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RASSEGNA STAMPA

LUGLIO 2021

 
L'espresso, 1.7.2021
Fotografia
Camilleri, Eco, Sciascia: il tempo dell'attesa negli scatti di Lia Pasqualino
Allieva di Letizia Battaglia, moglie di Roberto Andò, la fotografa con le sue immagini immortala grandi artisti e intellettuali. In mostra a Napoli. «Ho sempre cercato di fotografare persone che non si lasciano afferrare del tutto e cercano di proteggere una parte di sé»

Una nuvola di fumo color latte svela in trasparenza la figura di Andrea Camilleri. Viene ritratto durante una pausa delle prove di "Conversazione con Tiresia", nel 2018, spettacolo da lui scritto e interpretato, in scena al Teatro greco di Siracusa, da molti considerato il suo testamento spirituale. Elegante in maniche di camicia e bretelle, Leonardo Sciascia sta seduto con le mani conserte sul terrazzo della sua casa in provincia di Agrigento. Sullo sfondo un filo dei panni con le mollette appese nella tipica sequenza casuale di chi, ritirando gli indumenti, sa già che dovrà ripetere il gesto. È avvolto in un'atmosfera rarefatta di una rovente estate siciliana di metà degli anni Ottanta.
Nessuno dei due grandi scrittori ci guarda. Gli occhi del padre del commissario Montalbano (già cieco al momento dello scatto) sono magicamente velati dal fumo della sua sigaretta, mentre Sciascia quasi abbagliato dal riverbero di un sole che ben si percepisce seppure la foto sia in bianco e nero, ammicca lontano, pensieroso e intenso. Eppure sembra di incrociarli i loro sguardi, sembra di entrare in relazione con la loro dimensione più intima. È la magia dei ritratti sospesi della fotografa palermitana Lia Pasqualino, fino all'11 luglio protagonisti della mostra "Il tempo dell'attesa" al Museo di Capodimonte di Napoli all'interno del programma di Campania Teatro Festival.
[...]
Laura Antonini
 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 1.7.2021
Dalla musica al teatro il Menotti in versione estiva

All'aperto, d'estate, è meglio che al chiuso. Fresco di radicale ristrutturazione, il teatro Menotti si sdoppia e, oltre agli spettacoli in sede, dà il via a una rassegna estiva en plein air scegliendo, per il secondo anno, la fascinosa cornice del Cortile d'onore della Biblioteca Sormani ( corso di Porta Vittoria 6, fino all'1 agosto. Biglietti 20 euro. Tel. 02.82873611)
[...]
Donatella Finocchiaro legge Il commissario Collura va in crociera, storie note (e meno note) di Andrea Camilleri (16 luglio).
[...]
Sara Chiappori
 
 

Información, 1.7.2021
Montalbano y Colombo

Montalbano lleva 21 años en emisión en la RAI, donde ha cumplido 14 temporadas. Este verano se puede ver de nuevo en La 2, la noche de los martes. Con el pretexto de presentar los capítulos de estreno en nuestro país, los de la última, habrá que ver de nuevo todos a partir de la octava. [...]
Antonio Sempere
 
 

Hurriyet, 2.7.2021
Tatil bavulunuzda bu kitaplara yer açin!

[...]
Suyun Şekli, Andrea Camilleri, çev. Semih Topçu, Mylos: Sicilya’nın suça batmış karmaşık hayatını hiç zahmet çekmeden, zarif bir berraklıkla sergileyen Camilleri, siyasetle polisiyeyi, polisiyeyle edebiyatı birbirine yakınlaştıran usta bir yazar.
[...]
Bahar Çuhadar

Fai spazio a questi libri nella valigia delle vacanze!
La forma dell'acqua, Andrea Camilleri, trad. Semih Topçu, Mylos: Dimostrando la complessa vita criminale della Sicilia senza sforzo e con elegante chiarezza, Camilleri è uno scrittore magistrale che avvicina la politica e il crimine poliziesco, la narrativa poliziesca e la letteratura.
 
 

La Nuova Provincia - Asti, 2.7.2021
Palcoscenico
Teatro amatoriale, si prosegue sabato con “Autodifesa di Caino”
Nuovo appuntamento con “E che.. sia …Spettacolo!!! – Rassegna fuori dal comune”, in programma fino al 6 agosto.

Continua il cartellone dal titolo “E che.. sia …Spettacolo!!! – Rassegna fuori dal comune”, che coinvolge nove compagnie teatrali amatoriali. [...] domani (sabato), alle 20.45 al circolo Remo Dovano/Way Assauto in corso Pietro Chiesa 20, “Il Raggio verde” presenterà Carlo Curto in “Autodifesa di Caino” di Andrea Camilleri, per la regia di Ester Esposito (tecnico del suono Pier Mario Sappè). “Tutti – spiegano i protagonisti – conosciamo la storia di Caino. Ma sarà la verità? Se lo era domandato anche Andrea Camilleri, che nel suo monologo offriva una versione di Caino lontana da quella consueta, con la consapevolezza che senza il male il bene non esisterebbe”.
[...]
Elisa Ferrando
 
 

Sicilia & Donna, 2.7.2021
Peppino Mazzotta racconta Il Commissario Montalbano
L'attore Peppino Mazzotta racconta a Sicilia&Donna il suo ruolo nella nota serie televisiva Il Commissario Montalbano e il legame con i colleghi Luca Zingaretti e Cesare Bocci. Quale sarà il futuro della serie Rai nata dalla penna di Andrea Camilleri? Lo abbiamo chiesto a Peppino Mazzotta in questa intervista.
[L'intervista è precedente alla messa in onda degli episodi del 2020, NdCFC]


 
 

L'Ora. Edizione straordinaria, 3.7.2021
L'Ora di Camilleri

 

Nelle foto: Andrea Camilleri e la pagina de LOra del popolo con la novella. Dall'archivio storico del giornale, custodito a Palermo presso la Biblioteca Centrale Regionale.

UN FATTO MEMORABILE
di ANDREA CAMILLERI
(L'Ora del popolo, 29 maggio 1949)
B. è un piccolo paese dell'interno della Sicilia, uno di quei paesi come tanti se ne incontrano quaggiù, con le viuzze strette desolate e maleodoranti, con le case l'una a ridosso dell'altra che sembrano guardarsi in cagnesco come per un antico rancore, con l'unico caffè nel mezzo della piazza principale, con l'immancabile circolo dei nobili e infine con il minuscolo cimitero ben tenuto, proprio in fondo al paese dove già comincia ad estendersi la campagna. Un luogo insomma dove la vita trascorre monotona e tranquilla nel susseguirsi sempre uguale dei giorni e dove le uniche novità sono date dalle campagne elettorali, dalle nascite, dalle morti, dai matrimoni e, una volta all'anno, dalla festa del santo patrono.
Detto ciò, non vi sarebbe assolutamente altro da aggiungere su B. se quest'anno non vi fosse accaduto qualcosa di grosso, un vero e proprio fatto memorabile: fu proprio in questo sperduto paese, evidentemente dimenticato dagli uomini ma non da Dio, che Gesù Cristo rivelò all'umanità, nell'anno di grazia 1949, la sua vera fede politica. La cosa cominciò così. Una mattina, mancavano ancora due giorni per la Pasqua, il prete del paese mentre attraversava la piazza principale per recarsi in Chiesa s'accorse che un'accesa discussione si andava svolgendo con un eccessivo spreco di gesti, come si usa fra noi gente del sud, tra alcuni uomini.
Avvicinatosi incuriosito, egli potè distinguere al centro del gruppetto un giovinotto con dei basettoni lunghi fino al mento e i capelli ricciuti abbondantemente imbrillantinati che gridava con gli occhi fuori dalle orbite: "Sì! Sì! Ed è inutile che mi guardiate così! Ve lo torno a ripetere: Cristo era comunista! Non solo, ma posso anche dimostrarvelo!"
"Forza allora, dimostralo" - incoraggiò uno del gruppo che sembrava enormemente interessato a tutta la faccenda.
"Subito" - disse con foga il giovanotto e dopo essersi guardato attorno con aria di sfida, aggiunse: "Quando Cristo risuscitò salì al cielo con una bandiera in mano. Lo sapete di che colore era questa bandiera?"
Fece una pausa drammatica e nel silenzio profondo degli altri scandì: "Rossa! Rossa!"
Lasciando il gruppo ormai caduto in una perplessità sbigottita, il prete si allontanò facendo tra di sé divertite considerazioni sull'ignoranza umana. Per tutto il resto della mattinata e per buona parte del pomeriggio egli fu occupato in chiesa e solo verso sera potè uscire per recarsi come sempre faceva a scambiare quattro chiacchiere con il farmacista.
Stava perciò riattraversando la piazza quando gli giunse improvviso all'orecchio un rumore di sedie e di tavoli rovesciati assieme ad un confuso vocio proveniente dal caffè e immediatamente di seguito vide un uomo che, dopo essersi fermato un istante sulla soglia del locale gridando a squarciagola: "è bianca! è bianca!", rapidamente s'eclissava nell'ombra della sera mentre un altro individuo furente e gesticolante si lanciava ad inseguirlo.
A scanso d'equivoci il prete decise sull'istante di non intromettersi nella questione ma di accelerare piuttosto la navigazione verso il tranquillo porto della farmacia. E qui un'altra sorpresa lo attendeva: il farmacista, sovvertendo quella che ormai era una tradizione, invece di dirgli il consueto: "come va, reverendo?", sollevò appena gli occhi da un libro di ricette che stava consultando e chiese con aria ironica:
"E' bianca o rossa? Lei dovrebbe saperlo"
"Ma cosa?", domandò il prete sbalordito.
"La bandiera, la bandiera che Cristo ha in mano quando sale al cielo - disse calmissimo il farmacista e seguitò: "in paese oggi non s'è parlato d'altro".
"Sciocchezze!" - tagliò corto il prete. E tirò fuori un discorso qualsiasi. Ma l'indomani mattina mentre dopo aver detto messa egli indugiava in sacrestia e sentiva pesargli addosso lo sguardo impaurito del sacrestano il cui viso si era addirittura trasformato in un enorme punto interrogativo, vide comparire la massiccia figura dell'avvocato Z, uomo di provata fede democratica.
"Reverendo" - disse quest'ultimo a bassa voce e avvicinandosi tanto da fargli sentire il caldo fiato odorante di mattutine libagioni! - "Reverendo, qui la cosa è semplice e io sono un uomo di mezza parola. Dunque ci siamo capiti".
"Ma io non ho capito niente!"- insorse disperatamente il prete - "E lei non ha detto neppure quella mezza parola che è solito dire!".
"Reverendo, non faccia lo gnorri e non mi faccia scappare la pazienza!".
E avvicinando ancora di più la bocca all'orecchio dell'altro impaurito soffiò: "Bianca!".
"Ma...".
"Non ho altro da dire. Baciolemani" - concluse secco l'avvocato e uscì.
Sconvolto, a mezzogiorno il prete non potè toccare cibo. Se ora assieme agli ignoranti si mettevano a discutere anche le persone che si credevano colte, le cose si sarebbero messe certo a male.
Dove si andava a finire di questo passo? E quel giovanotto brutto coi basettoni che aveva attizzato tanto fuoco chi era, il diavolo?
A sera, mentre rimuginando continui pensieri si dirigeva verso la farmacia, da una traversa gli si parò davanti un uomo che il prete riconobbe per uno dei più accesi estremisti del paese.
"Reverendo - disse tutto d'un fiato l'uomo - so che stamattina è venuto da lei l'avvocato Z. Questo disgraziato in vita sua non ha fatto altro che cambiare le carte in tavola. Ma questa volta ha poco da cambiare perché io ho in tasca una Santina dove c'è stampato Gesù che sale in cielo con una bandiera rossa in mano e se l'avvocato s'arrischia a dire qualcosa gliela faccio mangiare, gliela faccio, lo so che lei, malgrado sia un prete, è un galantuomo. Perciò voglio metterla in guardia: se Cristo non risuscita con la bandiera rossa, domani in chiesa e in paese finisce a macello. Non le dico altro. Buonasera".
E l'uomo sparì misteriosamente così come era venuto, mentre il parroco come un automa riprendeva a camminare verso la farmacia. Qui fu accolto senza una parola dal volto preoccupato del farmacista. Il prete si abbandonò di peso su di una sedia e asciugandosi il sudore della fronte esclamò:
"Dio mio, illuminami tu!".
"Cattivo tempo!" - disse il farmacista alzando gli occhi al tetto come per scrutare delle nuvole cariche di pioggia e aggiunse:
"Ma lei una soluzione deve trovarla".
"Tra l'altro - sospirò il prete - ora è troppo tardi per informare i miei superiori della situazione".
Il farmacista non rispose. A parte il fatto che non era Dio, non aveva proprio nessuna idea in proposito. Allora il prete si alzò, disse un buonasera a fior di labbro.
Il giorno dopo la chiesa era inverosimilmente gremita di gente con occhi rossi dal sonno perduto (avevano tutti trascorso la notte a coprirsi d'insulti) che si scambiavano a voce alta supposizioni e commenti.
Quando un istante prima di incominciare la messa il prete sporse la testa dalla sacrestia, mille occhi s'appuntarono su di lui. Ma egli appariva così straordinariamente tranquillo e sorridente che il farmacista, andato anche lui in chiesa per vedere come andava a finire la faccenda, tirò un sospiro di sollievo e si sentì rassicurato.
"Ha trovato la soluzione" - pensò e guardò con curiosità il telone nero che copriva, sospeso da una funicella sull'altare maggiore, la statua del Cristo resuscitante e che al momento opportuno sarebbe stato tolto via acquietando così l'attesa spasmodica e minacciosa del paese.
Ma un silenzio spesso e pesante come nebbia calò sui presenti appena giunse il momento di scoprire la statua. Tutti trattennero il respiro e serrarono i denti mentre il prete, con un gesto deciso, ingiungeva al sacrestano di tirare via il telone. Il silenzio durò ancora un attimo a telone caduto, poi una risata immensa e irrefrenabile scoppiò da tutte le bocche, fece fuggire i colombi in amore dal tetto della chiesa, eclissò addirittura il suono delle campane festanti.
Il prete, per non scontentare nessuno, aveva del tutto tolto la bandiera dal braccio levato in alto della statua. E Cristo, salendo al cielo con la mano destra chiusa a pugno e alzata al di sopra della sua testa, rivelava agli uomini, col ben noto saluto, la sua vera e profonda convinzione politica.
 
 

Filodiretto Monreale, 4.7.2021
La nostra recensione: “Riccardino”, l’ultimo Montalbano di Camilleri
Il racconto con cui si chiude il ciclo del commissario di Vigata

Qualche giorno fa è arrivata la lieta novella: l’anno prossimo verranno girati gli ultimi due episodi della serie tv de Il commissario Montalbano. Uno dei due episodi sarà tratto dall’ultimo atto delle vicende di Salvo Montalbano che Andrea Camilleri scrisse nel 2005 (leggenda vuole che lo fece perché intimorito da una sua futura possibile demenza senile) sollecitando che fosse portato alla luce al momento della scomparsa. Riccardino (Sellerio, 292 pp., 15 euro) è la conclusione delle vicende di Salvo Montalbano, il mitico commissario di Vigata protagonista di peripezie, contraddizioni e piaceri culinari siciliani.
Una telefonata all’alba sveglia il sonno di Montalbano: è un certo Riccardino che chiede di venire al più presto dato l’appuntamento fissato in precedenza. Il commissario non capisce e allora si rende conto che la persona in questione ha sbagliato numero. Poche ore dopo Catarella lo chiama comunicandogli che in una zona è stato trovato cadavere un uomo. Da alcuni elementi e interrogando gli amici capisce che il morto è proprio Riccardino. L’indagine da subito sembra particolare rispetto al solito: troppa curiosità delle persone, troppe telecamere, tutti concentrati sul commissario. Ecco che si rende conto che la popolarità di quella serie televisiva ispirata al suo personaggio, nata dalle storie di uno scrittore, un certo Andrea Camilleri, lo ha reso un feticcio della curiosità delle persone. Rispetto ad altre volte sente un certo fastidio, un moto d’orgoglio, un senso di rivoluzione per una condizione alla quale vuole dare uno stop.
Camilleri ha confessato più volte che Montalbano è come se esistesse davvero e che erano frequenti i momenti in cui, da solo nella sua scrivania, intavolava un dialogo feroce con il suo personaggio. Riccardino è quindi una resa dei conti tra Camilleri e la sua letteratura, Montalbano e la popolarità, ciò che scrive per la fluidità della storia e ciò che scrive perché si vuole trattare di certi temi caldi. Camilleri, tramite Montalbano, ha affrontato temi quali mafia, religione, cultura, corruzione, immigrazione. Qui, in questo racconto finale, c’è solo Camilleri che affronta sé stesso e prepara il sipario: è il momento di chiudere.
Emanuele Paladino
 
 

La Repubblica, 5.7.2021
Cambia il consiglio Rai ma a nessuno interessa che cambi la Rai
La Rai funziona male per la stessa ragione di sempre: perché l’interesse preponderante che la governa va ben oltre la sua missione ufficiale, quella di industria culturale del Paese

Non affannatevi a cercarlo: il commissario Montalbano non c’è. Nell’archivio di Raiplay, la piattaforma che offre gratis tutti i contenuti della tivù pubblica, manca proprio la serie più popolare che a ogni replica manda in tilt l’Auditel. Intendiamoci, non è che Montalbano per Raiplay sia uno sconosciuto. Troverete le puntate del giovane Montalbano, quelle sì. E decine di interviste ad attori, produttori e tecnici, da Unomattina a Rainews24 alla Vita in diretta. Ma una puntata che sia una della celeberrima fiction nata dalla penna felice di Andrea Camilleri con Luca Zingaretti protagonista, quella no. È disponibile giusto qualche giorno dopo che la replica è andata in onda sulla rete in chiaro, poi scompare.
La ragione? Il contratto con Palomar, la società fondata da Carlo Degli Esposti (e ora controllata dalla francese Mediawan) che da sempre produce la serie. I diritti li hanno loro e non li mollano. Una bazzecola, d’accordo. Ma questa bazzecola della piattaforma web di una corazzata come la Rai che non può rendere disponibile agli utenti le puntate del suo programma più visto dice tutto a proposito di come funziona la tivù di Stato. Cioè male. E funziona male per la stessa ragione di sempre: perché l’interesse preponderante che la governa va ben oltre la sua missione ufficiale, quella di industria culturale del Paese.
[...]
Sergio Rizzo
 
 

7.7.2021
22 letture infografiche di Andrea Camilleri. Dati letterari per contenuti visivi

ACCESSO ALLA MOSTRA
07.07.2021 – 07.11.2021 (h 24)
Link: framevr.io/camilleri
VERNISSAGE ONLINE | OPEN ACCESS
07.07.2021 | 10:00
Link Zoom: tinyurl.com/vernissage-camilleri
INTERVENGONO
Antonio Sellerio
Direttore Editoriale della Sellerio Editore
Mariolina Camilleri
Illustratrice
Paolo Di Paolo
Scrittore
Matteo Bonera
The Visual Agency
Carlo Martino
Presidente LM – DCVM | Sapienza Università di Roma
INTRODUCONO
Vincenzo Cristallo
Ida Cortoni
Mostra a cura di:
Vincenzo Cristallo
Co-cura e coordinamento:
Miriam Mariani
 
 

La Repubblica, 7.7.2021
L'amaca
Morta una censura ne faremo un’altra?

[...]
Ad ogni epoca la sua censura. Ma in memoria di Raffa abbiamo potuto ripassare anche il buon funzionamento della vecchia ipocrisia Rai, che ammoniva pro-forma ma poi chiudeva un occhio: le gambe delle Kessler e l'ombelico della Carrà andarono regolarmente in onda, avanguardia di un ormai infinito esercito di parti anatomiche; e Camilleri, spedito nel camerino della soubrette Tza Tza Gabor [Zizi Jeanmaire, NdCFC], per controllare se si vedevano troppo le tette [le gambe, NdCFC], ne approfittò per vedere che si vedevano, poi si accese una sigaretta e diede ugualmente, e volentieri, l'imprimatur.
[Non è andata esattamente così, ma è divertente pensare che possa essere andata così, NdCFC]
[...]
Michele Serra
 
 

L'Arena, 7.7.2021
Caccamo e Placido, la parola protagonista «alla Camilleri»
Michele Placido e Giovanni Caccamo insieme sul palco a Villa Spinola di Bussolengo il 22 luglio

Giovanni Caccamo e Michele Placido fra musica e prosa. Teatro del concerto letterario sarà villa Spinola, a Bussolengo, il prossimo 22 luglio. I biglietti sono disponibili sul circuito Ticketone. Sul palco l’artista siciliano, scoperto da Franco Battiato e passato dall’Ariston – vincendo la categoria nuove proposte nel 2015 e classificandosi terzo fra i big l’anno successivo – sarà in tour tutta l’estate prima dell’uscita del suo nuovo album, in programma per settembre, «Parola». A villa Spinola, intanto, sarà accompagnato dall’attore e regista pugliese, vecchia conoscenza di Caccamo. A Placido saranno affidate le letture, ancora top secret, legate alle canzoni. Un ruolo fondamentale l’avrà proprio la lingua italiana e il significato più intimo delle parole. «Nel tour che anticipa il disco ci sarà un alternarsi di letture e canzoni», spiega Caccamo. Nelle radio e in streaming, ora, il cantante di Modica è uscito con «Canta», brano che vede la partecipazione anche di Aleida Guevara, la figlia del Che. Ma ci sarà anche parecchia Sicilia. A partire delle poesie di Gesualdo Bufalino, nel disco lette proprio da Placido, al ruolo centrale che ha avuto lo scrittore Andrea Camilleri. «Ho raccolto l’appello di Camilleri di qualche anno fa per ispirarmi. Questo lavoro è frutto di tre anni di gestazione», continua l’artista. «Ho riascoltato l’appello in cui implorava di ridare importanza alle parole. Ricordo che chiese ai giovani di far ripartire un nuovo umanesimo della parola», dice. E così ha fatto Caccamo. Ogni canzone dell’album è una parola che viene sviluppata sia in prosa che in musica. Si va da Pier Paolo Pasolini a Luigi Tenco, un arco così ampio da poter abbracciare tante sfumature diverse. «Nel disco tutte le canzoni sono suggerite dalla letteratura di casa nostra o straniera. Prima di ogni brano c’è una voce d’eccezione che legge il testo che l’ha ispirata», sottolinea. [...]
 
 

La Repubblica (ed. di Napoli), 7.7.2021
Oren apre la stagione del Verdi, "Tosca" è Maria Josè Siri

Parte stasera alle 21 la stagione lirico- concertistica 2021 del teatro Verdi di Salerno diretto da Daniel Oren.
[...]
La stagione era stata presentata circa un mese fa dal sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli, dall'assessora alla Cultura Tonia Willburger con il direttore artistico del Teatro Verdi, Daniel Oren, e con il segretario organizzativo Antonio Marzullo. Alla presentazione c'è stata la partecipazione di Igina Di Napoli, direttrice artistica della Casa del Contemporaneo, la cui programmazione prevede anche eventi e progetti lirici in condivisione nel Parco dell'Irno, che si trova nell'area antistante il Teatro Ghirelli, sede di CdC (Casa del Contemporaneo), dove andranno in scena gli appuntamenti delle loro rassegne. Nel programma del parco dell'Irno si alternano omaggi ad autori come Viviani e Camilleri, Shakespeare e Galceran.
[...]
Stella Cervasio
 
 

Corriere della Sera, 8.7.2021
L’intervista
Andrea Camilleri, omaggio al papà di Montalbano a due anni dalla morte «Maestro della narrativa psicologica»
Lo scrittore, autore della serie sul commissario di Vigata, ci ha lasciato il 17 luglio 2019. A ricordare la sua opera è Giuseppe Fabiano, psicologo psicoterapeuta, autore del saggio «Nel segno di Andrea Camilleri, dalla narrazione psicologica alla psicopatologia»

Scrittore, regista teatrale, sceneggiatore. Un «maestro», anche se non amava essere definito così. Il 17 luglio 2019 l’Italia, e il mondo, ha perso uno dei grandi personaggi del Novecento. Famoso soprattutto per le avventure del commissario Montalbano, Andrea Camilleri è riuscito a farsi conoscere e amare dal pubblico anche grazie alla schiettezza e alla semplicità con cui trattava i temi sociali contemporanei.
Tre appuntamenti per Camilleri
Nella ricorrenza del secondo anno della scomparsa sono stati organizzati diversi appuntamenti per ricordarlo: tra questi, ricordiamo i tre eventi che avranno come relatore principale il professor Giuseppe Fabiano, psicoterapeuta, docente universitario, autore del saggio Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia. Tre appuntamenti che si caratterizzano per l’approfondimento di alcune tematiche presenti nella narrativa del grande scrittore siciliano. Si comincerà proprio il 17 luglio a Gallipoli, con l’incontro promosso dal Comune della cittadina salentina presso la Biblioteca Comunale S. Angelo alle ore 20.30. L’occasione consentirà di ricordare la forza narrativa di Camilleri, ma anche le sue caratteristiche umane. Analisi dei testi e dei personaggi, aneddoti, curiosità, interviste di Camilleri e un ricordo di Alberto Sironi, regista della serie televisiva del commissario Montalbano (scomparso il 5 agosto del 2019) saranno gli elementi caratterizzanti. Il secondo evento è previsto per il 28 luglio alle 18 presso il museo archeologico di Vibo Valentia, nominata «Capitale Italiana del Libro 2021»: al centro della serata il valore del ricordo, della memoria e quindi della Storia, in una società che dimentica troppo in fretta. Infine, appuntamento il 30 luglio alle 21.30 a Marcellinara (Catanzaro) premiata dal MIBAC come «Città che legge 2020-2021», per parlare del grande contributo che, attraverso la letteratura ma anche con le sue interviste a televisioni e quotidiani, Camilleri ha dato per una visione del sociale e dell’impegno soggettivo ai concetti di rispetto, solidarietà, accoglienza.
Un’Italia che si riscopre
Nel caso di Camilleri «ci troviamo di fronte a un apparente paradosso: la sua eredità ha iniziato a lasciare un segno importante nella letteratura e più in generale nella cultura di questo nostra Italia (e non solo) quando lui era ancora in vita. L’originalità della sua “lingua” espressiva, la caratterizzazione dei personaggi, l’essere sempre collegato con la realtà contemporanea, anche quando scriveva i suoi romanzi cosiddetti storici e sociali, lo hanno reso e lo renderanno un autore “unico”, originale ma allo stesso tempo concreto, senza orpelli e fronzoli, diretto, sincero, libero», spiega il professor Fabiano al Corriere della Sera. L’Italia ha avuto una grande fortuna nel poterlo conoscere e vivere «in diretta», anche per «la lucidità del suo pensiero sociologico, antropologico che nasceva, oltre che dalla sua grande cultura, anche dall’aver attraversato di persona personalmente (come direbbe Catarella, uno dei suoi personaggi più simpatici e riusciti) quasi un secolo di storia d’Italia dal 1925, anno della sua nascita, al 2019 quando ci ha lasciati». Camilleri non ha mai smesso di prestare attenzioni a politica, trasformazioni sociali, evoluzione tecnologica oltre l’immaginabile del suo tempo, « pronto a coglierne gli aspetti positivi ma anche i pericoli come, ad esempio negli ultimi anni, l’eccesso di chiusura, di intolleranza, di egoismo. L’Italia può attraverso i suoi libri e le sue interviste riscoprire invece quella dimensione umana e di rispetto che per anni ha caratterizzato il modo di essere dei suoi cittadini».
Umanità, ascolto, curiosità
Chi lo ha conosciuto lo ricorda per il modo di fare pacato, la lentezza dell’età, nei movimenti e nelle parole, l’ironia. Difficile, però aggiunge Fabiano, portare con un solo ricordo, un episodio, una parola, una riflessione. «Scelgo come ricordo gli elementi comuni a quello che mi riporta alla mente la sua grande umanità, semplicità, disponibilità, ironia, capacità di ascolto, curiosità. Il non essersi mai posto come colui che vedeva il successo nel numero di copie vendute o in quelle delle lingue in cui i suoi scritti sono stati tradotti e quindi ergersi sul piedistallo, anzi», chiarisce Fabiano. «Se proprio devo ricordare un episodio in particolare ricordo come si divertiva e rideva di gusto quando entrambi eravamo stati scelti per la presentazione di un libro e durante il mio intervento gli chiesi il permesso di esprimere alcune sue frasi tentando di imitare Fiorello che lo imitava e al termine mi si avvicinò dicendomi “ma lo sa che mi imita bene!”». Come è difficile non approfondire il ruolo della squadra per Montalbano, e l’ importanza che ricopre la psicologia di ogni suo personaggio, mai lasciata al caso. Per comprendere la forza psicologica dei personaggi di Camilleri, e non solo quelli più noti legati alla serie del commissario, «dobbiamo tenere presente il suo percorso personale e professionale. Camilleri è stato un grande lettore, vero divoratore di libri e saggi, fin da bambino, grande ascoltatore delle storie che gli raccontava Minicu, un fattore della loro famiglia cui lui era particolarmente affezionato, e poi la nonna Elvira e le varie persone che la vita gli ha offerto di incontrare», racconta Fabiano, citando anche la sua storia professionale come regista teatrale e come produttore della Rai.
Attenzione all’attualità
Non è un caso — sottolinea — «se i personaggi dei suoi libri si presentano con caratteristiche teatrali, dove non c’è descrizione approfondita delle emozioni da parte del narratore, ma è il personaggio, con le sue azioni, con il suo dire e con il suo “non dire” che si svela al lettore. E questo secondo me è anche il successo delle sue opere all’estero (credo che ad oggi siano 35 le lingue in cui è stato tradotto) e nonostante il particolare linguaggio narrativo utilizzato. Per quanto riguarda la squadra del commissario Montalbano credo che Camilleri sia riuscito a mettere insieme elementi diversi, con caratteristiche specifiche che proprio per questo funzionano bene in un gioco d’incastri necessario per tutti i lavori di gruppo». Montalbano, come Camilleri, ha un occhio sempre attento all’attualità. Non a caso le questioni sociali sono parte fondamentale dei romanzi dello scrittore siciliano: dall’attenzione alla donna al tema dei migranti, dalla disoccupazione alla denuncia dell’usura. Camilleri non ha mai fatto mistero, anzi ha più volte apertamente dichiarato, che per le sue storie «ha tratto spunto dalla realtà: un articolo di giornale, il titolo di un libro, un avvenimento, tutto diventava un possibile spunto per un racconto. In un nostro incontro, ad esempio, mi dichiarò che il romanzo Il tuttomio era il risultato dello spunto avuto da una lettera ricevuta cui aveva sommato il ricordo di alcuni fatti di cronaca», evidenzia Fabiano. Il contesto nei suoi scritti, insomma, è importante anche perché «noi siamo esseri sociali e viviamo immersi e spesso anche travolti dal contesto. E Camilleri, ben cosciente di questo lo fa entrare nella narrazione a pieno titolo anche per dare un messaggio in più, la possibilità di una migliore presa di coscienza del lettore, la speranza di un modo diverso poi di agire nei confronti di chi è stato ed è più sfortunato di noi».
L’invenzione di un linguaggio
A non mancare nei romanzi è, poi, il gusto per la citazione colta, regalata ai lettori che possono coglierla. Affiancata all’uso del dialetto. Perché Camilleri è stato in grado di creare un vero e proprio linguaggio. «Nel suo caso, si parla di idioletto, perché il suo linguaggio, pur ispirandosi al dialetto siciliano, via via si è differenziato attraverso piccole sfumature, distorsioni che nascevano dal linguaggio parlato nelle differenti zone, anche vicine tra loro, della sua amata Sicilia. Ne sono un esempio i modi di dire , l’uso di proverbi o ancora di metafore che nella loro essenzialità hanno la capacità di farsi comprendere con semplicità e con forza. Espressioni tipo Commissario porto carrico oppure quello voli fare tiatro, o ancora ci contò la mezza missa sono dirompenti, comprensibili, significative.
Camilleri e i giovani
Un rivoluzionario del quale anche i giovani dovrebbero cogliere il fascino, oltre che tramandare la memoria: «Il pensiero narrativo è una delle componenti principali del nostro vivere e senza di esso non saremmo in grado di esistere: tutti noi al mattino ci raccontiamo cosa vorremmo o dovremo fare e magari alla sera ricordiamo, raccontandocelo, quello che abbiamo fatto. Tutti noi abbiamo bisogno di raccontare e raccontarci e la letteratura rappresenta la massima espressione sistematizzata di questo pensiero, cioè la rappresentazione, come dice Jerome Bruner (psicologo statunitense che ha contribuito allo sviluppo della psicologia cognitiva e della psicologia culturale nel campo della psicologia dell’educazione, ndr) infiniti mondi possibili», conclude Fabiano. Bisogna sempre ricordare che «noi siamo il prodotto di quello che ci ha preceduto e con le nostre azioni saremo il “prima” del “dopo” che verrà. La Storia, sia quella con la S maiuscola ma anche le piccole storie personali quotidiane, devono essere sempre presenti con il loro insegnamento». Una volta si diceva Storia maestra di vita: «Una verità che abbiamo dimenticato presi dalla velocità, dal desiderio di avere, dall’apparire più che dall’essere, dal consumare tutto ciò che vogliamo avere subito, dall’usa e getta che purtroppo coinvolge anche sentimenti ed emozioni (come la violenza diffusa nei rapporti umani, come quelli che dovrebbero essere affettivi e di rispetto per eccellenza, ndr)». Una ricerca, talvolta esasperata, «per colmare un vuoto esistenziale o meglio ancora la paura di un vuoto esistenziale spesso mediato da modelli e icone proposte dai media, dove successo e felicità sembrano un binomio inevitabile, da raggiungere sempre e comunque».
Silvia Morosi
 
 

LaNostraTv, 9.7.2021
Il Commissario Montalbano, Cesare Bocci abbandona? “Si è conclusa un’epoca”
Il Commissario Montalbano, ci saranno nuovi episodi? Cesare Bocci critico: “Si è conclusa un’epoca”

Sul futuro de Il Commissario Montalbano sono diverse le voci che si susseguono. Nel corso della stagione televisiva appena conclusa l’episodio inedito “Il metodo Catalanotti” ha ottenuto grande successo. A conferma, dunque, dell’affetto del pubblico di Rai 1 e della voglia dei telespettatori di vedere nuovi episodi. Dopo un periodo di silenzio, alcune settimane fa si era parlato della possibilità di girare gli ultimi due episodi. Si tratta di Riccardino e Il Cuoco dell’Alcyon. Uno dei protagonisti, però, non sembra confermare tali voci. Si tratta di Cesare Bocci, che interpreta Mimì Augello, personaggio amatissimo. L’attore in un’intervista su DonnaModerna dice:
“Ormai sono due anni che non giriamo un episodio e non ho notizia che ne faranno altri. Dopo la morte di Andrea Camilleri e del regista Alberto Sironi ho la sensazione che si sia conclusa un’epoca”.
Cesare Bocci sul futuro de Il Commissario Montalbano: “In Riccardino Mimì Augello non c’è”
L’episodio nuovo che potrebbe essere girato de Il Commissario Montalbano è Riccardino, l’ultimo libro. Se ne parla da molto e, visto il successo di Montalbano, le probabilità di vederlo in tv non sono poche. Tuttavia una brutta notizia lascerà i fan con l’amaro in bocca. Ovvero la mancata presenza di Mimì Augello, assente proprio dalla storia. A svelarlo è Cesare Bocci:
“Sono rimasti solo due romanzi. Il Cuoco dell’Alcyon e l’ultimo, Riccardino, in cui Augello non c’è”.
Cesare Bocci e il rapporto con Luca Zingaretti: “Uomo dalla scorza dura”
Nel corso dell’intervista Cesare Bocci parla anche del collega Luca Zingaretti, con cui ha condiviso per tantissimi anni il set de Il Commissario Montalbano. L’attore definisce Zingaretti “un uomo dalla scorza dura ma con un cuore tenerissimo”. Tra i due c’è un forte legame, fatto di fiducia e stima. Infine Cesare Bocci dimentica l’amaro e su Zingaretti dice:
“Ci sono state due o tre scene in cui Salvo e Mimì si abbracciano. In quei momenti ho percepito davvero l’affetto che ci lega”.
Giulia Tolace
 
 

L'Ora. Edizione straordinaria, 10.7.2021
L'Ora di Camilleri

 

Nelle foto: Andrea Camilleri e la pagina de L'Ora del popolo del 6 settembre 1949, dall'archivio storico del giornale custodito a Palermo presso la Biblioteca Centrale Regionale

TUTTO TORNAVA AD ESSERE COME PRIMA
di ANDREA CAMILLERI
(L’Ora del popolo 6 settembre 1949)
La porta si chiuse dietro a Silvio con uno scatto secco e netto.
Solo allora egli capì d’essere di nuovo tornato libero e la consapevolezza improvvisa di ciò gli diede una felicità violenta e insostenibile. Libero. Sentì che le gambe gli si piegavano sotto il peso del corpo e che il cervello gli si intorpidiva: ebbe la sgradevole sensazione di precipitare in un abisso di tenebra come in certo incubi notturni e per non cadere si dovette appoggiare con le spalle al muro. Stette dei secondi così con gli occhi chiusi e la bocca semiaperta, le mani abbandonate lungo le gambe; poi il calore del muro intriso di sole cominciò dalle spalle ad arrivargli al petto e via via si propagò per tutto il resto del corpo, rianimandolo e dandogli una certa forza. Così poté aprire gli occhi e guardare la piazza quasi deserta a quell’ora. Il sole a picco l’illuminava, l’incendiava addirittura con una ostinazione caparbia, come se avesse voluto metterne a nudo anche il più segreto angolo e i palazzi d’intorno si offrivano alla vista scoperti e indifesi, senza che neppure un filo di ombra li ricoprisse.
A Silvio in un primo momento la prospettiva della piazza parve falsa e contornata, gli sembrò che i muri delle case si slanciassero a sghembo verso il cielo e che i pochi alberi rinsecchiti dell’unica aiuola del centro stessero inclinati in un equilibrio assurdo. Ma questa sensazione non era altro che un effetto ancora dell’ebbrezza che lo aveva assalito al primo sentirsi libero e che ora a poco a poco svaniva per cedere il passo ad una sorta di stracco languore, difatti appena egli si mosse, ogni cosa attorno a lui riacquistò un aspetto normale.
Per arrivare fin sul marciapiede dove c’era la fermata del tram, gli sembrò di avere impiegato moltissimo tempo. Abituato ormai ai cinque passi per lungo e ai tre per largo della cella, aveva perduto il senso delle dimensioni assieme a quello del tempo ed ora, fermo in attesa del vecchio carrozzone cigolante che avrebbe dovuto condurlo fino alla casa di Clara, non si stancava di guardare la piazza e le strade che ad essa convergevano e tutto quello spazio a sua completa disposizione gli rimescolava il sangue, lo turbava. Adesso avrebbe potuto camminare a lungo per le strade, come faceva un tempo e fermarsi a osservare le vetrine dei negozi o passare da un marciapiede all’altro senza che nessuno stesse a contargli i passi, i gesti e forse anche le idee.
“Sono assetato di spazio” – pensò e questo fu il primo pensiero finalmente lucido che poté trarre dalla confusa ridda di sensazioni e impressioni sino a quel momento avute. Istintivamente allora, forse per avere un maggiore spazio di cui poteva saziare, alzò gli occhi al cielo. Subito si sentì riprendere dalla vertigine e fu grato alla violenza del sole che gli fece abbassare immediatamente gli occhi altrimenti, se avesse guardato solo per un altro poco, avrebbe cominciato a vacillare come un ubbriaco.
“Devo riabituarmi al cielo “- si disse mentre il tram sbucava lento dall’angolo – E chissà quando sarò di nuovo in grado di sopportare la vista del mare”. Dentro il tram si sentì più calmo, più rasserenato e gli venne naturale allora paragonarsi a un bimbo che muove i primi passi incerto, spaventato e che solo dentro un lettino ritrova la spontaneità dei gesti, la sicurezza; ma la sua fantasia si rifiutò di suggerirgli l’immagine di lui bambino e per un attimo Silvio ebbe la buffa visione di se stesso così come era in quel momento, con la barba lunga e gli abiti spiegazzati, in ginocchio dentro una rosea e minuscola culla. Una risata ampia e spezzata proruppe da le sue labbra e suonò stonata nel tram vuoto. Il bigliettaio si voltò a guardarlo sorpreso ma egli continuò a ridere convulso, con le spalle sussultanti come se singhiozzasse e le lacrime che gli correvano sul viso. Finalmente con uno sforzo poté trattenersi sebbene per tutta la durata del viaggio continuasse a sentire la risata serpeggiargli dentro costringendolo a strani movimenti per evitare che traboccasse di nuovo fuori. Ma quando si trovò dinnanzi alla casa di Clara l’allegria l’abbandonò di colpo lasciandolo svuotato e come afflosciato su se stesso. Automaticamente, senza vedere niente, senza un pensiero, soltanto col nome di Clara che gli batteva frenetico e ritmico nel cervello, salì i gradini e bussò alla porta.
Il rumore dei passi di lei all’interno, lo svegliarono come da un sonno profondissimo e remoto durato oltre ogni limite di tempo, forse per secoli. Si riscosse e all’aprirsi della porta si buttò in avanti alla cieca. Serrando Clara contro di sé s’accorse appena che stava urlando il nome di lei in un impeto incontenibile che solo il selvaggio aggrapparsi della bocca della donna alla sua riuscì a frenare. Poi da una distanza enorme sentì che lei chiedeva:
“Quando … quando ti hanno”
“Poco fa” – rispose e guidato da Clara si lasciò condurre nell’altra stanza, si sedette sul letto. E siccome notò che lei stava per chiedere ancora:
“Non dire nulla per ora” – disse.
Tutto tornava ad essere miracolosamente come prima: nella stanza c’era lo stesso odore e lo stesso disordine di quando lui l’aveva lasciata e Clara aveva la stessa bocca rossa, lo stesso corpo dritto e liscio, gli stessi occhi annegati nell’onda dei capelli. Ora il suo sangue gridava. Senza parlare strinse la donna a sé e si allungò sul letto. E proprio in quel momento gli parve che il raggio del sole sul pavimento della stanza fosse diviso a scacchi come da un’ombra di sbarre.
Ma doveva trattarsi di un incubo perché alla finestra non c’era nessuna inferriata.
 
 

TvZoom, 10.7.2021
Ascolti tv 9 luglio digital e pay: Wimble-boom con Berrettini e Djokovic. Il giovante Montalbano va forte
Su Sky la vittoria in semifinale del tennista romano fa il 4,2%. In prima serata, tra le native digitali free: Su Rai Premium Il Giovane Montalbano 563mila e 3,3%. Su Cine34 Viene avanti cretino 454mila e 2,63%. Su Rai4 Unbreakable – Il Predestinato 416mila e 2,4%. Sul Nove I Migliori Fratelli di Crozza 412mila e 2,4%.

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Tra le native digitali free ieri questi gli ascolti in prima serata: vince Michele Riondino di Vigata
In prima serata. Su Rai Premium Il Giovane Montalbano a 563mila spettatori con il 3,3%.
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Emanuele Bruno
 
 

Il Sole 24 Ore - Domenica, 11.7.2021
La ristampa
«Questo è il libro che più mi piace»
II 15 luglio l'editore Sellerio pubblica il romanzo di Andrea Camilleri "Il re di Girgenti", seguito da una appendice inedita di testi originali dell'autore e una nota di Salvatore Silvano Nigro (pagg. 550, € 20).
Camilleri considerava questo romanzo «il libro mio che più mi piace» e per poter raccontare la storta del contadino Zosimo, che nel 1718 venne proclamato Re di Girgenti, lo scrittore non esitò a documentarsi ampiamente su fonti, pagine di diario e carte d'archivio, che sono state però completamente inventate da lui, e che ora vedono la luce allegate al romanzo che ne è scaturito. A raccontarci questo singolare retroscena è lo stesso Salvatore Silvano Nigro.
 
 
Viva il re di Girgenti e le sue carte false!
Andrea Camilleri. Esce una nuova edizione del romanzo con un'appendice inedita di "documenti storici" serviti all'autore per la trama. Si tratta di lettere, diari, fonti e citazioni: tutti completamente inventati

«Non ho testa di storico» e nemmeno pratica di archivi, alla ricerca di «carte e documenti», ha dichiarato Camilleri nel 1984, in calce a La strage dimenticata. Sull'argomento Camilleri è tornato nella Nota apposta a Il re di Girgenti del 2001. Nell'occasione ha aggiunto che gli è bastato un grumo di verità storica, la scheggia di una notizia verificata su qualche libro raro di storico o erudito locale per convincersi a costruirvi sopra un intero romanzo. Il truciolo informativo riguardava un episodio accaduto a Girgenti, poi Agrigento, nel 1718. Il popolo insorto aveva proclamato re un contadino di nome Zosimo. La fonte d'informazione era sicura. E Camilleri, che dichiarerà di avere studiato il mondo contadino siciliano, la sua mentalità, i suoi costumi, la sua realtà di vita, il suo linguaggio grasso, sul documentario narrativo offerto da Le parità e le storie morali dei nostri villani pubblicato nel 1884 da Serafino Amabile Guastella, aveva conoscenza di casi simili legati alla nascita nel «popolo» di un «embrione di etica civile» tutte le volte che interveniva una «perturbazione sociale».
I documenti sono i ferri del mestiere dello storico. Per essi aveva affezione Camilleri, tanto da darsene di immaginari, quando non ce n'erano di veri. Li fabbricava lui, i documenti, con perizia antiquaria, riconoscendo a se stesso licenza d'invenzione letteraria; e senza sottoporsi all'onerosa distinzione di vero e di falso, non certo per cadere nel gratuito, ma per consegnarsi interamente all'artificio della letteratura che crea la propria realtà: la sua verità più intima, più vera, altrimenti indocumentabile. Come l'abate Velia, il falsario «romanziere» del Consiglio d'Egitto di Leonardo Sciascia, Camilleri avrebbe potuto dire che c'è «più merito ad inventarla, la storia, che a trascriverla da vecchie carte, da autentiche lapidi, da antichi sepolcri; e in ogni caso» ci vuole «più lavoro». Tolta la data dell'incoronazione di Zosimo, e tolto il quadro storico generale, il romanzo del re contadino è «tutto» d'invenzione, ha scritto Camilleri: da lui rigorosamente impiantato, però, su una congrua documentazione fatta di «autentici falsi d'autore»; e abilmente intrecciato su fonti fittizie.
La composizione del Re di Girgenti impegnò molto Camilleri, e a lungo: dal 1994 al 2001. Adesso il romanzo viene riproposto da Sellerio come omaggio allo scrittore a due anni della sua scomparsa, avvenuta il 17 luglio del 2019. Con una novità. La ristampa aggiunge in appendice, per la prima volta nella sua totale integrità, il dossier comprendente tutti i documenti finti (lettere private, frammenti d'opere, note ufficiali, pagine di diari, certificazioni, cronache, cronologie narrative) che con le loro vocabolerie camilleresche, gustosamente raccontano tutto un pullulare di storie, di novellette e teatrali equivoci: un altro romanzo dietro il romanzo che, in quanto tale, risulta inedito.
Di notevole interesse è il documento dieci. Accoglie i lacerti di una fantomatica biografia ottocentesca di un tal Gerlando Musumarra, intitolata Michele Zosimo, il Reprobo. I pochi frammenti sarebbero quanto rimane di un libretto pubblicato a Girgenti in appena dieci copie. Nove di questi esemplari erano stati subito sequestrati dalla polizia, e dati alle fiamme. L'autore era stato arrestato «per attività cospiratoria» e condannato all'impiccagione. La copia superstite aveva dovuto affrontare nel tempo un incendio, un terremoto, un'alluvione. I pochissimi brandelli sopravvissuti, qua e la smozzicati, erano stati messi in salvo dal notaio Amedeo Bongiovanni che se ne fece glossatore. Il Musumarra (che professava «idee assai più sovversive e rivoluzionarie» di quelle del re contadino), per eludere la censura aveva finto di scrivere un li libello, commenta il notaio, e di fatto (a saperlo smorfiare) aveva proposto un panegirico: a partire da quel «Reprobo» del titolo che alla lettura dovrebbe suonare «Re probo».
La biografia scritta da Gerlando aveva dato molto spazio alle leggi rivoluzionarie (contro le guerre, sull'abolizione della nobiltà e sulla ridistribuzione delle terre) che Zosimo aveva inciso sul tronco scortecciato di un sorbo. Le aveva date in versi e le aveva definite «uno sproloquio». Però il curatore dei frammenti ha continuato a proporre una sua lettura a rovescio del testo di Musumarra. Ha scritto: «È risaputo, attraverso la tradizione orale, che Michele Zosimo non sapeva assolutamente far versi... Allora perché il Musumarra fa parlare e scrivere in versi lo Zosimo? Bisogna anzitutto dire che questi versi che il Musumarra (operando alcune varianti) attribuisce a Michele Zosimo in realtà appartengono al nostro poeta Giovanni Meli. Essi fanno parte del poema [Don. Chisciotti e Sanciu Panza] che il Meli iniziò a scrivere nel 1785 e che diede alle stampe due anni dopo. Chiaramente il Meli presta al suo personaggio Don Chisciotte le "Leggi" promulgate da Michele Zosimo anni avanti e delle quali era certamente a conoscenza. Perché allora il Musumarra ha fatto ricorso a questo sotterfugio? Evidentemente ancora una volta nel tentativo di eludere la censura: egli infatti avrebbe sempre potuto difendersi sostenendo di avere riportato nel suo libro una pura e semplice elucubrazione poetica non attinente a nessuna realtà».
Con evidenza il doppio apocrifo, il testo del Musumarra e la glossa del notaio curatore, danno patente di verità storica all'invenzione letteraria del Meli basata (si dice) sulla realtà delle «leggi» di Zosimo. Un falso ha dato certificazione storica a una fantasia da poema eroicomico. Si apre un gioco vertiginoso. Da parte sua Camilleri, forte della testimonianza offerta da un falso da lui stesso costruito, nel suo romanzo (storico) ha ritradotto in una prosa plausibile, ascrivibile a Cosimo, le «leggi» in versi del Meli; e solo nel fuoriscena della Nota al romanzo, come sussurrando all'orecchio del lettore, ha dichiarato il «vero»: «le "leggi" di Zosimo... sono prese in prestito dall'abate Meli».
Il re di Girgenti è ascrivibile ai romanzi storici, che alla storia uniscono l'invenzione; anche se, nel romanzo di Camilleri, predominante è la fantasia: l'immaginazione di un favolatore ariostesco che racconta la meraviglia di un mondo battuto da prodigi e magherìe. Il modello manzoniano (di quel Manzoni falsario, che ha introdotto nella letteratura italiana il manoscritto ritrovato di un Anonimo d'invenzione) è presente nel romanzo con allusioni e citazioni. E Manzoni in persona è evocato nel romanzo, ma in trasfigurazione: nei panni del «notaro Alessandro Minzoni, storico vescovile girgentano».
Salvatore Silvano Nigro
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 11.7.2021
L’iniziativa
Il libro

"La Sicilia secondo Camilleri" è il titolo del libro che sabato 17 luglio, in occasione dei due anni dalla scomparsa dello scrittore, uscirà con l’edizione siciliana di "Repubblica"
Il libro raccoglie una selezione dei trenta articoli scritti da Camilleri per il giornale
Da oggi, e fino a venerdì, troverete cinque articoli dedicati al papà di Salvo Montalbano: oggi la prefazione dell'allora capo della redazione Federico Geremicca
 
 
“Non so raccontare la verità”: così iniziò l’avventura di Andrea Camilleri giornalista
[In realtà già dal giugno 1997 Camilleri collaborava come editorialista con Il Messaggero, NdCFC]
Ventiquattro anni fa debuttò l’edizione siciliana di “Repubblica” e lo scrittore fu invitato a fare l’editorialista. Dopo le iniziali resistenze, accettò. Sabato 17 luglio in omaggio con il giornale un libro che raccoglie i suoi articoli

Non avevo mai incontrato Andrea Camilleri prima di quell'afosa mattina di metà settembre. Ricordo perfettamente il caldo, e soprattutto il fatto che fossi colpevolmente in ritardo per il nostro appuntamento. Era un sabato di addirittura ventiquattro anni fa, e con un gruppo di giovani colleghi stavamo finalmente preparando l'uscita dell'edizione palermitana de "la Repubblica", che sarebbe arrivata in edicola un mese e mezzo dopo. Quando lo raggiunsi, Camilleri era seduto a un tavolino del bar Roney, uno dei tanti gioielli perduti di Palermo. Sembrava assorto: il che, però, non doveva avergli impedito di assaggiare almeno un paio di birre, stando alla immobile testimonianza dei boccali vuoti. Gli avevo chiesto di incontrarci nella certezza che facesse al caso nostro. Al caso, cioè, di una cronaca cittadina che voleva semplicemente dare una mano a far emergere il meglio di Palermo e dell'Isola: nella convinzione-ambizione che anche questo facesse parte del compito di un giornale che in molti, al tempo, definivano "partito". E non era quasi mai un complimento.
Nel 1997 Andrea Camilleri non era ancora il mostro sacro che sarebbe poi diventato romanzo dopo romanzo e serie dopo serie. Salvo Montalbano era un semisconosciuto commissario di provincia, le sue indagini non facevano notizia e Vigata viveva e si agitava solo nella fantasia di Camilleri e dei suoi non numerosi (allora) lettori. Ma la fortuna volle che stesse cominciando a lavorare con noi in redazione, appena assunta, una sua entusiasta ammiratrice. Tra un "numero zero" e una lezione sul nuovo sistema editoriale, Stefania Bonacasa - uno dei motori della nostra segreteria - continuava a insistere perché leggessi le storie del commissario Montalbano. Alla fine lo feci.


La copertina del libro che sarà offerto in omaggio con "Repubblica" in Sicilia sabato 17 luglio

Comprai il poco che era uscito ("La forma dell'acqua", "Il cane di terracotta", "Il ladro di merendine"...) e ne rimasi inevitabilmente colpito. Personaggio inedito, quel poliziotto. Così poco americano. Così poco avvincente. Sempre tra paesini e campagne. Niente di misterioso. Mai un whiskey, un brivido, un agguato. Eppure funzionava. Avrebbe funzionato. Ma non era stata solo l'eccentricità di questo strano commissario a colpirci: a destare curiosità ci aveva pensato il senso civico e il complesso rapporto con l'"autorità costituita" che meglio sarebbe emerso nei romanzi successivi. Un funzionario pubblico incorruttibile. In Sicilia - e naturalmente non solo - non un grandissimo viatico.
Andrea Camilleri non era convinto. Gli proponevo semplicemente di scegliere un personaggio, un avvenimento o una storia e di trattarla a modo suo. "La verità non la so raccontare", si giustificava. "C'è più fantasia nella realtà che in tutti i miei romanzi messi assieme".
Un racconto a settimana, in prima pagina la domenica mattina: non era un impegno gravoso, ma Camilleri recalcitrava. Per un momento pensai di chiedere aiuto al mio direttore di allora, Ezio Mauro: ma poi mi parve una inutile forzatura. Scrivere controvoglia, peraltro, non è mai un gran punto di partenza.
Intanto, senza quasi che me ne rendessi conto, le parti si erano invertite: ora era Camilleri a fare domande. Che giornale avevamo in testa? Chi erano i colleghi con i quali lavoravo? Ci piacevano Antonio Manganelli e Gian Carlo Caselli (al tempo questore e procuratore di Palermo)? Perché "Repubblica" ci aveva messo tanto ad arrivare in Sicilia? E perché avevo accettato di lasciare Roma per venire fin quaggiù? Impegno civico, ricerca della verità, nessuna disponibilità al compromesso: mentre abbandonava l'iniziale prudenza, Camilleri cominciava a ragionare come Salvo Montalbano...
La speranza - pienamente realizzata - era che dai suoi racconti venisse una morale controcorrente, diciamo così. Una fotografia dei tanti paradossi siciliani. Una guida tra il tragico e il grottesco che andava quotidianamente in scena sull'Isola. L'idea era proporre - questo pensavamo in redazione - una "lettura intelligente" con la quale cominciare la giornata. Spiegai tutto questo a un Camilleri finalmente disposto ad ascoltare. "Io sono pigro - ripeteva - Cominciamo senza impegno... Scriverò qualcosa, se mi viene. Poi vediamo se vi va bene".


La prima pagina di Repubblica Palermo con il primo articolo di Andrea Camilleri

Fu una collaborazione lunga e appassionante, sia per lui che per noi. E Camilleri non saltò una domenica, smentendo il fragile alibi della pigrizia. ll suo successo, intanto, cresceva: e avere la firma di Andrea sul giornale diventò - per noi della redazione - un motivo di grande orgoglio. Fu così che il suo primo racconto diede lustro alla nostra prima pagina. Titolammo: "Il futuro sotto l'albero di Falcone". In apertura, campeggiava un'intervista a Veltroni, vice di Prodi a Palazzo Chigi: "Forza Palermo, ce la farai". Era il 29 ottobre 1997. "Repubblica" era arrivata. E Camilleri vigilava su di noi...
Federico Geremicca
 
 

L'Espresso, 11.7.2021
Bookmarks / i libri
"Il tempo dell'attesa"
Lia Pasqualino, Postcart, pp. 174, € 35

Una raccolta di ritratti da interrogare come oracoli: lo scatto di Andrea Camilleri-Tiresia, ad esempio, avvolto nel fumo della sigaretta. O Philip Glass a Gibellina, Colm Toibin e Patrick McGrath, Paolo Sorrentino, Javier Marias... Artisti, scrittori attori colti nel loro mistero: nello sforzo di proteggere una parte di sé. In occasione della mostra al Museo di Capodimonte di Napoli, a cura di Giovanna Calvenzi una galleria su trent'anni di lavori fotografici. Testi di autori vari.
 
 

Siracusa News, 12.7.2021
“Siracusa scrive (… ma poi legge?) 2021”: due appuntamenti “speciali” nel giro di 72 ore
Si inizierà sabato 17 alle 18,30 con l’attrice siracusana Carmelinda Gentile, lunedì conversazione a tre voci tra gli avvocati Carmelo Passanisi e Valerio Vancheri e il giudice Andrea Migneco

Due appuntamenti “speciali” nel giro di appena 72 ore. Si faranno davvero gli straordinari, a cavallo tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima, nel dehors della Pasticceria Neri in via Pausania che da quindici giorni sta ospitando (e lo farà sino al 21 settembre prossimo) gli incontri della rassegna “Siracusa scrive (… ma poi legge?) 2021”.
Il doppio appuntamento speciale servirà per fare memoria di due giornate, assolutamente diverse tra di loro ma tenute assieme dall’esigenza di riflettere.
Si inizierà sabato 17 alle 18,30 con l’attrice siracusana Carmelinda Gentile, volto noto anche del piccolo schermo per aver impersonato nella saga del Commissario Montalbano il personaggio di Beba, la moglie del vicecommissario Mimì Augello, che in occasione del secondo anniversario della scomparsa dello scrittore Andrea Camilleri effettuerà la lettura scenica “Beba, le farfanterie e il Maestro” realizzata su di un testo di Aldo Mantineo e della stessa attrice. Carmelinda Gentile entrerà ed uscirà dal suo personaggio televisivo e dalle pagine dei racconti di Camilleri affrontando il tema del falso declinandolo alla luce del tradimento e della gelosia con un’incursione nel mondo dell’informazione vista con gli occhi di Montalbano.
[...]
 
 

NewItalianBooks, 12.7.2021
Il libro italiano in Russia

[…]
Il Gruppo editoriale Meshcheryakov ha ripreso la pubblicazione dei libri di Andrea Camilleri sul commissario Montalbano.
[…]
Daria Kozhanova, curatrice del progetto Geografia: Italia per la rivista “Prochtenie”
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.7.2021
Camilleri raccontato da Gaetano Savatteri "Una miniera di storie"
Lo scrittore e giornalista è stato amico di lunga data del papà di Montalbano
"Senza nostalgia, perché lui è vivo. È da qualche parte a narrare aneddoti"
"Andrea era generoso con tutti diceva che si trattava quasi di una generosità mafiosa"
"Era un piacere immenso andare in giro con lui per Porto Empedocle

Per lui Andrea Camilleri non è mai morto, si trova in qualche paese della Sicilia, sotto un albero a godersi l'ombra e a fumare la centesima sigaretta. «Lo troveremo un giorno così, a raccontare una storia. Perché lui è le storie che contiene e le storie non muoiono mai» dice lo scrittore e giornalista Gaetano Savatteri che è stato legato a Camilleri da una lunga amicizia e da quel territorio brusco e squisitamente letterario che è l'agrigentino. «Come Omero, cieco e preveggente, che non è mai morto e mai forse è nato, Andrea continuerà a fare sentire la sua voce».
E le storie che Savatteri custodisce dell'amico scrittore sono veramente tante, raccolte in anni di incontri e sodalizi artistici fin dal primo momento in cui si sono conosciuti, a Campo dei Fiori a Roma, nel 1995, in occasione della presentazione di un libro. «Poi siamo andati a cena insieme e siamo entrati in sintonia e sono riuscito a coinvolgerlo nelle mie attività a Racalmuto, a farlo diventare direttore artistico del Festival, perché Andrea era generoso con tutti i Siciliani, diceva che si trattava quasi di una generosità "mafiosa", "perché è gente mia". Ma in realtà è la generosità solidale che si mantiene tra migranti, quella che cerca chi passa il mare con un pizzino e un indirizzo e quando trova un compaesano, sa di avere trovato casa».
E a proposito del festival di Racalmuto, Savatteri ricorda di quella volta in cui vennero Carlo Azeglio e Franca Ciampi, que-st'ultima in pena per Andrea che era vestito leggero per le fredde temperature del febbraio racalmutese, fin quando in effetti ebbe un malore e dovette intervenire il medico. E una volta ripresosi, disse: «Minchia, io Racalmuto la amo, ma venire a morire a Racalmuto e non a Porto Empedocle, mi pareva assai».
Battuta pronta, capacità da guitto di prendere il suggerimento dal pubblico e portarlo in scena, come solo la gente di teatro sa fare per convertire un imbarazzo in risata, ma anche per attrarre a sé un applauso.
Come fece quel primo pomeriggio afoso a Palermo, all'angolo tra via Villafranca e via Siracusa quando incontrò un suo sedi-cente appassionato lettore «Questo signore cominciò a dirgli "Maestro, proprio lei qui. Non posso crederci, deve assolutamente firmarmi un libro". Andrea disponibile, aspettò che lui andasse a comprarne uno e quando il poveretto tornò brandendo tutto contento "I delitti di via Medina Sidonia" di Piazzese, non fece una piega e scrisse la dedica. Esterrefatto gli chiesi "Andrea, ma come? Era un libro di Piazzese!" e lui: "E infatti io c'u firmai Santo Piazzese"».
Camilleri, con quell'incredibile capacità di non perdere il tempo e di arrivare arguto lì dove chiunque altro sarebbe arrivato con rammarico dieci minuti dopo.
«A proposito di dediche, un'altra volta un cameraman in Rai dopo aver registrato un'intervista, gli chiese di firmare una copia del libro: "Ma non lo dedichi a me, ma a mio zio che è morto ed era un suo lettore". Anche quella volta non fece una piega, ma poi mi disse "Era la prima volta che facevo la dedica a un morto, ora che fa? Gliela porta sulla tomba? Non sapevo se scrivergli con simpatia o con dolore immenso».
Storie su storie, e anche abitudini, idiosincrasie come quella di andare ogni volta che si trovava a Porto Empedocle a rendere omaggio alla statua di Pirandello dove c'è scritto "A Pirandello, la sua seconda città natale" «lui si faceva grandi risate e diceva "ma si può nasciri du' voti?" Era un piacere immenso andare in giro con lui per Porto Empedocle — continua Savatteri — gli piaceva andare al porto, dove suo padre aveva lavorato, e poi ti portava in un bar dove alle dieci di mattina prendeva il caffè e uno "scioppettino" di Peroni e il barista gli portava una pila di libri con dentro relativi "pizzini" e lui si prendeva il tempo per scrivere le dediche».
Non si risparmiava Camilleri e questo lo ha reso immortale, insieme alla sua lingua e alla straordinaria capacità di entrare tra le pieghe dei significati nascosti in modo squisitamente pirandelliano. «Sulla lapide che a Porto Empedocle celebra i 50 anni dell'unità d'Italia c'è scritto "Due popoli, due paesi, diversi per culture e tradizioni si vollero unire'' e lui era solito dire "Don Luigino è raffinato, perché si vollero loro? O qualcun altro volle per loro?" Apprezzava questa sfumatura all'interno della quale si celava la contraddizione siciliana». Avendone la possibilità, Gaetano Savatteri chiederebbe a Camilleri ancora un pranzo a Porto Empedocle a base di pesce e birra ghiacciata «Ma senza nostalgia, perché lui è vivo. Da qualche parte. A raccontare storie».
Eleonora Lombardo
 
 

Corriere della Sera, 13.7.2021
Editoria. Giovedì i primi titoli di «Promemoria». E per ricordare Camilleri «Il re di Girgenti» in un’edizione speciale con inediti
Collana nuova, nuovi lettori
La scommessa di Antonio e Olivia Sellerio: debuttano i volumi in economica

«Che cosa direbbe vostra madre»?» «Sarebbe favorevole, ma per noi sciogliere le riserve non è stato facile», sorride — in Zoom — Olivia Sellerio, circondata dalle palme e dal verde del giardino, mentre suo fratello Antonio, dall’ufficio nella sede della casa editrice palermitana, fa un cenno di assenso. Il 17 luglio cade il secondo anniversario della morte di Andrea Camilleri che della Sellerio è stato il volto; il 15, dopodomani, in libreria arriva «Promemoria», una nuova collana economica, che ha al centro l’idea chiave del marchio. Memoria come «esortazione a non dimenticare certi scrittori, certi testi, certi fatti» diceva Leonardo Sciascia e per anni Elvira Giorgianni, che ha fondato la casa editrice con il marito Enzo Sellerio, ha portato avanti questo principio, aggiornandolo e mescolandolo con altre tessere di un mosaico che per i lettori ha un’identità precisa.
Di solito la collana economica è quella tascabile ma già l’ammiraglia di Sellerio, che si chiama appunto la Memoria, ha un formato piccolo e maneggevole e un prezzo contenuto. E quindi? «Per un marchio che ha superato i cinquant’anni — spiega Antonio Sellerio — è un’esigenza. Se ne discuteva a ondate già ai tempi dei miei genitori e poi si rinviava la decisione, proprio per questo motivo. Abbiamo sciolto il nodo e abbiamo iniziato a lavorare facendo tutte le possibili ipotesi». L’idea originaria della Memoria nacque, per ragioni di risparmio della carta, ripiegando tante volte il foglio standard fino a ottenere un formato senza sfridi, cioè sprechi di carta. «Nel tempo ci siamo proposti come forza riconoscibile in libreria — aggiunge Olivia —per cui i nostri volumi si assomigliano pur essendo diversi: hanno una veste, una dimensione, un colore, regole interne. Questa scelta l’abbiamo declinata nelle altre collane e non si poteva più fare. Quindi come cambiare restando a casa? Il formato non poteva essere quello della Memoria che, come diceva papà, vanta innumerevoli tentativi di imitazione. Sarebbe stato farsi un po’ il verso da soli». Nasce così il paradosso di una collana economica i cui volumi sono più grandi di quelli dell’ammiraglia. «Sono 19,5 centimetri per 13,5, formato che io amo molto e che ho ritrovato nelle letture di mio figlio tredicenne. Ma libro economico non significa di bassa qualità, deve restare comunque un buon oggetto che non ti si apre in mano. Non è il libro cucito a cui sono affezionata, ma comunque è incollato bene, con una signora carta e un corpo tipografico un po’ più grosso».
Le copertine hanno illustrazioni ad hoc: «A Natale per il catalogo online — spiega Olivia — abbiamo lavorato con la Scuola del fumetto di Palermo, che ha impiegato nel mondo editoriale più di cento diplomati. Ci siamo trovati a divertirci moltissimo, stringendoci a bottega con altre realtà che avevano sofferto, in un momento in cui si lavorava tutti a distanza. Questo ci ha fatto pensare che per le copertine potevamo usare gli illustratori. Quindi abbiamo coinvolto un’artista che sa fare dal moderno al classico, Noemi Zavoli, e poi un giovane, Gabriele Cracolici. Abbiamo fatto tutto in casa, senza uno studio grafico, come ai tempi di papà».
Si comincia con sei volumi, prezzo dieci euro. La scelta? «In un catalogo di 2 mila titoli — spiega Antonio — era chiaramente arbitraria. Con i primi abbiamo cercato di dare un’idea delle possibilità della collana, che è anche il riflesso di certe occasioni editoriali: l’estate, l’uscita di un film o di una serie tv. Quindi L’ultima provincia di Luisa Adorno e La fine è nota di Geoffrey Holiday Hall, due titoli di origine sciasciana, molto diversi tra loro. Oltretutto Luisa Adorno sta per compiere il secolo e questo è un libro autobiografico che ha parecchi decenni ma affronta un tema di grande attualità: il rapporto tra la cultura del Sud e quella del Nord». Olivia tiene ad aggiungere che Luisa Adorno le è molto cara: «E mi è caro che il libro si ambienti in una prefettura, intrecciandosi così con la biografia di mia madre che era figlia di un prefetto». Nella collana ci sono due gialli più recenti: Pista nera, il primo libro di Antonio Manzini con Rocco Schiavone, e Ferragosto in giallo, «un’antologia — dice Antonio — rappresentativa del lavoro di questi anni. E poi L’ultima corsa per Woodstock di Colin Dexter, autore di grande qualità letteraria di cui è appena uscito il nuovo romanzo e Uomini nudi di Alicia Giménez-Bartlett, scrittrice simbolo della casa, con un romanzo molto contemporaneo. L’aspirazione non è solo far riapparire certi libri ma anche cercare nuovi lettori». In programma una ventina titoli all’anno: «In autunno ci sarà Romanzo civile di Giuliana Saladino uscito a metà degli anni 2000, straordinaria esperienza politica di una giornalista palermitana, poi Odore di chiuso di Marco Malvaldi, a rimbalzo del nuovo romanzo previsto per l’autunno e I bambini pensano grande di Franco Lorenzoni, uno dei principali riferimenti per l’insegnamento dell’infanzia. In questo momento ci sembrava giusto porre un particolare faro sull’istruzione».
A proposito di momenti, sicuri che sia quello buono per una nuova collana? «Il mercato del libro - dice Antonio - ha reagito bene alla crisi e siamo contenti di questo. La lettura è una realtà a cui in questo periodo difficile ci siamo aggrappati e anche i governi hanno dato attenzione al settore. Comunque è un periodo di grande difficoltà e non possiamo essere così ottimisti, basti pensare che ci sono molte grandi librerie nei centri storici in difficoltà». Eppure proprio ora, secondo Olivia, è importante fare questa scommessa: «Con la crisi economica un prezzo del libro ancora più basso mi sembra un dovere. E poi è in un periodo in cui si sta attenti al riciclo della materia, all’ecologia. Ecco, è importante che ricircolino anche le idee».
Non si può non notare la mancanza di un Camilleri in questa prima tornata della collana: «Perché per il secondo anniversario ripubblichiamo Il re di Girgenti, il suo libro preferito, rappresentativo per la scrittura letteraria, per i sentimenti politici libertari che porta con sé. Ne abbiamo fatto un’edizione speciale con l’aggiunta di una cinquantina di pagine, una serie di documenti che Andrea scrisse per dare consistenza alla storia. D’accordo con mia madre e sua moglie Rosetta, sua prima lettrice, le tagliò perché pensava che rallentassero il ritmo. Comunque qualcosa metteremo anche nell’economica».
Nel cassetto Antonio e Olivia hanno ancora qualcosa di inedito del maestro, che uscirà nel 2022. Che cosa vi manca di Camilleri? «La persona, l’amicizia, l’intelligenza, lo sguardo sulle cose. Insomma tutto».
Cristina Taglietti
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.7.2021
I ricordi di Marcello Sorgi "Un erede di Camilleri? Era un uomo irripetibile"
Le memorie del giornalista ed editorialista della Stampa, autore de " La testa ci fa dire"
"Era coltissimo, preparato su tutta la letteratura e il teatro, audace e divertente"

Inizia tutto con una cena nell'estate del 1998 nell'area di Roma Nord, una cena in cui si parla di Sicilia, siciliani, letteratura, teatro, Sciascia e più tardi si faceva più, il già anziano Camilleri, si sentiva a suo agio, da vero uomo di spettacolo, abituato a veder spuntare l'alba. «Ci alzammo da tavola alle tre di notte», ricorda di quella cena Marcello Sorgi, editorialista del quotidiano La Stampa, giornale del quale è stato direttore, ex direttore del Tgl e autore del libro "La testa ci fa dire", pubblicato da Sellerio nel 2000 e ridato alle stampe nel 2019. Una lunga intervista ad Andrea Camilleri, un'antologia di storie, ricordi e aneddoti al quale lo scrittore siciliano si è abbandonato piacevolmente in lunghe conversazioni mattutine con il giornalista e corregionale, «un interrogatorio a 360 gradi» come lo definirono Fruttero e Lucentini ai quali venne affidata la postfazione del libro. «Dopo quella cena telefonai ad Elvira Sellerio, che era un'amica di famiglia, per manifestarle quanto avessi trovato straordinario Camilleri e raccontandole della lunga conversazione a tavola, mi lasciai scappare "ne verrebbe fuori un bel libro intervista''. L'indomani lei aveva organizzato tutto».
Cosa aveva colto di straordinario nell'uomo Camilleri quella prima volta a cena?
«La simpatia, la cultura incredibile Era un uomo coltissimo, preparato su tutta la letteratura italiana, sulla storia del teatro. Lucido, ironico. Audace e divertente. Parlando con lui la prima volta mi resi conto che si trattava di un personaggio completamente intriso in una vita letteraria. Anche il suo modo di raccontare della famiglia, trasfigurava i parenti in creature affascinanti. Mi raccontò quasi subito di come i suoi caddero in disgrazia a seguito della crisi dello zolfo e di come il padre, mai rassegnatosi alla povertà, ogni sera dopo cena fosse solito dire alla moglie "comanda che qualcuno porti del vino", e non essendoci nessun servitore, la moglie si alzava e portava il vino. O dello zio medico pazzo, che viveva in una stanza-palafitta, seduto a uno scrittorio con water incorporato a parlare con lo scheletro Iorick, che gli serviva per studiare anatomia. Era assolutamente letterario».
Come accolse l'idea del libro-intervista?
«Benissimo. Mi ricordo la prima volta che andai da lui, lo raggiunsi alle 9 del mattino nella casa sua romana, la prima, quella ancora un po' decadente, con in cucina i lavandini di porcellana. Lui mi accolse dentro una nuvola di fumo con due mezze birre. Gli dissi che per me era troppo presto per la birra, mi rispose "Io, purtroppo, ho dovuto smettere di bere. Prima potevo permettermi una bottiglia e mezzo di whisky al giorno, ora non posso più". Cominciò a raccontarmi di come era diventato comunista grazie a Majakovskij, di quando, andando a ritirare un premio di poesia, alla presenza di un gerarca fascista e di Kaltenbrunner, il nazista che morirà a Norimberga, cominciò a protestare contro la bandiera con la croce uncinata e venne preso a legnate, salvato solo grazie a un prefetto siciliano. Della bestemmia che gli scappò durante una prova generale ad Assisi alla presenza del futuro papa Giovanni XXIII, allora vescovo. Insomma, viveva per raccontare e la sua vita raccontata da lui era già un romanzo. Ricordo che quando venni nominato direttore de La Stampa, fu il primo al quale volli comunicarlo. E lui mi rispose, con la sua voce roca "E finiu 'u libru". Prova che teneva al progetto, ma per fortuna si sbagliava».
Quali sono gli aneddoti che le sono rimasti maggiormente impressi?
«Quelli che ne rivelano il carattere libero, lo spirito audace e anticonformista. Come quella volta in cui fu buttato fuori dall'Accademia di Arte Drammatica, dopo tanta fatica per entrarvici, perché durante un'esercitazione, divisi uomini e donne in due conventi separati, uno di frati e uno di suore, lui non si rassegnò a dormire separato dalla fidanzata di allora. Erano gli Anni '50 e non era una cosa consueta, eppure lui aveva trovato un modo per entrare in convento dopo che tutti si erano addormentati e sgattaiolarne fuori prima che si svegliassero. Ma una notte fatale si abbandonò al sonno dopo l'amore tra le braccia della fidanzata e venne trovato nudo da una suora. Ritornerà in Accademia solo molti anni dopo come insegnante».
Come crede che Camilleri abbia vissuto lo straordinario successo arrivato in età avanzata?
«Con immenso divertimento. Ebbe l'intuizione che la televisione andava usata, era un ospite fisso del Maurizio Costanzo Show dove andava con piacere, seduto tra una ballerina e un astrologo a raccontare le sue storie e far ridere il pubblico con la sua arguzia. Quando presentammo il libro a Porto Empedocle arrivarono 5 mila persone, non potevamo mai smettere di firmare autografi, ma questo non lo turbava, al massimo un po' di stanchezza. La conflittualità la viveva invece con Montalbano, guardava con sospetto le ingerenze dei lettori che si rivolgevano a lui dicendogli cosa fare e non fare del suo personaggio, soprattutto riguardo alla tormentata storia d'amore con Lidia [Sic!, NdCFC]».
È già possibile individuare un suo erede?
«No, non c'è ancora un erede. E credo non sia possibile. Come non abbiamo avuto un erede di Sciascia, di Consolo, di Pirandello. Appartiene ai tipi irripetibili».
Eleonora Lombardo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.7.2021
Si parte il 7 ottobre
Dalle "Baccanti" a Emma Dante con un occhio a Scaldati
Il Biondo presenta il cartellone

Presentata ieri pomeriggio la nuova stagione del Teatro Biondo, con grande anticipo quest'anno per dare più spazio agli abbonati. 30 spettacoli e molti progetti in itinere. Presenti il direttore artistico, Pamela Villoresi, Giovanni Puglisi, il sindaco Leoluca Orlando, il presidente, l'assessore comunale Mario Zito e quello regionale Manlio Messina.
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A gennaio va in scena Camilleri con "La concessione del telefono" nell’adattamento di Giuseppe Dipasquale, con Alessio Vassallo.
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Francesca Taormina
 
 

Agrigento Notizie, 14.7.2021
Due anni senza Andrea Camilleri: la sua città lo celebra con l'installazione di una grande opera nel cuore del centro storico
L'anniversario della morte del "papà" del commissario Montalbano diventa occasione di rilancio turistico grazie ad una gigantografia pittorica che rende omaggio anche a Pirandello e Sciascia. I visitatori potranno ammirarla in vicolo Alaimo, viuzza parallela alla via Roma

Si chiama "Genius Loci" l'iniziativa ideata dall'associazione "Mariterra" che, a Porto Empedocle, celebra Andrea Camilleri a 2 anni esatti dalla scomparsa.
In occasione di questo importante anniversario, grazie alla collaborazione del comune di Porto Empedocle e all’associazione "ArcheoClub Agrigento - I luoghi di Empedocle" sarà presentato un nuovo intervento di riqualificazione urbana nel centro storico di Porto Empedocle.
L’idea iniziale è di Salvatore Ciaramitaro, empedoclino trapiantato a Sanremo ma cresciuto in vicolo Alaimo, una viuzza parallela alla via Roma, che sarà il fulcro dell’evento di recupero e decoro dopo decenni di degrado.
Ciaramitaro, insieme al pittore di origini empedocline Giacomo Mannisi e alla regista Anna Blangetti, hanno dato vita ad una collaborazione straordinaria, terminata nella realizzazione di un’opera pittorica di grandi dimensioni raffigurante alcuni tra i maggiori autori della letteratura siciliana : Pirandello, Sciascia e, appunto, Camilleri.
L’opera, donata così alla cittadinanza empedoclina e ai turisti che arriveranno nella cittadina marinara, sarà collocata sulle mura del vicolo, arricchito, grazie al progetto, da installazioni artistiche che verranno realizzate per l’occasione e da altre che si aggiungeranno nei prossimi mesi.
L’intento dell’associazione è ancora una volta quello di valorizzare l’importanza e la bellezza del centro storico, abbandonato da troppi anni, che reclama attenzione e fruibilità.
Inoltre, come suggerisce il titolo, la manifestazione vuole essere un invito alla riscoperta di autori-simbolo che sono “Genio dei nostri luoghi” e al patrimonio culturale che la loro letteratura ci ha lasciato.
L’evento inaugurale si svolgerà sabato 17 luglio alle 19 in via Roma, nei pressi della statua di Pirandello, con letture ed interpretazioni di testi e poesie di autori siciliani.
 
 

Il Sole 24 Ore, 14.7.2021
Vent’anni fa il G8
Da Manu Chao a «Diaz»: l’eredità culturale del G8 di Genova
Il Clandestino della Patchanka, il successo di «No Logo», Montalbano che minaccia le dimissioni. Cosa resta di libri, film e canzoni di quella stagione

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Se ci spostiamo alla fiction, persino Montalbano, il commissario più celebre della storia della letteratura (e della televisione) italiana si è «sporcato» le mani con Genova. Ne Il giro di boa , romanzo di Andrea Camilleri uscito nel 2003 per Sellerio, il poliziotto numero uno di Vigata arriva a un passo dalle dimissioni, in polemica con i vertici di polizia. Due anni più tardi, l’opera diventerà una puntata della serie in onda su Rai 1. Con annesse polemiche.
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Francesco Prisco
 
 

Grosseto Notizie, 15.7.2021
“Camilleri e Santa Fiora”: il libro presentato in piazza Garibaldi
L'evento, a ingresso libero, apre il ciclo di incontri dal titolo "La piazza letteraria"

“Camilleri e Santa Fiora” è il titolo del libro che sarà presentato sabato 17 luglio, alle 18.30, in piazza Garibaldi a Santa Fiora, con la partecipazione dell’autore Roberto Nicorelli e di Luciano Luciani, consigliere comunale con delega alla cultura.
L’evento, a ingresso libero, apre il ciclo di incontri dal titolo “La piazza letteraria“, che si svolgeranno nel corso dell’estate, in piazza Garibaldi.
Il volume “Camilleri e Santa Fiora”, edito da Fondazione Santa Fiora Cultura, ripercorre i rapporti tra Camilleri e il comune amiatino e viene presentato nella data del 17 luglio, che coincide con i due anni dalla scomparsa dello scrittore nato a Porto Empedocle e per decenni frequentatore di Santa Fiora, dove aveva casa nella frazione di Bagnolo.
“Considero questo volume un primo contributo, a cui auspico se ne aggiungano altri, per esprimere la gratitudine del territorio nei confronti di Andrea Camilleri per la sua affezionata presenza”, afferma Alessandro Ciaffararà, presidente della Fondazione Santa Fiora Cultura.
Per sottolineare il legame tra lo scrittore e la comunità amiatina il Comune di Santa Fiora, nel 2014, ha conferito la cittadinanza onoraria ad Andrea Camilleri e nel 2017 gli ha intitolato il teatro comunale di Santa Fiora.
“È stato un grande dono per Santa Fiora poter accogliere Camilleri come cittadino – spiega il sindaco Federico Balocchi –. In questo libro sono raccolte alcune delle testimonianze di persone che, come me, hanno avuto l’onore di conoscerlo. L’incontro umano con Camilleri è stato il più significativo della mia vita, lui era quasi novantenne e fui subito colpito dalla sua gentilezza e umiltà fuori dal comune. Era una persona profonda che aveva diversi registri, capace di grandi riflessioni ma anche di una simpatia travolgente“.
“Di questo grande personaggio apprezzavo, tra le altre cose, la rara virtù di metterci la faccia – aggiunge Luciano Luciani, consigliere comunale alla cultura – quando si trattava di esprimere le proprie idee. Era capace di scuotere le coscienze di chi lo ascoltava”.
Il libro è scritto in doppia lingua, italiano e inglese. Così lo definisce l’autore Nicorelli: “Un lavoro indispensabile per iniziare a conservare le tracce di uno dei più grandi intellettuali italiani sul territorio amiatino“.
“Camilleri – prosegue Roberto Nicorelli – ha usufruito, contrariamente ai suoi analoghi di epoche precedenti, dello strumento audiovisivo. Ciò ha reso lo scrittore riconoscibile ed apprezzato non solo per i suoi capolavori, ma anche per la profondità delle riflessioni che rilasciava al mezzo. Nello studio dell’ultimo secolo attraverso gli archivi audiovisivi, pratica già in uso nelle scuole secondarie e nelle Università, troveranno sempre più spazio le sue chiacchierate come spunti per l’avvio di una pratica letteraria, ma anche come elementi di riflessione storici e sociologici”.
Il libro sarà dato in omaggio ai partecipanti alla presentazione. L’evento si svolge a ingresso libero, secondo la normativa anti-covid, fino ad esaurimento posti.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 15.7.2021
"Mi dà l’ultimo Montalbano?" Camilleri e i suoi lettori amore consumato in libreria
Aneddoti, scaramanzie e la confusione di chi scambiava l'autore del romanzo col suo protagonista
il maestro raccontato dai librai siciliani è un serbatoio di storie curiose e piene di vero affetto
Mancino: "La doppia edizione di Riccardino è stata come celebrare un lutto privato"
Stefanetti: "Col gruppo di lettura per Il birraio di Preston a Trapani scoppiò un piccolo caso"
Dopo la sua morte la gente viene e mi racconta della prima volta che ha letto un romanzo dello scrittore agrigentino
Ricordo quella su telefonata: "Allora è piaciuto o non è piaciuto questo La voce del violino?" Rimasi pietrificata

Affetto, familiarità e un pizzico di confusione, qualcuno che scambia il personaggio per l'autore, accaniti collezionisti e lettori scaramantici, il Camilleri raccontato dai librai ancora una volta è un bacino ricco dì storie sorprendenti.
Una cosa è certa, per le librerie esiste un Camilleri prima e dopo il Montalbano televisivo, uno spartiacque nitido e preciso. Per i librai era un divo anche prima che la serie tv lo facesse di-ventare un personaggio veramente popolare, percepito dai lettori come uno di famiglia, qualcuno con cui condividere i riti le tradizioni della vita quotidiana. Anche dopo la morte, che ha lasciato un vuoto immenso, in libreria si continua a celebrare il maestro di Porto Empedocle, soprattutto come grandissimo lettole, onnivoro, appassionato di tutto, dalla storia alla fantascienza.
«Era la metà degli Anni '90, lui non era ancora famosissimo, ma nelle liberie era già un mito» racconta Teresa Stefanetti, della Libreria del Corso di Trapani «Avevo organizzato un gruppo di lettura in libreria per "Il birraio di Preston" e con il passaparola a Trapani era scoppiato un piccolo caso». Nel racconto della Stefanetti c'è affetto e commozione, dice di pensare a Camilleri quasi ogni giorno, quando si reca in libreria ad aprire «Ho una storia che mi lega a lui, ricordo di quando, giovanissima libraila, andai a Palermo insieme a un amico alla libreria Sellerio, dove era previsto un incontro con Camilleri. Arrivati lì, dopo 4 ore di treno, scoprimmo che non si trattava di una presentazione, ma di un firma copie. C'era quasi l'atmosfera di un incontro privato e il pubblico era formato da persone molto anziane. È indimenticabile l'affabilità del maestro che prese me e il mio amico a cuore, intrattenendoci personalmente. Era un ragazzo nel corpo di uomo anziano, con la gioia e la vitalità dei venti anni». In quell'occasione la Stefanetti diede i suoi contatti a Camilleri e gli raccontò della sua libreria, poco tempo dopo, una mattina d'estate, quasi a chiusura della pausa pranzo, squillò il telefono della Libreria del Corso «Allora è piaciuto o non è piaciuto questo "La voce del violino". Rimasi pietrificata, la voce era inconfondibile. Gli dissi che era piaciuto molo. Due mesi dopo ricevetti da lui una spiritosa cartolina da Roma, dove aveva incontrato il mio amico che nel frattempo aveva intrattenuto con lui una corrispondenza». Quella telefonata resta indimenticabile e la cartolina la Stefanetti la custodisce nella cassa della libreria.
Frequentemente alcuni lettori/spettatori hanno chiesto in libreria l'ultimo libro di Montalbano, scambiando il personaggio per l'autore, quasi ignorando la figura di Camilleri, come succedeva a Simenon con Maigret «Succedeva quando era in vita e spopolava il Montalbano televisivo» racconta Angelo Orlando Meloni de La casa del libro di Ortigia «alcuni scappavano quando gli proponevi un libro senza Montalbano. Oggi invece la situazione si è ribaltata, si cerca il Camilleri che manca dallo scaffale di casa. Quello che mi sorprende è l'affetto che gli viene tributato, soprattutto dopo la morte, la gente viene in libreria e mi racconta della prima,volta:che ha letto Camilleri, dove era, cosa faceva e come il libro è diventato un momento della sua vita».
Una familiarità con l'autore confermata anche da Loredana Mancino della libreria Modusvivendi di Palermo «Abbiamo dei clienti che hanno dei rituali precisi per esempio, non ci si può trasferire nella casa delle vacanze senza l'ultimo Camilleri, se lo si acquista prima, non si legge fino a quando non si arriva nella località prescelta».Idiosincrasie e piccoli riti che fanno dello scrittore uno di famiglia «La sua opera è stata importante, io non distinguo tra i lettori di Montalbano e quelli dei romanzi storici, anche se spesso riconosco in chi cerca i secondi i lettori più raffinati. Ma per me le due narrazioni di Camilleri scorrono in parallelo, con un commovente trascina-mento affettivo per Montalbano» continua la Mancino «dopo la sua morte, quando p uscito "Riccardino" i suoi lettori hanno acquistato la doppia edizione, è stato come se si dovesse celebrare un lutto privato».
Ma oltre il grande scrittore, nelle librerie Camilleri vieni percepito e raccontato come un fortissimo lettore, eclettico e infaticabile, lo |racconta Meloni, il quale ha avuto occasione di seguire a Roma un corso di scrittura con lui «Non si ricordava mai il mio nome, per lui ero il siculo. Quello che mi ha insegnato é la cura per il dettaglio, ma sopratutto la fame di lettura. Leggeva di tutto, non gli sfuggiva nulla, sconfessando i generi, era un grandissimo appassionato di fantascienza».
Eleonora Lombardo
 
 

Il pensiero mediterraneo, 15.7.2021
La Follia del Poeta e il libro “Nel segno di Camilleri” di G. Fabiano il 20 luglio 2021 a Racale
20 luglio 2021, ore 17.30 presso la Casa per la Vita “Artemide” – Racale (Le)

La follia del poeta è il titolo del nuovo progetto della Casa per la Vita “Artemide” di Racale, struttura residenziale che accoglie persone con disagio mentale.
«Cosa vuol dire essere pazzo, essere malato? Non lo so. Credo sia impossibile saperlo. (…) Credo che ci si ammali per intelligenza, per un’intelligenza troppo esatta, troppo improvvisa, acclimatata». Scrive così Christian Bobin in “L’uomo del disastro”, cercando di dare voce e risposta alla “follia” di Antonin Artaud. I due si incontrano su una soglia tanto precisa quanto sottile: la soglia dell’umano, dell’esperienza muta di essere uomini. Bobin a voce bassa e con delicatezza sussurra ad Artaud: “Non sei pazzo, poiché ti ascolto”. Due uomini e un confine, un confine segnato dalla parola, dalla parola poetica.
Il ciclo di incontri de “La follia del poeta” che intendiamo proporre ai nostri Ospiti – sostiene Walter Spennato, sociologo e coordinatore della struttura e ideatore del progetto – vuole essere un modo concreto e in azione di collocarsi su questa soglia, di abitarla, in un’alternanza di voci, sussurri e ascolto.
Il terzo incontro dal titolo “Nel segno di Camilleri” si terrà martedì 20 luglio alle ore 17:30: ospite della struttura residenziale sarà il professor Giuseppe Fabiano: psicologo e psicoterapeuta è autore del saggio Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia da poco pubblicato dalle edizioni FrancoAngeli. È autore di numerosi articoli scientifici. Giornalista pubblicista dal 1989 ha collaborato con quotidiani e periodici di rilevanza nazionale. Autore del romanzo Il caso e la clessidra (Sovera, 2006) e del racconto breve Un limoncello, un arancino un po’ di sabbia, dedicato ad Andrea Camilleri e premiato al concorso nazionale “Casentino” (2009).
Fabiano, che per circa vent’anni è stato direttore del Centro di Salute Mentale di Anzio in provincia di Roma, professore di Metodologia clinica II (Università “G. Marconi” di Roma), Psicologia Generale e Psicologia Clinica (Università “Sapienza” e Tor Vergata), racconterà agli Ospiti della struttura i personaggi, gli aneddoti, le curiosità e le interviste di Camilleri, maestro della narrativa psicologica.
Nel caso di Camilleri «ci troviamo di fronte a un apparente paradosso: la sua eredità ha iniziato a lasciare un segno importante nella letteratura e più in generale nella cultura di questo nostra Italia (e non solo) quando lui era ancora in vita.
L’originalità della sua “lingua” espressiva, la caratterizzazione dei personaggi, l’essere sempre collegato con la realtà contemporanea, anche quando scriveva i suoi romanzi cosiddetti storici e sociali, lo hanno reso e lo renderanno un autore “unico”, originale ma allo stesso tempo concreto, senza orpelli e fronzoli, diretto, sincero, libero», spiega il professor Fabiano al Corriere della Sera.
Camilleri è stato un rivoluzionario del quale anche i giovani dovrebbero cogliere il fascino, oltre che tramandare la memoria: «Il pensiero narrativo è una delle componenti principali del nostro vivere e senza di esso non saremmo in grado di esistere: tutti noi al mattino ci raccontiamo cosa vorremmo o dovremo fare e magari alla sera ricordiamo, raccontandocelo, quello che abbiamo fatto. Tutti noi abbiamo bisogno di raccontare e raccontarci e la letteratura rappresenta la massima espressione sistematizzata di questo pensiero, cioè la rappresentazione, come dice Jerome Bruner, di infiniti mondi possibili», sostiene Fabiano.
Proprio su questo bisogno umano di raccontare e raccontarci si fonda “La follia del poeta”, dove l’ascolto reciproco diventa il perno su cui far ruotare le emozioni.
Al fine di sensibilizzare e coinvolgere chi intende avvicinarsi alle tematiche dell’inclusione sociale e del disagio mentale è possibile prenotarsi per all’incontro muniti di green-pass e DPI chiamando in struttura (0833.908506): l’evento è aperto a 3 persone.
S.C.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.7.2021
Trenta articoli per capire il mondo di Andrea Camilleri
Mafia, politica, giustizia o temi di cronaca come il Ponte sullo Stretto: gli scritti per Repubblica Palermo che allinea il volume, in regalo domani, danno la misura dell’ampiezza dei suoi interessi
Si conferma la statura di un vero e proprio intellettuale civile militante ma senza partito
Viene fuori anche l'uomo di cultura che racconta vecchie disfunzioni dell'Isola

Davvero il 1997 rappresenta l’anno della svolta. “Il ladro di merendine” (Sellerio), uscito a dicembre del 1996, è il libro di cui quasi tutti parlano. Tanto da indurre Maurizio Costanzo a invitare Andrea Camilleri in trasmissione: il conduttore lancia il guanto di sfida dichiarandosi disposto a rimborsare il prezzo di copertina all’ipotetico lettore deluso dal romanzo. Ma si spinge oltre: suggerisce al direttore del Messaggero Pietro Calabrese, che quella sera è tra il pubblico, di far scrivere Camilleri sul suo giornale.
L’epifania televisiva dello scrittore di Porto Empedocle, straniante e insieme divertita, accelera la sua consacrazione. Il giorno dopo l’autore di “La voce del violino” inizia a collaborare prima col Messaggero, poi con Repubblica e con la Stampa. Il numero di copie vendute di lì a poco diventa da capogiro: siamo già nel 1998 e Camilleri può contare su un drappello di critici e di lettori di professione che lo stimano profondamente. Il ventaglio dei nomi è vario e sorprendente: si va da Giuseppe Petronio, di cui è risaputa l’attenzione nei confronti della letteratura poliziesca, a Carlo Bo, l’autore di Otto studi, l’esegeta raffinato e supercilioso.
Intanto “Montalbano sono”, la frase di presentazione del commissario marchiata dalla sicilianissima prolessi, varca le frontiere: lo sbirro di Vigàta comincia a parlare in francese, tedesco, spagnolo, portoghese. È in questo giro di anni che la firma di Andrea Camilleri comincia ad affacciarsi dalle pagine dei grandi quotidiani: non si tratta soltanto di racconti brevi, come quelli che scriverà ad esempio per la Stampa. Il romanziere e regista siciliano è un osservatore attento e sagace, segue gli sviluppi della politica, prende spunto dalla cronaca quotidiana, tira fuori dal suo cilindro di lettore accanito e mai pago titoli di opere a volte dimenticate o misconosciute.
Gli articoli che questo volume allinea, infatti, danno la misura dell’apertura di compasso dei suoi interessi, confermando la statura di un vero e proprio intellettuale civile (l’ultimo forse?), militante ma senza partito, in grado di chiosare con ironia e con arguzia sempre pungente, mai rimanendo invischiato nell’alterigia, fatti e misfatti non solo isolani. Più volte Camilleri, sulle colonne di Repubblica Palermo, si è occupato di mafia, tra l’altro con una irresistibile tirata allo sberleffo nei confronti di alcune dichiarazioni del filosofo Manlio Sgalambro (per il quale Cosa nostra, essendo una sorta di astrazione metafisica, andava in realtà combattuta a suon di logica), ma pure riferendosi a un cambiamento sostanziale in atto in Sicilia, a una progressiva presa di coscienza collettiva.
Spesso lo scrittore ha toccato il nervo scoperto della politica, guardando con allarme al naufragio prossimo venturo o già in atto della nave corsara regionale (un’immagine presa in prestito da Sciascia), osservando con sconcerto rimpasti e ribaltoni dell’ultim’ora, trasecolando ma con la solita grazia dinnanzi a certe imbarazzanti mobilitazioni di massa, in rigorosa camicia verde (del resto egli non smise mai di scagliarsi contro la deriva del populismo sempre più dilagante: basti pensare, tanto per dirne una, ai siparietti di Salvini armato di rosario). Oggi salta particolarmente all’occhio il suo intervento a favore del ponte sullo Stretto, ragionando sull’impatto non tanto ambientale quanto psicologico sui siciliani e sulla insularità geografica ma soprattutto antropologica.
Non perde poi occasione, Camilleri, di mettere in evidenza le disfunzioni della giustizia, i suoi abbaglianti paradossi, prendendo le mosse da un aneddoto, da una notizia laterale per poi lambire allegramente l’apologo.
Ma viene fuori, ogni tanto, anche l’uomo di cultura (profondissima, metabolizzata con agio imbarazzante), che recupera la lezione di Franchetti e Sonnino per raccontare vecchie disfunzioni dell’Isola (inserendosi nel solco della grande tradizione letteraria siciliana che, all’ottimismo bacchettone del Nord, ha sempre opposto un disincanto antropologico in merito all’Unità d’Italia come panacea, ma solo per i brogli commessi, per le promesse mancate); il letterato sopraffine che fa brillare, col solito tocco leggero e brioso, il nome di uno scrittore rimasto in ombra (Antonio Pizzuto, ad esempio, il questore che leggeva Joyce in originale e che ha rivoluzionato la sintassi ergendosi a sperimentatore assoluto; oppure Telesio Interlandi, giornalista intellettuale di Chiaramonte Gulfi, il paesino di Serafino Amabile Guastella: una figura centralissima per comprendere fino in fondo il contesto culturale dell’Italia fascista, geniale per il fiuto giornalistico e per l’eleganza editoriale, odioso per avere approvato spudoratamente le leggi razzali in Italia: sua è stata la proposta di capovolgere l’atlante, per guardare la Sicilia sottosopra e ripudiare la mitologia del Nord); lo scrittore plurilinguista che spezza una lancia a favore della lingua madre, elogiando gli “anticorpi dialettali” e guardando al sentimento della cosa che solo la parola gergale sa esprimere.
Salvatore Ferlita
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 16.7.2021
“La Sicilia secondo Camilleri. Il Maestro in redazione”. Diretta dai Giardini Reali di Palazzo dei Normanni
Diretta Fb Live


 
 

La Repubblica (ed. di Milano), 16.7.2021
“Vado in crociera col commissario Collura”
Leggo i racconti di Camilleri su un suo personaggio meno noto di Montalbano
Restano i toni grotteschi, malinconici, drammatici
E poi anch'io sono siciliana

Non solo Montalbano.
L'immaginario di Andrea Camilleri ha dato vita ad altri commissari e altri intrighi polizieschi, sempre ambientati nella sua Sicilia. Li scopriremo stasera con Il commissiario Collura va in crociera, reading delle meno note avventure dell'ispettore Cecé affidato alla voce di Donatella Finocchiaro e alle incursioni musicali di Andrea Gattico, in scena nel cortile di Palazzo Sormani per la stagione estiva del Teatro Menotti.
Finocchiaro, ha scovato lei questi racconti?
«In verità non li conoscevo, me li ha proposti la produzione poco dopo la scomparsa di Camilleri, sarebbe stato bello che li leggesse una siciliana come me per ricordarlo, scoprendone l'espressione artistica meno conosciuta. Li ho portati in tournée l'estate scorsa, e l'impatto col pubblico è stato forte. Ride e si commuove con le mille sfumature della scrittura di Camilleri: i toni grotteschi, ma anche quelli più drammatici e malinconici».
Chi è questo Cecé?
«Un "omo di terraferma" che si trova per caso a fare il commissario di bordo su una nave da crociera: si è preso una pistolettata a terra, e il suo superiore lo manda a fare la convalescenza a bordo. Lui pensa: "Che vuoi che succeda?". Invece capitano delitti, scomparse, misteri, persone che sono una cosa e diventano altro. Un giallo alla Agatha Christie, ma invece che su un treno siamo su una nave».
Come Poirot sul Nilo. Le crociere intrigano gli scrittori, pensi a David Forster Wallace.
«È come un mondo parallelo, quasi una società sovrapposta a quella che conosciamo. Si crea un microcosmo di personaggi, dal capitano a quelli che si vedono tutte le sere, ognuno con le sue caratteristiche che la penna di Camilleri dipinge in modo stupendo, tra il grottesco e lo sfavillante. Molto divertente».
E la lingua? È come in Montalbano?
«La stessa: un siciliano colorito reinventato dalla sua penna strana, con termini coniati da lui usando riminiscenze del siciliano arcaico».
Lei, da siciliana, è fan di Camilleri? L'ha conosciuto?
«Due anni fa ho fatto un film, La stagione della caccia di Roan Johnson, tratto da un suo romanzo storico. Lui doveva girare una delle parti e venire alla conferenza stampa. Ma non se l'è sentita, era già molto stanco. Un incontro mancato».
[...]
Simona Spaventa
 
 

AgrigentoWeb, 16.7.2021
A Mussomeli un pannello dedicato ad Andrea Camilleri

In occasione del secondo anniversario della morte del grande scrittore Andrea Camilleri, avvenuta a Roma il 17 luglio 2019, BCsicilia, sede di Mussomeli, in collaborazione con il Comune vuole ricordare e celebrare l’inventore del commissario Montalbano con un ritratto realizzato dall’artista Peppe Piccica.Il pannello sarà istallato in Piazzetta Firenze, poco distante dal busto bronzeo di Paolo Emiliani Giudici, eminente letterato mussomelese, autore della prima Storia della Letteratura Italiana.La cerimonia di inaugurazione avverrà sabato alle ore 18,30 e sarà presentata da Rita La Monica, Presidente della Sezione di Mussomeli di BCsicilia. Previsti gli interventi del Sindaco Giuseppe Catania, dello scrittore Roberto Mistretta e dell’artista Peppe Piccica.
A fine serata immancabili gli arancini “di Montalbano” offerti dal Panificio, Bar, Rosticceria “La Castellana”.
 
 

Gazzetta di Salerno, 16.7.2021
“La divinazione sulla scena: Tiresia come personaggio teatrale tra Euripide e Camilleri”. Il professor Francesco Puccio a “La congrega letteraria” di Vietri sul Mare.

“Esser cieco non è una disgrazia diversa da esser vivo. Ho sempre visto le sventure toccare a suo tempo dove dovevano toccare”. E’ una frase tratta dai “Dialoghi con Leucò” di Cesare Pavese che nella sua opera fa dialogare due importanti personaggi della mitologia greca: Edipo e Tiresia. Sarà proprio Tiresia il protagonista della ” Lectio Magistralis” del professore salernitano Francesco Puccio, regista, attore e drammaturgo, ricercatore presso il Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Padova, dove si occupa di teatro antico greco e latino e della sua permanenza sulla scena moderna, che si terrà domani sera (sabato 17 luglio), alle ore 19,30 presso l’oratorio dell’Arciconfraternita del SS. Rosario e SS. Annunziata di Vietri sul Mare. Durante l’incontro, intitolato: “La Divinazione sulla scena. Tiresia come personaggio teatrale tra Euripide e Camilleri”, il professor Puccio parlerà del personaggio teatrale di Tiresia spiegando come sia stato rappresentato nel tempo, partendo da Euripide, che ha dato a Tiresia un ruolo importante in due sue tragedie: ”Le Baccanti” e “Le Fenice”, per arrivare poi alla rappresentazione che ne ha dato Andrea Camilleri che , l’anno prima di morire, rappresentò Tiresia, in un emozionante e toccante monologo “ Conversazione su Tiresia”, scritto e interpretato da Andrea Camilleri, per la regia di Roberto Andò, al Teatro Greco di Siracusa nel giugno del 2018. [...]
Aniello Palumbo
 
 

Fanpage, 16.7.2021
Generazione 56K, quattro nomination ai Serial Awards per la serie The Jackal
Generazione 56K, la serie Netflix con la collaborazione dei The Jackal, ha ricevuto quattro nomination ai Serial Awards 2021 del Festival delle Serie Tv: “Premio interprete protagonista” per Cristina Cappelli; “Premio sceneggiatura” per Francesco Ebbasta Capaldo, Costanza Durante, Laura Grimaldi, Davide Orsini; “Premio Best Kiss” per Angelo Spagnoletti e Cristina Cappelli e “Premio Real Estate alla Casa Più Bella” per la casa di Matilda ed Enea.

[...]
Premio “Best Kiss”
Luca Zingaretti e Greta Scarano – Salvo Montalbano e Antonia in Il commissario Montalbano-Il Metodo Catalanotti – Rai
[...]
Premio “Real Estate” alla casa più bella
[...]
La casa di Salvo Montalbano – Il commissario Montalbano – Rai
[...]
Gennaro Marco Duello
 
 

La Valle Dei Templi, 16.7.2021
La bipartita di Montalbano e del commissario Camilleri

Un audio racconto della serie di Joe Pod omaggia Camilleri
Uno scambio di ruoli: Montalbano è lo scrittore e Camilleri il commissario. La nuova storia di Joe Pod, lo sbirro per caso, è dedicata al maestro empedoclino. Il titolo è La bipartita di Montalbano e del commissario Camilleri.
Un omaggio sincero, sentito, in un audio racconto scritto dall’accoppiata Max Damiano e Raimondo Moncada (che dà pure la voce al personaggio, protagonista di una serie umoristico-poliziesca dall’estate del 2019).
Joe Pod – spiegano i suoi creatori – è il nome in codice di Joe Pitrusino, nome in codice scelto per sfuggire alla condanna penale (l’evirazione!) di un boss della mala e della figlia Evira che colpevolmente non ha raggiunto in chiesa il giorno del loro matrimonio. Per l’imperdonabile sgarro, Joe si rifugia in carcere continuando a raccontare le sue storie dalla cella attraverso un telefonino nascosto in un posto irraggiungibile del suo corpo.
In podcast, nella sua cella di sicurezza, ha già raccontato alcuni casi risolti brillantemente come Meglio arrestato che evirato, Zizza connection, Omonimia assassina. Nel suo ultimo audio-racconto, ricorda e omaggia Camilleri, facendo entrare in scena come autore il personaggio che più di tutti gli ha dato fama in tutto il mondo.
Il poliziotto per caso si imbatte, sempre per caso, nella misteriosa scomparsa della salma del celebre scrittore giallista Salvo Calogero Montalbano autore dell’altrettanto popolare personaggio letterario e cinematografico del commissario Camilleri.
Costretto a trovare il colpevole in pochissimo tempo a causa del servizio ottimistico di una giornalista sua amica in cui vengono riportate sue fantasiose confidenze, scopre alla fine la verità che si lega a una delle battaglie di umanità portate avanti dal vero scrittore empedoclino.
Un ricordo di un grandissimo scrittore e regista che tanto ha dato agli autori di Joe Pod sia nella narrativa che nel teatro.
La storia si può ascoltare gratis su Spotify, su Spreaker e su qualsiasi altra importante piattaforma di podcast.
 
 

Sellerio, 17.7.2021


 
 

L'Ora. Edizione straordinaria, 17.7.2021
L'Ora di Camilleri
Oggi è il secondo anniversario della morte di Andrea Camilleri, scomparso il 17 luglio 2019 all'età di 93 anni. Per ricordarlo, ecco la quarta e ultima novella che il grande scrittore 24enne pubblicò nel 1949 su L'Ora, a quei tempi "L'Ora del popolo", la testata con cui il giornale rinacque dopo la guerra.

 

Nelle foto: Andrea Camilleri e la pagina de L'Ora del popolo dell'8 settembre 1949, dall'archivio storico del giornale custodito a Palermo presso la Biblioteca Centrale Regionale.
Le precedenti novelle di Camilleri sono state pubblicate su questa pagina il 26 giugno ("La barca"), il 3 luglio ("Un fatto memorabile") e il 10 luglio ("Tutto tornava ad essere come prima").

VARIAZIONI SU DI UN RITORNO
di ANDREA CAMILLERI
(L'Ora del popolo, 8 settembre 1949)
"Lasciatemi solo".
Voltandosi, aveva visto che i suoi vecchi soldati ancora lo seguivano quasi automaticamente, attratti ormai in questo essergli sempre vicini non più da quel senso di sicurezza e di guida certa che egli sapeva emanare soprattutto nei tanti momenti difficili trascorsi, ma come da un uso inveterato, da una abitudine ormai fattasi logora e della quale non si potesse più fare a meno.
Per una improvvisa illuminazione interiore egli aveva capito tutto questo e la frase gli era salita da se stessa sulle labbra, troppo spontanea per essere stata meditata. Ma ormai era troppo tardi per riparare in un modo qualsiasi e, alzando gli occhi che aveva tenuto fissi a terra nel pronunziare quelle parole, Ulisse guardò in viso ad uno ad uno i suoi soldati: notò allora in quei volti che egli aveva imparato a conoscere in ogni loro minima sfumatura di espressione, un senso di sorpresa e di attesa incerta.
"Lasciatemi solo, dico" - ripetè a voce bassa e trattenuta, la voce che i soldati sapevano essere quella delle ore di pericolo o di tensione, per averla udita ben altre volte. Poi voltò loro le spalle e cominciò a salire per lo stretto viottolo che portava alla sua casa.
La giornata era chiara di una bellezza quasi innaturale, appena appena percorsa da un timido filo di vento: altre volte, vedendo delle giornate simili a quella dall'alto del ponte di comando della sua nave, Ulisse s'era sentito slargare il cuore nel petto e un'irrefrenabile ebbrezza percorrergli le vene frammista al sangue; ma ora non provava questa sensazione, anzi avvertiva una strana stanchezza pesargli addosso come se avesse finito allora di fare una lunga corsa e proprio dal cuore gli veniva un leggero affanno nel respiro. Sentì immediato il bisogno di riposarsi e sedette su d'una pietra che era all'ombra di un albero, quasi un sedile.
Attorno a lui si elevavano le "sue" montagne. Quando era partito, tanti anni prima, aveva dimenticato di guardare le montagne della sua terra perché i suoi occhi erano rimasti come legati fino all'ultimo istante a quelli di sua moglie che lo salutava in lacrime. Il ricordo dello sguardo d'addio di Penelope gli era tornato alla memoria, per sere e sere prima di potersi abbandonare al sonno: era stata insomma l'unica ricchezza che egli credeva di avere portato dentro di sé dalla sua terra, dalla sua casa, per salpare per una guerra lunga e dubbia. Ma una notte, sotto le mura di Troia, chiuso nella sua tenda, egli aveva sentito da una qualche parte dell'accantonamento levarsi una di quelle tristi canzoni dei montanari che dicono della malinconia e della bellezza delle montagne, delle nevi su di esse, dei tremolanti falò notturni.
E allora aveva compreso come egli avesse voluto apposta dimenticare le montagne: per non sentire un richiamo troppo forte che gli avrebbe reso impossibile la lontananza. Ma da quella notte in poi, all'ora del rancio serale, si era seduto tra i suoi soldati perché quella era l'ora nella quale i ricordi prorompevano e il trattenerli faceva male al cuore. E con le semplici parole dei soldati s'era abbeverato in una tristezza sconsolata che gli faceva male e bene nello stesso tempo. Poche ore prima, vedendo profilarsi all'orizzonte le montagne di Itaca, egli s'era sentito scivolare in una commozione infantile, inadatta a un uomo come lui: ma ora che avrebbe potuto stampare i suoi passi su queste tanto sognate montagne, la commozione se n'era andata lasciandogli un vuoto dentro. La delusione di tutti i ritorni.
Un giorno di tempesta egli ricordò, che la nave dovesse affondare di momento in momento e tutti gli uomini si raccomandavano al cielo perché potessero tornare a riabbracciare le spose e i figli, s'era incontrato faccia a faccia sul ponte con Patroclo, il più giovane dei suoi soldati. Proprio in quel momento si era levata un'onda immane a spazzare la nave ed egli gli aveva urlato: "Aggrappati alle corde!". E subito aveva visto invece Patroclo abbandonare le corde e gridandogli in viso: "Non voglio tornare" lasciarsi prendere dall'onda e sbattere in mare. Allora non aveva capito quel gesto, ora sentiva però di comprenderlo pienamente.
Si alzò adagio e riprese a camminare per il viottolo. Non voleva pensare più a niente, ora sapeva quanto facile fosse il suo cuore a mettersi per la china dei ricordi. Tanto, ormai era giunto.
Entrò nel cortile e lo vide deserto. Si fermò esitante. Da un angolo allora un cane si mosse con lentezza, venne traballando verso di lui. Ulisse subito lo riconobbe: era il suo cane, vecchissimo, un miracolo che fosse ancora vivo. Non provò però alcun senso di contentezza e respinse con fastidio l'animale che gli si voleva strofinare addosso. Mosse alcuni passi e fu dentro la sua casa. Udì il suo nome gridato a voce altissima e si trovò con Penelope tra le braccia delirante, impazzita. Sentì la gioia della donna cozzare contro il suo corpo come contro un muro e ritornare indietro, respinta.
In quell'attimo il suo sguardo si fissò su di una finestra aperta che era dietro le spalle di Penelope: nel riquadro, lontano, si affacciava un lembo di mare azzurro di una dolcezza invitante.
 
 

Comune di Santa Fiora, 17.7.2021
Santa Fiora La piazza letteraria
Primo appuntamento sabato 17 luglio ore 18.30 con Camilleri e Santa Fiora a cura di Roberto Nicorelli edizioni Fondazione Santa Fiora cultura.
Intervengono
Roberto Nicorelli, autore del libro
Luciano Luciani consigliere con delega alla cultura di Santa Fiora
Ingresso libero

"Nelle pagine che seguiranno, ad inframezzare le testimonianze di chi lo ha conosciuto,troverete alcune frasi. Sono estratte da incontri, interviste, momenti vissuti dallo scrittore nell’Amiata o che ne riguardano. Ne consiglio una lettura lenta, ragionata e soprattutto con la stessa intonazione che ne avrebbe data l’autore. Perché ogni frase, prendetene una a caso, assumerebbe un significato diverso se pensata con una voce normale"
Roberto Nicorelli
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 17.7.2021
Il rapporto dell’attore con il maestro di Porto Empedocle: "Era come ascoltare un nonno che ti sa raccontare le cose: le narrava già in forma di romanzo, era davvero un piacere"
Gioè dà voce a Camilleri: "Che fascino le sue parole"
I ricordi in Accademia e le serata coi compagni di corso "Un legame intenso grazie agli inediti"
Lo scrittore conquistava il suo pubblico con storie di ogni tipo "Era un siciliano che si era perfettamente integrato nella vita intellettuale e culturale romana"

È stato suo allievo all'Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio D'Amico proprio negli anni in cui Andrea Camilleri cominciava a diventare popolare come scrittore, e i suoi insegnamenti sono stati importanti anche per impersonare i panni dell'investigatore improvvisato Saverio Lamanna nella recente serie tv Màkari, il popolare attore Claudio Gioè ricorda il maestro e lo celebra prestandogli la voce nella presentazione dell'antologia "La Sicilia secondo Camilleri" nella quale sono raccolti tutti gli articoli scritti per questo giornale.
"Sono stato felice di aver dato la mia voce ad Andrea Camilleri, ho provato a dargli la voce del suo intelletto, della sua lucidità e del suo grande modo di raccontare passando dalla grande storia millenaria della Sicilia alle beghe locali nel quotidiano. Quella sua capacità di attraversare il tempo e lo spazio con la sua cultura immensa, accumulati in tutti gli anni di vera passione per il teatro e un'ironia sempre pronta a stanare i punti deboli dell'essere umano".
Gioè ha conosciuto Camilleri a Roma, mentre seguiva il corso di recitazione alla Silvio D'Amico e spesso si intrufolava alle lezioni dei colleghi che seguivano regia, proprio per ascoltare la voce inconfondibile del maestro. " Ho avuto il privilegio di frequentare l'Accademia quando la sua popolarità stava crescendo, lui insegnava regia, io studiavo recitazione, ma non era raro fare delle incursioni alle sue lezioni. Ma il legame con lui è diventato più intenso grazie ai diversi spettacoli diretti da lui, con suoi testi inediti ".
L'attore si ricorda soprattutto di un saggio di regia per il quale lui era stato selezionato come attore, due mesi di prove passati all'Aquila sotto la guida di Camilleri: " Aspettavamo le serate a cena nelle quali Andrea ci raccontava con affabile generosità le storie di un'Italia viva, quella del dopo guerra ricca di visione e futuro, dove gli intellettuali erano la colonna portante del paese. Era come ascoltare un nonno che ti sa raccontare le cose, le raccontava già in forma di romanzo, era davvero un piacere ascoltarlo".
Racconti di ogni tipo, dai ricordi della sua infanzia a Porto Empedocle, la resistenza al fascismo, a quelli che riguardavano più strettamente la passione per il teatro, fino agli scherzi conditi sempre da una passione per la provocazione intelligente: "Ricordo le risate quando ci raccontava le sue litigate con le signorine della Sip contestando la registrazione che diceva " Questo numero è inesistente", lui si divertiva a intavolare delle discussioni metafisiche, spiegando che l'inesistenza di un numero era un problema significativo per la filosofia e la matematica. Immaginavamo cosa potevano rispondere le centraliniste, come contrastare la vulcanica irruenza del Camilleri irriverente pensatore, sul concetto di inesistenza di un numero".
Tanti anche gli insegnamenti che Camilleri ha trasmesso a Gioè nel suo ruolo di insegnante di regia: "Come regista era uno di quelli che andava al sodo, pensava subito immediatamente al risultato finale, al pubblico, a come tutto ciò che facevano noi sarebbe poi stato visto dal pubblico. Era un regista molto concreto, uno che portava avanti la tradizione di quel teatro Anni ' 50 di cui ha fatto tantissime regie, con grandissimi attori, da Salvo Randone in giù, " Gli assassini nella cattedrale" queste regie che faceva lui e avevano dietro la tradizione del teatro italiano".
E una volta, lavorando sul testo dell'Edipo di Sofocle, Gioè racconta di un'interessante riflessione all'origine del giallo e della figura dell'indagatore, che gli è stata utile per interpretare il ruolo di Lamanna: " Mentre analizzavamo il testo prima di iniziare le prove, lui ci disse che in effetti si trattava del primo giallo della storia della letteratura. Lui già aveva pubblicato i suoi gialli, ed era preparatissimo in materia, aveva letto migliaia di gialli in ogni edizione, senza fare una gerarchia di genere. Edipo che indaga su se stesso, senza sapere chi è l'assassino per scoprire che alla fine è lui stesso il colpevole è l'archetipo su cui si basano poi tutte le trame gialle perché nell'indagine c'è sempre una parte molto rilevante di indagine su stessi, chi indaga deve interrogarsi sempre sulle ragioni del colpevole per capire, se non altro, le dinamiche del criminale ".
Gioè ha anche interpretato un piccolo ruolo nell'adattamento radiofonico de " Il birraio di Preston", un libro al quale è molto legato. " Era un siciliano che si era perfettamente integrato nella vita intellettuale e culturale romana " racconta Gioè, sorridendo al ricordo di alcune peculiarità siciliane che caratterizzavano la sua quotidianità. " Entrando a casa sua una volta, per delle prove che si svolgevano nel suo salotto, ricordo che appena entrato a casa sono stato invaso da una zaffata di odore di alloro. La moglie aveva escogitato questo metodo " siculo" contro la puzza di sigarette, far bollire in tutta la casa pentolini con acqua e alloro. Non ero preparato a questo odore di Sicilia nel pieno centro di Roma. Lui guardava la Sicilia da lontano e per questo con grande lucidità".
Eleonora Lombardo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 17.7.2021
L'intervista
Roberto Andò: "Quel film mai realizzato dal romanzo di Sciascia
"Si sentiva un uomo fallito, come se la scrittura teatrale togliesse qualcosa al suo compito letterario. Eppure letteratura e teatro furono in lui un'unica cosa"
"La fama di scrittore ha prevalso su quella di regista. Ma vale la pena scovare i ricordi di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di esserne persino allievo", dice il regista, che lo ha diretto nel suo ultima spettacolo "Conversazione su Tiresia"

Camilleri e il teatro. Che storia d'amore struggente e necessaria. Perché era prima di tutto un uomo di teatro, il narratore Andrea Camilleri. E la resa dei conti di quel rapporto contrastante, fatto di grandi passioni e di progetti, cinema compreso, mai realizzati, si è presentata prima di morire con le sembianze di un gatto. Lui, un Tiresia cieco a fine corsa, stanco davanti al suo pubblico. Poi gli applausi, mentre calava il buio sul Teatro Greco di Siracusa. "Finito lo spettacolo, la prima cosa che mi disse fu: sai Roberto, ho visto un gatto. Si è manifestato a lui come un messaggio. Aveva avuto la sensazione precisa che gli si fosse fermato davanti. E lo guardava". È un ricordo preciso, quello di Roberto Andò, regista dell'ultima opera che vide Camilleri in scena, "Conversazione su Tiresia". "Recitò al suo pubblico con un arrivederci. Ma con il suo Tiresia lui affrontò in modo onesto e personale il legame con il teatro, per lui un legame con il fallimento".
Perché?
"Si sentiva un uomo fallito, come se la scrittura teatrale togliesse qualcosa al suo compito letterario [Questa ci giunge nuova, NdCFC]. Eppure letteratura e teatro furono in lui un'unica cosa. I primi rifiuti poetici da gran parte dell'editoria, lo spinsero a fare del fallimento una scrittura teatrale continua. E al teatro poi ebbe la necessità di ritornare negli ultimi anni della vita. Vedi "Autodifesa di Caino", il monologo che Andrea aveva preparato per il suo ritorno al teatro".
Da regista a regista. Camilleri drammaturgo come lo ricorda?
"Mi viene subito in mente un'immagine. Io e lui, appena arrivati a Siracusa. Respirava piano, poi ci fermammo vicino al teatro e lui mi indicò un punto. Quello era il posto in cui si era nascosto Massimo Girotti, attore principale nella tragedia "Ippolito" di Euripide, nel 1956. Camilleri allora faceva l'aiuto regia di Orazio Costa. Girotti era spaventatissimo e si mise a vomitare proprio in quel punto che mi indicava, prima di entrare in scena. Camilleri lo beccò e lo riportò sul palco. Era un uomo di teatro, capace di padroneggiare Pirandello e Beckett. Visse la sua giovinezza nella cultura del teatro, in particolare dentro i paesaggi pirandelliani. Camilleri fu a suo modo una figura chiave di un certo tipo di scrittura sul teatro, si pensi agli adattamenti televisivi delle commedie di Eduardo De Filippo".
E poi, c'è l'insegnante.
"Certo. Da Camilleri sono passati gran parte dei grandi nomi del teatro italiano. Alla fine degli anni Settanta, Camilleri insegnava regia all'Accademia nazionale di arte drammatica Silvio D'Amico. Era sempre al bar con sigaretta e bicchiere di whisky in mano. Ma non gli sfuggiva nulla. A Marco Bellocchio, che ai tempi non aveva ancora capito la sua strada, consigliò di cambiare corso, da allievo attore a regia. Aveva già visto in lui qualcosa. Fu anche a scuola un fuori classe. Passò come unico allievò, il corso di regia e divenne assistente di Orazio Costa, per diventare poi titolare della cattedra di regia. Sul loro rapporto di amicizia e stima si fonda gran parte della carriera teatrale, e non solo, di Camilleri. Quando negli ultimi tempi, lo andai a trovare nella sua casa a Roma, gli dissi: perché non fai un libro su di lui. Mi disse: devo farlo".
Con Camilleri, vi lega una lunga amicizia. Iniziò anche quella con il teatro?
"No, con il cinema. Ma ci incontrammo per la prima volta sulle pagine di un quotidiano. Io avevo fatto il mio primo film "Il manoscritto del Principe". Lui lo recensì con un fondo su "La Stampa", dove allora collaborava. Mi sorpresi e lo andai a trovare nella sua casa a Roma. Da lì nacque la nostra amicizia. Chissà quante altre cose avremmo fatto insieme".
C'erano dei progetti nel cassetto?
"Nel cassetto proprio no. Ma sei anni fa mi misi in testa di realizzare un film tratto da "Il cavaliere e la morte" di Sciascia, con Toni Servillo. Camilleri mi chiamò al telefono e mi disse che gli sarebbe piaciuto scrivere la sceneggiatura con me. Allora, ci ritrovammo a casa sua per diverse sere intono a un tavolo, con noi c'era anche Gaetano Savatteri e provammo nell'opera. Ma c'erano troppe difficoltà, diritti del testo compresi. Oggi quelle ore passate insieme restano un ricordo felice. Uno dei tanti. Lo vedo ancora lì, dietro il fumo delle sue sigarette a ideare un caleidoscopio di personaggi. Sulla pagina o in scena, non fa differenza".
Dagli anni in Accademia e al Csc ai film mai realizzati come "A donna che t'ama proibisci il pigiama" con Monica Vitti, dove avrebbe sostituito Antonioni alla regia. Vale la pena riscoprire il lato teatrale di Camilleri, ancora poco raccontato?
"Certo la fama di scrittore ha prevalso su quella di regista. Ma sì, vale la pena scovare i ricordi di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e di esserne persino allievo. Vale la pena recuperare i suoi progetti. Camilleri era tante cose, persino un appassionato di musica. E alla fine si finirebbe sempre per ritrovarci i suoi romanzi".
Marta Occhipinti
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 17.7.2021
La presentazione del libro oggi in regalo con Repubblica
Miccichè: " Garibaldi in Sicilia peggio di Salvini"

Le letture con la voce gioiosa, opportunamente solenne, dell'attore Claudio Gioè sono state l'anima della presentazione, tenutasi ieri nei giardini del Palazzo Reale di Palermo, de "La Sicilia secondo Camilleri. Il maestro in redazione", il volume edito da Leima, in regalo oggi con il giornale, che raccoglie gli articoli di Andrea Camilleri scritti per Repubblica Palermo dal 1997 al '99, e pubblicato grazie a una collaborazione tra questo giornale, la Fondazione Federico II e l'Assemblea regionale siciliana.
Per raccontare il percorso che ha portato alla pubblicazione del volume sono intervenuti Patrizia Monterosso, direttrice della Fondazione Federico II, Enrico Del Mercato e Carmelo Lopapa, caporedattore dell'ufficio centrale di Repubblica e caporedattore della redazione di Palermo, e Gianfranco Miccichè, presidente dell'Ars. «In questi articoli Camilleri parla senza ritrosie della Sicilia e dei siciliani, con vezzi e difetti», dice Lopapa ringraziando poi il presidente Miccichè: «Il rapporto tra il presidente e il giornale è più che dialettico, il suo appoggio a questa iniziativa è sintomo di intelligenza».
Del Mercato ha sottolineato come questo libro racconti di fatto l'inizio della storia di Repubblica Palermo e gli articoli su politica, mafia, giustizia e cultura scritti da Camilleri, vinta l'iniziale ritrosia a collaborare per il giornale a causa di "cronica pigrizia" e "incapacità a raccontare la verità", hanno portato come contributo una morale controcorrente.
«Camilleri non era ancora famosissimo e fiutare il nuovo è stata la cifra di questo giornale in questi ventiquattro anni», aggiunge Del Mercato.
Per la Monterosso Camilleri editorialista «rivela la sua schietta opinione sulle cose di Sicilia».
Micciché ha invece espresso la sua teoria sul fatto che Garibaldi abbia compiuto in Sicilia più danni di Salvini e, con un sorriso, ha ricordato la sua querelle con Camilleri quando invitò a non votare Forza Italia.
 
 

La Repubblica - Robinson, 17.7.2021
In vacanza con Camilleri
A partire da sabato 24 luglio per dieci settimane in regalo con Repubblica le storie del paese del commissario Montalbano. E da domenica 25 si raddoppia con "Enigmistica" che nel primo numero ospita un cruciverba dedicato: lo anticipiamo qui


L'iniziativa/1
Tutto pronto per tornare a Vigàta

«Morirò lo stesso giorno in cui non potrò più scrivere» ripeteva sempre il maestro agli amici. Lo disse anche agli studenti della Sapienza, pochi mesi prima di andarsene, quando all'università di Roma lo nominarono professore ad honorem. Andrea Camilleri è morto esattamente due anni fa, in questi torridi giorni di luglio, prima che scoppiasse la pandemia. Che, conoscendolo, sarebbe stata il tema di un nuovo mistero, brillantemente risolto da un commissario Montalbano sempre più nichilista e disilluso dal mondo. Non ebbe il tempo lo scrittore di Vigàta, probabilmente avrebbe mandato il suo personaggio cult a indagare su traffici illeciti di mascherine, ci sarebbe stata dentro qualche multinazionale farmaceutica senza scrupoli, ammazzatine a destra e manca e Salvo alle prese con l'eterna fidanzata Livia.
E poi le male fìure rimediate per colpa di Catarella, i rimbrotti al vice Augello sempre dietro a qualche sottana, le relazioni dettagliate, pure troppo, del fedele Fazio. Tutto quello che noi, lettori di Camilleri fin dalla prima ora, ci saremmo aspettati e avremmo poi voluto rivedere nella versione televisiva che ha fatto conoscere al grande pubblico queste storie ambientate in un angolo sperduto di Sicilia.
Ecco perché Repubblica, dopo il successo dello scorso anno, ha deciso di fare un nuovo grande regalo ai suoi lettori. Tornano in edicola le Storie di Vigàta di Andrea Camilleri, una serie di racconti che fanno riferimento a due raccolte di successo: La cappella di famiglia e Le vichinghe volanti. Per dieci settimane, ogni sabato, dal 24 luglio, un volume in omaggio con il quotidiano. Dieci appuntamenti da non perdere con i titoli che vedete in questa pagina. È il nostro modo per ricordare il maestro - parola che Camilleri non amava particolarmente - entrato nel cuore dei lettori grazie alla schiettezza con cui affrontava i temi più scottanti. «Anche nei romanzi cosiddetti storici e sociali - ha scritto lo psicoterapeuta Giuseppe Fabiano nel saggio Nel segno di Andrea Camilleri - restava un autore unico, originale ma allo stesso tempo concreto. Era diretto e sincero. Libero».
I due anni dalla morte sono anche l'occasione per ricordare il Camilleri giornalista, professione dalla quale è sempre stato affascinato ma che abbandonò ben presto dopo gli esordi al giornale L'Ora di Palermo. E proprio dagli archivi dello storico quotidiano del pomeriggio sono appena riemersi quattro racconti giovanili, ripubblicati nella pagina Facebook "L'Ora edizione straordinaria". Novelle che raccontano storie di mari e di ritorni, apparse nel lontano 1949 quando lo scrittore aveva appena 24 anni. Camilleri scrisse a lungo anche per l'edizione palermitana di Repubblica, quando venne fondata nel 1997. Fu l'allora caporedattore Federico Geremicca a convincerlo a collaborare con un editoriale domenicale che, ben presto, diventò un appuntamento fisso per i lettori siciliani. All'inizio il maestro non era convinto: «La verità non la so raccontare», si giustificava. «C'è più fantasia nella realtà che in tutti i miei romanzi messi assieme».
«La speranza era che dai suoi racconti venisse una morale controcorrente - ricorda Geremicca - una fotografia dei tanti paradossi siciliani. Glielo spiegai e lui mi rispose: "Sa, io sono pigro. Ma cominciamo senza impegno. Scriverò qualcosa, se mi viene. Poi vediamo se vi va bene"». Una risposta simile a quella che diede ad Elvira Sellerio dopo i primi due titoli di Montalbano, quando Camilleri pensava che sarebbe stata una noia avere tra i piedi sempre lo stesso personaggio. L'editrice lo spinse a proseguire, i lettori ancora oggi ringraziano.
Lucio Luca


L'iniziativa/2
Crucipuzzle rebus, sciarade 36 pagine per la mente
Ogni domenica La copertina della Repubblica Enigmistica in edicola il 25 luglio e ogni domenica fino al 26 settembre

«Credo sia improbabile che l'ingegno umano possa inventare un enigma di cui lo stesso ingegno umano non possa, con paziente applicazione, venire a capo». Così scriveva il grande scrittore americano Edgar Allan Poe in un dei suoi celebri racconti, Lo scarabeo d'oro, del 1843. Ciò che Poe considerava vero per la nascente letteratura vale, a maggior ragione, per un altro genere di sfida analitica, quella dell'enigmistica. I cruciverba, i rebus, il campo minato, i crucipuzzle, la griglia logica rappresentano per molti un piacere quotidiano. Non è un caso che per moltissimi di noi la vacanza si associ al gusto di allenare la mente proprio con l'enigmistica, in un esercizio mentale, magari condiviso con amici e famiglia, che ha il potere di allontanarci dal quotidiano.
Ora, per tutti gli appassionati (e perché no, anche per i neofiti) arriva in regalo con il nostro quotidiano ogni domenica - dal 25 luglio al 26 settembre - la Repubblica Enigmistica, un inserto gratuito di 36 pagine.
Realizzato con il contributo di Stefano Bartezzaghi, offre sia i cruciverba di diverse tipologie e formati (crittografati, cruciverba classici, crucipuzzle, crucifreccia,...), sia i quiz e i cruciquiz, sia rebus e gli anagrammi, sia la battaglia navale e molte altre tipologie di sfide enigmistiche.
A quelli più classici, si aggiungono altri giochi grafici come labirinto e unisci i puntini e una varietà di gare logiche, tra cui diverse varianti di sudoku, crucipixel, griglie logiche e varie. Come si evince dal cruciquiz dedicato a Camilleri, contenuto nel primo numero dell'inserto e anticipato qui a fianco, le domande sulle quali i lettori sono chiamati a misurarsi spaziano dalla scienza alla letteratura, dagli spettacoli all'attualità, mentre curiosità e citazioni punteggiano le pagine.
Insomma, mentre si gioca si impara. È ora di recuperare penne e matite e mettersi all'opera.

Mettete alla prova la vostra conoscenza dell'universo del grande autore siciliano e completate il percorso
Rispondi a queste 28 domande su Andrea Camilleri e completa lo schema a sinistra ricordando anche che a numero uguale corrisponde lettera uguale. Alla fine, nella colonna centrale, potrai leggere come si chiude una citazione dell'autore: «Non sono un giocatore d'azzardo, ma un uomo ...»
1 Come si intitola l'ultimo romanzo della serie di Montalbano, edito dopo la morte dell'autore?
2 Che cosa è fatto "di carta"nel titolo del romanzo sulla morte di Angelo Pardo?
3 Chi è l'attore che interpreta il personaggio di Agatino Catarella nella serie televisiva "Il commissario Montalbano"?
4 Cosa investe con la sua macchina l'agente Gallo, nelle prime pagine de "La voce del violino"?
5 Quale famoso Alessandro ha illustrato il racconto "I fantasmi", apparso in quattro puntate su "E", mensile di Emergency?
6 Come fa di cognome il Grhane Mbassa in "Il nipote delNegus"?
7 In che romanzo è narrata, tra le altre, anche la storia incredibile della città di Mussolinia?
8 Con quale editore l'autore pubblicò "La vucciria"?
9 Che ruolo interpretò Camilleri nel film "La strategia della maschera"?
10 Quale tipo di scritti di Camilleri vennero pubblicati in un'antologia a cura di Giuseppe Ungaretti?
11 Nel 2001 l'autore pubblicò il romanzo, scritto interamente in siciliano e spagnolo, dal titolo "Il re di...".
12 Sulla forma di quale elemento si focalizza il titolo del primo romanzo di Camilleri dedicato al commissario Montalbano?
13 Qual è il personaggio che compare ne "La gita a Tindari", per poi diventare nei libri successivi la moglie di Mimì Augello?
14 Quale posto occupa, nella cronologia dei romanzi dedicati al commissario Montalbano, "Il ladro di merendine"?
15 L'università di quale città ha concesso a Camilleri la laurea honoris causa nel 2011?
16 Quante figlie ha avuto lo scrittore con la moglie Rosetta Dello Siesto?
17 In che città è ambientato il romanzo "Il cielo rubato. Dossier Renoir"?
18 In che particolare epoca storica è ambientato "Il nipote del Negus"?
19 Qual è il primo romanzo pubblicato dall'autore, nel 1978?
20 Che genere di romanzo è "La mossa del cavallo"?
21 Dove abita il commissario Montalbano?
22 Qual è la "grande azienda" di cui l'indefesso Mauro De Blasi è direttore generale?
23 In cosa commercia Filippo Genuardi, protagonista de "La concessione del telefono"?
24 Quale scrittore è omaggiato da Camilleri con la sua frase su Elena di Troia in "Donne": «…Una e centomila. Mai "nessuna"» ?
25 Qual è il nome del Germosino, il protagonista de "Il tailleur grigio"?
26 Qual è il "metodo" del titolo dell'ultima puntata televisiva, andata in onda nel 2021, della serie dedicata al commissario Montalbano?
27 Qual è il vero nome di Mimì Augello, vice del commissario Montalbano?
28 Qual è il luogo misterioso attorno a cui ruota "Il cane di terracotta"?
 
 

Sellerio Editore su La Repubblica - Robinson, 17.7.2021


 
 

La Sicilia, 17.7.2021
Il papà di Montalbano moriva il 17 luglio di due anni fa alla soglia dei 94 anni. «Dopo? Mi faranno un monumento e tutto finirà così»
Camilleri: «La morte mi colpirà vivissimo»

«Posso dire di essere un uomo felice diceva Andrea Camilleri un uomo felice che la morte colpirà vivo, vivissimo, in piena attività lavorativa e progettuale, un privilegio che capita a pochi». E allo scrittore siciliano è capitato in modo perfetto, il 17 luglio di due anni fa, alla soglia dei 94 anni che avrebbe compiuto il 6 settembre. Due anni senza Andrea Camilleri: la sua città, Porto Empedocle, oggi lo celebra con l’installazione di una grande opera nel cuore del centro storico. L'anniversario della morte del "papà" del celebre commissario Montalbano e di tante altre "storie" che hanno appassionato milioni di lettori, diventa occasione di rilancio turistico grazie ad una gigantografia pittorica che rende omaggio anche ad altri figli della terra agrigentina, da Pirandello a Sciascia. I visitatori potranno ammirarla in vicolo Alaimo, viuzza parallela alla via Roma, dietro quel porto tanto amato e raccontato da Andrea Camilleri.
Di Porto Empedocle, della prima Porto Empedocle, quella cioè che esisteva prima dell'alluvione, Camilleri conservava una bellissima memoria. «Il mio paese è un paese di mare - diceva - e questo è un dato fondamentale. Lo scriveva e lo diceva anche Luigi Pirandello. Portava a paragone Girgenti con Porto Empedocle. Girgenti, sosteneva Pirandello, è “la morente cittaduzza” mentre a Porto Empedocle ferveva la vita. E lui, per vita, intendeva il commercio, le navi che attraccavano in porto. I porti, tutti i porti, anche quelli più piccoli, sono dei luoghi avanzati, dove si è sempre un passo in avanti rispetto all’entroterra». Com’è noto Vigàta è una “località di carta” creata dallo scrittore, in cui sono ambientate le avventure del commissario Montalbano nell'immaginaria provincia di Montelusa. I luoghi corrispondono nella realtà a Porto Empedocle, paese natale di Camilleri in provincia di Agrigento. Oggi Porto Empedocle-Vigata vive nel ricordo di Andrea, ogni luogo parla di lui e il suo sguardo ingigantito sulla parete del palazzo comunale veglia su via Roma e sul monumento del commissario, appoggiato con un braccio ad un lampione sul corso principale. Quando qualcuno, poco prima della morte, aveva chiesto a Camilleri se Vigata sarebbe riuscita a sopravvivere nel tempo lui aveva risposto: «Questa di Vigàta è una sorta di sovrastruttura letteraria creata appositamente. Qui c’è un problema di fondo. Mentre io ho delle assolute certezze sulla produzione letteraria di alcuni miei colleghi - asseriva lo scrittore - permettetemi di chiamarli così, che possono essere Leonardo Sciascia o Luigi Pirandello, sui miei scritti ho qualche dubbio che possano rappresentare una certezza letteraria anche nel futuro. Quindi su Vigata che devo dire? Può darsi che da qui a dieci anni sia stata già dimenticata. Onestamente credo che il vero sviluppo della cittadina possa arrivare attraverso altri canali e non solo quello letterario. Sfruttare l'occasione, questo sì. Però bisogna sapere che, leggere è una cosa (in Italia siamo in pochi a farlo anche se io non mi posso certo lamentare per le vendite dei miei libri) e seguire una fiction in televisione un'altra. Gli sceneggiati del commissario Montalbano in televisione sono arrivati ad avere anche otto, dieci milioni di telespettatori a puntata. E al pubblico rimangono impressi i luoghi, le immagini dove lo sceneggiato è stato girato. Le immagini rimangono meglio impresse rispetto alle suggestioni letterarie evocate nei libri. Quindi - continuava Camilleri - c'è da fare i conti con un'effettiva rivalutazione della vera Vigata rispetto alla Vigata del set televisivo che è tutta un'altra cosa e si trova da un'altra parte della Sicilia. A proposito del futuro di Vigata è meglio rimanere con i piedi per terra senza crearsi troppe illusioni. D'altronde alla mia morte che cosa potrebbe succedere? Forse mi intitoleranno una strada o mi faranno un monumento più piccolo di quello di don Luigi (Pirandello) e tutto finirà così. Nella vita sono sempre stato un pragmatico e continuerò ad esserlo!»
Il monumento, secondo le previsioni di Camilleri, è poi stato realizzato un anno dopo la sua morte e oggi si trova a Girgenti in uno slargo di via Atenea, il salotto buono della città. Un luogo simbolo dove un tempo si fermava l'autobus per lasciare il suo carico di studenti al liceo, tra cui il giovane Camilleri. Nel bronzo è seduto al tavolino di un caffè che osserva immobile i passanti. E oggi in tanti per ricordarlo andranno a sedersi accanto a lui su quella sedia vuota che ricorda il vuoto lasciato dallo scrittore.
Lorenzo Rosso
 
 

Gallipoli, 17.7.2021


 
 

Orestiadi di Gibellina, 17.7.2021
Ora: 21:30 - 22:30
proiezione
Baglio Di Stefano, Gibellina
Quadro nero
ovvero la Vucciria, il grande silenzio palermitano


da Renato Guttuso e Andrea Camilleri
testo di Andrea Camilleri
video opera di Roberto Andò e Marco Betta
ideazione e regia Roberto Andò
musiche di Marco Betta
collaborazione alla regia di Luca Scarzella
fotografia Roberto Barbierato e Gianni Carluccio
scenografia Gianni Carluccio
costumi Gianni Carluccio e Daniela Cernigliaro
suono Hubert Westkemper
montaggio Vertov Milano
in collaborazione con Fondazione Teatro Massimo di Palermo

È il quadro dei colori e del nero, del buio e della luce, della vita e della morte, della prosperità e del disfacimento, dell’apparente movimento e della sospensione del tempo. A “La Vucciria” di Renato Guttuso, dedicata al celebre mercato di Palermo, si ispira “Il quadro nero-ovvero La Vucciria, il grande silenzio palermitano”, l’opera per musica e film di Roberto Andò e Marco Betta, su testo di Andrea Camilleri.
Una produzione della Fondazione Teatro Massimo, realizzata in collaborazione con gli Archivi Guttuso e con il Comune di Bagheria.
Il titolo dell’opera a prima vista contrasta con la grande tavolozza di colori del dipinto, donato dall’artista all’Università di Palermo nel 1974 e da allora esposto allo Steri, sede istituzionale dell’Ateneo: i rossi delle carni e del pomodoro, gli arancioni degli agrumi, i grigi dei pescespada, i bianchi e i verdi degli ortaggi. Ma in realtà ne coglie la natura più intima e sottile, riprendendo il giudizio che ne diede il grande Cesare Brandi, laddove scrisse che “il quadro è tenuto insieme, come una musica dalla tonalità, da quel nero di fondo e visibile solo nei contorni”. Definizione che piacque molto all’artista, il quale ammise: “Brandi ha detto una cosa giustissima. A un certo punto, mentre dipingevo, mi sono accorto come tutta quella abbondanza di vita contenesse, nel fondo, un senso distruttivo. Senza che io ci pensassi o volessi, la tela esalava un sentimento di morte”.
Temi su cui si incardina l’opera di Roberto Andò e di Marco Betta sul testo di Camilleri. “Se la Vucciria di Guttuso – dice Roberto Andò – si occupa del tempo e della morte, l’opera da noi concepita, affidata esclusivamente al video, alla musica di Marco Betta e alla drammaturgia del silenzio tracciata da Camilleri, insegue quel tempo, scegliendo di tessere il filo mentale delle figure che vi scorrono dentro, l’apparire e lo svanire di un’illusione, ciò che sarebbe potuto essere e non è avvenuto”.
I dodici personaggi del quadro, che sono quasi mescolati ai prodotti del mercato, diventeranno voci dentro il racconto sonoro.
“La musica per Il quadro nero – dice Marco Betta – si sviluppa come una sorta di natura morta, di rampicante che avvolge le immagini e che intercetta i pensieri interni, il mondo interiore dei dodici personaggi del dipinto. Oltre alla musica c’è una partitura di suoni e di voci realizzata da Hubert Westkemper: suoni registrati al mercato, la voce di Andrea Camilleri, alcune frasi del testo”. Innovativo il rapporto tra immagine e suono. “Ho immaginato tutta la partitura – aggiunge – come un lago che accoglie e riflette il quadro di Guttuso e il film di Roberto Andò attraverso continue e sottili variazioni sonore e timbriche”.
Goffredo Parise scrisse che nessun altro quadro di Guttuso come la Vucciria “ha mai espresso con tanta intensità il sentimento profondo del nostro Paese”. Secondo Andò, “in questo giudizio Parise sembra sottintendere una inquietante domanda: quando la Sicilia, l’Italia intera, sono diventate una grande natura morta? Un quesito che, dopo quarant’anni, appare tutt’altro che trascurabile”.
 
 

Libreriamo, 17.7.2021
Il Libro
“Il giro di boa” di Andrea Camilleri, il caso più complesso di Montalbano
Nel romanzo “Il giro di boa”, Andrea Camilleri narra, forse, il caso più difficile che il commissario Montalbano si trova a dover risolvere

Ricorre oggi l’anniversario della morte del grande autore siciliano Andrea Camilleri, scomparso il 17 luglio del 2019. Per ricordarlo abbiamo pensato di proporvi uno dei suoi libri più belli, ovvero “Il giro di boa” che racconta una delle indagini più difficili per Montalbano toccando, tra l’altro, uno dei temi più scottanti nel nostro Paese, cioè l’immigrazione clandestina sulle coste del sud Italia.
“Il giro di boa”, la trama
Due indagini, insieme, che si rivelano il caso più difficile per il Commissario Montalbano. L’inchiesta comincia con un cadavere pescato per caso in alto mare. Lo incrocia Montalbano mentre nuota al limite dello stordimento per lavarsi di dosso una notte di cattivi pensieri e malumori. I fatti politici, certi eventi di repressione poliziesca, l’atteggiamento verso gli immigrati: tutto cospira a farlo sentire un isolato, e il cadavere anonimo, destinato a restare senza giustizia, archiviato da banale caso di clandestino immigrato, sembra armonizzarsi macabramente con la sua solitudine. A rendere complessa l’inchiesta è un susseguirsi di indizi falsi e false impressioni, un incalzare dell’indagine spinta solo dalla caparbietà di Montalbano, indiscusso protagonista attorniato dal fedele Fazio, da Augello e Catarella.
L’attualità dell’immigrazione come sfondo
Incredibile è la realtà, sempre attuale, del libro che, seppur scritto nel 2003, racconta di problemi e situazioni ancora presenti nel nostro Paese. Gli sbarchi clandestini in Sicilia fanno da sfondo ad una storia ricca di colpi di scena e descrizioni introspettive dove il caparbio e attivo Montalbano lascia spazio ad un Commissario fortemente polemico nei confronti dell’operato delle forze di polizia italiane e si lascia inizialmente scoraggiare da quella che sembra inizialmente la realtà dei fatti. Montalbano, l’invincibile Commissario di Vigata incontra, in questo libro, una forte crisi professionale e psicologica data dall’estrema indignazione provata nei confronti della società e di chi la governa.
 
 

Nulla dies sine linea, 17.7.2021
Un apocrifo camilleriano

Ho trovato un palese apocrifo, un abbozzo di racconto che ha per protagonista il commissario Montalbano.
Autore non è sicuramente Andrea Camilleri: troppo diversa la scrittura, che non è articolata nell’inconfondibile stile del Maestro. Però il personaggio è indubbiamente quello, le cose che fa e che dice sono quelle che ci aspettiamo che faccia e che dica.
Solo che è un Montalbano strano, diverso.
Sarà che, come si deduce dal testo, è ormai in pensione; e questo è indizio fortemente anticamilleriano, perché il grande scrittore aveva preannunciato che il suo personaggio sarebbe sparito dalla scena senza morire e senza andare in pensione (come in effetti avviene nel libro-testamento “Riccardino”).
Ma allora, chi ha osato impadronirsi del personaggio e farlo vivere abusivamente?
Forse qualcuno che ha letto queste righe di Maria Corti, insigne filologa e semiologa milanese, che invita a riflettere sulla potente vitalità di certi personaggi, che sopravvivono alla scomparsa dei loro autori: “Noi moriamo, diventiamo polvere e non ci siamo più; loro, i fantasmi di quel teatro dell’immaginario che è la letteratura, escono dalla vita del testo senza morire, anzi continuano a popolare la vita degli uomini; non appartengono a nessuno e appartengono a tutti”.
Nel trascrivere, da un dattiloscritto non dilavato né graffiato, le prime pagine di questo strano testo, preciso che esso è preceduto da un trafiletto di giornale, assolutamente autentico, che descrive una burrasca terribile abbattutasi sulla costa ligure di levante il 30 ottobre 2018. Vi si legge così:
“Scene di distruzione hanno accolto gli abitanti di Boccadasse al loro risveglio: la mareggiata che nella notte ha seminato distruzione per tutta la Liguria ha colpito duramente anche la costa genovese. Uno dei punti della città maggiormente danneggiati è Boccadasse dove gli stabili più vicini al livello del mare sono stati allagati, spesso le porte e le finestre sono state spazzate via dalla forza delle onde, che hanno sbriciolato cemento e asfalto, scagliando le grosse rocce dei moli come sassolini sulla riva”.
Ecco dunque il testo del racconto, che non ha titolo (se ne trovate uno voi, dateglielo pure; provvisoriamente potrebbe intitolarsi “La pensione di Montalbano”).
Chiunque sia il maldestro falsario, merita almeno che si dia un’occhiata (o un’occhiataccia) alla sua delirante fantasia; se non altro per apprezzare di più l’originale.

LA PENSIONE DI MONTALBANO
Nottata di vento devastante, fra le urla rabbiose di un mare infuriato.
Montalbano la conosceva bene, la voce delle tempeste; sulla riva del mare ci abitava da tanti anni. E ben conosceva il frastuono surreale delle notti di burrasca, i cigolii delle imposte che sbattono, le illusorie pause prima della successiva raffica, che giunge poi più violenta ed improvvisa.
La voce della tempesta è ovunque la stessa: voce brutale della natura che ricorda agli esseri umani, che si credono i padroni del pianeta, che a comandare è solo lei, perentoria nella sua forza smisurata.
Però quella notte di fine ottobre a Boccadasse la natura si era messa d’impegno per frantumare ogni record: porte e finestre delle case spazzate via dalle onde gigantesche, cemento e asfalto sbriciolati, le rocce dei moli sollevate come sassolini, come ghiaia.
Non riuscendo a prendere sonno, Montalbano si alzò, liberandosi di scatto del lenzuolo che gli si era attorcigliato intorno; e si meravigliò che Livia riuscisse a dormire in tutto quel gigantesco bailamme (“Deve essere proprio stanca”).
Provò ad aprire le imposte per dare un’occhiata, ma sentì una forza superiore che glielo impediva da fuori: era il vento che gli si opponeva violentemente, offeso dal misero tentativo di interferire con la sua volontà distruttiva.
Non potendo fare altro, il commissario si sedette vicino alla finestra; non si accese la sigaretta perché gli era stato intimato di non farlo più (“ormai deve pensare alla salute”) e restò così, immobile nel corpo ma mobile, sin troppo, con la mente.
Era la sua dannazione, quella di non poter fare a meno, sempre, di riflettere, di pensare, di ripensare, di contorcere i suoi ragionamenti, rendendoli simili ai rami di quell’ulivo saraceno che gli era stato tanto caro.
Era in pensione.
Non ci era andato, ce lo avevano mandato. Ed in effetti – le cose giuste bisogna dire – l’età l’aveva, i contributi necessari li aveva maturati eccome.
Ma alla pensione non ci aveva mai pensato, perché sarebbe stata un cambiamento e lui i cambiamenti non li sopportava.
Qualche volta il pensiero lo aveva sfiorato (“e che farei poi?”), ma quasi rabbrividendo lo aveva esorcizzato, dirottandosi su qualche considerazione meno amletica, su certezze più salde, sulla rassicurante serenità della ripetizione perenne di abitudini e ritmi di vita.
Però un giorno aveva avuto la sorpresa.
Era in commissariato, nella sua stanza, con Fazio. Stavano concludendo l’interrogatorio decisivo con un indiziato di omicidio; Montalbano, come spesso gli era capitato, stava attuando il suo “saltafosso”: bluffava come un giocatore incallito di poker, stava portando il sospettato nel vicolo cieco da cui non sarebbe più uscito. Gatto patentato, era; mentre sorci grigiastri erano le sue controparti, delinquenti di ampio medio e piccolo raggio, ma tutti accomunati dalla condizione sorcigna, condannati dunque ad avere pochi spazi vitali al di fuori della tana in cui si erano vanamente nascosti.
Proprio mentre il commissario stava per tirare fuori il suo poker vincente, la porta della stanza tremò, si udì un boato, un quadro cadde dalla cornice (natura morta mediocre, tipico sfondo melanconico alle grigie stanze dei commissariati). Montalbano impiegò qualche secondo in più del dovuto a capire che non era in corso un attacco dell’Isis con missili terra-terra.
Era Catarella, ovviamente. Sventolava un foglio di carta in mano, aveva un grosso lacrimone negli occhi, piagnucolava inconsolabile.
«Catarella, ma che minchia…» ruggì il commissario, che era abituato a quelle incursioni violente; ma rimase poi istantaneamente sorpreso di non sentire la solita richiesta di perdono da parte dell’agente pentito («La porta mi scappò»). Lo vide avvilito, in lacrime, disperato. E siccome non c’è nulla di più contagioso delle lacrime delle persone care, si sorprese di avere anche lui una lacrima pronta a scendere, ma ancora incerta sul da farsi e dubbiosa della liceità delle sue intenzioni.
«Che è successo?» chiese, con voce preoccupata, perplessa e furibonda al tempo stesso (mix da preoccupare seriamente qualunque attore delle scuole di teatro che lo avesse dovuto interpretare).
«Una lettera del mistero arrivò», disse Catarella lacrimoso.
«Quale mistero? Di che mistero parli?».
Non capiva, ma vedeva quel foglio di carta sventolato, simile ad una bandiera bianca di resa, resa a tutto, incondizionata, assoluta. Strappò il foglio all’agente e lesse l’intestazione. Veniva dal Ministero degli Interni (che in effetti di misteri ne aveva e non pochi…).
Visti i tempi, si preoccupò che l’allora titolare del dicastero, in una delle sue rare giornate di permanenza al Viminale (pressanti impegni lo chiamavano spesso altrove, impegnato nella più abituale professione di cacciatore di consensi elettorali), gli rivolgesse qualche solenne cazziatone; e temeva che la sfuriata fosse ancora una volta legata alla sua ormai consolidata fama di scheggia impazzita, di sinistrorso deplorevole e deplorato.
Non era così.
Era il decreto che gli comunicava il pensionamento per raggiunti limiti d’età e per massimo contributivo raggiunto. Non quota 100, non Fornero: aveva raggiunto il massimo possibile per un funzionario statale e, non essendo né un politico, né un docente universitario, né un appartenente ad altre categorie immarcescibili, doveva andare via dal successivo prossimo venturo 1° gennaio.
La lettera l’aveva aperta quel ficcanaso di Augello, spaventato dalla provenienza minacciosa; ed era rimasto di sale. Poi aveva chiamato Catarella e gli aveva ordinato di portare di corsa la missiva al commissario, anzi al futuro ex commissario.
Catarella aveva un suo modo di capire le cose, con i suoi tempi e le sue difficoltà; ma questa cosa la capì al volo e fu subito pianto disperato, commozione, disperazione.
«E io come faccio ora, dottore?» Non riusciva ad immaginare, il poveraccio, quel commissariato senza il suo “dottore”, che aveva sempre saputo capirlo, incoraggiarlo, interpretarlo.
Montalbano cadde sulla sedia inebetito, mentre l’indagato stava gradualmente passando dallo sbigottimento per lo sviluppo inaspettato dell’interrogatorio all’incredula sorcigna speranza di poterla fare franca.
Fazio capì di dover intervenire, proclamò «Cinque minuti di pausa» e fece portare l’uomo in un’altra stanza. Tornò poi dal suo capo, si sedette accanto a lui. Gli tolse dalle mani la lettera, che lui teneva guardando nel nulla. Lesse in un attimo, capì.
«E ora che farà, dottore?».
Perché, diciamolo chiaro, un Montalbano pensionato non esisteva fra le cose ammissibili nell’universo creato. Ci sono persone “in-pensionabili”, apparentemente, che si credono e sono credute eterne, che sono addirittura identificate con il luogo in cui stanno, che sembrano partecipi ormai di una sorta di ritmo immutabile della natura. E il commissario era fra queste, immarcescibile nonostante avesse passato da vari anni la sessantina, ostinatamente e falsamente sempre uguale al se stesso di un tempo, ma senza più le forze, le illusioni, le speranze anche, che aveva avuto.
Quel giorno il suo proverbiale appetito si era concesso un’inaspettata vacanza; nel suo ristorante, Enzo aveva atteso invano il più fedele dei suoi clienti, quello che gli dava più soddisfazione; e alcune triglie di scoglio appena pescate avevano festeggiato quell’inaspettata dilazione alla loro seconda morte.
Lui, il commissario, totalmente digiuno e con lo stomaco che gorgogliava furibondo per l’inconsueta punizione, se ne era andato a fare la sua solita passeggiata vicino al mare, lungo il molo, fino a quello scoglio piatto dove era solito snocciolare i suoi pensieri.
C’era, immancabile, il suo amico granchio, che guardava con evidente meraviglia la sua espressione inconsueta; ma alla domanda che gli fu rivolta («Come mi vedi da pensionato?») non ebbe una risposta pronta (anche perché il Ministero dell’interno dei granchi non notifica mai un pensionamento), sicché preferì svignarsela e rintanarsi vilmente fra gli scogli.
Quella sera però Montalbano, dopo tante ore di silenzio, aveva parlato per ore, al telefono, con Livia; e lei da Boccadasse, lontana e vicina come sempre, lo aveva ascoltato pazientemente.
Solo a lei era riservata questa Messa cantata solenne, solo lei – da sempre – aveva l’abbonamento ai silenzi e agli sfoghi di Salvo. Lei ne conosceva e ne condivideva la solitudine, la disperazione di certi momenti, le fissazioni, i rituali (quante volte aveva tentato di disinnescarglieli!), anche le fasi euforiche, le gioie, le speranze. Lei era come la lancia di Achille: sapeva ferire per poi risanare.
Quando il commissario ebbe finito di parlare, quando finalmente ci fu un attimo di silenzio, un silenzio da cui poteva venire fuori ogni cosa, lei disse solo poche parole: «E ora che scusa inventerai per non venire da me?».
Dolcemente ironica, non fredda, non insensibile, non crudele; realistica, come sempre; perché conosceva, lei meglio di lui, le ferree leggi dell’esistenza umana, l’alternarsi delle fasi, le svolte ineluttabili, i continui patti con il destino, gli aggiustamenti di rotta. E comunque sapeva sempre come afferrarlo sull’orlo dell’abisso, sapeva come dargli una scossa, anche a costo di ricorrere a una delle loro proverbiali, ineludibili e salutari “azzuffatine”, come le chiamava lui.
E infatti dopo la telefonata lui finalmente, dopo ore e ore di tensione, aveva sorriso per un istante. Quella notte, poi, aveva dormito per ore, serenamente.
Sapeva che ben presto non sarebbe stato svegliato la mattina da un’importuna ed ermetica telefonata di Catarella; ma sapeva che il sole sarebbe spuntato ancora, che il mare era lì ad attendere la sua nuotata, che Enzo – per fortuna – in pensione non ci andava mai, che Adelina avrebbe ancora preparato per lui la sua meravigliosa pasta ‘ncasciata o le arancine, che le persone che stimava e amava erano ancora tutte lì e che lui, per loro, sarebbe stato sempre lo stesso.
Sapeva, soprattutto, che non c’era nessuno, né a Vigàta né a Roma, che potesse indurlo ad “autocancellarsi” dalla vita, ad estinguersi, a ridursi al suono di una sillaba, almeno finché camminava su questa terra, finché aveva il dono dell’intelligenza e della memoria, finché il suo cuore provava sentimenti, finché tante persone si ricordavano di lui e lo stimavano.
Ripeté tranquillamente: «Montalbano Salvo, nato a Catania il 6 settembre 1950; funzionario della Polizia di Stato, a riposo». Non suonava poi così male; e del resto era logico, normale per tutti.
Ci avrebbe fatto l’abitudine.
A tutto questo Montalbano ripensava ora, a distanza di quasi un anno, nella casa di Livia a Boccadasse, in quella notte di tempesta.
Fu Livia a riscuoterlo, alzandosi improvvisamente e quasi sbattendo su di lui che era seduto davanti alla finestra.
«Ma c’è il finimondo!» disse, provando anche lei a dare un’occhiata fuori e finendo ricacciata dall’egualitaria opposizione degli elementi naturali.
Allora lo guardò, lo vide immerso e sommerso nei suoi pensieri, peggio del mare travolto dallo tsunami.
E gli accarezzò i capelli bianchi dicendogli dolcemente: «A che pensi?».
Lui si girò verso di lei; e riuscì a sorriderle.
Il mare in tempesta iniziava a calmarsi. Aveva già fatto troppi danni.
Mario Pintacuda
 
 

La Sicilia, 18.7.2021
Da due anni riposa nella pace e nel silenzio

Dal 18 luglio 2019 le spoglie de Andrea Camilleri riposano nel cimitero acattolico di Roma detto degli stranieri o anche il cimitero degli artisti e dei poeti, ubicato vicino alla piramide di Caio Cestio Epulo, circondato dalle mura Aureliane. Il cimitero si trova fra la porta San Paolo e il quartiere Testaccio. Un luogo tranquillo e suggestivo, ombreggiato da tanti cipressi ed occupato da una numerosa colonia di gatti. È il giardino della memoria, spazio infinito dell’eterno silenzio, che custodisce la dignità dei morti. Da secoli l’enorme fascino di questo cimitero ha contribuito ad alimentare il mito del luogo, ritenuto un museo a cielo aperto e stimola giornalmente decine e decine di turisti a visitarlo. Un’area ben curata dagli spazi verdi e protetti che tramanda la storia di insigni e noti personaggi ivi tumulati. È il luogo della meditazione, capace di rappresentare un’ampia “corrispondenza di amorosi sensi” tanto cari al Foscolo.
Nel percorrere in silenzio i lunghi viali si ha la sensazione di ascoltare le voci dei cari defunti. E poi fra le tombe avvolte dai ciuffi d’erba si respira il profumo delle piante e dei fiori. Un posto davvero suggestivo che raccoglie e tramanda memorie antiche. La maggior parte dei monumenti ricordano defunti di fede protestante, ma vi sono sepolti anche ortodossi, musulmani, ebrei e anche cattolici.
Prima che morisse, Andrea Camilleri amava visitare questo luogo, probabilmente suggestionato dalla bellezza del sito e soprattutto dai nomi dei personaggi che avevano avuto il privilegio di trovare la sepoltura. Insomma, Camilleri da vivo aveva subito una fortissima attrazione per questo cimitero dove sono sepolti tanti artisti, pittori, poeti, scrittori, musicisti, attori e tanti illustri defunti a partire da John Keats, Percy Bysshe Schelley, William Wetmore Story, Costance Fenimore Woolson, Perkins Marssh, Gottfried Semper, August von Goethe, Carl de Bildt, Victor Hoving, Karl Briullov, Irene Galitzine, Luce d’Eramo, Bruno Pontecorvo, Dario Bellezza, Adolf Hallman, Arnoldo Foa, Renato Salvatori, Miriam Mafai, Carlo Emilio Gadda, signore della prosa, come recita la sua lapide. Vi è pure la tomba dove sono racchiuse le ceneri del grande pensatore politico Antonio Gramsci, il fondatore del partito comunista, internato nelle prigioni fasciste.
Ogni sepoltura contiene e racconta una storia umana, perché ancora oggi le tombe parlano di storie affascinanti ed incredibili, la morte è vista come un percorso, che rappresenta il cammino dell’anima.
«Una mescolanza di lacrime e sorrisi, di pietre e di fiori, di cipressi in lutto e di cielo luminoso, che dà l’impressione di volgere uno sguardo alla morte dal lato più felice della tomba…»
Così Henry James nel 1873 descrisse il cimitero dei protestanti e dei non credenti, meglio conosciuto come il “cimitero acattolico” di Roma. E poi in questo luogo si coglie il respiro gravido dei ricordi storici. Qui il visitatore, in assoluto silenzio, viene suggestionato tra l’altro dalle parole di Percy Bysshe Schelley: «Ci si potrebbe innamorare della morte alla solo pensiero di venir sepolto in un luogo tanto dolce» e da quelle riportate sulla lapide del poeta Keats: «Questa tomba/racchiude i resti mortali/di un giovane poeta inglese/che sul suo letto di morte/nell’amarezza del suo cuore/per il malevolo potere dei suoi nemici/chiese che queste parole fossero incise/sulla sua pietra tombale. Qui giace colui/il cui nome fu scritto sull'acqua. 24 febbraio 1821». Risponde a questa un’altra scritta su una piccola lastra murata in una parete poco lontana che dice: «Keats! Se il tuo caro nome fu scritto sull’acqua, ogni goccia è caduta dal volto di chi ti piange».
In questo luogo segnato da lunghi silenzi, il padre del Commissario Montalbano da due anni si muove in assoluta libertà. Conosce ogni angolo e conosce tutti gli inquilini vecchi e nuovi, italiani e stranieri, con i quali intrattiene buoni rapporti di buon condominio, in quanto secondo un vecchio adagio «chi muore non muore perché resta sempre nei cuori di chi continua a vivere aspettando la sorella morte».
Da due anni Andrea Camilleri, così come tutti gli altri trapassati, riposa in pace attorniato dagli spiriti, dal silenzio muto ed immenso spezzato di tanto in tanto dal canto delle cicale e dal miagolio dei gatti del Testaccio che vi si muovono in piena libertà.
Nel piccolo spiazzo accanto alla sua tomba è posta in bella vista una “burnia di vetro” che giornalmente raccoglie i tanti biglietti che vengono depositati dai visitatori. Accanto alla tomba di Andrea Camilleri vi è quella dei coniugi Franklin Simmons (1839-1913) e di Ella Boumeslocum (1847-1905). Franklin Simmons è l’autore tra l’altro “dell’Angelo detto della Resurrezione”, le cui ali spiegate ombreggiano la tomba dello scrittore empedoclino.
In questi due anni la Rai ha continuato a mettere in programmazione nuovi e vecchi racconti del Commissario Montalbano, registrando sempre alto gradimento da parte di milioni di telespettatori. Uno muore quando non ha più niente da fare. Andrea aveva ancora tanto da scrivere e da raccontare. Al pari di Luigi Pirandello: «Chi nasce personaggio, chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, può infischiarsi della morte. Non muore più! Morrà l’uomo, lo scrittore, strumento naturale della creazione; la creatura non muore più».
I suoi racconti, le sue riflessioni, i suoi pensieri, la sua voce rauca con quell’inflessione e con quel senso antico delle parole, quel gusto di discutere continueranno ad albergare nelle menti del vasto pubblico, così come non hanno mai dimenticato Tiresia, l’uomo che in una notte d’estate, incantò migliaia di persone sedute ad ascoltarlo nell’antico teatro greco di Siracusa. Una interpretazione unica e geniale, indimenticabile, meravigliosa che portò sulla scena un Tiresia con in testa una coppola e con accanto un bambino che gli faceva compagnia. Una vera e propria sacra rappresentazione. «Come il sapere è cosa tremenda quando non può servire a chi conosce. Ed io sapevo questo; ma l’ho dimenticato, perché certo non sarei venuto qui».
Oggi siamo più poveri. Ad maiora, maestro di vita.
Paolo Cilona
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 18.7.2021
A due anni dalla scomparsa
Porto Empedocle, città dalla memoria corta il turismo in nome di Camilleri è un'utopia
Non c'è traccia dello scrittore: né una targa, né una strada che porti il suo nome

Agrigento - Porto Empedocle ha la memoria corta. A due anni di distanza dalla morte del suo cittadino più illustre, Andrea Camilleri, non c'è traccia della memoria dello scrittore. Né una targa commemorativa, né una strada o una piazza che porti il suo nome. Anzi, sembra quasi che Camilleri di qui non sia mai passato. Invece ci è nato e vissuto fino agli anni '40, prima di trasferirsi con la famiglia a Roma. E negli anni ci è tornato a più riprese, fino a farla diventare la Vigàta dei romanzi. ,
Il luogo che dovrebbe ricordarlo più e meglio di tutti ha a pochi passi dal centro un teatro, il teatro Empedocle, chiuso da 40 anni. Nel 2010 erano cominciati i lavori per consentirne la riapertura, ma questi non sono mai stati completati nonostante mancasse poco alla fine, dopo la rescissione del contratto da parte dell'azienda per mancanza di fondi. Una questione mai risolta, nonostante gran parte dei lavori siano stati completati, che avrebbe però dovuto dare vita al "Teatro Camilleri", oggi rimasto soltanto sulla carta.
Non ha una targa anche l'ultima residenza di Camilleri, a pochi passi dalla via principale di Porto Empedocle, via Roma: solo i più curiosi possono infatti notare il nome sul campanello dell'anonima porta marrone.
E non c'è traccia neanche della casa dì campagna dello scrittore demolita alla fine del 2018, dopo che gran parte era crollata a causa delle piogge e dell'abbandono. Dopo essere stata dichiarata inagibile, con lo scrittore ancora in vita, le ruspe hanno eseguito l'ordinanza di demolizione.
A ricordare la presenza-assenza di Camilleri c'è la statua, all'ingresso di via Roma, del Montalbano dei romanzi, con baffi e capelli folti, e le insegne che ricordano i luoghi dei romanzi. Tra le pochissime manifestazioni organizzate per ricordare lo scrittore a due anni dalla sua scomparsa, complice anche il Covid, a compiere un passo avanti sono le associazioni come la Ferrovie Kaos, che negli ultimi anni è riuscita a ristrutturare e far rivivere la stazione tanto cara a Camilleri, e altre realtà come MariTerra e Archeoclub.
Però i turisti che arrivano sono pochi, nel centro che non conta neanche una libreria pronta a vender loro i romanzi di Camilleri. Il parcheggio pluripiano che sarebbe dovuto servire per accogliere tutte le auto rimane da decenni una grigia incompiuta che fa da cornice a un centro storico di case crollate o vuote.
Se nella vera Vigata il turista rimane a bocca asciutta, dall'altro lato della Sicilia, nel Ragusano, il Commissario Montalbano della serie televisiva porta ancora tanti turisti. E a Scicli anche per entrare al Comune occorre pagare un biglietto. Cosi, mentre si lavora al porto per far arrivare fra qualche anno le grandi navi da crociera, il turismo nella cittadina legato allo scrittore empedoclino, non è mai decollato E la figura dello scrittore per ì turisti è evanescente.
Alan David Scifo
 
 

La Sicilia (ed. di Agrigento), 18.7.2021
Via Molo diventa via Andrea Camilleri
E' l'arteria dove insiste la Torre Carlo V in cui il Sommo descrisse "La strage dimenticata"

A due anni dalla scomparsa dello scrittore Andrea Camilleri, la sua città natale lo ricorda e gli intitola la via Molo, quella davanti la scuola Pirandello ed alla Torre di Carlo V. Inoltre, sempre nel centro ricordo del papà di Montalbano, è stato realizzato un percorso di rigenerazione del Vicolo Alaimo “in cui si incastona – dice il sindaco Ida Carmina- un quadro realizzato a sei mani che unisce idealmente la Città dei Fiori con la Sicilia, con Porto Empedocle. A realizzarlo sono stati Anna Blangetti della “Compagnia Stabile Città di Sanremo” e due empedoclini : Giacomo Mannisi ispirati dall’ex direttore sportivo della Sanremese, Salvatore Ciaramitaro, che ha avuto l’ispirazione dell’iniziativa.”
Il percorso e’ stato portato avanti dalle Associazioni Mariterra e Archeoclub Agrigento – I luoghi di Empedocle.
Gaetano Ravanà
 
 

Il Fatto Nisseno, 18.7.2021
Mussomeli, inaugurato pannello all’aperto del maestro Piccica dedicato allo scrittore Andrea Camilleri. La pioggia sopraggiunge alla fine

Mussomeli – Il fine settimana di metà luglio di questo 2021, in tempi ancora di pandemia, ha potuto contare di un evento culturale, svoltosi all’aperto, nella Piazzetta Firenze, per ricordare il 2° anniversario della morte dello scrittore Andrea Camilleri. L’iniziativa è stata della BC SICILIA Sezione di Mussomeli, di cui è Presidente Rita La Monica, che ha dato il saluto di benvenuto ai partecipanti, seguito da quello del Sindaco Catania. Il primo cittadino, riferendosi al posizionamento nella Piazzetta Firenze del pannello di Camilleri del Maestro Peppe Piccica ha precisato che tale collocazione è stata concordata con la Presidente Rita La Monica, aggiungendo che nel prossimo futuro è previsto un rifacimento della piazzetta Firenze con relativo rilancio di un luogo tanto caro ai mussomelesi. Ha poi ironizzato anche sulle sortite di Piccica, in ordine a delle circostanze che non ha trovato la sua condivisione, come per esempio il museo edificato nel Parco Urbano per ricordare le vittime del Covid. Il sindaco ha poi annunciato che nell’immediato futuro, nei piani superiori di Palazzo Sgadari, avverrà il trasferimento della biblioteca comunale. Una comunicazione accolta con favore dal Piccica, per il semplice fatto che tanto tempo fa era stato, appunto, proprio lui a proporre tale iniziativa. Ha preso, poi la parola lo scrittore Roberto Mistretta che ha ricordato ai presenti la figura di Andrea Camilleri parlando delle svariate tappe della sua vita, dando maggiore risalto all’incontro che, alla fine degli anni novanta, lo scrittore ebbe con Elvira Sellerio che per diversi anni è diventata la sua unica casa editrice. Ha detto che il successo dell’opera letteraria del maestro Camilleri è di carattere planetario in quanto i suoi romanzi sono stati tradotti in numerosissime lingue straniere. Ha successivamente parlato il Maestro Piccica che ha sottolineato i profondi legami affettivi che ha nei riguardi della Piazzetta Firenze, dove da bambino ha giocato con gli amici d’infanzia Vincenzo e Sergio Noto, il compianto Enzo Scannella e diversi altri. Ha poi precisato che da adulto ha frequentato la Piazzetta Firenze perchè “nella casa gialla all’angolo vi erano andati ad abitare i miei cari zii Gina e Totò”. Ha poi aggiunto di “essere felice di potere associare il mio modestissimo nome a quello di un grande scrittore dopo che alcuni mesi fa ho associato il mio nome a quello di Leonardo Sciascia per avere filmato il solenne funerale di 31 anni fa nella sua Racalmuto”. Ha concluso il giro degli interventi Rita La Monica, sottolineando che il Maestro Piccica non ha percepito alcun compenso in denaro e che si è offerto gratuitamente per la realizzazione del disegno. L’intervento conclusivo ha registrato anche l’arrivo della pioggerellina che ha costretto i presenti ad entrare immediatamente nell’atrio del Palazzo Sgadari, dove c’è stato l’assaggio degli arancini offerti dal ristorante “La Castellana”. Al termine l’immancabile foto con lo sfondo del ritratto di Andrea Camilleri, con la scritta “Non bisogna avere mai paura dell’altro, perché tu, rispetto all’altro, sei l’altro”. Alla fine, tutti “vissero felici e contenti”, come ha simpaticamente chiosato Peppe Piccica.
Carmelo Barba
 
 

AgrigentoWeb, 1.7.2021
In Piemonte la prima scuola intitolata ad Andrea Camilleri

L'Istituto Comprensivo di Varallo Pombia, in provincia di Novara, è stato intitolato allo scrittore Andrea Camilleri. L’iniziativa, nata da un’idea del dirigente scolastico, l’agrigentino Giuseppe Amato, ha finalmente visto la luce dopo il rinvio dello scorso anno a causa delle misure di contenimento da Covid-19.
Durante la cerimonia si è inaugurata l’insegna con il logo rappresentate il volto stilizzato del Maestro siciliano, alla quale si sono susseguiti gli interventi delle Istituzioni e delle amministrazioni locali, che hanno voluto manifestare la propria vicinanza alla Scuola e all’intera comunità.
Si tratta della prima scuola italiana ad essere intitolata ad Andrea Camilleri, e questo ha inorgoglito l’intera comunità varalpombiese per il prestigio che l’Istituto ha acquistato a livello nazionale.
Nel grande salone di ingresso è stato scoperto il busto dello scrittore e regista agrigentino creato dal maestro Salvatore Profetto.
In collegamento dalla Sicilia, sono intervenuti anche i sindaci di Agrigento, Francesco Miccichè e di Porto Empedocle, Ida Carmina.
 
 

Libreriamo, 18.7.2021
Libri Da Leggere
5 libri da leggere con protagoniste storie d’amore estive
Da William Shakespeare a Catena Fiorello, ecco alcuni dei più famosi libri la cui trama vede al centro storie d'amore che nascono in estate.

Le storie d’amore estive sono un classico della bella stagione. Complici il caldo, l’allontanamento da casa e dai ritmi quotidiani, la leggerezza e l’abbandono a un momento di riposo, la stagione estiva è l’ideale per storie fugaci, ma intensissime, passioni che si accendono e si spengono nell’arco di poche settimane. Ad esse, è dedicata un’ampia parte della produzione letteraria mondiale.
5 libri da leggere con protagoniste storie d’amore estive
Scopriamo alcuni dei più famosi libri la cui trama vede al centro storie d’amore estive.
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La vampa d’agosto di Andrea Camilleri
Di storie d’amore estive si parla anche in uno dei gialli con protagonista il commissario Montalbano. Caldo torrido, estenuante, sole implacabile: è questa la vampa del mese più infuocato della torrida estate siciliana, ma è anche l’ardore e la passione che infiammano Montalbano. Siamo in agosto, Mimì Augello ha dovuto anticipare le ferie e Montalbano è costretto a rimanere a Vigàta.
Livia vorrebbe raggiungerlo, ma per non restare sola, con Montalbano sempre al lavoro, pensa di portare con sé un’amica (con marito e bambino) e chiede a Salvo di affittare una casa sul mare per loro. La vacanza scorre nella villetta sul mare, silenziosa, verde. Ma un giorno il bambino sparisce. Montalbano accorre e scopre in giardino un cunicolo che rivelerà clamorose sorprese tra cui un baule con il cadavere di una ragazza scomparsa sei anni prima.
 
 

Quotidiano di Sicilia, 19.7.2021
In scena l’ultima testimonianza artistica di Andrea Camilleri
Lo spettacolo "Intelletto d'amore" di Michele Marco Rossi, andrà in scena il 18 agosto a Borgia (Cz), in vista del festival Armonie d'Arte. Prevista una data del tour a Trapani

Debutta lo spettacolo Intelletto d’amore (e altre bugie) di Michele Marco Rossi e Andrea Camilleri a Borgia (CZ) il 18 agosto per il Festival Armonie D’Arte. Sarà una prima assoluta che porterà in scena nuovamente la voce del grande scrittore facendoci conoscere la sua ultima testimonianza artistica.
Dopo essersi dedicato alla Mitologia greca, alla fisicità distorta del Macbeth Shakespeariano, Michele Marco Rossi, romano, si dedica ora al tema più antico e più umano di tutti: l’Amore. Per farlo si è affidato a una guida, a un Maestro che potesse addentrarsi con lui tra i meandri di un tema così comune e difficile al tempo stesso: il grande scrittore Andrea Camilleri.
Dice lo stesso Michele Marco Rossi: “Non ho mai avuto dubbi che Camilleri potesse essere la migliore guida per questo percorso. Uno scrittore così acuto, prolifico e versatile, un uomo di 93 anni che con così tanta forza e freschezza avevo ascoltato parlare di vita e di morte, di attualità, di sapere, mi sembrava il miglior compagno di viaggio possibile per avventurarsi in un tema anche banale se si vuole, ma così profondamente radicato nella nostra cultura umana.
Non mi sbagliavo. Con che emozione ricevetti la telefonata di Mariolina (una delle tre figlie dello scrittore, ndr) che mi invitava tramite il Maestro ad incontrarlo di persona. Ho passato un pomeriggio indimenticabile a parlare d’amore con uno scrittore cieco di 93 anni, che mi ha illuminato sul legame tra l’amore e la complessità insondabile della natura umana. Avremmo dovuto incontrarci nuovamente più avanti, per effettuare insieme delle letture su vari testi, per concretizzare questa collaborazione.
Non è stato più possibile; la fragilità della vita umana si era portata via il Maestro. Ma di quel nostro primo e ultimo incontro serbo una registrazione preziosa. Si parte da Dante, per arrivare a parlare di ciascuno di noi. L’amore diviene specchio e sonda della nostra natura, di quella umanità che Camilleri conosceva così bene”.
La famiglia Camilleri, dopo la scomparsa dello scrittore ha sostenuto il percorso di questo progetto rendendolo realizzabile.
Nasce così Intelletto d’amore (e altre bugie), un programma da concerto per violoncello solo ed elettronica. 5 commissioni di lavori originali a 5 compositori (Paolo Aralla, Noriko Baba, Vittorio Montalti, Matteo Franceschini, Pasquale Corrado), un repertorio che va dal Medioevo al romanticismo alla contemporaneità: tali ascoltatori verranno trasportati datili interventi della voce di Andrea Camilleri, che farà da guida alle varie tappe del concerto di Michele Marco Rossi in un’analisi di differenti aspetti dell’amore, volta ad approfondire la natura irrazionale e multiforme degli esseri umani.
Le tappe successive di questo spettacolo saranno a Lucca per Lucca Classica il 27 agosto e poi per l’Associazione Filarmonica Romana il 2 settembre 2021. Successivamente il tour continuerà a Trapani, Reggio Emilia, Macerata, Pordenone, Perugia, L’Aquila e Torino.
 
 

Gente e Territorio, 19.7.2021
Il ritratto di Camilleri a Mussomeli

Conosciamo Vigata, l’immaginario comune siciliano in cui si svolgono le avventure del Commissario Montalbano, nell’altrettanto immaginaria provincia di Montelusa. Sappiamo che la località corrisponde a Porto Empedocle, paese natale dell’autore. In una intervista, Camilleri ha dichiarato che Vigata in realtà non è altro che il cortile della scuola da lui frequentata da giovane. In questo luogo, nelle pause di metà mattinata e all’uscita da scuola in attesa della corriera, i ragazzi della scuola provenienti dal territorio vicino raccontavano le storie dei propri paesi. Dall’unione di tutte queste storie prende corpo un paese immaginario che in seguito lo stesso Camilleri battezzerà appunto Vigata ispirandosi alla vicina Licata. Forse non tutti sanno che, da questa miscellanea di varianti dialettali, numerosi altri toponimi hanno subito, nei romanzi, un’alterazione grafica: Menfi è diventato Merfi, Sciacca Fiacca, Realmonte Montereale, Gela Fela, Mussomeli Mussolevi. Insomma dal pastiche culturale e linguistico che è diventato il siciliano di Camilleri, noi lettori sprovveduti e forse un po’ troppo rigidi sulla corretta lingua letteraria da usare, abbiamo appreso a comprendere il significato di una parola siciliana dalla situazione generale descritta. Questo ha sicuramente arricchito la nostra capacità di comprensione ed ha sdoganato parole dialettali legati alla sola produzione regionalistica.
Sono due anni che il grande vecchio ci ha lasciato, le commemorazioni non mancano. In particolare vi segnalo un comunicato stampa:
In occasione del secondo anniversario della morte del grande scrittore Andrea Camilleri, avvenuta a Roma il 17 luglio 2019, BCsicilia, sede di Mussomeli, in collaborazione con il Comune vuole ricordare e celebrare l’inventore del commissario Montalbano con un ritratto realizzato dall’artista Peppe Piccica. Il pannello sarà istallato in Piazzetta Firenze, poco distante dal busto bronzeo di Paolo Emiliani Giudici, eminente letterato mussomelese, autore della prima Storia della Letteratura Italiana. La cerimonia di inaugurazione avverrà sabato alle ore 18:30 e sarà presentata da Rita La Monica, Presidente della Sezione di Mussomeli di BCsicilia. Previsti gli interventi del Sindaco Giuseppe Catania, dello scrittore Roberto Mistretta e dell’artista Peppe Piccica.
Leggendo il testo ed i nomi delle persone coinvolte nella lodevole iniziativa, non ho potuto fare a meno di pensare che Camilleri ne avrebbe potuto trarre l’incipit di un nuovo giallo.
Mussolevi, 17 luglio. Mentre in Piazzetta Firenze, in piena calura estiva, si scopre il ritratto di Camilleri, in occasione del secondo anniversario della sua morte, si sente, nella strada adiacente, un raccapricciante urlo di fimmina. Montalbano, lì presente ad omaggiare il grande scrittore, teme la presenza di un catafero….
Camilleri mi perdoni!
Piera De Prosperis
 
 

La Sicilia (ed. di Siracusa), 20.7.2021
Carmelinda-Beba e l’omaggio allo scrittore Camilleri

Carmelinda Gentile, attrice siracusana che ormai da diversi anni ha spostato il suo raggio d’azione in Olanda, tra aneddoti e ricordi legati al set de “Il commissario Montalbano” strappa applausi, risate e offre lo spunto per spingere un po’ tutti a guardarsi allo specchio magari con un po’ di indulgenza in meno.
“Beba, il Maestro e le farfanterie”, oggi lettura scenica su un testo inedito di Aldo Mantineo ma in procinto di diventare un vero e proprio monologo affidato alla verve di Carmelinda Gentile (che ha collaborato alla stesura del testo), ha convinto al suo debutto nel dehors della Pasticceria Neri – sempre di più "casa delle arti" senza pareti che ha così ospitato, in occasione del secondo anniversario della scomparsa di Andrea Camilleri, il primo dei due appuntamenti in programma nell’ambito della rassegna di conversazioni e presentazioni di libri "Siracusa scrive (… ma poi legge?") che andrà avanti per l’intera estate. A fare gli onori di casa Franco Neri che ha voluto evidenziare la costante attenzione e la straordinaria cura che richiede, ad ogni livello, la “macchina” della cultura, unico mezzo capace di far viaggiare l’uomo ovunque, anche senza la necessità fisica di muoversi.
[...]
 
 

Polityka, 20.7.2021
Recenzja książki: Andrea Camilleri, „Świetlne ostrze”
Miłość i zbrodnia w Vigacie
4/5

Autor serii kryminalnej o komisarzu Montalbano zmarł trzy lata temu, ale do przetłumaczenia na polski pozostało jeszcze ponad dziesięć powieści z tego cyklu. „Świetlne ostrze” jest jedną z nich. Co może wyniknąć z absurdalnego, ale bardzo realistycznego snu? Niewiele, ale skoro pojawia się na początku akcji, wiadomo że – podobnie jak przysłowiowa strzelba z pierwszego aktu – motyw ten musi później powrócić. Jest w tej powieści wszystko, co lubimy w historiach o Montalbano: morze, spacery, pyszne jedzenie przygotowywane komisarzowi przez wierną Adelinę, a gdy ta się obraża – przez równie wiernego Enza w jego knajpce, głuptas Catarella, uwodziciel Augello.
Andrea Camilleri, Świetlne ostrze, przeł. Maciej A. Brzozowski, Noir sur Blanc, Warszawa 2021, s. 250
Dorota Szwarcman

Recensione libro: Andrea Camilleri, "Lama di luce"
Amore e criminalità a Vigata
L'autore della serie poliziesca sul commissario Montalbano è morto tre anni fa, ma ci sono ancora più di dieci romanzi di questa serie da tradurre in polacco. La "Lama di luce" è uno di questi. Cosa può derivare da un sogno assurdo ma molto realistico? Non molto, ma poiché appare all'inizio dell'azione, sai che - come il proverbiale fucile del primo atto - questo tema deve tornare in seguito. C'è tutto in questo romanzo che ci piace delle storie di Montalbano: il mare, le passeggiate, i cibi prelibati preparati per il commissario dalla fedele Adelina, e quando lei viene offesa - dall'altrettanto fedele Enzo nel suo ristorante, lo scemo Catarella, il seduttore Augello.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Demokrat Haber, 20.7.2021
Yüzüyor, Balık Yiyor, Cinayet Çözüyorsunuz: Komiser Montalbano

Çok uzun zamandır polisiye diziler seyrediyorum. Günde üç posta kadın programı seyrediyorum. Kim kiminle kocasını aldatmış? Akrabasını kim neden öldürür? Az buçuk fikir sahibiyim. Bu tür programlar insan ilişkilerinin kimyasını çözmenize, hayatın matematiğini kavramınıza yardımcı oluyor. Şimdi öğrencimle birlikte polisiye bir senaryo yazmaya çalışıyoruz. Artık ne kadar başarılı olacağız belli değil.
Kurgusuna bayıldığım, seyrederken mekanlarını görmekten zevk aldığım bir dizi var Netflix’te, adı Komiser Montalbano. Olaylar Sicilya’da kurgusal Vigata kasabasında geçiyor.
Yapımcılığını İtalyan televizyonu RAI üstlenmiş. 1999’dan itibaren 15 televizyon filmi formatında çekilmiş dizi.
Nisan ayından beri kısım kısım yayınlanıyor Netflix’te.
Andrea Camilleri’nin aynı adlı romanından uyarlanan dizide komiser Montalbano midesine düşkün bir adam. Deniz kenarında bir evi var. Sabahları yüzüyor. Sonra kahvesini içiyor ve işe başlıyor. Akşamları şarabını içip makarnasını indiriyor mideye.
İyi yemek yapan restoranlara düşkün. Renkli ahşap sandalyeleri olan restoranlarda Sicilya’nın en lezzetli yemeklerini yiyor. Onun sayesinde ben de yemek kültürlerini öğrendim.
Önce spagetti yiyip üstüne balık yiyorlar mesela.
Başka şehirde yaşayan bir sevgilisi var. Arada bir sevgilisi onu ziyarete geliyor. Kadın onunla evlenmek, çocuk sahibi olmak istiyor. Ama adamın pek evlenmeye niyeti yok.
Sevgilisine sadık ama bazen güzel kadınlar çok ısrar ettiğinde nazik adam olduğu için onlarla sevişmekten kendini alıkoyamıyor bizim komiser.
Bir de karakolda başka bir arkadaşı var. Uçan sineği kaçırmayan cinsten bir adam, civar illerin evli, bekar dişi şeceresi ondan soruluyor. Bazen görev aşkı için bazen nefsinin esiri olarak kadınlarla beraber oluyor.
Genç bir komiser yardımcısı var. O en masum olanı. Çocukcağız sadece işini yapıyor.
Olayların geçtiği mekanlarda evler hep eski, daracık sokakların etrafına dizilmiş taştan evler.
Tarihi bir mekanda günümüzden insanlar dolaşıyor sanki.
Bazen mafyanın karıştığı cinayetleri çözüyorlar.
Bazen kıskançlık yüzünden işlenmiş bir cinayet çıkıyor karşınıza.
Her bölümde bir olay çözülüyor.
Yüzüyor, balık yiyor, cinayet çözüyorsunuz.
Çok zevkli, siz de deneyin tavsiye ederim.
Güzel günlerde görüşelim ve görüşmelerimiz iyiliklere vesile olsun.
Zuhal Özden

[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
Nuoti, mangi pesce, risolvi omicidio: il commissario Montalbano
Ho guardato i drammi polizieschi per molto tempo. Guardo tre programmi di posta per donne al giorno. Chi ha tradito suo marito con chi? Perché avrebbe ucciso il suo parente? Ho una piccola idea. Tali programmi ti aiutano a risolvere la chimica delle relazioni umane e a comprendere la matematica della vita. Ora, io e il mio studente stiamo cercando di scrivere uno scenario investigativo. Non è chiaro quanto successo avremo.
C'è una serie su Netflix di cui adoro il montaggio e mi piace vedere i luoghi mentre guardo, si chiama Commissario Montalbano. Gli eventi si svolgono nella città immaginaria di Vigata, in Sicilia.
È stato prodotto dalla televisione italiana RAI. La serie è stata girata nel formato di 15 [Forse parla dei soli episodi disponibili, in Turchia, NdCFC] film per la televisione dal 1999.
È andato in onda in alcune parti da aprile su Netflix.
Nella serie, tratta dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, il commissario Montalbano è un uomo vorace. Ha una casa al mare. Nuota al mattino. Poi beve il caffè e si mette al lavoro. La sera beve il suo vino e mangia la sua pasta.
È appassionato di ristoranti che servono buon cibo. Mangia i piatti più buoni della Sicilia nei ristoranti con sedie di legno colorate. Grazie a lui ho anche imparato a conoscere le culture del cibo.
Ad esempio, mangiano prima gli spaghetti e poi mangiano il pesce sopra.
Ha una ragazza che vive in un'altra città. Ogni tanto la sua ragazza viene a trovarlo. La donna vuole sposarlo e avere figli. Ma l'uomo non ha intenzione di sposarsi.
È fedele alla sua amante, ma a volte quando le belle donne insistono, è un uomo gentile, quindi non può impedirsi di fare l'amore con loro.
E ha un altro amico alla stazione di polizia. Un uomo che non perde una mosca volante, gli viene chiesto del pedigree femminile sposato e single delle province circostanti. A volte per dovere, a volte prigioniero della sua anima, sta con le donne.
C'è un giovane vice commissario. È il più innocente. Il ragazzo sta solo facendo il suo lavoro.
Nei luoghi in cui si sono svolti i fatti, le case sono sempre case in pietra allineate intorno alle vecchie e strette vie.
È come se le persone di oggi camminassero in un luogo storico.
A volte risolvono omicidi che coinvolgono la mafia.
A volte ti imbatti in un omicidio commesso per gelosia.
Un caso viene risolto in ogni episodio.
Nuoti, mangi pesce, risolvi omicidi.
È molto piacevole, vi consiglio di provarlo anche voi.
Incontriamoci nei giorni buoni e i nostri incontri saranno buoni.
 
 

AgrigentoOGGi, 20.7.2021
Intitolata ad Andrea Camilleri una strada di Porto Empedocle ed il molo Crispi
Porto Empedocle

A Porto Empedocle viene onorata la memoria di uno dei suoi abitanti più illustri.
“Abbiamo deliberato – riferisce il sindaco Ida Carmina – in occasione del secondo anniversario della partenza di Andrea Calogero Camilleri, l’intitolazione al grande scrittore empedoclino, della storica Via Molo e del Molo Crispi, cuore pulsante della Città’, in cui insistono la Scuola Elementare L. Pirandello da lui frequentata e la Torre di Carlo V, simbolo di Porto Empedocle e che continua nel braccio antico del porto, “braccia protese alle lontane genti“, porta ed approdo sicuro, confine d’Europa.
Questo e’ un luogo del cuore, molto amato da Andrea Camilleri, in cui soleva ascoltare “u scrusciu do mari“, il suo più grande rimpianto, di quando Nene’ si trovava lontano dal suo paese natale, a cui era profondamente legato e con cui mantenne il rapporto affettuoso e filiale fino all’ultimo istante della sua vita terrena .
Ha reso immortale questa Città’ e ne ha diffuso i tratti, la storia, l’immagine, le particolarità, le bellezze, i gusti, le ricchezze, i cognomi dei concittadini, la toponomastica e, persino, la parlata Il “Vigatese“, o meglio “u marinisi”.
Siamo onorati ed orgogliosi di essere concittadini di Andrea Camilleri. Perché Vigata è Porto Empedocle. E noi realizzeremo il suo desiderio di renderla grande. Grazie Andrea Calogero Camilleri. Il sindaco della tua città a nome di tutti gli Empedoclini“.
 
 

Key4biz, 20.7.2021
Storia del giorno
Il 20 luglio 1865 viene istituito il Corpo delle Capitanerie di Porto

Nel romanzo “L’età del dubbio”, la penna di Andrea Camilleri ci presenta Laura Belladonna, una giovane ufficiale della Capitaneria del Porto di Vigata: è lei la fonte dei dubbi di Salvo Montalbano e chissà se avrebbe mai fatto carriera…
Nella realtà, questo succede l’anno successivo la pubblicazione del romanzo, nel 2009. Finalmente, tre donne prendono da sole il timone dei porti di Golfo Aranci, Maratea e Monopoli, dopo oltre un secolo e mezzo dalla fondazione del Corpo.
Andrea Camilleri, che comincia a scrivere Montalbano all’alba dei ’70, ci insegna anche un’altra cosa: meglio tardi che mai. Il primo libro della saga che lo ha reso un autore cult si intitola “La forma dell’acqua”, forma che per noi, oggi, è quella di un maquillage vestito alla marinara. Per ribadire solo una cosa: lo smalto rosso tiene sempre bene, sopra e sottocoperta.
Inarea
 
 

Scicli Video Notizie, 20.7.2021
A Scicli una rassegna cinematografica dedicata al “Classico Italiano”
“Il progetto nasce come un doveroso omaggio a Luciano Ricceri: la persona a cui si deve l’identificazione di Scicli con il paese immaginario di Vigata, reso celebre dalla penna di Andrea Camilleri”

Scicli – Presentata ieri mattina a Palazzo Bonelli-Patanè la manifestazione dal titolo “Classico italiano”, che comprende una sezione di docufilm “Classico Ibleo” volta a valorizzare artisti locali, soprattutto giovani talenti, che con le loro opere si sono distinti in ambito nazionale riscuotendo consensi di pubblico e di critica.
“Classico italiano” è un contenitore culturale, promosso dall’associazione culturale “Donna Lidda” di Scicli, che comprende otto date, tra Scicli e Marina di Modica, nel periodo che va dal 5 al 21 agosto prossimo.
Prevista la proiezione di otto film-cult, di cui sette restaurati in versione digitale con dedizione e competenza dalla Cineteca Nazionale e uno da Cinecittà Luce, che hanno scritto pagine memorabili nella storia del cinema italiano, e quindi mondiale.
Qual è la mission dell’iniziativa? “La mission che gli organizzatori si propongono –riporta un comunicato stampa- è fortemente legata alla suggestione originata dal territorio sulla spinta della fortunata fiction del ‘Commissario Montalbano’, fondata sugli scritti del mai dimenticato Andrea Camilleri e che hanno visto Scicli, Modica, Ragusa, Ispica e Noto come location di incommensurabile bellezza sdoganando alla visione del pianeta angoli e paesaggi mai visti”.
“I luoghi scelti per ‘Classico Italiano’ e ‘Classico Ibleo’ -si legge- sono il suggestivo spazio verde del giardino di Palazzo Bonelli-Patanè, il Cine Teatro Italia entrambi a Scicli e l’Auditorium di Marina di Modica”.
“L’evento non poteva non dedicare una grande soirée a Luciano Ricceri. Un omaggio allo scenografo dell’intera serie del “Commissario Montalbano”, scomparso nel febbraio dello scorso anno, e a cui va la paternità della scelta dei siti e di Scicli in particolare. Le scelte di Ricceri -spiegano gli organizzatori- finirono poi per condizionare lo stesso Camilleri in quelle riguardanti le ambientazioni dei suoi racconti sul commissario”.
[...]
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 21.7.2021
"Una via per Camilleri, Porto Empedocle non lo dimentica"
L'idea è quella di arrivare in tempo per il compleanno dell'ormai scomparso scrittore, a settembre

Porto Empedocle non dimentica Camilleri, almeno nelle intenzioni. "Noi come amministrazione non abbiamo dimenticato Camilleri": il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina, dopo l'articolo di domenica uscito su "Repubblica" riguardante la città natale di Camilleri che lo aveva "dimenticato" e la scarsa affluenza di turisti nella Vigata dello scrittore empedoclino, risponde in modo piccato: "Stiamo lavorando per raggiungere questo scopo e intitolare a lui la via che oggi prende il nome di Molo - Crispi. Abbiamo fatto la delibera, adesso aspettiamo la risposta della prefettura". L'idea è quella di arrivare in tempo per il compleanno dell'ormai scomparso scrittore, a settembre.
Per quel riguarda il "Teatro Empedocle", eterna incompiuta della città insieme al parcheggio pluripiano, si tratta di un problema burocratico riguardante le amministrazioni passate: nel 2014, infatti, la ditta incaricata dei lavori ha risolto il contratto in anticipo lasciando incompleto il teatro che, quando sarà finito, verrà intitolato a Camilleri. "Per iniziare nuovi lavori il teatro devono avvenire dei lavori di collaudo, molto costosi - spiega il sindaco - che non possono essere addebitati a un comune in dissesto".
Intanto dalla Regione non arriva alcun aiuto e anche l'ufficio turistico della città di Camilleri non è aperto o funziona saltuariamente: "Quando mi sono insediata c'erano 101 dipendenti, adesso sono una trentina, quindi è impossibile lavorare così - dice Ida Carmina, sindaco da 5 anni - abbiamo un capo ufficio tecnico part-time che dobbiamo dividere con Agrigento e dalla Regione non arriva alcun aiuto". Né il presidente Nello Musumeci o l'assessore Samonà hanno infatti risposto ai numerosi inviti inviati dal primo cittadino, ultimo quello per la presentazione del francobollo ispirato a Camilleri, declinando ogni visita a Porto Empedocle, città dello scrittore che ha fatto conoscere al mondo l'identità siciliana e la sua lingua con i romanzi tradotti in più di 140 lingue e una serie tv tra le più vendute all'estero dalla Rai.
Per quel riguarda la targa che oggi manca nella casa di Camilleri il sindaco parla di una decisione che verrà presa d'accordo con la famiglia. "Noi, come amministrazione cerchiamo di tenere vivo il nome di Camilleri - dice ancora - nonostante le scarse finanze e il Covid. C'è anche un premio nazionale che lo ricorda. Nei prossimi anni il turismo crescerà anche grazie alle navi da crociera che arriveranno".
Alan David Scifo
 
 

La Repubblica, 21.7.2021
Le storie di Vigàta e i cruciverba: Repubblica regala il weekend ai lettori
Da sabato 24 luglio, per dieci settimane di fila, tornano i racconti del grande maestro Andrea Camilleri. E la domenica, 36 pagine di enigmistica da risolvere sotto l'ombrellone. In omaggio con il nostro giornale

Ci ha lasciati due anni fa con un ultimo regalo, la storia di “Riccardino”, il romanzo postumo che aveva lasciato ad Elvira Sellerio con la promessa che sarebbe stato pubblicato dopo la sua morte. Ma le storie di Vigàta, quelle che Andrea Camilleri ha scritto per tutta la sua vita, continuano ad accompagnarci giorno dopo giorno. In libreria, certo, alla tv con le storie del commissario Montalbano, e adesso anche in edicola con Repubblica.
Dopo il grande successo dello scorso anno, infatti, da sabato 24 luglio – e per dieci sabato di fila – i nostri lettori riceveranno in regalo una selezione di Storie di Vigàta di Andrea Camilleri. I racconti sono tratti da due raccolte di successo: La cappella di famiglia e Le vichinghe volanti, del 2015 e 2016, e ripercorrono un secolo di storia, dalla metà dell’Ottocento al dopo guerra. Tra “furfanterie e sgangheratezze, deliramenti e intrichi d’amore”, scrive Silvano Nigro nella quarta di copertina di una delle due raccolte. C’è, insomma, tutto l’universo del maestro di Porto Empedocle in una collana sicuramente da non perdere.
Ma non è tutto. Perché il weekend di Repubblica continua anche la domenica con l’enigmistica, uno dei grandi passatempi dell’estate. I cruciverba, i rebus, il campo minato, i crucipuzzle, la griglia logica rappresentano per molti un piacere quotidiano. Dal 25 luglio al 26 settembre, dunque, ogni domenica in regalo ai lettori la “Repubblica Enigmistica”, un inserto gratuito di 36 pagine.
Realizzato con il contributo di Stefano Bartezzaghi, offre sia i cruciverba di diverse tipologie e formati (crittografati, cruciverba classici, crucipuzzle, crucifreccia,...), sia i quiz e i cruciquiz. E poi rebus, anagrammi, battaglia navale e tanto altro. Nel primo numero, proprio per ricordare i due anni della scomparsa, anche un cruciquiz dedicato ad Andrea Camilleri.
Per concludere, ecco la serie completa delle Storie di Vigàta con le date di uscita
1. Lo stivale di Garibaldi (da “La cappella di famiglia”) 24 luglio
2. L'oro a Vigàta (da “La cappella di famiglia”) 31 agosto
3. I cacciatori (da “Le vichinghe volanti”) 7 agosto
4. Teresina (da “La cappella di famiglia”) 14 agosto
5. Il terremoto del 38 (da “Le vichinghe volanti”) 21 agosto
6. Il palato assoluto (da “La cappella di famiglia”) 28 agosto
7. La rettitudine fatta persona (da “La cappella di famiglia”) 4 settembre
8. Il boccone del povero (da “Le vichinghe volanti”) 11 settembre
9. Il duello è contagioso (da “La cappella di famiglia”) 18 settembre
10. Il morto viaggiatore (da “La cappella di famiglia”) 25 settembre
 
 

Arena Teatro Tor Bella Monaca, 22.7.2021
Ora dimmi di te - Lettera a Matilda
giovedì 22 luglio ore 21
con MARIANGELA D’ABBRACCIO
di Andrea Camilleri
regia Francesco Tavassi
musiche Ludovico Einaudi
Stefano Francioni Produzioni

Cosa rimarrà nella memoria di chi ci ha voluto bene? Come verrà raccontata la nostra vita ai nipoti che verranno? Andrea Camilleri sta scrivendo quando la pronipotina Matilda si intrufola a giocare sotto il tavolo, e lui pensa che non vuole che siano altri – quando lei sarà grande – a raccontarle di lui. Così nasce questa lettera, che ripercorre una vita intera con l’intelligenza del cuore: illuminando i momenti secondo il ruolo che hanno avuto nel rendere Camilleri lo scrittore e l’uomo che tutti amiamo. Con humor e limpidezza, queste pagine ripercorrono la storia italiana del Novecento attraverso quella di un uomo innamorato della vita e dei suoi personaggi. Le radici, l’amore, gli amici, la politica, la letteratura… Il coraggio di raccontare gli errori e le disillusioni, con la commozione di un bisnonno che può solo immaginare il futuro e consegnare a Matilda e a noi la lanterna preziosa del dubbio.
 
 

Gallipoli, 22.7.2021


 
 

Le Soir, 22.7.2021
Polar: Montalbano face à la crise migratoire
Entre migrants rescapés de naufrages et meurtre sanglant de la belle Elena qui lui préparait un costume, le héros d’Andrea Camilleri ne sait plus où donner de la tête.

C’est devenu une sinistre habitude : tous les soirs, les policiers de Vigata et leurs collègues procèdent à la surveillance du débarquement de migrants rescapés de naufrages au large de la Sicile. Entre les morts, les blessés et les malades, les survivants tentent le tout pour le tout afin de débarquer sur le sol européen.
Face à cet afflux permanent, la petite équipe de Montalbano est appelée à la rescousse et, bouleversé par ce qu’il découvre, le commissaire ne tarde pas à mettre en place quelques nouvelles pratiques permettant d’éviter bousculades, bagarres et fuites éperdues.
Il doit par contre continuer à faire face à certaines autorités supérieures voyant en chaque migrant un terroriste potentiel alors que, martèle Montalbano, ceux qui arrivent jusqu’en Sicile ont justement fui les terroristes qui détruisent leur pays.
[...]
 
 

Alqamah, 22.7.2021
Trapani e quel certo clima: qui è tutto a posto
La condanna del senatore D’Ali’: la città ha risposto facendo finta di niente, come sempre

“Ladri e assassini fanno quello che vogliono, e la polizia, con il pretesto di mantenere l’ordine, sta sui campi di calcio.. per guardare la partita! Oppure gioca a fare la guardia del corpo del senatore Ardoli, non è necessaria, basta uno sguardo al suo viso per morire di paura!” E’ un passaggio di uno dei libri usciti dalla penna del “maestro” Andrea Camilleri. E’ “La gita a Tindari”: il commissario Montalbano nell’occasione, cercando di risolvere uno dei suoi gialli, si trova a Trapani e per telefono il fidato ispettore Fazio gli chiede cosa facesse a Trapani non ricevendo però dal suo commissario una risposta precisa, “poi ti dirò”, ma intanto Montalbano gli descrive Trapani con queste poche parole: ”ladri e assassini fanno quello che vogliono”. Non tutto è frutto di fantasia.
[...]
In quelle poche righe de “La gita a Tindari” sembra che il senatore Ardolì del quale scrive Camilleri sia proprio lui, il senatore D’Alì.
[...]
Rino Giacalone
 
 

OptiMagazine, 22.7.2021
Stop alle repliche di Vivi e Lascia Vivere su Rai1, le fiction d’estate non funzionano
Le repliche di Vivi e Lascia Vivere su Rai1 si fermano: dopo il flop della prima puntata, la rete cambia programmazione

[...]
La bocciatura delle serie era scontata: il pubblico preferisce i gialli e i polizieschi, insomma prodotti che hanno il classico caso della settimana e che riesca a tenerli incollati allo schermo.
Per questo motivo fiction come Il giovane Montalbano e Lolita Lobosco stanno ottenendo un gran successo in termini di ascolti su Rai Premium, anche se riproposti in replica. In particolare, la serie prequel del Commissario Montalbano viene spesso mandata in onda anche sulla rete ammiraglia come sorta di “tappabuchi”, e funziona: il nome Montalbano è sinonimo di garanzia da ormai vent’anni.
[...]
Verdiana Paolucci
 
 

DavideMaggio, 22.7.2021
Autunno 2021, Rai 1 vs Canale 5: tutte le sfide sera per sera

Rai 1 e Canale 5 hanno svelato le proprie carte e definito i palinsesti autunnali che da settembre accenderanno la nuova stagione televisiva. La sfida è lanciata e le due reti ammiraglie sono pronte alla battaglia, che ogni sera regalerà infuocati scontri diretti. Ecco – salvo variazioni – tutte le sfide sera per sera dell’autunno 2021.
[...]
Lunedi: fiction vs GF Vip
Anche il lunedì si conferma serata di fiction Rai. Dopo una replica de Il Commissario Montalbano il 13 settembre [...]
Fabio Fabbretti
 
 

La Repubblica, 23.7.2021
L'iniziativa/1
Intrighi e misteri
Bentornati a Vigàta

A Vigàta la vita continua tra «furfanterie e sgangheratezze, deliramenti e intrichi d'amore». Ci sono politici sempre più arroganti e giovani mogli in cerca di emozioni forti, storie nere e vicende boccaccesche, ammazzatine e imbrogli della peggior specie. Insomma, c'è tutto l'universo di Andrea Camilleri, lo scrittore siciliano scomparso due anni fa, che torna per i lettori di Repubblica con dieci racconti tratti da due raccolte di successo, Le vichinghe volanti e La cappella di famiglia, pubblicate da Sellerio nel 2015 e nel 2016. Dieci storie in perfetto camillerese che troverete da domani in edicola per ogni sabato fino al 25 settembre.
I, epicentro, come sempre, è il celebre paese della provincia immaginaria - ma non troppo - di Montelusa, un posto dove succede di tutto per la gioia, si fa per dire, dell'infallibile commissario Montalbano. In questi racconti, però, non troverete "Salvuccio" e l'eterna fidanzata Livia, non ci saranno gli scioglilingua incomprensibili di Catarella e nemmeno le scappatelle di Mimi Augello. Perche i racconti dello scrittore di Porto Empedocle vi faranno planare in un arco cronologico che va dall'Unità d'Italia al secondo dopo guerra. «Nel villaggio - scrive Silvano Nigro nella quarta di copertina de La cappella di famiglia - l'innocenza è spesso un candore temerario, un'allucinazione; e l'onestà è il capolavoro di falsari della morale e del buonsenso caritativo. I,o stesso crimine è un refuso dell'intelligenza, una morbida beffa. Ci si mette anche il caso, che porta a rovescio ciò che si vorrebbe fosse il dritto. Le apparenze ingannano. E la realtà contempla situazioni che proliferano...».
Sarà sicuramente un borgo minore, Vigàta, ma rappresenta di certo un microcosmo perfetto dell'animo umano. Fra stradine impervie e viali di campagna si sviluppano infatti grovigli di intrighi, furberie, storie di corna finite male e enigmi apparentemente irrisolvibili che manco in una spy story della vecchia Unione sovietica. Con donne mediterranee intense e carnali - quelle che il maestro non ha mai nascosto di amare profondamente - capaci di far perdere la testa a chiunque.
Racconti brevi tutti da leggere, dunque, magari sotto l'ombrellone di questa torrida estate o in autunno, quando lentamente saremo chiamati a ricominciare la nostra vita di tutti i giorni. Un modo per ricordare uno scrittore che, qualche mese prima di andarsene, disse agli studenti della Sapienza, quando fu nominato professore ad honorem, che sarebbe morto il giorno in cui non avrebbe potuto più scrivere. La cecità e la stanchezza lo avevano prostrato, ma Camilleri per fortuna non mantenne quella promessa. Scrisse, scrisse fino all'ultimo momento. E lasciò in eredità anche un inedito, Riccardino, pubblicato da Sellerio come da accordi tra il maestro e la "signora Elvira", l'editrice palermitana che lo scoprì e lo spronò a continuare a scrivere malgrado la sua proverbiale pigrizia: «Io non ero molto convinto di un personaggio seriale come Montalbano - ha raccontato più volte lo scrittore - Pensavo che sarebbe stata una noia averlo sempre tra i piedi. Elvira mi convinse e mi pare che abbia fatto bene».
Fece benissimo, sicuramente, anche a sollecitarlo a non lasciare i romanzi storici, i racconti tratti da un documento ritrovato chissà dove o, molto spesso, anche da un semplice dettaglio. E dunque sarà un piacere leggere - o rileggere dopo qualche anno - storie come Lo stivale di Garibaldi e L'oro a Vigàta, I cacciatori e Teresina, Il terremoto del 38 e Il palato assoluto.
«Camilleri - è sempre Nigro che ci introduce alla lettura - è un cantastorie, nessuno come lui riesce ad ammaliare i lettori con i suoi racconti, narrazioni inesauribili come quelle delle Mille e una notte. Vigàta è il teatro dove abitano i suoi personaggi, borghesia benpensante, poveretti ingenui, uomini di rispetto. E soprattutto donne».
Si ride e si pensa, ci si indigna e ci si proietta ai giorni nostri, nemmeno troppo diversi da quelli di oltre un secolo fa durante i quali lo scrittore siciliano ambienta i suoi racconti. Insomma, un'occasione da non perdere andando ogni sabato in edicola per comprare Repubblica. Anche perche il volume non costa nulla.
Lucio Luca
 
 
L'iniziativa/2
Cruciverba e rebus per rinfrescare la nostra mente
Da domenica arriva "la Repubblica Enigmistica"
Trentasei pagine di sciarade, quiz e anagrammi
Con un cruciverba dedicato al Maestro

L'enigmistica è un'arte assai antica. Già i romani erano appassionati di giochi di parole, sfruttavano il gran numero di termini palindromi della loro lingua e impazzivano per il latercolo, o quadrato magico. Un cruciverba ante litteram nel quale le parole si leggevano da sinistra a destra, dall'alto in basso, dal basso in alto e da destra a sinistra.
Ma a inventare le parole crociate come le conosciamo sarebbe stato, secondo alcuni, all'inizio del secolo, l'inglese Victor Orville durante un soggiorno in carcere a Città del Capo.
In Italia, invece, i cruciverba avrebbero una precisa data di nascita: l'8 febbraio 1925 quando la Domenica del Corriere pubblicò il primo "Indovinello delle parole crociate".
C'era stato, e vero, un precedente: il 14 settembre 1890 il giornalista Giuseppe Airoldi aveva pubblicato sul Secolo illu-strato un cruciverba (senza quadrati neri), passato però del tutto inosservato.
Un pizzico si storia solo per introdurre l'ultima iniziativa del nostro giornale che ogni domenica, dal 25 luglio, regalerà ai propri lettori la Repubblica Enigmistica, un inserto gratuito di 36 pagine.
Realizzato con il contributo di Stefano Bartezzaghi, la Repubblica Enigmistica offrirà sia i cruciverba di diverse tipologie e formati (crittografati, cruciverba classici, crucipuzzle, crucifreccia,...), che i quiz e i cruci-quiz, sia rebus e gli anagrammi, che la battaglia navale e molte altre tipologie di sfide enigmistiche.
A quelli più classici, si aggiungono altri giochi grafici come labirinto e unisci i puntini e una varietà di gare logiche, tra cui diverse varianti di sudoku, crucipixel, griglie logiche e varie. Come si evince dal cruciquiz dedicato a Camilleri, contenuto nel primo numero dell'inserto, le domande sulle quali i lettori sono chiamati a misurarsi spaziano dalla scienza alla letteratura, dagli spettacoli all'attualità, mentre curiosità e citazioni punteggiano le pagine.
«Credo sia improbabile che l'ingegno umano possa inventare un enigma di cui lo stesso ingegno umano non possa, con paziente applicazione, venire a capo». Così scriveva il grande scrittore americano Edgar Allan Poe in uno dei suoi celebri racconti, Lo scarabeo d'oro, del 1843. Ciò che Poe considerava vero per la nascente letteratura vale, a maggior ragione, per un altro genere di sfida analitica, quella dell'enigmistica. I cruciverba, i rebus, il campo minato, i cruci-puzzle, la griglia logica rappresentano per molti un piacere quotidiano.
Non è un caso che per moltissimi di noi la vacanza si associ al gusto di allenare la mente proprio con l'enigmistica, in un esercizio mentale, magari condiviso con amici e famiglia, che ha il potere di allontanarci dal quotidiano.
Insomma, mentre si gioca si impara. È ora di recuperare penne e matite e mettersi all'opera. L'occasione - del tutto gratuita - che offre Repubblica diventa dunque davvero imperdibile.
 
 

Villa Filippina, 25.7.2021
Zara Zabara di Olivia Sellerio debutta in live a Palermo

Domenica 25 luglio alle 21,00 al Teatro Arena di Villa Filippina a Palermo
per la settima edizione di Castelbuono Classica
debutta in live

Zara Zabara di Olivia Sellerio

Olivia Sellerio, che nel 2017 aveva incantato gli spettatori con i primi 6 brani scritti per «Il giovane Montalbano», torna sul palco della sua città a presentare dal vivo tutti i brani, fattisi intanto 12, di cui alcuni composti anche per «Il commissario Montalbano», contenuti nell’omonimo cd, prodotto da Palomar / Rai Com e pubblicato da Warner Music Italia. Si aggiungono ai 12 brani, ’U scrusciu d’u mari, il tredicesimo scritto, musica e parole, da Olivia successivamente alla pubblicazione del cd e dedicato, a un anno dalla sua scomparsa, ad Andrea Camilleri; e Latri di passu, che non appartiene alla colonna sonora del commissario Montalbano, ma è una canzone a cui Olivia è molto legata, scritta 15 anni fa su una poesia che Andrea Camilleri le regalò perché la mettesse in musica.
Accompagneranno la sua voce Lino Costa e Vincenzo Mancuso alle chitarre, Paolo Pellegrino al violoncello e Nicola Negrini al contrabbasso.
Per informazioni e biglietti: https://villafilippina.organizzatori.18tickets.it/film/13458
Vi aspettiamo!
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 25.7.2021
Olivia Sellerio
Camilleri mi ha insegnato a cantare in siciliano
Ho iniziato a scrivere canzoni per caso con le storie per la tv del commissario Montalbano
Non avrei mai pensato di scrivere dei testi miei, né tanto meno in dialetto
Il concerto. Olivia Sellerio stasera alle 21,30 canta a Villa Filippina "12 canzoni di Montalbano" per il festival Castelbuono classica

Ci sono mestieri che si fanno per amore. Altri, che nascono da un'urgenza. Di mestieri, entrambi artigianali che hanno a che fare con le parole ne conosce due, Olivia Sellerio: la musica e il far libri. E da figlia di una "Sirena" — come Bufalino, Consolo e gli altri chiamavano mamma Elvira — il suo canto ammalia, segreto e affilato.
Perché interpretare canzoni è un po' come dare vita a un libro.
«Pubblicare autori che si sono amati e cantarli non fa differenza. Tutto sta nello scegliersi». E Olivia Sellerio, che assieme al fratello Antonio gestisce la casa editrice palermitana e che stasera alle 21,30 canterà a Villa Filippina la canzoni di Montalbano, ha scelto sempre per amore. Dalla morna capoverdiana dei ricordi d'infanzia con tata Maria, al Professore, come lo chiama, Andrea Camilleri. «Con il suo esempio ci ha mostrato che il siciliano non è una lingua fossile. Mi diede la spinta a usarlo con libertà. Così ho fatto con le mie musiche».
La sua musica è una stanza tutta per sé?
«Beh, spero sia una stanza nella quale molti altri abbiano piacere di entrare, ma se intende che se non fossi nata nella mia famiglia non mi sarei occupata anche di libri e avrei fatto solamente la cantante, immagino di sì. Ma, così come la voce è arrivata a bussarmi dentro, la casa editrice è stata da sempre considerata da noi della famiglia come una specie di sorella. I due mestieri convivono in me e spesso interferiscono l'uno nei tempi dell'altro. È la coperta corta, come per tutti, e certamente per tutte le madri lavoratrici».
Editrice e interprete di canzoni. Cosa assimila e cosa differisce i suoi due mestieri?
«Per quanto ci si confronti sempre come si fa a bottega, io al momento mi occupo prevalentemente di aspetti grafici, è mio fratello a scegliere i titoli, ma pensare i libri, narrare per immagini attraverso le copertine e cantare canzoni pur essendo espressioni di creatività diverse solo molto imparentate tra loro. Le canzoni poi sono due volte racconto, di musica e parole. L'editore, dunque, così come il cantante, non è altro, in fondo, che un traghettatore di storie. Poco cambia se impresse nelle pagine di un libro, tra i solchi di un disco o se restino voce nel ricordo di un concerto. I miei album, così come le collane e le grafiche di cui mi occupo, sono insiemi di racconti che proviamo a restituire e condividere nella nostra proposta. Come diceva mia madre "il mestiere dell'editore è farsi tramite di un rapporto bellissimo tra gente che racconta storie e altra gente che le ascolta"; non è forse lo stesso il mestiere dell'interprete? ».
Lei però veste anche una terza veste, quella di autrice.
«E una quarta, che poi è la prima, quella di mamma — sorride — È cominciato tutto per caso. Papà amava la musica classica e il jazz. In casa la musica era una consuetudine e un corredo formativo. Da una mia prozia ho ereditato un pianoforte sopravvissuto ai bombardamenti del '43, che ho portato sul palco del Teatro Biondo per "C'era un piano". In famiglia sono stata sempre incoraggiata alla scrittura ma sono sempre stata molto timida al riguardo. Ho iniziato con il mettere in musica la poesia degli altri, da Buttitta a De Quental e Cruz».
E poi c'è Camilleri.
«Camilleri è stato ed è un "mastru ‘i paroli" di "pietra e piumi", come le chiamo. E dopo le canzoni scritte intorno alle sue storie mi ritrovo a pensare di essere, forse, un ulteriore piccolo satellite del suo grandioso pianeta. Ho iniziato a scrivere canzoni, per caso, con le storie per la tv del commissario Montalbano. Non avrei mai pensato di scrivere dei testi miei, né tanto meno in siciliano. La scrittura di Camilleri, che reinventa e rinnova la nostra lingua, mi ha restituito l'amore per il repertorio tradizionale siciliano, nato ai tempi del Folkstudio con Elsa Gugino, che spesso quand'ero bambina veniva a cantare a casa nostra, e proseguito con l'amico Alfio Antico, che nel salotto di casa interpretava la sua danza del bastone infuocato a torso nudo, davanti agli occhi increduli e divertiti di mia madre».
A Camilleri ha dedicato "U scrusciu d'u mari" tredicesimo brano del suo secondo album in siciliano dopo "Accabanna": "Zara Zabara — 12 canzoni per Montalbano", disco che debutta oggi a Villa Filippina per "Castelbuono Classica", dopo un primo giro di concerti in Argentina e il fermo tour causa lockdown. È questa forse una lettera intima di Olivia cantante al maestro Camilleri, a due anni dalla morte?
«No. Il titolo si rifà all'ormai famosa risposta del Professore, quando gli si chiedeva cosa gli mancasse della sua Sicilia e lui rispondeva "u scrusciu d'u mari". Ma Camilleri e il mare li lego a un ricordo personale. Poco prima che morisse, ho dovuto lasciare la mia casa al mare, dove avevo vissuto 28 anni. Anche lui ci veniva spesso, con mia madre. Me lo ricordo lì a chiacchierare con la sua birra. E quando chiusi per l'ultima volta quel cancello, guardando il mare, fu quello lo stesso giorno in cui il Professore se ne andò».
L'album "Zara Zabara", però, è anche qualcos'altro. Benché nato all'interno del progetto sulle serie tv Rai, è occasione per riflettere su molti temi: dalla migrazione alla violenza sulle donne. È una summa o un nuovo inizio del suo lavoro musicale?
«È di sicuro il risultato di un percorso durato cinque anni; quando ho accettato di scrivere queste 12 canzoni commissionatemi, ho affrontato l'impegno in punta di piedi. Solo dopo mi sono accorta di quanto profondamente fossero legate fra loro e animate da una forte e inaspettata coerenza interna che si è ricomposta in una sorta di concept album a posteriori. Mi sono mossa tra le sue storie parlando di migrazione, tema che ci appartiene, cantando di un mondo che cambia di continuo i propri confini, com'è sacrosanto che sia; parlo di amori sbagliati e di amori sbagliatissimi che spesso portano le donne a sottomettersi all'uomo. L'amore è un prestito e siamo noi ad accordarlo a qualcuno. Non siamo di nessuno, se non di noi stessi, così canto nella canzone "Nuddu è di nuddu (e nuddu m'avi)».
Recuperare e rinnovare, nella lingua, nella musica e nelle parole, ma anche preservare, custodire, proteggere. La casa editrice Sellerio di collane di letteratura della memoria ne ha fatto un perno della sua identità editoriale.
«Sì, e continuerà a farlo. Dopo 50 anni, ci muoviamo dentro e intorno al nostro tempo come una treccia. Per questo abbiamo inaugurato la nuova collana economica "Promemoria", una economica che sfida il formato tascabile e si ingrandisce. Recupera grandi pagine della nostra storia editoriale e suggerisce ai lettori di riscoprirle. Ovviamente in questa collana ripubblicheremo anche Camilleri, che è e sarà sempre parte del catalogo vivo».
Nuovi progetti?
«Sto scrivendo per il teatro uno spettacolo, che mi vedrà sul palco insieme a un'attrice, per portare in scena le vite di certe eroine della canzone. Quelle per me iconiche, da Violeta Parra a Cesária Évora, da Miriam Makeba a Mercedes Sosa. Ho un debito di gratitudine con loro».
Questo spettacolo sarà anche, in un certo senso, una sintesi del suo canto "Promemoria"?
«Sì. Sono certamente pagine della mia storia — anche della mia voce — che sempre ricorderò di non dimenticare».
Marta Occhipinti
 
 

Vivi-City, 26.7.2021
La Capitale del Libro ricorda Andrea Camilleri a due anni dalla scomparsa

Appuntamento mercoledì al Castello. Lo spunto è la presentazione del libro di Giuseppe Fabiano Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia
Non c’è dubbio che oggi Andrea Camilleri sia l’autore tra i più letti, più citati ed anche studiati.
Scrittore, regista teatrale, sceneggiatore, famoso soprattutto per le avventure del commissario Montalbano, Andrea Camilleri è riuscito a farsi conoscere e amare dal pubblico anche grazie alla schiettezza e alla semplicità con cui trattava i temi sociali contemporanei. Un «maestro», nel senso completo del termine, anche se non amava essere definito così.
Il 17 luglio 2019 se ne andava da questo mondo, pur rimanendo presente tra quanti lo hanno amato, letto, ammirato riconoscendolo in quella sorta di alter ego che era ormai diventato, per il pubblico, la figura del commissario Montalbano.
A due anni dalla sua scomparsa, sono stati organizzai diversi appuntamenti per ricordarlo: tra questi, quello che desta una certa curiosità ed un particolare interesse, è quello che vede protagonista il professor Giuseppe Fabiano, psicoterapeuta, docente universitario, autore del saggio Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia, in programma mercoledì 28 luglio alle ore 18 presso il museo archeologico di Vibo Valentia, nell’ambito degli appuntamenti della «Capitale Italiana del Libro 2021»: al centro della serata il valore del ricordo, della memoria e quindi della Storia, in una società che dimentica troppo in fretta.
Con l’autore Giuseppe Fabiano, a discutere il tema della serata: “Andrea Camilleri: quando la persona supera il personaggio”, sarà la direttrice del Museo Adele Bonofiglio, che ha voluto questo incontro, mentre a coordinare la serata è stato chiamato il giornalista Maurizio Bonanno.
L’evento culturale, realizzato dal Museo Archeologico Statale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, con il patrocinio del Ministero della Cultura, pone in evidenzia lo studio, davvero interessante oltre che originale, di Giuseppe Fabiano, consente di scoprire un Camilleri diverso e più profondo partendo dall’importanza che ricopre la psicologia di ogni suo personaggio, mai lasciata al caso.
“Per comprendere la forza psicologica dei personaggi di Camilleri – afferma Fabiano -e non solo quelli più noti legati alla serie del commissario, dobbiamo tenere presente il suo percorso personale e professionale. Camilleri è stato un grande lettore, vero divoratore di libri e saggi, fin da bambino, grande ascoltatore delle storie che gli raccontava Minicu, un fattore della loro famiglia cui lui era particolarmente affezionato, e poi la nonna Elvira e le varie persone che la vita gli ha offerto di incontrare”.
E poi, come non ricordare la sua storia professionale come regista teatrale e come produttore della Rai! Introdotto dalla direttrice del Museo, Adele Bonofiglio, ed incalzato dalle domande del giornalista Maurizio Bonanno, Giuseppe Fabiano rivelerà aspetti inediti della psicologia dello scrittore siciliano.
“Non è un caso — sottolinea l’autore dello studio psicologico su Camilleri — se i personaggi dei suoi libri si presentano con caratteristiche teatrali, dove non c’è descrizione approfondita delle emozioni da parte del narratore, ma è il personaggio, con le sue azioni, con il suo dire e con il suo “non dire” che si svela al lettore. E questo secondo me è ancheil successo delle sue opere all’estero (credo che ad oggi siano 35 le lingue in cui è stato tradotto) e nonostante il particolare linguaggio narrativo utilizzato”.
L’appuntamento di Vibo Valentia – mercoledì 28 luglio al Castello sede del Museo Archeologico statale, ore 18.00 – rappresenta un’occasione unica: scoprire la psicologia di uno scrittore, un narratore che è stato capace di creare un vero e proprio linguaggio: «Nel suo caso – ricorda in proposito Giuseppe Fabiano – si parla di idioletto, perché il suo linguaggio, pur ispirandosi al dialetto siciliano, via via si è differenziato attraverso piccole sfumature, distorsioni che nascevano dal linguaggio parlato nelle differenti zone, anche vicine tra loro, della sua amata Sicilia. Ne sono un esempio i modi di dire, l’uso di proverbi o ancora di metafore che nella loro essenzialità hanno la capacità di farsi comprendere con semplicità e con forza».
Marcello Bardi
 
 

La Nazione (ed. di Grosseto), 27.7.2021
’Notizie dall’Amiata’ omaggio alla cultura
Venerdì primo appuntamento in piazza Donatori del Sangue a Castel del Piano con Alleva, Paolo Lojudice e Montanari

Arcidosso, Castel del Piano, Santa Fiora e Seggiano si stanno preparando a una "tre giorni" di alto livello culturale. Da venerdì 30 a domenica 1 agosto sarà di scena la quinta edizione di Notizie dall’Amiata, la prestigiosa rassegna culturale, nata per volontà di Mariolina Camilleri, illustratrice, figlia dello scrittore siciliano Andrea Camilleri, e di Alessandra Sardoni, giornalista di La 7, in collaborazione con le amministrazioni comunali. Quattro incontri sull’attualità che vedranno la partecipazione di intellettuali, giornalisti, politici ed economisti di spicco del panorama italiano: da Tomaso Montanari, a Mario Monti, da Stefano Feltri a Marco Damilano, da Andrea Purgatori a Alessandro Robecchi. Notizie dall’Amiata, patrocinato dalla Fondazione Le Radici di Seggiano, Fondazione Santa Fiora Cultura e dai quattro comuni ospitanti, conferma anche per questo anno lo stesso format di sempre. Dagli organizzatori sono state scelte quattro parole della contemporaneità: Fratellanza, Ricostruzione, Fragilità e Sospetto e ognuna di queste rappresenterà l’argomento principe di un singolo incontro. Si inizia venerdì 30, a partire dalle 19, in piazza Donatori del Sangue a Castel del Piano dove Enrico Alleva, Augusto Paolo Lojudice e Tommaso Montanari affronteranno il tema della "Fratellanza". Modererà l’incontro Francesca Fanuele.
Sabato 31, alle 19, nella splendida cornice del Giardino di Daniel Spoerri, a Seggiano, dove lo scorso anno Tommaso Labate ed Enrico Mentana sempre in occasione di Notizie dall’Amiata dibatterono di attualità, Mario Monti e Veronica De Romanis affronteranno la parola "Ricostruzione".
L’incontro sarà moderato da Stefano Feltri. Domenica 1 agosto si svolgeranno due appuntamenti. Il primo, alle 11, ad Arcidosso, nei pressi della suggestiva Cascata d’Acqua d’Alto dove Marco Damilano insieme a Roberto Battiston, Alessandra Galloni e Roberta Villa affronteranno il tema della "Fragilità". L’incontro sarà moderato da Alberto Faustini. L’evento conclusivo sarà a Santa Fiora, all’Auditorium de La Peschiera che proprio in questi giorni sta ospitando gli appuntamenti musicali del Festival Santa Fiora in Musica. Alle 19, Andrea Purgatori, e Alessandro Robecchi saliranno sul palco e dialogheranno sul tema del "Sospetto". L’incontro finale sarà moderato da Maurizio Mannoni.
Nicola Ciuffoletti
 
 

Vibo Valentia, 28.7.2021


 
 

CatanzaroInforma, 28.7.2021
Omaggio ad Andrea Camilleri: “Dall’immaginario letterario all’impegno sociale”
Interverrà Giuseppe Fabiano, psicoterapeuta, docente universitario, autore del libro “Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia”

Venerdì 30 luglio Marcellinara ospiterà una serata culturale in omaggio ad Andrea Camilleri, nella ricorrenza del secondo anniversario della sua scomparsa (17 luglio 2019): “Dall’immaginario letterario all’impegno sociale” sarà questo il filo conduttore dell’iniziativa che si svolgerà in piazza Francesco Scerbo, alle ore 21.30.
Interverrà il Prof. Giuseppe Fabiano, psicoterapeuta, docente universitario, autore del libro “Nel segno di Andrea Camilleri. Dalla narrazione psicologica alla psicopatologia”, che approfondirà queste tematiche presenti nella narrativa del grande scrittore siciliano, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo e non solo per la fortunata serie legata al Commissario Montalbano.
Nella serata, promossa e organizzata dal Comune di Marcellinara, premiato dal Ministero per i beni e le attività culturali come “Città che legge 2020-2021”, in occasione dei trent’anni dall’istituzione della Biblioteca Comunale “Tommaso Scalise”, sarà analizzato il grande contributo che, attraverso la letteratura ma anche con le sue interviste a TV, quotidiani, riviste, Andrea Camilleri ha dato per una visione del sociale e dell’impegno soggettivo ad una maggiore comprensione, rispetto, solidarietà, accoglienza.
L’incontro sarà introdotto dai saluti del Sindaco Vittorio Scerbo e vedrà il contributo della consigliera comunale Sonia Antonella Arturi, psicologa e psicoterapeuta del Servizio per le Dipendenze dell’ASL di Taranto, Suor Giulia Leone coordinatrice di case di accoglienza per donne e bimbi vittime di violenza, l’Avvocato Antonio Vero.
 
 

Dituttounpop, 30.7.2021
Il giovane Montalbano la trama dell’episodio in onda stasera su Rai Premium venerdì 30 luglio
ll Giovane Montalbano, anticipazioni e trama della puntata in onda stasera 30 luglio 2021 alle 21:20 su Rai Premium

Il Giovane Montalbano prosegue in replica su RaiPremium venerdì 30 luglio 2021 con la seconda puntata della seconda stagione con Michele Riondino nei panni del protagonista. “Morte in mare aperto” è il titolo del terzo episodio in onda in replica venerdì 30 luglio 2021 su Rai Premium alle 21:20.
La puntata è diretta da Gianluca Maria Tavarelli, ed è tratta dai racconti di Andrea Camilleri contenuto in Morte in Mare aperto e altri racconti e Capodanno in giallo.
Il Giovane Montalbano, la trama della puntata su Rai Premium venerdì 30 luglio 2021
Scopriamo insieme la trama di Morte in mare aperto de Il Giovane Montalbano in replica venerdì 30 luglio su Rai Premium. Le nozze si avvicinano, e i preparativi procedono. Salvo deve comprare il vestito da cerimonia e sarà Mimì a fargli da consigliere perché purtroppo Livia in quei giorni non può essere a Vigata. Ne è assai dispiaciuta perché presto sarà l’anniversario del giorno in cui si sono fidanzanti e lei avrebbe voluto tanto festeggiarlo con il suo Salvo, che intanto si trova ad affrontare un nuovo caso. Matteo Cosentino telefona al commissariato per comunicare che su uno dei suoi pescherecci c’è un morto a bordo.
Sembra si tratti di un incidente, ma la faccenda ha sin dall’inizio contorni piuttosto insoliti. Il commissario si precipita sul posto e scopre che la vittima, il motorista Franco Arnone, è morto per un colpo di pistola partito accidentalmente. L’arma apparteneva a uno dei pescatori dell’equipaggio, Tano Cipolla, che si dispera e racconta che il colpo è partito accidentalmente. Ma l’ipotesi dell’incidente non sembra del tutto convincente, si indaga sui rapporti fra Tano e la sua bellissima moglie Michela, e soprattutto presto emergono aspetti assai poco trasparenti circa Cosentino e gli affari dei suoi pescherecci.
Dove in streaming? Quando la replica in tv?
La serie Il Giovane Montalbano è disponibile in streaming su RaiPlay, con la prima stagione. La puntata in onda stasera sarà visibile anche in diretta streaming nella sezione dedicata alle dirette e sarà poi disponibile on-demand per 14 giorni successivi, cliccando qui. La replica andrà in onda mercoledì 4 agosto 2021 alle 23:30 sempre su Rai Premium.
Il Cast
Oltre a Michele Riondino nel cast troviamo Sarah Felberbaum nei panni di Livia e poi Alessio Vassallo, Andrea Tidona, Fabrizio Pizzuto, Beniamino Marcone, Adriano Chiaramida, Alessio Piazza, Giuseppe Santostefano, Carmelo Galati e Massimo De Rossi. Guest star di puntata Giusy Buscemi nei panni di Anita
 
 

Marcellinara, 30.7.2021


 
 

Globus magazine, 30.7.2021
Belpasso, l'omaggio ad Andrea Camilleri nell'affollato Cortile Russo Giusti
In un Cortile Russo Giusti affollato, è stata Guia Jelo la protagonista della serata, interprete di una breve parte, ma intensa e recitata magistralmente, all’interno del film, tanto da suscitare gli applausi scroscianti del pubblico.

“Un sentito, affettuoso, grato ricordo del maestro Andrea Camilleri al quale la Sicilia e i Siciliani devono essere particolarmente riconoscenti per avere esportato in tutto il mondo la nostra Terra e un personaggio, generoso, genuino, a volte indisciplinato, ma a fine di bene, come il commissario Montalbano”. Così il sindaco Daniele Motta ha preceduta la proiezione del film “La scomparsa di Patò”, trasposizione cinematografica realizzata nel 2012 del romanzo di Camilleri, ambientata a Vigata e Montelusa, proprio i luoghi di Montalbano. In un Cortile Russo Giusti affollato, è stata Guia Jelo la protagonista della serata, interprete di una breve parte, ma intensa e recitata magistralmente, all’interno del film, tanto da suscitare gli applausi scroscianti del pubblico. Attrice particolarmente apprezzata da Camilleri, Guia Jelo alla fine della proiezione ha intrattenuto telefonicamente il regista Rocco Mortelliti e raccontato alcuni aneddoti del suo rapporto di affetto e stima con lo scrittore di Porto Empedocle recentemente scomparso. L’attrice ha ricordato anche due protagonisti del film, catanesi, scomparsi recentemente: Gilberto Idonea e Franco Costanzo. Straordinaria l’interpretazione di Nino Frassica, sempre a suo agio nei panni del maresciallo dei Carabiniere, nel 1890 come nei giorni nostri. La proiezione, inserita nel contesto dell’Offensiva culturale, coordinata dal vice sindaco Tony Di Mauro e per la parte amministrativa da Gianni De Luca, è stata completata dalla lettura di un brano del romanzo da parte di Agata Longo e dall’intervento dell’attore Turi Giordano, che ha conversato col regista Rocco Mortelliti.
 
 

Città di Vicenza, 30.7.2021
Antonino Varvarà / Livio Pasqualin / Alessandra Ursoleo - Una serata con Andrea Camilleri
Giardino del Teatro Astra, Isola Vicentina, Italy

voce recitante e regia Antonino Varvarà
chitarra Livio Pasqualin
autrice del quadro, video e coregia Alessandra Ursoleo

Un Viaggio teatrale in Sicilia tra pupi, vecchie storie, antichi canti, aneddoti e racconti. Un omaggio ad Andrea Camilleri che ha saputo descrivere con arguzia luoghi e abitanti di una terra in cui convivono esasperate contraddizioni, veementi passioni e barocche cerimoniosità; una terra i cui abitanti amano a volte parlare per non dire niente e più spesso tacere per comunicare molto più che con le parole.
Luogo di svolgimento: Giardino del Teatro Astra
Contra' Barche 53
Vicenza
Ingresso: a pagamento intero € 12, ridotto € 8
Organizzatore: La Piccionaia - Teatro Astra
Contatti
INFO, PRENOTAZIONI E PREVENDITE
Ufficio Teatro Astra
Contrà Barche, 55 – Vicenza
tel 0444 323725
info@teatroastra.it
www.teatroastra.it
 
 

Mylos Yayın Grubu, 7.2021
Bülent Ayyıldız, Nevin Özkan, Semih Topçu | Andrea Camilleri ve Komiser Montalbano serisi

İtalyan polisiyesinde bir usta yazar, Andrea Camilleri ve şahsına münhasır Sicilyalı bir dedektif, Salvo Montalbano.
Komiser Montalbano serisi, Mylos Kitap etiketiyle Türkiye’de ilk defa kronolojik olarak okurlarla buluşuyor. Prof. Dr. Nevin Özkan, Doç. Dr. Bülent Ayyıldız ve çevirmen Semih Topçu şahane bir oturumda Andrea Camilleri ve Salvo Montalbano’yu konuşuyor.

Andrea Camilleri, scrittore esperto del crimine italiano, e Salvo Montalbano, investigatore privato siciliano.
La serie del Commissario Montalbano incontra cronologicamente i lettori per la prima volta [in realtà nel 2003 era già stata pubblicata la traduzione de “La gita a Tindari”, NdCFC] in Turchia con l'etichetta Mylos Kitap. prof. Dott. Nevin Ozkan, Assoc. Dott. Bülent Ayyildiz e il traduttore Semih Topçu parlano di Andrea Camilleri e Salvo Montalbano in una splendida sessione.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Notizie dall'Amiata - Parole della contemporaneità, 30.7-1.8.2021


 
 

 


 
Last modified Sunday, July, 24, 2022