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RASSEGNA STAMPA

OTTOBRE 2022

 
Ventimilarighesottoimari in giallo, 1.10.2022
Ore 21:15
Teatro La Fenice
Ingresso Gratuito
Serata Camilleri
Evento Speciale
Omaggio ad Andrea Camilleri

A causa dell'alluvione che ha colpito le Marche nel mese di settembre 2022 l'evento è stato rinviato al 2 dicembre 2022.

Il 7 giugno ha aperto a Roma il Fondo Andrea Camilleri, uno spazio dedicato alla conservazione dei documenti dell’archivio del grande scrittore scomparso: copioni teatrali, sceneggiature, adattamenti radiofonici e televisivi, scritti inediti come poesie e racconti, fotografie di scena, corrispondenza con esponenti della cultura.
Questo patrimonio dimostra, come ha detto Antonio Sellerio, “che Andrea Camilleri prima che arrivasse al successo era già un personaggio centrale della cultura italiana”.
Questa serata, organizzata in collaborazione il Fondo Andrea Camilleri, è un omaggio ad un grande scrittore e uomo di cultura raccontato da personalità del mondo della letteratura, del teatro e della televisione.
 
 

LuciaLibri, 1.10.2022
Letture
I “fari” Cervantes e Camilleri, Mandracchia gioca seriamente
Il fantastico Hidalgo e lo scudiero Sancho Panza rivivono in “Don Chisciotte in Sicilia” di Roberto Mandracchia, parodia e omaggio anche a Camilleri, perché sono dei novelli Montalbano e Fazio – un vedovo pensionato e un ambulante senegalese – i protagonisti assoluti della scena tragicomica…

I titoli dei capitoli? Quelli di potenziali episodi mai esistiti, mai scritti, delle avventure del commissario Montalbano: Il filo di perle, per esempio, o La penitenza del vecchio, o Il cappello di paglia, o La coda dello scecco. E poi il poliziotto di Montalbano, naturalmente, c’entra. E anche Cervantes, come da titolo del terzo romanzo di Roberto Mandracchia, Don Chisciotte in Sicilia (218 pagine, 16 euro), pubblicato da Minimum Fax.
Il pensionato, l’immigrato e la lapa
Il cocktail di citazioni – e l’ombra del fantastico hidalgo che, negli ultimi anni, ha titillato l’immaginario di gente come Rushdie e Moresco, e ancor prima del grande Borges – non impedisce a questo libro del nemmeno quarantenne autore agrigentino di avere un proprio respiro e una propria anima, con tanto di ricerca linguistica e di richiamo al “camillerese”, il dialetto inventato di Vigata. È un matto che dice la verità il protagonista “dipinto” da Mandracchia, un ex insegnante, pensionato, e appassionato lettore di gialli, alle prese con tragicomiche peripezie che nascono dal fatto che lui stesso, Lillo Vasile, si convince d’essere Salvo Montalbano, di avere come ispettore Fazio – scudiero alla Sancho Panza – Ousmane, un venditore ambulante senegalese, che in sella alla sua “lapa” vende materassini e salvagenti. Non ci sono i mulini a vento, ma in compenso abbondano le pale eoliche…
Nuotate e nostalgia
La scrittura musicale di Mandracchia, che proprio suona – al di la di cantanti, gruppi, canzoni e dischi citati nei ringraziamenti – è innestata sul racconto di Ousmane, che rievoca avvenimenti passati, la propria condizione di immigrato con moglie e figli a carico, e la solitudine di un anziano, il vedovo Lillo Vasile, che segue nelle sue bizzarre avventure per riportare giustizia in Sicilia, che lo portano in giro nello spazio – fino a fare lunghe nuotate a mare, come l’originale donchisciottesco commissario – e lo fanno viaggiare con la fantasia, tanto da avere nostalgia di Livia, in luogo della moglie Benedetta, morta da anni.
Stereotipi a pezzi e paradossi
La tensione narrativa non viene mai meno, l’omaggio di Mandracchia a Cervantes, ma ancora più a Camilleri, è evidente, smaccato, ma lo è altrettanto il fatto che questo volume sia allo stesso tempo una parodia e un gioco… serissimo. Un gioco di maschere da indossare, di stereotipi da fare a pezzi, di paradossi che sfiorano l’assurdo. Don Chisciotte in Sicilia è una boccata di ossigeno, un modo non convenzionale di guardare al mondo. Qualcosa di cui c’è estremo bisogno.
Giovanni Leti
 
 

Leer es vivir dos veces, 1.10.2022
Reseña de El ladrón de meriendas de Andrea Camilleri
Un “Montalbano” a la semana seguro que es una buena dieta veraniega

Este verano he aprovechado la buena decisión de la editorial Salamandra de editar los libros de Andrea Camilleri y su comisario Salvo Montalbano en bolsillo y con portadas diseñadas por el gran Riki Blanco, para llevarme alguno a la playa y disfrutar de ambos (Camilleri y Montalbano). Porque esta literatura es disfrutona. Engancha, atrapa, conmueve, divierte, siempre tienes ganas de volver a ella y seguir a Montalbano en la resolución de su caso. Todo en este personaje y esta serie está bien, pero junto con la personalidad del comisario y su perspicacia, destaca una Italia maravillosa y rural que luce tanto como las historias y los protagonistas. En este caso, llego a El ladrón de meriendas por recomendación de Guillermo Altares, para quien esta novela es la mejor de la serie. Así que he empezado por ella, a pesar de saltarme el orden de publicación.
El ladrón de meriendas es la tercera entrega de la serie de casos del comisario Montalbano y en este caso se investiga el asesinato de un comerciante jubilado, cuya amante, una joven tunecina desaparecida tras el crimen, es objeto de todas las sospechas. Sin embargo, las pesquisas guían a Montalbano hacia el turbio mundo de los servicios secretos y su sucia guerra contra el terrorismo internacional. Al mismo tiempo, la trama nos reserva sorpresas inusitadas, como un Montalbano profundamente conmovido por el destino del hijo de la joven acusada hasta el punto de proponerle matrimonio a su tan paciente como lejana compañera Livia.
Como reza la contraportada del libro, se trata de “un irónico pero tierno recorrido por la cara más humana del homo sapiens, con personajes cuyo realismo surge precisamente de la penetrante y compasiva mirada de don Salvo. El duro universo de la inmigración ilegal, de los barrios populares mediterráneos, de los fríos burócratas al servicio del Estado, o el de la solidaridad femenina aparecen plasmados con pasmosa nitidez en cada una de las escenas de la novela, convirtiéndonos inevitablemente en testigos y cómplices no sólo de la intriga sino también de un entorno que acaba siéndonos sorprendentemente familiar”. Pero es que con Camilleri y Montalbano pasa algo muy curioso y es que da igual la trama, da igual el caso y las reflexiones que suscite, lo mejor es dejarse llevar por ambos y disfrutar de lo que te quieran contar y como te lo quieran contar. Durante unos años he dedicado mi verano a los tochos, ahora creo que me voy a pasar a la liviandad de Camilleri y Montalbano. Un verano con una dieta de un “Montalbano” a la semana, tiene que ser sanísima. El verano que viene os cuento.
¡Nos vemos en la próxima reseña!

Recensione de Il ladro di merendine di Andrea Camilleri
Un "Montalbano" a settimana è sicuramente una buona dieta estiva

Quest'estate ho approfittato della buona decisione della casa editrice Salamandra di pubblicare i libri di Andrea Camilleri e del suo commissario Salvo Montalbano in tasca e con le copertine disegnate dal grande Riki Blanco, per portarne un po' al mare e godermeli entrambi (Camilleri e Montalbano) . Perché questa letteratura è piacevole. Aggancia, cattura, commuove, diverte, ci vuoi sempre tornare e seguire Montalbano nella risoluzione del suo caso. Tutto di questo personaggio e di questa serie va bene, ma insieme alla personalità del commissario e alla sua intuizione, mette in evidenza un'Italia meravigliosa e rurale che sembra bella come le storie e i protagonisti. In questo caso, vengo a El ladrón de meriendas su consiglio di Guillermo Altares, per il quale questo romanzo è il migliore della serie. Così ho iniziato con lei, pur saltando l'ordine di pubblicazione.
El ladrón de meriendas è la terza puntata della serie di casi del commissario Montalbano e in questo caso si indaga sull'omicidio di un commerciante in pensione, il cui amante, una giovane tunisina scomparsa dopo il delitto, è oggetto di tutti i sospetti. Tuttavia, le indagini portano Montalbano nel losco mondo dei servizi segreti e nella loro sporca guerra al terrorismo internazionale. Allo stesso tempo, la trama ci riserva sorprese insolite, come un Montalbano profondamente commosso dalla sorte del figlio del giovane accusato al punto da proporre il matrimonio alla sua paziente e lontana compagna Livia.
Come recita la quarta di copertina del libro, si tratta di “un viaggio ironico ma tenero attraverso il volto più umano dell'homo sapiens, con personaggi il cui realismo nasce proprio dallo sguardo penetrante e compassionevole di don Salvo. Il duro universo dell'immigrazione clandestina, dei quartieri popolari mediterranei, dei freddi burocrati al servizio dello Stato, o quello della solidarietà femminile appaiono catturati con sorprendente chiarezza in ciascuna delle scene del romanzo, trasformandoci inevitabilmente in testimoni e complici .non solo dall'intrigo, ma anche da un'ambientazione che finisce per esserci sorprendentemente familiare. Ma è che succede qualcosa di molto curioso con Camilleri e Montalbano ed è che la trama non conta, non importa il caso e le riflessioni che provoca, la cosa migliore è lasciarsi trasportare da entrambi e godersi ciò che vogliono dirti e come vogliono dirtelo. . Da qualche anno dedico la mia estate alle billette, ora penso di passare alla leggerezza di Camilleri e Montalbano. Un'estate con una dieta da "Montalbano" alla settimana, deve essere molto salutare. La prossima estate te lo dico io.
Alla prossima recensione!
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Actualidad Literatura, 1.10.2022
Novedades editoriales para octubre
Llega octubre. El otoño entra de pleno y ya recrea coger un libro y ponerse a leer a cubierto. Ahí va esta selección de 6 novedades de lecturas muy variadas para todos los gustos: históricos, negros, de misterio y románticos. Echamos un vistazo.

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Riccardino — Andrea Camilleri
6 de octubre
Se publica la novela póstuma de Andrea Camilleri, que remata la serie sobre el comisario Salvo Montalbano. Nos cuenta la historia de un joven director de una sucursal bancaria de Vigàta que es asesinado por un motorista. El comisario Montalbano quiere resolver el caso en el menor tiempo posible. Pero lo que al principio parecía un ajuste de cuentas por cuestiones de honor, resulta ser un caso mucho más complejo de desentrañar.
Camilleri esbozó esta novela entre 2004 y 2005 y fue retomada en 2016, pero se publicó ya póstumamente en 2020. Así que permanecerá como testamento literario de un autor reverenciado en el género y uno de los más populares y seguidos.
[...]

Novità editoriali per ottobre
Arriva ottobre. L'autunno entra in pieno e già si sta ricreando per prendere un libro e iniziare a leggere sotto copertura. Ecco qua questa selezione di 6 novità di letture molto variegate per tutti i gusti: storiche, nere, misteriose e romantiche. Diamo un'occhiata.

Riccardino — Andrea Camilleri
6 ottobre
Esce il romanzo postumo di Andrea Camilleri, che conclude la collana sul commissario Salvo Montalbano. Ci racconta la storia di un giovane direttore di una filiale di banca a Vigàta che viene ucciso da un motociclista. Il commissario Montalbano vuole risolvere il caso nel più breve tempo possibile. Ma quello che all'inizio sembrava un regolamento di conti per ragioni d'onore, si rivela un caso molto più complesso da svelare.
Camilleri ha delineato questo romanzo tra il 2004 e il 2005 ed è stato ripreso nel 2016, ma è stato già pubblicato postumo nel 2020. Quindi rimarrà una testimonianza letteraria di un autore venerato nel genere e uno dei più popolari e seguiti.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Stay Nerd, 1.10.2022
Serie Tv
Non toglieteci le repliche del commissario Montalbano
Che siano restaurate in 4K oppure no, le repliche de Il commissario Montalbano continuano a fare il boom di ascolti. Qual è la ricetta di un simile successo?

Era l’ormai lontano 1999, quando Rai 2 trasmetteva le prime puntate di una serie televisiva destinata a diventare una pietra miliare della televisione italiana: Il commissario Montalbano.
L’opera è tratta dai romanzi di Andrea Camilleri e racconta le vicende di Salvo Montalbano, un commissario di polizia dell’immaginaria città di Vigata, in Sicilia, e nella sua riproposizione sul piccolo schermo questo ruolo viene ricoperto magistralmente da Luca Zingaretti. Ma queste sono di certo informazioni di cui siete ampiamente a conoscenza, perché Il commissario Montalbano è ormai un fenomeno di culto.
Ne è una prova il fatto che, pur a distanza di così tanti anni dalla prima messa in onda, ogni volta che la Rai decide di trasmettere nuovamente le repliche della serie ci troviamo al cospetto di ascolti record, con lo show che annichilisce la concorrenza a prescindere dalla programmazione.
Ma come ci riesce, il nostro commissario?
Indagare le ragioni del successo è in realtà piuttosto semplice, per quanto siano probabilmente molteplici.
Prima tra tutte la qualità eccellente dei racconti di Camilleri, altrettanto fedelmente e abilmente adattati dalla fiction televisiva. Le opere del maestro siciliano sono dei veri gialli, intricati, complessi nella giusta misura, in grado di catturare l’attenzione del lettore e conseguentemente dello spettatore, anche grazie alla costruzione di un micromondo immaginario, costituito da Vigata, Montelusa e luoghi inventati ma nei quali Camilleri inserisce tutta la sua Sicilia, dalle abitudini alle tradizioni, dal dialetto al modo di vivere.
Il commissario rappresenta tutto questo, ma è anche una figura che per quanto sicuramente distante da molti lettori e telespettatori risulta al contempo così vicina, grazie alla sua grande umanità, al suo animo integerrimo e votato al bene e alla giustizia, senza essere però un uomo senza macchia, mostrando invece i suoi difetti, le sue peculiarità e i suoi vizi, da quelli più lievi come l’immancabile vino a tavola a quelli moralmente più deprecabili, come l’indole un po’ adultera.
Montalbano non si erge al grado di uomo perfetto, ma è una persona comune, dal grande carisma, intelligente, che sa sempre come far rispettare la legge.
Al suo fianco inoltre c’è un cast artistico perfetto, ben strutturato, dal suo vice, il divertente playboy Mimì Augello (Cesare Bocci), allo specchiato ispettore Giuseppe Fazio (Peppino Mazzotta), al buffissimo Catarella (Angelo Russo) e via dicendo.
E poi, ovviamente, ci sono i luoghi mozzafiato della incantevole Sicilia. Da Ragusa a Porto Empedocle, da Siracusa ad Agrigento: queste sono le location in cui prende vita l’architettura di Vigata e le cittadine vicino, in cui osserviamo le bellezze sconfinate dei paesaggi, o del mare, grande protagonista di molte puntate e luogo magico per Salvo Montalbano. Il tutto condito chiaramente dai cibi proposti a tavola, le specialità gastronomiche siciliane a cui il commissario non rinuncia mai, e che sono presenti in tutte le puntate, che siano le prelibatezze preparate dalla sua fidata Adelina o quelle cucinate dal buon Enzo, ristoratore di fiducia.
Tempo fa leggevo un articolo su come alcuni cooking show e le pietanze proposte siano di fatto un efficacissimo ansiolitico: beh, penso che valga un po’ lo stesso per queste numerose sequenze proposte dalle puntate del Commissario Montalbano. Vedere – e soprattutto rivedere – gli episodi di questa serie trasmette positività, tranquillità, un sensazionale senso di pace.
Anche per tutto ciò questo serial è uno dei pochi della Rai a poter vantare un pubblico sicuramente eterogeneo, che spazia moltissimo a livello anagrafico e socioculturale, al punto che anche nell’epoca delle piattaforme di streaming e della sconfinata possibilità scelta, propendiamo con orgoglio verso mamma Rai e verso la TV in chiaro, a prescindere dal fatto che le puntate siano in versione restaurata in 4K come accade attualmente oppure no.
In un caso o nell’altro, per molti si tratta di un appuntamento fisso, irrinunciabile. Non toglieteci mai le repliche del commissario Montalbano, per favore.
Tiziano Costantini
 
 

La Repubblica - Robinson, 1.10.2022
L’ombra dei cipressi Gramsci e Camilleri

Consiglio vivamente di visitare il cimitero acattolico o cimitero degli inglesi, recentemente riaperto dopo la pandemia, che si trova alle spalle della Piramide Cestia, a Roma. Un luogo di rara magia dove tra maestosi cipressi e pini spioventi hanno trovato sepoltura molti poeti e intellettuali, il più rimarchevole dei quali è sicuramente il grande comunista Antonio Gramsci. Scriveva Pier Paolo Pasolini: " Mi chiederai tu, morto disadorno, / d'abbandonare questa disperata / passione di essere al mondo?", rendendo omaggio alle sue ceneri.
Accanto a Gramsci riposa il maestro siciliano Andrea Camilleri, quest'ultimo accompagnato dalle sue sigarette, ma anche da quelle dei numerosi lettori che vanno a trovarlo.
[…]
 
 

il Napolista, 3.10.2022
“La forma dell’acqua”, su Raiplay l’episodio di Montalbano restaurato in 4k
Nella nuova versione i colori sono più vividi. Racconta la storia di un politico locale trovato morto alla Mannara con il stinnicchio da fora.

Ieri prove d’inverno. Spolverate d’acqua tropicale e quindi molti italiani – prima loro! – hanno scelto “La forma dell’acqua” episodio restaurato in 4 k di Montalbano. Se la memoria non mi inganna uscì nel marzo-aprile 2006.
Nella nuova versione i colori sono più vividi. Ed anche le donne ed i loro vestiti sono più belli. Montalbano regge alla prova del tempo come i Promessi sposi. Del resto Andrea Camilleri scrisse “La strega ed il capitano” sul capolavoro di Manzoni. E sembra – tu che queste puntate le hai viste e lette in replica una dozzina di volte – di vedere qualcosa di diverso, di nuovo. Potenza della tecnologia che può cambiare ai nostri occhi, non digitali, anche le storie.
Quest’episodio è uno di quelli che ci piacciono di più perché c’è ancora molto di indistinto – e quindi non di stanco – in un personaggio come Salvo Montalbano. Ed anche un attore come Luca Zingaretti, più giovane ed atletico. La storia di Montalbano con Livia – interpretata qui dall’attrice austriaca Katharina Böhm, la prima Livia che preferiamo su tutte – è agli inizi. Così come il suo modo di porsi nei confronti della sua squadra, del questore, del Pm e del Circo equestre (scientifica, medico legale, etc… ).
La storia, come è noto ai più, ci parla di un politico locale influente ritrovato morto alla Mannara – oggi sito di prostituzione – con il stinnicchio da fora. Ma il tutto è solo pirandellianamente tiatro e Montalbano – con un alto esercizio di intelligenza – arriesce a capiri chi manovra i fili. Finendo per essere anche lui puparo o come lo definisce Livia: “un Dio di quart’ordine”.
È, poi, questa la puntata dove Montalbano ha un dolore fortissimo e tutto questo lo porta a pensare ancora di più: il nostro Commissario pensa ma non è un intellettuale. È convinto come il prof universitario di “Una storia semplice” di Sciascia che la lingua italiana sia un modo di pensare.
Chi si è perso “La forma dell’acqua” ha ancora due giorni per rivederla-vederla in 4 k su Raiplay,: presumibilmente poi si dovranno aspettare altre repliche o le uscite in Rai Home.
Vincenzo Aiello
 
 

El Mundo, 3.10.2022
Andrea Camilleri: El maestro sin reglas

Documental | 52 min | No recomendado para menores de 7 años (7)
Título: Andrea Camilleri: El maestro sin reglas
Título original: Montalbano and Me: Andrea Camilleri
País: Italia
Año: 2014
Duración: 52 min
Guión: Claudio Canepari, Paolo Santolini
Productora: Rai Fiction
Director: Claudio Canepari, Paolo Santolini
SINOPSIS
En un documental íntimo, la actriz Teresa Mannino pregunta al autor Andrea Camilleri en qué se inspiró para escribir sus famosas novelas del comisario Montalbano.
PRÓXIMOS PASES
La 2 - 06 Octubre - 23:55
La 2 Catalunya - 06 Octubre - 23:55



Andrea Camilleri - Il Maestro senza regole

In un intimo documentario, l'attrice Teresa Mannino chiede all'autore Andrea Camilleri cosa lo abbia ispirato a scrivere i suoi famosi romanzi del Commissario Montalbano.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

De lector a lector, 4.10.2022
Riccardino
Salamandra, octubre 2022

Salamandra publicará Riccardino, el esperado final de la serie protagonizada por el comisario Salvo Montalbano, del gran Andrea Camilleri.
Para celebrar el cierre de la serie, Penguin Random House Grupo Editorial ha producido El último caso de Montalbano, un documental de 20 minutos que indaga acerca del fenómeno del comisario más popular de Italia y en toda la obra del autor siciliano y nos descubre las raíces de una saga mítica, las claves de su éxito y los ingredientes que la han hecho tan querida sobre todo entre el público español.
Junto con Pinocho, Salvo Montalbano está considerado el personaje literario italiano más famoso del mundo. Este documental indaga acerca de las claves del éxito de la serie de 33 libros que convirtieron a Andrea Camilleri en el escritor más popular de Italia en el cambio de milenio.
El trailer ya está disponible en nuestro canal de YouTube, y el documental entero se emitirá en primicia el mismo 6 de octubre en La2, después del último episodio de la celebre serie televisiva El Comisario Montalbano.
Cuando Riccardo Lopresti, joven director de la sucursal de la Banca Regionale de Vigàta conocido como Riccardino, es asesinado en plena calle por un misterioso motorista ante sus tres mejores amigos, Salvo Montalbano, cansado de homicidios y delitos, intenta resolver el caso en el menor tiempo posible. Sin embargo, el destino nunca depara soluciones fáciles, y lo que parecía un crimen por cuestiones de honor, resulta ser un ovillo mucho más difícil de desentrañar que conduce al comisario hasta una mina de sal en la que trabajan los tres íntimos del difunto. Y así, entre informantes tan curiosos como una quiromántica clarividente o la portera de un gimnasio, el último caso de Montalbano se convierte en una maraña de amenazas, luchas de poder e intereses personales en la que se ven envueltos constructores mafiosos, peces gordos de la política y dignidades eclesiásticas.
Esbozada entre 2004 y 2005, retomada en 2016 y publicada póstumamente en 2020, Riccardino supone la despedida del comisario Salvo Montalbano, uno de los personajes más populares de la literatura europea de las últimas décadas y un referente ético y civil en todo el continente. Y sin que merme la tensión, Andrea Camilleri remata la trama policíaca con un duelo dialéctico entre el Personaje y su Autor capaz de sorprender y cautivar por completo a los lectores.
Andrea Camilleri nació en 1925 en Porto Empedocle, provincia de Agrigento, Sicilia, y murió en Roma en 2019. Durante cuarenta años fue guionista y director de teatro y televisión e impartió clases en la Academia de Arte Dramático y en el Centro Experimental de Cine. En 1994 crea el personaje de Salvo Montalbano, el entrañable comisario siciliano protagonista de una serie que en la actualidad consta de treinta y tres novelas. También publicó otras tantas de tema histórico, y todos sus libros ocupan habitualmente el primer puesto en las principales listas de éxitos italianas. Andrea Camilleri, traducido a treinta y seis idiomas y con más de treinta millones de ejemplares vendidos, es uno de los escritores más leídos de Europa. En 2014 fue galardonado con el IX Premio Pepe Carvalho.

Riccardino

Salamandra pubblicherà Riccardino, l'atteso finale della serie con protagonista il commissario Salvo Montalbano, del grande Andrea Camilleri.
Per celebrare la fine della serie, Penguin Random House Editorial Group ha prodotto Montalbano's Last Case, un documentario di 20 minuti che esplora il fenomeno del commissario più popolare d'Italia e l'intera opera dell'autore siciliano, svelando le radici di una saga mitica, le chiavi del suo successo e gli ingredienti che lo hanno reso così amato, soprattutto dal pubblico spagnolo.
Insieme a Pinocchio, Salvo Montalbano è considerato il personaggio letterario italiano più famoso nel mondo. Questo documentario indaga le chiavi del successo della collana di 33 libri che hanno fatto di Andrea Camilleri lo scrittore più popolare in Italia a cavallo del millennio.
Il trailer è ora disponibile sul nostro canale YouTube, e l'intero documentario andrà in onda per la prima volta il 6 ottobre su La2, dopo l'ultima puntata della celebre serie televisiva Il Commissario Montalbano.
Quando Riccardo Lopresti, giovane dirigente della Banca Regionale de Vigàta detto Riccardino, viene assassinato in mezzo alla strada da un misterioso automobilista davanti ai suoi tre migliori amici, Salvo Montalbano, stanco di omicidi e delitti, cerca di risolvere il caso il prima possibile tempo possibile. Il destino però non offre mai soluzioni facili, e quello che sembrava un delitto per ragioni d'onore, si rivela una palla molto più difficile da dipanare che porta il commissario in una miniera di sale dove lavorano i tre intimi del defunto. E così, tra informatori curiosi come un chiromante chiaroveggente o un portiere di palestra, l'ultimo caso di Montalbano diventa un groviglio di minacce, lotte di potere e interessi personali in cui si trovano mafiosi costruttori, pezzi grossi della dignità politica ed ecclesiastica.
Delineato tra il 2004 e il 2005, ripreso nel 2016 e pubblicato postumo nel 2020, Riccardino segna l'addio del commissario Salvo Montalbano, uno dei personaggi più apprezzati della letteratura europea degli ultimi decenni e riferimento etico e civile in tutto il continente. E senza smorzare la tensione, Andrea Camilleri conclude la trama poliziesca con un duello dialettico tra il Personaggio e il suo Autore capace di sorprendere e ammaliare del tutto i lettori.
Andrea Camilleri è nato nel 1925 a Porto Empedocle, provincia di Agrigento, in Sicilia, ed è morto a Roma nel 2019. Per quarant'anni è stato sceneggiatore e regista di teatro e televisione e ha insegnato all'Accademia d'Arte Drammatica e al Centro Sperimentale di Cinema. Nel 1994 ha creato il personaggio di Salvo Montalbano, il simpatico commissario siciliano protagonista di una serie che attualmente si compone di trentatré romanzi. Altrettanti ne ha pubblicati anche su argomenti storici, e tutti i suoi libri occupano regolarmente la prima posizione nelle principali classifiche di successo italiane. Andrea Camilleri, tradotto in trentasei lingue e con più di trenta milioni di copie vendute, è uno degli scrittori più letti in Europa. Nel 2014 è stato insignito del IX Premio Pepe Carvalho.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

RTVE, 4.10.2022
El comisario Montalbano
La 2 estrena el último capítulo de 'El comisario Montalbano'
•‘El método Catalanotti’, jueves 6 de octubre, a las 22:00 horas en La 2
• Y, después, dos documentales: ‘Andrea Camilleri, el maestro sin reglas’ y ‘El último caso de Montalbano’
• A partir del viernes 7 de octubre puedes disfrutar de un maratón y la serie completa en RTVE Play

La 2 pone fin a la emisión completa de ‘El comisario Montalbano’ con el estreno del último capítulo de la serie, inédito en la televisión en abierto en España. En ‘El método Catalanotti’ Montalbano tendrá que investigar el asesinato de un artista y fundador de una compañía de teatro, pero mientras realiza sus pesquisas, comenzará a cuestionarse sus principios más básicos y a dar pasos inesperados…
Este episodio final está dirigido por el protagonista de la ficción, Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), que asumió la dirección de los tres últimos capítulos tras el fallecimiento del director de la serie desde sus comienzos, Alberto Sironi.
Estreno de documentales sobre Montalbano
Tras del último capítulo de la mítica serie, La 2 ofrecerá dos documentales sobre Andrea Camilleri, el autor de las novelas sobre el comisario Montalbano adaptadas en la ficción televisiva.
El primero será ‘Andrea Camilleri, el maestro sin reglas’ (2014), en el que el escritor Andrea Camilleri cuenta a la actriz Teresa Mannino en qué se inspiró para escribir sus famosas novelas sobre el inspector Montalbano. Producido por la RAI, cuenta con dirección de Claudio Canepari y Paolo Santolini, y guion de Michele Astori, Claudio Canepari y Teresa Mannino.
Y a continuación, ‘El último caso de Montalbano’ (2022), documental que, a través de diversos testimonios en España e Italia de editores, agentes, traductores, periodistas, libreros, escritores y lectores, indaga acerca de las claves del éxito de una serie literaria única de treinta y tres libros que convirtieron a Andrea Camilleri en el escritor más popular de Italia en el cambio de milenio. Está producido por Penguin Random House y dirigido por Pablo Mediavilla.


La 2 estrena el documental 'El último caso de Montalbano'

22 años con Salvo Montalbano
‘El comisario Montalbano’ se estrenó en la RAI en 1999. Con 37 capítulos y 15 temporadas, se ha convertido en una serie de culto entre los seguidores de las novelas de Andrea Camilleri y se ha ganado el favor del público general, de varias generaciones y distintos países. Cada caso, inspirado en las decenas de novelas y relatos cortos que escribió Camilleri antes de su fallecimiento en 2019, lleva a Montalbano tras la pista de los más variados crímenes.
La serie fue creada y dirigida hasta 2019 por Alberto Sironi. Es una producción de la RAI, con guion de Andrea Camilleri, Francesco Bruni y Salvatore de Mola. El reparto principal está encabezado por Luca Zingaretti como el comisario Salvo Montalbano; Cesare Bocci, el subcomisario Domenico Augello; Peppino Mazzotta, como el inspector Giuseppe Fazio; Sonia Bergamasco, que interpreta a Livia, eterna novia del comisario; o el contrapunto cómico de Angelo Russo, en el papel del policía Agatino Catarella.

La 2 presenta in anteprima l'ultimo capitolo di 'Il commissario Montalbano'

La 2 conclude la trasmissione integrale di 'Il Commisario Montalbano' con la premiere dell'ultimo capitolo della serie, inedito in televisione in chiaro spagnolo. In 'Il metodo Catalanotti' Montalbano dovrà indagare sull'omicidio di un artista e fondatore di una compagnia teatrale, ma mentre conduce le sue indagini, inizierà a mettere in discussione i suoi principi più elementari e a compiere passi inaspettati...
Quest'ultimo episodio è diretto dal protagonista della fiction, Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), che ha assunto la direzione degli ultimi tre capitoli dopo la scomparsa del regista della serie fin dalla sua nascita, Alberto Sironi.
Premiere di documentari sul Montalbano
Dopo l'ultimo capitolo della mitica serie, La 2 proporrà due documentari su Andrea Camilleri, l'autore dei romanzi sul commissario Montalbano adattati alla fiction televisiva.
Il primo sarà 'Andrea Camilleri, il maestro senza regole' (2014), in cui lo scrittore Andrea Camilleri racconta all'attrice Teresa Mannino cosa lo ha ispirato a scrivere i suoi famosi romanzi sul commissario Montalbano. Prodotto dalla RAI, è diretto da Claudio Canepari e Paolo Santolini, e sceneggiato da Michele Astori, Claudio Canepari e Teresa Mannino.
E poi 'L'ultimo caso di Montalbano' (2022), un documentario che, attraverso varie testimonianze in Spagna e in Italia di editori, agenti, traduttori, giornalisti, librai, scrittori e lettori, esplora le chiavi del successo di una collana letteraria unica di trentatré libri che fecero di Andrea Camilleri lo scrittore italiano più popolare di inizio millennio. È prodotto da Penguin Random House e diretto da Pablo Mediavilla.
22 anni con Salvo Montalbano
'Il Commisario Montalbano' è stato presentato in anteprima sulla RAI nel 1999. Con 37 episodi e 15 stagioni, è diventata una serie cult tra i fan dei romanzi di Andrea Camilleri e ha conquistato il favore del grande pubblico per diverse generazioni e diversi paesi. Ogni caso, ispirato alle decine di romanzi e racconti che Camilleri scrisse prima della sua morte nel 2019, conduce Montalbano sulle tracce dei più svariati delitti.
La serie è stata ideata e diretta fino al 2019 da Alberto Sironi. È una produzione RAI, con sceneggiatura di Andrea Camilleri, Francesco Bruni e Salvatore de Mola. Il cast principale è guidato da Luca Zingaretti nel ruolo del commissario Salvo Montalbano; Cesare Bocci, Vice Commissario Domenico Augello; Peppino Mazzotta nel ruolo dell'Ispettore Giuseppe Fazio; Sonia Bergamasco, che interpreta Livia, l'eterna fidanzata del commissario; o il contrappunto comico di Angelo Russo, nel ruolo del poliziotto Agatino Catarella.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Dailymotion, 4.10.2022
Ilcinematografo
Patò, Camilleri e il cinema
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E' il primo romanzo di Andrea Camilleri da cui è stato tratto un film per il cinema. Nella Sicilia di fine '800, un'Italia antica che somiglia ancora all'Italia di oggi.
A cura di Paolo Travisi
 
 

Giallo Zucca, 5.10.2022


 
 

La Vanguardia, 5.10.2022
'Riccardino', de Andrea Camilleri
Salamandra publicará este próximo 6 de octubre Riccardino, de Andrea Camilleri, la última novela protagonizada por el comisario Montalbano. La Vanguardia le ofrece las primeras novelas de estas páginas que el italiano terminó de escribir el 30 de agosto de 2005. “No voy a escribir ninguna más. Me da pena, pero a los ochenta años es inevitable poner fin a muchas cosas, demasiadas”, escribía el autor por entonces.
Desde Salamandra / Penguin Random House Grupo Editorial, se ha producido un documental bajo el título El último caso de Montalbano. Andrea Camilleri y una saga literaria única, que se estrenará este jueves en La2, después de la emisión del último episodio de la serie del Comisario Montalbano.

El teléfono sonó cuando apenas hacía un momento que había logrado conciliar el sueño, o al menos eso le pareció, después de dar vueltas en la cama sin ton ni son durante horas y más horas. Lo había intentado todo, desde contar ovejitas hasta contar sin ovejitas, pasando por tratar de re¬cordar el primer canto de la Ilíada o lo que había escrito Cicerón al principio de las Catilinarias. Nada, no había habido forma. Después del «Quousque tandem abutere, Ca¬tilina», una densa niebla. Le había quedado claro que era un insomnio sin remedio, porque no lo habían provocado un empacho ni un arrebato de malos pensamientos.
Encendió la luz y miró el reloj: aún no eran ni las cin¬co de la mañana. Sin duda, lo llamaban de la comisaría porque había pasado algo gordo. Se levantó sin la menor prisa para ir a contestar.
Tenía también una toma telefónica al lado de la mesi¬lla de noche, pero hacía un tiempo que no la utilizaba por¬que se había convencido de que, en caso de llamada noc¬turna, recorrer la escasa distancia entre el dormitorio y la sala de estar le permitía deshacerse de las telarañas del sueño que se empeñaban en quedársele pegadas al cerebro.
—¿Diga?
Le había salido una voz que no sólo sonaba ronca, sino incluso pastosa.
—¡Riccardino al aparato! — gritó una voz que, a dife¬rencia de la suya, derrochaba fuerza y alegría.
Se puso furioso. ¿Cómo cojones podía derrochar nadie fuerza y alegría a las cinco de la mañana? Además, había un detalle que no podía obviarse: no conocía a ningún Riccardino. Abrió la boca para mandarlo a tomar por salva sea la parte, pero el tal Riccardino no le dio tiempo.
—¿Qué pasa? ¿Te has olvidado de que habíamos que¬dado? ¡Ya estamos todos aquí, delante del Bar Aurora, sólo faltas tú! ¡Está un poco nublado, pero luego va a hacer un día estupendo!
— Lo siento, lo siento... Estoy allí dentro de diez mi¬nutos, un cuarto de hora como mucho.
Colgó y volvió a acostarse.
Sí, había sido una barrabasada, tendría que haberle dicho la verdad, que se equivocaba. Ahora, los que estaban delante del Bar Aurora se pasarían allí un buen rato, en plena madrugada, esperando en balde.
Por otro lado, para ser justos, a las cinco de la mañana uno no puede equivocarse de número así como así e irse de rositas.
El sueño ya se le había pasado irremediablemente. Al menos Riccardino le había asegurado que iba a hacer un día estupendo. El comisario sintió cierto consuelo.
La segunda llamada se produjo poco después de las seis.
— Pido comprinsión y pirdón, dottori. ¿Qué? Lo he des¬pertado, ¿no?
— No, Catarè, ya estaba despierto.
—¿Siguro siguro, dottori? ¿O me lo dice para hacer ci¬rimonias?
— No, Catarè, no sufras. ¡Dime!
— Dottori, ahora mismísimo acaba de llamar Fazio por¬que dice que lo han llamado a él.
—¿Y tú por qué me llamas a mí?
— Porque me ha dicho Fazio que lo llamara.
—¿Que me llamaras a mí?
— No, no, dottori. A Fazio.
A ese ritmo, no llegaría a entender nada ni a la de tres. Colgó y llamó directamente a Fazio al móvil.
—¿Qué ha pasado?
— Siento molestarlo, jefe, pero... han disparado a al¬guien.
—¿Lo han matado?
— Sí. Dos tiros en la cara. Sería mejor que viniera para aquí.
—¿Augello no está?
—¿No se acuerda, jefe? Se ha ido al pueblo de sus suegros con Beba y Salvuzzo.
Y al instante Montalbano pensó con amargura que preguntar si Mimì Augello estaba de servicio era un sig¬no de los tiempos, o mejor dicho del tiempo en singular, del suyo personal, de los años que ya le pesaban. En otra época habría dado lo que fuera para mantener al subco¬misario alejado de un caso, no por envidia ni para dar al traste con su carrera, sino sólo para no dividirse con él el placer indescriptible de la caza solitaria. Ahora, en cam¬bio, habría dejado la investigación en sus manos de bue¬na gana. Por supuesto, cuando se hacía cargo de un caso seguía dejándose la piel, como siempre, pero últimamen¬te, si podía, prefería quitarse de en medio de buenas a primeras.
La verdad verdadera era que hacía un tiempo que le faltaban las ganas. Después de tantos años de servicio, le había quedado claro que no había nadie con menos cere¬bro que quien creía que la solución a un problema pudie¬ra ser un homicidio. ¡Qué lejos quedaba aquello de De Quincey y su Del asesinato considerado como una de las be¬llas artes!
Eran todos idiotas de remate, tanto los minoristas, que mataban por avaricia, celos o venganza, como los mayoris¬tas, que masacraban al por mayor en nombre de la libertad, de la democracia o, peor aún, del mismísimo Dios. Mon¬talbano estaba hasta la coronilla de vérselas siempre con tantos idiotas. Sí, a veces eran espabilados, a veces hasta inteligentes, como había señalado Leonardo Sciascia con tanta agudeza, pero, en resumidas cuentas, siempre anda¬ban algo escasos de cerebro.
—¿Dónde ha sido?
— En plena calle, no hace ni una hora.
—¿Hay testigos?
— Sí.
— O sea, que han visto al asesino.
— Verlo, lo que sería verlo, lo han visto, jefe, pero pa¬rece ser que nadie puede identificarlo.
¿Cómo iba a ser de otra forma en aquella hermosa tie¬rra? Ver, pero no identificar. Estás delante, pero no puedes concretar nada. Lo has visto, pero borroso, porque te habías dejado las gafas en casa. Por otro lado, hoy por hoy al des¬dichado que se arriesga a declarar que ha reconocido a un asesino mientras asesinaba se le va la vida al garete de inme¬diato, y no es tanto porque el asesino en sí quiera vengarse, sino por culpa de la policía, los jueces y los periodistas, que lo hacen picadillo en la comisaría, el juzgado y la televisión.
—¿Lo han perseguido?
—¿Me lo pregunta en serio?
¿Cómo iba a ser de otra forma en aquella hermosa tierra? Sí, señor, estaba allí, pero no pude salir tras él por¬que se me habían desatado los cordones de un zapato. Sí, señor, lo vi todo, pero no pude intervenir porque tengo reúma. Por otro lado, ¿cuánto valor hace falta para echar a correr, desarmado, detrás de alguien que acaba de dis¬parar y que, como muy mínimo, tiene una bala más en el cargador?
—¿Has avisado al fiscal, al forense y a la científica?
— A todos.
Estaba haciendo tiempo, lo sabía perfectamente. Pero no podía escabullirse. De mala gana preguntó:
—¿En qué calle ha sido?
— En la via Rosolino Pilo, queda por...
— La conozco. Voy para allá.
A base de pegar gritos, soltar maldiciones y hacer sonar el claxon hasta quedarse sordo, logró abrirse paso entre una cincuentena de personas que habían acudido despepitadas como moscas atraídas por el aroma de la mierda e impe¬dían acceder a la via Rosolino Pilo a quien, como él, llega¬ba por la via Nino Bixio. La entrada estaba bloqueada por un coche de la policía colocado de lado y vigilada por los agentes Inzolia y Verdicchio, más conocidos en la comisa¬ría como los «vinos de mesa» por tener los dos nombre de vino blanco. En el otro extremo de la calle, que daba a la via Tukory, estaban de guardia, con un segundo coche, las «bestias salvajes», esto es, los agentes Lupo y Leone, que hacían honor a sus apellidos de lobo y león. Por su parte, los dos miembros del destacamento «gallinero», es decir, Gallo y Galluzzo, estaban en mitad de la calzada junto a Fazio. Y también en la calzada se veía un cuerpo inerte. A poca distancia, había tres hombres apoyados contra una persiana metálica.
Por su parte, viejos y jóvenes, mujeres y hombres, chi¬quillos, perros y gatos se asomaban a ventanas, balcones y terrazas a echar un vistazo, y había quien se inclinaba com¬pletamente hacia delante, a riesgo de ir a estamparse contra el suelo, para ver mejor lo que sucedía. Era todo un llamar, reír, llorar, rezar y vocear, un tremendo guirigay que no tenía nada que envidiar a la fiesta de San Calogero. E, igual que ese día, había quien sacaba fotografías y quien grababa la escena con esos móviles diminutos que hoy saben utili¬zar hasta los recién nacidos.
El comisario aparcó al lado del bordillo y bajó.
Y al instante brotó un animado coloquio aéreo por encima de su cabeza.
—¡Mira! ¡Mira! ¡Ha llegado el comisario!
—¡Es Montalbano!
—¿Quién? ¿Montalbanu? ¿El de la tilivisión?
— No, el de verdad.
Al comisario le entró un violento ataque de nervios. Hacía algo más de diez años había tenido la genial ocu¬rrencia de contarle a un escritor del pueblo un caso que había resuelto y, ni corto ni perezoso, aquel individuo había sacado una novela sobre todo aquello. Como en Italia no leen más que cuatro gatos, la cosa no había tenido mayores consecuencias. Y así, puesto que no sabía negarse ante la insistencia de aquella pesadez de hombre, había seguido refiriéndole un segundo, un tercer y un cuarto caso que el novelista había escrito a su manera, empleando una lengua inventada a medio camino entre el siciliano y el italiano y echando mano de su imaginación. Y esos libros, sin un motivo aparente, habían acabado siendo los más vendidos de Italia e incluso se habían traducido en el extranjero. Y luego los habían adaptado a una serie de televisión que había tenido un éxito extraordinario. Y desde aquel momen¬to todo había cambiado. Ahora todo el mundo lo reconocía y sabía quién era, pero sólo como personaje televisivo. Aquello le tocaba los cojones a dos manos, era insoporta¬ble, parecía una situación sacada de una comedia de otro autor de la zona, un tal Pirandello.
Al menos, el actor que hacía de él, y que era formida¬ble, no se le parecía en nada y tenía diez años menos (¡el muy cabrón!), porque en caso contrario aquello habría sido su fin, no habría podido salir a la calle sin que lo parasen cada dos por tres para pedirle un autógrafo.
—¿No se puede hacer nada para que toda esta gente no se quede ahí asomada disfrutando del espectáculo? ¡Hasta los cuervos tienen más decencia!
—¿Qué propone, jefe? ¿Que disparemos al aire?
—¿Y ésos quiénes son? — preguntó entonces el comi¬sario, haciendo un gesto con la cabeza hacia los tres hom¬bres apoyados en la persiana.
— Los amigos del muerto. Estaban con él en el mo¬mento de los hechos.
Montalbano los miró. Todos tenían treinta y tantos años, todos iban con el pelo cortado a cepillo, todos lle¬vaban chándal gris y zapatillas de deporte, todos eran bas¬tante atléticos y todos estaban muy morenos, pero en ese momento sus aires deportivos se habían esfumado para dejar paso a una especie de rigidez de maniquí debida sin duda al susto y al miedo. Lo asaltó una duda.
—¿No serán militares? — preguntó, esperanzado.
Si por casualidad resultaban soldados de paisano, po¬dría quitarse de en medio de inmediato y dejarlo todo en manos de los carabineros.
— No, jefe.
El muerto también iba vestido igual, aunque en la parte delantera de la camiseta presentaba unas manchas marrón oscuro de la sangre que había perdido y que había formado un charco en la calzada. La cara había desapare¬cido, se la habían borrado. Junto a la mano derecha tenía un móvil.
Y entonces, al mirar a su alrededor, Montalbano se percató de que encima de la persiana bajada había un cartel que rezaba BAR AURORA.
Tuvo la certeza inmediata, tan absoluta como inexpli¬cable, de que el pobre hombre asesinado era la mismísima persona que lo había llamado por error antes del amanecer.
Se acercó a los tres atletas, que estaban muy juntos, como si tuvieran frío.
— Soy el comisario Montalbano. ¿Cómo se llamaba el muerto?
Daba la sensación de que los tres se habían dormido de pie. Tenían los ojos fuera de las órbitas, las pupilas les daban vueltas como canicas, arriba y abajo, de un lado a otro, y sin duda no veían nada. No se movieron, no contestaron y parecía que ni siquiera lograban enfocar a la persona que tenían delante.
—¿Cómo se llamaba? — repitió, paciente, Montalbano.
Por fin uno de ellos, haciendo un esfuerzo evidente, logró dirigir los ojos hacia los del comisario.
— Riccardo Lopresti — musitó.
—¿Riccardino?
Montalbano tuvo la impresión de que acababa de de¬cir un embrujo, una palabra mágica. Fue como si hubiera enchufado a la corriente el cable que les daba energía a los tres.
Perdieron de golpe y porrazo la inmovilidad del hechi¬zo y recuperaron el calor, el color, la palabra, el sentimien¬to y la vida.
—¿Lo conocía? — preguntó, con un temblor en los labios, el que ya había hablado.
El comisario no contestó.
Otro de ellos empezó a susurrar, como si rezara:
— Riccardino, Dios mío, Riccardino...
El tercero no dijo nada, pero se puso a llorar en silen¬cio, con la cara entre las manos.
Un rayo de sol, repentino y nítido como un foco, ilu¬minó a Montalbano y a los tres atletas. Levantó la cabeza: se había abierto una brecha en una nube y la mañana, que había empezado cubierta, empezaba a cambiar. Riccardi¬no había acertado: iba a hacer, en efecto, un día estupen¬do. Pero no para él. Aunque ya nada de eso tenía la menor importancia.
En ese momento se reanudó el coloquio aéreo.
—¿Qué ha pasado? ¿Eh? ¿Qué ha pasado?
—¿Qué hacen?
Eran los vecinos del edificio del Bar Aurora. Al no alcanzar a ver lo que hacía el comisario, que estaba justo de¬bajo, pedían explicaciones a los que se habían asomado al otro lado de la calle.
— El cumisario está hablando con tres personas.
—¿Y qué les pregunta?
— Desde aquí arriba no se oye.
— Pero, a ver, ¿este cumisario no puede hablar más alto, como el de la tilivisión?
—¡Ese sonido! — exigió un indocumentado desde un ventanal.
—¡Que no se oye! — protestó otro.
Se creían que estaban viendo un programa de televi¬sión y, ya que habían pagado la cuota, querían disfrutar tanto de la imagen como del sonido.
Montalbano empezó a tener la impresión de que le estaban tocando los cojones más de lo soportable y le dio miedo explotar en cualquier momento. Fazio, que lo cono¬cía a las mil maravillas, se acercó preocupado. El comisario tomó una decisión brusca.
— Fazio, me llevo a estos tres señores a comisaría.
— Pero cuando llegue el fiscal...
— Cuando llegue el fiscal le presentas mis más sinceros saludos — replicó él, y luego, dirigiéndose a aquellos tres, añadió —: Acompáñenme, que aquí no se puede hablar.
Se encaminaban ya hacia el coche cuando el coloquio aéreo se transformó en un coro de alegría:
—¡Los ha ditinido! ¡Los ha ditinido a todos!
—¡Coño! ¡Qué bueno es este Montalbanu!
Antes de llegar a la comisaría, se detuvo delante de un bar y les mandó a los tres que se tomaran sendos coñacs. Lo obedecieron, aunque haciendo muecas de disgusto: o no estaban acostumbrados o aquello iba en contra de su deon¬tología deportiva. Fuera como fuese, el remedio sirvió para que se repusieran bastante.
—¡Dottori, ah, dottori! ¡Lo buscaba el profisor!
—¿Qué profesor, Catarè?
— El profisor autor.
— Si vuelve a llamar, dile que no estoy.
Ése debía de haber olisqueado ya el hedor a muerto matado, por mucho que viviera en Roma.
Una vez en su despacho, el comisario los sentó a los tres delante de su mesa, cogió un papel y un bolígrafo y le dijo al primero por la izquierda:
— Nombre, apellido, profesión, dirección.
— Mario Liotta, aparejador, via Marconi, 32.
El segundo se llamaba Alfonso Licausi y también era aparejador, con domicilio en la via Cristoforo Colombo; el tercero era Gaspare Bonanno, contable, residente en la piazza Plebiscito, 97.
—¿Y Riccardino Lopresti?
Riccardino trabajaba en la Banca Regionale, era licen¬ciado en Economía y Comercio y vivía en el viale Siracusa, 3.
— Y ahora vamos a empezar — dijo Montalbano.
Aquellos tres, que esperaban un interrogatorio como los que veían en las películas, se sorprendieron ante la pri¬mera pregunta.
—¿Cómo se hicieron amigos los cuatro?
Se miraron desconcertados. Al cabo de unos segundos, Liotta, que debía de ser más o menos el portavoz del gru¬po, contestó:
— Nos conocimos en primero de primaria, íbamos a la misma clase.
— Así que son todos de Vigàta.
— Sí, comisario.
—¿Tienen la misma edad?
— Somos todos de 1972.
—¿Y luego?
— Luego empezamos a vernos fuera del colegio, nues¬tras familias se hicieron amigas. No nos perdimos nunca de vista, aunque con los años acabamos yendo a colegios distintos. En resumen, desde entonces siempre hemos sido inseparables. ¿Sabe cómo nos llaman? Los cuatro mosque¬teros.
—¿Porque visten igual?
— Es el chándal del Polideportivo Virtus et Labor. Somos socios.
— En concreto, ¿qué deporte practican?
— Ninguno en especial. Entrenamos mucho en el gim¬nasio.
— A mí me gusta nadar — dijo Montalbano. Y preci¬só —: Pero no en la piscina. En el mar.
Los tres intercambiaron una mirada rápida: ¿aquel fa¬moso comisario hablaba por hablar, sin ton ni son? ¿O quizá hacía referencia a algo que no entendían?
— Vamos a seguir. ¿Están casados?
— Sí. Alfonso y yo nos casamos con las dos hermanas de Gaspare, mientras que él se casó con mi hermana.
—¿Y Riccardino?
— Perdone, comisario, pero ¿por qué lo llama así, con el mismo diminutivo que utilizábamos nosotros? ¿Lo co¬nocía?
— Lo había visto un par de veces — dijo Montalbano como quien no quiere la cosa antes de repetir la pregun¬ta —: ¿Y Riccardino?
— Riccardino no.
—¿No estaba casado?
— Sí, pero con una alemana.
¿Quizá había habido de repente una escasez de her¬manas en edad de merecer?
—¿La conoció en Alemania?
— No. Aquí, en Vigàta. Su hermana mayor se había casado con un vigatés.
No, si estaba claro que siempre quedaba alguna her¬mana suelta que casar con alguien.
— Habría que avisarla.
Volvieron a mirarse los tres. Liotta replicó con cierto titubeo:
—¿Ten...? ¿Tendríamos que hacerlo nosotros?
— Sería mejor, creo yo. Eran amigos, ¿no?
Se revolvieron los tres en la silla. Y Montalbano se dio cuenta de que se había metido en un terreno delicado.

'Riccardino', di Andrea Camilleri

Salamandra pubblicherà il prossimo 6 ottobre Riccardino, di Andrea Camilleri, l'ultimo romanzo con protagonista il commissario Montalbano. La Vanguardia vi propone in queste pagine l'incipit che l'italiano ha finito di scrivere il 30 agosto 2005. «Non scriverò più. Mi rattrista, ma a ottant'anni è inevitabile mettere fine a tante cose, troppe”, scriveva allora l'autore.
Dal gruppo editoriale Salamandra / Penguin Random House è stato prodotto un documentario dal titolo L'ultimo caso di Montalbano. Andrea Camilleri e una saga letteraria unica, che debutterà giovedì su La2, dopo la messa in onda dell'ultima puntata della serie del Commissario Montalbano.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Periódico, 5.10.2022
Novela negra
El comisario Montalbano cierra su último caso con permiso póstumo de Camilleri
Llega a las librerías 'Riccardino', que el escritor italiano entregó a su editora en 2005 con instrucciones expresas y donde sentenció el final de su icónico personaje

Lo contaba el propio Andrea Camilleri: que en un encuentro en París junto a sus colegas de negra literatura mediterránea Manuel Vázquez Montalbán y Jean- Claude Izzo, hablaron de las ganas que tenían de liquidar a sus protagonistas. El marsellés quería dejar a su Fabio Montale en una barca a la deriva y el barcelonés quería enviar a Carvalho a dar la vuelta al mundo. Una oportuna llamada le ahorró al italiano explicar cómo pensaba matar a su comisario Montalbano, al que había creado en 1994. Montalbán e Izzo murieron antes de poder dar un final a sus respectivos personajes y ello hizo recapacitar a Camilleri: en verano de 2005 escribió el que sería el último libro de la serie y el final de su personaje y lo entregó a su editora y amiga de siempre, Elvira Sellerio, con la condición de que lo guardara en un cajón y que no lo publicara hasta que tuviera la certeza de que el autor no escribiría ninguna más. Hasta la muerte de Camilleri en 2019, a los 93 años, solo ella lo había leído. Esa postrera historia, ‘Riccardino’ (Salamandra / Edicions 62), la número 33, ve la luz ahora en España, en castellano y catalán.
No es solo un nuevo caso policial de Montalbano, que también, sino un juego metaliterario que muestra las discrepancias del propio autor con su personaje de novela y con el de la serie televisiva (que emite La2), con quienes entabla un duelo dialéctico. Un ejemplo: suena el teléfono del comisario y es el Autor, que llama desde Roma. Y este le dice a su protagonista: "Virgen santa, Salvo, ¿todavía estamos así? (…) Soy yo el que te informo a ti. Y no entiendo por qué te empecinas en creer que el que me informa eres tú. La historia esta de Riccardino la estoy escribiendo mientras tú la vives. Y punto pelota". A lo que Montalbano, molesto, le responde: "O sea, que yo soy el títere y tú, el titiritero".
"En esta novela quiso pasar cuentas con su personaje porque se había hecho muy grande. Es algo muy anómalo para un escritor. A veces, los personajes que crecen demasiado traen conflictos a sus creadores", apunta desde Italia por videoconferencia el editor Antonio Sellerio, que añade que a su madre, Camilleri "no le habló de la muerte del personaje sino que le dijo que desaparecía. Quería que Montalbano saliera de escena y tener él controlada la forma". "No quería secuelas escritas por otros. Así que escribió ese final secreto para que se publicara póstumamente", explica Pilar Beltran, su editora de Edicions 62, donde acaban de reeditar los 31 títulos que han publicado en catalán, traducidos desde 1999 y en su mayoría por Pau Vidal.
La trama de novela negra gira en torno al asesinato de un joven director de banco de Vigàta mientras va por la calle con sus tres amigos íntimos. Las pistas llevan a Montalbano hasta la mina de sal donde estos trabajan y a toparse con amenazas, luchas de poder, constructores mafiosos y políticos.
"Lo empecé el primero de julio de 2004 y lo he terminado el 30 de agosto de 2005", dijo el propio Camilleri sobre ‘Riccardino’. Unos 12 años después, a sus 91, añadía que en 2016 quiso revisarlo para ver si "sería oportuno ‘arreglarlo’". Ya había perdido la vista y le pidió a su fiel amiga Valentina que se lo leyera. "Mientras la escuchaba, me sorprendía de mis mismas palabras, porque no recordaba la historia y la encontré buena, por desgracia aún bien actual. Por eso no he cambiado nada de la trama, pero en cambio de la lengua sí, porque me pareció que hacía falta".
"Este es el único libro que reescribió, porque pensó que ‘italianizaba’ demasiado y lo volvió a ‘sicilianizar’. El siciliano no tiene una gramática ni una normativa y él lo llevó a ese siciliano hablado que había ido acentuando en cada libro y que podríamos llamar camilleriano", explica el traductor Pau Vidal.
En Italia, cumpliendo el deseo del propio Camilleri, Sellerio, además de lanzar la edición convencional póstuma en 2020 publicaron una especial en tapa dura y con las dos versiones (la de 2005 y la revisada de 2016). En la primera semana se vendieron 70.000 ejemplares, apunta el editor italiano.
Como homenaje, este jueves 6 de octubre, tras el último episodio de la serie televisiva en La2 se emitirá el documental sobre el autor y su obra ‘El último caso de Montalbano’, producido para la ocasión por el grupo Penguin Random House, con entrevistas a sus editores, agentes y traductores, a libreros, periodistas, escritores y lectores.
Anna Abella

Il commissario Montalbano chiude il suo ultimo caso con il permesso postumo di Camilleri
In libreria arriva 'Riccardino', che lo scrittore italiano ha consegnato al suo editore nel 2005 con precise istruzioni e dove ha condannato la fine del suo personaggio iconico

Lo ha raccontato lo stesso Andrea Camilleri: che in un incontro a Parigi insieme ai suoi colleghi della letteratura nera mediterranea Manuel Vázquez Montalbán e Jean-Claude Izzo, hanno parlato del desiderio che avevano di liquidare i loro protagonisti. Il marsigliese voleva lasciare il suo Fabio Montale alla deriva su una barca e il barcellonese voleva mandare Carvalho in giro per il mondo. Una tempestiva telefonata salvò l'italiano dal spiegare come intendeva uccidere il suo commissario Montalbano, da lui creato nel 1994. Montalbán e Izzo morirono prima che potessero porre fine ai rispettivi personaggi e questo fece riconsiderare Camilleri: nell'estate del 2005 egli scrisse che sarebbe stato l'ultimo libro della serie e la fine del suo personaggio, e lo diede alla sua editore e amica per sempre, Elvira Sellerio, a condizione che lo tenesse in un cassetto e non lo pubblicasse finché non fosse certo che l'autore non scriverà più. Fino alla morte di Camilleri nel 2019, all'età di 93 anni, l'aveva letto solo lei. Quell'ultima storia, 'Riccardino' (Salamandra / Edicions 62), numero 33, vede ora la luce in Spagna, in spagnolo e catalano.
Non è solo un nuovo caso poliziesco di Montalbano, ma anche un gioco metaletterario che mostra le discrepanze dell'autore stesso con il suo personaggio da romanzo e con quello della serie televisiva (che trasmette La2), con il quale ingaggia un duello dialettico. Un esempio: il telefono del commissario squilla ed è l'Autore, che chiama da Roma. E dice al suo protagonista: "Santa Vergine, Salvo, siamo ancora così? (...) Sono io che ti informo. E non capisco perché ti ostini a credere che colui che mi informa sia tu. La storia che scrivo questa di Riccardino mentre la vivi. E punta palla". Al che Montalbano, seccato, risponde: "Allora io sono il burattino e tu il burattinaio".
"In questo romanzo voleva fare i conti con il suo personaggio perché era diventato molto grande. È qualcosa di molto anomalo per uno scrittore. A volte, i personaggi che crescono troppo portano conflitti ai loro creatori", dice l'editore Antonio Sellerio, dall'Italia in videoconferenza, che aggiunge che alla madre Camilleri "non ha parlato della morte del personaggio ma le ha detto che sarebbe scomparso. Voleva che Montalbano lasciasse la scena e gli facesse controllare la forma". "Non voleva sequel scritti da altri. Quindi ha scritto quel finale segreto da pubblicare postumo", spiega Pilar Beltran, il suo editore di Edicions 62, dove hanno appena ristampato i 31 titoli che hanno pubblicato in catalano, tradotti dal 1999 e nella sua maggioranza da Pau Vidal.
La trama del romanzo noir ruota attorno all'omicidio di un giovane direttore di banca di Vigàta mentre passeggia per strada con i suoi tre intimi amici. Gli indizi portano Montalbano alla miniera di sale dove lavorano e ad imbattersi in minacce, lotte di potere, mafiosi e politici.
"L'ho iniziato il 1 luglio 2004 e l'ho finito il 30 agosto 2005", ha detto lo stesso Camilleri a proposito di 'Riccardino'. Circa 12 anni dopo, a 91 anni, aggiunse che nel 2016 voleva rivederlo per vedere se "sarebbe stato opportuno 'aggiustarlo'". Aveva già perso la vista e chiese alla sua fedele amica Valentina di leggerglielo. "Mentre lo ascoltavo sono rimasto sorpreso dalle mie stesse parole, perché non ricordavo la storia e l'ho trovata bella, purtroppo ancora molto attuale. Per questo non ho cambiato nulla della trama, ma invece la lingua, sì, perché mi sembrava che ce ne fosse bisogno".
"Questo è l'unico libro che ha riscritto, perché lo ha ritenuto troppo 'italianizzato' e lo ha 'sicilianato' di nuovo. Il siciliano non ha né grammatica né regole e lo ha portato a quel siciliano parlato che aveva enfatizzato in ogni libro e che potremmo chiamarlo camilleriano", spiega il traduttore Pau Vidal.
In Italia, esaurendo il desiderio dello stesso Camilleri, Sellerio, oltre a lanciare l'edizione convenzionale postuma nel 2020, ne ha pubblicata una speciale in cartonato e con entrambe le versioni (quella del 2005 e quella rivista del 2016). Nella prima settimana sono state vendute 70.000 copie, afferma l'editore italiano.
In omaggio, questo giovedì 6 ottobre, dopo l'ultima puntata della serie televisiva su La2, andrà in onda il documentario sull'autore e la sua opera 'L'ultimo caso di Montalbano', prodotto per l'occasione dal gruppo Penguin Random House , con interviste ai suoi editori, agenti e traduttori, a librai, giornalisti, scrittori e lettori.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Periódico, 5.10.2022
Crítica de llibres
‘Riccardino’, d’Andrea Camilleri: l’últim Montalbano
El desaparegut autor sicilià ha tancat a gran altura el cicle literari del personatge, protagonista d’una de les sèries més icòniques de la literatura italiana
El comissari Montalbano tanca el seu últim cas amb permís pòstum de Camilleri

El telèfon de Salvo Montalbano sona abans de les cinc del matí. Això només pot significar una cosa: ha passat alguna cosa grossa i li truquen de la comissaria. Però en aquesta ocasió la trucada és per un altre motiu. Un home, un tal Riccardino amb una energia que hauria d’estar penada a aquelles hores de la matinada, l’anima que es presenti al lloc de la cita, davant del bar Aurora, al més aviat possible. Perquè tots l’estan esperant. Montalbano s’enfurisma a l’instant, tant per l’equivocació com per l’entusiasme del seu interlocutor. Per això, li demana perdó i li confirma que serà allà en quinze minuts a tot estirar. És cert que no l’hauria d’haver mentit, però també conclou que s’ha de ser més acurat a segons quines hores amb confondre números a la lleugera.
Poc després de les sis el telèfon torna a sonar. En aquesta ocasió és Catarè per informar-lo d’un assassinat. En ple carrer, dos trets a la cara. I casualitat de casualitats, el finat no és ni més ni menys que el ja famós Riccardino, que pel que sembla va ser abatut al cap de pocs segons de finalitzar la seva trucada a Marinella.
‘Riccardino’ és el tancament de la sèrie del comissari Montalbano, una sèrie formada per un total de 33 novel·les publicades entre el 1994 i el 2022. Aquesta última, com havia anunciat Andrea Camilleri fa anys, estava escrita i guardada en un calaix a l’espera de la seva mort. Com podem llegir en les notes finals del llibre, aquesta obra va ser acabada el 2005 i retocada el 2016, així que tanca la sèrie però no seria en realitat l’última que ha escrit el novel·lista italià.
Ja des de les primeres pàgines del llibre podem percebre en el personatge el cansament de l’autor. Tenia ja 80 anys i pensava que ja no n’hi quedaven gaires més. Malgrat això, van ser 18 les novel·les que van sorgir de la seva ploma després de redactar ‘Riccardino’. Fet que no deixa de ser sorprenent en un escriptor tardà, ja que no va començar aquesta faceta de la seva vida fins als 53 anys.
‘Riccardino’ atorga un tancament de nivell a un dels personatges més icònics de la literatura italiana. Com han fet molts d’altres prèviament –impossible no pensar en el joc de Carlos Zanón amb la seva novel·la sobre Pepe Carvalho ‘Problemas de identidad’ pels paral·lelismes entre tots dos protagonistes–, Camilleri introdueix l’autor dins de la intriga d’aquesta obra. Un joc metaliterari en què el personatge i el creador comparteixen impressions sobre temes tan interessants com la rellevància del gènere negre, el paper que la crítica té en aquesta visió i el pes de la construcció d’una bona història.
A banda d’això, un Montalbano impecable. Encara avui resulta sorprenent –després de tantes entregues– la complexitat de les seves trames, la qualitat dels seus diàlegs, el rerefons social de les seves històries, i tot això conjugat amb un humor que era marca de la casa. Malgrat la brevetat de les seves novel·les (al voltant de 250 pàgines), això no li impedeix poder dedicar-ne 20 –dos capítols complets– a l’interrogatori dels tres sospitosos, amb cura i detall. No existeix la pressa en els seus llibres, i sempre queda temps per dinar a la ‘trattoria’ de l’Enzo o per fer un tomb fins al moll i aclarir les idees davant el mar.
Marta Marne

‘Riccardino’, di Andrea Camilleri: l’ultimo Montalbano
Il compianto autore siciliano ha chiuso in bellezza il ciclo letterario del personaggio, protagonista di una delle serie più iconiche della letteratura italiana
Il commissario Montalbano chiude il suo ultimo caso con il congedo postumo di Camilleri

Il telefono di Salvo Montalbano squilla prima delle cinque del mattino. Questo può significare solo una cosa: è successo qualcosa di brutto e sta ricevendo una chiamata dalla stazione di polizia. Ma questa volta la chiamata è per un altro motivo. Un uomo, un certo Riccardino con un'energia che dovrebbe essere dolorosa a quell'ora del mattino, lo incoraggia a presentarsi al ritrovo, davanti al bar Aurora, il prima possibile. Perché tutti lo stanno aspettando. Montalbano si infuriò subito, sia per l'errore che per l'entusiasmo del suo interlocutore. Per questo si scusa e conferma che sarà lì tra quindici minuti di fila. È vero che non avrebbe dovuto mentirgli, ma conclude anche che dovrebbe stare più attento a che ora è e confondere leggermente i numeri.
Poco dopo le sei il telefono squilla di nuovo. In questa occasione è Catarè ad informarlo di un omicidio. In mezzo alla strada, due colpi in faccia. E coincidenza di coincidenze, il defunto altro non è che il già famoso Riccardino, che pare sia stato abbattuto pochi secondi dopo aver terminato la sua telefonata a Marinella.
'Riccardino' è la chiusura della collana del commissario Montalbano, serie composta da un totale di 33 romanzi pubblicati tra il 1994 e il 2022. Quest'ultimo, come aveva annunciato anni fa Andrea Camilleri, è stato scritto e tenuto in un cassetto in attesa della sua morte . Come si legge nelle note di chiusura del libro, questo lavoro è stato terminato nel 2005 e rivisto nel 2016, quindi chiude la serie ma in realtà non sarebbe l'ultimo scritto dal romanziere italiano.
Già dalle prime pagine del libro si percepisce la stanchezza dell'autore nel personaggio. Aveva già 80 anni e pensava che non gli restassero molti anni. Nonostante questo, sono 18 i romanzi che sono emersi dalla sua penna dopo aver scritto 'Riccardino'. Un fatto che è ancora sorprendente in uno scrittore compianto, dal momento che non ha iniziato questo aspetto della sua vita fino all'età di 53 anni.
'Riccardino' chiude di livello uno dei personaggi più iconici della letteratura italiana. Come molti altri hanno già fatto in precedenza – impossibile non pensare alla commedia di Carlos Zanón con il suo romanzo su Pepe Carvalho 'Problemas de identidad' per i paralleli tra i due protagonisti –, Camilleri introduce l'autore nell'intrigo di quest'opera. Un gioco meta-letterario in cui il personaggio e il creatore condividono impressioni su argomenti così interessanti come l'importanza del genere nero, il ruolo che la critica gioca in questa visione e il peso della costruzione di una buona storia.
A parte questo, un Montalbano impeccabile. Ancora oggi, dopo tante puntate, la complessità delle sue trame, la qualità dei suoi dialoghi, il background sociale delle sue storie, e tutto questo unito a un umorismo che era un marchio di fabbrica della casa, è sorprendente. Nonostante la brevità dei suoi romanzi (circa 250 pagine), ciò non gli impedisce di poterne dedicare 20 – due capitoli completi – all'interrogatorio dei tre indagati, con cura e minuzia. Non c'è fretta nei suoi libri, e c'è sempre tempo per pranzare alla trattoria di Enzo o per fare una gita al molo e schiarirsi le idee in riva al mare.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

La Repubblica, 5.10.2022
Il commissario Montalbano Rai 1 - 21.25

L'anziano capomafia Tanu ‘U Greco rivela a Montalbano l'esistenza di un deposito di armi. In una grotta fuori dal paese il commissario scopre anche una camera segreta in cui sono stati sepolti con uno strano rituale due giovani assassinati nei primi anni Quaranta. Incuriosito, indaga per ricostruire il passato e viene ferito in un attentato. Nel cast Leopoldo Trieste.
 
 

RTVE, 6.10.2022
Fenómeno Montalbano
RTVE celebra el éxito de 'El comisario Montalbano' y lo despide con una noche especial en La 1
Estrena el último episodio (inédito en España), recupera el primero de la mítica serie de televisión de la RAI y cierra la noche con el documental 'El último caso de Montalbano'
Martes 11 de octubre, a partir de las 22:40 horas, en La 1 y RTVE Play
Y antes, 'Momentos MasterChef’

Tras el éxito de la emisión completa de ‘El comisario Montalbano’ este verano en La 2, RTVE despide la serie por todo lo alto y traslada la emisión de su final a La 1. El próximo martes dedicará la noche al “fenómeno Montalbano”, el personaje literario creado por el escritor italiano Andrea Camilleri y cuyas andanzas se han recreado desde 1999 en la serie de televisión de la RAI.
Un evento especial en La 1 que incluirá el estreno del último capítulo, ‘El método Catalanotti’, inédito en la televisión en abierto en España y la emisión del primero de la serie, ‘El ladrón de meriendas’. Todos los episodios ya emitidos pueden disfrutarse en RTVE Play. Además, la plataforma online de RTVE ofrecerá a partir del día siguiente (miércoles 12) un maratón de la serie completa.
La noche especial de ‘El comisario Montalbano’ en La 1 irá precedida de 'Momentos MasterChef'
‘El método Catalanotti’, último capítulo
Tras 37 capítulos y 15 temporadas, ‘El comisario Montalbano’ se cierra con ‘El método Catalanotti’, un último episodio en el que Montalbano tendrá que investigar el asesinato de un artista y fundador de una compañía de teatro. Pero mientras realiza sus pesquisas, comenzará a cuestionarse sus principios más básicos y a dar pasos inesperados…
Este episodio final está dirigido por el protagonista de la ficción, Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), que asumió la dirección de los tres últimos capítulos tras el fallecimiento del director de la serie desde sus comienzos, Alberto Sironi.
A continuación, La 1 recupera el primer capítulo de la serie, ‘El ladrón de meriendas’: el comisario investiga la muerte de un hombre, propietario de una compañía de importación y exportación. La viuda sospecha que su marido ha sido asesinado por su amante Karima. Montalbano llega hasta el hijo de ésta, quien, con sólo cinco años, le cuenta que su madre fue forzada a subir al interior de un coche y desde entonces no sabe nada de ella…



Y para cerrar la noche dedicada al "fenómeno Montalbano", La 1 estrenará el documental ‘El último caso de Montalbano’ (2022). A través de diversos testimonios en España e Italia de editores, agentes, traductores, periodistas, libreros, escritores y lectores, indaga acerca de las claves del éxito de una serie literaria única de treinta y tres libros que convirtieron a Andrea Camilleri en el escritor más popular de Italia en el cambio de milenio. Está producido por Penguin Random House y dirigido por Pablo Mediavilla.
22 años con Salvo Montalbano
Después de 22 años en antena, ‘El comisario Montalbano’ se ha convertido en una serie de culto entre los seguidores de las novelas de Andrea Camilleri y se ha ganado el favor del público general, de varias generaciones y distintos países. Cada caso, inspirado en las decenas de novelas y relatos cortos que escribió Camilleri antes de su fallecimiento en 2019, lleva a Montalbano tras la pista de los más variados crímenes.
La serie fue creada y dirigida hasta 2019 por Alberto Sironi. Es una producción de la RAI, con guion de Andrea Camilleri, Francesco Bruni y Salvatore de Mola. El reparto principal está encabezado por Luca Zingaretti como el comisario Salvo Montalbano; Cesare Bocci, el subcomisario Domenico Augello; Peppino Mazzotta, como el inspector Giuseppe Fazio; Sonia Bergamasco, que interpreta a Livia, eterna novia del comisario; o el contrapunto cómico de Angelo Russo, en el papel del policía Agatino Catarella.

Fenomeno Montalbano
RTVE celebra il successo di 'Il commissario Montalbano' e lo saluta con una serata speciale a La 1
L'ultimo episodio in anteprima (inedito in Spagna), recupera il primo della mitica serie televisiva RAI e chiude la serata con il documentario 'L'ultimo caso di Montalbano'
Martedì 11 ottobre, a partire dalle 22:40, su La 1 e RTVE Play

Dopo il successo della trasmissione integrale de 'Il commissario Montalbano' quest'estate su La 2, RTVE saluta in grande stile la serie e sposta su La 1 la messa in onda del suo finale. Martedì prossimo dedicherà la serata al “fenomeno Montalbano ”, il personaggio letterario creato dallo scrittore italiano Andrea Camilleri e le cui avventure sono state ricreate dal 1999 nella serie televisiva RAI.
Un evento speciale in La 1 che includerà la premiere dell'ultimo capitolo, 'Il metodo Catalanotti', inedito alla televisione aperta in Spagna e la trasmissione del primo della serie, 'El ladrón de meriendas'. Tutti gli episodi già trasmessi possono essere goduti su RTVE Play. Inoltre, la piattaforma online RTVE offrirà una maratona della serie completa a partire dal giorno successivo (mercoledì 12).
La serata speciale di 'Il commissario Montalbano' in La 1 sarà preceduta da 'MasterChef Moments'
‘Il metodo Catalanotti’, ultimo capitolo
Dopo 37 episodi e 15 stagioni, 'Il commissario Montalbano' si chiude con 'Il metodo Catalanotti', episodio finale in cui Montalbano dovrà indagare sull'omicidio di un artista e fondatore di una compagnia teatrale. Ma mentre conduce le sue indagini, inizierà a mettere in discussione i suoi principi più elementari e a compiere passi inaspettati...
Quest'ultimo episodio è diretto dal protagonista della fiction, Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), che ha assunto la direzione degli ultimi tre capitoli dopo la scomparsa del regista della serie fin dalla sua nascita, Alberto Sironi.
Successivamente, La 1 recupera il primo capitolo della serie, 'El ladrón de meriendas': il commissario indaga sulla morte di un uomo, proprietario di una società di import ed export. La vedova sospetta che suo marito sia stato assassinato dal suo amante Karima. Montalbano raggiunge il figlio, che, a soli cinque anni, gli racconta che sua madre è stata costretta a salire in macchina e da allora non ha più sue notizie...
E per chiudere la serata dedicata al "fenomeno Montalbano", La 1 presenterà in anteprima il documentario 'L'ultimo caso del Montalbano' (2022). Attraverso varie testimonianze in Spagna e in Italia di editori, agenti, traduttori, giornalisti, librai, scrittori e lettori, si interroga sulle chiavi del successo di una collana letteraria unica di trentatré libri che ha reso Andrea Camilleri la maggior parte d'Italia al svolta del millennio. È prodotto da Penguin Random House e diretto da Pablo Mediavilla.
22 anni con Salvo Montalbano
Dopo 22 anni in onda, 'Il Commissario Montalbano' è diventata una serie cult tra i seguaci dei romanzi di Andrea Camilleri e ha conquistato il favore del grande pubblico, di diverse generazioni e di diversi paesi. Ogni caso, ispirato alle decine di romanzi e racconti che Camilleri scrisse prima della sua morte nel 2019, conduce Montalbano sulle tracce dei più svariati delitti.
La serie è stata ideata e diretta fino al 2019 da Alberto Sironi. È una produzione RAI, con sceneggiatura di Andrea Camilleri, Francesco Bruni e Salvatore de Mola. Il cast principale è guidato da Luca Zingaretti nel ruolo del commissario Salvo Montalbano; Cesare Bocci, Vice Commissario Domenico Augello; Peppino Mazzotta nel ruolo dell'Ispettore Giuseppe Fazio; Sonia Bergamasco, che interpreta Livia, l'eterna fidanzata del commissario; o il contrappunto comico di Angelo Russo, nel ruolo del poliziotto Agatino Catarella.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

La Voz de Galicia, 6.10.2022
El hermoso final del comisario Montalbano
«Riccardino», la novela en la que Andrea Camilleri, antes de morir, dio término a la saga policial, llega este jueves a las librerías

Hace mucho tiempo que lo había anunciado. El libro estaba listo, aguardaba en un cajón de su editora y amiga Elvira Sellerio. Andrea Camilleri (Porto Empedocle, Agrigento, Sicilia, 1925-Roma, 2019) había rematado la novela que suponía el final de Salvo Montalbano en agosto del 2005. Y la escribió por tres razones: primera, porque un día se le ocurrió la forma en que darle término al comisario y se puso a la tarea; segunda, porque estaba un poco harto del personaje —le pasaba, a veces, que le resultaba antipático— y pensaba en aparcar sus andanzas y dedicar tiempo a las novelas históricas; y tercera, se veía cansado —frisaba entonces los 80 años— y, en la misma medida, temía que el alzhéimer u otra enfermedad mental le hurtase la lucidez que necesitaba para acabar con dignidad con las pesquisas del policía. ¿Y qué aguardaba aquel hatillo de folios en el cajón? La única condición que puso el escritor es que Riccardino, que así se titula el relato, no viese la luz hasta después de su muerte. Pues bien, este jueves llega a las librerías la traducción castellana de la mano de Salamandra, el sello que custodia en su catálogo los cerca de treinta títulos de la creación libresca italiana, junto con Pinocho, más famosa en el mundo. Solo en su país, de los 30 millones de copias que han despachado las novelas de Camilleri, 25 millones corresponden a Montalbano, desde que inició su camino en 1994 con La forma del agua.
Contaba a menudo Camilleri que él disfrutaba escribiendo y que, de hecho, lo dejaría «en el instante en que la escritura degenerara en trabajo». Él trataba, además, de que si en algún momento el papel en blanco le requería esfuerzo, esta exigencia no se notara, como si se tratase de la de una mujer trapecista, siempre con la sonrisa en la boca: el lector debería encontrar la historia grácil, ligera, divertida, debía volar sin percibir el trabajo que había detrás. Ahora ya se sabe que esta degeneración no ocurrió, que siguió en la labor hasta el final de sus días; incluso cuando no podía, por su ceguera, continuó dictando sus narraciones. Por supuesto, no solo no abandonó a Montalbano, sino que tras concluir Riccardino aún vinieron una veintena de aventuras más.
El hedonismo de Montalbano sobrevivió y también triunfó el humor del autor. Es verdad que en Riccardino Camilleri riza el rizo, cambiando bastante el esquema que tanto éxito le granjeó. Mantiene, eso sí, sin obsesionarse, el formato base habitual de los más o menos 18 capítulos de diez páginas cada uno. La novela, como en un homenaje a Pirandello (admirado maestro que también celebró en su libro Conversación sobre Tiresias, un monólogo que después él mismo escenificó), introduce en la trama criminal un duelo entre el autor y el personaje. No hay que olvidar que Camilleri era hombre de teatro, un verdadero seductor de la palabra, de la narración oral, que igual actuaba que daba clase en la Academia Nacional de Arte Dramático.
El personaje, el comisario, se ve asediado no solo por las circunstancias y presiones de la investigación, sino también por su creador y por la fastidiosa comparación —que está en el ambiente, en la calle— con su réplica televisiva —la que encarna el actor Luca Zingaretti—. Montalbano se cabrea con el autor, con sus intempestivas llamadas telefónicas en las que cuestiona sus habilidades y pretende condicionar su modo de afrontar el caso.
—Quiero saber quién te ha informado.
—Salvo, es justo lo contrario. Soy yo el que te informa a ti. Y no entiendo por qué te empecinas en creer que el que me informa eres tú. La historia esta de Riccardino la estoy escribiendo mientras tú la vives. Y punto pelota.
—O sea, que yo soy el títere, y tú, el titiritero. ¿Es eso?
¿Ahora me sales con lugares comunes? Te olvidas de la de veces que has impuesto, por iniciativa propia, por tu cuenta y riesgo, un curso [a la historia] completamente distinto del que yo tenía previsto escribir. A ver, ¿no fuiste tú el que eligió el final de La paciencia de la araña?
El autor hasta le envía por fax una propuesta detallada para la resolución del asesinato, que incluso parece motivada por la idea de protegerlo de la amenaza de los políticos y la mafia. En este tour de force metaliterario, ambos se muestran desconfiados, y cansados, muy cansados. Autor y personaje parecen intuir que el final está al caer. Y, como la muerte, puede ser hasta dulce, hermoso.
Héctor J. Porto

Il bel finale del commissario Montalbano
Arriva questo giovedì in libreria "Riccardino", il romanzo in cui Andrea Camilleri, prima di morire, ha concluso la saga poliziesca

Era stato annunciato per molto tempo. Il libro era pronto, in attesa in un cassetto della sua editore e amica Elvira Sellerio. Andrea Camilleri (Porto Empedocle, Agrigento, Sicilia, 1925-Roma, 2019) aveva terminato il romanzo che segnò la fine di Salvo Montalbano nell'agosto 2005. E lo scrisse per tre motivi: primo, perché un giorno gli venne in mente la via far cessare il commissario e si mise al lavoro; secondo, perché era un po' stufo del personaggio - gli capitava, a volte, di trovarlo sgradevole - e pensava di sospendere le sue avventure e dedicare tempo ai romanzi storici; e in terzo luogo, sembrava stanco - all'epoca aveva quasi 80 anni - e, nella stessa misura, temeva che l'Alzheimer o un'altra malattia mentale lo privassero della lucidità di cui aveva bisogno per terminare dignitosamente le indagini della polizia. E cosa aspettava quel fascio di pagine nel cassetto? L'unica condizione che lo scrittore ha posto è che Riccardino, che è il titolo della storia, non veda la luce fino a dopo la sua morte. Ebbene, questo giovedì arriva in libreria la traduzione spagnola di Salamandra, il sigillo che custodisce nel suo catalogo i quasi trenta titoli della creazione libraria italiana, insieme a Pinocchio, il più famoso al mondo. Solo nel suo Paese, dei 30 milioni di copie vendute dai romanzi di Camilleri, 25 milioni corrispondono a Montalbano, da quando ha iniziato il suo viaggio nel 1994 con La forma dell'acqua.
Camilleri diceva spesso che gli piaceva scrivere e che, infatti, avrebbe rinunciato "nel momento in cui la scrittura degenera in lavoro". Ha anche provato che se in qualsiasi momento il foglio bianco richiedesse uno sforzo, questa esigenza non venisse notata, come se fosse quella di una trapezista, sempre con il sorriso sulle labbra: il lettore dovrebbe trovare la storia aggraziata, leggera, divertente, doveva volare senza notare il lavoro che c'era dietro. Ora si sa che questa degenerazione non avvenne, che continuò nell'opera fino alla fine dei suoi giorni; anche quando non poteva, a causa della sua cecità, continuava a dettare le sue narrazioni. Certo, non solo non abbandonò Montalbano, ma dopo aver terminato Riccardino seguirono altre venti avventure.
Sopravvisse l'edonismo di Montalbano e trionfò anche l'umorismo dell'autore. È vero che in Riccardino Camilleri arriccia il riccio, cambiando abbastanza lo schema che gli è valso tanto successo. Mantiene, sì, senza ossessionarsi, il solito formato base di più o meno 18 capitoli di dieci pagine ciascuno. Il romanzo, come in omaggio a Pirandello (ammirato maestro che celebrò anche nel suo libro Conversazione su Tiresia, monologo da lui stesso poi messo in scena), introduce nella trama criminale un duello tra l'autore e il personaggio. Non bisogna dimenticare che Camilleri era un uomo di teatro, un vero seduttore della parola, della narrazione orale, che agiva proprio come insegnava all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica.
Il personaggio, il commissario, è assediato non solo dalle circostanze e dalle pressioni dell'indagine, ma anche dal suo ideatore e dal fastidioso confronto -che è nell'ambiente, per strada- con la sua replica televisiva -quella che incarna il attore Luca Zingaretti. Montalbano si arrabbia con l'autore, con le sue premature telefonate in cui mette in discussione le sue capacità e cerca di condizionare il suo modo di affrontare il caso.
— Voglio sapere chi ti ha informato.
— Salvo, è proprio l'opposto. Sono io che ti informo. E non capisco perché ti ostini a credere che quello che mi informa sei tu. Sto scrivendo la storia di Riccardino mentre la vivi. E punta a sfera.
— Allora, io sono il burattino e tu il burattinaio. È questo?
Ora esci con i luoghi comuni? Dimentichi quante volte hai imposto, di tua iniziativa, a tuo rischio e pericolo, un corso [alla storia] completamente diverso da quello che avevo intenzione di scrivere. Vediamo, non eri tu quello che ha scelto la fine de La pazienza del ragno?
L'autore gli invia addirittura via fax una proposta dettagliata per la risoluzione dell'omicidio, che sembra addirittura motivata dall'idea di proteggerlo dalla minaccia dei politici e della mafia. In questo tour de force metalletterario, entrambi sono diffidenti e stanchi, molto stanchi. Autore e personaggio sembrano intuire che la fine è vicina. E, come la morte, può anche essere dolce, bella.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

ABC, 6.10.2022
¡'Ciao', Camilleri!: Montalbano se despide de los lectores (y de su creador)
Se publica 'Riccardino', novela que cierra el ciclo del comisario siciliano y que Camilleri dejó escrita en 2005
La 2 estrena el documental 'El último caso de Montalbano' tras la emisión del último capítulo de la serie televisiva

Barcelona. Adiós a Vigata y a las arancini. Adiós a Livia, al forense Pasquano y Mimí Augello. Adiós a Fazio, Galluzo y a los fogones de la Trattoria Enzo y la hostería San Calogero. Y adiós, claro, a Salvo Montalbano. Al literario y también al televisivo. Porque de esto va, entre muchas otras cosas, 'Riccardino', la novela con la que Andrea Camilleri sella el destino del célebre comisario siciliano. La última de la serie. Un final escrito desde hace tres lustros pero que tanto el escritor como su editorial italiana mantuvieron a buen recaudo, no en una caja fuerte pero sí en un discreto cajón, hasta que llegase el momento adecuado. «Quería que el personaje saliera de escena de una forma original», recuerda el editor italiano Antonio Sellerio. «Es un final sin derramamiento de sangre. Tampoco se jubila», aseguró el propio Camilleri hace años, cuando reconoció que el final de Montalbano llevaba años acumulando polvo.
El enigma, en cualquier caso, se empezará a resolver a partir de este jueves, fecha señalada para la publicación en España de 'Riccardino' (Salamandra en castellano; Edicions 62 en catalán) y Día Grande para la legión de lectores del autor siciliano. «Es como un regalo que nos deja y una época que se cierra», destaca la editora de Salamandra, Sigrid Kraus en 'El último caso de Montalbano', documental que estrena esta noche en La2 coincidiendo con la publicación del libro y la emisión de 'El método Catalanotti', último episodio de la adaptación televisiva de la saga. Triple combo, miel sobre hojuelas, para redondear una operación que Camilleri, fallecido en 2019 a los 93 años, ideó como una suerte de duelo con su criatura literaria.
Un adiós en el que, en efecto, no hay derramamiento de sangre, pero sí altas dosis de tensión y mala uva. «Los personajes que crecen demasiado acaban generando conflictos al autor, y aquí Camilleri ajusta cuentas con Montalbano», resume Sellerio. Tanto es así que al final, y sin decir cómo, será Montalbano quien se acaba despidiendo de Camilleri y de los lectores. Arrivederci, Salvo; ciao, Andrea. «Yo estaba convencido de que lo mataba, pero no estoy decepcionado. Porque, bien pensado, si lo hubiese matado, ¿cómo habría tenido que hacerlo? Y si no lo mata, ¿entonces qué hace?¿Lo jubila?», se pregunta el Pau Vidal, traductor de la obra de Camilleri al catalán desde finales de los noventa.
Maestros 'negromediterráneos'
Un intriga negrocriminal en la que el comisario, desganado y enrabietado con su creador, deberá investigar el asesinato del director de una sucursal bancaria. A Camilleri aún le daría tiempo de publicar casi una veintena de 'montalbanos' más, pero en aquel momento, recién cumplidos los 80 años, sintió la imperiosa necesidad de avanzar trabajo y trazar la línea de meta.
¿La razón? La explica Antonio Sellerio mientras evoca un encuentro entre Camilleri, Manuel Vázquez Montalbán y Jean Claude Izzo en un aeropuerto. Una reunión en la cumbre de literatura criminal en la que tres maestros 'negromediterráneos', como los llamaría el añorado Paco Camarasa, compartían posibles desenlaces a sus respectivas series novelescas. «Vázquez Montalbán aún no sabía qué hacer con Carvalho, mientras que Izzo apostaba por matar al personaje. Que los dos escritores falleciese poco después de aquel encuentro es lo que llevó a Camilleri a idear la despedida literaria de Montalbano», recuerda el editor.
Una despedida sorprendente y metaliteraria, repleta también de guiños a la faceta más teatral de Camilleri, con la que el siciliano se reencontró en 2016, cuando decidió revisar ese manuscrito que, confiesa Sellerio, nadie en la editorial se había atrevido a leer. Nadie salvo Elvira Giorgianni. «Había perdido la vista, por eso me vi obligado a pedir a mi amiga Valentina que me lo leyera. Mientras le escuchaba me sorprendía de mis propias palabras, ya que no recordaba la historia y la encontré buena, por desgracia todavía muy actual. Por eso no he cambiado nada de la trama, pero en cambio de la lengua sí, porque me pareció que necesitaba. En estos años ha evolucionado mucho, gracias entre otras cosas a la confianza de mis lectores, que me han seguido y entendido y que por tanto me han permitido hacerlo», recuerda Camilleri en la nota final del libro.
Tanto cambió la lengua que, además de la edición normal, Sellerio hizo una tirada especial de 70.000 ejemplares con las dos versiones de 'Riccardino', la de 2005 y la de 2016. «Es una operación literaria muy infrecuente y algo imposible de reflejar en la traducción», apunta Pau Vidal, traductor al catalán de Camilleri desde 1999. A la hora de concretar en qué consisten esos cambios, Vidal hace referencia a la morfología verbal, la sintaxis y, sobre todo, a ese italiano 'sicilianizado' que, en realidad, no es otra cosa que un italiano cada vez más 'camillerizado'. «Es uno de esos autores que no se tendrían que traducir, ya que se pierden muchas cosas»; sostiene Vidal. «Saldría más a cuenta que todos los lectores aprendieran siciliano», añade entre risas.
La edición de 'Riccardino', título número 33 de la serie Montalbano, marca el cierre definitivo de una historia que arrancó en 1994, cuando Camilleri publicó 'La forma del agua' y presentó el sociedad al que se convertiría, con permiso de Pinocho, en el personaje literario italiano de mayor proyección internacional. Ahí están, para confirmarlo, los 25 millones de ejemplares vendidos, las traducciones a 25 idiomas y los 11 millones de espectadores que veían cada capítulo de 'El comisario Montalbano'. «Cuando apareció 'Riccardino' en Italia, fue durante semanas el libro con más ejemplares vendió desde que se publicó el último Harry Potter», constata Sellerio.
David Morán

'Ciao', Camilleri!: Montalbano saluta i lettori (e il suo creatore)
Esce 'Riccardino', romanzo che chiude il ciclo del commissario siciliano e che Camilleri ha lasciato scritto nel 2005
La 2 presenta in anteprima il documentario 'L'ultimo caso di Montalbano' dopo la messa in onda dell'ultimo capitolo della serie televisiva

Barcellona. Addio a Vigata e agli arancini. Addio a Livia, al coroner Pasquano e Mimí Augello. Addio a Fazio, Galluzo e alle cucine della Trattoria Enzo e dell'osteria San Calogero. E arrivederci, ovviamente, a Salvo Montalbano. Alla letteraria e anche alla televisione. Per questo è, tra le altre cose, 'Riccardino', il romanzo con cui Andrea Camilleri suggella le sorti del celebre commissario siciliano. L'ultimo della serie. Un finale scritto per quindici anni ma che sia lo scrittore che il suo editore italiano hanno custodito in un luogo sicuro, non in una cassaforte ma in un cassetto discreto, fino al momento opportuno. "Volevo che il personaggio uscisse di scena in modo originale", ricorda il montatore italiano Antonio Sellerio. "E' un finale incruento. Né si ritira», assicurò anni fa lo stesso Camilleri, quando riconobbe che la fine del Montalbano prendeva polvere da anni.
L'enigma, comunque, comincerà a risolversi a partire da questo giovedì, data fissata per la pubblicazione in Spagna di 'Riccardino' (Salamandra in spagnolo; Edicions 62 in catalano) e Big Day per la legione di lettori dell'autore siciliano. «È come un regalo che ci lascia e un'era che si chiude», sottolinea il direttore di Salamandra, Sigrid Kraus in 'L'ultimo caso di Montalbano', documentario che debutterà questa sera su La2 in concomitanza con la pubblicazione del libro e del trasmissione de 'Il metodo Catalanotti', l'ultima puntata dell'adattamento televisivo della saga. Tripla combo, miele in scaglie, per concludere un'operazione che Camilleri, scomparso nel 2019 all'età di 93 anni, ha escogitato una sorta di duello con la sua creatura letteraria.
Un addio in cui, in effetti, non c'è spargimento di sangue, ma alte dosi di tensione e uva cattiva. "I personaggi che crescono troppo finiscono per generare conflitti per l'autore, e qui Camilleri regola i conti con Montalbano", riassume Sellerio. Tanto che alla fine, e senza dire come, sarà Montalbano a finire per salutare Camilleri e i lettori. Arrivederci, Salvo; ciao Andrea. «Ero convinto che lo avesse ucciso, ma non sono deluso. Perché, a pensarci bene, se l'avessi ucciso, come avrei dovuto farlo? E se non lo uccide, cosa fa, lo ritirerà?”, chiede Pau Vidal, traduttore dell'opera di Camilleri in catalano dalla fine degli anni Novanta.
Insegnanti 'nero-mediterranei'
Un intrigo criminale noir in cui il commissario, svogliato e infuriato con il suo creatore, deve indagare sull'omicidio del direttore di una filiale di banca. Camilleri avrebbe ancora tempo per pubblicare quasi venti Montalbani in più, ma in quel momento, appena compiuti 80 anni, sentì l'urgenza di anticipare i lavori e tracciare il traguardo.
La ragione? Lo spiega Antonio Sellerio evocando un incontro tra Camilleri, Manuel Vázquez Montalbán e Jean Claude Izzo in un aeroporto. Un incontro al vertice della letteratura criminale in cui tre maestri del "mediterraneo nero", come li chiamerebbe l'agognato Paco Camarasa, hanno condiviso i possibili esiti delle rispettive serie di finzione. «Vázquez Montalbán ancora non sapeva cosa fare con Carvalho, mentre Izzo scommetteva sull'uccisione del personaggio. Che i due scrittori siano morti poco dopo quell'incontro è ciò che ha portato Camilleri a ideare l'addio letterario di Montalbano», ricorda il direttore.
Un addio sorprendente e metaletterario, ricco anche di cenni al lato più teatrale di Camilleri, con cui il siciliano si è ritrovato nel 2016, quando ha deciso di recensire quel manoscritto che, confessa Sellerio, nessuno in casa editrice aveva osato leggere. Nessuno tranne Elvira Giorgianni. “Avevo perso la vista, quindi sono stato costretto a chiedere alla mia amica Valentina di leggermela. Mentre lo ascoltavo, rimasi sorpresa dalle mie stesse parole, dato che non ricordavo la storia e l'ho trovata bella, purtroppo ancora molto attuale. Ecco perché non ho cambiato nulla nella trama, ma nella lingua, perché pensavo di doverlo fare. In questi anni si è evoluto molto, grazie, tra l'altro, alla fiducia dei miei lettori, che mi hanno seguito e capito e quindi mi hanno permesso di farlo”, ricorda Camilleri nella nota finale del libro.
La lingua è cambiata tanto che Sellerio ha realizzato, oltre all'edizione normale, un'edizione speciale di 70.000 copie con le due versioni di 'Riccardino', quella del 2005 e quella del 2016. «Si tratta di un'operazione letteraria molto rara e qualcosa di impossibile da riflettere nella traduzione", dice Pau Vidal, traduttore catalano di Camilleri dal 1999. Nello specificare in cosa consistono questi cambiamenti, Vidal fa riferimento alla morfologia verbale, alla sintassi e, soprattutto, a quell'italiano 'sicilianizzato' che, in realtà, non è altro che un italiano sempre più 'camillerizzato'. «È uno di quegli autori che non dovrebbero essere tradotti, poiché molte cose sono andate perdute»; Vidal sostiene. "Sarebbe più utile per tutti i lettori imparare il siciliano", aggiunge con una risata.
La pubblicazione di 'Riccardino', titolo numero 33 della collana Montalbano, segna la chiusura definitiva di una storia iniziata nel 1994, quando Camilleri pubblica 'La forma dell'acqua' e presenta la società che sarebbe diventata, con il permesso di Pinocchio, in il personaggio letterario italiano con la maggiore proiezione internazionale. Eccoli, a confermarlo, i 25 milioni di copie vendute, le traduzioni in 25 lingue e gli 11 milioni di telespettatori che hanno visto ogni capitolo di 'Il Commissario Montalbano'. "Quando 'Riccardino' è apparso in Italia, è stato per settimane il libro con il maggior numero di copie vendute dall'ultimo Harry Potter", nota Sellerio.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Mundo, 6.10.2022
El curioso caso de El comisario Montalbano que encumbró a La 2 y que La 1 despedirá a lo grande
RTVE estrenará el último episodio de El comisario Montalbano -inédito en España- y recupera el primero de la mítica serie de televisión de la RAI

El comisario Montalbano ha sido la sorpresa del verano en televisión. Después de 22 años en antena, El comisario Montalbano se ha convertido en una serie de culto entre los seguidores de las novelas de Andrea Camilleri y se ha ganado el favor del público general, de varias generaciones y distintos países.
Sin embargo, fue este verano cuando la emisión en La 2 de la mítica serie dio el 'pelotazo'. Los capítulos que se han emitido en el segundo canal de la cadena pública -dos capítulos cada martes- desde el 28 de junio han logrado una media de 468.000 espectadores, un 5,4% de share. Teniendo en cuenta que la media de La 2 suele estar en un poco más del 3%, el éxito de El comisario Montalbano es indiscutible.
Y es por ello que RTVE ha tomado la decisión de cerrar el final de serie con una despedida a la altura de las grandes series de la cadena. El próximo martes La 1 dedicará la noche al "fenómeno Montalbano", el personaje literario creado por el escritor italiano Andrea Camilleri y cuyas andanzas se han recreado desde 1999 en la serie de televisión de la RAI.
Un evento especial en La 1 que incluirá el estreno del último capítulo, El método Catalanotti, inédito en la televisión en abierto en España y la emisión del primero de la serie, El ladrón de meriendas. Todos los episodios ya emitidos pueden verse en RTVE Play.
Tras 37 capítulos y 15 temporadas, El comisario Montalbano se cierra con El método Catalanotti, un último episodio en el que Montalbano tendrá que investigar el asesinato de un artista y fundador de una compañía de teatro. Pero mientras realiza sus pesquisas, comenzará a cuestionarse sus principios más básicos y a dar pasos inesperados...
Este episodio final está dirigido por el protagonista de la ficción, Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), que asumió la dirección de los tres últimos capítulos tras el fallecimiento del director de la serie desde sus comienzos, Alberto Sironi.
Y, a continuación, La 1 recuperará el primer capítulo de la serie, El ladrón de meriendas: el comisario investiga la muerte de un hombre, propietario de una compañía de importación y exportación. La viuda sospecha que su marido ha sido asesinado por su amante Karima.
Montalbano llega hasta el hijo de ésta, quien, con sólo cinco años, le cuenta que su madre fue forzada a subir al interior de un coche y desde entonces no sabe nada de ella...
La serie llegó a la televisión española en el año 2012, 13 años después de su estreno en la televisión italiana. La 2 contaba, por tanto, con 22 capítulos, que arrancaron con una buena media, similar a la cadena, y que fue mejorando con el paso de los años y la emisión de los siguientes capítulos.
Hasta que llegó este verano y el éxito de El comisario Montalbano creció aún más, llegando incluso a que La 2 hiciera sombra a su hermana mayor.
Esther Mucientes

Il curioso caso del commissario Montalbano che ha lasciato La 2 e che La 1 saluterà alla grande
RTVE presenterà in anteprima l'ultimo episodio de Il commissario Montalbano -inedito in Spagna- e recupera il primo della mitica serie televisiva RAI

Il commissario Montalbano è stata la sorpresa dell'estate in televisione. Dopo 22 anni in onda, Il commissario Montalbano è diventata una serie cult tra gli appassionati dei romanzi di Andrea Camilleri e si è guadagnata il favore del grande pubblico, di diverse generazioni e di diversi paesi.
Tuttavia, è stata quest'estate quando la trasmissione su La 2 della leggendaria serie ha avuto successo. Le puntate in onda sul secondo canale del canale pubblico -due puntate ogni martedì- dal 28 giugno hanno raggiunto una media di 468.000 spettatori, uno share del 5,4%. Tenendo presente che la media di La 2 è solitamente di poco superiore al 3%, il successo di Il commissario Montalbano è indiscutibile.
Ed è per questo che RTVE ha deciso di chiudere il finale di serie con un addio a livello di grande serie della catena. Martedì prossimo La 1 dedicherà la serata al "fenomeno Montalbano", il personaggio letterario ideato dallo scrittore italiano Andrea Camilleri e le cui avventure sono state ricreate dal 1999 nella serie televisiva RAI.
Un evento speciale de La 1 che vedrà in anteprima l'ultima puntata, El metodo Catalanotti, inedito della televisione in chiaro spagnolo, e la messa in onda della prima puntata della serie, Il ladro di merendine. Tutti gli episodi già trasmessi possono essere visti su RTVE Play.
Dopo 37 episodi e 15 stagioni, il commissario Montalbano chiude con Il metodo Catalanotti, episodio conclusivo in cui Montalbano dovrà indagare sull'omicidio di un artista e fondatore di una compagnia teatrale. Ma mentre conduce le sue indagini, inizierà a mettere in discussione i suoi principi più elementari e a compiere passi inaspettati...
Quest'ultimo episodio è diretto dal protagonista della fiction, Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), che ha assunto la direzione degli ultimi tre capitoli dopo la scomparsa del regista della serie fin dalla sua nascita, Alberto Sironi.
E, in seguito, La 1 recupererà il primo capitolo della serie, Il ladro di merendine: il commissario indaga sulla morte di un uomo, titolare di una società di import ed export. La vedova sospetta che suo marito sia stato assassinato dal suo amante Karima.
Montalbano raggiunge il figlio, che, a soli cinque anni, gli racconta che sua madre è stata costretta a salire in macchina e da allora non ha più sue notizie...
La serie ha raggiunto la televisione spagnola nel 2012, 13 anni dopo la sua anteprima sulla televisione italiana. La 2 contava, quindi, 22 capitoli, che partivano con una buona media, simile alla catena, e che negli anni migliorò e la messa in onda dei capitoli successivi.
Fino a questa estate è arrivata e il successo de Il commissario Montalbano è cresciuto ancora di più, arrivando addirittura a La 2 mettendo in ombra la sorella maggiore.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Diario, 6.10.2022
verTele!
En el último momento
La 1 arrebata a La 2 el final definitivo de 'El comisario Montalbano', que cambia de fecha
Movimiento sorpresa de TVE, que decide trasladar al primer canal el desenlace de la serie, solo horas antes de su emisión en su cadena original. Así, la noche inicialmente planteada para despedir al detective de ficción también altera sus contenidos

Los fans de El comisario Montalbano tenían una cita con La 2 este jueves 6 de octubre para una noche evento marcada por la emisión del episodio final de la popular serie italiana. No obstante, TVE ha decidido cambiar de última hora los contenidos y, lo que es más importante, las coordenadas y fecha del último caso del detective creado por Andrea Camilleri, El método Catalanotti.
Será finalmente La 1 la que emita el próximo martes 11, a las 22:40 horas, el desenlace de la ficción de la RAI. Un cambio realizado menos de 24 horas antes de que se emitiera, tal y como llevaba anunciando durante esta semana, en su ubicación habitual en el prime time de La 2. Así, Televisión Española también aprovecha los cambios que ha planteado la nueva Ley Audiovisual en cuanto a la programación de las cadenas, ahora que ya no es requisito que avisen con dos días de antelación de sus parrillas.
La nueva normativa da libertad para realizar cambios a las cadenas a su antojo, lo que durante el primer mes de temporada televisiva ha servido para que las privadas hayan movido sin problemas sus principales apuestas, cuando antes esa clase de movimientos de contraprogramación era objeto de sanción. Lo hemos visto en las últimas semanas de forma especialmente destacada en Telecinco, con los movimientos realizados con Pesadilla en El Paraíso en plena crisis de resultados.
La 1 se vale del gran reclamo de La 2 durante el verano
Sin embargo, ahora la corporación pública también se vale de esa oportunidad, tratando de aprovecharla con la que ha sido una de las grandes bazas de su segundo canal y uno de los éxitos insospechados del verano. No en vano, durante los meses de canícula La 2 ha llegado a pisar los talones y rozar a su “hermana” mayor, gracias al tirón de los casos de este detective nacido de las novelas y encarnado por Luca Zingaretti.
El traslado de La 2 a La 1 también implica cambios en la propuesta prevista para la despedida de Montalbano: tras El método Catalanotti , que arranca a las 22:40 horas, se ofrecerá el primer episodio de la serie, El ladrón de meriendas.
El menú dista del original: con el tono cultural bien marcado en su parrilla, la segunda cadena iba a acompañar la emisión del episodio con dos documentales con los que se abordaría la relevancia del personaje. En primer lugar, Andrea Camilleri, el maestro sin reglas (2014); y después, El último caso de Montalbano (2022), donde se indaga en el éxito de una serie literaria única de treinta y tres libros que convirtieron a Camilleri en el escritor más popular de Italia en el cambio de milenio.
Un resumen de 'MasterChef Celebrity', en lugar de 'Mapi'
Sin embargo, este no es el único detalle relevante en cuanto a la programación: antes de la emisión de El comisario Montalbano en prime time, La 1 anuncia la emisión de un especial previo de MasterChef Celebrity 7 que resumirá lo más destacado de las cinco primeras galas de esta edición. Se emitirá un día después de la gala semanal, ocupando el sitio de Mapi.
Hay que recordar que La 1 ya había decidido adelantar la emisión de Dúos increíbles de este jueves 6, prescindiendo de su concurso cultural del access prime time. Dado que los lunes tampoco se emite dicho formato por la larga duración de MasterChef, Mapi estará una semana sin aparecer por pantalla, desde este miércoles 5 hasta el miércoles 12.
Precisamente el prime time del primer miércoles de octubre ya evidenció el uso que también pretende hacer TVE de la nueva ley audiovisual, al trasladar Lazos de sangre a la tarde de los sábados, para huir del fenómeno en torno a Joaquín en su debut televisivo y tratar de plantar cara a Fiesta de Telecinco.
Sinopsis del episodio final de 'Montalbano'
En El método Catalanotti Montalbano tendrá que investigar el asesinato de un artista y fundador de una compañía de teatro, pero mientras realiza sus pesquisas, comenzará a cuestionarse sus principios más básicos y a dar pasos inesperados.
Esta despedida cuenta con la particularidad de estar dirigida por Luca Zingaretti, el protagonista de la ficción. El actor, que ha encargado a Salvo Montalbano desde el inicio, asumió la dirección de los tres últimos capítulos tras el fallecimiento de Alberto Sironi, máximo responsable de la serie desde sus comienzos.

All'ultimo momento
La 1 strappa a La 2 il finale definitivo di 'Il commissario Montalbano', che cambia la data
Mossa a sorpresa di TVE, che decide di trasferire l'esito della serie sul primo canale, poche ore prima della sua messa in onda sul canale originale. Pertanto, anche la notte inizialmente pianificata per licenziare il detective immaginario ne altera il contenuto.

I fan del commissario Montalbano hanno avuto appuntamento con La 2 giovedì 6 ottobre, per una serata evento all'insegna della messa in onda dell'ultima puntata della popolare serie italiana. Tuttavia, TVE ha deciso di modificare all'ultimo momento i contenuti e, quel che più conta, le coordinate e la data dell'ultimo caso del detective ideato da Andrea Camilleri, Il metodo Catalanotti.
Sarà finalmente La 1 a mandare in onda martedì 11, alle 22:40, l'esito della fiction RAI. Una modifica apportata meno di 24 ore prima della messa in onda, come era stato annunciato durante questa settimana, nella sua consueta collocazione in prima serata de La 2. Così, Televisión Española sfrutta anche le modifiche proposte dalla nuova legge sull'audiovisivo in Per quanto riguarda la programmazione delle catene, ora che non è più obbligatorio avvisare le loro griglie con due giorni di anticipo.
I nuovi regolamenti danno libertà di apportare modifiche alle reti a piacimento, che durante il primo mese di stagione televisiva è servito affinché i privati ??abbiano spostato senza problemi le loro scommesse principali, quando prima era sanzionato quel tipo di movimenti di controprogrammazione. Lo abbiamo visto in queste settimane in maniera particolarmente evidente su Telecinco, con i movimenti fatti con Pesadilla en El Paraíso nel pieno di una crisi di risultati.
La 1 sfrutta il grande claim di La 2 durante l'estate
Adesso però anche l'ente pubblico sta approfittando di questa opportunità, cercando di sfruttarla con quello che è stato uno dei grandi asset del suo secondo canale e uno dei successi inaspettati dell'estate. Non invano, durante i mesi della canicola, La 2 è arrivata a calpestarla e toccare con mano la sua "sorella maggiore", grazie al richiamo dei casi di questo detective nato dai romanzi e interpretato da Luca Zingaretti.
Il passaggio da La 2 a La 1 implica anche cambiamenti nella proposta prevista per l'addio di Montalbano: dopo Il metodo Catalanotti, che inizia alle 22:40, verrà proposto il primo episodio della serie, El ladrón de meriendas.
Il menu è tutt'altro che originale: con il tono culturale ben marcato sulla griglia, la seconda catena avrebbe accompagnato la messa in onda della puntata con due documentari che avrebbero affrontato l'attualità del personaggio. In primis Andrea Camilleri, il maestro senza regole (2014); e poi, L'ultimo caso di Montalbano (2022), che esplora il successo di una serie letteraria unica di trentatré libri che ha reso Camilleri lo scrittore più popolare in Italia a cavallo del millennio.
Un riassunto di "MasterChef Celebrity", invece di "Mapi"
Non si tratta però dell'unico dettaglio rilevante in termini di programmazione: prima della messa in onda in prima serata de Il comisario Montalbano, La 1 annuncia la messa in onda di uno speciale prima di MasterChef Celebrity 7 che riassumerà i momenti salienti dei primi cinque galà di questo edizione. Andrà in onda un giorno dopo il galà settimanale, al posto di Mapi.
Va ricordato che La 1 aveva già deciso di anticipare la trasmissione di Incredible Duos questo giovedì 6, rinunciando al suo concorso culturale di accesso in prima serata. Poiché questo format non va in onda il lunedì a causa della lunga durata di MasterChef, Mapi sarà una settimana senza apparire sullo schermo, da questo mercoledì 5 a mercoledì 12.
Proprio la prima serata del primo mercoledì di ottobre ha già evidenziato l'uso che TVE intende fare anche della nuova legge sull'audiovisivo, spostando Lazos de sangre al sabato pomeriggio, per sfuggire al fenomeno che circonda Joaquín al suo debutto televisivo e cercare di resistere fino a Fiesta de Telecinco.
Sinossi dell'ultima puntata di 'Montalbano'
Nel Metodo Catalanotti Montalbano dovrà indagare sull'omicidio di un artista e fondatore di una compagnia teatrale, ma mentre conduce le sue indagini, inizierà a mettere in discussione i suoi principi più elementari e a compiere passi inaspettati.
Questo addio ha la particolarità di essere diretto da Luca Zingaretti, il protagonista della fiction. L'attore, che ha commissionato fin dall'inizio Salvo Montalbano, ha assunto la direzione degli ultimi tre capitoli dopo la morte di Alberto Sironi, capo della serie sin dalla sua nascita.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Perfil, 6.10.2022
Se publica póstumamente el último libro de Andrea Camilleri
Este jueves 6 de octubre sale a la venta Riccardino, del reconocido escritor italiano, y figura de la novela policial. Los detalles de la obra protagonizada por el célebre comisario Montalbano.

El sello español Salamandra publica Riccardino, la obra con la que el escritor siciliano Andrea Camilleri (creador del personaje y ese lugar imaginario que pasaron a formar parte de la novela policial mundial: el comisario Montalbano y Vigáta) quiso cerrar la saga. La escribió en 2005 y la reescribió una década después para editarla después de su muerte.
Las treinta novelas protagonizadas por el comisario Montalbano parten de dos premisas indiscutibles: la comida, sobre todo en Sicilia, es un asunto muy serio y no deberíamos convivir con la corrupción, los abusos del poder y la injusticia y mirar hacia otro lado.
A diferencia de otro gran escritor siciliano, Leonardo Sciascia, en cuyas novelas los misterios nunca se resuelven —como ocurre a menudo en Italia, un país que arrastra demasiadas preguntas sin respuesta—, en las tramas de Andrea Camilleri, fallecido en 2019, siempre se descubre al culpable.
Hoy se publica Riccardino, la novela en la que Camilleri hace que su personaje, en un giro pirandelliano, rompa la cuarta pared y discuta con el propio autor de la obra. Entre las obras protagonizadas por Montalbano (nombre con el que el autor quiso homenajear a su amigo el español, también escritor de novelas policiales, Manuel Vázquez Montalbán) se encuentran Il cane di terracotta, La gita a Tíndari y La piramide di fango.
La primera novela protagonizada por Montalbano es La forma del agua y la última, que llegó a las librerías en 2020, es El cocinero de Alcyon. Riccardino no es la última que Camilleri escribió, sino la última que fue publicada.
JL PAR

L'ultimo libro di Andrea Camilleri pubblicato postumo
Questo giovedì, 6 ottobre, è in vendita Riccardino, del celebre scrittore italiano, figura del romanzo poliziesco. I dettagli della commedia con protagonista il celebre commissario Montalbano.

L'etichetta spagnola Salamandra pubblica Riccardino, l'opera con cui lo scrittore siciliano Andrea Camilleri (ideatore del personaggio e di quel luogo immaginario entrato a far parte del giallo mondiale: il commissario Montalbano e Vigáta) ha voluto chiudere la saga. Lo scrisse nel 2005 e lo riscrisse dieci anni dopo per pubblicarlo dopo la sua morte.
I trenta romanzi con protagonista il commissario Montalbano si basano su due premesse indiscutibili: il cibo, soprattutto in Sicilia, è una faccenda molto seria e non bisogna convivere con la corruzione, l'abuso di potere e l'ingiustizia e guardare dall'altra parte.
A differenza di un altro grande scrittore siciliano, Leonardo Sciascia, nei cui romanzi i misteri non si risolvono mai —come spesso accade in Italia, paese che trascina troppe domande senza risposta—, nelle trame di Andrea Camilleri, scomparso nel 2019, c'è scopri sempre il colpevole.
Oggi esce Riccardino, il romanzo in cui Camilleri fa in modo che il suo personaggio, in una svolta pirandelliana, sfonda la quarta parete e litighi con l'autore dell'opera. Tra le opere realizzate da Montalbano (nome con cui l'autore ha voluto rendere omaggio al suo amico spagnolo, scrittore anche lui di romanzi gialli, Manuel Vázquez Montalbán) ci sono Il cane di terracotta, L'escursione a Tíndari e La piramide di fango.
Il primo romanzo con protagonista Montalbano è La forma dell'acqua e l'ultimo, uscito nelle librerie nel 2020, è Il cuoco dell'Alcyon. Riccardino non è l'ultimo scritto da Camilleri, ma l'ultimo pubblicato.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El País, 6.10.2022
El comisario Montalbano se rebela contra su creador, Andrea Camilleri
Salamandra publica ‘Riccardino’, la obra con la que el escritor siciliano quiso cerrar la saga. La escribió en 2005 y la reescribió una década después para editarla después de su muerte

Las 30 novelas protagonizadas por el comisario Montalbano parten de dos premisas que resultan difícilmente discutibles: la comida, sobre todo en Sicilia, es un asunto muy serio y no deberíamos convivir con la corrupción, los abusos del poder y la injusticia y mirar hacia otro lado. A diferencia de otro gran escritor siciliano, Leonardo Sciascia, en cuyas novelas los misterios nunca se resuelven —como ocurre a menudo en Italia, un país que arrastra demasiadas preguntas sin respuesta desde los años de plomo—, en las tramas de Andrea Camilleri (1925-2019) siempre se descubre al culpable aunque, como señaló su editora española, Sigrid Kraus: “Eso no es lo mismo que hacer justicia porque el dinero lo puede todo”. Relato a relato, Montalbano muestra la cara oculta de la sociedad en la que vive pero, como en El Gatopardo, el comisario solo logra que todo cambie para que todo siga igual. Este jueves se clausura en español la saga de este comisario siciliano, que ha vendido 25 millones de ejemplares en Italia y 1,2 millones en castellano, con la publicación por Salamandra de Riccardino, la última novela de Andrea Camilleri, traducida por Carlos Mayor. Representa el final de una época para muchos lectores que ya no tendrán nunca más un nuevo montalbano entre sus manos, pero no significa la muerte del personaje, porque precisamente en este libro demuestra que es más poderoso que su autor e, incluso, se rebela contra él. El comisario rompe la cuarta pared para saltar a la realidad, no solo desde las novelas, sino también desde su adaptación televisiva, que lleva en antena en la RAI desde 1999 y es una de las producciones más vistas de la historia de Italia. Quien manda en las páginas de Riccardino ya no es solo el autor sino, en un giro pirandeliano, su personaje. En la novela, los diálogos entre Camilleri y Montalbano alcanzan este tono: —Montalbano: “Pero ¡esto parece una escena de los hermanos Marx!” —El autor: “Me trae al pairo lo que te parezca o deje de parecer. Si yo digo que el callejón existe y estás tú allí, a ver quién es el guapo que me contradice. No serás tú ni los de la tele. Vigàta es una invención mía. Y ahora, haz el favor, déjame seguir”. —Montalbano: “¡Es una gilipollez de primera división! Entre otras cosas, esta escena se ha visto en el cine hasta la saciedad”. Antes de su desahogo en Riccardino, las relaciones entre Montalbano y Camilleri ya habían pasado por baches importantes. “Es un chantaje asqueroso”, bromeó el escritor durante una entrevista con el corresponsal en Roma de este diario, Daniel Verdú, cuando le preguntó por la forma en que el éxito del comisario había marcado su vida y su obra. Gracias a las ventas de Montalbano, pudo escribir la ficción histórica, siempre ambientada en Sicilia, que le apasionaba. Pese a sus gruñidos, eso sí, desde que lo creó en 1994 a los 64 años como homenaje a su amigo Manuel Vázquez Montalbán, no pudieron vivir el uno sin el otro. Desde entonces, publicó 30 novelas y cinco recopilaciones de relatos, entre las que se incluyen algunas obras maestras de la literatura policiaca europea como El perro de terracota, La excursión a Tíndari o La pirámide del fango. La primera es La forma del agua y la última, que llegó a las librerías en 2020, es El cocinero de Alcyon. Riccardino no es la última que Camilleri escribió, sino la última en ser publicada, como explicaba el autor en aquella entrevista, que tuvo lugar en su casa romana en 2017, dos años antes de su muerte. Fue redactada entre julio de 2004 y agosto de 2005. Sin embargo, en noviembre de 2016, cuando ya había perdido la vista, decidió reescribirla con la ayuda de su asistente, Valentina Alferj. Tal vez porque presentía que se iba acercando el momento en que le tocaría cruzar la laguna. Así le relató a Daniel Verdú el proceso de reescritura cuando le preguntó si estaba cambiando aquel libro que había permanecido en un cajón durante más de una década: “Muchísimo. La construcción de las frases, la búsqueda de las palabras. Es un lenguaje que se enriquece cuando envejece. Una novela de hace 15 años me parece pobre respecto a cómo escribo hoy”. Y explicaba también cómo había cambiado su perspectiva del pasado: “Cuanto más viejo, más precisión se tiene de los recuerdos de juventud. Leonardo Sciascia lo llamaba la presbicia de la memoria. De hecho, lo estoy haciendo con una novela de Montalbano que dejé apartada”. Camilleri no solo creó a un personaje central, sino todo un mundo a su alrededor: desde la ciudad de Vigàta (trasunto de Porto Empedocle) o Montelusa (la provincia de Agrigento) hasta todos los policías que pululan por la comisaría, desde Fazio a Catarella, pasando por el infumable y melifluo jefe superior Luca Bonetti-Alderighi, y naturalmente, Livia, la paciente novia del comisario, que vive en Génova. Y de ese mundo propio también surgió un lenguaje único. Así lo explica el epílogo de Riccardino de su editor italiano, Antonio Sellerio: “La redacción de 2016 refleja cómo, a lo largo de los años, el lenguaje de Camilleri pasó de la ‘lengua bastarda’ que el autor oía de pequeño a la ‘lengua inventada’ de Vigàta; es decir, que con el tiempo llegó a ser, como toda lengua, una forma de vida, la forma de vida de una provincia inventada”. Conforme pasaba el tiempo no solo fue cambiando el lenguaje de Camilleri, sino que sus libros se fueron haciendo cada vez más oscuros en su descripción de la Europa actual, aunque nunca olvidó el sentido del humor. Todas las novelas son tremendamente divertidas, con momentos de carcajadas. Montalbano tampoco perdió el apetito y los festines de comida siciliana, en la trattoria de Enzo o por los platos que le deja su asistenta Adelina en la nevera, son irrenunciables por muy mal que se pongan las cosas. Sus fans esperan con mayor impaciencia los arancini, los spaghetti alla Norma, la pasta n’casciata o los salmonetes que la resolución de los casos. Además del apetito, Montalbano tampoco perdió nunca un profundo sentido de la justicia, de lo que está bien y lo que está mal. Y no importa cuántas veces los oscuros poderes que campan a sus anchas por Sicilia se salgan con la suya, él sigue intentándolo. Parece regirse por las palabras con las que, en El Gatopardo, de Giuseppe Tomasi di Lampedusa —el gran clásico de la novela siciliana—, tratan de convencer al príncipe de Salina para que se presente a unas elecciones: “Es posible vencer al clima, borrar el recuerdo de los malos gobiernos; los sicilianos querrán mejorar; si los hombres honestos se retiran el camino quedará libre para la gente sin escrúpulos, sin visión. Entonces todo será de nuevo como antes, volverán a pasar siglos”. Mientras siga vivo, Montalbano seguirá intentándolo. Y después de Riccardino, está claro que no necesita a su autor para seguir existiendo.
Guillermo Altares

Salamandra pubblica 'Riccardino', l'opera con cui lo scrittore siciliano ha voluto chiudere la saga. Lo scrisse nel 2005 e lo riscrisse dieci anni dopo per pubblicarlo dopo la sua morte.
Il commissario Montalbano si ribella al suo ideatore, Andrea Camilleri

I 30 romanzi con protagonista il commissario Montalbano si basano su due premesse difficilmente discutibili: il cibo, soprattutto in Sicilia, è una cosa molto seria e non dobbiamo convivere con la corruzione, il sopruso e l'ingiustizia e guardare ad un altro a differenza di un altro grande scrittore siciliano , Leonardo Sciascia, nei cui romanzi i misteri non si risolvono mai —come spesso accade in Italia, Paese che fin dagli anni di piombo trascina fin troppi interrogativi senza risposta—, nelle trame di Andrea Camilleri (1925-2019) si scopre sempre il colpevole , anche se, come ha sottolineato il suo editore spagnolo, Sigrid Kraus: "Non è lo stesso che fare giustizia perché il denaro può fare tutto." Storia per storia, Montalbano mostra il volto nascosto della società in cui vive ma, come in Il Gattopardo, il commissario riesce solo a cambiare tutto perché tutto rimanga uguale. Questo giovedì si chiude in spagnolo la saga di questo commissario siciliano, che ha venduto 25 milioni di copie posti in Italia e 1,2 milioni in spagnolo, con la pubblicazione di Salamandra di Riccardino, l'ultimo romanzo di Andrea Camilleri, tradotto da Carlos Mayor. Rappresenta la fine di un'era per molti lettori che non avranno mai più tra le mani un nuovo Montalbano, ma non significa la morte del personaggio, perché proprio in questo libro si dimostra più potente del suo autore e addirittura si ribella contro il. Il commissario sfonda la quarta parete per saltare alla realtà, non solo dai romanzi, ma anche dal suo adattamento televisivo, che va in onda sulla RAI dal 1999 ed è una delle produzioni più seguite della storia italiana. Chi regna sulle pagine di Riccardino non è più solo l'autore ma, in chiave pirandeliana, il suo personaggio. Nel romanzo i dialoghi tra Camilleri e Montalbano hanno questo tono: —Montalbano: "Ma questa sembra una scena dei fratelli Marx!" —L'autore: “Quello che pensi o non sembra mi porta allo zoccolo. Se dico che il vicolo esiste e tu ci sei, vediamo chi è il bell'uomo che mi contraddice. Non sarai tu o quelli in TV. Vigàta è una mia invenzione. E ora, per favore, lasciami continuare". —Montalbano: “È una stronzata di prima divisione! Tra l'altro, questa scena è stata vista al cinema fino alla nausea. Prima del suo sfogo a Riccardino, i rapporti tra Montalbano e Camilleri erano già passati per grosse buche. «È un ricatto disgustoso», ha scherzato lo scrittore durante un'intervista al corrispondente da Roma di questo giornale, Daniel Verdú, quando gli ha chiesto come il successo del commissario avesse segnato la sua vita e il suo lavoro. Grazie alle vendite di Montalbano, ha potuto scrivere narrativa storica, sempre ambientata in Sicilia, di cui era appassionato. Nonostante le sue lamentele, sì, da quando lo creò nel 1994 all'età di 64 anni come tributo al suo amico Manuel Vázquez Montalbán, non potevano vivere l'uno senza l'altro. Da allora ha pubblicato 30 romanzi e cinque raccolte di racconti, inclusi alcuni capolavori della letteratura poliziesca europea come Il cane di terracotta, La gita a Tindari o La piramide di fango. Il primo è La forma dell'acqua e l'ultimo, uscito nelle librerie nel 2020, è Il cuoco dell'Alcyon. Riccardino non è l'ultimo scritto da Camilleri, ma l'ultimo ad essere pubblicato, come ha spiegato l'autore in quell'intervista, avvenuta nella sua casa romana nel 2017, due anni prima della sua morte. È stato scritto tra luglio 2004 e agosto 2005. Tuttavia, a novembre 2016, quando aveva già perso la vista, ha deciso di riscriverlo con l'aiuto della sua assistente, Valentina Alferj. Forse perché sentiva che si avvicinava il momento in cui avrebbe dovuto attraversare la laguna. Così ha raccontato a Daniel Verdú del processo di riscrittura quando gli ha chiesto se stava cambiando quel libro che era rimasto in un cassetto per più di un decennio: “Molto. La costruzione delle frasi, la ricerca delle parole. È una lingua che diventa più ricca con l'invecchiamento. Un romanzo di 15 anni fa sembra povero rispetto a come scrivo oggi”. E spiegava anche come era cambiata la sua prospettiva sul passato: «Più sei vecchio, più precisi hai i ricordi della giovinezza. Leonardo Sciascia la definì la presbiopia della memoria. Infatti lo sto facendo con un romanzo di Montalbano che ho lasciato da parte”. Camilleri ha creato non solo un personaggio centrale, ma tutto un mondo intorno a sé: dalla città di Vigàta (trascrizione di Porto Empedocle) o Montelusa (provincia di Agrigento) a tutti i carabinieri che brulicano intorno alla questura, da Fazio a Catarella, passando per l'infuocato e mellifluo questore Luca Bonetti-Alderighi, e naturalmente, Livia, la paziente fidanzata del commissario, che vive a Genova. E da quel mondo a sé stante è emersa anche una lingua unica. Così lo spiega l'epilogo di Riccardino dal suo editore italiano, Antonio Sellerio: “La redazione del 2016 rispecchia come, negli anni, il linguaggio di Camilleri sia passato dal 'linguaggio bastardo' che l'autore ascoltava da bambino al 'linguaggio inventato' di Vigàta; cioè che col tempo è diventato, come ogni lingua, uno stile di vita, lo stile di vita di una provincia inventata”. Con il passare del tempo, non solo il linguaggio di Camilleri è cambiato, ma i suoi libri sono diventati sempre più oscuri nella descrizione dell'Europa di oggi, anche se non ha mai dimenticato il suo senso dell'umorismo. Tutti i romanzi sono tremendamente divertenti, con momenti di risate. Anche Montalbano non ha perso l'appetito e le feste gastronomiche siciliane, nella trattoria di Enzo o attraverso i piatti che la sua assistente Adelina gli lascia in frigo, sono inalienabili per quanto le cose si mettano male. I suoi fan aspettano più impazienti gli arancini, gli spaghetti alla Norma, la pasta n'casciata o la triglia che la risoluzione dei casi. Oltre al suo appetito, Montalbano non ha mai perso anche un profondo senso di giustizia, di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. E non importa quante volte i poteri oscuri che vagano per la Sicilia ottengono quello che vogliono, lui continua a provarci. Sembra governato dalle parole con cui, in Il Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa —il grande classico del romanzo siciliano—, tentano di convincere il principe di Salina a candidarsi: «È possibile battere il clima, cancellare la memoria dei cattivi governi; i siciliani vorranno migliorare; se gli uomini onesti si ritirano, la via sarà aperta a persone senza scrupoli, senza visione. Allora tutto sarà come prima, i secoli passeranno di nuovo. Finché sarà vivo Montalbano continuerà a provarci. E dopo Riccardino, è chiaro che non ha bisogno del suo autore per continuare ad esistere.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Perfil, 6.10.2022
Se publica póstumamente el último libro de Andrea Camilleri
Este jueves 6 de octubre sale a la venta Riccardino, del reconocido escritor italiano, y figura de la novela policial. Los detalles de la obra protagonizada por el célebre comisario Montalbano.

El sello español Salamandra publica Riccardino, la obra con la que el escritor siciliano Andrea Camilleri (creador del personaje y ese lugar imaginario que pasaron a formar parte de la novela policial mundial: el comisario Montalbano y Vigáta) quiso cerrar la saga. La escribió en 2005 y la reescribió una década después para editarla después de su muerte.
Las treinta novelas protagonizadas por el comisario Montalbano parten de dos premisas indiscutibles: la comida, sobre todo en Sicilia, es un asunto muy serio y no deberíamos convivir con la corrupción, los abusos del poder y la injusticia y mirar hacia otro lado.
A diferencia de otro gran escritor siciliano, Leonardo Sciascia, en cuyas novelas los misterios nunca se resuelven —como ocurre a menudo en Italia, un país que arrastra demasiadas preguntas sin respuesta—, en las tramas de Andrea Camilleri, fallecido en 2019, siempre se descubre al culpable.
Hoy se publica Riccardino, la novela en la que Camilleri hace que su personaje, en un giro pirandelliano, rompa la cuarta pared y discuta con el propio autor de la obra. Entre las obras protagonizadas por Montalbano (nombre con el que el autor quiso homenajear a su amigo el español, también escritor de novelas policiales, Manuel Vázquez Montalbán) se encuentran Il cane di terracotta, La gita a Tíndari y La piramide di fango.
La primera novela protagonizada por Montalbano es La forma del agua y la última, que llegó a las librerías en 2020, es El cocinero de Alcyon. Riccardino no es la última que Camilleri escribió, sino la última que fue publicada.
JL PAR

L'ultimo libro di Andrea Camilleri pubblicato postumo
Questo giovedì, 6 ottobre, è in vendita Riccardino, del celebre scrittore italiano, figura del romanzo poliziesco. I dettagli della commedia con protagonista il celebre commissario Montalbano.

L'etichetta spagnola Salamandra pubblica Riccardino, l'opera con cui lo scrittore siciliano Andrea Camilleri (ideatore del personaggio e di quel luogo immaginario entrato a far parte del giallo mondiale: il commissario Montalbano e Vigáta) ha voluto chiudere la saga. Lo scrisse nel 2005 e lo riscrisse dieci anni dopo per pubblicarlo dopo la sua morte.
I trenta romanzi con protagonista il commissario Montalbano si basano su due premesse indiscutibili: il cibo, soprattutto in Sicilia, è una faccenda molto seria e non bisogna convivere con la corruzione, l'abuso di potere e l'ingiustizia e guardare dall'altra parte.
A differenza di un altro grande scrittore siciliano, Leonardo Sciascia, nei cui romanzi i misteri non si risolvono mai —come spesso accade in Italia, paese che trascina troppe domande senza risposta—, nelle trame di Andrea Camilleri, scomparso nel 2019, c'è scopri sempre il colpevole.
Oggi esce Riccardino, il romanzo in cui Camilleri fa in modo che il suo personaggio, in una svolta pirandelliana, sfonda la quarta parete e litighi con l'autore dell'opera. Tra le opere realizzate da Montalbano (nome con cui l'autore ha voluto rendere omaggio al suo amico spagnolo, scrittore anche lui di romanzi gialli, Manuel Vázquez Montalbán) ci sono Il cane di terracotta, L'escursione a Tíndari e La piramide di fango.
Il primo romanzo con protagonista Montalbano è La forma dell'acqua e l'ultimo, uscito nelle librerie nel 2020, è Il cuoco dell'Alcyon. Riccardino non è l'ultimo scritto da Camilleri, ma l'ultimo pubblicato.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

RAI Ufficio Stampa, 6.10.2022
Ascolti tv mercoledì 5 ottobre

Montalbano, l’inarrestabile. Continua il grande interesse del pubblico per i film Tv tratti dalla saga letteraria di Andrea Camilleri, riproposti sulla Rete ammiraglia dopo il restauro in 4K. Ieri sera la puntata dal titolo “Il cane di terracotta” firmata dal regista Alberto Sironi, con 3 milioni 37 mila telespettatori e il 16,8% di share si è confermato il programma più visto nella fascia oraria.
[…]
 
 

Ragusa News, 6.10.2022
Montalbano e Lamanna s’incontrano nel racconto postumo di Camilleri
Il giornalista di Makari passa un caso al commissario, di cui è un fan: la novella “ibrida” dello scrittore empedoclino

Scicli – Dopo la morte di Andrea Camilleri, la Sellerio ha dato alle stampe quest’anno “La coscienza di Montalbano”, una raccolta di 6 racconti brevi, peraltro godibilissimi come i romanzi. Tra questi ce n’è uno – “La calza della Befana” – datato 2017, e si capisce che è uno degli ultimissimi. Il commissario è infatti famoso tra la gente e Livia è ormai solo un impiccio, a cui non si degna nemmeno di rispondere al telefono: un intralcio tra lui e gli arancini di Adelina, ormai unico e vero amore. In trasferta in un ristorante di cous cous fuori provincia incontra la cameriera Suleima, di cui s’invaghisce ma per poco: nel locale arriva infatti subito il fidanzato Saverio Lamanna, il giornalista nato dalla penna di Gaetano Savatteri protagonista di “Makari”, la fiction subentrata di fatto a Montalbano nella programmazione di Rai1.
Lamanna si siede al tavolo del commissario, di cui è un ammiratore, per raccontargli che svolge un’attività simile alla sua: risolve tanti casi, che non ha tempo di stare appresso pure a quello di un certo commendator Rorò. Salvo Montalbano, che non ama parlare mentre mangia, non apre bocca ma gli getta solo uno sguardo torvo. Lamanna capisce l’antifona e se ne va, senza tornare più in scena. I due non conducono alcuna indagine insieme: la storia prosegue col commissario che “eredita” il caso del giornalista, scoprendo che un presunto ladro non era poi tale, ma non vogliamo svelare tutta la trama. Si tratta però di un curioso e inedito innesto di un personaggio di una saga in un’altra, reso possibile dalle diverse analogie tra i due protagonisti; una “citazione” che Camilleri, avendo intuito forse l’imminente cambio di guardia nel palinsesto televisivo, ha voluto regalare al collega siciliano d’adozione creando una sorta di ideale trait d’union tra due polizieschi.
Giuseppe Gaetano
 
 

Ragusa News, 6.10.2022
Commissario Montalbano in onda su costa Occidentale Usa, americani a Scicli
Cineturisti dagli stati dell'America occidentale in visita a Scicli a tre anni dalla prima emissione del Commissario Montalbano

Scicli - Solo da tre anni gli episodi della fiction televisiva Il Commissario Montalbano vanno in onda negli stati dell'America occidentale, e ora, a distanza di diversi mesi dal processo di affezione, anche gli statunitesi dell'Ohio, della California, Boston, Pennsylvania, Massachusettes, Colorado e Florida sono diventati cineturisti in cerca dei luoghi in cui il poliziotto uscito dalla penna di Andrea Camilleri vive e opera.
Il riscontro più immediato in questi weekend in cui è in corso Le Vie dei Tesori (foto), in cui la presenza di turisti americani e del Canada è stata apprezzabile.
 
 

Durango Telegraph, 6.10.2022
No ordinary case
Sicilian crime novel starts in red light district, veers off into mystery

Published in Italy in 1994 and translated into English in 2002, “The Shape of Water” is Andrea Camilleri’s first in a number of Sicilian crime novels featuring the fractious chief of police Salvo Montalbano – an Inspector Jacques Clouseau before the unfortunate dementia.
This isn’t where you have to start, and none of Camilleri’s books are sequels. But after you read one Camilleri book, you’ll want to read another, and you might as well start at the beginning. These are bedtime stories. They’re sweet, sublimely humorous, soothing and relaxing in the unique way Sicilians relax. Montalbano alone is such superb characterization – having been faithfully drawn by Camilleri in 28 books – he is lovable. You want to have him to your dinner parties and introduce him to your father, but not your mother or sister. He is at once brilliant and charming, spirited and coy and devious. Flirtatious by nature, but easily overstimulated and flustered at the sight of beautiful women, who just happen to cling to him with a variety of intentions.
Montalbano is the mustachioed leader of the police department in the second-tier fictional Sicilian seaside town of Vigàta. If Sicily is like its reputation and the way Camilleri portrays it, graft is endemic in everyday life for everybody. Being a chief of police in a Sicilian town is dicey business. Montalbano knows the rules: throw the little fish back; don’t sweat the small corruptions and revenge killings; get down with the homies; and let the big sharks set their own nets in which to get caught.
We are first introduced to Montalbano after the unfortunate death of a prominent engineer and politico, found in a most undistinguished state in his luxury car at the infamous Pasture, with his pants down to his ankles. That he should be with a woman other than his wife can be overlooked, but to die in flagrante of such ignoble circumstances is scandalous. While natural causes is the official and politically correct decree, this is far too mortifying not to look further into the odious circumstances. Quite a mystery ensues.
Camilleri was born in 1925 in Porto Empedocle, Sicily, Italy, and died at the age of 93 in 2019, leaving a finished book, “Riccardino,” with his publisher and instructions not to release it until his death. More than 10 million Camilleri Montalbano mysteries have been sold, with English translations brilliantly interpreted by Stephen Sartarelli beginning in 2005.
Camilleri’s career was primarily as a writer, director of theater plays and cobbler of a couple of undistinguished novels before he began reading the great Georges Simenon’s politically loaded crime fiction. He was so impressed with Simenon – and so angry at the Italian mob, Sicilian culture and the disarray of the government of Silvio Berlusconi – Camilleri began his Montalbano novels to poke fun at Sicily’s thugs and politics with trenchant humor.
I own all of Camilleri’s books, and if my house burned, I would save other books first but mourn the loss of Inspector Salvo Montalbano and the poetic writing of Camilleri. I’d replace every book immediately. These books are to be treasured. Montalbano should be the template for every real and fictional detective and present politician, and Sartarelli should be the model for translation artistry.
Jeffrey Mannix

Nessun caso ordinario
Il giallo siciliano inizia nel quartiere a luci rosse, vira nel mistero

Pubblicato in Italia nel 1994 e tradotto in inglese nel 2002, “The Shape of Water” è il primo di una serie di gialli siciliani di Andrea Camilleri con protagonista il litigioso capo della polizia Salvo Montalbano, un ispettore Jacques Clouseau prima della sfortunata demenza.
Non è qui che devi iniziare e nessuno dei libri di Camilleri è un sequel. Ma dopo aver letto un libro di Camilleri, vorrai leggerne un altro e potresti anche iniziare dall'inizio. Queste sono favole della buonanotte. Sono dolci, sublimemente umoristici, rilassanti e rilassanti nel modo unico in cui i siciliani si rilassano. Il solo Montalbano è una caratterizzazione così superba – essendo stato fedelmente disegnato da Camilleri in 28 libri – è amabile. Vuoi averlo alle tue cene e presentarlo a tuo padre, ma non a tua madre o tua sorella. È allo stesso tempo brillante e affascinante, vivace, timido e subdolo. Civettuolo per natura, ma facilmente sovrastimolato e agitato alla vista di belle donne, che si aggrappano a lui con una varietà di intenzioni.
Montalbano è il capo baffuto del dipartimento di polizia nell'immaginaria cittadina balneare siciliana di secondo livello di Vigàta. Se la Sicilia è come la sua reputazione e il modo in cui Camilleri la ritrae, l'innesto è endemico nella vita di tutti i giorni per tutti. Fare il capo della polizia in una cittadina siciliana è una faccenda rischiosa. Montalbano conosce le regole: butta indietro il pesciolino; non sudare le piccole corruzioni e gli omicidi per vendetta; scendere con gli amici; e lascia che i grandi squali mettano le proprie reti in cui farsi prendere.
Ci viene presentato Montalbano per la prima volta dopo la sfortunata morte di un eminente ingegnere e politico, trovato in uno stato molto anonimo nella sua auto di lusso al famigerato Pascolo, con i pantaloni fino alle caviglie. Che debba stare con una donna diversa da sua moglie può essere trascurato, ma morire in flagranza di circostanze così ignobili è scandaloso. Sebbene le cause naturali siano il decreto ufficiale e politicamente corretto, questo è troppo mortificante per non esaminare ulteriormente le odiose circostanze. Ne deriva un bel mistero.
Camilleri è nato nel 1925 a Porto Empedocle, in Sicilia, in Italia, ed è morto all'età di 93 anni nel 2019, lasciando un libro finito, "Riccardino", con il suo editore e le istruzioni di non pubblicarlo fino alla sua morte. Sono stati venduti più di 10 milioni di misteri di Camilleri Montalbano, con traduzioni in inglese brillantemente interpretate da Stephen Sartarelli a partire dal 2005.
La carriera di Camilleri è stata principalmente come scrittore, regista di spettacoli teatrali e calzolaio di un paio di romanzi anonimi prima di iniziare a leggere il grande romanzo poliziesco carico di politica del grande Georges Simenon. Era così impressionato da Simenon - e così arrabbiato con la mafia italiana, la cultura siciliana e il disordine del governo di Silvio Berlusconi - Camilleri iniziò i suoi romanzi di Montalbano per prendere in giro i teppisti e la politica siciliana con umorismo tagliente.
Posseggo tutti i libri di Camilleri, e se la mia casa bruciasse, salverei prima altri libri ma piango la perdita del commissario Salvo Montalbano e la scrittura poetica di Camilleri. Sostituirei immediatamente ogni libro. Questi libri sono da custodire. Montalbano dovrebbe essere il modello per ogni vero e immaginario detective e politico attuale, e Sartarelli dovrebbe essere il modello per l'arte della traduzione.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Tusciaweb, 7.10.2022
Carbognano - Massimo Venturiello porta a teatro il commissario più famoso d’Italia nel testo scritto da Andrea Camilleri - Sabato 15 e domenica 16 ottobre
“La prima indagine di Montalbano” in scena al Teatro Bianconi

Carbognano – Riceviamo e pubblichiamo – L’apertura della nuova Stagione 2022/2023 del Teatro Bianconi viene celebrata da un originale e, per chiunque ami il teatro, imperdibile spettacolo fuori abbonamento: sabato 15 ottobre alle 21 e domenica 16 ottobre alle 17 Massimo Venturiello in La prima indagine di Montalbano di Andrea Camilleri. Uno spettacolo unico e nuovissimo che ha appena debuttato in prima nazionale a Salerno e che porta per la prima volta in teatro il commissario più famoso d’Italia con la voce (che gli spettatori ben riconosceranno perché anche doppiatore di alcuni dei più famosi divi di Hollywood) di uno dei più completi e preparati attori di cinema e teatro del nostro paese.
“L’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario più famoso della narrativa contemporanea italiana è nata in seguito allo straordinario successo che hanno ottenuto gli audiolibri, recentemente pubblicati in Rete dalla Storytel, che io stesso ho avuto il privilegio di interpretare.” Così Venturiello descrive la genesi di questo spettacolo dove la lingua inventata dal Maestro, carica di musicalità, arriva nella sua interezza a chiunque, la parola diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. Venturiello era stato sollecitato proprio da Camilleri a portare in scena il personaggio del celebre investigatore siciliano: “Ho avvertito pertanto la naturale esigenza di proseguire il percorso iniziato allestendo un Reading teatrale su La prima indagine di Montalbano. Qui nascono tutti i personaggi dei successivi numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Nasce soprattutto il commissario Montalbano, certamente ancora ignaro del luminoso destino che il genio del grande Camilleri gli stava riservando”.
Un inizio scoppiettante per iniziare al meglio la nuova Stagione che quest’anno si dividerà in 3. Oltre ai 12 spettacoli in programma nel cartellone principale, è infatti prevista anche una stagione dedicata alla Danza con la Compagnia professionistica Balletto di Viterbo a partire dal 28 ottobre; e Bianconi Junior, una stagione per i più piccoli con la collaborazione della compagnia del Teatro Pantegano di Roma specializzata in spettacoli per ragazzi e bambini, primo appuntamento il 13 novembre.
Insomma proprio una stagione per tutti e da non perdere anche perché alla portata di tutti: i prezzi dei biglietti sono rimasti quelli pre-pandemia e gli abbonamenti sono decisamente accessibili a chiunque, con riduzioni previste per i giovanissimi under 14 e i diversamente giovani over 65. Tutto questo, nonostante l’aggravio dei costi di gestione, grazie al prezioso lavoro e impegno dei volontari dell’Associazione Gruppo Giad che da oramai 45 anni alimentano e diffondono con passione la magia del Teatro nel nostro territorio.
Teatro Bianconi
 
 

RTVE, 7.10.2022
Todos somos sospechosos
Entre Andrea Camillieri y Raúl Zurita

Hoy nos visita Ale Oseguera para adentrarnos en los poemas de "Anteparaíso" de Raúl Zurita. Pero antes hablamos de Salvo Montalbano, el mítico personaje del escritor italiano Andrea Camilleri. En música tenemos el homenaje a Luis Buñuel de Lagartija Nick, lo nuevo de St. Lucia y un descubrimiento: FrioLento.

Siamo tutti sospetti
Tra Andrea Camillieri e Raul Zurita

Oggi Ale Oseguera ci viene a trovare per approfondire le poesie di "Anteparaíso" di Raúl Zurita. Ma prima parliamo di Salvo Montalbano, il mitico personaggio dello scrittore italiano Andrea Camilleri.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Onda Cero Radio, 7.10.2022
En más de uno
La Cultureta 9x06: La Sicilia dionisiaca de Andrea Camilleri

Celebramos, apenados, la publicación de la última novela del comisario Montalbano para volver sobre la Sicilia de Camilleri, territorio policiaco, soleado y comilón, una Sicilia distinta a la trágica, lampedusiana o mafiosa. ¿Por qué ha tenido tanto éxito Montalbano tanto en Italia como en España? ¿Y en qué consiste esta última novela, que se publica de manera póstuma y planeada? Además, pasamos revista al Nobel de Literatura 2022, Annie Ernaux. Y recomendamos la serie israelí 'La lección' y la película francesa 'Vortex'.

In più di uno
La Cultureta 9x06: La Sicilia dionisiaca di Andrea Camilleri

Celebriamo tristemente la pubblicazione dell'ultimo romanzo del commissario Montalbano per tornare alla Sicilia di Camilleri, territorio di polizia, solare e goloso, una Sicilia diversa da quella tragica, lampedusiana o mafiosa. Perché Montalbano ha avuto tanto successo sia in Italia che in Spagna? E in cosa consiste questo ultimo romanzo, pubblicato postumo e pianificato?
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Núvol, 7.10.2022
Punt de llibre
El comiat del comissari Montalbano
Edicions 62 publica Riccardino, l’última obra de Camilleri de la sèrie Montalbano

Riccardino és l’obra pòstuma de Camilleri que diu adéu a les aventures del comissari sicilià. En la seva darrera investigació Montalbano s’enfronta a l’assassinat d’un dels quatre amics d’una colla molt ben avinguda que ho comparteixen tot, inclús allò que no s’hauria de compartir. Ara bé, el rerefons de la novel·la el protagonitza el “combat de boxe” entre Montalbano i l’autor, en paraules del seu traductor Pau Vidal. Un fil conductor secundari és la impossibilitat del comissari de controlar la seva vida per la competència deslleial que el seu homònim televisiu li’n fa a les pantalles.
El periple del manuscrit de Riccardino fins a les mans del lector té una llarga història. Camilleri entrega el llibre a la seva editora italiana, Elvira Sellerio, l’estiu del 2005 amb la intenció de publicar-lo més endavant, quan tingui la certesa que no n’escriurà cap altre del cicle Montalbano. Sellerio el guarda en un calaix, no en una caixa forta com especulaven els rumors. El 2016 Camilleri va creure convenient “arreglar” Riccardino. Per fer-ho, va requerir l’ajuda de la seva amiga Valentina Alferj, atès que ell havia perdut la vista. La trama va restar intacta pel seu caràcter actual però la sensibilitat lingüística de l’artista li va fer notar que amb els anys el sicilià havia evolucionat i va modificar la novel·la per tal de reflectir-ho.
Elvira Sellerio no va viure suficient per editar l’obra, tasca de la qual es va encarregar el seu fill Antonio el 2020, un any després de la mort de Camilleri. A Itàlia se’n van publicar dues versions: una de convencional amb el text reescrit de 2016 i una de luxe que incloïa les dues variants del manuscrit, la del 2005 i la del 2016 -la producció d’aquesta segona la va demanar l’autor explícitament perquè es veiessin els canvis-. A Catalunya no ha arribat la traducció fins aquest 2022, ja que Camilleri era tan productiu que l’any que es va comercialitzar Riccardino a la terra natal de l’autor Edicions 62 encara estava editant dos títols anteriors seus.
Riccardino neix de la necessitat de Camilleri de passar comptes amb un personatge que ha crescut massa, i es podria tornar un enemic -com subratlla Vidal-, i alhora d’evitar que algú altre n’escrivís una seqüela, com els va passar als seus amics Jean-Claude Izzo i Manuel Vázquez Montalbán. De fet, els tres escriptors van coincidir l’any 2000 en un aeroport i discutien sobre com posar punt i final a les seves sagues de novel·la negra, Izzo, per exemple, va matar el seu protagonista, però Vázquez no la va poder acabar mai. Potser la idea d’un Riccardino es va començar a gestar llavors.
Cal destacar l’elegància amb la que Montalbano marxa de l’escena. Camilleri, a diferència d’Izzo fa desaparèixer l’inspector d’una manera molt literària. Com apunta Pau Vidal, això “dona una valor molt especial al llibre perquè sense deixar de ser una novel·la negra és un llibre molt metaliterari”, l’autor reflexiona i dialoga amb Montalbano d’una forma brillant. Pilar Beltran, editora de Camilleri en català, es refereix amb la paraula sfumato a la retirada definitiva cap a bambolines de Montalbano, un recurs estretament vinculat a l’herència teatral de l’escriptor.
Pau Vidal qualifica d’intel·ligent i reeixit el final que el sicilià ha volgut donar al cicle de novel·les que li van merèixer l’èxit. “Tenia por que em decebés”, admet el traductor, a més a més, estava convençut que mataria el protagonista i que faria alguna “cabriola amb la relació que té amb la Livia, la seva xicota intermitent”. L’intèrpret de Camilleri assenyala que matar el comissari o jubilar-lo hagués estat problemàtic, en canvi, el novel·lista ha sorprès a la majoria dels lector amb la seva proposta.
Traduir Camilleri ha estat tot un desafiament, ja que a mesura que publicava cada cop sicilienejava més. Precisament, la reescriptura de Riccardino es va produir perquè italianejava massa segons l’artista. Els seus llibres eren cada cop més locals, lluny de la gramàtica i la cotilla normativa, assegura Vidal, això feia que ell no agafés “complex de google translator” fent la seva feina, com li passa sovint amb els llibres més plans.
Trasbalsant la sèrie Montalbano al català Vidal reconeix que ha “xalat” d’allò més. “Per traduir en Camilleri has de ser una mica com en Camilleri. És a dir, tenir la mateixa malaltia. T’has d’emocionar per un canvi morfològic, has de perdre el senderi per un joc de paraules; substancialment, has d’estimar la llengua”, explica el seu adaptador. I és que, Pau Vidal adverteix que la dificultat de traduir el creador de Montalbano és que la seva llengua cada cop era més inventada, ja no parlàvem de sicilià sinó d’un camillerià. És per la seva riquesa lèxica que Pau Vidal conclou que no se l’hauria de traduir perquè, en fer-ho, es perd gran part de l’essència en el camí, afirma que l’ideal és que tothom estudiés sicilià per poder llegir l’original.
Però, què diferencia Riccardino de la resta de les novel·les del cicle? En primer lloc, el títol anticipa una ruptura respecte tots els precedents. Normalment el títol dels integrants de la saga el componia un substantiu i un complement nominal i en aquest és només un nom. L’altre tret que hem comentat és la metaliterarietat i l’especial evolució sicilianejant camilleriana que fan els personatges i fins i tot el narrador. També és la única edició del cicle que es publica amb les dues versions que evidenciïn els canvis d’escriptura.
Ara bé, cap dels llibres del comissari Montalbano havien arribat a vendre 70.000 exemplars la primera setmana. Itàlia va embogir amb Riccardino, després de Harry Potter, ha estat la novel·la més venuda en els seus primers set dies. El mèrit indiscutible de Camilleri és la seva afició i fidelitat lectora, un autor amb un poder de magnetisme capaç d’enganxar a persones de gustos molt diversos. Beltran emfatitza: “no conec ningú que havent-ne llegit un s’hagi pogut resistir a llegir-ne un altre. Un cop has entrat en el món de Vigata, amb tots els personatges de l’entorn del comissari (…) t’hi tornes addicte”.
Durant 23 anys els devoradors de llibres no s’han cansat de llegir-lo. Camilleri, tal i com relata Beltran, escrivia uns quatre llibres a l’any, dos de la sèrie Montalbano i dos o més d’altres temàtiques. Així i tot, les editorials van ser sempre prou hàbils per traduir-lo veient que era una producció que tenia un públic que l’absorbiria. Només en català té més de 100.000 lectors, fet poc habitual en l’àmbit de la literatura.
Davant la fal·lera camilleriana Edicions 62 ha anunciat que tornarà a posar a l’abast dels lectors els 31 títols del cicle Montalbano i també nous llibres que encara s’estan editant a Itàlia. Pau Vidal ha confessat que li faria especial il·lusió traduir Il re di Girgenti (El rei d’Agrigent), un llibre de la sèrie històrica ambientat al s XVIII que representa l’època en la qual els virreis espanyols vivien a Sicília. Camilleri els fa parlar amb una llengua inventada que vol reproduir un espanyol parlant sicilià. “És un deliri d’invenció de llengua”, observa Vidal, a més l’italià sempre ha reconegut que és la més bona i divertida de les que ha escrit. Com ja hem vist, queden moltes traduccions per fer, per tant, malgrat Camilleri ens abandonés el 2019 la seva literatura seguirà viva i efervescent entre els lectors.
Nina Busquet Figueras

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L'addio del commissario Montalbano
Edicions 62 pubblica Riccardino, l'ultima opera di Camilleri della serie Montalbano

Riccardino è l'opera postuma di Camilleri che dice addio alle avventure del commissario siciliano. Nella sua ultima indagine, Montalbano si trova ad affrontare l'omicidio di uno dei quattro amici di una banda molto agiata che condivide tutto, compreso ciò che non dovrebbe essere condiviso. Tuttavia, lo sfondo del romanzo è dominato dall'"incontro di boxe" tra Montalbano e l'autore, nelle parole del suo traduttore Pau Vidal. Un filo conduttore secondario è l'incapacità del commissario di controllare la propria vita a causa della concorrenza sleale che il suo omonimo televisivo gli dà sugli schermi.
Il viaggio del manoscritto di Riccardino nelle mani del lettore ha una lunga storia. Camilleri ha consegnato il libro alla sua casa editrice italiana, Elvira Sellerio, nell'estate del 2005 con l'intenzione di pubblicarlo in un secondo momento, quando era certo che non ne avrebbe scritto un altro nel ciclo del Montalbano. Sellerio lo tiene in un cassetto, non in una cassaforte come ipotizzavano le voci. Nel 2016 Camilleri ha pensato bene di "aggiustare" Riccardino. Per farlo aveva bisogno dell'aiuto della sua amica Valentina Alferj, visto che aveva perso la vista. La trama è rimasta intatta per il suo carattere attuale, ma la sensibilità linguistica dell'artista gli ha fatto notare che negli anni il siciliano si era evoluto e ha modificato il romanzo per rispecchiarlo.
Elvira Sellerio non ha vissuto abbastanza per modificare l'opera, incarico che suo figlio Antonio ha intrapreso nel 2020, un anno dopo la morte di Camilleri. In Italia sono state pubblicate due versioni: una convenzionale con il testo riscritto del 2016 e una deluxe che comprendeva le due varianti del manoscritto, quella del 2005 e quella del 2016 - la produzione di quest'ultima è stata espressamente richiesta dall'autore quindi che i cambiamenti potessero essere visti. La traduzione non è arrivata in Catalogna fino al 2022, poiché Camilleri è stato così produttivo che l'anno in cui Riccardino è stato venduto nella patria dell'autore, Edicions 62 stava ancora pubblicando due dei suoi titoli precedenti.
Riccardino nasce dall'esigenza di Camilleri di fare i conti con un personaggio che è cresciuto troppo, e che potrebbe diventare un nemico -sottolinea Vidal-, e allo stesso tempo di impedire a qualcun altro di scrivere un seguito, come è successo ai suoi amici Jean- Claude Izzo e Manuel Vázquez Montalbán. Infatti i tre sceneggiatori si sono incontrati nel 2000 in un aeroporto e hanno discusso su come porre fine alle loro saghe noir, Izzo, ad esempio, ha ucciso il suo protagonista, ma Vázquez non poteva mai finire Forse l'idea di un Riccardino ha cominciato a prendere forma allora.
Da notare l'eleganza con cui Montalbano esce di scena. Camilleri, a differenza di Izzo, fa sparire il commissario in modo molto letterario. Come sottolinea Pau Vidal, questo "dà al libro un valore molto speciale perché senza smettere di essere un romanzo nero è un libro molto metaletterario", l'autore riflette e dialoga con Montalbano in modo brillante. Pilar Beltran, editore di Camilleri in catalano, usa il termine sfumato per riferirsi all'ultimo ritiro di Montalbano nei confronti dei burattini, risorsa strettamente legata al patrimonio teatrale dello scrittore.
Pau Vidal definisce intelligente e fortunata la fine che il siciliano ha voluto dare al ciclo di romanzi che ha meritato il suo successo. "Temevo che mi deludesse", ammette il traduttore, inoltre era convinto che avrebbe ucciso il protagonista e che avrebbe fatto qualche "cabriole con il rapporto che ha con Livia, la sua fidanzata intermittente". L'interprete di Camilleri fa notare che uccidere il commissario o metterlo in pensione sarebbe stato problematico, d'altronde il romanziere ha sorpreso la maggior parte dei lettori con la sua proposta.
Tradurre Camilleri è stata una bella sfida, dal momento che pubblicando è diventato sempre più siciliano. Proprio la riscrittura di Riccardino è avvenuta perché ha italianizzato troppo secondo l'artista. I suoi libri erano sempre più locali, lontani dalla grammatica e dal corsetto normativo, dice Vidal, questo significava che non otteneva il "complesso di traduttori di Google" facendo il suo lavoro, come spesso accade con i libri più piatti.
Trasferendo la serie del Montalbano al catalano, Vidal riconosce di aver "strillato" di più. "Per tradurre Camilleri devi essere un po' come Camilleri. In altre parole, avere la stessa malattia. Devi essere eccitato da un cambiamento morfologico, devi perdere le tracce di un gioco di parole; essenzialmente, devi amare la lingua", spiega il suo adattatore. Pau Vidal, infatti, avverte che la difficoltà di tradurre il creatore di Montalbano è che la sua lingua era sempre più inventata, non si parlava più di un siciliano ma di un Camilleri. È per la sua ricchezza lessicale che Pau Vidal conclude che non dovrebbe essere tradotto perché, così facendo, gran parte dell'essenza si perde lungo la strada, afferma che l'ideale è che tutti studino il siciliano per poter leggere il originale.
Ma cosa differenzia Riccardino dal resto dei romanzi del ciclo? Il titolo anticipa innanzitutto una rottura con tutti i precedenti. Solitamente il titolo dei membri della saga era composto da un sostantivo e da un complemento nominale e in questo è solo un nome. L'altra caratteristica che abbiamo commentato è la meta-letteratura e la speciale evoluzione siculo-camilleriana dei personaggi e persino del narratore. È anche l'unica edizione del ciclo che viene pubblicata con entrambe le versioni che mostrano le modifiche di scrittura.
Tuttavia, nessuno dei libri del commissario Montalbano era riuscito a vendere 70.000 copie nella prima settimana. L'Italia è impazzita con Riccardino, dopo Harry Potter è stato il romanzo più venduto nei suoi primi sette giorni. Il merito indiscusso di Camilleri è la sua simpatia e la fedeltà dei lettori, un autore con il potere del magnetismo capace di agganciare persone dai gusti molto diversi. Beltran sottolinea: "Non conosco nessuno che, dopo averne letto uno, abbia saputo resistere a leggerne un altro. Una volta entrato nel mondo di Vigata, con tutti i personaggi attorno al commissario (…) ne diventi dipendente”.
Da 23 anni i topi di biblioteca non si stancano di leggerlo. Camilleri, come racconta Beltran, scriveva circa quattro libri all'anno, due della collana Montalbano e due o più su altri argomenti. Ciononostante, gli editori erano sempre abbastanza abili da tradurlo visto che si trattava di una produzione che aveva un pubblico che l'avrebbe assorbito. Solo in catalano ha più di 100.000 lettori, un fatto insolito nel campo della letteratura.
A causa dell'assenza camilleriana, Edicions 62 ha annunciato che rimetterà a disposizione dei lettori i 31 titoli del ciclo del Montalbano e anche nuovi libri tuttora in corso di pubblicazione in Italia. Pau Vidal ha confessato che sarebbe particolarmente entusiasta di tradurre Il re di Girgenti, un libro della serie storica ambientata nel XVIII secolo che rappresenta il periodo in cui i viceré spagnoli vivevano in Sicilia. Camilleri li fa parlare in una lingua inventata che vuole riprodurre un siciliano che parla spagnolo. "È un delirio di invenzione linguistica", osserva Vidal, e l'italiano ha sempre riconosciuto che è il migliore e il più divertente di quelli che ha scritto. Come abbiamo già visto, le traduzioni da fare sono tante, quindi, nonostante Camilleri ci abbia lasciato nel 2019, la sua letteratura rimarrà viva ed effervescente tra i lettori.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Confindecial, 7.10.2022
Cambio de programación
Estrategia insólita de TVE con 'El comisario Montalbano'. ¿Qué ha pasado con su final?
Televisión Española ha decidido aprovecharse nuevamente de la ley audiovisual para levantar la parrilla anunciada y hacer un nuevo movimiento de cara a la semana próxima

Nuevo cambio de programación. Televisión Española había diseñado una noche especial para este jueves, 6 de octubre, con motivo de desenlace de 'El comisario Montalbano', sin embargo, en el último momento (pero cumpliendo con lo que marca la ley) la cadena decidió levantar la parrilla de La 2 y ofrecer en su lugar una doble sesión cinematográfica (2,3% y 1,6%).
La cadena tenía previsto poner fin a la emisión completa de 'El comisario Montalbano' con el estreno del último capítulo de la serie, inédito en la televisión en abierto en España, y ofrecer, a continuación, dos documentales sobre Andrea Camilleri, el autor de las novelas sobre el comisario Montalbano.
Con esta maniobra, TVE deja en el aire la emisión de los documentales sobre Camilleri
Los seguidores de 'El comisario Montalbano' tendrán que esperar unos días más para conocer el final definitivo de esta ficción. Televisión Española ha decidido trasladar la emisión de su final de La 2 a La 1, una maniobra sin precedentes en la cadena pública. Nunca antes TVE había tomado una decisión semejante con respecto a una serie.
El próximo martes, 11 de octubre, TVE dedicará la noche de La 1 a Montalbano, el personaje literario creado por el escritor italiano Andrea Camilleri y cuyas andanzas se han recreado desde 1999 en la serie de televisión de la RAI.
Se trata de un evento especial en La 1 que incluirá el estreno del último capítulo, 'El método Catalanotti', y la emisión también del primero de la serie, 'El ladrón de meriendas'. La noche especial de 'El comisario Montalbano' irá precedida de 'Momentos MasterChef', un especial que TVE se ha sacado de la manga para ofrecerlo en el 'access' y así huir de la dura competencia que supone 'El hormiguero' (Antena 3).
El capítulo final
'El comisario Montalbano' se despide para siempre con 'El método Catalanotti', un último episodio en el que Montalbano tendrá que investigar el asesinato de un artista y fundador de una compañía de teatro. Pero mientras realiza sus pesquisas, comenzará a cuestionarse sus principios más básicos y a dar pasos inesperados…
Este episodio final está dirigido por el protagonista de la ficción, Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), que asumió la dirección de los tres últimos capítulos tras el fallecimiento del director de la serie desde sus comienzos, Alberto Sironi.
El final de Montalbano se enfrentará a la turca 'Hermanos' y a 'Got Talent España'
'El comisario Montalbano' se estrenó en la RAI en 1999. Con 37 capítulos y 15 temporadas, se ha convertido en una serie de culto entre los seguidores de las novelas de Andrea Camilleri y se ha ganado el favor del público general, de varias generaciones y distintos países. Cada caso, inspirado en las decenas de novelas y relatos cortos que escribió Camilleri antes de su fallecimiento en 2019, lleva a Montalbano tras la pista de los más variados crímenes.
La serie fue creada y dirigida hasta 2019 por Alberto Sironi. Es una producción de la RAI, con guion de Andrea Camilleri, Francesco Bruni y Salvatore de Mola. El reparto principal está encabezado por Luca Zingaretti como el comisario Salvo Montalbano; Cesare Bocci, el subcomisario Domenico Augello; Peppino Mazzotta, como el inspector Giuseppe Fazio; Sonia Bergamasco, que interpreta a Livia, eterna novia del comisario; o el contrapunto cómico de Angelo Russo, en el papel del policía Agatino Catarella.
Los documentales, en el aire
Tras el último capítulo de la mítica serie, TVE pretendía ofrecer dos documentales sobre el autor de las novelas, sin embargo, con el traslado de la serie a La 1 se desconoce si podrán verse a continuación y si, por el momento, se quedarán sin hueco en la parrilla.
El primero de ellos era 'Andrea Camilleri, el maestro sin reglas' (2014), en el que el escritor Andrea Camilleri cuenta a la actriz Teresa Mannino en qué se inspiró para escribir sus famosas novelas sobre el inspector Montalbano. Producido por la RAI, cuenta con dirección de Claudio Canepari y Paolo Santolini, y guion de Michele Astori, Claudio Canepari y Teresa Mannino.
A continuación, se iba a ofrecer 'El último caso de Montalbano' (2022), documental que, a través de diversos testimonios en España e Italia de editores, agentes, traductores, periodistas, libreros, escritores y lectores, indaga acerca de las claves del éxito de una serie literaria única de treinta y tres libros que convirtieron a Andrea Camilleri en el escritor más popular de Italia en el cambio de milenio. Está producido por Penguin Random House y dirigido por Pablo Mediavilla.
X.M.

Cambio di programmazione
Strategia insolita di TVE con 'Il commissario Montalbano'. Che è successo col finale?
La televisione spagnola ha deciso di sfruttare nuovamente la legge sull'audiovisivo per revocare la griglia annunciata e fare una nuova mossa per la prossima settimana

Nuovo cambio orario. La televisione spagnola aveva ideato una serata speciale per questo giovedì 6 ottobre, in occasione della trasmissione di 'Il Commissario Montalbano', tuttavia, all'ultimo momento (ma rispettando quanto prevede la legge) la rete ha deciso di alzare il tiro La 2 e offrono invece una doppia sessione di film (2,3% e 1,6%).
Il canale prevedeva di concludere la trasmissione integrale di 'Il Commissario Montalbano' con la premiere dell'ultimo capitolo della serie, inedito in televisione in chiaro in Spagna, e di offrire due documentari su Andrea Camilleri, l'autore dei romanzi del commissario Montalbano.
Con questa manovra TVE lascia in onda la trasmissione dei documentari su Camilleri
I seguaci di 'Il commissario Montalbano' dovranno aspettare ancora qualche giorno per conoscere la fine definitiva di questa fiction. Televisión Española ha deciso di spostare la trasmissione del suo finale da La 2 a La 1, una mossa senza precedenti sul canale pubblico. TVE non aveva mai preso una decisione del genere riguardo a una serie.
Martedì prossimo, 11 ottobre, TVE dedicherà la serata de La 1 a Montalbano, il personaggio letterario creato dallo scrittore italiano Andrea Camilleri e le cui avventure sono state ricreate dal 1999 nella serie televisiva RAI.
Questo è un evento speciale in La 1 che includerà la prima dell'ultimo capitolo, "Il metodo Catalanotti", e la trasmissione del primo della serie, "Il ladro di merendine". La serata speciale di 'Il commissario Montalbano' sarà preceduta da 'Momentos MasterChef', uno speciale che TVE ha tirato fuori dalla manica per offrirgli in 'accesso' e sfuggire così alla dura concorrenza che 'El hormiguero' (Antena 3).
Il capitolo finale
'Il commissario Montalbano' si saluta per sempre con 'Il metodo Catalanotti', episodio conclusivo in cui Montalbano dovrà indagare sull'omicidio di un artista e fondatore di una compagnia teatrale. Ma mentre conduce le sue indagini, inizierà a mettere in discussione i suoi principi più elementari e a compiere passi inaspettati...
Quest'ultimo episodio è diretto dal protagonista della fiction, Luca Zingaretti (Salvo Montalbano), che ha assunto la direzione degli ultimi tre capitoli dopo la scomparsa del regista della serie fin dalla sua nascita, Alberto Sironi.
La fine del Montalbano affronterà i turchi 'Hermanos' e 'Got Talent Spain'
'Il Commissario Montalbano' è stato presentato in anteprima sulla RAI nel 1999. Con 37 episodi e 15 stagioni, è diventata una serie cult tra i fan dei romanzi di Andrea Camilleri e ha conquistato il favore del grande pubblico per diverse generazioni e diversi paesi. Ogni caso, ispirato alle decine di romanzi e racconti che Camilleri scrisse prima della sua morte nel 2019, conduce Montalbano sulle tracce dei più svariati delitti.
La serie è stata ideata e diretta fino al 2019 da Alberto Sironi. È una produzione RAI, con sceneggiatura di Andrea Camilleri, Francesco Bruni e Salvatore de Mola. Il cast principale è guidato da Luca Zingaretti nel ruolo del commissario Salvo Montalbano; Cesare Bocci, Vice Commissario Domenico Augello; Peppino Mazzotta nel ruolo dell'Ispettore Giuseppe Fazio; Sonia Bergamasco, che interpreta Livia, l'eterna fidanzata del commissario; o il contrappunto comico di Angelo Russo, nel ruolo del poliziotto Agatino Catarella.
Documentari in onda
Dopo l'ultimo capitolo della mitica serie, TVE intendeva offrire due documentari sull'autore dei romanzi, tuttavia, con il trasferimento della serie su La 1 non si sa se potranno essere visti dopo e se, per il momento, sarà lasciato senza foro nella griglia
Il primo di questi è stato "Andrea Camilleri, il maestro senza regole" (2014), in cui lo scrittore Andrea Camilleri racconta all'attrice Teresa Mannino cosa lo ha ispirato a scrivere i suoi famosi romanzi sul commissario Montalbano. Prodotto dalla RAI, è diretto da Claudio Canepari e Paolo Santolini, e sceneggiato da Michele Astori, Claudio Canepari e Teresa Mannino.
A seguire, sarebbe stato offerto 'L'ultimo caso di Montalbano' (2022), un documentario che, attraverso varie testimonianze in Spagna e in Italia di editori, agenti, traduttori, giornalisti, librai, scrittori e lettori, indaga sulle chiavi della successo di una collana letteraria unica di trentatré libri che fece di Andrea Camilleri lo scrittore più popolare in Italia a cavallo del millennio. È prodotto da Penguin Random House e diretto da Pablo Mediavilla.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Mundo - La Lectura, 8.10.2022
Novela Negra
Los mejores libros de novela negra de Italia: un baño de sangre de Génova a Palermo
Cuando se edita en España 'Riccardino', la última novela del icónico comisario Montalbano, trazamos un emocionante paseo por la historia del 'giallo', la literatura criminal del país transalpino

En Italia, el género negro suele ir más allá de su etiqueta al reflejar con maestría las realidades sociales de una nación empecinada en narrarse desde un rabioso presente, como si tuviera miedo a perder su inmensa memoria, siempre surcada por componentes políticos.
Estos rasgos fueron proverbiales en la tradición del Novecientos, liberada de la hegemonía estadounidense ya durante el Fascismo, cuando en 1942 Visconti adaptó El cartero siempre llama dos veces en Ossessione, su debut como director e inicio de una senda estilística común de Palermo a Génova, sutil en los detalles, plagada de ramificaciones cotidianas, con suficiente pujanza como para generar imágenes perdurables de cada región o ciudad.
Leonardo Sciascia lo hizo con Sicilia y tras su muerte cedió la batuta a un casi coetáneo, Andrea Camilleri, quien ha marcado toda una era con su serie protagonizada por el comisario Salvo Montalbano, cuya última entrega acaba de publicarse en nuestro país.
Riccardino no sirve como ejemplo de libro póstumo hallado por sorpresa en un cajón. Su autor terminó de escribirlo en 2005 y por sus especiales características comprendió tener el broche de oro de las aventuras de su personaje, acompañado en esta despedida por los sospechosos habituales de sus andanzas en la imaginaria Vigata, quizá la localidad del planeta con más muertes por metro cuadrado, si atendemos a sus exiguas dimensiones.
UN HOMENAJE A PIRANDELLO
En esta ocasión todo empieza con un sobresalto. A las cinco de la madrugada el héroe, aquí crepuscular y hastiado de su profesión, recibe por error una llamada telefónica realizada por un hombre asesinado justo 15 minutos después, mientras esperaba la llegada del último componente de un grupo de paseantes dominicales. Montalbano no actúa como cualquier otro policía, pero aquí además está hasta las narices de tener una réplica televisiva. La existencia de ese doble ficticio le suscita un sinfín de dudas de comportamiento y problemas laborales al no poder dirigir las investigaciones con la tranquilidad de antaño ni tener claro si procede con libertad o inducido por tics observados a su otro yo en la pequeña pantalla.
El cabreo del comisario y su mar de incertezas propiciarán otro momento cumbre de la saga, una prueba más del bagaje intelectual de Camilleri, habilísimo a la hora de introducir en Riccardino un homenaje paralelo a Luigi Pirandello y a Manuel Vázquez
Montalbán mediante las constantes e inéditas conversaciones de Montalbano con el Autor, erigido en marionetista imperfecto por la rebelión del títere, dueño de las páginas, adulto con suficientes recursos y experiencia para guiarse sin ataduras ni recibir consejos de un anciano cansado de inventar tantos revuelos para encumbrar a ese hijo ingrato, demasiado independiente. Tanto como para acusar de ladrón al padre, un metomentodo aprovechándose de conversaciones privadas con el fin de publicar libros y vender sus derechos a productores sin alma.
DE LOS AÑOS FASCISTAS A LOS AÑOS DE PLOMO
El adiós de Montalbano sirve para analizar su legado, a su vez heredero de otros antecesores itálicos, como el pionero Augusto de Angelis, quien en los años 30 del siglo pasado gozó de gran popularidad gracias a sus más de 20 novelas protagonizadas por el comisario milanés Carlo de Vincenzi. Estas obras fueron prohibidas por la dictadura mussoliniana, empeñada en vender una calle sin muertes gracias al recobrado orden público, en peligro por la escasa moralidad de esos folletines con ecos de Agatha Christie, legendarios por inaugurales y por combatir a la extrema derecha con armas de tinta e inteligencia.
De Angelis y Camilleri rentabilizaron, cada uno a su manera, la facilidad del giallo para fidelizar lectores adictos a investigadores carismáticos, una estratagema clásica explotada al máximo por Maurizio de Giovanni, creador de dos dinastías napolitanas de novela negra como son las del Comisario Ricciardi y Los bastardos de Pizzofalcone, ambas con su versión audiovisual de rigor.
La primera se publicó de modo incompleto en Lumen, interrumpiéndose así la evolución de este joven con el defectuoso don de ver exhalar el último suspiro a individuos de todas las épocas. Esta maldición le aleja de una vida normal, conformándose con resolver los múltiples asesinatos de la turbia Nápoles de los años 30 mientras se cierra al amor con su vecina Enrica para no transmitirle tanta desdicha, negándose la felicidad en una atmósfera donde pareciera que siempre fuera a llover a causa de un contexto amenazante y el envoltorio de las pesquisas, imposibles sin la compañía del sargento Maione, el antifascismo oculto del Dottore Modo y la sapiencia popular de Nenita, una travesti con orejas en cada ángulo urbano.
Ricciardi evoca al comisario más célebre de toda la negra italiana, el Ingravallo de El zafarrancho aquel de vía Merulana (recuperada el año pasado por Sexto Piso), inclasificable propuesta de Carlo Emilio Gadda ambientada en la Roma de 1927 entre clases pudientes, pobres de solemnidad y muchas sábanas con manchas de todo tipo. El relato de nuestra centuria se asienta en los años de plomo y la última advertencia pasoliniana sobre cómo los hijos de la periferia adoptarían la estética de los ricos para participar en el festín capitalista, consiguiéndolo al dominar, desde finales de los 70, los tres ejes del mercado negro: sexo, drogas y juego.
UN PANORAMA SÓLIDO Y VARIADO
Estos cimientos catapultaron a Giancarlo de Cataldo con Romanzo Criminale, aquí traducida primero como Una novela criminal y luego ya como Roma criminal, casi ajena a la repercusión de sus distintos formatos, del libro al celuloide, de éste a la serie, triunfal en audiencia y pésima en calidad en comparación con el resto de su oferta. Fue renovada por el escritor con la evolución histórica de las gestas delincuenciales de la banda della Magliana, sucedida en la cúspide de la criminalidad capitolina por frustrados gobernadores del caos, punto de partida para Suburra, sin editor en España pese a la calidad de la trilogía financiada por Netflix, al nivel de la mejor oferta europea en el sector desde un lenguaje moderno y las temáticas tratadas, de la crisis de los inmigrantes a la corrupción de las últimas décadas.
Si De Cataldo domina Roma, Catania es de Cristina Cassar Scalia y su subcomisaria Giovanna Garrasi (Arena negra), Florencia de Marco Vichi y su comisario Bordelli (Un asunto sucio), así como Milán pertenece a Gianrico Carofiglio, consumado estajanovista en el arte de parir ciclos detectivescos. El último viste de mujer en los ropajes de La disciplina de Penélope, de apellido Spada, una fiscal reconvertida a sabuesa sin licencia para conducir su actividad, regada de intuiciones en pos de olvidar el alcohol, ejercitarse más, fumar menos y renacer de unas cenizas sin escapatoria para con su pasado, a descubrir poco a poco cuando su actitud se consolide en el imaginario de la contemporaneidad.
Esta variedad autoral y geográfica es una excelente noticia para la Italia literaria, muy avezada en las lides de la negritud, tanto como para elevarse a la cima del Viejo Mundo en el nada novedoso true crime -no en vano Dino Buzzati renovó el periodismo de sucesos allá por el segundo lustro de los años 40- e inaugurar una mina de oro para las estanterías transalpinas, donde la ficción novelada convive en maravillosa armonía con ensayos sobre violencias reales, asentados como una fórmula providencial entre el entretenimiento con sangre letrada y la urgencia ciudadana por comprender, si es que se puede, las particulares idiosincrasias de un país hermoso, mágico y desquiciado.
Jordi Corominas

I migliori gialli dall'Italia: un bagno di sangue da Genova a Palermo
Quando esce in Spagna 'Riccardino', l'ultimo romanzo dell'iconico Commissario Montalbano, ripercorriamo un'emozionante passeggiata nella storia del 'giallo', la letteratura criminale del paese d'oltralpe

In Italia il genere noir va solitamente oltre la propria etichetta riflettendo magistralmente le realtà sociali di una nazione determinata a raccontarsi da un presente furioso, come se avesse paura di perdere la sua immensa memoria, sempre solcata da componenti politiche.
Questi tratti erano proverbiali nella tradizione del 1900, liberata dall'egemonia americana già durante il fascismo, quando nel 1942 Visconti adattò Il postino suona sempre due volte in Ossessione, il suo esordio alla regia e l'inizio di un percorso stilistico comune da Palermo a Genova. i dettagli, pieni di ramificazioni quotidiane, con una forza sufficiente per generare immagini durature di ogni regione o città.
Leonardo Sciascia lo ha fatto con Sicilia e dopo la sua morte ha consegnato il testimone a un quasi contemporaneo, Andrea Camilleri, che ha segnato un'intera epoca con la sua serie con protagonista il commissario Salvo Montalbano, la cui ultima puntata è appena uscita nel nostro Paese.
Riccardino non serve da esempio di un libro postumo ritrovato a sorpresa in un cassetto. Il suo autore ha finito di scriverlo nel 2005 e per le sue caratteristiche speciali ha capito di avere il tocco finale delle avventure del suo personaggio, accompagnato in questo addio dai soliti sospetti delle sue avventure nell'immaginaria Vigata, forse la città del pianeta con il maggior numero di morti da metro quadro, se prestiamo attenzione alle sue esigue dimensioni.
UN OMAGGIO A PIRANDELLO
Questa volta tutto inizia con uno shock. Alle cinque del mattino l'eroe, qui crepuscolare e stanco della sua professione, riceve per errore una telefonata di un uomo ucciso appena 15 minuti dopo, in attesa dell'arrivo dell'ultimo membro di un gruppo di camminatori della domenica. Montalbano non si comporta come nessun altro poliziotto, ma qui è anche stufo di avere una replica televisiva. L'esistenza di questo doppio fittizio solleva infiniti dubbi sui suoi problemi comportamentali e lavorativi in quanto non può dirigere le indagini con la calma di una volta o essere chiaro se sta procedendo liberamente o indotto da tic osservati nell'altro sé sul piccolo schermo.
La rabbia del commissario e il suo mare di incertezze porteranno a un altro momento clou della saga, una prova in più del background intellettuale di Camilleri, abilissimo nell'introdurre in Riccardino un parallelo omaggio a Luigi Pirandello e Manuel Vázquez
Montalbano attraverso i continui e inediti colloqui di Montalbano con l'Autore, affermatosi imperfetto burattinaio dalla ribellione del burattino, proprietario delle pagine, adulto dotato di sufficienti risorse ed esperienza per orientarsi senza vincoli o farsi consigliare da un vecchio stanco di inventare tante clamore per esaltare quel figlio ingrato, troppo indipendente. Tanto da accusare il padre di essere un ladro, un ficcanaso che approfitta di conversazioni private per pubblicare libri e vendere i propri diritti a produttori senz'anima.
DAGLI ANNI FASCISTI AGLI ANNI PRINCIPALI
L'addio di Montalbano serve ad analizzare la sua eredità, a sua volta erede di altri predecessori italiani, come il pioniere Augusto de Angelis, che negli anni '30 godette di grande popolarità grazie ai suoi oltre 20 romanzi con protagonista il commissario milanese Carlo de Vincenzi. Queste opere furono bandite dalla dittatura Mussolini, determinata a vendere una strada senza morti grazie al ritrovato ordine pubblico, in pericolo per la scarsa moralità di quei serial con echi di Agatha Christie, leggendaria per essere stata inaugurale e per aver combattuto l'estrema destra con armi di inchiostro e di intelligenza.
De Angelis e Camilleri hanno capitalizzato, ciascuno a modo suo, la facilità del giallo di trattenere i lettori dediti a ricercatori carismatici, un classico stratagemma sfruttato appieno da Maurizio de Giovanni, artefice di due dinastie napoletane di gialli come quelle del Commissario Ricciardi e i Bastardi di Pizzofalcone, entrambi con la loro solita versione audiovisiva.
La prima è stata pubblicata in modo incompleto in Lumen, interrompendo così l'evoluzione di questo giovane con il dono difettoso di vedere individui di ogni tempo esalare il loro ultimo respiro. Questa maledizione lo allontana da una vita normale, accontentandosi di risolvere i tanti omicidi nell'ombrosa Napoli degli anni '30 mentre chiude l'amore con la vicina Enrica per non trasmetterle tanta miseria, negandosi la felicità in un'atmosfera dove sembra che andrebbe sempre a piovere a causa di un contesto minaccioso e dell'avvolgimento delle indagini, impossibile senza la compagnia del sergente Maione, l'antifascismo nascosto del dottor Modo e la saggezza popolare di Nenita, un travestito con le orecchie in ogni città angolo.
Ricciardi rievoca il commissario più famoso di tutti i neri italiani, l'Ingravallo di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (recuperato lo scorso anno da Sexto Piso), proposta inclassificabile di Carlo Emilio Gadda ambientata a Roma nel 1927 tra ceti abbienti, solennemente poveri e tanti fogli con macchie di ogni tipo. La storia del nostro secolo si basa sugli anni di piombo e sull'ultimo monito pasoliniano su come i bambini della periferia avrebbero adottato l'estetica dei ricchi per partecipare alla festa capitalista, realizzandola dominando, dalla fine degli anni '70, i tre assi del mercato nero: sesso, droga e gioco d'azzardo.
UN PAESAGGIO SOLIDO E VARIATO
Queste fondamenta hanno catapultato Giancarlo de Cataldo con Romanzo Criminale, qui tradotto prima come Romanzo giallo e poi come Roma criminale, quasi ignaro dell'impatto dei suoi diversi formati, dal libro alla celluloide, dalla celluloide alla serie, trionfante nell'ascolto e pessima nella qualità rispetto al resto della sua offerta. Si rinnova da chi scrive con l'evoluzione storica delle vicende criminali della banda della Magliana, succeduta al culmine del delitto capitolino da governatori frustrati del caos, punto di partenza per Suburra, senza editore in Spagna nonostante la qualità della trilogia finanziata da Netflix, a livello della migliore offerta europea del settore da un linguaggio moderno e dalle tematiche trattate, dalla crisi degli immigrati alla corruzione degli ultimi decenni.
Se De Cataldo domina Roma, Catania è di Cristina Cassar Scalia e della vice-questore Vanina Guarrasi (Sabbia nera), Firenze è di Marco Vichi e del suo commissario Bordelli (Una brutta faccenda), così come Milano è di Gianrico Carofiglio, affermato stakhanovista nell'arte di dare vita a cicli investigativi. L'ultima si veste da donna nei panni della Disciplina di Penelope, di cognome Spada, un pubblico ministero convertito a segugio senza licenza per svolgere la sua attività, inondato di intuizioni alla ricerca di dimenticare l'alcol, esercitare di più, fumare di meno e rinascere dalle ceneri senza scampo dal suo passato, per scoprire poco a poco quando il suo atteggiamento si consolida nell'immaginario della contemporaneità.
Questa varietà autoriale e geografica è un'ottima notizia per l'Italia letteraria, molto condita nelle lotte del nero, tanto da salire ai vertici del Vecchio Mondo nel nulla di nuovo vero crimine - non invano Dino Buzzati ha rinnovato il giornalismo di eventi tornando il secondo quinquennio degli anni '40- e inaugurare una miniera d'oro per gli scaffali d'oltralpe, dove la narrativa romanzata convive in meravigliosa sintonia con i saggi sulla violenza reale, affermata come formula provvidenziale tra spettacolo con sangue colto e urgenza cittadina per capire, se possibile, le particolari idiosincrasie di un paese bellissimo, magico e pazzo.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Segirt, 8.10.2022
El comisario Montalbano se rebela contra su creador, Andrea Camilleri

Las 30 novelas protagonizadas por el comisario Montalbano parten de dos premisas que resultan difícilmente discutibles: la comida, sobre todo en Sicilia, es un asunto muy serio y no deberíamos convivir con la corrupción, los abusos del poder y la injusticia y mirar hacia otro lado. A diferencia de otro gran escritor siciliano, Leonardo Sciascia, en cuyas novelas los misterios nunca se resuelven —como ocurre a menudo en Italia, un país que arrastra demasiadas preguntas sin respuesta desde los años de plomo—, en las tramas de Andrea Camilleri (1925-2019) siempre se descubre al culpable aunque, como señaló su editora española, Sigrid Kraus: “Eso no es lo mismo que hacer justicia porque el dinero lo puede todo”. Relato a relato, Montalbano muestra la cara oculta de la sociedad en la que vive pero, como en El Gatopardo, el comisario solo logra que todo cambie para que todo siga igual.
[…]

Il commissario Montalbano si ribella al suo ideatore, Andrea Camilleri

I 30 romanzi con protagonista il commissario Montalbano si basano su due premesse difficilmente discutibili: il cibo, soprattutto in Sicilia, è una faccenda molto seria e non bisogna convivere con la corruzione, l'abuso di potere e l'ingiustizia e guardare dall'altra parte. A differenza di un altro grande scrittore siciliano, Leonardo Sciascia, nei cui romanzi i misteri non si risolvono mai —come spesso accade in Italia, paese che dagli anni di piombo porta con sé fin dagli anni di piombo troppe domande senza risposta—, nelle trame di Andrea Camilleri (1925 -2019) il colpevole viene sempre scoperto, anche se, come ha sottolineato il suo editore spagnolo, Sigrid Kraus: "Non è la stessa cosa che fare giustizia perché i soldi possono fare tutto". Storia dopo storia, Montalbano mostra il volto nascosto della società in cui vive ma, come in Il Gattopardo, il commissario riesce solo a cambiare tutto perché tutto rimanga uguale.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

InformazioneOnline, 8.10.2022
Ieri... oggi, è già domani
Giusepèn e …… Montalbano
Un improvvido Lettore mi offre l'estro di accostare il mio Giusepèn con (nientepopodimeno) col famoso Commissario di Polizia

Un improvvido Lettore mi offre l'estro di accostare il mio Giusepèn con (nientepopodimeno) col famoso Commissario di Polizia, Salvo Montalbano tratto dai libri di Andrea Camilleri, editi dalla "Sellerio". L'imprevidente, l'incauto, Lettore non sogna, non pensa al futuro. Nemmeno si immagina come il mondo si evolve e quanto bisogno c'è, nel mondo, di analizzare il passato per ipotizzare un futuro migliore sotto tutti gli aspetti della vita.
Chiaro che lo scritto del Lettore, lo tengo stretto nel mio archivio. Non vorrei si pensasse a una sorta di "pensata" per giustificare quanto vado a scrivere. Dice (il non previdente Lettore) in merito ai mio libro dal titolo "ul Giusepèn" (due Edizioni al riguardo) "ti accontenti di una storia antica e di un personaggio vecchio, senza pensare a un romanzo d'amore pubblicato su scala Nazionale".
Potrei rispondere in tante maniere all'incauto Lettore, ma mi limito a piccole considerazioni, parti integranti della mia personalità. Quindi scrivo prima di Montalbano, nato dalla penna di Camilleri che ha fatto la fortuna dello stesso Autore, della Sellerio, della Rai e di tutti i lavoratori impegnati nel mettere insieme i vari episodi televisivi che, non solo hanno avuto repliche su Rai 1, ma addirittura, la Rai stessa ha venduto i vari diritti d'immagine alle TV di mezzo mondo.
In fondo, Montalbano si riferisce a un'epoca dove il Commissario di Polizia era quasi "ruspante", nel senso pratico che (come Montalbano) aveva un rapporto diretto, ma pure confidenziale coi "suoi uomini" e partecipava ai raid d'azione che imponevano rischi a non finire. Montalbano era ed è dentro la scena quotidiana del vivere civile, ma rappresenta pure l'ordine civile di un'esistenza fatta con sacrifici che salvaguardano pure l'etica morale e il valore dell'appartenenza.
C'è inoltre un valore aggiunto per Salvo Montalbano. E' la valorizzazione del Localismo. Tutti i fatti raccontanti da Camilleri, si sono svolti a Montelusa (nome di città inventata) e ogni situazione ha sempre uno sbocco teso a valorizzare quello spicchio di terra di Sicilia.
Due parole sul Giusepèn. L'accostamento di Giusepèn a Montalbano è semplice e convincente. Il mio Personaggio (oltre a essere reale) rende pubblica una realtà vissuta della gente di Busto Arsizio. E lo fa con azioni, modi di dire e pure con documenti storici che presentano al mondo l'attualità di Busto Arsizio; una città con tante peculiarità. Ne cito qualcuna: Prima città non-Provincia fra le prime cinque città della Lombardia - Residenti a Busto Arsizio oltre 84.000 ben superiore ai circa 79.000 di Varese che è Capoluogo di Provincia - fra 126 Comuni della Provincia di Varese, Busto e il Medio Olona (totale 9 Comuni) producono l'85% del Pil provinciale - Aeroporto di Busto Arsizio, creato dai Bustocchi è poi diventato l'hub Malpensa - mi fermo qui, ma chiaramente Busto Arsizio ha ben altre peculiarità da esibire che all'occorrenza citerò.
Per arrivare a noi: la Sellerio ha fortemente creduto al Localismo, attraverso Montalbano - perché mai non dovrebbe credere una Casa Editrice Lombarda sull'effettiva valorizzazione di questa terra, attraverso "ul Giusepèn"? - Vedi, incauto Lettore: Giusepèn pensa al futuro. E' un idealista, un sognatore, un personaggio antico che fa tutto nella modernità, ma non dimentica la sua storia, quella delle sue origini e la valorizzazione della vita proiettata nel futuro. Te l'immagini un "serial televisivo" intitolato "ul Giusepèn?". Per i Bustocchi sarebbe l'apoteosi.
Gianluigi Marcora
 
 

Diario de León, 9.10.2022
El fin de Montalbano

Hace tres años los fans hispanos de Andrea Camilleri lloraron su muerte, pero quedaban por delante cinco títulos de la maravillosa saga de Montalbano que debían ser publicados en español. Tres años después llega Riccardino, la última aventura del comisario siciliano, que el maestro escribió nada menos que en 2005.
Camilleri quería estar en la plenitud de sus facultades para cerrar la saga Montalbano y por eso decidió escribir el último libro cuando llevaba una quincena publicados y no sabía siquiera cuántos más escribiría, como recuerda su editor, Antonio Sellerio, en un documental que se estrenó el jueves en TVE.
«Quería decidir el destino de su criatura», apunta Sellerio, que recuerda que el primer manuscrito de Riccardino llegó en 2005 y se quedó guardado en un cajón con la orden de Camilleri de que no se publicara hasta un año después de su muerte.
Camilleri dejó escrito un prólogo en el que señalaba: «Ésta es la última novela protagonizada por el comisario Montalbano. La empecé el 1 de julio de 2004 y la he terminado el 30 de agosto de 2005. No voy a escribir ninguna más. Me da pena, pero a los ochenta años es inevitable poner fin a muchas cosas, demasiadas».
Pero las novelas de Camilleri siguieron apareciendo y nunca dejó de escribir, hasta su muerte a los 93 años. Y tuvo tiempo de recuperar el texto de 2016 y revisarlo, cuando tenía «91 años cumplidos, sorprendido de seguir vivo y con ganas de escribir», como decía con humor en el añadido del primer prólogo.
Cambió tan solo el lenguaje pero nada del contenido. Su agente y amiga Valentina Alferi, que le ayudó en el proceso, explica en el documental la obsesión de Camilleri por las diferencias en las formas de hablar de cada uno de los personajes.
Alicia García De Francisco

La fine di Montalbano

Tre anni fa i fan ispanici di Andrea Camilleri ne piangevano la morte, ma nella meravigliosa saga di Montalbano c'erano ancora cinque titoli da pubblicare in spagnolo. Tre anni dopo arriva Riccardino, l'ultima avventura del commissario siciliano, che il maestro scrive nientemeno che nel 2005.
Camilleri ha voluto essere nel pieno delle sue facoltà per chiudere la saga del Montalbano ed è per questo che ha deciso di scrivere l'ultimo libro quando era uscito da quindici giorni e non sapeva nemmeno quanti ne avrebbe scritti, come suo editore , ricorda Antonio Sellerio, in un documentario andato in onda giovedì in tv.
«Voleva decidere la sorte della sua creatura», racconta Sellerio, che ricorda che il primo manoscritto di Riccardino arrivò nel 2005 e fu tenuto in un cassetto con ordine di Camilleri che non venisse pubblicato prima di un anno dopo la sua morte.
Camilleri scrive un prologo in cui annota: «Questo è l'ultimo romanzo con protagonista il commissario Montalbano. L'ho iniziato il 1 luglio 2004 e l'ho terminato il 30 agosto 2005. Non scriverò più. Mi rattrista, ma a ottant'anni è inevitabile mettere fine a tante cose, troppe».
Ma i romanzi di Camilleri continuarono ad apparire e non smise mai di scrivere, fino alla sua morte all'età di 93 anni. E ha avuto il tempo di recuperare il testo del 2016 e rivederlo, quando aveva "91 anni, sorpreso di essere ancora vivo e di voler scrivere", come ha detto umoristicamente nell'aggiunta al primo prologo.
Solo la lingua è cambiata ma niente nel contenuto. La sua agente e amica Valentina Alferi, che lo ha aiutato nel processo, spiega nel documentario l'ossessione di Camilleri per le differenze nei modi di parlare di ciascuno dei personaggi.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

VilaWeb, 10.10.2022
Pau Vidal: “La narrativa camilleriana són ‘Les mil i una nits’ en segle XX i en europeu”
Entrevistem el traductor amb motiu de la publicació de ‘Riccardino’, el darrer títol de la sèrie protagonitzada per Salvo Montalbano

Pau Vidal (1967) és un dels traductors més actius del país, a més d’un dels filòlegs amb més visibilitat. Amb un aire que sovint el fa semblar una mica un Errol Flynn disposat a batre’s en duel, Vidal ha destacat molt per les traduccions de l’italià al català. Ens ha fet arribar les paraules d’autors com Pasolini o Lampedusa, i sobretot d’Andrea Camilleri, el pare literari de Salvo Montalbano. És tanta, la seva admiració, que en dues de les seves obres de ficció, Aigua bruta (2006) i Fronts oberts (2011), el seu detectiu-filòleg es diu Miquel Camiller, que a més és un fervent seguidor de Joan Coromines. Fa onze anys que Vidal no continua la sèrie dedicada al seu investigador, tot i que promet als seus fans que la reprendrà. A banda, no ha deixat d’escriure assaigs, entre els quals, El bilingüisme mata (2015), Corregir mata (2020) i L’enxandallament del món (2022). Parlem amb ell sobre la traducció de Riccardino, el darrer llibre que Camilleri va escriure amb Salvo Montalbano com a protagonista i que ara acaba de sortir publicat. Diuen que és paladí dels traductors que fan la feina en pijama i batí, en contra d’aquells que es vesteixen per fer feina de casa estant. Aquesta sí que és una polèmica literària de les que paguen la pena, però ja en parlarem un altre dia.
—Us queda una sensació d’orfandat després d’haver traduït el darrer llibre de la sèrie Montalbano?
—La veritat és que sí. Curiosament, la por que tenia d’ençà que va faltar, el juliol del 2019, era que em baixessin les comandes (havia perdut el meu millor client!), però això no ha passat, i aprofito per agrair-ho a tants editors que em continuen fent confiança. Però professionalment sí que he viscut un dol, i de fet encara em dura: sense la pirotècnia camilleresca, el meu costat lingüísticament més juganer s’ha quedat força sol. Que consti, això sí, que segurament no serà l’últim Camilleri que llegirem. L’editorial té previst de rescatar algun títol dels antics, tot i que encara no sabem quin.
—Podríeu donar alguna raó del seu èxit, que ens consta que va ser fins i tot inesperat per al seu autor?
—Diria que és la capacitat de fabular i de contar-ho, perquè la narrativa camilleriana, ben mirat, són Les mil i una nits en segle XX i en europeu. Ens toca la fibra més infantil, la d’ajeure’s a escoltar algú que explica històries, sense gaire elaboració literària, sense experiments formals, sense rebuscaments tècnics; només amb la traça de saber explicar contes.
—Per això heu definit alguna vegada Camilleri com el darrer gran escriptor del segle XX?
—El darrer gran narrador, més aviat. De fet, la seva obra entronca més amb la Bíblia que no pas amb Proust, per posar un exemple d’escriptor modern. Fixa’t que als seus llibres hi ha molt més diàleg que narració: és en l’oralitat on es troba còmode.
—Sou un dels pocs traductors de Camilleri de confiança, dels que hi heu fet estades i amb qui vau establir una relació especial. Com era en les distàncies curtes?
—Era l’avi ideal. Representava a la perfecció la idea aquesta del patriarca que encaterina tota la tribu, perquè desprenia bonhomia i ganes de fer-nos contents. Una mica l’antiescriptor actual, perquè no semblava voler canalitzar o compensar cap neurosi per mitjà de l’escriptura, només estar envoltat d’amor i d’atenció. Si el visitaves, tenies per segur que t’ensenyaria el despatx per explicar-te que, mentre teclejava, sempre tenia un nét o dos corrent-li o gatejant-li pels peus… Jo només de sentir els veïns per la finestra mentre escric ja em poso nerviós, i ell treballava amb la canalla xisclant per allà sota.
—Alguna vegada el vam sentir queixar-se que els llibres de Montalbano havien ocultat en part la seva altra producció, especialment les novel·les històriques…
—Ell, igual que la majoria dels camilleristes (entre els quals em compto), tenia més estima per la sèrie històrica, que és més literària, diguem, i també més siciliana (en l’aspecte lingüístic, i sobretot en la cosmovisió). Sicília, com totes les regions del sud, s’ha italianitzat molt arran de la unificació, moltíssim, i es nota que això a ell li recava. De fet, els montalbanos no corresponen exactament al que coneixem com a novel·la negra, perquè crec que no va ser capaç de desprendre’s mai d’aquest enyor per un passat amb més personalitat, més gattopardesc; hi ha qui podria pensar que això és una forma de folklorisme. En fi, no sé com anomenar-les… novel·la al negre de sípia, potser.
Sí que es queixava sovint que en Montalbano s’havia fet massa gros. Hi ha un text on explica que el tenia pensat per a una novel·la i prou, però que va ser el personatge mateix qui va anar reclamant més i més espai. I llavors va arribar la versió televisiva, que va exasperar l’amor-odi: n’estava molt cofoi (no va participar en els guions), però la macrocefàlia del comissari es va fer encara més vistosa. Per això a Riccardino hi passa comptes i acaba com acaba; de fet, a aquest triangle difícil (autor-personatge literari-personatge televisiu), ja li treu suc a La roda dels equívocs i en algun altre títol. Però pensa que la primera versió de Riccardino és del 2005. Va estar-se quinze anys fent-lo protagonista quan en realitat potser l’hauria volgut liquidar; per això la desaparició del comissari és tan…
—Tan què?
—Tan sorprenent, i alhora tan coherent. És un final esplèndid, es nota que s’ho va rumiar molt i molt.
—Però aquestes aparicions de l’autor dins el text, aquest joc metaliterari i alhora tan teatral, pot ser que molesti els seguidors més convencionals de la sèrie?
—Que ell era un home de teatre, els lectors ho saben prou. I que el repte de tancar la sèrie per no deixar el personatge a mitges no era gens senzill, també. Jo crec que més aviat li hem d’agrair l’esforç de tancar-ho, que si ho mires, és una paràbola de la vida, al capdavall.
—Com a personatges, les dones no tenen gens de protagonisme en la sèrie, tret d’un amor en la distància. És el principal error?
—És una cosa que li han retret molt, evidentment des d’una perspectiva actual. Però penseu que ell va néixer el 1925, i en ple vintenni mussolinià. De fet, de nano va ser de les joventuts mussolinianes (ho explica a Exercicis de memòria, i també com se’n va desempallegar per passar-se a les files de l’esquerra), i això marca. Però sí, certament no són novel·les per a llegir amb perspectiva de gènere, és clar.
—Quan vau arribar a la sèrie Camilleri ja havia tingut altres traductors al català, si no recordo malament…
—Jo vaig ser el quart. Sé que els dos primers ho van deixar per motius variats, i la tercera, l’Anna Casassas, perquè no donava l’abast. És el mal de ser bo en el que fas, que tothom et reclama, i l’Anna és una fora de sèrie. Però vam estar de sort que la Pilar Beltran, l’editora, encara la va enredar un parell de vegades o tres per fer algun títol dels històrics.
—Com a traductor, suposo que heu pogut xalar molt tots aquests anys fent servir els deu volums de l’Alcover-Moll i no diccionaris més restringits. Vull dir, que heu pogut recrear el català sencer i fins i tot inventar el catarellès-català…
—És que hi ha una cosa que cal tenir clara d’entrada: si els llibres de Camilleri són tan especials, si difereixen tant dels llibres diguem convencionals, és perquè estan escrits en dues llengües, italià i sicilià (o camillerès, si ho voleu, que és una interpretació personal del sicilià de la zona d’Agrigent). És evident que això ha contribuït al seu èxit, també, tant a Itàlia com aquí; ara, pel que fa a la traducció, obliga a fer servir estratègies inusuals. Com que els traductors no podem fer servir dos idiomes (jo tradueixo al català, el traductor francès al francès, etc.), el que faig és esprémer tant com puc altres recursos que m’ofereix la llengua: la variació geodialectal (marques dialectals lèxiques, però sobretot morfològiques i també sintàctiques) i l’alternança de registres: hi ha personatges que gasten una llengua més elaborada, uns altres una de més estàndard i uns altres de més col·loquial. L’operació és complexa (i evidentment no sempre te’n surts), però per a mi és rotundament necessària: si no mires de reproduir el contacte de llengües que es dóna a l’original, enganyes el lector, perquè li escatimes una part essencial de l’obra, i alhora traeixes l’autor, perquè dius una cosa diferent del que deia ell.
—Ell ho du a un límit, però hi ha altres autors italians que també han jugat amb els registres i això que ells en diuen dialecte…
—Sí, hi ha escriptors italians que també recorren a dialectes (anomenen així les altres llengües itàliques que no són l’italià), especialment en els diàlegs. Daniele Mencarelli, per exemple, fa parlar en llengua romana pacients i infermers del psiquiàtric on s’ambienta Tot demana salvació, mentre els metges parlen en italià, i aquesta tensió l’has de reproduir d’alguna manera. I ja no diguem els pinxos de Pasolini a Una vida violenta, que és un monument a la parla dels baixos fons de Roma. Ara, a les novel·les camillerianes la convivència de llengües va més enllà de l’instrument de comunicació o de retrat d’un paisatge, perquè hi té un rol estructural. Té conseqüències narratives. Si en Montalbano i la Lívia es discuteixen precisament perquè ella, genovesa, no entén el sicilià; o si en Mimí interroga un detingut en sicilià per acoquinar-lo expressament; o si se’n foten del comandant perquè s’exclama en piemontès… tu això no ho pots ocultar en la teva versió. Has de trobar alguna estratègia, algun recurs, que faci veure al lector d’aquí que al llibre (i, per tant, a la realitat en què el llibre s’inscriu) aquesta tensió, aquesta relació, existeix. Jo no tinc dret de censurar elements d’una obra artística, com es feia als anys quaranta o cinquanta; i precisament perquè és una obra artística m’he d’esforçar per fer versemblants (artístics) tots els elements que conformen l’original, inclosos els lingüístics.
—Quina ha estat, doncs, la principal dificultat?
—Curiosament, el més difícil ha estat vèncer un cert recel cultural cap als registres. Per desgràcia, l’operació d’ultranormativització del català activada per terra, mar i aire (mitjans, escola i audiovisual) a partir dels anys setanta ha fet molt de mal: la idea tan castradora, tan autolesiva, segons la qual hi ha una manera bona de parlar, que seria la del Telenotícies, i tota la resta és lleig i pagès i cal amagar-ho, ha acomplexat moltíssim la comunitat catalanoparlant; de fet, passa a tot arreu, això, a Itàlia també, però en menor escala. Als congressos i jornades camillerianes a què he assistit (una pila, i sempre ens ho passàvem de primera!), no faltava mai algú del món acadèmic que rondinava. En realitat és un debat encara en marxa: com traslladar la variació lingüística a la literatura. Que anirà en augment, òbviament, atesa l’evolució del món. Però els traductors catalans, com a part de la cultura catalana (la que s’expressa en la llengua del país, no en alizzzès), tenim la sort de disposar d’uns predecessors valents i exigents que van obrir camí. Per això les facultats de traducció d’aquí són, en general, de mentalitat més oberta. Amb menció especial per a la facultat de traducció i interpretació de l’Autònoma, un petit paradís on als traductors saltimbanquis sempre ens tracten molt bé.
—Les novel·les de la sèrie no parlen mai explícitament de la màfia, però sempre sobrevola per tots els llibres. És realment així?
—És com un element del paisatge, en efecte. De fet, qui volta per l’illa com a passavolant pràcticament no la veu, la màfia; a diferència de Nàpols, on la camorra és multipresent. A Sicília, no, allà la màfia no pren la forma de microdelinqüència de carrer, tan aparatosa; però, en canvi, impregna absolutament tota l’activitat econòmica, fins al punt que condiciona la mentalitat dels habitants. Els últims trenta anys, quaranta anys, arran dels assassinats dels jutges Falcone i Borsellino, han començat a sorgir focus de resistència, especialment per part del petit comerç. Però la mentalitat mafiosa continua enquistada al poder.
—Un dels punts que més s’ha destacat de tots aquests llibres és la part gastronòmica, que ens heu fet arribar en català en tota la seva complexitat, a més de fer-nos salivar. És una de les parts complexes de la traducció?
—No, gens. Feina de diccionari i poca cosa més. Tot i que de vegades porta maldecaps; una vegada, per exemple, un crític justet de fantasia es va enfadar amb mi perquè segons ell havia girat malament un augmentatiu: “no estic d’acord, no estic d’acord”, insistia, rabiüt (descuidant-se el pronom, però bé, suposo que avui això ja s’estila). No es pot agradar a tothom. En realitat, porta molta més feina un altre dels trets camillerians per excel·lència, els jocs de paraules: com que són intraduïbles per definició (és com pretendre fer riure un grec amb l’acudit del francès a la fleca, el del “je ne compre pa”; impossible, no podràs), et toca inventar-te’n de nous. I n’hi ha contínuament, de cap a cap del llibre. De fet, en Catarella, el personatge més estimat pels lectors, és una màquina de crear equívocs lingüístics. Vaig començar a fer una llista de les facècies verbals que m’obligava a empescar-me, per posar-les com a exemple als congressos, i ara aquell document ja fa no-sé-quantes pàgines. Una xalera!
—Camilleri se’n fot del seu èxit, però també i sobretot dels seus crítics, amb un sarcasme envejable. Suposo que això es pot fer quan el públic t’adora, no?
—Les crítiques a la seva obra per “poc literària”, de vegades camuflades sota el pretext de fer servir un “sicilià inventat”, van anar creixent paral·lelament a l’èxit comercial. I algunes en boca d’escriptors de renom. No sé fins a quin punt l’afectaven, però és cert que solia retopar-hi donant-los la raó, que evidentment era una manera de fotre-se’n. Ara, si més no sempre va tenir l’elegància de no replicar-hi amb números, perquè les xifres de vendes dels seus llibres, i per tant de guanys, fan rodar el cap. De Riccardino se’n van vendre 70.000 exemplars només la primera setmana, però els montalbanos normals solien arribar al mig milió d’exemplars. Només a Itàlia! Compta després les traduccions… Un fenomen descomunal.
Sebastià Bennasar

Pau Vidal: "La narrazione camilleriana è 'Le mille e una notte' nel XX secolo e in Europa"
Intervistiamo il traduttore in occasione della pubblicazione di 'Riccardino', ultimo titolo della serie con protagonista Salvo Montalbano

Pau Vidal (1967) è uno dei traduttori più attivi del paese, nonché uno dei filologi più in vista. Con un'aria che spesso lo fa somigliare un po' a Errol Flynn pronto a combattere un duello, Vidal si è distinto per le traduzioni dall'italiano al catalano. Ci ha portato le parole di autori come Pasolini o Lampedusa, e soprattutto di Andrea Camilleri, il padre letterario di Salvo Montalbano. La sua ammirazione è così grande che in due delle sue opere di narrativa, Aigua bruta (2006) e Fronts oberts (2011), il suo detective-filologo si chiama Miquel Camiller, che è anche un fervente seguace di Joan Coromines. Vidal non continua la serie dedicata al suo investigatore da undici anni, anche se promette ai suoi fan che la riprenderà. Inoltre, non ha smesso di scrivere saggi, tra cui Bilingüisme mata (2015), Corregir mata (2020) e L'enxandallament del món (2022). Con lui parliamo della traduzione di Riccardino, l'ultimo libro che Camilleri ha scritto con protagonista Salvo Montalbano e che è appena uscito. Dicono che sia un paladino dei traduttori che fanno il loro lavoro in pigiama e vestaglia, contro quelli che si travestono per fare il lavoro da casa. Questa è davvero una polemica letteraria utile, ma ne parleremo un altro giorno.
—Ti senti un po’ orfano dopo aver tradotto l'ultimo libro della serie Montalbano?
- La verità è che sì. È interessante notare che la mia paura da quando è mancato, a luglio 2019, era che i miei ordini cadessero (avevo perso il mio miglior cliente!), ma non è successo, e colgo l'occasione per ringraziare tanti editori che continuano a dare fiducia in me. Ma professionalmente ho davvero vissuto il dolore, e in effetti fa ancora male: senza i fuochi d'artificio di Camilleri, il mio lato linguisticamente più giocoso è rimasto del tutto solo. Si noti, ovviamente, che non sarà certo l'ultimo Camilleri che leggeremo. L'editore prevede di riprendere alcuni dei vecchi titoli, anche se non sappiamo ancora quali.
— Potresti dare qualche ragione del suo successo, che sappiamo essere stato addirittura inaspettato per il suo autore?
—Direi che è la capacità di affabulare e di raccontare, perché la narrativa camilleriana, ben vista, è Le mille e una notte del XX secolo e in Europa. Ci tocca la fibra più infantile, quella di sedersi ad ascoltare qualcuno che racconta delle storie, senza troppe elaborazioni letterarie, senza esperimenti formali, senza rovistare tecnico; solo con la traccia di saper raccontare storie.
— È per questo che hai mai definito Camilleri l'ultimo grande scrittore del XX secolo?
— L'ultimo grande narratore, piuttosto. In effetti, la sua opera è più in linea con la Bibbia che con Proust, per fare un esempio di scrittore moderno. Si noti che nei suoi libri c'è molto più dialogo che narrazione: è nell'oralità che si trova a suo agio.
— Lei è uno dei pochi traduttori Camilleri affidabili, tra quelli che vi sono rimasti e con i quali ha instaurato un rapporto speciale. Com'era da vicino?
- Era il nonno ideale. Rappresentava perfettamente questa idea del patriarca che indottrina l'intera tribù, perché trasudava bonomia e desiderio di renderci felici. Un po' dell'anti-scrittore attuale, perché non sembrava voler incanalare o compensare nessuna nevrosi attraverso la scrittura, solo per essere circondato da amore e attenzioni. Se lo andavi a trovare, eri sicuro che ti avrebbe mostrato l'ufficio per spiegarti che, mentre scriveva, aveva sempre uno o due nipoti che correvano o strisciavano ai suoi piedi... Se sento solo i vicini attraverso la finestra mentre io scrivo già mi innervosisco, e lui stava lavorando con il mascalzone strepitante laggiù.
—L'abbiamo sentito una volta lamentarsi che i libri di Montalbano avevano in parte oscurato la sua altra produzione, soprattutto i romanzi storici...
— Lui, come la maggior parte dei Camilleristi (tra i quali annoto me stesso), aveva più rispetto per la serie storica, che è più letteraria, diciamo, e anche più siciliana (nell'aspetto linguistico, e soprattutto nella visione del mondo). La Sicilia, come tutte le regioni del sud, si è italianizzata molto dopo l'unificazione, e si vede che questo gli ha giovato. I Montalbano, infatti, non corrispondono esattamente a quello che conosciamo come un romanzo noir, perché credo che non sia mai riuscito a scrollarsi di dosso questa nostalgia di un passato con più personalità, più gattopardesco; c'è chi potrebbe pensare che questa sia una forma di folklorismo. Comunque, non so come chiamarli... romanzo nero seppia, forse.
Sì, si lamentava spesso che Montalbano fosse ingrandito troppo. C'è un testo in cui spiega che aveva in mente un romanzo e questo gli bastava, ma che era il personaggio stesso a pretendere sempre più spazio. E poi è arrivata la versione televisiva, che ha esasperato l'amore-odio: ne è stato molto contento (non ha partecipato alle sceneggiature), ma la macrocefalia del commissario si è fatta ancora più vistosa. Ecco perché Riccardino fa il punto e finisce come finisce lui; in effetti, in questo triangolo difficile (autore-personaggio letterario-personaggio televisivo), si avvantaggia già in La giostra degli scambi e in qualche altro titolo. Ma pensa che la prima versione di Riccardino è del 2005. Ha passato quindici anni a renderlo protagonista quando in realtà avrebbe potuto volerlo liquidare; ecco perché la scomparsa del commissario è così...
- E allora?
— Così sorprendente e allo stesso tempo così coerente. È un finale splendido, si può dire che ci ha pensato molto.
— Ma queste apparizioni dell'autore all'interno del testo, questo gioco meta-letterario e insieme così teatrale, potrebbero infastidire i seguaci più convenzionali della serie?
— Che fosse un uomo di teatro, i lettori lo sanno abbastanza. E che nemmeno la sfida di chiudere la serie per non lasciare il personaggio titubante non fosse affatto semplice. Penso che dovremmo piuttosto ringraziarlo per lo sforzo di chiuderlo, che a guardarlo è una parabola della vita, dopotutto.
—Come personaggi, le donne non hanno alcun risalto nella serie, tranne che per un amore a distanza. È l'errore principale?
—È qualcosa che è stato molto criticato, ovviamente da una prospettiva attuale. Ma considera che è nato nel 1925, e a metà del ventennio di Mussolini. Infatti fin da giovane ha fatto parte della gioventù mussoliniana (lo spiega in Esercizi di memoria, e anche come ha disfatto le valigie per entrare nelle file della sinistra), e questo fa la differenza. Ma sì, non sono certo romanzi da leggere da una prospettiva di genere, ovviamente.
—Quando sei arrivato alla serie, Camilleri aveva già altri traduttori in catalano, se non ricordo male...
- Ero il quarto. So che i primi due l'hanno lasciata per vari motivi, e la terza, Anna Casassas, perché non dava lo scopo. È il male di essere bravo in quello che fai, che tutti ti reclamano, e Anna è un'eccezione. Ma siamo stati fortunati che Pilar Beltran, l'editore, abbia ancora incasinato le cose un paio o tre volte per fare qualche titolo storico.
— Come traduttore, presumo che tu abbia potuto fare molto in tutti questi anni usando i dieci volumi di Alcover-Moll e non dizionari più ristretti. Voglio dire, sei riuscito a ricreare l'intero catalano e persino inventare il catalano-catalano...
— C'è una cosa che deve essere chiara fin dall'inizio: se i libri di Camilleri sono così speciali, se differiscono così tanto dai libri, diciamo così, convenzionali, è perché sono scritti in due lingue, italiano e siciliano (o camillerese, se preferite, che è una personale interpretazione del siciliano agrigentino). È chiaro che questo ha contribuito al suo successo, anche in Italia e qui; ora, per quanto riguarda la traduzione, richiede l'uso di strategie insolite. Dato che noi traduttori non possiamo usare due lingue (io traduco in catalano, il traduttore francese in francese, ecc.), quello che faccio è spremere il più possibile altre risorse che la lingua mi offre: variazione geodialettale (segni dialettali lessicali, ma principalmente morfologici e anche sintattici) e l'alternanza dei registri: ci sono personaggi che usano un linguaggio più elaborato, altri più standard e altri più colloquiali. L'operazione è complessa (e ovviamente non sempre te la cavi), ma per me è clamorosamente necessaria: se non provi a riprodurre il contatto delle lingue che avviene nell'originale, inganni il lettore, perché gli risparmi una parte essenziale dell'opera, e nello stesso tempo tradisci l'autore, perché dici qualcosa di diverso da quello che ha detto.
—Lo porta al limite, ma ci sono altri autori italiani che hanno giocato anche con i registri e quello che chiamano dialetto...
—Sì, ci sono scrittori italiani che ricorrono anche ai dialetti (così chiamano le altre lingue italiche che non sono italiane), soprattutto nei dialoghi. Daniele Mencarelli, ad esempio, fa parlare in romano i pazienti e le infermiere dell'ospedale psichiatrico in cui è ambientato Tutto chiede salvezza, mentre i medici parlano in italiano, e tu devi in qualche modo riprodurre questa tensione. E non parliamo dei ragazzi di Pasolini in Una vita violenta, che è un monumento al discorso degli inferi di Roma. Ora, nei romanzi camilleriani, la convivenza dei linguaggi va oltre lo strumento di comunicazione o il ritratto di un paesaggio, perché ha un ruolo strutturale. Ha conseguenze narrative. Se Montalbano e Livia discutono proprio perché lei, genovese, non capisce il siciliano; oppure se Mimì interroga un detenuto in siciliano per convincerlo espressamente; o se si sbarazzano del comandante perché grida in piemontese... non puoi nasconderlo nella tua versione. Bisogna trovare una strategia, una risorsa, che faccia vedere al lettore che nel libro (e, quindi, nella realtà in cui il libro è registrato) esiste questa tensione, questo rapporto. Non ho il diritto di censurare elementi di un'opera artistica, come si faceva negli anni Quaranta o Cinquanta; e proprio perché è un'opera artistica devo sforzarmi di rendere credibili (artistici) tutti gli elementi che compongono l'originale, compresi quelli linguistici.
— Allora qual è stata la difficoltà principale?
— Curiosamente, la cosa più difficile è stata superare un certo sospetto culturale nei confronti dei registri. Purtroppo l'operazione di ultra-normatizzazione del catalano attivata da terra, mare e aria (media, scuola e audiovisivo) a partire dagli anni Settanta ha fatto molti danni: l'idea così castrante, così autolesionista, secondo la quale c'è un bel modo di dire, che sarebbe quello delle Telenotícies, e tutto il resto è brutto e contadino e bisogna nasconderlo, ha molto complicato la comunità catalana; infatti succede ovunque, questo, anche in Italia, ma su scala minore. Ai congressi e convegni camilleriani a cui ho partecipato (tanto, e ci siamo sempre divertiti!), non è mai mancato qualcuno del mondo accademico in giro. In realtà è un dibattito in corso: come trasferire la variazione linguistica alla letteratura. Che ovviamente aumenterà, vista l'evoluzione del mondo. Ma i traduttori catalani, come parte della cultura catalana (che si esprime nella lingua del paese, non in Alizzès), siamo fortunati ad avere predecessori coraggiosi ed esigenti che hanno aperto la strada. Questo è il motivo per cui le facoltà di traduzione qui sono, in generale, più aperte. Con una menzione speciale per la facoltà di traduzione e interpretazione di Autónoma, un piccolo paradiso dove i traduttori saltimbanchi sono sempre trattati molto bene.
—I romanzi della serie non parlano mai esplicitamente di mafia, ma aleggia sempre su tutti i libri. È davvero così?
— È come un elemento del paesaggio, in effetti. Infatti chi gira per l'isola da passante praticamente non la vede, la mafia; a differenza di Napoli, dove la camorra è onnipresente. In Sicilia no, lì la mafia non assume la forma della microcriminalità di strada, tanto cospicua; ma, d'altra parte, permea assolutamente tutta l'attività economica, nella misura in cui condiziona la mentalità degli abitanti. Negli ultimi trenta, quarant'anni, a seguito degli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino, hanno cominciato a emergere focolai di resistenza, soprattutto da parte delle piccole imprese. Ma la mentalità mafiosa resta radicata al potere.
—Uno dei punti che più si è distinto in tutti questi libri è la parte gastronomica, che ci hai portato in catalano in tutta la sua complessità, oltre a farci venire l'acquolina in bocca. È una delle parti complesse della traduzione?
- No, per niente. Lavoro di dizionario e poco altro. Anche se a volte porta mal di testa; una volta, ad esempio, un critico di giusta fantasia si è arrabbiato con me perché, secondo lui, avevo sbagliato un accrescitivo: "Non sono d'accordo, non sono d'accordo", insisteva, furioso (trascurando il pronome, ma beh, immagino che sia lo stile di oggi). Non puoi accontentare tutti. In realtà, un altro dei tratti camilleriani per eccellenza, i giochi di parole, richiede molto più lavoro: dato che sono intraducibili per definizione (è come cercare di far ridere un greco con la battuta dei francesi in pasticceria, quella sul "je ne compre pa"; impossibile, non potrai), devi inventarne di nuovi. E ci sono continuamente, da un capo all'altro del libro. Catarella, infatti, il personaggio più amato dai lettori, è una macchina per creare incomprensioni linguistiche. Ho iniziato a fare un elenco delle facezie verbali che mi hanno costretto a prendermi, per metterle come esempio ai congressi, e ora quel documento è già lungo non so quante pagine. Una baracca!
— Camilleri si fa beffe del suo successo, ma anche e soprattutto dei suoi critici, con un invidiabile sarcasmo. Immagino che si possa fare quando il pubblico ti adora, giusto?
— Parallelamente al successo commerciale crebbe la critica al suo lavoro per essere "poco letterario", a volte camuffato con il pretesto di utilizzare un "siciliano inventato". E alcuni sulla bocca di scrittori famosi. Non so fino a che punto l'abbiano colpito, ma è vero che lui li ricambiava dando loro il diritto, che era ovviamente un modo per rovinarli. Ora, almeno ha sempre avuto l'eleganza di non rispondere con i numeri, perché i dati di vendita dei suoi libri, e quindi i profitti, fanno girare la testa. Riccardino vendette 70.000 copie solo nella prima settimana, ma i normali Montalbano raggiungevano il mezzo milione di copie. Solo in Italia! Poi conta le traduzioni... Un fenomeno enorme.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

RTVE, 11.10.2022
Libros
Siete pistas sobre el comisario Montalbano (y su esperado final)
• Riccardino es la novela que cierra la saga del comisario Montalbano creada por Andrea Camilleri
• RTVE estrena este martes el último episodio, inédito en España, de la serie de culto de la RAI

Esta es la última novela protagonizada por el comisario Montalbano. La empecé el 1 de julio de 2004 y la he terminado el 30 de agosto de 2005. No voy a escribir ninguna más. Me da pena, pero a los ochenta años es inevitable poner fin a demasiadas cosas, demasiadas.
Con esta solemne declaración de intenciones Andrea Camilleri anunciaba el final de una saga literaria que ha devenido en mito y que ha convertido al comisario Salvo Montalbano en personaje inmutable en el imaginario colectivo.
Riccardino (Salamandra) es el adiós de Montalbano, una figura a la que el escritor amó y odió a un tiempo: el policía siciliano lo ocupaba todo y a veces Camilleri deseaba orillarlo de su trabajo y de su mente pero “él le tentaba y casi le obligaba a escribir” como una criatura con vida autónoma.
Un retazo de este sentimiento contiene su última novela- quizás la más diferente y original del resto- donde la trama de investigación se funde con un duelo dialectico entre personaje y autor en un tributo a su venerado Pirandello. El comisario se retira y deja huérfanos a millones de lectores que le valoraban por su cercanía como uno más. Saltando los parámetros de la novela negra, repasamos en siete curiosidades el big bang del universo Montalbano.
Manuel Vázquez Montalbán: el origen
La adoración entre los escritores Manuel Vázquez Montalbán y Andrea Camilleri era mutua. Trascendía la literatura y confluía en el amor por el disfrute, la gastronomía, la vida mediterránea y el homenaje a la memoria de la infancia.
El autor italiano se prendó de la novela de Montalbán El piano, estructurada en tres partes al revés, y se inspiró en este andamiaje para el primer libro de la saga: La forma del agua (1994). El resto es historia: Andrea Camilleri creó un detective con las trazas de Pepe Carvalho y le bautizó como “Montalbano” en un homenaje explícito a su amigo y a la literatura española.
‘Montalbanomanía’
Junto a Pinocho el comisario está valorado como uno de los personajes literarios más famosos de Italia. La celebridad también ha impactado en la vida económica de la isla: desde rutas guiadas por la Sicilia de Montalbano a guías gastronómicas que recogen las recetas que degusta el personaje con deleite. La cultura culinaria está totalmente integrada en las novelas y es un acicate para los millones de seguidores del policía.
Rafa Vega, fundador del restaurante Premiata Forneria Ballaro, relata en el documental El último caso de Montalbano, producido por Penguin Random House y dirigido por Pablo Mediavilla, cómo crearon un menú especial que incluía algunos de su platos predilectos como los arancini, pasta ncasciata y los salmonetes. “Tuvo una gran repercusión de crítica y público y se nos llenó el restaurante de gente amante de Camilleri”, señala.
El amor por Sicilia
El amor por Sicilia es un ingrediente más en la serie de libros. La pequeña ciudad de Vigàta es un trasunto del Puerto Empedocle natal de Andrea Camilleri y los libros reflejan lugares reales de la isla.
Al escritor le obsesionaba el lenguaje (era un hombre de teatro, seductor de la palabra y de la narración oral) y lo cuidaba con esmero en los diferentes acentos de los personajes en las versiones originales (caso aparte son las hilarantes confusiones de Catarella). Una evolución de la "lengua bastarda" a "la lengua inventada" de una provincia imaginaria que fluctúa del italiano estándar a una mezcla diferentes dialectos del siciliano. Algunas expresiones ya se han incorporado al lenguaje coloquial en Italia.
‘Riccardino’: matar al padre
El origen de Riccardino es complejo y emocionante. Camilleri quería abrochar en un final digno los casos de Montalbano y “decidir el destino de su criatura”. Deseaba hacerlo en plenitud de facultades, ya estaba cansado y empezaba a perder la vista, por lo que tuvo que dictar el contenido a su agente Valentina Alferi.
Con una previsión milimétrica, escribió la novela en 2005-y la retocó en 2016- bajo las instrucciones de que quedaría guardada en un cajón y no se publicaría hasta después de su muerte. Entre tanto no paró de crear. Andrea Camilleri, uno de los escritores y dramaturgos más venerados de Italia, murió en 2011 a los 93 años dejando un precioso regalo en forma de epílogo.
Una serie de culto y 33 novelas
La saga está compuesta por 33 novelas, la mayoría muy breves, que han vendido más de 30 millones de libros en todo el mundo que los seguidores “releen una y otra vez”, según los datos de la editorial Salamandra.“Las ventas de Montalbano han sido una constante para los libreros. Hay muy pocos libros que se puedan recomendar a todo el mundo”, explica Marina Sanmartín de la librería Cervantes y Compañía en Madrid.
El éxito se ha trasladado a la serie de televisión, protagonizada por Luca Zingaretti, que en Italia emite la RAI desde 1999 y en España La2 (disponible en RTVE Play) y que este martes se mudará a la La1 de TVE donde se estrenará el último capítulo: El método Catalanotti como homenaje a la despedida de Salvo Montalbano. El furor por el personaje es tal que la serie tuvo una precuela: El joven Montalbano.
¿Cómo es el comisario?
No conocemos muchos detalles sobre su físico pero sí de su personalidad y costumbres: le encanta nadar en el mar, dar paseos después de comer en la taberna de Enzo, odia conducir, la pétrea burocracia italiana y mantiene una tormentosa relación a distancia con Livia, su eterna novia.
El sentido del humor y una profunda bonhomía, no solo del personaje sino de los entrañables agentes de la comisaría de Vigàta (Mimi Augello, Catarè, Fazio, Gallo) son otros de los alicientes para amar al siciliano. Pura vida mediterránea.
Tramas sociales y policiales
Las novelas trascienden las tramas policiales y han evolucionado pegadas a la actualidad aunque el autor siempre advertía que el contenido era inventado pero se inspiraba en hechos reales. Camilleri convirtió a Montalbano en una especie de “alter ego”. Un observador crítico de la realidad italiana y europea, además de referente ético porque el comisario no permanece equidistante ante el sufrimiento.
“En muchos casos ha sabido ver los grandes temas. Repasando libros, la crisis económica, el mal funcionamiento del Estado, la corrupción o el auge de la ultraderecha están en sus novelas. Eso las hace especialmente atractivas”, señala el periodista Guillermo Altares en el documental El último caso de Montalbano.
Ana Belén García Flores

Sette indizi sul Commissario Montalbano (e sulla sua prevista fine)
• Riccardino è il romanzo che chiude la saga del commissario Montalbano ideata da Andrea Camilleri
• RTVE presenta in anteprima martedì l'ultimo episodio, inedito in Spagna, della serie cult della RAI

Questo è l'ultimo romanzo con protagonista il commissario Montalbano. L'ho iniziato il 1 luglio 2004 e l'ho terminato il 30 agosto 2005. Non scriverò più. Mi rattrista, ma a ottant'anni è inevitabile mettere fine a troppe cose, troppe.
Con questa solenne dichiarazione di intenti, Andrea Camilleri ha annunciato la fine di una saga letteraria diventata mito e che ha fatto del commissario Salvo Montalbano un personaggio immutabile nell'immaginario collettivo.
Riccardino (Salamandra) è l'addio a Montalbano, figura che lo scrittore amava e odiava allo stesso tempo: il poliziotto siciliano occupava tutto e talvolta Camilleri voleva allontanarlo dal suo lavoro e dalla sua mente ma «lo tentava e quasi lo costringeva scrivere” come creatura con vita autonoma.
Un pezzo di questo sentimento è racchiuso nel suo ultimo romanzo - forse il più diverso e originale del resto - dove la trama investigativa si fonde con un duello dialettico tra personaggio e autore in un omaggio al suo venerato Pirandello. Il commissario va in pensione e rende orfani milioni di lettori che lo apprezzavano per la sua vicinanza come uno di più. Saltando i parametri del romanzo nero, rivediamo in sette curiosità il big bang dell'universo Montalbano.
Manuel Vázquez Montalbán: l'origine
L'adorazione tra gli scrittori Manuel Vázquez Montalbán e Andrea Camilleri è stata reciproca. Trascendeva la letteratura e convergeva nell'amore per il divertimento, la gastronomia, la vita mediterranea e l'omaggio alla memoria dell'infanzia.
L'autore italiano si innamorò del romanzo di Montalbán El piano, strutturato in tre parti al contrario, e si ispirò a questa impalcatura per il primo libro della saga: La forma dell'acqua (1994). Il resto è storia: Andrea Camilleri creò un detective sulle tracce di Pepe Carvalho e lo battezzò "Montalbano" in un esplicito omaggio all'amico e alla letteratura spagnola.
'montalbanomania'
Insieme a Pinocchio, il commissario è considerato uno dei personaggi letterari più famosi d'Italia. La celebrità ha inciso anche sulla vita economica dell'isola: dalle visite guidate della Sicilia del Montalbano alle guide gastronomiche che raccolgono le ricette che il personaggio assapora con delizia. La cultura culinaria è completamente integrata nei romanzi ed è un incentivo per i milioni di seguaci del poliziotto.
Rafa Vega, fondatore del ristorante Premiata Forneria Ballarò, racconta nel documentario L'ultimo caso di Montalbano, prodotto da Penguin Random House e diretto da Pablo Mediavilla, come hanno creato un menu speciale che includeva alcuni dei loro piatti preferiti come arancini, pasta ncasciata e le triglie. "Ha avuto un grande impatto di critica e pubblico e il ristorante era pieno di persone che amano Camilleri", dice.
L’amore per la Sicilia
L'amore per la Sicilia è un ingrediente in più nella collana di libri. La cittadina di Vigàta è una copia di Puerto Empedocle, natio di Andrea Camilleri, ei libri riflettono i luoghi reali dell'isola.
Lo scrittore era ossessionato dal linguaggio (era un uomo di teatro, seduttore della parola e della narrazione orale) e lo curava molto nei diversi accenti dei personaggi nelle versioni originali (un caso a parte sono le esilaranti confusioni di Catarella). Un'evoluzione dalla "lingua bastarda" alla "lingua inventata" di una provincia immaginaria che oscilla dall'italiano standard a un misto di diversi dialetti del siciliano. Alcune espressioni sono già state incorporate nella lingua colloquiale in Italia.
'Riccardino': uccidi il padre
L'origine di Riccardino è complessa ed emozionante. Camilleri voleva chiudere degnamente i casi di Montalbano e "decidere la sorte della sua creatura". Voleva farlo a pieno regime, era già stanco e cominciava a perdere la vista, quindi ha dovuto dettare il contenuto alla sua agente Valentina Alferi.
Con precisa preveggenza, ha scritto il romanzo nel 2005 - e lo ha ritoccato nel 2016 - con l'ordine che sarebbe stato tenuto in un cassetto e pubblicato solo dopo la sua morte. Nel frattempo non ha smesso di creare. Andrea Camilleri, uno degli scrittori e drammaturghi più venerati d'Italia, è morto nel 2011 all'età di 93 anni, lasciando un prezioso dono sotto forma di epilogo.
Una serie cult e 33 romanzi
La saga è composta da 33 romanzi, la maggior parte brevissimi, che hanno venduto più di 30 milioni di libri nel mondo che i fan "rileggeranno più e più volte", secondo i dati della casa editrice Salamandra. "Le vendite di Montalbano sono state una costante per i librai. Ci sono pochissimi libri che possono essere consigliati a tutti”, spiega Marina Sanmartín della libreria Cervantes y Compañía di Madrid.
Il successo è stato trasferito alla serie televisiva, con protagonista Luca Zingaretti, trasmessa dalla RAI in Italia dal 1999 e in Spagna da La2 (disponibile su RTVE Play) e che questo martedì si sposterà su La1 di TVE dove l'ultimo capitolo: Il Metodo Catalanotti in omaggio all'addio di Salvo Montalbano. La passione per il personaggio è tale che la serie ha avuto un prequel: Il Giovane Montalbano.
Come sta il commissario?
Non conosciamo molti dettagli del suo fisico, ma sappiamo della sua personalità e delle sue abitudini: ama nuotare in mare, fare passeggiate dopo aver mangiato all'osteria di Enzo, odia guidare, la burocrazia sassosa italiana e ha un carattere burrascoso relazione a distanza con Livia, la sua eterna fidanzata.
Il senso dell'umorismo e una profonda bonomia, non solo del personaggio ma dei simpatici agenti del Commissariato di Vigàta (Mimi Augello, Catarella, Fazio, Gallo) sono altri incentivi per amare il siciliano. Pura vita mediterranea.
Complotti sociali e di polizia
I romanzi trascendono le trame poliziesche e si sono evoluti attaccati al presente, anche se l'autore ha sempre avvertito che il contenuto è stato inventato ma è stato ispirato da eventi reali. Camilleri ha trasformato Montalbano in una sorta di "alter ego". Osservatore critico della realtà italiana ed europea, nonché riferimento etico perché il commissario non rimanga equidistante di fronte alla sofferenza.
“In molti casi è stato in grado di vedere i grandi problemi. Nei suoi romanzi ci sono le recensioni sui libri, la crisi economica, il malfunzionamento dello Stato, la corruzione o l'ascesa dell'estrema destra. Questo li rende particolarmente attraenti”, sottolinea il giornalista Guillermo Altares nel documentario L'ultimo caso di Montalbano.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Cierre Digital, 11.10.2022
El célebre personaje italiano de la RAI creado por Camilleri se despide en television española donde ha permanecido dos años
Adiós a Montalbano: El comisario con más éxito en TVE inspirado en el detective Pepe Carvalho
El fenómeno Montalbano dice adiós a Televisión Española. La cadena se despide del célebre comisario tras haber cosechado un éxito abrumador desde su estreno el pasado verano. El personaje principal de los libros de Camilleri está inspirado en el detective Pepe Carvalho, creado por su coetáneo Manuel Vázquez Montalbán. La "noche especial de Montalbano" en TVE contará con el último episodio de la serie, el primer capítulo emitido en la RAI y un documental.

El fenómeno Montalbano se despide de Televisión Española este martes a las 22.40 horas en sustitución de Mapi. La cadena dice adiós al Comisario más célebre de la televisión con El método Catalonatti, el último episodio de la serie y con la recuperación del primer episodio emitido en la RAI.
Como colofón final, la cadena emitirá El último caso de Montalbano, un documental en el que se aborda el éxito que obtuvo el escritor italiano Andrea Camilleri tras la publicación de los 33 libros sobre las investigaciones del comisario. El contenido se podrá ver tanto en la 1 como en RTVE Play.
El día que Vázquez Montalbán inspiró a Camilleri
El antecedente al comisario siciliano se encuentra en una de la creaciones del coetáneo de Andrea Camilleri, Manuel Vázquez Montalbán. La admiración entre ambos escritores era mutua y por ello, el novelista italiano, fallecido en 2019 en Roma, se inspiró en El Piano (1994), uno de los relatos que escribió el escritor catalán y clave en su trayectoria literaria.
Las aventuras de Pepe Carvalho, héroe de la saga de novelas policiacas de Montalbán, fueron una fuente de inspiración para Camilleri, que decidió que el personaje principal de la saga fuera un homenaje al detective. De hecho, tomó el apellido de su personaje de uno de los apellidos de su "colega".
A pesar de que los 33 libros que componen la serie pertenece al género de la novela negra mediterránea, al que el autor alimentó con un buen trabajo de documentación sobre las tramas policiales relacionadas con la corrupción o el auge de determinadas ideologías políticas, hay una fuerte exaltación de la literatura española.
Salvo Montalbano: amor por Sicilia, sentido del humor y que odia conducir
El pasado verano, la segunda cadena de Televisión Española acercó la figura de Salvo Montalbano a los espectadores y de hecho, cosechó un éxito abrumador. Un hombre de mediana edad que ama Sicilia y que, a pesar de ser un hombre que muestra un gran respeto a la ley, no duda en romperla para llegar al final de un caso. No es de extrañar que tenga que hacerlo con cierta frecuencia pues sus aventuras se desarrollan en Sicilia, concretamente en el municipio ficticio de Vigata, provincia de Montelusa, que son localidades bajo el gobierno de la Mafia.
En el fondo, Montalbano es un bon vivant de la vida mediterránea: le gusta dar paseos por la Taberna Enzo a Mare y disfrutar de sus vistas espectaculares al mar. Y le encanta recorrer la ciudad a pie, también un poco por obligación porque rechaza la idea de conducir.
Desde luego, la trama policiaca es el pilar fundamental de la serie pero eso no quita para que el personaje se nos acerque en su faceta humana. Así, nos enteramos de que mantiene una relación a distancia con su pareja Livia Burlando, que reside en Génova, o de la importancia que para él tiene la amistad y del compañerismo. Montalbano no duda en apoyarse en sus compañeros y de hecho, a pesar de que hace alarde de una dura personalidad, tiene un gran sentido del humor, que no duda en poner de manifiesto al intentar resolver un caso.
El actor italiano Luca Zingaretti se puso en la piel del personaje principal de Riccardino, la última novela de la saga de Camilleri e incluso ha sido el encargado de dirigir el último capítulo de la serie. Esta noche le veremos por última vez en Televisión Española, no sabremos si el insigne agente de la autoridad italiana se volverá a colar en los hogares españoles.
Alejandra de la Llave

Il famoso personaggio RAI italiano creato da Camilleri dice addio alla televisione spagnola dove è rimasto per due anni
Addio Montalbano: il commissario di maggior successo di TVE ispirato al detective Pepe Carvalho
Il fenomeno Montalbano dice addio alla televisione spagnola. La catena saluta il celebre commissario dopo aver riscosso un successo travolgente sin dalla sua prima la scorsa estate. Il protagonista dei libri di Camilleri è ispirato al detective Pepe Carvalho, creato dal suo contemporaneo Manuel Vázquez Montalbán. La "notte speciale del Montalbano" su TvE prevede l'ultima puntata della serie, la prima puntata trasmessa dalla RAI e un documentario.

Il fenomeno Montalbano dice addio alla televisione spagnola questo martedì alle 22:40 in sostituzione di Mapi. Il canale saluta il commissario televisivo più famoso con Il metodo Catalonatti, l'ultima puntata della serie e con il recupero della prima puntata trasmessa dalla RAI.
Come culmine finale, il canale trasmetterà l'ultimo caso di Montalbano, un documentario che racconta il successo dello scrittore italiano Andrea Camilleri dopo la pubblicazione dei 33 libri sulle indagini del commissario. Il contenuto può essere visto sia su 1 che su RTVE Play.
Il giorno in cui Vázquez Montalbán ispirò Camilleri
L'antecedente al commissario siciliano si trova in una delle creazioni del contemporaneo di Andrea Camilleri, Manuel Vázquez Montalbán. L'ammirazione tra i due scrittori era reciproca e per questo il romanziere italiano, scomparso nel 2019 a Roma, si è ispirato a El Piano (1994), uno dei racconti scritti dallo scrittore catalano e chiave della sua carriera letteraria.
Le avventure di Pepe Carvalho, eroe della saga di romanzi polizieschi di Montalbán, furono fonte di ispirazione per Camilleri, che decise che il personaggio principale della saga sarebbe stato un omaggio al detective. In effetti, ha preso il cognome del suo personaggio da uno dei cognomi del suo "collega".
Nonostante i 33 libri che compongono la serie appartengano al genere del giallo mediterraneo, che l'autore ha alimentato con un buon lavoro di documentazione su complotti polizieschi legati alla corruzione o all'ascesa di certe ideologie politiche, c'è una forte esaltazione della letteratura spagnola.
Tranne Montalbano: amore per la Sicilia, senso dell'umorismo e chi odia guidare
La scorsa estate la seconda catena della Televisione Spagnola ha avvicinato ai telespettatori la figura di Salvo Montalbano e, di fatto, è stato un successo travolgente. Un uomo di mezza età che ama la Sicilia e che, pur essendo un uomo che mostra grande rispetto per la legge, non esita a infrangerla per arrivare alla conclusione di una causa. Non sorprende che lo debba fare con una certa frequenza visto che le sue avventure si svolgono in Sicilia, precisamente nel comune fittizio di Vigata, provincia di Montelusa, che sono comuni sotto il governo mafioso.
In fondo, Montalbano è un bon vivant della vita mediterranea: gli piace passeggiare per l'Osteria Enzo a Mare e godersi le sue viste spettacolari sul mare. E adora girare per la città, anche un po' per obbligo perché rifiuta l'idea di guidare.
Certo, la trama poliziesca è il pilastro fondamentale della serie ma ciò non significa che il personaggio non si avvicini a noi nella sua sfaccettatura umana. Apprendiamo così che intrattiene una relazione a distanza con la compagna Livia Burlando, che vive a Genova, o l'importanza che l'amicizia e la compagnia hanno per lui. Montalbano non esita ad appoggiarsi ai colleghi e infatti, pur sfoggiando un carattere tosto, ha un grande senso dell'umorismo, che non esita a mostrare quando cerca di risolvere un caso.
L'attore italiano Luca Zingaretti ha interpretato il ruolo del protagonista in Riccardino, l'ultimo romanzo della saga di Camilleri, ed è stato anche incaricato di dirigere l'ultimo capitolo della serie. Stasera lo vedremo per l'ultima volta alla televisione spagnola, non sapremo se l'insigne agente dell'autorità italiana si intrufolerà nuovamente nelle case spagnole.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Grupo La Provincia, 12.10.2022
Francisco publica nuevo libro sobre su pontificado y diez pedidos en nombre de Dios para el futuro

El papa Francisco publicará el 18 de octubre su nuevo libro, "Vi chiedo in nome di Dio" (Les pido en nombre de Dios), en el que traza un balance de su pontificado a meses del décimo aniversario de su elección, que se celebrará el 13 de marzo.
En el libro, editado por la italiana Piemme, Francisco se dirige a todos, creyentes y no creyentes, para rezar por una casa común pacífica, libre de pobreza, custodiada para las generaciones venideras, con las puertas abiertas a los demás; por una humanidad que rechace cualquier tipo de abuso, reconozca la dignidad de cada persona, la igualdad de oportunidades de mujeres y hombres y no utilice el nombre de Dios para fomentar guerras.
Con citas a personalidades variadas como Andrea Camilleri, Dante Alighieri y Banksy, además de un recorrido por la obra de sus antecesores que muestran la continuidad del magisterio del Papa con la Doctrina Social de la Iglesia, el pontífice repasa algunos de los principales ejes de sus primeros diez años como Papa.
[...]
(Télam)

Francesco pubblica un nuovo libro sul suo pontificato e dieci richieste in nome di Dio per il futuro

Il 18 ottobre papa Francesco pubblicherà il suo nuovo libro, "Vi chiedo in nome di Dio", in cui stila un bilancio del suo pontificato mesi prima del decimo anniversario della sua elezione, che si celebrerà il 13 marzo.
Nel libro, edito da Piemme italiane, Francesco si rivolge a tutti, credenti e non, a pregare per una casa comune pacifica, libera dalla povertà, custodita per le generazioni future, con le porte aperte agli altri; per un'umanità che rifiuta ogni tipo di abuso, riconosce la dignità di ogni persona, le pari opportunità per le donne e gli uomini e non usa il nome di Dio per fomentare guerre.
Con citazioni di varie personalità come Andrea Camilleri, Dante Alighieri e Banksy, oltre a una rassegna dell'opera dei suoi predecessori che mostra la continuità dell'insegnamento del Papa con la Dottrina Sociale della Chiesa, il pontefice passa in rassegna alcuni degli assi principali dei suoi primi dieci anni da papa.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Libero Magazine, 12.10.2022
Un nuovo appuntamento con la fiction più amata di sempre: il 12 ottobre il poliziotto nato dalla penna di Andrea Camilleri affronta un nuovo caso
Il commissario Montalbano: su Rai 1 torna La gita a Tindari

Sono passati ben 23 anni da quando Il commissario Montalbano è apparso per la prima volta in televisione. Può quindi sembrare incredibile che, ancora oggi, ogni volta la fiction torna su Rai 1 registri ascolti record. Eppure le storie nate dalla penna di Andrea Camilleri continuano ad esercitare un fascino incredibile sul pubblico, che non può fare a meno di vedere (o rivedere) le avventure del commissario interpretato da Luca Zingaretti. Dopo la messa in onda di alcuni episodi restaurati in 4K, mercoledì 12 ottobre la serie torna in prima serata su Rai 1 con un nuovo capitolo, intitolato La gita a Tindari.
La gita a Tindari: la trama
Si tratta di uno degli episodi più amati della serie: trasmesso per la prima volta nell’ormai lontano 2001, è tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri, pubblicato per Sellerio l’anno precedente. Questa volta, il commissario Salvo Montalbano (Luca Zingaretti) è alle prese con un caso apparentemente molto strano: cosa lega la morte del giovane Nenè Sanfilippo, ucciso sul portone del suo palazzo, e la scomparsa dei coniugi Griffo? Questi ultimi, scoprirà il commissario, abitavano nello stesso palazzo della vittima, e il loro appartamento è vuoto perché hanno deciso di prendere parte ad una gita a Tindari. Una di quelle organizzate, con tanto di pullman e batterie di pentole. Quando anche i Griffo vengono ritrovati senza vita, il caso si infittisce: è chiaro che sono stati uccisi dalla stessa persona che ha tolto la vita a Sanfilippo. Il commissario, con il prezioso aiuto del suo vice Mimì Augello (Cesare Bocci) e dell’ispettore Fazio (Peppino Mazzotta) deve scavare a fondo per fare chiarezza. E, questa volta, diventa fondamentale anche il contributo di Catarella (Angelo Russo), che per l’occasione si trasforma in un abile informatico.
La gita a Tindari è il terzo romanzo della serie con protagonista il commissario Montalbano (il quinto considerando le due precedenti antologie, Un mese con Montalbano e Gli arancini di Montalbano). In questa storia Camilleri ci guida attraverso la vita lavorativa e privata del commissario, approfondendo i temi che aveva già affrontato nel libro precedente, Il ladro di merendine. Facciamo la conoscenza di altri personaggi che, nel corso della serie, si riveleranno importanti: oltre ai già citati Augello, Fazio e Catarella, che fanno parte della vita professionale di Salvo, conosciamo Beatrice "Beba" Di Leo (Carmelinda Gentile), che successivamente diventerà la moglie di Mimì (e che dovrà fare i conti con la sua infedeltà cronica), ma anche Ingrid Sjöström, una donna svedese stabilitasi a Vigata, nonché grande amica di Montalbano.
 
 

El Confidencial, 13.10.2022
La cultureta
Camilleri sigue escribiendo después de muerto…
La publicación póstuma de la última entrega del comisario Montalbano exhuma una novela escrita en 2005 y confirma la inmortalidad del escritor siciliano (y universal)

La grafomanía de Andrea Camilleri le sobrevive después de haber muerto. Tanto escribía —y tan bien— el maestro siciliano que el 'contratiempo' de su fallecimiento en julio de 2019 no contradice la aparición de la última entrega de la serie Montalbano. La novela en cuestión se titula 'Riccardino' (Salamandra), fue concebida… en 2005 y alojaba un temporizador. Andrea Camilleri había dispuesto que se publicara a título póstumo, de tal manera que el comisario Montalbano tendría el privilegio de sobrevivir a su propio autor.
La peculiaridad de 'Riccardino' consiste en que Camilleri rompe la cuarta pared. Él mismo dialoga con su personaje. Se le aparece en la trama del 'noir'. Y desconcierta a los lectores con eventuales intromisiones, hasta el extremo de recordarle al comisario la jerarquía del titiritero respecto al títere. "Yo te informo a ti. No tú a mí. Yo escribo 'Riccardino' mientras tú vives".
La ambigüedad entre la ficción y la realidad —y viceversa— reanima la vigesimoctava entrega del serial policiaco. Camilleri alumbró a Montalbano en 1994 con 'La forma del agua'. Era un homenaje al Pepe Carvalho de Vázquez Montalbán que suscribía el hedonismo del detective. Y que inauguraba la relación tardía del maestro con el éxito.
Recuerdo haberlo conocido y entrevistado en su residencia de Roma. Y recuerdo aún más la experiencia de su garaje. Porque allí alojaba un Escarabajo de épica. Y porque el lugar estaba repleto de anaqueles y de libros, incluidas las versiones pirata de sus novelas más vendidas.
Le gustaba que existieran. Y que sus compatriotas leyeran fuera como fuera. Camilleri se mostraba distante y hasta escéptico de la fama que había adquirido. La edad y la experiencia le preservaban de toda vanidad.
Igual no imaginaba entonces que le quedaban 30 años de vida. Ni que el tabaco iba a respetar sus pulmones. Ni que la RAI otorgaría a Montalbano una 'personalidad' audiovisual que lo identificaría universalmente con Luca Zingaretti. 'Universalmente' quiere decir que el actor italiano homologaría las peripecias del comisario en todas las geografías y televisiones. También la española, cuya fidelidad a la serie se justifica en el entusiasmo de los espectadores. Y demuestra la paradoja planetaria de un fenómeno localista.
Es muy siciliana la literatura de Camilleri, pero también es muy grecolatina y muy mediterránea la tierra donde nació el escritor de Porto Empedocle. Muy cerca del valle de los templos de Agrigento. Y depositaria de las grandes cuestiones fundacionales, entre los dioses y los hombres, entre las pasiones y las pulsiones, entre la sangre y el vino, entre el crimen y la justicia.
A todos nos conciernen y competen las historias de Camilleri, con todas ellas encontramos espacios o caminos de identificación, aunque la dimensión global del novelista y ensayista —más de 75 millones de ejemplares vendidos— no contradice ni su especificidad ambiental ni su cierto hermetismo.
El gran títere
Sus padres no serían sus padres. Y el equívoco extremo de sus propios orígenes habría precipitado la búsqueda desesperada de la identidad, como si pudiera escuchar de fondo el eco existencial de los personajes mitológicos. "¿Quién soy yo?", se pregunta Empédocles antes de arrojarse al Etna y de mistificarse en el fuego con el corazón del mundo.
Es el filósofo que identifica y localiza el lugar natal de Andrea Camilleri, castigado por la ceguera en su última vejez —tenía 93 años— y expuesto él mismo al vaivén de las identidades, puesto que no está claro si Camilleri creó a Montabano o si Montalbano le dio la vida y la resurrección a Camilleri.
Rubén Amón

Camilleri continua a scrivere dopo la sua morte...
La pubblicazione postuma dell'ultima puntata del commissario Montalbano porta alla luce un romanzo scritto nel 2005 e conferma l'immortalità dello scrittore siciliano (e universale)

La grafomania di Andrea Camilleri gli sopravvive dopo la sua morte. Il maestro siciliano ha scritto così tanto — e così bene — che la 'battuta d'arresto' della sua scomparsa nel luglio 2019 non contraddice l'apparizione dell'ultimo capitolo della serie Montalbano. Il romanzo in questione si intitola 'Riccardino' (Salamandra), è stato concepito... nel 2005 e ospitava un timer. Andrea Camilleri ne aveva disposto la pubblicazione postuma, in modo che il commissario Montalbano avesse il privilegio di sopravvivere al proprio autore.
La particolarità di 'Riccardino' è che Camilleri sfonda la quarta parete. Lui stesso dialoga con il suo personaggio. Appare nella trama del 'noir'. E sconcerta i lettori con sporadiche interferenze, al punto da ricordare al commissario la gerarchia del burattinaio rispetto al burattino. "Ti informo. Tu non io. Ti scrivo 'Riccardino' mentre tu vivi."
L'ambiguità tra finzione e realtà, e viceversa, fa rivivere la ventottesima puntata del serial poliziesco. Camilleri ha dato alla luce Montalbano nel 1994 con 'La forma dell'acqua'. Era un tributo a Pepe Carvalho di Vázquez Montalbán che aderiva all'edonismo del detective. E questo ha inaugurato con successo la tardiva relazione dell'insegnante.
Ricordo di averlo incontrato e intervistato nella sua residenza a Roma. E ricordo ancora di più l'esperienza del suo garage. Perché c'era un Maggiolino epico. E perché il posto era pieno di scaffali e libri, comprese le versioni bootleg dei suoi romanzi più venduti.
Gli piaceva che esistessero. E che i suoi compatrioti lo leggessero così com'era. Camilleri era distante e persino scettico sulla fama che aveva acquisito. L'età e l'esperienza lo preservarono da ogni vanità.
Tuttavia, non immaginava allora di avere 30 anni da vivere. Né che il tabacco avrebbe rispettato i suoi polmoni. Né che la RAI desse a Montalbano una 'personalità' audiovisiva che lo identifichi universalmente con Luca Zingaretti. 'Universalmente' significa che l'attore italiano standardizzerebbe le avventure del commissario in tutte le aree geografiche e televisioni. Anche lo spagnolo, la cui fedeltà alla serie è giustificata dall'entusiasmo dei telespettatori. E dimostra il paradosso planetario di un fenomeno locale.
La letteratura di Camilleri è molto siciliana, ma la terra dove è nato lo scrittore di Porto Empedocle è anche molto greco-latina e molto mediterranea. Vicinissimo alla valle dei templi di Agrigento. E depositaria delle grandi questioni fondamentali, tra dèi e uomini, tra passioni e pulsioni, tra sangue e vino, tra delitto e giustizia.
I racconti di Camilleri riguardano e competono con tutti noi, con tutti noi troviamo spazi o percorsi di identificazione, anche se la dimensione globale del romanziere e saggista —più di 75 milioni di copie vendute—non contraddice né la sua specificità ambientale né la sua certa segretezza .
Il grande burattino
I suoi genitori non sarebbero stati i suoi genitori. E l'estrema incomprensione delle proprie origini avrebbe accelerato la disperata ricerca di identità, come se potesse sentire in sottofondo l'eco esistenziale dei personaggi mitologici. “Chi sono io?” si chiede Empedocle prima di gettarsi nell'Etna e mistificarsi nel fuoco con il cuore del mondo.
È il filosofo che individua e localizza la casa natale di Andrea Camilleri, punito di cecità nella sua ultima vecchiaia — aveva 93 anni — e lui stesso esposto alla fluttuazione delle identità, poiché non è chiaro se Camilleri abbia creato Montabano o se Montalbano diede vita e risurrezione a Camilleri.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Anika Entre Libros, 13.10.2022
Riccardino

Argumento:
Riccardo Lopresti, "Riccardino", es asesinado por un motorista frente a tres de sus amigos de la infancia, con los que había quedado para ir a hacer una ruta. Salvo Montalbano, cansado de su trabajo y de ser el foco de atención por el personaje literario y televisivo que se basa en él, está deseando quitarse de encima el caso, que no se resolverá de forma tan rápida como le gustaría.
Opinión:
"Riccardino" es el cierre de la serie del comisario Montalbano, pero no es el último libro que escribió Andrea Camilleri con este personaje. Allá por 2004-2005, ya muy mayor, Camilleri tenía la intención de que fuera el último, pero luego siguió publicando libros, y algunos continuaban con Montalbano.
Once años después, en 2016, revisó "Riccardino" para actualizar su lenguaje, aunque mantuvo la trama, pero el libro siguió en un cajón hasta un año después de la muerte del autor, momento en que fue publicado como homenaje hacia él y hacia su mítico personaje.
Había mucha especulación sobre cuál sería el cierre definitivo de la serie, muchos rumores sobre si se mataría al personaje y cosas así, pero creo que nadie anticipaba el genial ejercicio metaliterario que hizo Andrea Camilleri para despedirse de su personaje.
En "Riccardino", el autor entra en diálogo directo con su personaje literario, haciéndole sugerencias y comentando los avances del caso. Este, además, está cansado y tiene que lidiar con la fama de que "el Autor" le haya hecho famoso, así como con las inevitables comparaciones con el protagonista de la serie de televisión inspirada en los libros, con el que de alguna manera compite internamente.
Aparte de eso, el cansancio del comisario Montalbano se nota en la desgana con la que sigue la investigación, sobre todo al principio, en que quiere deshacerse del caso a pesar de que el fallecido le llamó por error la misma madrugada de su muerte. La investigación, sin embargo, tiene todos los ingredientes de los otros libros de la serie: personajes peculiares, un caso que es más de lo que parece, amor por la buena comida, un toquecillo de crítica social (del momento en que fue escrito, es decir, de principios de los 2000), formas de hablar peculiares y el comisario investigando a su manera.
No obstante, el que espere que el caso se resuelva como en libros anteriores no es eso lo que encontrará. No olvidemos que personaje y autor están en conflicto directo en este libro, con intervención del propio autor en el desarrollo. Es un inteligente y curioso ejercicio metaliterario para cerrar un ciclo, no un caso más, así que el final es más especial.
Es, en definitiva, una despedida agridulce a la vez que un guiño a los fans. A algunos les encantarán, a otros no les convencerá, pero desde luego es un must read si has seguido a Montalbano y quieres una despedida interesante y a la altura.
Déborah F. Muñoz

Riccardino

Argomento:
Riccardo Lopresti, "Riccardino", viene assassinato da un motociclista davanti a tre suoi amici d'infanzia, con i quali aveva organizzato un percorso. Fatta eccezione per Montalbano, stanco del suo lavoro e di essere al centro dell'attenzione per il personaggio letterario e televisivo su di lui basato, è ansioso di sbarazzarsi del caso, che non sarà risolto così rapidamente come vorrebbe.
Opinione:
"Riccardino" è la fine della serie del Commissario Montalbano, ma non è l'ultimo libro che Andrea Camilleri ha scritto con questo personaggio. Già nel 2004-2005, già molto anziano, Camilleri voleva che fosse l'ultimo, ma poi ha continuato a pubblicare libri, e alcuni hanno continuato con Montalbano.
Undici anni dopo, nel 2016, ha rivisto "Riccardino" per aggiornare il suo linguaggio, pur mantenendo la trama, ma il libro è rimasto in un cassetto fino a un anno dopo la morte dell'autore, quando è stato pubblicato in omaggio a lui e al suo mitico carattere.
Ci sono state molte speculazioni su quale sarebbe stata la chiusura definitiva della serie, molte voci sull'eventuale uccisione del personaggio e cose del genere, ma penso che nessuno si aspettasse il grande esercizio metalletterario che Andrea Camilleri ha fatto per dire addio al suo carattere.
In "Riccardino", l'autore dialoga direttamente con il suo personaggio letterario, dando suggerimenti e commentando l'andamento della causa. Questo, inoltre, è stanco e deve fare i conti con la fama che "l'Autore" lo ha reso famoso, nonché con gli immancabili paragoni con il protagonista delle serie televisive ispirate ai libri, con cui in qualche modo gareggia internamente. .
Per il resto, la stanchezza del commissario Montalbano è evidente nella riluttanza con cui l'indagine prosegue, soprattutto all'inizio, quando vuole disfarsi del caso nonostante il defunto lo abbia chiamato per errore la mattina stessa della sua morte. L'indagine, però, ha tutte le carte in regola degli altri libri della serie: personaggi stravaganti, un caso che è più di quanto sembri, amore per il buon cibo, un pizzico di critica sociale (da quando è stato scritto, cioè, dai primi anni 2000), modi peculiari di parlare e il commissario che indaga a modo suo.
Tuttavia, chi si aspetta che il caso si risolva come nei libri precedenti non è quello che troverà. Non dimentichiamo che personaggio e autore sono in conflitto diretto in questo libro, con l'intervento dell'autore stesso nello sviluppo. È un esercizio metalletterario intelligente e curioso per chiudere un ciclo, non solo un altro caso, quindi il finale è più speciale.
Si tratta, insomma, di un addio agrodolce oltre che di una strizzatina d'occhio ai tifosi. Alcuni li adoreranno, altri non saranno convinti, ma ovviamente è da leggere se hai seguito Montalbano e vuoi un addio interessante e all'altezza.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Diario, 13.10.2022
verTele!
Audiencias TV martes 11 de octubre
'Got Talent 8' (15.3%) bate su récord de público ante 'Hermanos' (13.7%), y La 1 se queda lejos con el final de 'Montalbano' (6.9%)
El programa de Telecinco aprovecha la víspera de festivo para subir hasta los 1.4 millones de espectadores, su mejor cifra de la edición. 'Hermanos' también alcanza esa barrera, pero a costa de perder cuota. Y 'El comisario Montalbano' gana más que La 1 con su salto a la primera cadena pública

[…]
En cualquier caso, ambas opciones volvieron a ser las favoritas de la audiencia para poner fin a la jornada del martes, que esta semana contó como gran novedad con la emisión del final de El Comisario Montalbano en La 1.
La primera cadena pública, recordemos, le arrebató a última hora a La 2 el desenlace inédito de la serie italiana, para la que había preparado una noche especial acorde al buen rendimiento obtenido durante meses en el segundo canal estatal. Sin embargo, La 2 no pudo sacar partido del capítulo final. Y a decir verdad, tampoco La 1, pues el episodio definitivo de Montalbano apenas reunió a un 6.9% y 732.000 seguidores. Un dato muy bueno para la ficción transalpina, eso sí, pero no tanto para la cadena pública, que no notó una gran mejora con respecto a los datos conseguidos con cine el martes anterior.
[…]

Ascolti TV martedì 11 ottobre
'Got Talent 8' (15,3%) batte il record di ascolto contro 'Hermanos' (13,7%) e La 1 fallisce con la fine di 'Montalbano' (6,9%)
Il programma di Telecinco approfitta della vigilia delle vacanze per salire a 1,4 milioni di telespettatori, il suo miglior dato dell'edizione. Anche 'Hermanos' raggiunge quella barriera, ma a costo di perdere quota. E 'Il commissario Montalbano' guadagna più di La 1 con il suo salto al primo canale pubblico

In ogni caso, entrambe le opzioni sono state ancora una volta le preferite dal pubblico per concludere la giornata di martedì, che questa settimana ha avuto come grande novità la messa in onda della conclusione di Il Commissario Montalbano in La 1.
Il primo canale pubblico, ricordiamolo, ha strappato in extremis a La 2 l'esito inedito della serie italiana, per la quale aveva preparato una serata speciale in base alla buona performance ottenuta per mesi sul secondo canale statale. Tuttavia, La 2 non ha potuto sfruttare il capitolo finale. E a dire il vero nemmeno La 1, visto che l'ultima puntata di Montalbano ha raccolto appena il 6,9% e 732mila followers. Un dato molto buono per la fiction transalpina, sì, ma non tanto per il canale pubblico, che non ha notato un grande miglioramento rispetto ai dati ottenuti con il cinema il martedì precedente.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Adnkronos, 13.10.2022
Ascolti tv, Montalbano vince la serata del 12 ottobre
La replica in alta definizione dell'episodio 'La gita a Tindari' arriva a 3.022.000 telespettatori e al 18,2% di share

Il commissario Montalbano vince la serata del 12 ottobre. La replica in alta definizione dell'episodio 'La gita a Tindari' ha consegnato a Rai1 il primato negli ascolti tv della prima serata di ieri, grazie a 3.022.000 telespettatori e al 18,2% di share.
[…]
 
 

Il Mattino, 14.10.2022
Luca Crovi illustra in un saggio come il papà di Montalbano giocasse con la Storia e attribuisse a personaggi veri scritti non propri
«Per lui uno scrittore poteva inventarsi una fonte e creare un documento se questo serviva a migliorare la forza del suo romanzo»
Camilleri, quel «falsario» tra Pirandello e Sciascia

«Contro ogni evidenza anagrafica, Camilleri è uno scrittore maltese. Ha origini letterarie. È nato nelle pagina del Consiglio d'Egitto di Leonardo Sciascia, due secoli prima di rivelarsi a Vigàta che , come si sa, esiste solo nei dizionari dei luoghi immaginari. Il suo antenato settecentesco era maltese. Si chiamava Giuseppe. ed era l'aiutante del falsario Giuseppe Vella, maltese anche lui. Inieme. i due maltesi, scrissero un allegro romanzo storico e civile, Il Consiglio d’Egitto, falsificando un codice arabo».
Così il critico Salvatore Silvano Nigro scriveva di Andrea Camilleri su «Il Sole 24 Ore», nel marzo 2001, rammentando che i due maltesi, i falsari del romanzo di Sciascia, «si inventarono una lingua mai esistita, più efficace di una qualsiasi lingua vera: una lingua falsamente vera, come quella vigatese forgiata dal più recente Camilleri». Ne emergeva il ritratto di un Camilleri nobilmente «falsario». Cioè di uno scrittore «che ha spesso giocato sulla sua capacità di reinventare i modelli di altri, sulla sua capacità di imitazione e falsificazione che gli ha spesso permesso in maniera invisibile di riscrivere con la sua voce opere non sue. Fra gli scrittori che ha falsificato e reinventato ci sono Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Boccaccio, Caravaggio, Stesi (tanto per citarne solo alcuni). E ogni volta è stato per Camilleri divertente ricopiare gli stili e le storie degli altri facendoli suoi».
A quegli aspetti dell'arte affabulatoria del narratore e drammaturgo siciliano è dedicato per l'appunto Copia/Reinventare. Andrea Camilleri falsario di Luca Crovi. pubblicato da Oligo (pagine 50, euro 12), con la prefazione di Giovanni Capecchi e una postfazione di Giuseppe Marci. Un piccolo libro che si declina nel senso calviniano che Nigro indicava nel suo articolo: «Italo Calvino diceva che la letteratura “vale per il suo potere di mistificazione”, in quanto “ha nella mistificazione la sua verità”». E concludeva: «Un falso, in quanto mistificazione d'una mistificazione, equivale a una verità alla seconda potenza».
Il creatore del commissario Montalbano non solo da figlio dei maltesi di Sciascia giocava con la Storia, proprio quella con la maiuscola, per reinventarla completamente, come in Il re di Girgenti. Attribuiva a personaggi veri scritti del tutto falsi: una pagina di Giovanni Boccaccio, un frammento di memorie del Caravaggio. Scrive Crovi: «Ha abilmente confuso quello che hanno detto e fatto, ha imitato i loro stili, ha riassemblato le loro storie e questo suo gioco letterario lo ha sempre molto divertito e portato a sorridere». Più di una volta, prosegue, «chiacchierando con lui al telefono ha ricordato come uno scrittore può al contrario di uno storico inventarsi una fonte, creare un documento immaginario se questo gli serve a migliorare la forza del suo racconto o del suo romanzo. Se la fedeltà alle fonti dello studioso è fondamentale per non attuare falsificazioni, la reinvenzione dello scrittore lo è altrettanto per aumentare la qualità emozionale delle sue storie».
Magistrale, tra i tanti esempi di eccellentissima falsificazione, una novella di Boccaccio, pubblicata dalla casa editrice napoletana Guida nella collana «Autentici falsi d’autore», nel 2007: la novella di Antonello da Palermo. Qui, dice Crovi, «Camilleri racconta come è venuto in possesso di una copia manoscritta di un originale autografo di Boccaccio e spiega le probabili ragioni che mossero il narratore a escludere questa novella da quella che avrebbe dovuto essere la Giornata Terza del Decamerone». Il libro, spiegava Camilleri, era dedicato a Giovanni Bovara, «Studioso che poco prima di morire (1916) per le ferite riportate nel corso della prima guerra mondiale, scoprì fortunosamente una novella del Boccaccio, in seguito nuovamente dimenticata, che qui viene pubblicata per la prima volta. È molto probabile che la novella sia stata portata al Nord dallo stesso Boccaccio, quando nel 1351 era stato inviato in Tirolo come “ambaxiator solemnis" di Firenze, per farne dono propiziatorio a qualcuno».
Commenta Crovi: «Incredibile come tutto sembri vero. Tutto credibile e letterariamente e storicamente plausibile con uno stile fedelissimo a Boccaccio, eppure siamo davanti a un vero, dichiarato, falso d'autore. E il gioco di Camilleri è proseguito nel tempo con risultati mirabolanti».
Massimo Novelli
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 14.10.2022
Il cartoon siciliano che fa il verso a Camilleri
Per "Animaphix" il film animato del palermitano Giuseppe Lo Verso e Andrea Pavone


Un disegno del cartone animato

Nel cartoon c'è un commissario pelato che ricorda tanto Luca Zingaretti nei panni di Montalbano. "Ma ha anche il naso di Camilleri e riprende elementi classici del tenente Kojak e di Colombo", osserva il cartonista palermitano Giuseppe Lo Verso, 23 anni. Lo Verso, assieme ad Andrea Pavone, torinese di origine siculo-calabrese, ha ideato il corto d'animazione "La mossa del capello", una parodia del commissario Montalbano , che sarà proiettato per il festival dei film d'animazione "Animaphix", al cinema De Seta dei Cantieri culturali, stasera, alle 22.
Il cartoon di otto minuti è stato presentato dai due giovani autori in occasione del diploma al Centro sperimentale di cinematografia di Torino. "Ci siamo fatti ispirare dai luoghi della Sicilia, soprattutto il Ragusano e Cefalù - dice Lo Verso - abbiamo usato le atmosfere dell'Isola che provengono dal nostro vissuto, dalle emozioni provate da ragazzini davanti al mare, per colorare un corto folle, con un senso del comico molto assurdo. L'idea era realizzare qualcosa di inedito nel contesto italiano. Negli Stati Uniti si fa da sempre, creare parodie assurde del western o dei film di spionaggio, noi abbiamo deciso di realizzare qualcosa del genere riprendendo il giallo alla Camilleri".
Ecco che, nel fittizio paesino siciliano di Roccacapiddu, il commissario Candeloro affronta il delitto che coinvolge un emigrato di ritorno dopo tanti anni a casa. "L'assurdità risiede nel fatto che viene mobilitata la polizia perché viene trovato un capello in una zuppa, un fatto ritenuto molto più grave dell'uccisione di una persona".



Ma il vero elemento assurdo dell'intero cartoon è il commissario "che rappresenta la mente criminale dietro la vicenda, è lui che compie i crimini, e al tempo stesso indaga, in modo analogo alla Montalbano lo scoviamo attraverso un flashback ambientato nel passato", aggiunge Lo Verso.
Dopo il liceo classico al Vittorio Emanuele di Palermo, il giovane ha deciso di provare a entrare al Centro sperimentale di cinematografia di Torino "considerata la scuola migliore per fare animazione in Italia": ci riesce e frequenta il triennio 2019-2021.
Dopo il diploma è tornato a Palermo: "Sto facendo un po' e un po' - rivela - faccio base a Palermo ma lavoro a Milano con un'azienda che si chiama "Movimenti production", la stessa che ha realizzato la serie animata di Zerocalcare. Al momento sono assistente alla regia per una serie di prossima uscita per la Rai dal titolo "Spooky Wolf"".
La passione per il mondo dell'animazione nasce da bambino: "Ho sempre disegnato e amato i fumetti, il cinema, e soprattutto il cinema d'animazione, quello che ritengo essere, se non la forma d'arte più alta, quella che a me emoziona di più. Sapevo che nel mio futuro avrei provato in tutti i modi a entrare in questo mondo che per me rappresenta una ricreazione nella vita, un'oasi felice, così mi sono dato da fare subito dopo la maturità classica".
Palermo, Milano o Torino, questo il dilemma. "Da un punto di vista esclusivamente lavorativo sarebbe sensato e utile trasferirsi definitivamente a Milano o Torino, centri dell'audiovisivo, e penso che nel futuro prossimo farò questo. Spero che nascano sempre più attività legate al mondo dell'animazione nel Sud Italia".
Giada Lo Porto
 
 

La Paseata, 14.10.2022
Camilleri y Montalbano, únicos e inolvidables
«De una forma magistral, Camilleri y Montalbano ya quedan en el olimpo de la novela e igualmente del relato de la vida con sus luces y sombras»

Emotivo, melancólico, alegre y único. «Riccardino» es la gran creación del insigne escritor italiano, Andrea Camilleri, en la que el Comisario Montalbano llega a su fín de la mano de la historia final traducida en una obra postuma.
«Riccardino«, el último caso de este atípico y memorable policía siciliano nos recuerda todo lo bueno del excelente legado en novela negra que Camilleri dejó para la historia. Una última aventura que refleja el tipismo, el carácter e incluso los tópicos italianos, singularmente sicilianos, magistralmente llevados al papel, pero también a la televisión y que quedarán para siempre en la memoria de los amantes de la buena literatura; aquella que sabe describir, mantener la tensión y, por supuesto, entretener, algo fundamental a la hora de crear hábito de lectura.
Un personaje singular, Montalbano nos lleva a alma humana dentro de la condción de servidor de la ley: independiente, compasivo, justo, amante de la vida y su disfrute, sumamente humano. Las historias vividas en la imaginaria Vigata y su entorno nos hablan realmente de la vida de una isla, de un paisaje de personas y circunstancias que, al ser tratadas sin pudor y desde la lealtad a lo cierto, dejan una huella imborrable a quienes durante tantos años siguieron sus andanzas.
Camilleri acaba con su personaje, cuando el acaba su presencia en este mundo y lo hace manteniendo los principios que constituyeron a este comisario de policía pero cambiando su espíritu en lo personal, en la figura del hombre que hay tras el agente de policía. De una forma magistral, Montalbano y Camilleri ya quedan en el olimpo de la novela e igualmente del relato de la vida con sus luces y sombras. Inolvidable.
Antonio Ramírez Velez

Camilleri e Montalbano, unici e indimenticabili
«In maniera magistrale Camilleri e Montalbano restano già nell'olimpo del romanzo e anche del racconto della vita con le sue luci e le sue ombre»

Emozionante, malinconico, felice e unico. "Riccardino" è la grande creazione del famoso scrittore italiano, Andrea Camilleri, in cui il commissario Montalbano si conclude per mano del racconto finale tradotto in un'opera postuma.
“Riccardino”, l'ultimo caso di questo atipico e memorabile poliziotto siciliano, ci ricorda tutte le cose buone dell'ottima eredità di gialli che Camilleri ha lasciato alla storia. Un'ultima avventura che rispecchia la tipicità, il carattere e anche i temi italiani, unicamente siciliani, magistralmente riportati sulla carta, ma anche in televisione e che rimarrà per sempre nella memoria degli amanti della buona letteratura; uno che sappia descrivere, mantenere la tensione e, ovviamente, intrattenere, qualcosa di fondamentale quando si crea un'abitudine alla lettura.
Personaggio singolare, Montalbano ci porta all'anima umana nella condizione di servo della legge: indipendente, compassionevole, giusto, amante della vita e del suo godimento, estremamente umano. Le storie vissute nell'immaginario Vigata e dintorni ci raccontano davvero la vita su un'isola, un paesaggio di persone e circostanze che, trattate senza vergogna e per fedeltà alla verità, lasciano un segno indelebile in chi da tanti anni Anni seguì le sue peregrinazioni.
Camilleri pone fine al suo personaggio, quando pone fine alla sua presenza in questo mondo e lo fa mantenendo i principi che hanno costituito questo commissario di polizia ma cambiandone lo spirito personalmente, nella figura dell'uomo dietro il poliziotto. In maniera magistrale Montalbano e Camilleri sono già nell'olimpo del romanzo e anche del racconto della vita con le sue luci e le sue ombre. Indimenticabile.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Tetro Bianconi, 15-16.10.2022
Fuori abbonamento
La prima indagine di Montalbano
15 e 16 ottobre 2022
Prosa

Massimo Venturiello

LA PRIMA INDAGINE DI MONTALBANO
di Andrea Camilleri
regia Massimo Venturiello
consulenza musicale e tecnica Alessandro Greggia

L’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario più famoso della narrativa contemporanea italiana è nata in seguito allo straordinario successo che hanno ottenuto gli audiolibri, recentemente pubblicati in Rete dalla Storytel, che io stesso ho avuto il privilegio di interpretare. La lingua inventata dal Maestro, carica di musicalità, arriva nella sua interezza a chiunque, la parola diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna.
Ho avvertito pertanto la naturale esigenza di proseguire il percorso iniziato allestendo un Reading teatrale su “La prima indagine di Montalbano”. Qui nascono tutti i personaggi dei successivi numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Nasce soprattutto il commissario Montalbano, certamente ancora ignaro del luminoso destino che il genio del grande Camilleri gli stava riservando.

Spettacolo fuori abbonamento
Sabato 15 ottobre 2022 alle ore 21
Domenica 16 ottobre 2022 alle ore 17

Vuoi prenotare questo spettacolo?
Contatta la biglietteria inviando una mail a biglietteria@teatrobianconi.it
Se preferisci WhatsApp invia un messaggio al numero +39 340 1045098
 
 

Castelli Notizie, 15.10.2022
Teatro, a Rocca di Papa arriva Massimo Venturiello, con ‘La prima indagine di Montalbano” di Andrea Camilleri (22-23 ottobre)

Sabato 22 e domenica 23 ottobre, presso il Teatro di Rocca di Papa, arriva Massimo Venturiello in La prima indagine di Montalbano di Andrea Camilleri.
Uno spettacolo unico e nuovissimo che ha appena debuttato in prima nazionale a Salerno e che porta per la prima volta in teatro il commissario più famoso d’Italia con la voce (che gli spettatori ben riconosceranno perché anche doppiatore di alcuni dei più famosi divi di Hollywood) di uno dei più completi e preparati attori di cinema e teatro del nostro paese.
LA PRIMA INDAGINE DI MONTALBANO
SABATO 22 OTTOBRE ore 21
DOMENICA 23 OTTOBRE ore 18
Teatro di Rocca di Papa
Via San Sebastiano, 20
– info 3281224154
– orario botteghino apertura un’ora prima dell’inizio dello spettacolo
 
 

NIUS, 15.10.2022
Arrivederci, Montalbano; arrivederci Camilleri
Se publica en España 'Riccardino', la última novela de la popular serie del comisario Montalbano
En ella, el personaje literario ajusta cuentas con su par televisivo y su creador, el escritor Andrea Camilleri

Madrid. Cuando contaba 89 años, en 2014, el diario ABC entrevistó a Andrea Camilleri con motivo del recibimiento del premio Pepe Carvalho. El autor confesaba entonces que cada día se levantaba temprano, se afeitaba y se vestía como para ir al trabajo. “Me gusta escribir porque es siempre mejor que cargar cajas en el mercado central”, explicaba quien en ese momento ya era el autor más popular de Italia.
Sin embargo, diez años antes, en 2004, Camilleri se encontraba muy cansado y así se lo confesó –y aquí viene la gracia- al personaje que le catapultó a la fama, el comisario Montalbano. Lo hizo a través las páginas de un libro, ‘Riccardino’, donde el autor y su popular policía se hablaban de tú a tú, se lanzaban reproches, se apretaban las tuercas y terminaban por despedirse para siempre.
‘Riccardino’ era el final de la saga, el último libro de una serie que le dio una tremenda popularidad a su autor también fuera de su país, gracias en parte a su versión televisiva. Aunque estaba bien de salud, Camilleri quería escribirlo ya entonces, en 2004, por lo que pudiera pasar, por si le faltaban las fuerzas. Lo acabó y lo guardó en un cajón.
Pero la energía de este fumador empedernido no mermó en los años siguientes. Hasta su muerte, en 2019 (con 93 años), escribió 18 novelas más. El compromiso con su editora siciliana de toda la vida, Elvira Sellerio, era publicar 'Riccardino' tras su fallecimiento. Ahora, tres años después, sale a la venta la versión española de la mano de Salamandra.
Aquí interesa menos el caso policial que tiene entre manos el comisario Montalbano –la muerte violenta de Riccardino, un joven director de la sucursal local de un banco- que las discusiones entre el autor y su personaje. Éste dice que metió la pata hace muchos años cuando le contó a aquél uno de sus casos. De aquello el "escritor de pueblo” (como le llama) hizo una novela que luego triunfó. Desde entonces -se queja el personaje-, ha perdido el anonimato, es casi una estrella gracias a su par televisivo, con quien ahora no deja de compararse. “Lo mejor que puedes hacer –le responde el autor-, es apagar la televisión cuando pongan la serie que lleva tu nombre”
En el fondo, lo que descubrimos en ‘Riccardino’ son los mimbres de la novela, la tensión soterrada entre los deseos del autor y el personaje a la hora de dar forma a una historia. Pero, de paso, Camilleri se despacha a gusto con los críticos, que le acusan de ser un autor comercial y “vender en supermercados”, con los curas (una fijación del autor siciliano), los políticos, la magistratura y hasta los medios de comunicación, convertidos en un espectáculo. Y todo ello con una prosa sencilla pero sin clichés, alejada del lenguaje estándar de muchas novelas del género. Tampoco faltan, como es habitual, las referencias cultas a su amado y coterráneo Pirandello, o a De Quincey, Foucault o Poe.
En 2004, Camilleri, decíamos, estaba cansando de Montalbano. Quería dedicarle más tiempo a otra de sus pasiones, la novela histórica, pero era incapaz de desprenderse del comisario. A Camilleri le pasaba un poco como a Ennio Morricone: siempre quiso ser un músico clásico, pero los directores le perseguían para poner música a sus películas. Al final, como Camilleri, llegó a una entente cordiale entre sus dos mundos. Por eso, a ambos genios italianos les ocurre lo mismo: sus creaciones, siendo tan populares, poseen una calidad fuera de la común.
Miguel Manso De Lucas

Arrivederci, Montalbano; arrivederci Camilleri
Esce in Spagna 'Riccardino', l'ultimo romanzo della popolare collana del commissario Montalbano
In esso il personaggio letterario fa i conti con il suo doppio televisivo e il suo creatore, lo scrittore Andrea Camilleri

Madrid. A 89 anni, nel 2014, il quotidiano ABC ha intervistato Andrea Camilleri in occasione della consegna del premio Pepe Carvalho. L'autore ha poi confessato che ogni giorno si alzava presto, si faceva la barba e si vestiva per andare al lavoro. «Mi piace scrivere perché è sempre meglio che portare scatole al mercato centrale», spiegò che in quel momento era già l'autore più in voga in Italia.
Tuttavia, dieci anni prima, nel 2004, Camilleri era molto stanco e così lo confessò – e qui arriva la battuta – al personaggio che lo catapultò alla fama, il commissario Montalbano. Lo ha fatto attraverso le pagine di un libro, 'Riccardino', dove l'autore e la sua polizia popolare si parlavano faccia a faccia, si rimproveravano, stringevano le viti e finivano per salutarsi per sempre.
'Riccardino' fu la fine della saga, l'ultimo libro di una serie che diede al suo autore un'enorme popolarità anche fuori dal suo paese, grazie anche alla sua versione televisiva. Nonostante fosse in buona salute, Camilleri volle scriverlo già allora, nel 2004, per quello che poteva succedere, nel caso gli mancassero le forze. Lo finì e lo ripose in un cassetto.
Ma l'energia di questo accanito fumatore non diminuì negli anni successivi. Fino alla sua morte, nel 2019 (all'età di 93 anni), ha scritto altri 18 romanzi. L'impegno con la sua editrice siciliana per tutta la vita, Elvira Sellerio, è stato quello di pubblicare 'Riccardino' dopo la sua morte. Ora, tre anni dopo, è in vendita la versione spagnola di Salamandra.
Qui ci interessa meno il caso di polizia che ha tra le mani il commissario Montalbano – la morte violenta di Riccardino, giovane direttore di una filiale di banca locale – che le discussioni tra l'autore e il suo personaggio. Questo dice che ha incasinato molti anni fa quando ha raccontato che uno dei suoi casi. Da ciò lo "scrittore di paese" (come lo chiama lui) ne ha tratto un romanzo che poi ha trionfato.Da allora -si lamenta il personaggio-, ha perso l'anonimato, è quasi una star grazie al suo coetaneo televisivo, con il quale ora fa "La cosa migliore che puoi fare", risponde l'autore, "è spegnere la televisione quando mettono in onda la serie che porta il tuo nome".
In fondo, ciò che scopriamo in 'Riccardino' sono gli stoppini del romanzo, la tensione nascosta tra i desideri dell'autore e il personaggio quando si tratta di dare forma a una storia. Ma, tra l'altro, Camilleri si mette a suo agio con i critici, che lo accusano di essere un autore commerciale e di "vendere nei supermercati", con i preti (fissazione per l'autore siciliano), i politici, la magistratura e persino il comunicazione mediatica, trasformata in spettacolo. E tutto questo con una prosa semplice ma senza cliché, lontana dal linguaggio standard di molti romanzi del genere. Non mancano, come al solito, anche colti riferimenti al suo amato e conterraneo Pirandello, oa De Quincey, Foucault o Poe.
Nel 2004 Camilleri, dicevamo, si stava stancando di Montalbano. Voleva dedicare più tempo ad un'altra sua passione, il romanzo storico, ma non riuscì a separarsi dal commissario. Camilleri era un po' come Ennio Morricone: ha sempre voluto essere un musicista classico, ma i registi gli davano la caccia per mettere la musica nei suoi film. Alla fine, come Camilleri, raggiunse un'intesa cordiale tra i suoi due mondi. Per questo accade la stessa cosa ad entrambi i geni italiani: le loro creazioni, essendo così popolari, hanno una qualità insolita.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

IMG Press, 15.10.2022
Stefania Auci al Majorana di Milazzo, formatore di eccezione “Dal dialetto siciliano alla letteratura: un percorso da Verga a Camilleri”
Milazzo – Promuovere e sostenere interventi di valorizzazione della lingua siciliana e offrire opportunità per significativi raccordi interdisciplinari risulta essere la chiave di lettura del corso di formazione “Dal dialetto siciliano alla letteratura: un percorso da Verga a Camilleri”, organizzato dall’Istituto Tecnico Tecnologico “Ettore Majorana” di Milazzo e destinato al personale docente di tutte le discipline di ogni ordine di scuola.
 
 

Diario de Cádiz, 16.10.2022
Negro sobre negro
Montalbano se despide a lo grande
Salamandra publica en España ‘Riccardino’, la última novela de Camilleri en la que mantiene un duelo dialéctico con el detective que lo encumbró

Cuando en 1994 Andrea Camilleri creó a Salvo Montalbano no se imaginó que tres décadas después su detective, bautizado así en homenaje a Vázquez Montalbán, sería el personaje literario italiano más popular del mundo junto a Pinocho. El dramaturgo y novelista nos dejó en 2019, pero Salamandra ha continuado publicando, de manera póstuma, algunas de las novelas que dejó terminadas antes de su fallecimiento en Roma. Tras La red de protección (la primera obra que Camilleri dictó en vez de escribir por culpa del avance de su ceguera), llegaron El método Catalanotti y El cocinero del Alcyon, pero faltaba el colofón, que es lo que el autor trasalpino nos regala ahora desde el más allá con Riccardino, con la que pone punto y final a una saga que cuenta con 33 títulos que le han encumbrado como una de las grandes voces del género negro mediterráneo.
El último acto de servicio de Montalbano es casi un duelo entre el autor y su protagonista, con quien ha convivido durante tres décadas. Los dos ajustan cuentas en una novela que contiene algunos de los momentos más emotivos, pero también más cómicos de toda la saga. Es indudable que el hecho de dictar sus últimas novelas le han conferido todavía un tono más divertido. No hay más que pararse en El método Catalanotti, donde hay pasajes verdaderamente divertidísimos protagonizados por esa magnífica galería de personajes (con el gran Catarella a la cabeza) que acompañan a nuestro sabueso siciliano en sus aventuras.
En esta última obra, Riccardo Lopresti, joven director de la sucursal de la Banca Regionale de Vigàta conocido como Riccardino, es asesinado en plena calle por un misterioso motorista ante sus tres mejores amigos. Salvo Montalbano, cansado de homicidios y delitos, intenta resolver el caso en el menor tiempo posible. Sin embargo, el destino nunca depara soluciones fáciles, y lo que parecía un crimen por cuestiones de honor, resulta ser un ovillo mucho más difícil de desentrañar que conduce al comisario hasta una mina de sal en la que trabajan los tres íntimos del difunto. Y así, entre informantes tan curiosos como una quiromántica clarividente o la portera de un gimnasio, el último caso de Montalbano se convierte en una maraña de amenazas, luchas de poder e intereses personales en la que se ven envueltos constructores mafiosos, peces gordos de la política y dignidades eclesiásticas.
Para celebrar el cierre de la serie, Penguin Random House Grupo Editorial ha producido un documental de 20 minutos que indaga acerca del fenómeno del comisario más popular de Italia y en toda la obra del autor siciliano. Con entrevistas a sus editores, agentes y traductores, así como a libreros, periodistas, escritores y lectores, el documental El último caso de Montalbano nos descubre las raíces de una saga mítica, las claves de su éxito y los ingredientes que la han hecho tan querida sobre todo entre el público español.
[…]
Pedro M. Espinosa

Montalbano dice addio in grande stile
Salamandra pubblica in Spagna 'Riccardino', l'ultimo romanzo di Camilleri in cui intrattiene un duello dialettico con il detective che lo ha elevato

Quando Andrea Camilleri ha creato Salvo Montalbano nel 1994, non immaginava che tre decenni dopo il suo detective, intitolato a Vázquez Montalbán, sarebbe stato il personaggio letterario italiano più popolare al mondo insieme a Pinocchio. Il drammaturgo e romanziere ci ha lasciato nel 2019, ma Salamandra ha continuato a pubblicare, postumi, alcuni dei romanzi che ha terminato prima della sua morte a Roma. Dopo La rete di protezione (la prima opera che Camilleri dettò invece di scrivere per l'avanzata della sua cecità), vennero Il metodo Catalanotti e Il cuoco dell'Alcyon, ma mancava il colophon, che è ciò che l'autore transalpino ci regala ora dall'aldilà con Riccardino, con il quale mette fine a una saga che conta 33 titoli che lo hanno elevato a una delle grandi voci del genere noir mediterraneo.
L'ultimo atto di servizio di Montalbano è quasi un duello tra l'autore e il suo protagonista, con il quale vive da tre decenni. I due fanno i conti in un romanzo che racchiude alcuni dei momenti più emozionanti, ma anche più comici dell'intera saga. Non c'è dubbio che il fatto di dettare i suoi ultimi romanzi gli abbia dato un tono ancora più divertente. Non c'è altro da fermarsi al Metodo Catalanotti, dove ci sono passaggi davvero esilaranti che hanno come protagonista quella magnifica galleria di personaggi (con il grande Catarella in testa) che accompagnano il nostro segugio siciliano nelle sue avventure.
In quest'ultimo lavoro, Riccardo Lopresti, giovane direttore della filiale della Banca Regionale di Vigàta detto Riccardino, viene assassinato in mezzo alla strada da un misterioso motociclista davanti ai suoi tre migliori amici. Fatta eccezione per Montalbano, stanco di omicidi e delitti, cerca di risolvere il caso nel minor tempo possibile. Il destino però non offre mai soluzioni facili, e quello che sembrava un delitto per ragioni d'onore, si rivela una palla molto più difficile da dipanare che porta il commissario in una miniera di sale dove lavorano i tre amici del defunto. E così, tra informatori curiosi come un chiromante chiaroveggente o un portiere di palestra, l'ultimo caso di Montalbano diventa un groviglio di minacce, lotte di potere e interessi personali in cui si trovano mafiosi costruttori, pezzi grossi della dignità politica ed ecclesiastica.
Per celebrare la fine della serie, Penguin Random House Editorial Group ha prodotto un documentario di 20 minuti che indaga il fenomeno del commissario più popolare in Italia e l'intera opera dell'autore siciliano. Attraverso interviste ai suoi redattori, agenti e traduttori, oltre che a librai, giornalisti, scrittori e lettori, il documentario L'ultimo caso di Montalbano svela le radici di una saga mitica, le chiavi del suo successo e gli ingredienti che l'hanno resa tale amato soprattutto dal pubblico spagnolo.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Diari de Girona, 16.10.2022
Menjar a les portes del paradís
Una qüestió agredolça a propòsit de la suculenta cuina siciliana i les novel·les de Camilleri que protagonitza el comissari Montalbano

A Sicília s’acostuma a dir que qui no ha menjat caponata mai no ha estat a les portes del paradís. A la caponatina, de vegades convé utilitzar el diminutiu per anomenar-la amb l’afecte que es mereix, l’albergínia es conjuga de manera egrègia amb l’agredolç, aquell nèctar antiquíssim provinent de la Pèrsia preislàmica. No és només «cibo», l’assumpte no és senzill. Neix d’un concepte filosòfic religiós: fonamentalment en el període Sassànida, darrer estat abans de la invasió musulmana, es parlava del principi de la contraposició, de les forces del bé i del mal i a partir d’aquí es va establir una mena d’analogia entre l’antiga doctrina persa i els cànons de l’harmonia aplicats al menjar. El balanç i l’equilibri entre les coses. El sol i la lluna, el blanc i el negre, el dolç i l’amarg, i tot això va acabar reflectint-se en les refinades preparacions gastronòmiques de la cort de l’últim imperi. Amb la conquesta de Pèrsia pels musulmans, la salsa de l’equilibri perfecte entre el que és dolç i amarg va arribar a Itàlia de la mà dels àrabs. És l’«agrodolce», un element que distingeix encara avui la cuina siciliana. Per fer una bona caponata es requereix un tipus d’albergínia que es troba en vies d’extinció: de mida mitjana, amb la pell ben negra, brillant, ben amargant -el sabor amarg és determinant per aconseguir l’agredolç- i amb la part inferior perfectament rodona . El cul sempre rodó (a «culu tunnu», diuen els camperols sicilians). La polpa d’aquesta varietat arrodonida resulta, a més, molt més resistent al fregit que d’altres. Absorbeix l’oli com cal i permet menjar la caponata sense haver d’emportar-se a la boca una melmelada. La proporció del sucre i del vinagre és clau per obtenir el resultat que es busca en l’agredolç. El següent és la temperatura. La caponata s’ha de menjar freda perquè els sabors dels seus ingredients ressaltin de manera adequada. Ben cuinada és una obra d’art. Hi he tornat a pensar llegint Andrea Camilleri en una d’aquelles novel·les que desperten els sentits gràcies, en gran mesura, a la gana desbocada del comissari Montalbano. No passa tant així a El cuiner de l’Alcyon, la història que em va entretenir unes hores durant l’estiu, en què l’«agrodolce» és reemplaçat pel somnífer, però de seguida vaig recordar L’excursió a Tíndari, cinquena o sisena de la sèrie, en què el comissari s’ha d’esforçar per resoldre dos casos que semblen no tenir res en comú: l’assassinat d’un jove i la desaparició d’un matrimoni de gent gran. «Tan aviat com va obrir la nevera, la va veure. La caponatina! Acolorida, abundant, va omplir un plat fondo, una ració per a almenys quatre persones (...) Naturals, espontànies, li arribaven a la boca les notes de la marxa triomfal d’Aida. Taral·lejant-la, va obrir la finestra després d’haver atenuat la llum de la galeria. (...) Va parar taula, va portar el plat, el vi, el pa i es va asseure». A més dels escenaris que es repeteixen, Ragusa, Ibla, Vigàta... no hi ha novel·la de Camilleri on no se citi el menjar. En concret, les de la sèrie de Montalbano abunden en referències a la gastronomia siciliana. Mentre el comissari està resolent assassinats, la seva assistenta Adelina omple la nevera amb plats deliciosos, popets guisats, caponates, bucellato, espaguetis amb nero de sepia, falsomagro, sardines beccafico, pasta amb sardines i purpi alla carretiera, uns fideus gruixuts fàcils de conservar per gaudir-ne en el moment o hores després, condimentats amb all, bitxo, julivert i oli. Als arancini, les populars boles d’arròs fregides que es veuen als llocs de carrer de menjar de tot Sicília, els dedica un relat. Encara que en la forma simulen de vegades ser peres, el seu nom recorda les taronges sicilianes càlides i madurades pel sol. Pot ser aquesta connotació la que fa que les boques s’omplin d’aigua immediatament amb el sabor cruixent de la capa fregida de pa ratllat, la sucositat del farcit saborós que, de fet, recorda les taronges sanguines i la textura reconfortant de l’arròs que convé cuinar com si s’anés a menjar per separat, no bullir-lo sense més de la manera que fan molts. En un dels seus contes, Gli arancini di Montalbano, Camilleri fa que el comissari discuteixi amb la seva xicota Livia fins al punt de desistir de passar junts la nit de Cap d’Any. L’alternativa són els arancini de la servicial Adelina, però tampoc no resultarà fàcil acontentar-se amb un bon sopar, el fill criminal de la majordoma s’interposarà en el camí i les circumstàncies li faran témer la idea de no poder tastar les extraordinàries taronges fregides per acomiadar l’any. A l’arancino, el primer de tot és cuinar una bona salsa a partir d’un sofregit amb tomàquet, ceba triturada, carn de vedella o de porc picada i uns pèsols. L’arròs es prepara a part, es barreja finalment amb formatge pecorino ratllat i ou per poder-lo amalgamar bé. Quan ja té forma de taronja o pera, s’obre un forat al centre per al farciment, al qual s’hi afegeix més formatge. Es tanca amb arròs, s’arrebossa en ou batut i pa ratllat, i es fregeix en oli bullint perquè no trenqui. Montalbano menja en silenci, preferiblement sol: ni una sola paraula interfereix en la seva relació amb el plat. La pasta ´ncasciata (al forn) o els molls (triglie) fregits que li serveix Calogero al seu restaurant costaner favorit. No cal dir els cannoli que li «roba» al doctor Pasquano. A hores d’ara, n’hauran sentit a parlar o tastat alguna vegada. Consisteixen en una massa crocant fregida en forma de tub, plena d’una crema suau. Contenen mascarpone [Però quan mai!, NdCFC] o ricota dolça, vainilla, xocolata, festuc, vi Marsala, i altres ingredients com les fruites abrillantades. Els cannoli, com els canutillos fritos gallecs, s’han d’emplenar el més tard possible abans de ser servits, per evitar que s’estovin i no perdin la textura crocant de la massa, que contrasta amb el seu farciment. Originàriament eren típics del Carnaval. Peter Clemenza, un dels lloctinents de Vito Corleone, ofereix aquests dolços sicilians als seus còmplices en un dels passatges d’El Padrí. «Deixeu les armes i preneu els cannoli», els diu durant la planificació d’un crim. La frase ha passat a la posteritat i no és difícil escoltar-la en qualsevol paròdia sobre la màfia italoamericana.
Luis M. Alonso

Cibo alle porte del paradiso
Una domanda agrodolce sulla succulenta cucina siciliana e sui romanzi di Camilleri con protagonista il commissario Montalbano

In Sicilia si usa dire che chi non ha mangiato la caponata non è mai stato alle porte del paradiso. Nella caponatina, a volte è opportuno usare il diminutivo per chiamarla con l'affetto che merita, la melanzana si unisce in modo egregio all'agrodolce, quel nettare antichissimo della Persia preislamica. Non è solo "cibo", la questione non è semplice. Nasce da un concetto filosofico religioso: fondamentalmente nel periodo sassanide, ultimo stato prima dell'invasione musulmana, si parlava del principio di opposizione, delle forze del bene e del male e da lì una sorta di analogia tra gli antichi persiani dottrina e canoni di armonia applicati al cibo. L'equilibrio e l'equilibrio tra le cose. Il sole e la luna, il bianco e il nero, il dolce e l'amaro, e tutto questo finì per riflettersi nelle raffinate preparazioni gastronomiche della corte dell'ultimo impero. Con la conquista della Persia da parte dei musulmani, la salsa del perfetto equilibrio tra dolce e amaro giunse in Italia dalle mani degli arabi. È l'agrodolce, elemento che ancora oggi contraddistingue la cucina siciliana. Per fare una buona caponata ci vuole un tipo di melanzana in via di estinzione: di media pezzatura, dalla buccia nerissima, lucente, molto amara - il sapore amaro è decisivo per ottenere l'agrodolce - e con il fondo perfettamente tondo. Il culo sempre tondo (un «culu tunnu», dicono i contadini siciliani). La polpa di questa varietà tondeggiante è anche molto più resistente alla frittura rispetto ad altre. Assorbe l'olio a dovere e permette di mangiare la caponata senza doversi mettere la marmellata in bocca. Il rapporto tra zucchero e aceto è fondamentale per ottenere il risultato desiderato in agrodolce. La prossima è la temperatura. La caponata va consumata fredda in modo che i sapori dei suoi ingredienti risaltino a dovere. Ben cucinato è un'opera d'arte. Ci ho ripensato leggendo Andrea Camilleri in uno di quei romanzi che risvegliano i sensi grazie, in buona parte, all'appetito sfrenato del commissario Montalbano. Non succede tanto in Il cuoco dell'Alcyon, la storia che mi ha intrattenuto per alcune ore durante l'estate, in cui l'"agrodolce" è sostituito dal sonnifero, ma ho subito ricordato La gita a Tindari, quinto o sesto della serie, in cui il commissario deve adoperarsi per risolvere due casi che sembrano non avere nulla in comune: l'omicidio di un giovane e la scomparsa di una coppia di anziani. "Appena ha aperto il frigo, l'ha vista. La caponatina! Colorata, abbondante, riempiva un fondo, una porzione per almeno quattro persone (...) Naturali, spontanee, le note della marcia trionfante di Aida le arrivavano alla bocca. Canticchiandolo, aprì la finestra dopo aver attenuato la luce della galleria. (...) Apparecchiò la tavola, portò il piatto, il vino, il pane e si sedette». Oltre alle ripetute ambientazioni, Ragusa, Ibla, Vigàta... non c'è romanzo di Camilleri dove non si parla di cibo. Nello specifico, quelli della collana Montalbano abbondano di riferimenti alla gastronomia siciliana. Mentre il commissario risolve omicidi, la sua assistente Adelina riempie il frigo di piatti prelibati, zucchine in umido, caponate, buccellato, spaghetti al nero di seppia, falsomagro, sarde a beccafico, pasta con sarde e purpi alla carrettiera, tagliatelle spesse e facili da conservare da gustare subito o ore dopo, condite con aglio, peperoncino, prezzemolo e olio. Una storia è dedicata agli arancini, le popolari polpette di riso fritte che si vedono nei locali di street food di tutta la Sicilia. Sebbene nella forma a volte fingano di essere pere, il loro nome ricorda le arance siciliane calde e maturate dal sole. Sarà proprio questa connotazione a far venire subito l'acquolina in bocca con il sapore croccante dello strato di pangrattato fritto, la succosità del ripieno saporito che ricorda appunto le arance rosse, e la consistenza confortante del riso che va cotto come se fosse essere mangiati separatamente, non semplicemente bolliti come fanno molti. In un suo racconto, Gli arancini di Montalbano, Camilleri fa litigare il commissario con la fidanzata Livia fino al punto di rinunciare a trascorrere insieme il capodanno. L'alternativa sono gli utilissimi arancini di Adelina, ma non sarà neanche facile accontentarsi di una buona cena, il figlio criminale del maggiordomo si metterà in mezzo e le circostanze gli faranno temere l'idea di non poter assaporare lo straordinario arance fritte per salutare l'anno. Nell'arancino, la prima cosa è cuocere una buona salsa da un soffritto con pomodoro, cipolla tritata, carne macinata di manzo o maiale e qualche pisello. Il riso viene preparato a parte, infine impastato con pecorino grattugiato e uovo per poterlo amalgamare bene. Quando ha la forma di un'arancia o di una pera, al centro si apre un foro per il ripieno, a cui si aggiunge altro formaggio. Viene ricoperta di riso, ricoperta di uovo sbattuto e pangrattato e fritta in olio bollente in modo che non si rompa. Montalbano mangia in silenzio, preferibilmente da solo: non una sola parola interferisce con il suo rapporto con il piatto. La pasta ´ncasciata (al forno) o le triglie fritte che Calogero gli serve nel suo ristorante costiero preferito. Inutile dire che i cannoli li "ruba" al dottor Pasquano. Ormai ne avrai sentito parlare o l'avrai assaggiato ad un certo punto. Sono costituiti da un impasto fritto croccante a forma di tubo, farcito con una morbida crema. Contengono mascarpone [Ma quando mai!, NdCFC] o ricotta dolce, vaniglia, cioccolato, pistacchio, vino Marsala e altri ingredienti come la frutta candita. I cannoli, come i canutillos fritti della Galizia, devono essere farciti il ??più tardi possibile prima di essere serviti, per evitare che si ammorbidiscano e non perdano la consistenza croccante dell'impasto, che contrasta con il suo ripieno. In origine erano tipici del Carnevale. Peter Clemenza, uno dei luogotenenti di Vito Corleone, offre questi dolci siciliani ai suoi complici in uno dei passaggi de Il Padrino. "Lasciate le armi e prendete i cannoli", dice loro durante la pianificazione di un delitto. La frase è stata tramandata ai posteri e non è difficile sentirla in qualunque parodia sulla mafia italo-americana.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Nulla dies sine linea, 16.10.2022
Montalbano e il compagno di viaggio

In molte delle sue indagini il camilleriano commissario Montalbano si ritiene appagato dalla scoperta della verità e tollera che alcuni colpevoli restino in libertà o in preda ai loro rimorsi: «In “Sostiene Pessoa” [Montalbano] non solo non arresta un uomo reo confesso dell’omicidio del figlio ma gli permette addirittura di togliersi la vita lasciandolo solo con i suoi esiziali sentimenti. In “L’uomo che andava appresso ai funerali” scopre chi è stato l’assassino ma non lo rende noto essendo ormai morto suicida: crede più giusto non addolorare la vedova perché comprende le ragioni che lo hanno spinto al delitto. In “Il fatto” non arresta l’ottantenne Angela Clemenza perché giustifica l’omicidio che ha confessato» (G. Bonina, Il carico da undici – Le carte di Andrea Camilleri, Barbera editore, Siena 2007, p. 90).
Il racconto Il compagno di viaggio (pubblicato per la prima volta nel 1998 nella prima edizione mondadoriana della raccolta Un mese con Montalbano) rientra in questa tipologia di vicenda; non si tratta nemmeno di una vera indagine, ma di un insolito episodio on the road, che avviene a Montalbano durante un suo viaggio in treno da Palermo a Roma.
Costretto obtorto collo da “un doppio sciopero d’aerei e di navi” a prendere il treno, il commissario rivela inizialmente le sue consuete idiosincrasie: viaggiando in uno scompartimento di un vagone letto a due posti, trema di fronte alla prospettiva di dividere l’angusto spazio con uno sconosciuto e sa che in treno non gli riesce mai di addormentarsi, “macari ingozzandosi di sonniferi sino ai limiti della lavanda gastrica”.
Salito sul treno, Montalbano apprende dall’addetto al vagone che il suo compagno di viaggio salirà a Messina, per cui si immerge nella lettura di un appassionante libro e si corica: fingerà di dormire per non dover scambiare convenevoli con uno sconosciuto. Neanche durante la traversata dello Stretto, però, arriva nessuno; sicché il commissario inizia “a sciogliersi alla contentezza”.
Ma il compagno di viaggio arriva inaspettatamente quando ormai il treno esce dal ferry boat: pur nella semioscurità, e facendo finta di dormire, Montalbano lo esamina attentamente: «ebbe modo di travedere un omo di bassa statura, capelli tagliati a spazzola, infagottato in un cappottone largo e pesante, una valigetta portadocumenti in mano. Il passeggero faceva odore di freddo, evidentemente era sì salito a Messina, ma aveva preferito starsene sul ponte della nave durante la traversata dello stretto».
Dapprima il nuovo venuto si siede sul suo lettino e resta immobile; e il commissario, continuando a simulare il sonno, si assopisce davvero per un paio d’ore. Al risveglio osserva attentamente lo strano comportamento del compagno di viaggio: costui infatti legge una lettera, poi la straccia, quindi la aggiunge al mucchio di altre lettere lacerate; butta poi dal finestrino tutte le lettere, la valigetta “ancora in parte piena di lettere da rileggere e da stracciare” e infine anche “un oggetto scuro”, in cui Montalbano riconosce subito una pistola. Subito dopo, lo sconosciuto si abbatte disperato sul letto e inizia a piangere “senza ritegno”.
Prima di scendere velocemente alla stazione di Napoli per un caffè, Montalbano nota sul pavimento una cartolina postale, la prende con sé e la esamina; è un breve e sgrammaticato messaggio indirizzato al rag. Mario Urso di Patti, in cui una certa Anna comunica al destinatario di pensarlo sempre con amore.
Dopo aver comprato a terra il giornale, il commissario risale sul convoglio e nel corridoio legge subito la notizia di un delitto compiuto a Patti per l’appunto da Mario Urso, “stimato ragioniere cinquantenne”, che aveva colto la giovane moglie Anna in flagrante adulterio con un pregiudicato (che per di più aveva in passato dileggiato pubblicamente il marito cornificato). L’assassino era attivamente ricercato da Polizia e carabinieri.
A questo punto Montalbano dovrebbe e potrebbe arrestare il colpevole, assicurarlo alla giustizia, punirlo per il suo omicidio. Ma, guardandolo, “entra” (come dice efficacemente l’autore) dentro “l’angoscia densa, la desolazione palpabile, la disperazione visibile” di quell’uomo.
La ripetizione dello schema sostantivo-aggettivo, la variatio nel modo di definire lo stato d’animo di Urso, le allitterazioni della “d” e persino gli omoteleuti (“palpabile/visibile”) concorrono a evidenziare, con insistita e palese abilità retorica, la Spannung dell’episodio.
Montalbano allora, uscendo dallo scompartimento, si limita a porre la cartolina sulle ginocchia di Urso, augurandogli buona fortuna e lasciandolo in preda ai suoi rimorsi e al suo dolore.
Anche in questo caso, come in altre occasioni, la decisione del commissario (deplorevole, scorretta e irragionevole dal punto di vista giuridico e professionale) riscuote la simpatia dei lettori a livello umano ed emotivo; e davvero Montalbano appare «il poliziotto che interpreta i sentimenti della maggioranza silenziosa, l’uomo di legge che professa un’idea legalitaria superiore a quella corrente e praticata; è la versione moderna di una Antigone che ha scelto di non assecondare la volontà di Stato e le sue ragioni materialistiche ma di seguire le ragioni della coscienza umana e spirituale» (G. Bonina, Il carico da undici, cit., p. 153).
Mario Pintacuda
 
 

gonews, 18.10.2022
"Archivi in dialogo", a San Miniato un pomeriggio nel segno di Orazio Costa

Venerdì 21 ottobre a San Miniato, dalle 15 alle 19, appuntamento con l'evento "Archivi in dialogo" della Fondazione Istituto Dramma Popolare. Il convegno dal titolo "I fondi Orazio Costa per le arti dello spettacolo" si terrà presso il Seminario Vescovile, in piazza della Repubblica 10.
Dopo l'evento dello scorso anno "Memoria e futuro" che ha visto un'ampia partecipazione di realtà teatrali toscane, la Fondazione IDP dedicherà quest'anno un pomeriggio di studi alla figura di Orazio Costa e alle tracce d'archivio della sua attività di regia. Il convegno è significativo della volontà della Fondazione IDP di continuare sul percorso intrapreso in tema di salvaguardia e valorizzazione del proprio fondo archivistico in un'ottica sempre più collaborativa. Da qui il sottotitolo prescelto "archivi in dialogo".
Proseguendo sulla scia del dialogo tra studiosi e addetti ai lavori, il convegno ambisce a presentare le tracce del lavoro di Orazio Costa sedimentate in diversi luoghi della cultura: naturalmente l'archivio storico del Dramma Popolare, ma anche il cospicuo Fondo Orazio Costa del Teatro La Pergola di Firenze, e - fuori regione - il Fondo Camilleri del maestro siciliano, che ha avuto un particolare rapporto di collaborazione con Costa nei suoi esordi come aiuto regista. L'obiettivo è quello non solo di presentare queste testimonianze storiche, ma anche pensare a una valorizzazione comune di queste testimonianze sfruttando le potenzialità del web e degli ecosistemi digitali.
Esponenti dal mondo della storia e spettacolo si confronteranno in un programma ricco di presenze: Alexander Di Bartolo dell'archivio storico Fondazione Istituto Dramma Popolare, Patrizia Severi Fondo Andrea Camilleri curatrice dell'archivio, Pier Paolo Pacini direttore CAE - Centro di Avviamento all'Espressione Fondazione Teatro della Toscana, Stefano Geraci dell'Università degli Studi Roma Tre, Laura Piazza dottoressa di ricerca in Discipline dello Spettacolo, Marco Giorgetti direttore generale Fondazione Teatro della Toscana, Teresa Megale dell'Università degli studi di Firenze.
Info e iscrizioni: info@drammapopolare.it
 
 

Bastia Agenda, 18.10.2022
Cunferenza
Andrea Camilleri présenté par Orlando Forioso
INFOS ET RÉSERVATION
Mediateca Centru Cità
18.10.2022 à partir de 18 h 00
Orlando Forioso présente « Andrea Camilleri, entre Montalbano, Pirandello et les arancini siciliens », en hommage à l’écrivain et metteur en scène italien Andrea Camilleri.

LIEU DE L'ÉVÉNEMENT
Mediateca Centru Cità
Place du Théatre
Rue Favalelli
20200 Bastia
Contact :
04 95 58 46 00
bibliotheque-centrale@bastia.corsica
Page web :
https://www.bastia.corsica/servizii/culture-sciences/mediatheques/
 
 

Libertad Digital, 18.10.2022
Por qué leer la novela póstuma de Andrea Camilleri
Andrés Amorós comenta Riccardino, el esperado final de la serie protagonizada por el comisario Salvo Montalbano.

Esta novela no es la última que escribió Andrea Camilleri. Esbozada entre 2004 y 2005, retomada en 2016 y publicada póstumamente en 2020, Riccardino es la despedida del comisario Salvo Montalbano, uno de los personajes más populares de la literatura europea de las últimas décadas. Está publicada en España por Salamandra.
A diferencia del resto de la serie protagonizada por Salvo Montalbano, ésta, la número 33, es la definitiva y se nota. La trama pasa por el asesinato de Riccardo Lopresti, un joven director de la sucursal de la Banca Regionale de Vigàta conocido como Riccardino, en plena calle ante sus tres mejores amigos. Salvo Montalbano, ya mayor, cansado de homicidios y delitos, intenta resolver el caso en el menor tiempo posible.
Camilleri usa su esquema habitual en cuanto a personaje, escenarios, trama, conflictos eróticos y políticos, pero tiene novedades: acentúa el lenguaje siciliano y el humor. Montalvano rememora episodios de su infancia, entre otras, recuerda su educación católica.
En esta novela, hay una clara influencia de Pirandello y Cervantes. En la segunda parte de El Quijote, don Quijote sale de nuevo a los campos y se encuentra con gente que ha leído ya la primera parte. Aquí le pasa lo mismo a Montalbano, que ya es un héroe y la gente le reconoce porque han leído novelas suyas o visto su serie. Además, hay un narrador no fiable. La influencia de Pirandello se encuentra en un juego de espejos.
Lo más importante de esta novela es que tiene un final, acaba Montalbano de verdad.
Andrea Camilleri. Riccardino. Traductor: Carlos Mayor Ortega. Colección: Salamandra Narrativa. Páginas: 256. Precio: 18,00 €
Andrés Amorós

Perché leggere il romanzo postumo di Andrea Camilleri
Andrés Amorós commenta Riccardino, il tanto atteso finale della serie con protagonista il commissario Salvo Montalbano.

Questo romanzo non è l'ultimo scritto da Andrea Camilleri. Delineato tra il 2004 e il 2005, ripreso nel 2016 e pubblicato postumo nel 2020, Riccardino è l'addio al commissario Salvo Montalbano, uno dei personaggi più apprezzati della letteratura europea degli ultimi decenni. È pubblicato in Spagna da Salamandra.
A differenza del resto della serie con protagonista Salvo Montalbano, questa, il numero 33, è quella definitiva e si vede. La trama ruota attorno all'omicidio di Riccardo Lopresti, un giovane direttore della filiale della Banca Regionale de Vigàta detto Riccardino, in mezzo alla strada davanti ai suoi tre migliori amici. Fatta eccezione per Montalbano, ormai più anziano, stanco di omicidi e delitti, cerca di risolvere il caso nel minor tempo possibile.
Camilleri usa il suo schema abituale in termini di carattere, ambientazioni, trama, conflitti erotici e politici, ma ha delle novità: accentua la lingua siciliana e l'umorismo. Montavano ricorda episodi della sua infanzia, tra gli altri, ricorda la sua educazione cattolica.
In questo romanzo c'è una chiara influenza di Pirandello e Cervantes. Nella seconda parte del Don Chisciotte, Don Chisciotte esce di nuovo nei campi e incontra persone che hanno già letto la prima parte. Qui succede la stessa cosa a Montalbano, che è già un eroe e la gente lo riconosce perché ha letto i suoi romanzi o visto le sue serie. Inoltre, c'è un narratore inaffidabile. L'influenza di Pirandello si trova in un gioco di specchi.
La cosa più importante di questo romanzo è che ha un finale, Montalbano finisce davvero.
Per celebrare la fine della serie, Penguin Random House Editorial Group ha prodotto un documentario di 20 minuti che indaga il fenomeno del commissario più popolare in Italia e l'intera opera dell'autore siciliano. Attraverso interviste ai suoi redattori, agenti e traduttori, oltre che a librai, giornalisti, scrittori e lettori, il documentario L'ultimo caso di Montalbano svela le radici di una saga mitica, le chiavi del suo successo e gli ingredienti che l'hanno resa tale amato soprattutto dal pubblico spagnolo.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Il Giornale, 19.10.2022
Il saggio di Luca Crovi
Andrea Camilleri, falsario di talento
Da Boccaccio a Sciascia, lo scrittore sapeva come imitare i colleghi (e non solo)

Il falsario non è sempre un imbroglione. Anzi, l'arte del falso, più o meno dichiarato, richiede un talento notevole ed è un gioco letterario estremamente raffinato. Luca Crovi dedica un divertente pamphlet a Copiare / Reinventare. Andrea Camilleri falsario (Oligo, pagg. 78, euro 12).
Il popolare inventore del commissario Montalbano amava immedesimarsi nei panni di altri autori. Fra gli scrittori che ha «falsificato e reinventato ci sono Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Boccaccio», scrive Crovi, e addirittura Caravaggio del quale non è rimasta alcuna traccia scritta. Se poi un documento (falso) era funzionale alla trama, tanto meglio: Camilleri se lo inventava di sana pianta o si ispirava a carte vere, cambiandone il significato.
Nella Scomparsa di Patò ha un ruolo fondamentale la burocrazia con il suo linguaggio incomprensibile e i suoi complicati adempimenti. Il romanzo, che prende spunto da A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia, si presenta come un dossier in cui sono raccolte carte ufficiali. Ma siamo sicuri? Andrea Camilleri: «Mi sono inventato tutto, lo confesso. È possibile qualche coincidenza di nomi e cognomi, ma si tratta, lo ripeto, di dannate coincidenze». Del resto, nel libro, a un certo punto, appare un tale che si chiama Andrea Camilleri. Beffarda spiegazione d'autore: «Caso di omonimia, dato che la storia si svolge nel 1890».
Il re di Girgenti è forse il falso dei falsi. Camilleri ha raccontato di aver trovato in una libreria romana, nel 1994, un volumetto dal titolo Agrigento. All'interno si narrava un episodio avvenuto nella città di Girgenti, oggi Agrigento.
Il popolo d'Agrigento, cacciata la guarnigione sabauda che presidiava la città in nome di un re scomunicato dal papa, aveva eletto come suo sovrano Zosimo, un contadino. Il nuovo re passò subito alle maniere forti, facendo giustizia sommaria di amministratori e funzionari fedeli ai Savoia. Poi però fu sconfitto dal ritorno dei soldati sabaudi. Camilleri, incuriosito, si mise in contatto con Antonino Marrone, l'autore del libretto, il quale gli raccontò che egli aveva attinto a un'opera intitolata Memorie storiche agrigentine di Giuseppe Picone edite nel 1866. Tramite un amico, Camilleri ebbe in regalo una copia anastatica nella quale però non era chiara quale fosse stata la fine di Zosimo, re di Girgenti, definito dall'autore «una belva feroce». Camilleri trovò altre brevissime notizie di Zosimo nei tre volumi di Luigi Riccobene Sicilia ed Europa edito da Sellerio nel 1996. Qui si legge la particolare dieta di Zosimo, stomaco forte, che si nutriva «di vino mescolato a polvere da sparo». A questo punto Camilleri decise di scrivere la biografia di Zosimo re di Girgenti. Spunto vero. Tutto il resto invece è falso, inclusi alcuni documenti apocrifi pubblicati a conclusione del libro.
Fino a qui si tratta di falsificazione di documenti. Ma Camilleri ha imitato per intero lo stile di altri autori celebri. Nel 2007, salta fuori La novella di Antonello da Palermo che Boccaccio avrebbe portato al Nord quando nel 1351 era stato invitato come ambasciatore di Firenze in Tirolo. Il racconto era stato trovato da Giovanni Bovara, nel 1916, poco prima di morire nella Prima guerra mondiale. In seguito, se ne era persa la memoria. Camilleri spiega di essere entrato in possesso del manoscritto e ipotizza, da filologo, i motivi per i quali la novella fu esclusa dal Decamerone. Tutto falso (dichiarato, purtroppo).
Nel Colore del sole, altro libro del 2007, Camilleri annuncia una scoperta clamorosa. In un casale abbandonato è stato ritrovato un antico diario. L'autore è Michelangelo Merisi detto il Caravaggio. La biografia dell'artista, come è noto, presenta molti aspetti oscuri. Per fortuna il diario ritrovato permette di far luce sulla vita di Caravaggio, oltre a svelare le circostanze nelle quali sono state realizzate le sue opere: «Hodie, a veder la scopritura della Decollazione con lo Gran Maestro...». E così per intere pagine di questo falso diario, completamente inventato.
Andrea Camilleri non è certo il primo scrittore «falsario», ed è sufficiente pensare che il romanzo italiano per eccellenza, I promessi sposi di Alessandro Manzoni, prende le mosse da un falso documento storico. Giacomo Leopardi, invece, prendeva in giro i grecisti con poesie falsamente antiche. Qualcuno ha provato a imitare Arthur Rimbaud, senza successo ma con grande clamore. Qualcun altro ha sfornati falsi diari di veri dittatori, rovinando la carriera di più d'uno storico ansioso di accreditarsi la scoperta. È stato il caso di Benito Mussolini e soprattutto di Adolf Hitler.
La palma del documento storico falso più importante di tutti i tempi spetta probabilmente alla Donazione di Costantino con la quale l'imperatore avrebbe donato, nel 314, al Papa Silvestro I, la giurisdizione civile su Roma, sull'Italia e sull'intero Occidente. Di fatto, è la base sulla quale fu costruito il potere temporale della Chiesa. Nel XV secolo, il grande umanista Lorenzo Valla scoprì che la Donazione era un falso fabbricato probabilmente nel periodo 750-850 a Roma o all'abbazia di Saint-Denis.
Alessandro Gnocchi
 
 

Libero Magazine, 19.10.2022
Montalbano - Tocco d'artista: le anticipazioni sulla puntata

Mercoledì 19 ottobre, in prima serata su Rai1, immancabile appuntamento con le repliche de Il commissario Montalbano, la fortunata fiction con Luca Zingaretti tratta dai romanzi di Andrea Camilleri.
La serata parte con l’episodio dal titolo Tocco d’artista, uno dei primi che fu mandato in onda dalla rete ammiraglia, più di venti anni fa, il 16 maggio del 2001.
Nonostante il passare del tempo, questa resta una delle serie più amate e seguite dal pubblico, sempre in cima alla classifica degli ascolti. Vediamo insieme la trama e il cast di questa puntata del commissario più famoso della TV.
Il commissario Montalbano – Tocco d’artista: la trama
All’alba una telefonata di Catarella sveglia il commissario Montalbano, per comunicargli che Alberto Larussa, il famoso orafo, è stato trovato morto sulla sedia a rotelle, completamente carbonizzato. Tutti gli indizi fanno pensare a un suicidio, ma Montalbano non ne è completamente convinto, e vuole approfondire le indagini.
Perquisendo la villetta del defunto, trova delle vecchie foto, una pistola e un testamento con il quale Larussa lascia tutto al fratello Giacomo. Dalla perizia calligrafica si scoprirà che la scrittura dell’orefice è stata contraffatta, un indizio che aggravata la posizione del parente, già compromessa da un testimone che lo ha visto vicino alla villa la notte del decesso.
Il cast
Oltre all’immancabile protagonista, Luca Zingaretti, in questa puntata vediamo Cesare Bocci ( Mimì Augello), Peppino Mazzotta (Fazio) e Angelo Russo (Catarella). Nel cast anche Ileana Rigano (Emma Morpurgo), Bianca Maria D’Amato (Anna Tropeano), Antonino Bellomo (Notaio Antuofermo), Pippo Montalbano (Giudice Lo Bianco), Luigi Maria Burruano (Giacomo Larussa), Giuseppe Santostefano (Avvocato Palillo) e Giovanni Speciale (Agente Boscarino).
Fonte: Ufficio Stampa Rai
 
 

LaNostraTv, 19.10.2022
Montalbano, c’è uno spoiler sul gran finale: Luca Zingaretti tornerà?
Luca Zingaretti torna a vestire i panni de Il commissario Montalbano? Anticipazioni sulle nuove puntate

Questa sera, mercoledì 19 ottobre, andrà in onda una nuova replica in versione restaurata in 4k di Montalbano in prima serata su Rai1. Anche questo ciclo di repliche del popolare commissario nato dai romanzi di Andrea Camilleri sta avendo un ottimo successo negli ascolti e dunque ritorna a farsi di nuovo l’eterna domanda se la fiction tornerà in onda con delle puntate inedite. A questa domanda tra le pagine di DiPiùTv ha risposto Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, con un importante spoiler:
“Vogliamo chiudere idealmente il progetto Montalbano con l’ultimo romanzo di Camilleri.”
E poi ancora aggiunto: “Non possiamo permettere che una serie come Il commissario Montalbano si concluda in questa maniera.” Insomma una dichiarazione d’intenti che non lascia spazio a dubbi.
Il commissario Montalbano, retroscena sull’attore romano: “Sarà contento di girare il finale”
Le dichiarazioni di intenti della direttrice di Rai Fiction, però, contrastano
con la posizione da sempre espressa da Luca Zingaretti sul futuro della fiction. L’attore romano, infatti, dopo aver girato ed interpretato l’ultimo episodio andato in onda dal titolo Il metodo Catalanotti, ha ammesso la sua volontà di non tornare a vestire i panni del celebre commissario, confessando che dopo la morte di Camilleri, Sironi e Ricceri e di altri attori del cast, non avrebbe molto senso andare avanti. Adesso però sempre il settimanale DiPiùTv svela un retroscena sull’attore romano:
“Zingaretti nonostante dubbi ed altri impegni, nel cuore ha il commissario di Vigata, quel set che per vent’anni è stato la sua casa, la sua vita. Anche lui alla fine sarà contento di girare il gran finale.”
Se a ciò si aggiunge che il finale dell’ultima puntata, con il commissario che ha lasciato la storica fidanzata Livia con una telefonata per correre dalla giovane capo della scientifica Antonia, ha lasciato l’amaro in bocca a molti telespettatori la continuazione sembra quasi d’obbligo.
[…]
Liliana Morreale
 
 

Siciliaunonews, 19.10.2022
Teatro comunale L'Idea di Sambuca di Sicilia- cartellone 2022-2023: apre la Caprioglio in Callas d'incanto, omaggio all'artista lirica Maria Callas

Sipario aperto dal prossimo 30 ottobre per il Teatro comunale L’Idea di Sambuca di Sicilia.
[…]
Maruzza Musumeci, con Pietro Montandon, ispirato al racconto omonimo di Andrea Camilleri (regia Daniela Ardini), è in cartellone il 4 marzo.
[…]
Biglietti singoli per tutti gli spettacoli e abbonamenti in vendita al botteghino del teatro e on line sul sito www.teatrolidea.com e su Live Ticket.
 
 

Onda Cero, 20.10.2022
La Ciutat Lleida 19/10/2022
Programa d'Onda Cero Lleida amb Núria Mora

Programa complet de La Ciutat Lleida, amb Núria Mora. Entrevista amb l'escriptor Francesc Serés, que presenta la seva última novel·la La mentida més bonica (Proa). Seguim amb les novetats de sèries i pel·lícules al cinema i a les plataformes i l'escriptora i blogger Marta Planes avui ens recomana les novel·les pòstumes d'Almudena Grandes i Andrea Camilleri.
 
 

Adnkronos, 20.10.2022
Ascolti tv, Montalbano in 4k vince la serata del 19 ottobre

'Il Commissario Montalbano' in 4k vince la serata degli ascolti tv del 19 ottobre. L'episodio 'Tocco d’artista', andato in onda ieri sera su Rai1, si è infatti aggiudicato la prima serata televisiva con 3.449.000 telespettatori e uno share del 18,8%.
[…]
 
 

Ragusa News, 20.10.2022
Rocco Schiavone legge Montalbano: «Vorrei essere al posto suo»
L’incontro “ideale” tra il vicequestore romano e il commissario siciliano, in un racconto di Manzini

Roma - Nell'ultima raccolta di racconti di Antonio Manzini, L’anello mancante, incentrata sulle avventure di Rocco Schiavone, c’è un altro rimando letterario tra giallisti italiani, dopo l’incontro tra Salvo Montalbano e Saverio Lamanna descritto da Camilleri, che mette in “contatto” il commissario siciliano e il vicequestore romano confinato dall’altra parte del Paese, nella gelida Aosta. Nell’ultimo racconto, L’eremita, Schiavone, allettato dalla febbre, è costretto a seguire un’indagine per omicidio al telefonino. Il medico legale Fumagalli gli lancia sul letto un paio di libri da leggere: sono due Montalbano, “un tuo collega che si gode il caldo”, gli dice.
“Farei volentieri a cambio con lui - dice Schiavone, che li aveva già letti, pensando al mare e alla cucina -, solo dovrei imparare il siciliano”. “Lascia perdere – gli consiglia l’amico -, è camurrioso assai”. Nessun incontro fisico, dunque, come nella citazione di Andrea Camilleri a Gaetano Savatteri; ma uno spirituale con un personaggio, Montalbano che, nella finzione manziniana, è quello che è: il protagonista di una saga letteraria. Manzini avrebbe potuto scegliere un altro scrittore o non menzionare alcuno affatto.
Invece c’è questo meta-tributo “dovuto” al maestro empedoclino, che con la sua creatura ha ridati nuova linfa al genere poliziesco, lanciato una nuova infornata di detective così popolari da diventare televisivi e soprattutto italianissimi. Le differenze – stiliste tra gli autori e caratteriali tra i poliziotti - sono molte ma in fondo è il dialetto a donare anche a Schiavone quella forte identità personale, quel grande legame con un luogo, una terra, attraverso cui passano umanità e debolezze.
Giuseppe Gaetano
 
 

Fondazione Istituto Dramma Popolare San Miniato, 21.10.2022
Archivi in dialogo
I fondi di Orazio Costa per le Arti dello Spettacolo

Con un intervento di Patrizia Severi, curatrice dell'archivio del Fondo Andrea Camilleri
 
 

Radio Popolare - Note dell'Autore, 21.10.2022
Luca Crovi. Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario
Ira Rubini


 
 

Corriere dello Spettacolo, 21.10.2022
“La Prima indagine di Montalbano” al Teatro Boni di Acquapendente

Massimo Venturiello al Teatro Boni di Acquapendente nel week-end di Halloween. Sabato 29 Ottobre alle ore 21.00 e Domenica 30 Ottobre alle ore 17.30 alle prese con la commedia “La Prima indagine di Montalbano” in cui spicca la straordinaria consulenza musicale di Alessandro Greggia. Oltre alla pregevolissima volontà della produzione Officina Teatrale fatta immediatamente propria da Associazione Tebo e Comune di Acquapendente di coltivare “l’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario più famoso della narrativa contemporanea italiana è nata in seguito allo straordinario successo che hanno ottenuto gli audiolibri, recentemente pubblicati in Rete dalla Storytel, che io stesso ho avuto il privilegio di interpretare. La lingua inventata dal Maestro, carica di musicalità, arriva nella sua interezza a chiunque, la parola diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. Ho avvertito pertanto la naturale esigenza di proseguire il percorso iniziato allestendo un Reading teatrale su “La prima indagine di Montalbano”. Qui nascono tutti i personaggi dei successivi numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Nasce soprattutto il commissario Montalbano, certamente ancora ignaro del luminoso destino che il genio del grande Camilleri gli stava riservando”.
Giordano Sugaroni
 
 

Fondazione Istituto Dramma Popolare San Miniato, 22.10.2022
Archivi in dialogo a San Miniato, insieme per comprendere le arti dello spettacolo

Archivi in dialogo, questo il titolo fortemente evocativo di un percorso che la Fondazione Istituto del Dramma Popolare ha iniziato da due anni a questa parte, dopo il riconoscimento del valore storico delle raccolte dello storico teatro di produzione sanminiatese e dalla volontà del consiglio di amministrazione di investire sulla storia di questo ente che i giacimenti documentari ancora preservano.
Il convegno di venerdì, nella splendida cornice della biblioteca antica del Seminario vescovile, ha avuto come fulcro "I fondi Orazio Costa per le arti dello spettacolo". Alla presenza di tutte le autorità cittadine - Sindaco, Vescovo, Accademia degli Euteleti, Commissione diocesana di Arte Sacra, Fondazione Tardo Medioevo – e del partner istituzionale Fondazione CRSM, il convegno ha esplorato quel mondo in apparenza polveroso degli archivi teatrali italiani nei quali si conservano le tracce dell’attività di Orazio Costa, regista e maestro di una vera e propria scuola teatrale che ha rivoluzionato la drammaturgia del dopoguerra.
L’idea di fondo del convegno è stata proprio quella, che possiamo dire pienamente riuscita, di "creare ponti" tra istituzioni e archivi diversi che detengono informazioni preziose per comprendere le arti dello spettacolo del Novecento e il ruolo di Costa nell’evoluzione della scenografia e del metodo espressivo. Erano presenti l’Archivio Costa della Fondazione Teatro della Toscana, l’archivio Fondo Andrea Camilleri di Roma e ovviamente l’archivio storico del Dramma Popolare, dove Costa ha lasciato un’impronta decisiva con ben otto regie a partire dalla famosa messa in scena del Poverello di Jacques Coupeau del 1950. I relatori, a partire dall’archivista del Dramma Alexander di Bartolo, hanno mostrato un affascinante percorso tra carte ritrovate, carteggi, manifesti, quaderni. Dopo la relazione introduttiva la parola è passata all’archivista Patrizia Severi, curatrice dell’archivio del maestro Andrea Camilleri, unico allievo di Costa nel corso di regia dell’Accademia nazionale di arte drammatica a Roma. Severi ha mostrato lettere, cartoline, copioni dattiloscritti impreziositi dalle annotazioni originali di Costa, che aveva costruito nel tempo un rapporto di sincera amicizia con il giovanne allievo siciliano.
Presenti la moglie dell’ideatore del commissario Montalbano e tutte le tre figlie, che hanno ascoltato con molto interesse anche gli interventi successivi nei quali il professor Pier Paolo Pacini, direttore del Centro di avviamento all’Espressione e del corso per attori "Orazio Costa", ha evidenziato alcuni aspetti della pedagogia di Costa e anche il rapporto umano e professionale con alcuni suoi allievi, tra i quali appunto il giovane Camilleri. Secondo Pacini la sceneggiatura e il metodo di Costa erano una sorta di "disciplina ascetica" che tendeva alla perfezione. Non deve meravigliare quindi che gli archivi Costa contengano documenti che raccontano questa apparente freddezza con i suoi allievi, che voleva essere in realtà spinta alla perfezione. Il professor Geraci dell’Università di Roma Tre ha invece raccontato e letto alcuni frammenti dai "Quaderni" di Costa che ha definito il cuore pulsante dell’archivio ma anche un’opera incompiuta. Chiedendosi se l’archivio può avere un cuore, il relatore ha incantato l’uditorio mostrando come l’archivio non sia solo polvere da far rimuovere a qualche appassionato ricercatore, ma sia parola viva. E secondo Costa "la parola è vocazione, e il teatro è con-vocazione". Di fatti l’ultima relatrice, la giovane ricercatrice Laura Piazza ha mostrato come la ricerca sulle carte di Costa sia ancora viva, anzi l’orizzonte si può aprire ben oltre il territorio di San Miniato o di Firenze o di Roma, e deve estendersi verso Milano, dove l’archivio della Fondazione Paolo Grassi e l’archivio del Piccolo Teatro della città di Milano, potrebbero rivelare aspetti inediti del rapporto tra Costa Grassi e Giorgio Strehler.
 
 

TGR Petrarca, 22.10.2022
La Mala Erba in vetta alle classifiche
"Andrea Camilleri un maestro ma soprattutto un amico, nelle sue opere il racconto della vita"
Così Antonio Manzini ai nostri microfoni parla della sua opera, del suo passato di attore e dell'eredità dell'autore del commissario Montalbano



Elisabetta Terigi
 
 

il Compagno, 22.10.2022
Il re di Girgenti

Considero “Il re di Girgenti” il miglior romanzo di Andrea Camilleri. Il racconto fa riferimento a un episodio storico occorso in Sicilia nel 1718, quando, dopo la guerra di successione spagnola, l’isola era stata assegnata, ai Piemontesi di Vittorio Amedeo II di Savoia e a Girgenti (Agrigento) scoppiò una rivolta che portò alla scissione della città, dove venne nominato re un contadino di nome Zosimo. Come quasi tutte le rivolte i nobili, padroni del paese, nel momento in cui i loro interessi venivano minacciati, trovarono il modo di mettersi d’accordo e fare impiccare il rivoluzionario contadino, da tutti amato per la sua saggezza e poi da tutti dimenticato, abbandonato e rimpianto, a causa della reazione baronale. Zosimo non ebbe tempo di portare a termine le sue rivoluzionarie riforme, che avrebbero cambiato i rapporti di forza tra le classi sociali, confiscando terre e ricchezze ai nobili e distribuendole ai contadini. La bellezza della narrazione è data dalla sua struttura da “epopea”, che si estende per tre generazioni, dalla precisa ricostruzione della civiltà contadina del Settecento, alla ferocia dei tribunali d’inquisizione, alla lotta antipapale per il pagamento dei tributi, che ricorda la sciasciana “Controversia liparitana”, con lo “sciopero” delle prestazioni religiose da parte dei preti fedeli al papa. Le frasi spagnole, facilmente comprensibili, si alternano a un dialetto siciliano, in gran parte arcaico e intraducibile, ma con significati facilmente intuibili. Piccoli bozzetti caratterizzano l’identità dei vari personaggi, ne esaltano pregi, doti , virtù e vizi. E’ il caso di don Aneto Purpigno, che si eccita sino all’orgasmo nel sentire gli odori di Filonia, moglie di Giosuè, a padre Uhu, traduzione siciliana di Ugo, un monaco con capacità taumaturgiche,che avviò Zosimo alla conoscenza dei segreti del sapere, al mago Apparenzio ecc. Costante il ricorso a forme di credenza popolare dove la magia si intreccia con la superstizione, ma anche con eventi inspiegabilidove il numinoso si confonde col misterioso. E’ un mondo che sembra evocare tragici scenari contemporanei, dove la siccità scatena la lotta per la sopravvivenza, ma anche tematiche attuali come il suicidio assistito, quello con cui Giosuè, padre di Zosimo, dopo aver salvato un nobile suicida che aveva perso tutto al gioco, con un altro nobile baro, lo aiuta a morire, viene incolpato per quella morte e sfugge alla condanna ingravidando, su proposta del nobile baro, la moglie incapace di partorire con lui. Il coro che i villani cantano mentre Giosuè fa conoscere alla nobildonna l’unico vero rapporto d’amore della sua vita, è forse la parte più comica e piacevole del romanzo: “Ficcaccilla Gisuè, - ficcaccilla avanti e narrè - Gisuè scana e mpana – falla prena la buttana – falla gravita Gisuè – Megghiu a tia nun ci nn’è - Dunaccillu lu duvutu a stu duca gran curnutu”-“ (pag. 112), Spero che i censori del sesso non si mettano a censurare anche il maestro Camilleri.
Salvo Vitale
 
 

La Nueva España, 22.10.2022
Velando el fuego
De Pepe Carvalho a Montalbano
La literatura de Vázquez Montalbán y Camilleri y la serie sobre el comisario siciliano

Hace unos días que la serie más visitada de todo el año (y no sé si también de otros anteriores) puso la cremallera a su larga andadura por la pantalla. A buen seguro que serán muchas las personas que, al igual que yo, habrán disfrutado de este maravilloso paseo por las novelas y narraciones cortas de Andrea Camilleri, uno de los de mayores y exitosos escritores italianos, que murió en 2019. Como he manifestado en más de una ocasión, soy partidario de la teoría del "todo tiene que ver con todo", por lo que me resultaría muy difícil discernir la razón principal que mueve mi pasión por el comisario, aunque sin duda que su relación con un personaje como Vázquez Montalbán, a quien recuerdo con inmensa gratitud literaria, sería uno de los factores a destacar. Ambos escritores se adoraban y, entre ellos, la literatura trascendía, al mismo tiempo que confluía en el amor por el disfrute de la vida, de la gastronomía y el homenaje a la memoria de la infancia. De ahí las trazas con las que está dibujado el comisario Montalbano, un detective a la usanza de Pepe Carvalho, atípico y contradictorio personaje cuyas aventuras sirven para retratar, y a menudo criticar, la situación política y cultural de la cambiante sociedad española de la última mitad del siglo XX. Y puesto que Vázquez Montalbán se interrogaba muy a menudo en sus novelas sobre las costuras políticas que van ribeteando el tejido social (ambos abrazaron la ideología comunista), no es de extrañar que su colega italiano sitúe el centro de la trama en el universo mágico de Vigata, en la también ficticia región de Montelusa. Pero, en todo, caso, si bien se trata de un mapa urbano imaginario, de un Macondo que pertenece a la infancia inagotable de Gabriel García Márquez o de una memorable Santa María de Onetti, no es menos cierto que Andrea Camilleri nos sumerge en un trasfondo siciliano donde la mafia y el caos no son, precisamente, solo un producto de la imaginación. Escenarios encantadores a la vez que creíbles (el entorno rural revela una acusada atmósfera costumbrista); dosis de intriga; toques de humor; posibilidad de interaccionar como espectador en la resolución de cada caso –el comisario, sin perder su autoridad, debate siempre los detalles de cada suceso con sus subordinados–: estupendos el torpe pero entrañable Catarella; el mujeriego Mimi; el eficaz e incansable Fazio o el corrosivo doctor Pasquano entre otros muchos); Montalbano se parece más a un antihéroe que resuelve los distintos enredos basándose en el sentido común: no tiene ordenador en su despacho. En una sociedad donde lo ampuloso y extravagante adquiere cada día más identidad –véase la cada vez más acusada presencia de los efectos especiales–, Montalbano viene a confirmarnos que no todo depende del dinero ni de la ostentación con la que se revisten la inmensa mayoría de los filmes detectivescos. Y que en ocasiones es necesario pegar un buen sopapo a las innovadoras técnicas de investigación, a los modelos del mercado de vanguardia, para demostrar que el corazón del espectador puede conmoverse de una manera sencilla: basta, como en la serie que comentamos, con el silencio de las plazas, la nostalgia de unas escaleras antiguas de piedra o la poesía, la inmensa poesía que destila siempre el mar.
Javier García Cellino

Da Pepe Carvalho a Montalbano
La letteratura di Vázquez Montalbán e Camilleri e la collana sul commissario siciliano

Qualche giorno fa la serie più vista dell'intero anno (e non so se anche dei precedenti) ha chiuso nel suo lungo viaggio attraverso lo schermo. Sicuramente ci saranno tante persone che, come me, avranno goduto di questa meravigliosa passeggiata tra i romanzi e i racconti di Andrea Camilleri, uno dei più grandi e affermati scrittori italiani, scomparso nel 2019. Come ho affermato in più di un'occasione, sono un sostenitore della teoria "tutto ha a che fare con tutto", quindi sarebbe molto difficile per me discernere il motivo principale della mia passione per il Commissario, anche se senza dubbio il suo rapporto con un personaggio come Vázquez Montalbán, che ricordo con immensa gratitudine letteraria, sarebbe uno dei fattori da evidenziare. Entrambi gli scrittori si adoravano e, tra loro, la letteratura trascendeva, nello stesso tempo convergeva nell'amore per il godimento della vita, per la gastronomia e nell'omaggio alla memoria dell'infanzia. Di qui le tracce con cui viene disegnato il commissario Montalbano, detective alla maniera di Pepe Carvalho, personaggio atipico e contraddittorio le cui avventure servono a ritrarre, e spesso a criticare, la situazione politica e culturale della mutata società spagnola dell'ultima metà del 20° secolo. E siccome Vázquez Montalbán molto spesso nei suoi romanzi si interrogava sui filoni politici che delimitano il tessuto sociale (entrambi abbracciavano l'ideologia comunista), non sorprende che il suo collega italiano collochi il centro della trama nel magico universo di Vigata, nel anche fittizia regione di Montelusa. Ma, in ogni caso, pur trattandosi di una mappa urbana immaginaria, di un Macondo che appartiene all'infanzia inesauribile di Gabriel García Márquez o di una memorabile Santa María di Onetti, non è meno vero che Andrea Camilleri ci immerge in uno sfondo siciliano dove il la mafia e il caos non sono solo un prodotto dell'immaginazione. Ambienti incantevoli quanto credibili (l'ambiente rurale rivela una spiccata atmosfera da costumista); dose di intrighi; tocchi di umorismo; possibilità di interagire da spettatore nella risoluzione di ogni caso –il commissario, senza perdere la sua autorità, discute sempre con i suoi subordinati i dettagli di ogni evento–: la goffa ma tenera Catarella è stupenda; il donnaiolo Mimì; l'efficiente e instancabile Fazio o il corrosivo dottore Pasquano tra tanti altri); Montalbano è più come un antieroe che risolve i vari intrecci in base al buon senso: non ha un computer nel suo ufficio. In una società in cui il pomposo e lo stravagante acquisisce ogni giorno più identità – vedi la presenza sempre più marcata degli effetti speciali – Montalbano conferma che non tutto dipende dal denaro o dall'ostentazione con cui la stragrande maggioranza dei film polizieschi. E che a volte è necessario dare uno schiaffo alle tecniche di ricerca innovative, ai modelli d'avanguardia del mercato, per mostrare che il cuore dello spettatore si può commuovere in modo semplice: proprio, come nella serie che stiamo commentando, con il silenzio delle piazze, la nostalgia di qualche vecchia scala in pietra o la poesia, l'immensa poesia che sempre il mare sprigiona.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

MAKMA, 22.10.2022
Aunque los hombres no sean islas. Despedir a los personajes: Montalbano y Camilleri en busca de autor
“Escribir como un trapecista de circo, que mientras hace el triple salto mortal tiene una sonrisa en los labios y una ligereza maravillosa… sin que se note la dificultad tremenda que significa” (Andrea Camilleri)

Hace tres años que se marchó Andrea Camilleri. Como buen isleño, se fue en verano, con noventa y tres años cumplidos y casi todas las cosas resueltas.
Una de esas cosas que resolvió antes de morir nos ha llegado en castellano este mes. El último de sus libros sobre Montalbano, ‘Riccardino’. Lo fascinante del caso es que Camilleri mantenía la saga abierta, seguía proyectando crímenes entre Vigàta y Montelusa que despertasen al alba al comisario, pero al cumplir los ochenta años, es decir, trece años antes de su desaparición, había decidido escribir el final.
Le contó a Teresa Mannino, en un documental titulado ‘Andrea Camilleri, el maestro sin reglas‘ (Claudio Canepari e Paolo Santolini, 2014) –que se puede ver en Netflix–, que lo escribió entonces por miedo a que el Alzheimer le arrebatase un final digno para su personaje. Así, se trata de un epílogo escrito antes de tiempo, que de hecho se distancia –claro– de las últimas novelas del comisario: la última, ‘El cocinero del Alcyon’, supuso la aventura nada menos que trigésimo segunda, publicada el mismo año de su muerte.
Por su parte, ‘Riccardino’ se plantea de modo distinto. Tiene, como no puede ser de otro modo, su crimen y su investigación, pero termina resultando un ejercicio literario con ecos de Pirandello. Montalbano hace un viaje hacia la nada, es decir, hacia sí mismo, a través de ese Riccardino, un viejo amigo de la infancia a quien hace siglos que no ve y que lo llama en plena noche. A la mañana siguiente, el cadáver del que le informa puntualmente Catarella es –no puede ser de otro modo– el propio Riccardino aún con el teléfono en la mano.
Pero lo más interesante de ‘Riccardino’ es la conexión inequívoca de Camilleri con Pirandello, el gran maestro siciliano. No son pocos los nombres que esa isla ancestral nos ha regalado: los suspenses de Sciascia, las montañas de Quasimodo, los vencidos de Verga, los caciques de Capuana… A todos les marcó pisar y vivir en una isla temperamental, pero a ninguno como a Pirandello. Y Camilleri lo sabía mejor que nadie.
Precisamente, en el cenit de su éxito publicó una suerte de biografía del viejo maestro titulada ‘Biografia del figlio cambiato’. Una especie de relato novelado de una vida tan insólita como toda su obra; un poco a la manera de Echenoz con Tesla o Zatopek, pero con altas dosis de sentido del humor y del humorismo.
Tuvo a bien evitar el tema de la mafia, o por lo menos solo hablar de él de modo indirecto, y explicaba perfectamente sus razones. Nunca quiso convertirlos en héroes simpáticos. Y ponía el ejemplo de Vito Corleone. Con esa gigantesca interpretación, al espectador se le olvida que ese personaje no es más que un asesino. Y esa fascinación es para Camilleri un riesgo inmenso.
Llegó al éxito literario relativamente tarde. Y como le enseñó Pirandello, ha sabido tener muchas vidas en una sola. En su manera de hablar y recitar mientras apura su cigarro hay un galán inevitable, pero me ha sorprendido descubrir que también fue muchos años profesor de Interpretación en Roma, maestro de muchos actores y directores reconocidos. En el documental, el actor Luigi Lo Cascio rememora lo que debió ser su examen de entrada a la la Academia Nacional de Arte Dramático Silvio D’Amico, en la vía Vittoria de Roma, allá por los primeros años cincuenta. El que le dio la réplica durante aquel provino fue… un tal Vittorio Gassman.
Y, al final, tampoco hay tanta diferencia entre su vida como hombre de teatro y su hacendosa labor de contador de historias. Se trata de lanzar palabras al aire, saber contarlas bien, como le enseñó a hacer su abuela Elvira. Y ahí la importancia de Sicilia vuelve a ser inmensa. Porque la Sicilia de Camilleri solo existe en su recuerdo: cambia su Porto Empedocle natal por esa Vigàta que es como Comala y Macondo, como Vetusta, como la Ferrara de Bassani o el Yoknapatawpha de Faulkner. Un microcosmos de lo mejor y lo peor, una isla bellísima y terrorífica, un resumen del carácter de sus isleños habitantes, siempre desconfiados y siempre orgullosos.
Vigàta irreal, pero más real que casi toda Sicilia, con su comisaría desastrosa, sus alfas romeo, sus cadáveres en la playa y esa trattoria en la que no se come lo que uno elige en la carta, sino lo que manda el propio Enzo.
Aunque los hombres no sean islas, parafraseando a John Donne a través del último libro de Nuccio Ordine, ese umbral entre Camilleri y Montalbano, de ese autor en busca de su personaje, es lo más parecido al puerto de Marsala por el que una noche entró Garibaldi y acabó con los Gatopardos.
Manuela Partearroyo

Anche se gli uomini non sono isole. Dì addio ai personaggi: Montalbano e Camilleri in cerca di un autore
"Scrivi come una trapezista da circo, che mentre fa il triplo salto mortale ha il sorriso sulle labbra e una meravigliosa leggerezza... senza far accorgere della tremenda difficoltà che significa" (Andrea Camilleri)

Andrea Camilleri se n'è andato tre anni fa. Da buon isolano, partì d'estate, a novantatre anni e quasi tutto risolto.
Una di quelle cose che ha risolto prima di morire ci è giunta in spagnolo questo mese. L'ultimo dei suoi libri sul Montalbano, 'Riccardino'. L'affascinante del caso è che Camilleri tenne aperta la saga, continuò a progettare delitti tra Vigàta e Montelusa che avrebbero svegliato il commissario all'alba, ma quando compì ottant'anni, cioè tredici prima della scomparsa, aveva deciso per scrivere il finale.
Disse a Teresa Mannino, in un documentario intitolato 'Andrea Camilleri, il maestro senza regole' (Claudio Canepari e Paolo Santolini, 2014) –che si può vedere su Netflix–, di averlo scritto allora per paura che l'Alzheimer si portasse via un degno fine per il suo personaggio. Si tratta, dunque, di un epilogo scritto in anticipo, che di fatto prende le distanze – ovviamente – dagli ultimi romanzi del commissario: l'ultimo, 'Il cuoco dell'Alcyon', era nientemeno che la trentaduesima avventura, pubblicata lo stesso anno della sua morte.
Da parte sua, 'Riccardino' è affrontato in modo diverso. Ha, come potrebbe essere altrimenti, il suo delitto e la sua indagine, ma finisce per essere un esercizio letterario con echi di Pirandello. Montalbano compie un viaggio verso il nulla, cioè verso se stesso, attraverso quel Riccardino, un vecchio amico d'infanzia che non vedeva da secoli e che lo chiama nel cuore della notte. La mattina dopo, il cadavere di cui Catarella lo informa prontamente è –non può essere altrimenti– lo stesso Riccardino ancora con il telefono in mano.
Ma la cosa più interessante di 'Riccardino' è il legame inequivocabile di Camilleri con Pirandello, il grande maestro siciliano. Non sono pochi i nomi che ci ha dato quest'isola ancestrale: le suspense di Sciascia, i monti di Quasimodo, i vinti di Verga, i cacicchi di Capuana... Tutti sono stati segnati dal mettere piede e vivere in un'isola capricciosa , ma nessuno come Pirandello. E Camilleri lo sapeva meglio di chiunque altro.
Proprio all'apice del suo successo pubblicò una specie di biografia del vecchio maestro intitolata 'Biografia del figlio cambiato'. Una sorta di racconto romanzato di una vita insolita come tutta la sua opera; un po' come Echenoz con Tesla o Zatopek, ma con alte dosi di umorismo e umorismo.
È stato così gentile da evitare l'argomento della mafia, o almeno parlarne solo indirettamente, e ha spiegato perfettamente le sue ragioni. Non ha mai voluto trasformarli in eroi comprensivi. E ha dato l'esempio di Vito Corleone. Con quella performance gigantesca, lo spettatore dimentica che questo personaggio non è altro che un assassino. E quel fascino è per Camilleri un rischio immenso.
È arrivato al successo letterario relativamente tardi. E come gli ha insegnato Pirandello, ha saputo avere tante vite in una. Nel suo modo di parlare e di recitare mentre sta finendo la sigaretta c'è un inevitabile galante, ma mi ha sorpreso scoprire che è stato anche professore di recitazione a Roma per molti anni, insegnante di molti attori e registi famosi. Nel documentario, l'attore Luigi Lo Cascio ricorda quello che doveva essere il suo esame di ammissione all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, in via Vittoria a Roma, nei primi anni Cinquanta. Quello che gli diede la risposta durante quella venuta fu... un certo Vittorio Gassman.
E, alla fine, non c'è molta differenza tra la sua vita di uomo di teatro e il suo lavoro operoso di narratore. Si tratta di lanciare parole in aria, saperle contare bene, come gli ha insegnato la nonna Elvira. E lì l'importanza della Sicilia è ancora una volta immensa. Perché la Sicilia di Camilleri esiste solo nella sua memoria: cambia la natia Porto Empedocle per quella Vigàta che è come Comala e Macondo, come Vetusta, come la Ferrara di Bassani o la Yoknapatawpha di Faulkner. Un microcosmo del meglio e del peggio, un'isola bellissima e terrificante, una sintesi del carattere dei suoi abitanti dell'isola, sempre sospettosi e sempre orgogliosi.
Vigàta irreale, ma più reale di quasi tutta la Sicilia, con la sua disastrosa stazione di polizia, la sua alfa romeo, i suoi cadaveri sulla spiaggia e quella trattoria dove non si mangia quello che si sceglie dal menù, ma quello che ordina lo stesso Enzo.
Benché gli uomini non siano isole, parafrasando John Donne attraverso l'ultimo libro di Nuccio Ordine, quella soglia tra Camilleri e Montalbano, di quell'autore alla ricerca del suo carattere, è la cosa più vicina al porto di Marsala attraverso il quale una notte entrò in Garibaldi e pose fine ai Gattopardi.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Diario16, 22.10.2022
Camilleri-Montalbano, ‘tour de force’ que trasciende a la muerte
El escritor siciliano interviene directamente en primera persona en ‘Riccardino’, la última entrega del comisario Montalbano, para enmendar la plana al protagonista de la exitosa saga policiaca

En un duelo de titanes irrepetible e inigualable, autor y protagonista se citan en la póstuma Riccardino (Salamandra), la extraordinaria última entrega de la saga policiaca del comisario Salvo Montalbano, del escritor siciliano Andrea Camilleri, fallecido en Roma en 2019. La novela fue escrita en 2005, casi tres lustros antes de la muerte de Camilleri a los 93 años, y se publicó en Italia al año siguiente de su fallecimiento, en 2020. Ahora ha visto la luz en España editada por Salamandra, como prácticamente toda la obra del novelista, cineasta y guionista.
Las historias de Montalbà, como le gusta al autor llamar ‘cariñosamente’ a su criatura presente en 33 libros desde el inicial La forma del agua, trascienden los lugares comunes de la novela negra más tradicional para representar el fresco de toda una sociedad, la siciliana de las últimas décadas, tan peculiar como sorprendentemente anclada en un déjà vu perpetuo. Y Camilleri ha sabido exprimir hasta el tuétano toda la savia que su tierra natal atesora en sus gentes, sus calles, sus instituciones… Sus personajes trascienden el género del noir para convertirse en carne y anteponerse como dignos ejemplos de un estudio sociológico en toda su dimensión.
Sus personajes trascienden el género del noir para convertirse en carne y anteponerse como dignos ejemplos de un estudio sociológico en toda su dimensión
Las luchas de poder, la corrupción, los intereses espurios entre instituciones supuestamente públicas y loables, la mafia… En las tramas del comisario que se asoma cada mañana a diario al Mediterráneo a través del balcón de la imaginaria Marinella o de las calles de Vigàta, el trasunto del Porto Empedocle natal de Camilleri en Sicilia, podemos apreciar que la vida diaria siempre tiene algo oscuro que ocultar. Y para ello está ahí este comisario literario que el propio Camilleri enfrenta, entre maliciosamente y de forma bromista, al actor Luca Zingaretti, que lo representa en televisión y lo hizo mundialmente famoso a través de la serie de la RAI italiana. En esta novela póstuma, el novelista siciliano juega a tres bandas de manera admirable en un tour de force donde Autor y los Montalbano de la novela y el televisivo cruzan pareceres sobre el mismo proceso de la investigación del caso que los ocupa en esta entrañable y loable Riccardino.
Desde que en 1994 Camilleri comenzó la saga Montalbano, la relación autor-protagonista siempre tuvo sus más y sus menos dentro de una cariñosa entente cordial, ahora expuestos magistralmente en un guiño novelesco de primera, donde uno y otro intercambian teorías sobre cómo encaminar la investigación policial para la resolución del que será el último caso de Montalbano.
Además de los 33 libros de la saga policiaca, Camilleri también publicó numerosas novelas de tema histórico, y otras obras de carácter más personal como la entrañable Háblame de ti. Carta a Matilda, donde utiliza el género epistolar para dirigirse a su bisnieta Matilda y repasar su larga vida y los hechos históricos más destacados que le tocó vivir.
La obra de Camilleri ha sido traducida a 36 idiomas y suma más de 30 millones de ejemplares vendidos, situándose en el podio de los escritores más leídos de Europa. En 2014 fue galardonado con el IX Premio Pepe Carvalho.
Natalio Blanco

Camilleri-Montalbano, 'tour de force' che trascende la morte
Lo scrittore siciliano interviene direttamente in prima persona in 'Riccardino', l'ultima puntata del commissario Montalbano, per emendare la vicenda del protagonista della fortunata saga poliziesca

In un irripetibile e impareggiabile duello di titani, autore e protagonista si incontrano nel postumo Riccardino (Salamandra), l'ultimo straordinario capitolo della saga poliziesca del commissario Salvo Montalbano, dello scrittore siciliano Andrea Camilleri, scomparso a Roma nel 2019. Il romanzo è stato scritto nel 2005, quasi tre decenni prima della morte di Camilleri all'età di 93 anni, ed è stato pubblicato in Italia l'anno dopo la sua morte, nel 2020. Ora ha visto la luce in Spagna a cura di Salamandra, come praticamente tutta l'opera di Camilleri. romanziere, regista e sceneggiatore.
Le storie di Montalbà, come l'autore ama definire 'affettuosamente' la sua creatura presente in 33 libri fin dall'iniziale La forma dell'acqua, trascendono i luoghi comuni del più tradizionale giallo per rappresentare la freschezza di un'intera società, quella siciliana di recente decenni, tanto peculiare quanto sorprendentemente ancorato a un perpetuo déjà vu. E Camilleri ha saputo spremere fino al midollo tutta la linfa che la sua terra natia custodisce nella sua gente, nelle sue strade, nelle sue istituzioni... I suoi personaggi trascendono il genere noir per incarnarsi e distinguersi come degni esempi di studio sociologico in tutte le sue dimensioni. .
I suoi personaggi trascendono il genere noir per incarnarsi e distinguersi come degni esempi di studio sociologico in tutte le sue dimensioni.
Lotte di potere, corruzione, interessi spuri tra istituzioni presumibilmente pubbliche e lodevoli, la mafia... Nelle trame del commissario che ogni mattina si affaccia sul Mediterraneo attraverso il balcone dell'immaginaria Marinella o per le strade di Vigàta, la trascrizione dell'opera di Camilleri nativo di Porto Empedocle in Sicilia, possiamo apprezzare che la vita quotidiana ha sempre qualcosa di oscuro da nascondere. E per questo c'è questo commissario letterario che lo stesso Camilleri affronta, tra malizia e scherzosamente, l'attore Luca Zingaretti, che lo rappresenta in televisione e lo ha reso famoso nel mondo attraverso la serie RAI. In questo romanzo postumo, il romanziere siciliano recita mirabilmente a tre in un tour de force in cui l'Autore e i Montalbano del romanzo e la televisione si scambiano opinioni sul processo stesso di indagine sul caso che li occupa in questo simpatico e lodevole Riccardino.
Da quando Camilleri iniziò la saga di Montalbano nel 1994, il rapporto autore-protagonista ha sempre avuto i suoi pregi e difetti all'interno di un'intesa amorosa e cordiale, ora magistralmente esposta in un ammiccamento romanzesco di prim'ordine, dove l'uno e l'altro si scambiano teorie su come dirigere il polizia investigativa per la risoluzione di quello che sarà l'ultimo caso di Montalbano.
Camilleri ha pubblicato, oltre ai 33 libri della saga poliziesca, anche numerosi romanzi su temi storici, e altre opere di carattere più personale come l'accattivante Raccontami di te. Lettera a Matilda, dove usa il genere epistolare per rivolgersi alla pronipote Matilde e ripercorrere la sua lunga vita e gli eventi storici più importanti che ha vissuto.
L'opera di Camilleri è stata tradotta in 36 lingue e ha venduto più di 30 milioni di copie, ponendolo sul podio degli scrittori più letti d'Europa. Nel 2014 è stato insignito del IX Premio Pepe Carvalho.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Controluce, 23.10.2022
Il commissario Montalbano riapre la stagione teatrale a Rocca di Papa

Il tempo è volato questa sera 23 ottobre al Teatro Civico di Rocca di Papa con Massimo Venturiello che ha recitato un monologo ispirato a un episodio del celebre commissario vigatese, creato dalla fantasia dell’indimenticabile Andrea Camilleri: “La prima indagine di Montalbano”.
Un personaggio, il commissario, che ha catturato la nostra immaginazione e i nostri pensieri, del quale conosciamo a menadito riflessioni e gestualità, il modo di fare, l’ amore per il mare e le sue passiate a ripa dopo un pranzo a base di pesce freschissimo, il suo anticonformismo verso il burocratese e, soprattutto, la sua intelligente umanità…
Lo sentiamo persona familiare dopo averlo seguito a lungo non solo in Tv, ma anche nelle tante storie pubblicate dalla Casa Editrice Sellerio, con quel suo dialetto che sempre più è entrato nel nostro cuore…
Scarno il palcoscenico: solo un leggio e un microfono, una tastiera dietro le quinte con Alessandro Greggia che intervallava pause, riflessioni o reazioni del protagonista vigatese.
Una lettura vivace, scorrevole, piacevole nel tono e nel timbro di voce, con sottolineature musicali fischiettate… Venturiello ha sostituito i cantastorie di una volta, le nonne davanti al focolare, con una naturalezza dialettale comprensibilissima, entrata come seconda lingua dell’anima nei nostri cuori.
Ripercorrere solo con l’ascolto il lontano episodio del celebre Montalbano ha riportato alla memoria personaggi, atteggiamenti, particolari, di una storia vissuta da lettrice, alimentando lo stupore per la diversa fruizione che lascia spazio a fantasia e immaginazione.
Soddisfatto il pubblico che ha a lungo applaudito l’attore, sottolineando il proprio apprezzamento.
Che dire? Proprio un bell’inizio di questa stagione teatrale! Facciamolo vivere e crescere sempre di più…
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La Voz de Galicia, 24.10.2022
Opinión
Camilleri e Montalbano

Os autores que logran crear un personaxe que se fai famoso acaban odiándoo e tentan desfacerse del : Conan Doyle fíxoo con Sherlock Holmes, Ágata Christie con Hércules Poirot e Camilleri con Montalbano. No 2005, aos 80 anos, Camilleri escribiu Ricardino, que sería a súa última novela sobre o seu personaxe; revisouna no 2016 e publicouse tras a súa morte. Nela, Camilleri aparece como un autor que dialoga e discute co comisario Montalbano, que critica ao seu personaxe televisivo e tamén ao autor por escribir os casos en que el, o verdadeiro Montalbano, intervén. Os dous acúsanse de interferir nas accións do outro. O autor reivindica os seus dereitos de creador, e o personaxe o seu dereito para actuar segundo os seus criterios, e acusa ao autor de falsear a súa imaxe e de ser un escritor mediático. O autor négao; a súa fama, di, procede do «boca a boca», e xustifica os defectos do relato que está a escribir por estar «canso», situación que comparte o personaxe, quen, facendo uso da súa liberdade, decide desaparecer por vontade propia. Camilleri seguiu escribindo ata a súa morte, e no seu O método Catalanotti, de 2018, Montalbano segue vivo e rompe dun modo covarde e cruel a súa relación con Livia, que foi durante máis de 20 anos o seu referente sentimental. Livia coincide coa muller a quen Camilleri chamaba «la mia Rosetta», coa que viviu casado durante 60 anos, que o acompañou ata a súa morte e de quen dicía que llo debía todo.
No último fotograma de O método Catalanotti vese a Montalbano abrazando ao seu novo amor —unha moza á que lle gusta vivir soa—. El di: «E agora?» Ela responde: «Agora estamos aquí». Pola contra, na novela Riccardino, Livia é a parella eterna do comisario. Que Montalbano perdurará?
Marina Mayoral

Camilleri e Montalbano

Gli autori che riescono a creare un personaggio che diventa famoso finiscono per odiarlo e cercano di sbarazzarsene: Conan Doyle lo ha fatto con Sherlock Holmes, Ágata Christie con Hércules Poirot e Camilleri con Montalbano. Nel 2005, all'età di 80 anni, Camilleri scrive Ricadino, che sarà il suo ultimo romanzo sul suo personaggio; lo ha rivisto nel 2016 ed è stato pubblicato postumo. In esso Camilleri appare come un autore che dialoga e polemizza con il commissario Montalbano, che ne critica il personaggio televisivo e anche l'autore per aver scritto i casi in cui interviene lui, il vero Montalbano. Entrambi sono accusati di interferire nelle reciproche azioni. L'autore rivendica i suoi diritti di creatore, e il personaggio il diritto di agire secondo i suoi criteri, e accusa l'autore di falsificare la sua immagine e di essere uno scrittore di media. L'autore lo nega; la sua fama, dice, viene dal "passaparola", e giustifica i difetti della storia che sta scrivendo con l'essere "stanco", situazione condivisa dal personaggio, che, sfruttando la sua libertà, decide di scomparire da solo libero arbitrio. Camilleri ha continuato a scrivere fino alla morte, e nel suo Il metodo Catalanotti, del 2018, Montalbano è ancora vivo e in modo vile e crudele rompe la sua relazione con Livia, che è stata il suo riferimento emotivo per più di 20 anni. Livia è d'accordo con la donna che Camilleri chiamava "la mia Rosetta", con la quale visse sposato per 60 anni, che lo accompagnò fino alla morte e alla quale disse di dovere tutto.
Nell'ultimo fotogramma de Il metodo Catalanotti, Montalbano abbraccia il suo nuovo amore: una ragazza a cui piace vivere da sola. Dice: "E adesso?" Lei risponde: "Ora ci siamo". Al contrario, nel romanzo Riccardino, Livia è l'eterna compagna del commissario. Che Montalbano durerà?
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

La Stampa, 24.10.2022
Cose di Tele
Perché Montalbano stravince su tutti? "Il Collegio" porta a cambiare canale idem "Emigratis" con Pio e Amedeo

L'idea alla base de "Il Collegio", ripetuta di stagione in stagione su Rai 2, porta al cambio di canale immediato. E il telespettatore fugge anche da "Emigratis" con Pio e Amedeo su Canale 5. La fiction di Rai 1 "Vincenzo Malinconico, avvocato d'insuccesso" è fatta bene ed è nuova.
Alessandra Comazzi
 
 

Culture Book, 25.10.2022
Andrea Camilleri και Πέτρος Μάρκαρης

Ο Andrea Camilleri είναι ένας από τους πλέον αντιπροσωπευτικούς συγγραφείς του αστυνομικού είδους στη λογοτεχνική σκηνή της Ιταλίας, δημιουργός του giallo camilleriano, του νέου και πρωτότυπου αφηγηματικού μοντέλου, του οποίου άξονες είναι το έγκλημα, η πνευματική και ηθική διαφθορά, η γευσιγνωσία, ο μύθος και το γυναικείο στοιχείο.
To έργο του Camilleri ανήκει στο επονομαζόμενο «νουάρ», μια σύζευξη του Hardboiled με το μεσογειακό αστυνομικό είδος. Η διαφορά έγκειται στο ότι οι περιγραφές ξεφεύγουν από την έντονη βία και στρέφονται σταδιακά προς το περισσότερο κοινωνικό είδος με τόπο εκτύλιξης τον σικελικό χώρο. Εξετάζει το έγκλημα με μια διαφορετική μέθοδο, μέσα από πολλούς και διαφορετικούς παράγοντες, όπως η παράδοση, η κουλτούρα του σικελικού λαού, η γλώσσα, η διάλεκτος, τα ήθη και η νοοτροπία του. Ένας ντετέκτιβ πάντοτε αναλαμβάνει να εξιχνιάσει το μυστήριο της δολοφονίας ή τις συνθήκες υπό τις οποίες πιθανόν αναπτύχθηκε το Οργανωμένο έγκλημα.
Συγκεκριμένα, τα βασικά δομικά χαρακτηριστικά, που συνθέτουν το πλαίσιο για την αφήγηση του Σικελού συγγραφέα, είναι ο μύθος, η δράση και ο χαρακτήρας του πρωταγωνιστή αστυνόμου-detective και η σκηνογραφία-σκηνοθεσία του χώρου, του χρόνου και του τόπου, όπου εξελίσσεται η αφήγηση.
Το έργο εντάσσεται σε ένα ορισμένο πλαίσιο: το αφηγηματικό και θεματικό παιχνίδι του Andrea Camilleri με την πόλη Vigata και το γυναικείο στοιχείο. Τα θύματα στο μεγαλύτερο μέρος τους είναι γυναίκες νεαρής ηλικίας, συγκεκριμένα οι γυναίκες ελαφρών ηθών, που αποτελούν προφανώς πιο εύκολο στόχο και γίνονται θύματα μιας βίαιης και απάνθρωπης κοινωνίας. Συχνά, ο αστυνόμος, για να επιλύσει το αίνιγμα, ανατρέχει στην αρχαία τραγωδία ή ακόμη και στη Βίβλο, επικαλούμενος πάντοτε τον μύθο με οποιονδήποτε τρόπο, πράγμα που υποδηλώνει ότι πράγματι ο μύθος και τα στάδιά του έχουν εφαρμογή ακόμη και στο έγκλημα.
Το πιο σπουδαίο στοιχείο που ανακαλύπτει ο αναγνώστης στη γραφή του Camilleri είναι το στοιχείο της δημιουργίας και αυτό το εντοπίζει σε πολλά και διαφορετικά σημεία. Εξετάζοντας θεματικώς το έργο, παρατηρεί κανείς ότι η κουζίνα και η γραφή αποκτούν τη δική τους γλώσσα. Η Stefania Campo γράφει στο έργο της ότι τα μυθιστορήματα του Camilleri έχουν απλή γραφή και η γλώσσα τους μπορεί να συγκριθεί με ένα καλό γεύμα, μαγειρεμένο με τον παλιό παραδοσιακό τρόπο. 
Τα εγκλήματα πάθους και η Μαφία αποκτούν μυρωδιά και ανακατεύονται με τη φαντασία. Η γυναικεία γοητεία και ομορφιά, το οργανωμένο έγκλημα και ο τρόπος εξάπλωσής τους στην κοινωνία της Σικελίας αποτελούν δομικά στοιχεία του έργου του Camilleri. Το στοιχείο της ομορφιάς αλλά και της ασχήμιας, η μετατροπή του αμιγώς αστυνομικού είδους σε ένα νέο πρωτότυπο αφηγηματικό είδος που συνδέεται με την πραγματική διάσταση του εγκλήματος, η σχέση του μύθου με την απεικόνιση του πραγματικού στοιχείου και, τέλος, η σχέση και η ανάμειξη του κλήρου και του νόμου με τον κόσμο του οργανωμένου εγκλήματος εντυπωσιάζουν.
Όπως και ο George Simenon, ο Andrea Camilleri στρέφει το ενδιαφέρον του στην ψυχοσύνθεση του ατόμου και συγκεκριμένα του δράστη, αναζητώντας τα βαθύτερα αίτια που κρύβονται πίσω από την παράνομη πράξη του, τη δολοφονία ή τον φόνο, ώστε να οδηγηθεί στη λύση του αινίγματος.
Σημαντικός είναι ο ρόλος του detective στα έργα του συγγραφέα. Κυρίαρχη είναι η μορφή του Montalbano, ενός γήινου και ταυτόχρονα αντισυμβατικού χαρακτήρα, που πάντα δικαιώνεται. Τα ηθικά χαρακτηριστικά του αστυνόμου ταιριάζουν απόλυτα με τη δίκαιη φιγούρα που προσωποποιεί και ενσαρκώνει στα έργα του ο Camilleri. Στη μορφή του Montalbano βασίστηκαν οι Έλληνες μυθιστοριογράφοι και κυρίως ο Πέτρος Μάρκαρης, ο οποίος θεωρείται ένας από τους κυριότερους εκπροσώπους αλλά και εκφραστές της μεσογειακής αστυνομικής μυθιστορίας ή του επονομαζόμενου κοινωνικού μυθιστορήματος με αστυνομική πλοκή.
Ο Πέτρος Μάρκαρης κατασκευάζει έναν ήρωα αστυνομικό, που ανταποκρίνεται στον σκοπό και τις ανάγκες της αφήγησης, προσαρμόζοντάς τον στο σήμερα και στις ανάγκες του. Η σύγκριση ως προς τη θεματική της γευσιγνωσίας είναι επιτυχής, γιατί πράγματι ο Σικελός συγγραφέας ακολουθεί την τεχνική γραφής του Ισπανού εκπροσώπου της αστυνομικής μυθιστορίας. Όμως, εμβαθύνοντας στον ήρωα, παρατηρεί κανείς αρκετές διαφορές. Ο αστυνόμος Montalbano δεν μαγειρεύει ο ίδιος, ούτε και η αρραβωνιαστικιά του έχει ικανότητες στη μαγειρική. Κανείς δεν μπορεί να αρνηθεί πως είναι γευσιγνώστης, πως έχει την κουλτούρα του εκλεπτυσμένου και μορφωμένου, γοητευτικού εργένη Σικελού, όμως όπως άλλωστε και ο αστυνόμος Χαρίτος, ο πρωταγωνιστής αστυνόμος του Μάρκαρη δεν μαγειρεύει ο ίδιος.
Η Stefania Campo αναφέρει ότι σε αντίθεση με τους άλλους αστυνομικούς ερευνητές, που είναι λάτρεις του φαγητού και της τοπικής κουζίνας, πιθανόν ο ήρωας του Σικελού συγγραφέα να συνδέει το φαγητό με τις αναμνήσεις της παιδικής του ηλικίας και τις μνήμες του αθώου παρελθόντος, το οποίο είναι σαν να ανακαλεί μέσα από τη διαδικασία της απόλαυσης αυτής μνήμες και γεγονότα. Αυτή είναι η νέα παράμετρος που εισάγει ο συγγραφέας στην αστυνομική μυθιστορία, η ίδια που θα εμπνεύσει και θα αποτελέσει τη βάση για την περαιτέρω εξέλιξη και μελέτη της αστυνομικής μυθιστορίας στον ελληνικό χώρο.
Το γυναικείο στοιχείο, όπως περιγράφεται από τον Σικελό συγγραφέα, δημιουργεί μια αίσθηση ασφάλειας στον πρωταγωνιστή Montalbano. Η μαγείρισσά του τού ετοιμάζει τα αγαπημένα του φαγητά, του τονώνει το ηθικό και τον αποφορτίζει με την ευχαρίστηση που του προσφέρει, λειτουργεί σαν ένα καταφύγιο. Δεν είναι τυχαία αυτή η σχέση, που αναπτύσσεται ανάμεσα στη μαγείρισσα και τον αστυνόμο, και δεν είναι τυχαία η επιλογή του συγγραφέα να παρουσιάσει τον αστυνόμο σαν έναν μοναχικό χαρακτήρα, που περιστοιχίζεται από γυναίκες όλων των ηλικιών. Πιθανή αιτία είναι η αδυναμία του συγγραφέα για τη γυναικεία ομορφιά και δυναμική.
Οι αναφορές στην παραδοσιακή ελληνική κουζίνα είναι εύλογες από πλευράς αφήγησης στον Μάρκαρη. Το φαγητό παρεμβάλλεται ανά τακτά χρονικά διαστήματα ή στα διαλείμματα που κάνει ο αστυνόμος Χαρίτος, χρησιμοποιείται δε ως πηγή ενέργειας, έμπνευσης, σαν μια διέξοδος, σαν μια άλλη γλώσσα που εκφραζόταν μέσα από τη γεύση. Όπως και ο Montalbano, έτσι και ο Χαρίτος δεν ασχολείται με την προετοιμασία του φαγητού, αλλά η σύζυγός του Ανδριανή.
Το φαγητό αποτελεί ένα εθιμοτυπικό τελετουργικό, που ο αστυνόμος σέβεται απόλυτα. Η παραδοσιακή ελληνική μικροαστική οικογένεια μαζεύεται στο τραπέζι τη μεσημεριανή ώρα και γευματίζει ενωμένη, συζητώντας για τα ζητήματα που την απασχολούν. Επομένως, ο αστυνόμος Χαρίτος και η οικογένειά του ανταποκρίνονται πλήρως στα πρότυπα και στις ανάγκες της μικροαστικής ελληνικής οικογένειας, ακολουθώντας πιστά το παράδειγμα του Andrea Camilleri.
Ως προς τους δύο συγγραφείς παρατηρείται διαφορά σε σχέση με το γυναικείο φύλο, καθώς ο μεν Camilleri προβάλλει τη γυναίκα ως θύμα εγκληματικών πράξεων, ενώ ο Μάρκαρης την παρουσιάζει ως θύμα, αλλά παράλληλα και ως ηθικό αυτουργό εγκληματικών ενεργειών.
Στα έργα του Μάρκαρη πρωταγωνιστεί το έγκλημα στη χαοτική Αθήνα: από τη μια εικόνες πλούτου και αίγλης και από την άλλη φτωχικές συνοικίες. Μια πόλη γεμάτη αντιθέσεις, που φαίνονται και σκιαγραφούνται στην καθημερινή ζωή. Αντίθετα, στα έργα του Camilleri, προβάλλεται η ομορφιά του τοπίου και εξιδανικεύεται η φανταστική πόλη Vigata.
Ο Μάρκαρης, με τον αστυνόμο Χαρίτο, ακολουθεί τα πρότυπα του κλασικού ευρωπαϊκού μυθιστορήματος, στηριζόμενος στον ντετέκτιβ Montalbano, πρωταγωνιστή των έργων του Camilleri, ενώ διαφέρει από πλευράς μορφής και περιεχομένου από το αγγλοσαξονικό μυθιστόρημα. Ο Πέτρος Μάρκαρης, όπως και ο Andrea Camilleri, επικεντρώνονται στην ψυχοσύνθεση του ατόμου, εμβαθύνοντας στις συνθήκες που οδηγούν στην αφαίρεση μιας ανθρώπινης ζωής.
Η νοσταλγία για το ένδοξο παρελθόν και η αγάπη για την πατρίδα αποτελούν κοινό χαρακτηριστικό γνώρισμα των δύο μυθιστοριογράφων του αστυνομικού είδους. Ο Camilleri εξυμνεί τη Σικελία, ενώ ο Μάρκαρης εξυψώνει με τον δικό του ξεχωριστό τρόπο τις ομορφιές της Αθήνας και της ελληνικής γης.
Βασιλικής – Αλεξάνδρας Σκρεμμύδα

Andrea Camilleri e Petros Markaris

Andrea Camilleri è uno degli scrittori più rappresentativi del genere poliziesco nel panorama letterario italiano, ideatore del giallo camilleriano, il nuovo e originale modello narrativo, i cui assi sono il crimine, la corruzione intellettuale e morale, la conoscenza, il mito e l'elemento femminile.
Il lavoro di Camilleri appartiene al cosiddetto "noir", una combinazione di Hardboiled con il genere poliziesco mediterraneo. La differenza sta nel fatto che le descrizioni sfuggono all'intensa violenza e virano progressivamente verso il tipo più sociale con luogo di dispiegamento nell'area siciliana. Esamina il crimine con un metodo diverso, attraverso molti fattori diversi, come la tradizione, la cultura del popolo siciliano, la sua lingua, il dialetto, i costumi e la mentalità. Un detective ha sempre il compito di risolvere il mistero dell'omicidio o le circostanze in cui potrebbe essersi sviluppato il crimine organizzato.
In particolare, gli elementi strutturali di base, che costituiscono la cornice narrativa dell'autore siciliano, sono il mito, l'azione e il carattere del protagonista poliziotto-investigatore e la scenografia-regia dello spazio, del tempo e del luogo, dove la narrazione si sviluppa.
L'opera si inserisce in un certo contesto: il gioco narrativo e tematico di Andrea Camilleri con la città di Vigata e l'elemento femminile. Le vittime per la maggior parte sono giovani donne, in particolare donne di moralità leggera, che sono ovviamente un bersaglio più facile e diventano vittime di una società violenta e disumana. Spesso il poliziotto, per risolvere l'enigma, ripercorre l'antica tragedia o addirittura la Bibbia, invocando sempre in qualche modo il mito, il che suggerisce che effettivamente il mito e le sue fasi sono applicabili anche al crimine.
L'elemento più importante che il lettore scopre nella scrittura di Camilleri è l'elemento della creazione, e lo trova in molti luoghi diversi. Esaminando tematicamente il lavoro, si nota che la cucina e la scrittura acquisiscono un proprio linguaggio. Stefania Campo scrive nel suo lavoro che i romanzi di Camilleri hanno una scrittura semplice e il loro linguaggio può essere paragonato a un buon pasto, cucinato alla vecchia maniera.
Delitti passionali e mafiosi prendono odore e si mescolano alla fantasia. Il fascino e la bellezza femminile, la criminalità organizzata e il modo in cui si diffonde nella società siciliana sono gli elementi costitutivi del lavoro di Camilleri. L'elemento del bello oltre che del brutto, la trasformazione del genere puramente poliziesco in un nuovo genere narrativo originale legato alla dimensione reale del crimine, il rapporto del mito con la rappresentazione dell'elemento reale e, infine, il rapporto e la mescolanza del clero e il diritto con il mondo della criminalità organizzata sono impressionanti.
Come George Simenon, Andrea Camilleri rivolge il suo interesse alla psiche dell'individuo e in particolare dell'autore, cercando le ragioni più profonde dietro il suo atto illegale, omicidio o omicidio, al fine di portare alla soluzione dell'enigma.
Il detective svolge un ruolo importante nelle opere dell'autore. Dominante è la forma di Montalbano, personaggio terroso e allo stesso tempo anticonvenzionale, che si vendica sempre. Le caratteristiche morali del poliziotto corrispondono perfettamente alla figura retta che Camilleri personifica e incarna nelle sue opere. Sulla forma di Montalbano erano basati i romanzieri greci e soprattutto Petros Markaris, considerato uno dei principali rappresentanti ed esponenti del giallo mediterraneo o del cosiddetto romanzo sociale con trama criminale.
Petros Markaris costruisce un poliziotto eroe, che risponde allo scopo e ai bisogni della narrazione, adattandolo all'oggi e ai suoi bisogni. Il confronto sul tema della degustazione è riuscito, perché infatti l'autore siciliano segue la tecnica di scrittura del rappresentante spagnolo del giallo. Ma, scavando più a fondo nell'eroe, si notano diverse differenze. L'agente Montalbano non cucina da solo, e nemmeno la sua fidanzata ha abilità culinarie. Nessuno può negare che sia un intenditore, che abbia la cultura di uno scapolo siciliano raffinato e colto, affascinante, ma proprio come il poliziotto Charitos, il poliziotto protagonista di Markaris non cucina da solo.
Stefania Campo riferisce che, a differenza degli altri investigatori della polizia, amanti del cibo e della cucina locale, l'eroe dell'autore siciliano probabilmente associa il cibo ai ricordi della sua infanzia e ai ricordi del passato innocente, che è come rievocare attraverso il processo di questo godimento ricordi ed eventi. Questo è il nuovo parametro che l'autore introduce nel romanzo poliziesco, lo stesso che ispirerà e costituirà la base per l'ulteriore sviluppo e studio del romanzo poliziesco nell'area greca.
L'elemento femminile, come descritto dall'autore siciliano, crea un senso di sicurezza nel protagonista Montalbano. Il suo cuoco prepara i suoi pasti preferiti, solleva il suo morale e lo solleva con il piacere che lei gli offre, funge da rifugio. Non è un caso che questo rapporto si sviluppi tra il cuoco e il poliziotto, e non a caso l'autore ha scelto di presentare il poliziotto come un personaggio solitario, circondato da donne di tutte le età. Una possibile causa è la debolezza dell'autore per la bellezza e il potere femminile.
I riferimenti alla cucina tradizionale greca sono narrativamente plausibili in Markaris. Il cibo viene inserito a intervalli regolari o durante le pause che fa il poliziotto Charitos, e viene utilizzato come fonte di energia, ispirazione, come sfogo, come un altro linguaggio espresso attraverso il gusto. Come Montalbano, Charitos non si occupa della preparazione del cibo, ma sua moglie Andriani sì.
Mangiare è un rito formale, che il poliziotto rispetta pienamente. La tradizionale famiglia greca di provincia si riunisce a tavola all'ora di pranzo e mangia insieme, discutendo delle questioni che la riguardano. Pertanto, il poliziotto Charitos e la sua famiglia soddisfano pienamente gli standard e le esigenze della famiglia greca del piccolo paese, seguendo fedelmente l'esempio di Andrea Camilleri.
Per quanto riguarda le due autrici, c'è una differenza in relazione al genere femminile, in quanto Camilleri presenta la donna come vittima di atti criminosi, mentre Markaris la presenta come una vittima, ma allo stesso tempo come esecutrice morale di atti criminosi.
Nelle opere di Markaris il crimine nella caotica Atene è protagonista: da un lato immagini di ricchezza e glamour e dall'altro quartieri poveri. Una città ricca di contrasti, che si possono vedere e delineare nella vita di tutti i giorni. Al contrario, le opere di Camilleri evidenziano la bellezza del paesaggio e idealizzano la città immaginaria di Vigata.
Markaris, con il poliziotto Charitos, segue gli standard del romanzo classico europeo, basato sul detective Montalbano, protagonista delle opere di Camilleri, mentre si discosta per forma e contenuto dal romanzo anglosassone. Petros Markaris, come Andrea Camilleri, si concentra sulla psiche dell'individuo, approfondendo le condizioni che portano alla presa di una vita umana.
La nostalgia per il glorioso passato e l'amore per la patria sono una caratteristica comune dei due romanzieri polizieschi. Camilleri glorifica la Sicilia, mentre Markaris esalta a suo modo le bellezze di Atene e della terra greca.
Vasiliki - Alexandra Skremmidas
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Libero Magazine, 26.10.2022
Montalbano - Il senso del tatto: tutte le anticipazioni
Mercoledì 26 ottobre, in prima serata su Rai1, torna l’immancabile appuntamento con le repliche del commissario più amato della TV, la fortunata fiction con Luca Zingaretti tratta dai romanzi di Andrea Camilleri.

Mercoledì 26 ottobre, in prima serata su Rai1, torna l’immancabile appuntamento con le repliche de Il commissario Montalbano, la fortunata fiction con Luca Zingaretti tratta dai romanzi di Andrea Camilleri, che ancora fa il pieno di ascolti.
La serata parte con l’episodio dal titolo Il senso del tatto, uno dei primi che fu mandato in onda dalla rete ammiraglia, venti anni fa, nell’autunno del 2002., e nonostante il passare del tempo, questa serie è una delle più amate e seguite dal pubblico, sempre in cima ai dati auditel che nella scorsa puntata hanno raggiunto il 18,8 % di share.
Il commissario Montalbano – Il senso del tatto: la trama
Enea Silvio Piccolomini, soprannominato Nenè, viene trovato morto nella casa dove viveva con il suo cane Orlando. L’uomo, cieco a causa di un incidente sul lavoro, sembra vittima di un infortunio domestico, ma l’autopsia rivela invece che è morto a causa di un sonnifero.
Gli unici parenti di Nenè sono la sorella Gnazia e suo marito Silvestro, gestori di un albergo sull’isola di Levanza. Il commissario Montalbano, però, non crede che si sia trattato di un incidente e convince Livia, con la scusa di una vacanza, ad andare a Levanza.
Qui scopre che l’uomo di recava sull’isola ogni week end e aveva fatto amicizia con un pescatore, Totò Recca. Durante le indagini, tutto si complica con due nuovi omicidi.
Il cast
La regia è affidata alle mani di Alberto Sironi, mentre nel cast, al fianco di Luca Zingaretti troviamo: Katharina Bohm, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Davide Lo Verde, Marco Cavallaro, Roberto Nobile, Carmela Gentile, Giovanni Guardiano, Marcello Perracchio, Andrea Tidona, Lucia Sardo, Vincenzo Albanese, Domenico Gennaro e Beppe Mascellino.
 
 

TvZoom, 27.10.2022
Ascolti Tv Analisi 26 ottobre: Zingaretti rovina la festa di Renato Zero. La Champions su Sky con un grande Napoli al 4,2%
Con la replica di Il senso del tatto in onda su Rai1, Montalbano convoca i soliti fedeli della saga di Vigata e raggiunge il 18,8% di share. Alla prima puntata delle due serate evento, non sfonda lo show al Circo Massimo per i settant’anni di Renato Zero. Stabile “Chi l’ha visto?”, i film di Italia 1 e Rai2 e gli approfondimenti di Rete4 e La7 sono insidiati dalla Champions su Sky

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Luca Zingaretti contro lo show commemorativo ma non troppo di Renato Zero, nella serata tv del 26 ottobre, ancora contraddistinta dalla presenza della Champions League e del Napoli su Sky e Infinity (ma con l’Inter al pomeriggio su Amazon Prime). Era datata 2002 la versione restaurata di un altro capitolo attraente della saga de Il Commissario Montalbano – Il senso del tatto – in onda ovviamente su Rai1, con Andrea Tidona (vecchio componente della squadra di Salvo nei primi episodi e ‘padre’ di Peppino Mazzotta/Giuseppe Fazio nella storia) negli insoliti panni del colpevole.
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Ascolti in prima serata: Vince facile la replica di “Montalbano”, mentre Renato Zero riesce a tenere distante la Sciarelli. Il calcio della Champions League su Sky disturba film e approfondimenti
Sull’ammiraglia pubblica il nuovo passaggio di Il senso del tatto, capitolo del 2001 della saga de Il Commissario Montalbano, con Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Angelo Russo e Peppino Mazzotta nel cast, ha ottenuto ben 3,328 milioni di spettatori con il 18,8%, mantenendo tutti i propri affezionati cultori. Sette giorni prima Tocco d’artista aveva avuto 3,449 milioni di spettatori con il 18,8%, prima ancora Gita a Tindari aveva conseguito 3,022 milioni di spettatori con il 18,2% di share. Inoltre con Il Cane di terracotta il personaggio di Andrea Camilleri aveva avuto 3,037 milioni di spettatori con il 16,8%, 3,130 milioni di spettatori con il 18,28% per La forma dell’acqua, mentre La voce del Violino aveva ottenuto 3,213 milioni circa di spettatori e il 19,9%.
[...]
Emanuele Bruno
 
 

ABC, 28.10.2022
Postdata
Montalbano cervantino
La huella de Cervantes está muy presente en la última novela de Andrea Camilleri

Los narradores que alcanzan gran éxito con un personaje suelen tener con él una relación ambigua: lo quieren, le deben mucho, pero se cansan de que les identifiquen con él; quieren demostrar que también escriben otro tipo de obras. Han de resolver cuándo y cómo concluirán su historia. La última novela de Poirot, publicada póstuma, la escribió Agatha Christie treinta y cinco años antes. Aparece ahora en castellano la última novela de la serie del comisario Montalbano, la número 33. La escribió Camilleri cuando cumplió ochenta años, en retocó el lenguaje siciliano diez años después. Siguiendo su mandato, se publicó en italiano en 2020, un año después de su muerte. Esta última novela mantiene los elementos de la serie que la han hecho popularísima en toda Europa: escenario, personajes, intriga, lenguaje, humor… Pero añade una novedad narrativa importante: la clara huella de Cervantes y de Pirandello. Igual que a don Quijote, a este Montalbano lo conocen ya los personajes con los que se relaciona. Igual que le sucede a don Quijote en la Segunda Parte de la obra, a este Montalbano le conocen ya los personajes con los que ahora se relaciona porque han leído sus novelas o le han visto por TV: le comparan con la imagen que se han hecho y le exigen que no se aparte de ella. Además, el propio comisario se compara con el actor que lo encarna, en la serie televisiva. Más de una vez, se nos sugiere que el narrador no es fiable: la gran innovación de Cervantes, según Torrente Ballester. Además, Montalbano recibe llamadas del Autor (así, con mayúscula) y se rebela contra el final que éste quiere imponerle. Es un evidente homenaje a otro siciliano, Pirandello , y sus ‘Seis personajes en busca de autor’. (para los lectores españoles, coincide también con ‘Niebla’, de Unamuno). No sé si estos juegos agradarán al lector de Camilleri. En todo caso, confirman la vigencia de Cervantes, nuestro contemporáneo.
Andrés Amorós

Montalbano cervantino
L'impronta di Cervantes è molto presente nell'ultimo romanzo di Andrea Camilleri

I narratori che ottengono un grande successo con un personaggio hanno solitamente con lui un rapporto ambiguo: lo amano, gli devono molto, ma si stancano di identificarsi con lui; vogliono dimostrare che scrivono anche altri tipi di opere. Devono capire quando e come finiranno la loro storia. L'ultimo romanzo di Poirot, pubblicato postumo, era stato scritto da Agatha Christie trentacinque anni prima. Appare ora in spagnolo l'ultimo romanzo della serie del commissario Montalbano, il numero 33. Lo scrisse Camilleri all'età di ottant'anni, in cui ritoccò la lingua siciliana dieci anni dopo. Dopo il suo incarico, è stato pubblicato in italiano nel 2020, un anno dopo la sua morte. Quest'ultimo romanzo mantiene gli elementi della serie che l'hanno resa estremamente popolare in tutta Europa: ambientazione, personaggi, intrighi, linguaggio, umorismo... Ma aggiunge un'importante novità narrativa: la chiara impronta di Cervantes e Pirandello. Come Don Chisciotte, conoscono questo Montalbano e i personaggi con cui si relaziona. Proprio come accade a Don Chisciotte nella seconda parte dell'opera, questo Montalbano è noto e i personaggi con cui ora è imparentato perché hanno letto i suoi romanzi o l'hanno visto in TV: lo confrontano con l'immagine che si sono fatti e chiedergli di stare con lei. Inoltre, lo stesso commissario viene paragonato all'attore che lo interpreta, nella serie televisiva. Più di una volta, ci viene suggerito che il narratore non è affidabile: la grande innovazione di Cervantes, secondo Torrente Ballester. Montalbano, inoltre, riceve telefonate dall'Autore (quindi con la maiuscola) e si ribella al finale che vuole imporgli. È un ovvio omaggio a un altro siciliano, Pirandello, e ai suoi 'Sei personaggi in cerca d'autore'. (Per i lettori spagnoli coincide anche con 'Niebla', di Unamuno). Non so se questi giochi piaceranno al lettore di Camilleri. In ogni caso confermano la validità di Cervantes, nostro contemporaneo.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Mundo, 28.10.2022
La Lectura
El ranking
Los 25 libros más vendidos de la semana
Este es el ranking de las novelas, libros de no ficción y publicaciones para niños y adolescentes más vendidos

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LIBROS DE FICCIÓN
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6. Riccardino (Comisario Montalbano 33); Andrea Camilleri. Salamandra. 18 €
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Teatro Boni, 29-30.10.2022
La prima indagine di Montalbano

OFFICINA TEATRALE
LA PRIMA INDAGINE DI MONTALBANO
di Andrea Camilleri
con Massimo Venturiello
consulenza musicale e tecnica Alessandro Greggia
L’idea di portare per la prima volta in teatro il commissario più famoso della narrativa contemporanea italiana è nata in seguito allo straordinario successo che hanno ottenuto gli audiolibri, recentemente pubblicati in Rete dalla Storytel, che io stesso ho avuto il privilegio di interpretare. La lingua inventata dal Maestro, carica di musicalità, arriva nella sua interezza a chiunque, la parola diventa immagine ammaliante, la trama inchioda e non consente distrazione alcuna. Ho avvertito pertanto la naturale esigenza di proseguire il percorso iniziato allestendo un Reading teatrale su “La prima indagine di Montalbano”. Qui nascono tutti i personaggi dei successivi numerosi romanzi che hanno conquistato l’interesse di milioni di lettori. Nasce soprattutto il commissario Montalbano, certamente ancora ignaro del luminoso destino che il genio del grande Camilleri gli stava riservando.
durata 70 minuti
 
 

La Razón, 29.10.2022
Los libros de la semana: de los músicos que escribían sinfonías bajo la batuta de Stalin a la provocación de Despentes
Las novedades editoriales también incluyen “Riccardino”, una novela de despedida de Montalbano que dejó escrita Andrea Camilleri antes de su fallecimiento y lo nuevo de David Hernández de la Fuente sobre la figura del Quijote, «Las máscaras del hidalgo»

Madrid […]
“Riccardino”: Andrea Camilleri se enfrenta con Montalbano
*****
La última aventura del comisario Montalbano la escribió Camilleri en 2005, con la intención de que fuera publicada tras su muerte, ocurrida en 2019. Es evidente de que deseaba acabar con el personaje, pero aplazó su defunción sine díe, pues aún escribió una veintena de títulos más de Montalbano. En esta novela de despedida, Camilleri utiliza el metarrelato: la ficción dentro de la ficción. Por un lado, Montalbano es «consciente» de que tiene un doble de ficción televisivo, interpretado por un actor más guapo y exitoso que él, con quien pugna al modo del «William Wilson» de Poe.
Por otro, el autor se manifiesta como un personaje de ficción para reñirle por su forma desganada de enfocar el caso del asesinato de Riccardino y proponerle resoluciones alternativas: la angustia de la identidad, el «doppelgänger», y la fantasía del juego entre realidad y ficción. Pirandello, siciliano como Camilleri, es el referente de este redoblarse el autor y los personajes en entes ficticios y del enfrentamiento entre autor y personaje, también planteado por Unamuno en «Niebla» (1914). La solución de este contencioso se resuelve con la «muerte»; mejor aún, su «disolución», como HAL en «2001: Una odisea del espacio» (1968), al ir dejando de teclear el autor real, Camilleri, hasta apagarse su voz, que sólo es escritura. Un logro reseñable de un autor que reivindica sin pedantería su inclusión entre lo mejor de la literatura sin etiquetas.
Lo mejor
La picante intriga costumbrista que el autor introduce en esta trama
Lo peor
Ciertos altibajos que no benefician el desarrollo de la narración que establece el autor
[…]
Lluís Fernández

I libri della settimana: dai musicisti che scrivevano sinfonie sotto la direzione di Stalin alla provocazione di Despentes
Tra le novità editoriali anche “Riccardino”, romanzo d'addio di Montalbano che Andrea Camilleri ha lasciato scritto prima della sua morte e il nuovo David Hernández de la Fuente sulla figura di Don Chisciotte, “Las masks del hidalgo”

“Riccardino”: Andrea Camilleri affronta Montalbano
L'ultima avventura del commissario Montalbano è stata scritta da Camilleri nel 2005, con l'intenzione che fosse pubblicata dopo la sua morte, avvenuta nel 2019. È evidente che voleva porre fine al personaggio, ma ha posticipato la sua morte sine die, poiché scrisse ancora altri venti titoli Montalbano. In questo romanzo d'addio Camilleri usa la metanarrativa: finzione nella finzione. Da un lato, Montalbano è "consapevole" di avere una controfigura televisiva di fantasia, interpretata da un attore più bello e di successo di lui, con il quale lotta alla maniera del "William Wilson" di Poe.
L'autore si manifesta invece come personaggio di fantasia per rimproverarlo per il suo approccio svogliato al caso dell'omicidio Riccardino e proporre soluzioni alternative: l'angoscia dell'identità, il "doppelgänger", e la fantasia del gioco tra realtà e finzione. Pirandello, siciliano come Camilleri, è il referente di questo raddoppio dell'autore e dei personaggi in entità fittizie e del confronto tra autore e personaggio, sollevato anche da Unamuno in «Niebla» (1914). La soluzione di questa controversia si risolve con la "morte"; meglio ancora, la sua "dissoluzione", come HAL in "2001: Odissea nello spazio" (1968), in quanto il vero autore, Camilleri, ha smesso di scrivere finché la sua voce, che è solo una scrittura, si è affievolita. Un traguardo notevole di un autore che senza pedanteria rivendica la sua inclusione tra il meglio della letteratura senza etichette.
Il meglio
L'intrigo piccante da costumista che l'autore introduce in questa trama
Il peggio
Alcuni alti e bassi che non giovano allo sviluppo della narrazione stabilito dall'autore
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Levante – El Mercante Valenciano, 29.10.2022
Dime que me lees
El sabor de la derrota

Hay que ser muy lúcido para asumir con una sonrisa que la vida siempre es un fracaso. Por muy larga y creativa que sea, como lo fue la de Andrea Camilleri (1925-2019), siempre acaba con la muerte. Riccardino es el sorprendente testamento con el que el escritor siciliano, después de treinta novelas, decide liquidar a su gran personaje, el comisario Montalbano. La escribió con ochenta años, catorce antes de morir, por lo que no pudo evitar que, a lo largo de esa prórroga vital, su personaje, siguiendo el modelo pirandelliano, se le impusiera y tuviera que escribir unos cuantos relatos más. Sin embargo, Camilleri se cuidó muy mucho de retrasar la publicación de Riccardino hasta el fin de sus días. Tal como había previsto, éste tenía que ser el último Montalbano, su legado literario. Lo acaba de publicar en castellano Salamandra.
La adaptación televisiva de las novelas protagonizadas por Salvo Montalbano fue, durante décadas, un éxito morrocotudo en Italia. En España, pasó sin pena ni gloria su estreno en La 2. Hasta que, sorpresivamente, en su reposición este año, ha cosechado un éxito sin precedentes en la historia de la cadena. En Riccardino, el Montalbano novelesco se pelea no sólo con el autor, que le importuna por teléfono o por fax, sino que indignado, también se enfrenta a la imagen que la serie televisiva ha creado de él mismo.
Como es bien sabido, Andrea Camilleri bautizó a su comisario como Montalbano, en homenaje a Manuel Vázquez Montalbán, auténtico padre fundador de la novela negra mediterránea. Una onda literaria que va de la Barcelona de Pepe Carvallo, a la Atenas del comisario Jaritos (Petros Markaris), pasando por la Marsella del exinspector Montale (Jean-Claude Izzo) y la Sicilia del propio Montalbano. Cuatro personajes en los que confluye la lucidez de la mirada descreída, la profunda desconfianza del poder, la solidaria benevolencia hacia las clases populares y la pasión por los placeres de la buena mesa.
Camilleri cierra su ciclo dejándonos a un Montalbano que se las tiene que ver con un obispo que lleva en el ADN la memoria de la Santa Inquisición. Un Montalbano que sabe que los curas nunca dicen nada carente de significado. A los que nunca les puedes decir que estás a su disposición porque te joden vivo. Y que, según su naturaleza sacerdotal, piensan como avanzan los cangrejos, de lado. Miembros de una iglesia que desde hace siglos dirige Italia, toleran a la Mafia en connivencia con los políticos católicos, aquí representados por un subsecretario de justicia apellidado Saccomanno, que en italiano significa algo así como un saqueador. Un Montalbano que nota en la boca el regusto amargo de la mantequilla y del pescado podrido, el sabor de la derrota.
Manuel Peris

Dimmi che mi leggi
Il sapore della sconfitta

Devi essere molto lucido per assumere con un sorriso che la vita è sempre un fallimento. Non importa quanto sia lungo e creativo, come lo è stato quello di Andrea Camilleri (1925-2019), finisce sempre con la morte. Riccardino è il sorprendente testamento con cui lo scrittore siciliano, dopo trenta romanzi, decide di liquidare il suo grande personaggio, il commissario Montalbano. Lo scrisse a ottant'anni, quattordici prima di morire, per cui non poté evitare che, in tutto quel prolungamento vitale, il suo carattere, secondo il modello pirandelliano, gli fosse imposto e dovette scrivere qualche racconto in più. Tuttavia Camilleri è stato molto attento a non ritardare la pubblicazione di Riccardino fino alla fine dei suoi giorni. Come aveva previsto, questo doveva essere l'ultimo Montalbano, la sua eredità letteraria. Salamandra l'ha appena pubblicato in spagnolo.
L'adattamento televisivo dei romanzi con protagonista Salvo Montalbano è stato, per decenni, un morrocotudo successo in Italia. In Spagna, la sua prima su La 2 è passata inosservata fino a quando, sorprendentemente, nel suo revival di quest'anno, ha ottenuto un successo senza precedenti nella storia della catena. In Riccardino, il romanziere Montalbano litiga non solo con l'autore, che lo infastidisce per telefono o fax, ma si confronta indignato anche con l'immagine che la serie televisiva ha creato di se stesso.
Com'è noto, Andrea Camilleri battezzò il suo commissario Montalbano, in omaggio a Manuel Vázquez Montalbán, il vero padre fondatore del romanzo noir mediterraneo. Un'onda letteraria che va dalla Barcellona di Pepe Carvallo, all'Atene del commissario Jaritos (Petros Markaris), passando per la Marsiglia dell'ex commissario Montale (Jean-Claude Izzo) e la Sicilia dello stesso Montalbano. Quattro personaggi in cui converge la lucidità dello sguardo incredulo, la profonda sfiducia nel potere, la benevolenza solidale verso le classi popolari e la passione per i piaceri della buona tavola.
Camilleri chiude il suo ciclo lasciandoci con un Montalbano che ha a che fare con un vescovo che porta nel DNA il ricordo della Santa Inquisizione. Un Montalbano che sa che i preti non dicono mai nulla di insignificante. A quelli non puoi mai dire che sei a loro disposizione perché ti fottono vivo. E che, secondo la loro natura sacerdotale, pensano come avanzano i granchi, di lato. I membri di una chiesa che ha governato l'Italia per secoli, tollerano la mafia in collusione con i politici cattolici, qui rappresentati da un vicesegretario alla giustizia di nome Saccomanno, che in italiano significa qualcosa come un saccheggiatore. Un Montalbano che avverte in bocca il retrogusto amaro del burro e del pesce marcio, il sapore della sconfitta.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Placer de la Lectura, 29.10.2022
Los 5 libros recomendados de la semana

[...]
“Riccardino”: Andrea Camilleri
El libro póstumo de Andrea Camilleri, que finaliza la serie sobre el comisario Salvo Montalbano.
El último episodio de la serie dedicada a Salvo Montalbano.
La despedida del escritor más popular de Italia y uno de los más leídos en Europa.
Un joven director de una sucursal bancaria de Vigàta es asesinado a quemarropa por un misterioso motociclista, y Salvo Montalbano, cansado ya de crímenes y homicidios, se encarga de resolver el caso en el menor tiempo posible. Pero el destino nunca depara soluciones fáciles: lo que inicialmente parecía un ajuste de cuentas por cuestiones de honor, resulta ser una madeja mucho más difícil de desentrañar.
Esbozado entre 2004 y 2005, retomado en 2016 y publicado póstumamente en 2020, Riccardino ha adquirido el valor de testamento literario, un broche magnífico a una historia de casi treinta años en el que Andrea Camilleri demuestra su genialidad al mezclar realidad y ficción, en un sorprendente guiño del escritor siciliano para despedirse de Salvo Montalbano, su inseparable compañero de aventuras.
[...]

Il libro postumo di Andrea Camilleri, che chiude la collana sul commissario Salvo Montalbano.
L'ultima puntata della serie dedicata a Salvo Montalbano.
L'addio allo scrittore più popolare d'Italia e uno dei più letti d'Europa.
Un giovane direttore di una filiale di Vigàta viene assassinato a distanza ravvicinata da un misterioso motociclista, e Salvo Montalbano, stanco di delitti e omicidi, si occupa di risolvere il caso nel più breve tempo possibile. Ma il destino non offre mai soluzioni facili: quella che inizialmente sembrava un regolamento di conti per ragioni d'onore si rivela una matassa molto più difficile da dipanare.
Delineato tra il 2004 e il 2005, ripreso nel 2016 e pubblicato postumo nel 2020, Riccardino ha acquisito il valore di testamento letterario, magnifico finale di una storia di quasi trent'anni in cui Andrea Camilleri dimostra il suo genio mescolando realtà e finzione, in un strizzatina d'occhio sorprendente dello scrittore siciliano per salutare Salvo Montalbano, suo inseparabile compagno di avventure.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

El Día, 29.10.2022
Arrivederci Andrea Camilleri
‘Riccardino’ es la última y esperada novela de las que el escritor siciliano dedicó al comisario Montalbano, que se despide de su público español

Han pasado más de tres años desde que cayó el telón para Andrea Camilleri (1925-2019), pero no ha sido hasta hace unos pocos días que se ha publicado por fin en España la última de las novelas que el escritor siciliano le dedicó a su querido Montalbano. Con Riccardino (Salamandra, 2022) llega el tan esperado como temido final de las aventuras del popular comisario, ese cuyo nombre no es ni más ni menos que un hermoso homenaje a Manuel Vázquez Montalbán. No ha sido un final precipitado el de Montalbano. Lo que acaba de llegar a las librerías españolas se concibió en 2004 y se terminó de escribir en 2005. De ahí fue a un cajón, del que salió en 2016 para ser remozado por un Camilleri muy avejentado y ya ciego, pero siempre con un cigarrillo entre los dedos, que dictó los cambios —aunque solo de estilo porque la trama no cambió—. Riccardino’ se publicó en Italia de forma póstuma en 2020. Ahora es el turno de los lectores españoles de afrontar lo inevitable: la última aventura de Montalbano, una que viene con ecos de Pirandello y cierta sorna en la relación entre autor y personaje. Montalbano es la creación literaria más popular de Andrea Camilleri, aunque ni mucho menos la única, y quizá tampoco la más importante. El éxito de estas entregas policiacas, un éxito inmenso y casi desproporcionado, ha eclipsado el resto de la producción literaria de un escritor que ha dado lo mejor de sí en la invención del pueblo siciliano de Vigàta. Su particular Macondo es el escenario realista de casi de toda su prodigiosa y fantástica revisión de la historia y la manera de ser sicilianas, proyecto al que se dedicó por completo. Por supuesto, los 34 libros dedicados a Montalbano, entre novelas y cuentos, también se suceden en Vigàta, y de algún modo el protagonismo del lugar es clave. Pero Vigàta donde luce en todo su esplendor es en la otra producción literaria de Camilleri. Y mientras el idilio del escritor con el comisario comenzó en 1994 con La forma del agua, la construcción de Vigàta como escenario de su narrativa arrancó mucho antes con la fabulosa Un hilo de humo, de 1980. Ese pueblo está construido de historias y anécdotas, de crímenes y romanticismo, de belleza y maldad. «El trabajo es la dignidad del hombre», comentó Camilleri en su última entrevista concedida en 2010. Y como viejo comunista algo desilusionado que era, se aplicó al trabajo durante toda su vida. Tras jubilar una vida entera en la que fue guionista y director de teatro, radio y televisión, además de profesor en la Academia de Arte Dramático y en el Centro Experimental de Cine, Camilleri se volcó en la escritura desde su piso de Roma. Tras doce años de abandono, ya había publicado dos buenos libros con anterioridad, el ahora escritor a tiempo completo publicó más de 70 títulos desde su regreso en 1992 —aún así todavía queda material inédito, porque la producción ingente surgida del escritor siciliano superaba la capacidad de publicar de su editor—. Y desde el principio le sonrió el éxito. Es su novelística histórica la más querida para Andrea Camilleri, y el motivo por el que comenzó a escribir tras presentarle a Leonardo Sciascia una propuesta que este rechazó: «Mi primer libro se lo debo precisamente a él. Pasé unos años recogiendo material sobre un episodio histórico de Sicilia y se lo hice llegar, por si le servía como base para una novela. Me invitó a tomar café en su casa y me dijo: ‘Es un material excelente, deberías escribir un libro’. ‘¡Pero yo no sabría escribir un libro como haces tú!’. ‘Es cierto, pero lo importante es que lo escribas como lo harías tú. Ánimo’. De esto hace ya bastantes años...» le confesaba el propio Camilleri a Vázquez Montalbán en uno de sus varios encuentros, recogidos en Conversaciones sobre la escritura (Altamerea,2021). Cerrado el último capítulo de Montalbano, quizá sea el momento para que el lector español conozca mejor a ese Camilleri histórico, en el que se permite un estilo más juguetón, un humor más descarnado, una crítica más dura y unas historias más complejas y elaboradas. Camilleri es uno de los grandes autores italianos y sicilianos del último medio siglo, y esa consideración se la debe en buena parte a la sorna de Salvo Montalbano, ese comisario imposible que se ha convertido en uno de los personajes más reconocidos de la ficción europea, pero es Vigàta su gran obra. Y Vigàta es anterior a Montalbano, y quizá también le sobreviva como uno de los grandes escenarios de la Literatura de nuestro tiempo. Montalbano, un comisario diferenteSe acabó. Montalbano ya no da más de sí, y con Riccardino se acaban las novelasque Andrea Camilleri dedicó al comisario de Vigàta, ese pueblo tan imaginario como fascinante. No sabremos más de él ni del simpático grupo de personajes que le rodean: Mimí, Fazio, Galluzzo, Catarella, Zito, Ingrid y Livia, la mujer que más ha sufrido el carácter de Salvo Montalbano. Todo lo que debíamos saber de ellos ya está publicado, y no es poco.Desde La forma del agua hasta Riccardino han sido más de 30 libros los que Camilleri dedicó a este personaje. Todos ellos con un éxito más que envidiable, hasta el punto de que la popularidad de las novelas forzó el salto de Montalbano a la pequeña pantalla. Y en manos de la RAI, las libros se han convertido en 37 episodios televisivos con los que el comisario ha visto multiplicada su popularidad. ¿Y quién es este Salvo Montalbano? Salvo Montalbano nació en Catania en 1950. Comisario de Vigàta, antes subcomisario en Mascalippa. Salvo vive solo en Marinella, en una casa al lado del mar desde la que contempla el Mediterráneo, mar en el que suele nadar —el único ejercicio físico que le conocemos—. Siempre se siente viejo. Es un hombre de silencios y de mal carácter, que gusta del humor retorcido y socarrón. No respeta ni a la autoridad ni la cadena de mando. Individualista e independiente, también fabulador y dado a la estrategia. Sobrevive en la Policía gracias a su enorme talento y pese a su capacidad de molestar a sus superiores. Tiene una compañera, Livia, que vive en Génova —quizá la distancia justa para ser pareja de Montalbano—. Es un policía moderno, pero conduce casi artísticamente mal, y del mismo modo no tolera bien casi ningún aparato tecnológico. No renuncia a la violencia, pero tampoco la busca. Solitario, pero no por ello sin amigos. La comida es su única religión, y le rinde culto gracias a los platos de su asistenta, Avelina, y en la hostería San Calogero y la Trattoria de Enzo. No hay novela de Montalbano sin arancini y cannoli.El Montalbano de los libros y el de la televisión no son el mismo, aunque sí lo sean. La RAI acertó al elegir a Luca Zingaretti como Montalbano, rejuveneciendo un poco al comisario de papel, al tiempo que le hicieron más activo y dado al uso de las armas —en las novelas, la pistola del comisario podría pasar por un pisapapeles—, y quizá más atractivo. Sobre todo esto, el Montalbano de papel da su opinión en Riccardino. Lo que sin duda ha aportado este comisario rebelde a la novela negra europea es una aproximación más literaria y socarrona al género, iluminando con la luz del Mediterráneo las historias, que casi siempre entroncan con el pasado. Aquí hay mafia, no podía ser de otra forma, pero nunca desde el protagonismo y jamás con una visión amable: los mafiosos son personajes detestables, sucios y brutales, no hay en estas novelas nada parecido a un Corleone.Se suele decir, cosas del marketing, que Montalbano es uno de los dos personajes italianos más conocidos en el mundo junto a Pinocho. Sin duda es una exageración, pero hay que reconocer que pocas creaciones literarias se han hecho tan famosas y queridas en tan poco tiempo, y más en un una época en la que las novelas parecen haberse rendido en su ambición por dominar nuestra imaginación. También en eso ha sido diferente Montalbano.
José Luis G. Gómez

Arrivederci Andrea Camilleri
'Riccardino' è l'ultimo e tanto atteso romanzo che lo scrittore siciliano ha dedicato al commissario Montalbano, che saluta il suo pubblico spagnolo

Sono passati più di tre anni da quando è calato il sipario su Andrea Camilleri (1925-2019), ma solo pochi giorni fa è stato finalmente pubblicato in Spagna l'ultimo dei romanzi che lo scrittore siciliano ha dedicato alla sua vita. caro Montalbano . Con Riccardino (Salamandra, 2022) arriva la tanto attesa e temuta fine delle avventure del popolare commissario, quello il cui nome non è altro che un bellissimo omaggio a Manuel Vázquez Montalbán. Quella di Montalbano non è stata una fine frettolosa. Quello che è appena arrivato nelle librerie spagnole è stato concepito nel 2004 e la scrittura è terminata nel 2005. Da lì è passata a un cassetto, da cui è uscita nel 2016 per essere ristrutturata da un Camilleri molto vecchio e già cieco, ma sempre con un sigaretta tra le dita, che ha dettato i cambiamenti - anche se solo nello stile perché la trama non è cambiata. Riccardino' è stato pubblicato postumo in Italia nel 2020. Ora tocca ai lettori spagnoli affrontare l'inevitabile: l'ultima avventura di Montalbano, che arriva con echi di Pirandello e un certo sarcasmo nel rapporto tra autore e personaggio. Montalbano è la creazione letteraria più popolare di Andrea Camilleri, anche se non l'unica, e forse nemmeno la più importante. Il successo di queste consegne di polizia, un successo immenso e quasi sproporzionato, ha oscurato il resto della produzione letteraria di uno scrittore che ha dato il meglio di sé nell'invenzione della cittadina siciliana di Vigàta. Il suo particolare Macondo fa da cornice realistica a quasi tutta la sua prodigiosa e fantastica rivisitazione della storia e del modo di essere siciliani, progetto al quale si dedicò completamente. Naturalmente a Vigàta si svolgono anche i 34 libri dedicati al Montalbano, tra romanzi e racconti, e in qualche modo la centralità del luogo è fondamentale. Ma dove Vigàta risplende in tutto il suo splendore è nell'altra produzione letteraria di Camilleri. E se l'idillio dello scrittore con il commissario è iniziato nel 1994 con La forma dell'acqua, la costruzione di Vigàta come ambientazione del suo racconto è iniziata molto prima con il favoloso Un filo di fumo, del 1980. Quel paese è fatto di storie e aneddoti , di crimini e romanticismo, di bellezza e male. "Il lavoro è la dignità dell'uomo", ha commentato Camilleri nella sua ultima intervista nel 2010. E da vecchio comunista un po' disilluso, si è applicato al lavoro per tutta la vita. Dopo aver ritirato una vita intera in cui è stato sceneggiatore e regista di teatro, radio e televisione, oltre che professore all'Accademia d'Arte Drammatica e al Centro Sperimentale per il Cinema, Camilleri si dedica alla scrittura dal suo appartamento di Roma. Dopo dodici anni di abbandono aveva già pubblicato due buoni libri in precedenza, l'ormai a tempo pieno scrittore ha pubblicato più di 70 titoli dal suo ritorno nel 1992 — anche così, c'è ancora materiale inedito, perché l'enorme produzione che è emersa dal siciliano scrittore ha superato la capacità di pubblicare dal tuo editore. E fin dall'inizio il successo gli sorrise. Il suo romanzo storico è il più amato da Andrea Camilleri, e il motivo per cui ha iniziato a scrivere dopo aver presentato a Leonardo Sciascia una proposta che ha rifiutato: «Il mio primo libro lo devo proprio a lui. Ho passato alcuni anni a raccogliere materiale su un episodio storico in Sicilia e gliel'ho inviato, nel caso servisse come base per un romanzo. Mi ha invitato a prendere un caffè a casa sua e ha detto: 'Questo è materiale eccellente, dovresti scrivere un libro'. "Ma non saprei scrivere un libro come te!" «È vero, ma l'importante è che lo scrivi come faresti. Rallegrarsi'. Questo è successo molti anni fa..." Lo stesso Camilleri ha confessato a Vázquez Montalbán in uno dei loro vari incontri, raccolti in Conversazioni sulla scrittura (Altamerea, 2021). Chiuso l'ultimo capitolo di Montalbano, forse è giunto il momento che il lettore spagnolo conosca meglio questo Camilleri storico, in cui sono ammessi uno stile più giocoso, un umorismo più crudo, una critica più aspra e storie più complesse ed elaborate. Camilleri è uno dei grandi autori italiani e siciliani dell'ultimo mezzo secolo, e questa considerazione è in gran parte dovuta al sarcasmo di Salvo Montalbano, quel commissario impossibile che è diventato uno dei personaggi più riconosciuti della narrativa europea, ma Vigàta è il suo grande opera. E Vigàta è anteriore a Montalbano, e forse gli sopravviverà anche come una delle grandi scene della Letteratura del nostro tempo. Montalbano, un commissario diverso È finita. Montalbano non si dona più, e con Riccardino finiscono i romanzi che Andrea Camilleri dedicò al commissario di Vigàta, quel paese immaginario e affascinante. Non sapremo più di lui o del simpatico gruppo di personaggi che lo circondano: Mimí, Fazio, Galluzzo, Catarella, Zito, Ingrid e Livia, la donna che più ha sofferto per il personaggio di Salvo Montalbano. Tutto quello che dovevamo sapere su di loro è già stato pubblicato, e non è poco: da La forma dell'acqua a Riccardino, più di 30 libri sono stati dedicati da Camilleri a questo personaggio. Tutti con un successo più che invidiabile, al punto che la popolarità dei romanzi costrinse Montalbano a saltare sul piccolo schermo. E nelle mani della RAI i libri sono diventati 37 puntate televisive con cui il commissario ha visto moltiplicarsi la sua popolarità. E chi è questo Salvo Montalbano? Salvo Montalbano è nato a Catania nel 1950. Commissario di Vigàta, prima vice questore a Mascalippa. Salvo vive da solo a Marinella, in una casa in riva al mare da cui contempla il Mediterraneo, un mare in cui nuota abitualmente —l'unico esercizio fisico che conosciamo di lui—. Sembra sempre vecchio. È un uomo silenzioso e di cattivo carattere, a cui piace l'umorismo contorto e sarcastico. Non rispetta né l'autorità né la catena di comando. Individualista e indipendente, anche narratore e dedito alla strategia. Sopravvive in Polizia grazie al suo enorme talento e nonostante la sua capacità di infastidire i suoi superiori. Ha una compagna, Livia, che vive a Genova —forse la distanza giusta per essere la compagna di Montalbano—. È un poliziotto moderno, ma guida quasi artisticamente male e allo stesso modo non tollera bene quasi tutti i dispositivi tecnologici. Non rinuncia alla violenza, ma nemmeno la cerca. Solitario, ma non per quello senza amici. Il cibo è la sua unica religione, e lo adora grazie ai piatti della sua assistente, Avelina, e alla locanda San Calogero e alla Trattoria di Enzo. Non c'è romanzo di Montalbano senza arancini e cannoli, il Montalbano dei libri e quello della televisione non sono gli stessi, anche se lo sono. Ha fatto bene la RAI a scegliere Montalbano Luca Zingaretti, ringiovanendo un po' il commissario alla carta, rendendolo più attivo e dedito all'uso delle armi -nei romanzi la pistola del commissario potrebbe passare per un fermacarte-, e forse più attraente. Su tutto questo il giornale Montalbano dà la sua opinione su Riccardino. Ciò che questo commissario ribelle ha senza dubbio contribuito al romanzo poliziesco europeo è un approccio più letterario e sarcastico al genere, illuminando le storie con la luce del Mediterraneo, che quasi sempre si collegano al passato. C'è una mafia qui, non potrebbe essere altrimenti, ma mai da protagonista e mai con una visione amichevole: i mafiosi sono personaggi detestabili, sporchi e brutali, non c'è niente come un Corleone in questi romanzi marketing, che Montalbano è uno dei due personaggi italiani più conosciuti al mondo insieme a Pinocchio. Questa è senza dubbio un'esagerazione, ma bisogna riconoscere che poche creazioni letterarie sono diventate così famose e amate in così poco tempo, e ancor di più in un'epoca in cui i romanzi sembrano aver rinunciato alla loro ambizione di dominare la nostra immaginazione. Montalbano è stato diverso anche in questo.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Crónica económica, 29.10.2022
Libros
Riccardino, lo último de Camilleri
Camilleri (1925-2019) comenzó a escribir esta novela en 2004, pero no la acabó hasta 2016, y se publicó después de su muerte en 2020. Su idea es que fuera la última novela en la que apareciera el comisario Montalbano, pero al no ser publicada el personaje siguió protagonizando otros episodios. Quizá este recorrido hace que la novela sea menos redonda que las anteriores de la serie.

Riccardino, que es director de banco, es asesinado a sangre fría delante de sus amigos cuando están esperando muy temprano a otro componente del grupo para su paseo habitual. El asesino, un motorista irreconocible, se para delante del grupo y le dispara a bocajarro, huyendo inmediatamente. Riccadino muere en el acto.
Aunque al principio puede parecer que el asesinato de encargo tiene un móvil de pura venganza, según se avanza en la novela va apareciendo una trama de corrupción y de ambiciones personales que Montalbano va descubriendo a través de las entrevistas a los amigos del muerto y de sus mujeres y a una denuncia casual de una quiromante, que está muy bien descrita. Estamos en Sicilia y en una novela policiaca, así que todos ocultan algo que con paciencia se va desmarañando con la astucia e intuición de Montalbano.
Los personajes son los habituales: Livia, aunque aquí está menos presente y el personal de la comisaria: el jefe superior al que el inspector está siempre toreando y tomándole el pelo, los inspectores Fazio y Augello y Catarella con su italiano peculiar y su inteligencia reducida que da una nota de color a todo el relato. No podían falta ni Enzo y su trattoria ni los paseos después de comer y el cangrejo habitual que le ayudan a dilucidar el caso. Un elemento discordante es el espacio que se dedica a hablar del éxito de sus novelas y de la serie televisiva que le ha hecho popular y de la ficción entre el Montalbano real y el Montalbano escritor.
Su jocoso anticlericalismo corre a lo largo de toda la novela, haciendo juicios sobre el clero que muestran desconocimiento y mala voluntad y no son decisivos para el desarrollo del tema. Por desgracian enturbian ligeramente la novela.
Riccardino
Andrea Camilleri
Salamandra, (2022).
256 págs.
Traducción: Carlos Mayor

Riccardino, l'ultimo di Camilleri
Camilleri (1925-2019) ha iniziato a scrivere questo romanzo nel 2004, ma non lo ha terminato fino al 2016, ed è stato pubblicato dopo la sua morte nel 2020. La sua idea è che sarebbe stato l'ultimo romanzo in cui è apparso il commissario Montalbano, ma da quando è stato pubblicato il personaggio ha continuato a recitare in altri episodi. Forse questo viaggio rende il romanzo meno rotondo dei precedenti della serie.

Riccardino, che è un direttore di banca, viene assassinato a sangue freddo davanti ai suoi amici mentre aspettano molto presto un altro membro del gruppo per la loro solita passeggiata. L'assassino, un motociclista irriconoscibile, si ferma davanti al gruppo e gli spara a bruciapelo, fuggendo subito. Riccadino muore sul colpo.
Sebbene in un primo momento possa sembrare che l'omicidio commissionato abbia un motivo di pura vendetta, nel corso del romanzo appare un complotto di corruzione e ambizioni personali che Montalbano scopre attraverso interviste con gli amici del morto e le loro parenti, donne e una denuncia casuale di una chiromanzia, che è molto ben descritta. Siamo in Sicilia e in un giallo, quindi tutti nascondono qualcosa che pazientemente svela con l'astuzia e l'intuizione di Montalbano.
I personaggi sono i soliti: Livia, anche se qui meno presente, e il personale della questura: il capo superiore che l'ispettore prende sempre in giro e stuzzica, i commissari Fazio e Augello e Catarella con il suo italiano peculiare e la sua intelligenza ridotta che dà una nota di colore a tutta la storia. Non potevano mancare né Enzo e la sua trattoria né le passeggiate dopo aver mangiato e il solito granchio che lo aiutano a chiarire il caso. Elemento discordante è lo spazio dedicato al racconto del successo dei suoi romanzi e delle serie televisive che lo hanno reso popolare, e della fiction tra il vero Montalbano e lo scrittore Montalbano.
Il suo giocoso anticlericalismo percorre tutto il romanzo, esprimendo giudizi sul clero che mostrano ignoranza e cattiva volontà e non sono decisivi per lo sviluppo del tema. Purtroppo offuscano leggermente il romanzo.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Book Designe, 29.10.2022
Andrea Camilleri

The fourth book of Andrea Camilleri's Commissioner Montalbano Series, with Turkish translation from Mylos Kitap Publishing.
I am sharing the beautiful work I have undertaken for the design of the book, illustrated by my wife Melda Özcömert.
Cansu Özcömert




Il quarto libro della collana Il Commissario Montalbano di Andrea Camilleri, con traduzione in turco da Mylos Kitap Publishing.
Condivido il bellissimo lavoro che ho intrapreso per la progettazione del libro, illustrato da mia moglie Melda Özcömert.
 
 

la Lettura – Corriere della Sera, 30.10.2022
Risate al buio
Inventare è facile

II titolo del librino di Luca Crovi sembra accusatorio: Copiare/Reinventare. Andrea Camilleri falsario edito da Oligo (prefazione dì Giovanni Capecchi, postfazione di Giuseppe Marci, pp. 80, f 12). È invece un sentito grazie per come lo scrittore abbia saputo deliziosamente maneggiare, falsificare e reinventare Pirandello, Sciascia, Boccaccio, Caravaggio eccetera. Era Totò che diceva «Inventare è facile. Copiare è difficile»?
Francesco Cevasco
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 30.10.2022
Ester Pantano. Io leonessa di Sicilia stregata da Palermo

Difficile starle dietro. Galoppa sulle domande, non prende fiato, ha così tante cose da dire che quasi dimentica di bere la sua acqua frizzante aromatizzata al limone nella terrazza di un bar vicino al Politeama. Abito al ginocchio blu a fiori, sandali bassi, Ester Pantano, l'attrice catanese impegnata in questi giorni sul set palermitano de I leoni di Sicilia nei panni di Giuseppina Florio da giovane.
[…]
Si è divertita a indossare abiti d’epoca?
«Moltissimo, ma ho dovuto anche imparare a muovere la gonna, a sedermi, a tenere una certa postura. È un lavoro che già avevo fatto con "La mossa del cavallo", un episodio del Commissario Montalbano. [Sic! NdCFC]».
[…]
 
 

Nulla dies sine linea, 31.10.2022
Il piccolo Montalbano e il giorno dei Morti

Nel romanzo “Riccardino”, pubblicato postumo due anni fa ma scritto da Andrea Camilleri nel 2005 con l’intento dichiarato di farne l’epilogo della storia di Montalbano, l’autore introduce una splendida digressione che ricorda un episodio dell’infanzia del commissario.
Nel brano viene ricordata la tipica usanza siciliana di far trovare ai bambini, la mattina del 2 novembre, dei regali che si dicono portati nottetempo dai defunti.
Il piccolo Salvo Montalbano aveva da poco perso la sua mamma, morta prematuramente, ed era stato affidato dal padre a una coppia di zii senza figli, che vivevano in un altro paese.
Il primo di novembre il padre di Salvo viene a trovarlo e lo sveglia, con grande gioia del bambino, che a distanza di tanti anni ricorda con profonda emozione quel momento.
Il padre comunica al bambino che l’indomani andranno al cimitero a far visita alla mamma e gli spiega che, nella notte fra l’uno e il due novembre, i morti scendono dal cielo e portano regali ai bambini buoni, riempiendo un canestro di giocattoli e di dolci (“cosi duci”). Chiede allora al piccolo quale regalo spera di ricevere dalla mamma (“a portare i regali non potiva essiri che lei”). E Salvo risponde senza esitazioni: “Un triciclo”.
Il bambino aspetta dunque la notte, sperando di poter rivedere la sua mamma, di cui ha solo un vago e luminoso ricordo: «‘na speci di luci biunna ‘n movimento, come le spiche di frumento quanno supra ci batte il soli».
Allora si chiede, disperato, perché sia capitato proprio a lui di perdere la madre; e non gli basta la vaga consolazione della zia, che gli dice che quella era stata la volontà di Dio (“u Signuruzzu aviva addiciduto accussì”).
Salvuccio però decide di restare sveglio, fingendo di dormire, per poter rivedere, anche solo per un istante, la sua mamma: «Giurò che l’occasioni di quella notti non l’avrebbi perduta. Finalmente avrebbi potuto vidiri ‘a mamà, s’appromittì di ristari vigliante. Non provava scanto. Che scanto ti pò fari ‘na morta se è tò matre? Lo pigliò però un pinsero: se ‘a mamà s’addunava che lui non era ancora addrummisciuto, capace che si nni tornava novamenti ‘n celo senza farisi vidiri da lui. Abbisognava perciò fari finta di dormire, come ai gatti che pari che tenno l’occhi chiusi e invece contano le stiddre».
Ma ogni sforzo eroico del “picciriddu” per restare sveglio finisce per risultare vano: «Arrisistì tanticchia con l’occhi a pampineddra e di colpo, senza addunarisinni, calumò nel sonno».
L’indomani mattina, al risveglio, il piccolo trova un grande canestro che contiene «un triciclo russo fiammanti, tutto circunnato da cosi duci: frutti che parevano veri fatti di pasta reali, rami di meli, mustazzola di vino cotto, carcagnette, tetù , viscotti regina. E c’era macari un pupo di zuccaro che arrapprisintava un bersaglieri».
Al cimitero il bambino va con il triciclo; e pedala per i vialetti, incontrando tanti altri bambini che giocano come lui con i regali “dei Morti”: «Mentri che i granni pregavano davanti alla tomba d’a mamà, si misi a curriri col triciclo nei vialetti del camposanto chini di genti e ‘ncontrò a ‘na quantità di picciliddri come a lui che jocavano coi regali che gli avivano portato i morti: monopattini, automobili a pedali, trenini, fucili, aeroplanini, bambole. E si chiamavano, arridevano, si passavano di mano i regali, cangianno il jorno dei morti in un jorno di festa. Lui no, lui pedalava e arripitiva: “Grazie, mamà, grazie, mamà…”. E gli viniva di chiangiri e di ridiri».
Colpisce, in questo bellissimo episodio, l’estrema delicatezza nella descrizione della psicologia del bambino, che ha subìto una terribile disgrazia e si rivela sensibile e bisognoso d’affetto; al tempo stesso, emerge da qui la remota spiegazione di tante caratteristiche del futuro commissario: la solitudine connaturata nella sua esistenza, l’abitudine alla riflessione, l’estrema sensibilità, la determinazione ma anche la fragilità.
Se Riccardino voleva essere una sorta di “testamento” camilleriano, brani come questo contribuiscono indubbiamente a caricare di una sorta di aura “mitica” la storia di Montalbano, risultando al tempo stesso una commossa testimonianza su un’antica usanza tradizionale siciliana così suggestiva.
Contestualmente, direi, si fa giustizia di tanti giudizi frettolosi su Camilleri, ritenuto spesso, a torto, autore “facile”, superficiale e ripetitivo. Basterebbero quelle due righe che descrivono il bambino impazzito di gioia, che gira per il cimitero con il suo triciclo, ringraziando la sua mamma perduta, piangendo e ridendo al tempo stesso, per fare di Camilleri l’autore straordinario che è.
Mario Pintacuda
 
 

Republica, 31.10.2022
En Tromba
Montalbano se despide de Camilleri

Fin. Se acabó. “Es el sabor de la derrota”, piensa Montalbano, personalmente en persona, mientras está a punto de convertirse, 30 historias después, en una página en blanco. Un último recuerdo para Livia, Fazio, Mimí Augello y Catarella mientras una escueta lágrima le recorre la mejilla y su mano empieza a moverse de izquierda a derecha como si estuviera borrando, cepillo en mano, en una pizarra imaginaria. Y le funciona. Poco a poco va desapareciendo el paisaje que le rodea: el mar, el cielo, la playa, Marinella, Vigata, Sicilia… Luego coge el teléfono y le deja un mensaje de despedida al Autor hasta que empieza a quedarse sin palabras, hasta que se apaga su voz, hasta que empieza a desdibujarse, hasta que poco a poco va desapareciendo, hasta que ya por última vez, en el horizonte de la nostalgia, se dibuja la palabra Fin.
Así, más o menos, acaba Riccardino (Salamandra), el último Montalbano. El último al menos que Andrea Camilleri quería que leyéramos antes de despedirnos definitivamente de uno de los personajes literarios más fascinantes del último siglo. La historia que acaba de llegar a las librerías españolas no es la última que el escritor -fallecido el 17 de julio de 2019-, escribió de su comisario siciliano, pero sí es la última que debía llegar a sus lectores. Riccardino fue escrita entre 2004 y 2005 y guardada en un cajón; posteriormente fue repasada y corregida lingüísticamente en 2016, para volverla a guardar nuevamente en el cajón de su editora Elvira Sellerio hasta después de su muerte. Por expreso deseo del autor.
Podríamos decir que la trama de Riccardino es una más, pero a la vez el compendio de todos los montalbanos que en el mundo han sido. Riccardo Lopresti, Riccardino para todo el mundo, director de la sucursal de la Banca Regionale en Vigata, es asesinado prácticamente delante de sus tres amigos del alma, Mario, Gaspare y Alfonso, trabadores todos ellos de las minas Cristallo de Montereale.
Así empieza el enredo, y lo que parece un asesinato más se convierte en un laberinto de intereses en el que el comisario Montalbano empieza a ver pasar a las fuerzas vivas de siempre, vivísimas en este caso, que parecen tenerle rodeado: la iglesia, la clase política, la justicia con minúscula, esos a los que el autor casi nunca cita, los propios jefes del comisario… Todos parecen empeñados en ayudar a un Montalbano aparentemente desnortado, pero no tanto como para no intuir que los anteriormente citados aspiran a buscar rápidamente un culpable, que no siempre es lo mismo que hacer justicia, con el claro objetivo de apartar al comisario de aquello donde no debe poner sus manos. Que se centre más en los cuernos que en las conspiraciones, le vienen a decir.
Hasta el Autor trata de convencer al policía de que a veces la línea más corta entre dos puntos es la línea recta, aunque no lleve a ninguna parte. (“Tus investigaciones ya no son lo que eran”, le increpa Camilleri; “Aseguras que me he convertido en una carga. Pues, entonces, ¿por qué te la echas a la espalda una y otra vez?”, le suelta en otro momento Montalbano.) Sus diálogos de despedida a lo largo de la novela son impagables, sicilianos, amargos, lúcidos y sobre todo repletos de una espesa melancolía, como no podía ser de otra manera. Es lo que esperamos de una pareja -que a veces en esta historia es un trío por la aparición del actor que interpreta a Montalbano en la serie de televisión- que lleva tantos años resolviendo enigmas y no siempre al gusto de ambos.
En Riccardino chocan por un lado un personaje ya cansado, de vuelta de todo, asqueado, triste, un tanto amargado y revirado por los años que ya empiezan a pesarle y el hastío que le produce no poder coger por el cuello a los que siempre acaban ganando. Y, por el otro, un Autor que quizá también ve su final cerca -lo debió ver cuando la reescribió en 2016- y quiere dejarle a su personaje la posibilidad, el honor, de ser él quien despida a su creador.
En todo el ‘universo Montalbano’, y Riccardino no es una excepción, Camilleri se sirve del delito para radiografiarnos una forma de vida, una sociedad, la siciliana, donde nada es lo que parece, el sobreentendido es una certeza y el juego de los equívocos -los diálogos con monseñor Partanna, obispo de Montelusa, y esa surrealista entrevista son el mejor ejemplo del libro- no es un juego baladí sino una ciencia exacta. El escritor manosea las palabras y entre líneas nos deja entrever ese contexto que, como decía su admirado Leonardo Sciascia, todo lo envuelve, todo lo empapa, todo lo puede. El asesinato, en este caso, no es más que una mera coartada para que recorramos el lado más oscuro de Vigata que no deja de ser una representación reducida de esa Sicilia, de ese mundo, de esa vida que no parece estar hecha para ciudadanos como Montalbano.
En esta ocasión al comisario no le van a dejar resolver el caso, oficialmente hablando, aunque finalmente llegue a la verdad. Pero es que, como escribió el citado Sciascia, la verdad y la justicia en no pocas ocasiones toman caminos no solo distintos sino completamente divergentes. Borges fue un poco más allá al apuntar que, a veces, la trama se desdibuja tanto y tanto en los vericuetos de una realidad tan fantástica que acaba pareciendo ficción, aunque realmente no lo sea. Puro Camilleri.
Al final, en Riccardino, como en todas las tramas de Montalbano, el escritor logra que historias que parecen normales no lo sean en absoluto y que novelas que nacen prácticamente de la nada alcancen una plenitud luminosa. Siempre ha sido así y en la despedida no iba a cambiar el guion. Su mundo, el que ha ido creciendo desde La forma del agua, no existe, pero Vigata acaba siendo tan real como todos sus personajes imaginarios.
Andrea Camilleri, que nació en Porto Empedocle en 1925, dibuja como pocos el misterio de una Sicilia que recorría sus venas de sur a sur. Este viejo comunista del PCI lo hacía jugando con grandes trazos y pequeños matices. Se valía para ello del ínclito Montalbano –cuyo nombre es un homenaje a su amigo Manuel Vázquez Montalbán–, de un pueblo imaginario que es una copia exacta de su ciudad natal, de un Mediterráneo que lo envuelve todo, de un sol exterminador y de una tierra yerma y rota por demasiados años de abandono, miseria, odios y miedos ancestrales. Una Sicilia que parece diluirse en polvo, y donde por no agarrar no agarran ni la vida ni la muerte. A todo esto, hay que añadir un buen plato de pasta con sabor a mar y a orégano de Enzo o de Adelina y un reparto de personajes que delimitan la geografía áspera de este universo invisible, en el sentido más calviniano del término, pero que en demasiadas ocasiones más que un universo es un estado de ánimo.
Cae el telón por última vez. Montalbano nos deja. Y lo hace muy cabreado, con ese regusto amargo de derrota del que habla el comisario en las últimas páginas. Porque al final, Camilleri nos viene a contar, con mucho humor pero sin piedad alguna, que es mejor no hacerse ilusiones, que aunque perder no siempre debería ser cuestión de método, como dijera Gamboa, en Vigata, en Sicilia y en el mundo sí que lo es. O lo que viene a ser lo mismo: que en el infierno no debe quedar nadie porque todos los hijos de puta están aquí, entre nosotros.
Fernando Baeta

Montalbano saluta Camilleri

La fine è finita. "È il sapore della sconfitta", pensa Montalbano, pirsonalmente di pirsona, mentre sta per diventare, 30 racconti dopo, una pagina bianca. Un ultimo ricordo per Livia, Fazio, Mimí Augello e Catarella mentre una breve lacrima le scorre lungo la guancia e la sua mano inizia a muoversi da sinistra a destra come se cancellasse, pennello alla mano, su una lavagna immaginaria. E per lui funziona. A poco a poco il paesaggio che lo circonda scompare: il mare, il cielo, la spiaggia, Marinella, Vigata, Sicilia... Poi prende il telefono e lascia un messaggio d'addio all'Autore finché non cominciano a rimanere senza parole, finché non spegne la voce, finché non comincia a svanire, finché a poco a poco scompare, finché per l'ultima volta, sull'orizzonte della nostalgia, si disegna la parola Fine.
Così, più o meno, finisce Riccardino (Salamandra), l'ultimo Montalbano. Almeno l'ultimo che Andrea Camilleri ha voluto farci leggere prima di salutare definitivamente uno dei personaggi letterari più affascinanti del secolo scorso. La storia appena arrivata nelle librerie spagnole non è l'ultima che lo scrittore - scomparso il 17 luglio 2019 - ha scritto del suo commissario siciliano, ma è l'ultima che dovrebbe raggiungere i suoi lettori. Riccardino è stato scritto tra il 2004 e il 2005 e conservato in un cassetto; Successivamente è stato rivisto e corretto linguisticamente nel 2016, per essere conservato nel cassetto della sua editore Elvira Sellerio fino a dopo la sua morte. Per espresso desiderio dell'autore.
Potremmo dire che la trama di Riccardino è un'altra, ma allo stesso tempo il compendio di tutti i Montalbano che sono stati nel mondo. Riccardo Lopresti, Riccardino per il mondo intero, direttore della Banca Regionale di Vigata, viene praticamente assassinato davanti ai suoi tre migliori amici, Mario, Gaspare e Alfonso, tutti lavoratori delle miniere Cristallo di Montereale.
Inizia così l'intreccio, e quello che sembra solo un altro omicidio diventa un labirinto di interessi in cui il commissario Montalbano comincia a vedere passare le solite forze forti, in questo caso molto forti, che sembrano averlo accerchiato: la chiesa, il ceto politico, giustizia con la lettera minuscola, quelli che l'autore non cita quasi mai, gli stessi capi del commissario... Sembrano tutti decisi ad aiutare un Montalbano apparentemente incapace, ma non tanto da non intuire che i suddetti aspirino a perquisire velocemente un colpevole, che non è sempre lo stesso che fare giustizia, con il chiaro obiettivo di separare il commissario da ciò su cui non dovrebbe mettere le mani. Che si concentri più sulle corna che sulle cospirazioni, vengono a dirglielo.
Anche l'Autore cerca di convincere il poliziotto che a volte la linea più corta tra due punti è una linea retta, anche se non porta da nessuna parte. ("Le tue indagini non sono più quelle di una volta", lo rimprovera Camilleri; "Mi assicuri che sono diventato un peso. Ebbene, perché te lo metti ancora e ancora sulla schiena?", esclama in un altro momento Montalbano.) I suoi dialoghi d'addio per tutto il romanzo sono impagabili, siciliani, amari, lucidi e soprattutto pieni di una fitta malinconia, come potrebbe essere altrimenti. È quello che ci si aspetta da una coppia -che a volte in questa storia è un trio per l'aspetto dell'attore che interpreta Montalbano nella serie televisiva- che ha passato tanti anni a risolvere enigmi e non sempre piacendo a entrambi.
In Riccardino, da una parte, si scontra un personaggio già stanco, reduce da tutto, disgustato, triste, un po' amareggiato e contorto dagli anni che già cominciano a pesargli addosso e dalla noia causata dal non poter afferrare chi da sempre finire per il collo.vincente. E, dall'altro, un Autore che forse vede vicina anche la sua fine -deve averlo visto quando l'ha riscritto nel 2016- e vuole lasciare al suo personaggio la possibilità, l'onore, di essere colui che licenzia il suo creatore.
In tutto l''universo Montalbano', e Riccardino non fa eccezione, Camilleri usa il crimine per radiografare uno stile di vita, una società, quella siciliana, dove niente è ciò che sembra, ciò che si comprende è una certezza e il gioco delle incomprensioni -i dialoghi con monsignor Partanna, vescovo di Montelusa, e quella surreale intervista sono il miglior esempio del libro- non è un gioco banale ma una scienza esatta. Lo scrittore armeggia con le parole e tra le righe lascia intravedere quel contesto che, come diceva il suo ammirato Leonardo Sciascia, avvolge tutto, inzuppa tutto, può tutto. L'omicidio, in questo caso, non è altro che un mero alibi per attraversare il lato più oscuro di Vigata, che è ancora una rappresentazione ridotta di quella Sicilia, di quel mondo, di quella vita che non sembra fatta per cittadini come Montalbano.
In questa occasione, il commissario non gli permetterà di risolvere il caso, ufficialmente parlando, anche se finalmente arriverà alla verità. Ma è che, come scriveva il già citato Sciascia, verità e giustizia in molte occasioni prendono strade non solo diverse ma del tutto divergenti. Borges è andato un po' oltre sottolineando che, a volte, la trama diventa così sfocata e così tanto nei colpi di scena di una realtà così fantastica che finisce per sembrare una finzione, anche se in realtà non lo è. Puro Camilleri.
Alla fine, in Riccardino, come in tutte le trame di Montalbano, lo scrittore riesce a fare storie che sembrano normali per non esserlo affatto e che i romanzi che nascono praticamente dal nulla raggiungono una pienezza luminosa. È sempre stato così e nell'addio non avevo intenzione di cambiare la sceneggiatura. Il suo mondo, quello che è cresciuto da The Shape of Water, non esiste, ma Vigata finisce per essere reale come tutti i suoi personaggi immaginari.
Andrea Camilleri, nato a Porto Empedocle nel 1925, disegna come pochi il mistero di una Sicilia che gli scorreva nelle vene da sud a sud. Questo vecchio comunista del Pci lo ha fatto giocando con grandi pennellate e piccole sfumature. Per farlo si è servito dell'illustre Montalbano –il cui nome è un omaggio all'amico Manuel Vázquez Montalbán–, una città immaginaria che è una copia esatta della sua città natale, un Mediterraneo che tutto circonda, un sole sterminatore e una terra arida spezzata da troppi anni di abbandono, miseria, odio e paure ancestrali. Una Sicilia che sembra dissolversi in polvere, e dove non afferrando né la vita né la morte afferrano. A tutto questo bisogna aggiungere un buon piatto di pasta aromatizzata al mare e all'origano di Enzo o di Adelina e un insieme di personaggi che delimitano la ruvida geografia di questo universo invisibile, nel senso più calvinista del termine, ma che in molte volte più di un universo è uno stato mentale.
Cala il sipario per l'ultima volta. Montalbano ci lascia. E lo fa molto incazzato, con quel retrogusto amaro di sconfitta di cui parla il commissario nelle ultime pagine. Perché alla fine Camilleri viene a dirci, con tanto umorismo ma senza pietà, che è meglio non farsi illusioni, che anche se perdere non deve essere sempre una questione di metodo, come diceva Gamboa, a Vigata, in Sicilia e nel mondo sì che è. O che arriva alla stessa cosa: che non dovrebbe rimanere nessuno all'inferno perché tutti i figli di puttana sono qui, in mezzo a noi.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

 


 
Last modified Sunday, November, 06, 2022