleri schloss sehr früh Freundschaft mit Büchern, fand Gefallen an Joseph Conrad, Herman Melville und Georges Simenon. Im Alter von zehn Jahren sei er ein „glühender Faschist“ gewesen. Er schrieb an Mussolini, dass er sich freiwillig zum Einsatz in Abessinien melden wolle: „Zu meiner Freude und Verwunderung erhielt ich einen Antwortbrief, in dem er mir erklärte, dafür sei ich noch zu jung.“ Allmählich distanzierte sich Camilleri von seiner kindlichen Begeisterung für das Regime, bemerkte, dass die Großmütter weinten, wenn vom Krieg gesprochen wurde, und stellte verwundert fest, dass 1938 die jüdischen Kinder nicht mehr dieselbe Schule besuchen durften wie er. Dankbar erinnert er sich an die Worte seines Vaters, der die rassistische Ideologie erkannt hatte, ohne gänzlich mit dem Faschismus zu brechen. Die Verfolgung der Juden kritisierte er scharf dem Sohn gegenüber. Später bezeugte Camilleri eine Rede Baldur von Schirachs über dessen nationalsozialistische Vision von Europa. Er war entsetzt. Der Vater verlor den Glauben an den Duce und seine Getreuen, der Sohn kehrte sich ab vom religiösen Glauben.
Nach der Schule und dem Kriegsende sammelte Andrea Camilleri erste Erfahrungen mit dem Theater. Über Dottore Costa schreibt er, er sei „mein einziger Lehrer, nicht nur in Regie, sondern auch im Leben“ gewesen. Costa war ein strenger Lehrmeister, „hochgebildet, aber kalt wie ein Stück Eis“. Camilleri erhielt die Bestnote: „Am Ende des Jahres gab Costa mir eine Zehn in Regie, diese Note hatte er noch nie zuvor vergeben. Doch wenige Monate später wurde ich wegen unmoralischen Verhaltens von der Akademie geworfen – man hatte mich beim Liebesakt mit einer Studentin erwischt. Orazio, ein Mann von strengster Moral, nahm mich trotzdem als Regieassistent in seine Theatertruppe auf.“ Camilleri lernt Rom kennen und lieben. In Frauen verliebte er sich schnell, für immer dann in Rosetta, die – knapp und etwas feierlich formuliert – „mein Leben für immer verändern sollte“. Camilleri reiste nach Sizilien zur Familie, blieb aber in Gedanken immerfort bei Rosetta: „Ich war selbst sehr überrascht. Ich konnte mir wirklich nicht erklären, warum, aber eins war nicht zu leugnen: Jeden Abend stand mir, bevor ich einschlief, ihr lächelndes Bild vor Augen.“ Nach der Rückkehr lud er Rosetta zum Essen ein. Sie stimmte sofort zu. Dass ein einziges Abendessen nicht genügen würde, wussten beide vom ersten Abend an.
Camilleri erzählt von seinen Vorstellungen über Theaterregie. Ihm behagten weder „extravagante Regieeinfälle“ noch „künstliche Feuerwerke“. Entscheidend sei die „kritische Lektüre“ des Textes, um „begründete Ideen“ zu entwickeln. Er war bestrebt, genau dies seinen Studenten zu vermitteln:
Aus meinem Unterricht sollten keine braven Schüler hervorgehen, die sich meiner Sichtweise auf das Theater sklavisch anpassten, sondern autonome Persönlichkeiten. Höchstens versuchte ich im Verlauf ihres Studiums, ihren Ideen ein paar Kratzer zu verpassen, um zu prüfen, wie widerstandsfähig sie waren, aber ich war bereit, mich sofort zurückzuziehen und ihnen mein ganzes Wissen, meine ganze Erfahrung zur Verfügung zu stellen, damit ihre Konzepte sich vervollkommneten.
Mit seiner Familie, mit den drei Töchtern, habe er zu wenig Zeit verbracht, aber ein „guter Großvater“ sei er doch gewesen. Enkel und Urenkel spielten in seinem Arbeitszimmer, er ließ sich – mittlerweile vor allem schriftstellerisch tätig – sehr gern stören: „Du kannst dir also vorstellen, liebe Matilda, wie glücklich ich war, als ich erfuhr, dass auch du unter meinem Schreibtisch angekommen warst.“
Andrea Camilleri berichtet auch von italienischer und europäischer Politik, empört sich über die Verflechtungen einzelner Politiker mit der Ökonomie. Mehr noch erzürnt ist er über die Angstmacher, die einem neuen Nationalismus zu huldigen scheinen und die Not der Mitmenschen verkennen, ja die Armen verhöhnen, die nichts mehr als ein Obdach und ein neues Zuhause suchen. Trotz mancher düsteren Betrachtungen bekräftigt Camilleri, er sei kein Pessimist, im Gegenteil: „Ich glaube an die Menschheit, ich habe Vertrauen in sie.“ Er erinnert sich an einen Philosophen, auch wenn ihm dessen Name entfallen ist. Dieser habe gesagt, der „Held von heute“ sei ein „gewöhnlicher Mensch, der weiß, dass die Niederlage hinter der nächsten Ecke lauern kann, der aber im vollen Bewusstsein dieser Tatsache weiter voranschreitet“. Auf Ratschläge möchte er verzichten, auch wenn er darauf hofft – eher in allgemeiner Weise appellierend –, dass die jungen Menschen heute der „Politik ihre verlorene Moral“ zurückgeben könnten. Zugleich schreibt er: „Es ist nicht an mir, dir zu raten, was du aus deinem Leben machen sollst. Wie man sein Leben führen soll, lernt man nur, indem man es lebt.“ Das sentenziöse Moment ist am Ende des Buches gegenwärtig, aber es wirkt wie eine schale Spruchweisheit.
Andrea Camilleri erzählt anschaulich und präzise von seinem Leben, sehr schön, wenn er einfach von seiner Liebe zu Rosetta, von der Familie oder von Studenten spricht, unausweichlich aber gutgemeint sind die abschließenden Einsichten, die er präsentiert. Sein kurzer Brief an die Urenkelin Matilda hätte besonders zum Schluss hin vielleicht etwas kürzer sein dürfen. Das mindert aber nicht das redliche Bemühen des alten Schriftstellers, über sich selbst und seine Erfahrungen in bester Absicht Auskunft zu geben – und am Ende zu schreiben: „Und jetzt erzähl mir von dir.“ Vielleicht ist dieses letzte Wort an Matilda eine generationsübergreifende Bitte, ein aufrichtiger Wunsch: Wenn wir uns voneinander erzählen, werden wir einander immer besser verstehen lernen.
Thorsten Paprotny
 
 

El Periódico de Catalunya, 21.2.2020
Crítica de 'Km 123': venganza a la italiana
Andrea Camilleri idea una trama frenètica carregada d'humor negre
‘Km 123’
Andrea Camilleri
Destino
Títol original: ‘Km 123’
Traducció: Juan Carlos Gentile Vitale
224 pàgines
17,50 euros

No hi ha lector de gènere negre que no conegui Andrea Camilleri, i n’hi ha pocs que no d’estimin Salvo Montalbano. No obstant, l’autor sicilià va publicar també un bon grapat d’obres fora d’aquesta coneguda sèrie. Entre aquestes la magnífica ‘Km 123’ (Destino, 2020), publicada a Itàlia només quatre mesos després de la seva mort. És inevitable buscar –i fins i tot trobar– trets del ‘dottore’, però la força d’aquestes novel·les independents rau en què era habitual que aquí l’escriptor italià arrisqués més. En una trama molt breu construïda a ritme de diàleg, trobem una enginyosa història de gelosia, venjances i moltes, moltes mentides.
Ester no aconsegueix que el seu amant Giulio li contesti al mòbil. Li escriu diversos missatges que Giulio no arriba a veure. Acaba de tenir un accident de cotxe i el seu diagnòstic és favorable però de gravetat. La que sí que ha llegit els missatges és la dona del ferit, i no li agrada gens el que ha descobert. Menys encara quan comprèn que el seu marit no només es veu amb una altra, sinó amb dues més.
Amb una estructura que podria funcionar com una obra de teatre, Camilleri alterna diàlegs d’una minuciositat aclaparadora amb notícies de premsa, missatges de text i informes policials. D’aquesta manera, proporciona al lector una imatge de conjunt. Si un capítol està narrat des de la subjectivitat dels protagonistes, tot seguit és contraposat amb un altre que presenta el discurs oficial de la policia o dels mitjans de comunicació. ¿O potser aquests canals tampoc són tan objectius al cap i a la fi? Sigui com sigui, mantindrà la intriga viva fins a l’última línia. I de quina manera.
Marta Marne
 
 

El Periódico, 21.2.2020
Crítica de 'Km 123': venganza a la italiana
Andrea Camilleri idea una trama frenética cargada de humor negro
Km 123
Andrea Camilleri
Destino / Edicions 62
Traducción: Juan Carlos Gentile Vitale / Pau Vidal
224 / 160 páginas
17,50 euros

No hay lector de género negro que no conozca a Andrea Camilleri, y pocos hay que no amen a Salvo Montalbano. Sin embargo, el autor siciliano ha publicado también un buen puñado de obras fuera de esta conocida serie. Entre ellas la magnífica 'Km 123' (Destino, 2020), publicada en Italia tan solo cuatro meses tras su muerte. Es inevitable buscar —y hasta encontrar— rasgos del 'dottore', pero la fuerza de estas novelas independientes reside en que era habitual que el escritor italiano arriesgase más con ellas. En una trama muy breve construida a ritmo de diálogo, encontramos una ingeniosa historia de celos, venganzas y muchas, muchas mentiras.
Ester no consigue que su amante Giulio le conteste al móvil. Le escribe varios mensajes que Giulio no llega a ver. Acaba de tener un accidente de coche y su diagnóstico es favorable pero de gravedad. La que sí ha leído los mensajes es la mujer del herido, y no le gusta nada lo que ha descubierto. Menos aún cuando comprende que su marido no solo se ve con otra, sino con otras dos.
Con una estructura que podría funcionar como una obra de teatro, Camilleri alterna diálogos de una minuciosidad abrumadora con noticias de prensa, mensajes de texto e informes policiales. De este modo, proporciona al lector una imagen de conjunto. Si un capítulo es narrado desde la subjetividad de los protagonistas, acto seguido es contrapuesto con otro que presenta el discurso oficial de la policía o de los medios de comunicación. ¿O tal vez estos canales tampoco son tan objetivos después de todo? Sea como fuere, mantendrá la intriga viva hasta la última línea. Y de qué manera.
Marta Marne
 
 

EoloPress, 22.2.2020
Il calamaio
“Magarìa”: il Camilleri per l’infanzia tra realtà e magia

Forse non tutti sanno che uno dei più famosi giallisti italiani, Andrea Camilleri creatore del fortunatissimo personaggio del Commissario Montalbano è stato anche un autore per bambini.
Proprio uno dei suoi testi di narrativa per i più piccoli “Magarìa” recentemente ripubblicato, in versione illustrata, ha catturato la mia attenzione, tra gli scaffali di una libreria. Il libro racconta la storia di Lullina e del suo caro nonno. Un giorno la bambina confida al nonno di aver fatto un sogno stranissimo, in cui un omino tutto vestito di giallo, le rivelava la formula magica per far scomparire le persone. Lullina, presa dalla curiosità di provare se davvero funziona pronuncia le parole… ”Firiri, borerò, parupazio, stonibò, qua non sto!”. E come per magia ecco che la piccola scompare! Il nonno preoccupatissimo si mette a cercarla dappertutto disperatamente. La ritroverà? E dove sarà finita Lullina, dopo aver pronunciato le sette parole “mammalucchigne”?
Camilleri si concentra in questa storia sulla relazione tra nonni e nipoti, mescolando elementi reali a quelli magici e surreali, usando un linguaggio semplice ma arricchito da simpatiche parole dialettali della sua tanto amata Sicilia, presente in tutti i suoi scritti che siano essi per grandi o piccini. Non avrebbe potuto di certo deluderci un autore che ha fatto della fantasia il suo pane quotidiano, come raccontò in una famosa intervista: “Mia nonna Elvira era saggia ed autorevole ed è stata la figura che ha aperto la mia fantasia. Parlava agli oggetti e agli animali come se fossero creature umane, e cambiava voce a seconda dell’oggetto, dicendomi: “Ma secondo te posso parlare al pianoforte come parlo alla saliera?”. “Aveva l’abitudine di inventarsi parole, e quando ancora non ero in grado di leggere mi raccontò tutt’intero Alice nel paese delle meraviglie. Fu il mio primo libro.”
***** (5/5)
Noemi Lamberti
 
 

La Repubblica - Robinson, 22.2.2020
I 32 scrittori a confronto

[…]
Andrea Camilleri La concessione del telefono
Leonardo Sciascia Il giorno della civetta
[…]
 
 

Il Corriere di Roma, N. 954, 2.2020
La donna a tre punte
Con un omaggio a Camilleri al Teatro dei Ginnasi di Roma, il regista Giuseppe Dipasquale e Valeria Contadino segnano un altro successo

Prova recitativa convincente e sentita quella offerta da Valeria Contadino sul palcoscenico del Teatro dei Ginnasi a Roma. Dopo il successo della trasposizione teatrale de “Il casellante” si riforma la coppia Dipasquale (regista) e Contadino (attrice) per portare in scena un’opera scritta da Andrea Camilleri e dal regista suo conterraneo e ben sintetizzata nel titolo fortemente rappresentativo di “La donna a tre punte”.
Una rappresentazione che mette efficacemente al centro della narrazione la donna, in alcune sue varie espressioni e singole cadenze esistenziali, complice anche una scenografia essenziale ma estremamente significativa e ben rappresentate attraverso le performance di tre danzatrici (Claudia Morello, Delia Tiglio, Beatrice Maria Tafuri). Sulla scena le sedie occupate dalle tre danzatrici sono ora le “figure” metaforiche e realistiche della condizione della donna nello svolgersi del tempo e dei luoghi. Ecco allora la donna che accudisce e gestisce la casa, la donna che rammenda, o che attende al rito del bucato e della stiratura, o ancora quella che può dare spazio e tempo della “chiacchiera” o alla contesa. Una poltrona, posta sul fondo del palcoscenico, con lo schienale a tre quarti rivolto verso il pubblico, illuminata dalla luce diretta di una lampada (poltrona e luce che ricordano la Conversazione su Tiresia proposta da Camilleri al Teatro Greco di Siracusa) è il luogo dove, grazie ad una voce fuori campo, si rappresentano alcuni pensieri e riflessioni sulla donna e sulla sua condizione per come il grande autore siciliano ha voluto testimoniarci soprattutto negli ultimi anni della sua intensa vita. Per il resto solo lo spazio scenico vuoto per accogliere il monologo di una Valeria Contadino particolarmente ispirata a far materializzare, intensamente, i vissuti delle donne raccontate.
Protagoniste della scena infatti sono personaggi femminili di alcuni dei libri di Camilleri (“La stagione della caccia”, “Il birraio di Preston”, Il Re di Girgenti “e “Il casellante”). Testi e gesti, parole e silenzi, che figurano alcune tipologie, direi sociopsicologiche e comportamentali: la donna sensuale e priva di scrupoli, la donna infedele e doppiogiochista, la donna moglie e madre, quasi primitiva nei sentimenti e nell’agire, quanto determinata nel ruolo di difesa della casa e della famiglia e, infine, la donna moglie onesta, fedele, innamorata purtroppo violata dalla cattiveria senza confine.
Il passaggio tra le varie tipologie descritte è affidato a coreografie (curate da Aurelio Gatti) e musiche che bene consentono allo spettatore di immergersi nel rappresentato per poi spostarsi nel nuovo “quadro” narrativo.
Valeria Contadino conferma le sue doti interpretative, avendo l’abilità di essere intensa e spontanea senza superflui, seppure possibili, orpelli tecnici, denotando naturalezza e forza espressiva. Si coglie la grande intesa drammaturgica tra il narrato di Camilleri, la regia di Dipasquale e la profondità recitativa della Contadino. Anche la tempistica rappresentazionale appare consona, alzando e abbassando i toni espressivi nei momenti più giusti così da consentire allo spettatore la giusta partecipazione a quanto narrato e a quanto espresso dalle gestualità corporee.
Il segreto della riuscita rappresentazionale sta nella frase di Valeria Contadino: “Camilleri io lo sento, mi appartiene, entro nei personaggi con grande spontaneità e ne condivido le emozioni” e in quanto affermato dal regista Dipasquale: “Un omaggio alla donna, ma insieme un omaggio ad Andrea Camilleri che è stato maestro, amico e padre, momentaneamente partito per un viaggio nell’eternità”.
Giuseppe Fabiano
 
 

AgenSIR, 24.2.2020
Televisione
La malinconia di Montalbano. Due nuovi film Tv per la serie evento Rai, che sbarca anche al cinema come omaggio ad Andrea Camilleri

“Una melanconica dolcezza”. È lo spirito con cui Luca Zingaretti ha affrontato il set dei due nuovi episodi del “Commissario Montalbano”, ovvero “Salvo amato, Livia mia” e “La rete di protezione” in onda su Rai Uno il 9 e il 16 marzo. Uno stato emozionale tra gioia e sofferenza quella che ha avvolto Zingaretti e tutto il cast della serie. Non è passato neanche un anno, infatti, dalla scomparsa del papà letterario del celebre commissario, Andrea Camilleri, come pure del suo papà televisivo, il regista Alberto Sironi; entrambi si sono congedati dalla vita nell’estate del 2019. Proprio nell’anno del ventesimo compleanno di Montalbano.
E così Luca Zingaretti si è caricato dell’onore-onere di portare a termine le riprese, con l’immancabile supporto del produttore Carlo Degli Esposti con la sua Palomar e di Rai Fiction. Ora l’attesa è finita e abbiamo finalmente visto in anteprima “Salvo amato, Livia mia”, il primo dei due film Tv in uscita, tratto dall’omonimo racconto abbinato a un altro testo di Camilleri “Il vecchio ladro”; prima della messa in onda su Rai Uno avrà un’uscita anche al cinema, dal 24 al 26 febbraio, realizzando così un sogno dello scrittore siciliano.
Il mistero dell’archivio. Sono come al solito giornate afose a Vigata, in Sicilia. La calma apparente del commissario Montalbano viene turbata dalla notizia della morte di una giovane archivista, Agata Cosentino (Federica De Benedittis), ritrovata seminuda in un corridoio di un edificio comunale. Una rapina? Un’aggressione premeditata? Una violenza? Tutte domande che subito si affastellano nella mente del commissario, scosso anche dal fatto che la vittima era una cara amica della sua compagna Livia (Sonia Bergamasco). A complicare, poi, le cose ci si mette anche il figlio di Adelina (Ketty Governali), la sua cuoca, un ladro seriale che non vuole in alcun modo perdere il vizio…
Passioni brucianti, pulsioni sbagliate. Attraverso l’universo narrativo di Montalbano, Andrea Camilleri ha sempre raccontato la nostra società, con le sue fratture e fermenti, sbandamenti compresi; Camilleri, però, ha tratteggiato con ancor più cura la complessità dell’animo umano, il suo accendersi di sentimenti e di passioni, spesso brucianti o addirittura deraglianti. E anche in tale episodio, “Salvo amato, Livia mia”, sembra tornare tutto questo in maniera composita: il desiderio di maternità; l’amore coniugale, ma anche la passione extraconiugale; ancora, il sogno di un amore impossibile. Da ultimo, il dramma di una pulsione sbagliata, intrisa di perversione: affiora infatti il tema della pedofilia, come in un precedente adattamento, “Un covo di vipere” (2017), c’era stato quello dell’incesto. Attraverso il commissario Montalbano, dunque, Camilleri scandaglia la cronaca nera, nerissima, del nostro oggi; non c’è giudizio, non c’è condanna, ma desiderio di verità, il bisogno smascherare le crepe, provando a dare un ordine alle cose. Un racconto spesso apro, ruvido, spigoloso, che viene però sempre egregiamente temperato dall’ironia della penna di Camilleri, che fa capolino attraverso ogni personaggio, dal modus relazionale dello stesso Salvo Montalbano ai comprimari del commissariato di Vigata, passando poi all’universo umano di personaggi ricorrenti o meno che puntellano ogni storia, come la cuoca Adelina oppure il medico legale Pasquano, il compianto Marcello Perracchio.
Il punto Cnvf-Sir. È talmente collaudata la macchina narrativa-produttiva del “Commissario Montalbano” che è difficile sbagliare un colpo. Ogni messa in onda da vent’anni è un vero e proprio evento. Una “grande festa popolare”, così lo ha definito il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta; un testimonial del servizio pubblico in Italia e nel resto del mondo (la serie è venduta in 65 Paesi, tra cui Inghilterra e Stati Uniti). Che dire pertanto di “Salvo amato, Livia mia”? È nuovamente un indovinato mix di giallo e commedia dell’arte; un racconto capace di unire più linee narrative: dal noir alla commedia, dalle sfumature di sentimento alle istanze di impegno civile. In questo film prevale forse – data anche l’unione di due racconti di Camilleri – più la carica esilarante dei personaggi, quel tratto appunto da commedia dell’arte, rispetto alla compattezza della linea gialla. Sia chiaro, tutto gira perfettamente, senza sbavature; è proprio a voler trovare un “difetto” che arriviamo a dire che la componente ironica rischia di mangiarsi un po’ l’ossatura del racconto. Detto ciò, a Luca Zingaretti va riconosciuto il merito di essere subentrato alla regia, o meglio nella co-regia con Sironi, con grande rispetto e prudenza, conferendo piena continuità con l’impianto della serie. Non ci sono, infatti, sussulti o irregolarità; è un “Montalbano” al cento per cento, in armonia con gli altri episodi, a oggi 36 adattati per lo schermo. E il futuro? Di certo, c’è spazio appena per una manciata di appuntamenti prima del gran finale. Godiamoci allora questa festa, anche noi un po’ con questa “melanconica dolcezza”…
Sergio Perugini
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 24.2.2020
Katia Greco, la messinese sotto il torchio di Montalbano

“Piacere, Katia”, sorride, mentre ripete la famosa battuta dello spot dell’arancia, ma col suo vero nome. A prestare il volto all’arancia “Rosarìa”, è stata, infatti, lei: Katia Greco. Attrice messinese, in sala in questi giorni, e poi in tv, con le nuove puntate del "Commissario Montalbano". Folta chioma riccia, colori mediterranei: “Il mio volto e miei colori mi caratterizzano molto. Mi è capitato di fare ruoli non “siciliani” ma certamente vengo scelta soprattutto per quelli e per me è un onore”.
Una bellezza dall’inconfondibile impronta sicula che non passa, infatti, inosservata. Non a caso l’attrice messinese ottiene una parte in entrambe le serie di Montalbano. Nel 2011 Katia Greco era Mery, la prima “zita” del giovane commissario, a fianco di Michele Riondino, poi lasciata per Sarah Felberbaum, la Lidia del prequel del popolarissimo commissario. Adesso torna nella versione “adulta”, al fianco di Luca Zingaretti: “In nove anni tante cose sono cambiate e io stessa sento una scissione netta tra i due ruoli: adesso mi sento artisticamente più matura”.
Fino a domani nei cinema, nell’episodio "Salvo amato, Lidia mia, la vedremo nel ruolo di Caterina Giunta, collega della donna trovata morta e sulla cui morte indaga il commissario di Camilleri. Sospettata e interrogata, dunque, a più riprese da Montalbano, adesso anche diretto da Zingaretti: “C’è una scena in cui prendiamo un caffè nel giardino di una abitazione, in cui lui dà prima l’azione, poi quando la cinepresa è su di me, mi dà la battuta, e poi lo stop: faceva praticamente tutto lui e con grande maestria”.
Gli ultimi episodi sono i primi dopo la morte non solo dell’autore siciliano, Andrea Camilleri, ma anche del regista, Alberto Sironi, e dello scenografo, Luciano Ricceri. Un duro colpo per la produzione, al quale ha reagito Zingaretti prendendo in mano la regia: “Da grande attore qual è sapeva perfettamente quello di cui avevo bisogno: è stato un piacere vero essere diretta da lui”. Così, Katia torna al personaggio nato dalla penna dell’autore siciliano, al quale deve molto: “Ha celebrato l’inizio della mi carriera”.
[…]
Manuela Modica
 
 

La Stampa, 24.2.2020
Il cinema chiude per virus. Sale vietate: slittano le uscite dei film di Verdone, Diritti e Montalbano
Nel weekend calo del 44 per cento degli spettatori. Benigni: «Non facciamoci prendere dal panico»

Berlino.
[…]
Per Carlo Degli Esposti, produttore, con Rai Cinema, di Volevo nascondermi, regia di Giorgio Diritti, la gioia per la felice accoglienza ricevuta dal film alla Berlinale si è trasformata in preoccupazione: «Rinviamo l’uscita, fissata per il 27, a data da destinarsi». Lo stesso vale per Salvo amato, Livia mia, l’ultimo Montalbano che, da oggi, per 3 giorni, avrebbe dovuto debuttare nelle sale: «Portare ora la gente al cinema diventa una responsabilità, bisogna porsi il problema e agire di conseguenza. Naturalmente, per il cinema italiano quello che sta accadendo è un disastro, ma questa è la vita, speriamo che si faccia male il minor numero di gente possibile». [Sul sito ufficiale http://www.nexodigital.it/il-commissario-montalbano-salvo-amato-livia-mia/ si legge: “ATTENZIONE!!! Si comunica che, ad esclusione delle regioni interessate da specifici provvedimenti, l’uscita nelle sale del Commissario Montalbano è confermata.”, NdCFC]
Fulvia Caprara
 
 

Cinematographe, 26.2.2020
Il Commissario Montalbano: recensione dell’episodio Salvo amato, Livia mia
Eccezionalmente al cinema nei giorni di 24, 25 e 26 febbraio, il nuovo episodio delle avventure del commissario più amato dal pubblico italiano che andrà in onda su Rai Uno il 9 marzo.

C’è sempre una prima volta e quella per Il Commissario Montalbano sul grande schermo arriva a un ventennio circa di distanza dal battesimo televisivo avvenuto nel lontano 1999. Del resto non è mai troppo tardi per rimediare, anche se nel caso in questione l’iniziativa è andata a buon fine solo adesso che ci hanno lasciato due delle colonne portanti della serie, i compianti Andrea Camilleri e Alberto Sironi. Ma a pensarci bene non poteva esserci omaggio migliore per rendere loro il giusto tributo, a maggior ragione se l’intero incasso della distribuzione sarà devoluto in beneficienza. Dopo aver raccolto in tutti questi anni oltre un miliardo e duecento milioni gli spettatori sulla rete ammiraglia di Mamma Rai, in attesa della messa in onda nella prima serata del 9 marzo, il commissario, nato dalla penna dello scrittore, sceneggiatore, regista e drammaturgo siculo – che con le sue opere ha venduto oltre 20 milioni di copie nel mondo – e interpretato da Luca Zingaretti, infatti è approdato nelle sale come evento straordinario con Nexo Digital dal 24 al 26 febbraio (ad esclusione delle Regioni interessate da specifici provvedimenti relativi al Coronavirus).
Il nuovo attesissimo capitolo della collection evento di una delle serie più longeve e amate dal pubblico italiano si intitola Salvo amato, Livia mia, frutto di un riuscitissimo mash up che gli sceneggiatori capitanati da Francesco Bruni hanno realizzato mescolando due romanzi [Due racconti, NdCFC] di Camilleri molto diversi tra loro (Salvo amato… Livia mia e Il vecchio ladro). Da una parte uno di natura epistolare e dall’altra uno più di colore. Il risultato resta comunque un prodotto concepito a uso e consumo televisivo, ma che riesce comunque a reggere l’impatto con il grande schermo. Questo per dire che non si tratta di una trasposizione cinematografica dei suddetti scritti, ma solo di un tentativo di fruizione altra rispetto a quella solita che non è detto che non possa essere replicata in futuro. Staremo a vedere.
Nel frattempo in questo nuovo episodio, Montalbano se la dovrà vedere con il brutale omicidio di Agata Cosentino, il cui cadavere viene ritrovato in un corridoio dell’archivio comunale. Un delitto, questo, che però lo toccherà nel privato perché la vittima era una cara amica di Livia, una ragazza timida e riservata, che concedeva la sua amicizia e il suo amore a poche persone. E su quelle si concentra l’indagine del commissario, perché gli è presto chiaro che a uccidere la ragazza è stato qualcuno che le era molto vicino. Si tratta forse una violenza sessuale degenerata in omicidio, ma da subito questa ipotesi non convince Montalbano, che inizia la sua ricerche partendo proprio dalle conoscenze più strette. Ovviamente non saremo noi a dissipare la rete mistery che l’autore dei romanzi prima e gli sceneggiatori poi hanno così abilmente cucito insieme e consegnato nelle mani di Sironi, qui in co-regia con Zingaretti che ha raccolto in corsa il testimone dietro la macchina da presa quando lo storico regista della serie è deceduto.
Salvo amato, Livia mia riesce a tenere stretta a sé l’attenzione dello spettatore sino all’ultimo fotogramma utile con una successione di rivelazioni e colpi di scena imprevedibili, capaci di rimescolare continuamente le carte in gioco come ogni giallo di buona fattura che si rispetti. Depistaggi, ribaltamenti di fronte e una catena di sospetti via via smontata che porterà al carnefice sono gli ingredienti di una ricetta collaudata che funziona con la precisione di un orologio svizzero. Il tutto intervallato e smorzato nel tono drammatico dalle parentesi comiche delle gag e delle battute che coinvolgono Montalbano e l’agente Agatino Catarella. Merito, questo, della scrittura, delle interpretazioni del reale e del sociale, delle performance attoriali, ma anche delle scelte stilistiche e dell’incantevole ambientazione siciliana che ha trovato nell’immaginaria Vigàta la cornice delle indagini che di volta in volta hanno impegnato l’intramontabile protagonista e appassionato il pubblico nostrano.
Francesco Del Grosso
 
 

Cineguru, 26.2.2020
Gli anni più belli torna in vetta – Incassi Box Office del 25 febbraio
Muccino rimette al loro posto i Bad Boys in un'altra giornata negativa

[...]
L’uscita speciale dedicata al Commissario Montalbano, Salvo amato, Livia mia, è salita alla terza posizione con 22.848 euro e una media di 134.
[...]
3 – IL COMMISSARIO MONTALBANO: SALVO AMATO, LIVIA MIA: 22.848 euro (2.417 spettatori) 170/134 – Tot. 46.351* (2GG)
[...]
Marco Triolo
 
 

E-Know.ca, 26.2.2020
Translation helps immeasurably with Camilleri’s work
Book Review
Camilleri, Andrea (2005). The Paper Moon

Stephen Sartarelli’s translation and notes helps immeasurably with this work. The normal North American reader would be lost in the intricacies of Inspector Montalbano’s musings were it not for Sarterelli’s explanations of how the Italian mind and body politic works. Camilleri’s biting commentary on former President Silvio Berlusconi’s actions would be lost.
Much clearer, however, is Montalbano’s attempts to understand the workings of the female mind and soul. He is lost at every turn. But he does puzzle through the labyrinthine network of Italian politics and organized crime.
As all of Camilleri’s books do, ‘The Paper Moon’ offers insight into the province of Sicily and the country of Italy. It also wonderfully portrays the lust of an ageing man for a life that may now be beyond his reach. Light reading, perhaps, but a story that makes one think on a number of different levels.
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DOMINATION – “Overbearing?”
“I don’t know how else to define it, Inspector. Words like ‘assiduous,’ ‘affectionate,’ ‘loving’ don’t really give a sense of it. They fall short. Michela felt this sort of absolute obligation to look after her brother, as though he were a little boy.”
POLITICAL SPIN – Don’t you see what’s happening to the ‘Clean Hands’ judges? They’re being blamed for the suicides and heart attacks of some the accused. The facts that the accused were corrupt and corrupters and deserved to go to jail gets glassed over. According to these sensitive souls, the real culprit is not the culprit who in a moment of shame commits suicide but the judge who made him feel ashamed.
THE CIVILIZATION OF TODAY AND THE CEREMONY OF ACCESS – What did it mean? It meant that, today, to enter any place whatsoever – an airport, a bank, a jeweler’s or watchmaker’s shop, you had to submit to a specific ceremony of control. Why ceremony? Because it served no concrete purpose. A thief, or hijacker, a terrorist – if they really want to enter – will find a way. The ceremony doesn’t even serve to protect the people on the other side of the entrance. So whom does it serve? It serves the very person about to enter, to make him think that, once inside, he can feel safe.
Derryll White
 
 

TRM, 26.2.2020
“NARRèR”: concorso letterario lucano dedicato ad Andrea Camilleri

Non solo Matera ma tutta la Basilicata investe in cultura. E proprio a Montescaglioso – una piccola e vivace cittadina lucana ricordata per la sua celebre abbazia benedettina – nasce, la prima edizione del concorso letterario “NarrèR”, dedicato al grande scrittore recentemente scomparso, Andrea Camilleri. Un’idea fortemente sostenuta e desiderata dell’editore Giuseppe Bellone, il quale è il fondatore della casa editrice indipendente “Lilit Books Edizioni” di Montescaglioso.
Un concorso letterario non solo dedicato al Mezzogiorno d’Italia ma anche all’intero Paese e riservato ad opere narrative inedite – ma allargato anche ad autori stranieri o ad italiani residenti all’estero, purché con lavori scritti in italiano – in quanto, come asserisce l’ideatore Giuseppe Bellone, l’evento culturale serve a dar voce a scrittori e scrittrici emergenti che hanno bisogno di dar visibilità alla propria scrittura. I romanzi, un racconto o una raccolta di racconti devono pervenire entro il 30 aprile prossimo. La casa editrice “Lilit Books Edizioni”, inoltre, si impegna a portare in Basilicata un’ offerta culturale che sia occasione di incontro e di confronto tra i paesi lucani, dando loro visibilità e potenziamento.
La premiazione del concorso – il vincitore sarà premiato con la pubblicazione gratuita e la giuria, inoltre, sceglierà due opere meritevoli di una menzione speciale alle quali sarà riconosciuta una targa di partecipazione – avverrà nel mese di luglio, a Montescaglioso, nell’ambito della manifestazione “Il Paese dei Libri”: un festival estivo, giunto alla sua terza edizione, dedicato al libro. Un evento che, anche quest’anno, animerà le vie del centro storico di Montescaglioso con presentazioni di libri, reading, laboratori ed incontri con scrittori affermati ed emergenti.
Tutte le informazioni sul concorso e il Regolamento sono disponibili sul sito: https://www.lilitbooks.it/blog è inoltre possibile restare aggiornati sul concorso, seguendolo su facebook: http://bit.ly/narrèr. Contatti: Sonia Polimeno info@lilitbooks.it; Lilit Books Edizioni via G. Oberdan 7, 75024 Montescaglioso
 
 

ANSA, 27.2.2020
Montalbano resta al cinema fino a 4 marzo
iniziativa a sostegno esercizio cinematografico italiano

Roma - Palomar, Rai Fiction e Nexo Digital hanno deciso in via eccezionale di prorogare sino al 4 marzo le proiezioni al cinema de Il commissario Montalbano Spiega Franco di Sarro, AD di Nexo Digital: "Per quanto ci è possibile, in un momento inedito come questo vogliamo provare a sostenere gli esercenti e l'industria cinematografica italiana.
Il naturale posticipo di numerosi film in uscita, abbinato alla chiusura di molte sale a seguito delle specifiche ordinanze regionali, rende particolarmente delicata questa fase. Per questo, in accordo con Palomar e Rai Fiction, abbiamo deciso in via eccezionale di far proseguire con proiezioni straordinarie il percorso cinematografico di Montalbano nelle sale italiane che vorranno prendere parte all'iniziativa".
Aggiunge Carlo Degli Esposti, fondatore e presidente di Palomar: "Da parte nostra, con Rai Fiction confermiamo inoltre che i proventi che ci deriveranno dalle proiezioni delle sale saranno devoluti all'Ospedale Spallanzani di Roma e all'Ape, l'Associazione Pazienti Ematologici dell'ospedale Sant'Andrea".
Per il commissario, nato dalla penna di Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti, si tratta della prima volta al cinema. L'episodio della collection evento si intitola "SALVO AMATO, LIVIA MIA", è diretto da Alberto Sironi e Luca Zingaretti ed è interpretato da Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Sonia Bergamasco.
"SALVO AMATO, LIVIA MIA", una produzione Palomar con la partecipazione di Rai Fiction, è distribuito nei cinema italiani da Nexo Digital in collaborazione con i media partner Radio DEEJAY e MYmovies.it.
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 27.2.2020
Luca Zingaretti racconta le sue emozioni da regista dei nuovi episodi
Uno, cento, mille Montalbano
L'attore fa il suo debutto come regista nei due episodi inediti che verranno trasmessi il 9 e il 16 marzo su Raiuno
«Non riesco più a immaginare la mia vita senza la Sicilia: i colori, i sapori, le persone e il rumore del mare dalla terrazza di Punta Secca»

Quando Luca Zingaretti arriva sul set del nostro servizio di copertina, allestito nel magnifico giardino dell’hotel Rome Cavalieri a Monte Mario, le nuvole passeggere sul cielo della Capitale si diradano e lasciano il posto al timido sole di febbraio.
«Ha freddo, Luca, per posare all’esterno?» chiediamo subito al mitico commissario Montalbano. Ma lui risponde gentile di no. Del resto è un attore abituato a girare ovunque e con tutti i climi. Dopo una stretta di mano vigorosa e quattro chiacchiere con il nostro fotografo sulla loro amata isola di Pantelleria, dove entrambi sono di casa e «dove il Carnevale dura da Capodanno al martedì grasso tra frizzi, lazzi, scherzi e tavolate infinite», siamo pronti per il primo scatto. Zingaretti afferra un ciak, su cui ha scritto in stampatello “Montalbano 2020”.
Luca, è il suo debutto da regista in una fiction amatissima che la vede protagonista ormai da 21 anni. Finora aveva diretto solo un documentario, “Gulu”, ambientato in Uganda, e spettacoli teatrali. Com’è andata?
«Da circa dieci anni mi immaginavo regista di un film mio, ma avevo sempre avuto il freno a mano tirato. Stavolta ho dovuto farlo e lasciare andare questo freno. Ma non ero preparato né emotivamente, né mentalmente a sostituire il regista Alberto Sironi, che ci ha lasciati lo scorso agosto. Per me è stato un amico, compagno di tante battaglie. La mia unica preoccupazione è stata quella di portare avanti il suo racconto. Lui ha iniziato a sentirsi male alla seconda settimana di riprese. Ne sono passate altre 11, in cui ho lavorato dieci ore al giorno in uno stato d’animo incredibile, sembravo sotto amfetamine. Ci ho messo il cuore, l’ho fatto per Alberto, rispettando i suoi insegnamenti. Questo mestiere o lo fai con passione o non lo fai».
Qual è stato il più grande insegnamento di Sironi?
«Alberto aveva capito il segreto del successo di Montalbano: che si può essere fedeli ai romanzi di Andrea Camilleri senza essere aderenti alla realtà. Vigata è una metafora della vita e racconta la filosofia millenaria della Sicilia, le atmosfere di cui Andrea si è nutrito e che ha respirato da bambino. Sironi sapeva che si potevano rendere dal punto di vista visivo senza montaggi adrenalinici, senza fretta, girando come faceva Michelangelo Antonioni 60 anni fa, con la macchina che cammina lentamente. Riprendendo anche le strade vuote, le situazioni oniriche».
Immagini e suoni: il frinire delle cicale, il rumore del mare dalla terrazza di Punta Secca. La ispirano?
«Non riesco più a immaginare la mia vita senza la Sicilia, i suoi colori, i sapori, le persone. Che succederà quando finirò di girare “Montalbano”? Con mia moglie (l’attrice Luisa Ranieri, ndr) diciamo spesso che dovremmo prendere una casa nel ragusano, ma non sarebbe la stessa cosa senza la magia del set. Sapete, c’era un genio dietro la scelta dei luoghi di Montalbano: Luciano Ricceri. È stato lui a ideare tutte le scenografie. Ci ha lasciati anche lui, da poco, dopo Alberto e Andrea (lo scrittore Camilleri, “papà” di Montalbano, ndr)».
E adesso?
«Devo aspettare, elaborare. Non so se è possibile rifare Montalbano senza di loro. Non so se lascerò o se, al contrario, prenderò le redini del progetto. Mancano tre uomini chiave, tre colonne portanti, e io adesso voglio ricordarli».
In che modo?
«Celebrandoli come avrebbero voluto: senza malinconia, ma con una bella festa. Erano tre “filibustieri”, che si sono goduti la vita. Sironi cucinava, era un gourmet. Camilleri di ottimo appetito. E anche con Luciano si brindava spesso con un bicchiere di vino rosso. Questi due episodi in onda a marzo e il terzo, “Il metodo Catalanotti”, già pronto ma che andrà in onda nel 2021, sono per loro».
Nel primo episodio di quest’anno c’è Jacomuzzi, un personaggio che suscita molta simpatia.
«L’ho voluto io. Senza Pasquano (il medico legale interpretato da Marcello Perracchio, scomparso nel 2017, ndr), mancava un tocco di leggerezza. Così, come negli episodi del 2019, abbiamo recuperato il dirigente della Scientifica, interpretato dal bravissimo Giovanni Guardiano, uno dei pochi ragusani del cast».
La storia di “Salvo amato, Livia mia” inizia con una guardia giurata in giro in bici nella notte.
«Catarella la chiama “guardia giurante”, è un metronotte che sorprende il figlio di Adelina a rubare in una villetta in campagna».
Ricorda un classico del cinema.
«Vero. Mentirei se dicessi che non avevo in mente “Guardie e ladri” di Monicelli e Steno con Totò e Aldo Fabrizi. Il bello di Montalbano è che consente di alternare commedia e dramma a temi attuali».
Temi caldissimi, dall’immigrazione al bullismo su Internet.
«Non sono protagonisti delle trame, ma restano sullo sfondo e quindi, secondo me, lavorano in modo ancora più potente: come un tarlo che scava nell’inconscio dei telespettatori».
Lei, “di pirsona pirsonalmente”, come direbbe Catarella, guarda Montalbano in tv?
«Sì, anche se so gli episodi a memoria. Ma mi metto lì, con mia moglie e le bambine in compagnia di alcuni milioni di telespettatori».
Le sue bambine che cosa dicono quando vedono papà in tv?
«Ormai Emma (8 anni, ndr) e Bibi (Bianca, 4 anni) sono abituate, sanno che è il mio mestiere. Ma quando erano più piccole, a scuola i compagni chiedevano: “Perché c’era il tuo papà in tv?”». Mentre racconta il tran tran familiare, Zingaretti riceve una chiamata sul cellulare... “Amore, sto scattando delle foto” dice. “Dopo, a casa, vediamo”».
Giornata intensa?
«Emma mi chiedeva il permesso di usare l’iPad: è furbissima, mi telefona perché spera di cogliermi in contropiede mentre lavoro».
Ci tolga una curiosità: dove si trova l’archivio comunale in cui si consuma il delitto del primo episodio?
«In realtà, l’archivio di Vigata è un vecchio liceo di Modica. Perché?».
All’interno c’è “la stanza delle memorie inutili”, dove la vittima nasconde dei “pizzini” d’amore. Lei quale ricordo segreto ci avrebbe messo, lì dentro?
«Se lo svelo, che segreto è? (ride)».
Cambiamo scena: inquadriamo Livia, che lascia una lettera per Salvo sul cuscino. A lei succede di trovare romantiche missive sul letto al suo risveglio?
«Lettere no, bigliettini sì. Comunque la situazione normale è uscire di casa e poi cercarsi con messaggi sul telefonino».
Sonia Bergamasco, che interpreta la sua fidanzata Livia, e sua moglie Luisa si scambiano opinioni su Salvo/Luca?
«Nooo. Si stimano professionalmente, sono amiche, ma per grazia di Dio non fanno commenti sul sottoscritto».
Faccia lei un commento sul sogno del direttore di Raiuno Stefano Coletta, che la vorrebbe insieme con sua moglie per condurre un varietà del sabato sera su Raiuno.
«Sono lusingato, ma al momento ho la testa altrove. Sto lavorando a un grosso progetto, di cui non posso ancora parlare, dove darò il volto e l’anima a un personaggio modernamente shakespeariano...».
Giusy Cascio
 
 

mentelocale.it, 27.2.2020
La Sicilia in 10 libri: da Camilleri ad Alajmo, consigli di lettura

Dieci letture per intercettare l’anima della Sicilia e che incarnano quella dei siciliani. Dieci libri per auscultare cuore e ventre dell’Isola. Un gioco crudele, i volumi sono molti di più. Limitandosi a un decalogo essenziale, però, i titoli potrebbero essere questi.
[…]
Va bene la lunga serie di Montalbano, ma è altrove che Andrea Camilleri si addentra davvero nella Sicilia. Esemplare Il gioco della mosca (1995), libro ibrido, sorta di dizionario, il cui combustibile è fatto di proverbi, aneddoti, ricordi familiari.
[…]
Salvatore Lo Iacono
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 28.2.2020
Le tre colonne che sostengono noi scrittori
Gotica, gialla o teatrale com’è varia la scrittura che nasce nell’Isola

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Gli scrittori isolani contemporanei poggiano su tre colonne, come la nostra regione nella leggenda di Cola Pesce. La prima colonna è la contezza dell'importanza di quel gesto, il prendere parola; la seconda colonna è una tradizione letteraria sterminata e sterminatamente varia che va da Omero (perché greci siamo nati) a Camilleri (per omaggiare una recente scomparsa); la terza colonna è una ricchezza lessicale dove c'è posto tanto per la complessità dei dialetti quanto per la messa a fuoco della parola esatta.
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C'è una scrittura viva nel giallo, originata con Sciascia e proseguita con Camilleri: il giallo di mafia e il giallo senza mafia.
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Nadia Terranova
 
 

La Repubblica - Robinson, 29.2.2020
Pericoli dipinge Benjamin

La prima frase dice tutto. «A quel tempo la Terra non era ancora solida, era tutta una palude, somigliava a un impasto molto bagnato». La penna che scorre sul taccuino – il 26 settembre del 1933 – appartiene a uno dei pensatori più celebri del Novecento. Il filosofo tedesco Walter Benjamin è in viaggio da Ibiza a Parigi e, per combattere la noia della trasferta, inventa due favole sull'origine del mondo.
La genesi secondo Benjamin è fatta d'alberi che galleggiano, grumi che si sciolgono, fango che amalgama le montagne, fiumi, laghi e mari che si mescolano fra loro. In principio era l'acqua. Di questi brevi testi, pubblicati postumi nel 1989, si ignora l'obiettivo. Storie per bambini o allegorie dell'esistenza? Nessuno lo sa. Ma, nelle mani di Tullio Pericoli, chiamato oggi a illustrarne una nuova edizione intitolata Sul farsi del mondo, le ipotesi si fondono.
[...]
Testo e immagini vivono in sintonia fra le pagine di una pubblicazione raffinatissima. Vincenzo Campo, siciliano e milanese d'adozione, fondatore della casa editrice Henry Beyle (il nome omaggia Stendhal) è noto infatti fra i bibliofili per la cura che riserva ai suoi titoli, libri d'autore pensati come oggetti da collezione. Andrea Camilleri gli volle affidare due inediti da stampare in tiratura limitata.
[...]
Chiara Gatti
 
 

 


 
Last modified Monday, March, 08, 2021