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RASSEGNA STAMPA

APRILE 2023

 
La Repubblica (ed. di Palermo), 1.4.2023
Agrigento Capitale della cultura 2025: la storia delle meraviglie batte la cronaca degli scempi
Nella città dei templi greci e del cemento abusivo arriva un riconoscimento che è una scommessa per un futuro diverso dal passato. E dai luoghi comuni

È la vittoria della storia sulla cronaca, dei templi sulle case abusive, di Empedocle, Pirandello, Sciascia e Camilleri su ministri, sindaci e assessori che hanno permesso che la stupenda Akragas della Magna Grecia si trasformasse nella città dei crolli e degli scempi edilizi, all'86° posto per qualità della vita. Vista dal resto del Paese, la scelta di Agrigento come Capitale italiana della cultura 2025 è l'omaggio all'Olimpo di Zeus e, chissà, anche alla Vigàta di Montalbano, a un passato mitico e mitizzato, quello che attrae nella Valle di Giunone, di Eracle e dei Dioscuri 800mila visitatori l'anno.
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Fabrizio Lentini
 
 

La Repubblica, 1.4.2023
Antonio Manzini: “Quando Rocco Schiavone superò Montalbano chiesi scusa a Camilleri”
Intervista allo scrittore che ha creato il personaggio protagonista dei libri e della serie che torna su Rai 2 dal 5 aprile. "Il mio vice questore è molto nostalgico: è un depresso cronico che non si cura"

Dettagli che fanno la differenza. Nel primo episodio della quinta stagione (dal 5 aprile su Rai 2), Rocco Schiavone si cambia le scarpe per andare sul Monte Bianco. Però porta sempre il loden e muore di freddo, se no non sarebbe lui. «Rocco è così», dice lo scrittore Antonio Manzini, che ha creato il personaggio del vicequestore più anarchico della storia, protagonista dei libri (editi da Sellerio) e della serie diretta da Simone Spada. Per milioni di spettatori ha il cinismo romano e la malinconica di Marco Giallini. Gli inizi da attore, classe 1964, Manzini ha lasciato Roma, vive con la moglie in campagna vicino a Viterbo con dodici cani, coltiva l'ironia e, come Schiavone, porta il loden e le Clarks.
A fine maggio uscirà un nuovo libro «il più corposo, si intitolerà Elp».
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Camilleri è stato suo insegnante, a un certo punto l'allievo ha superato il maestro in classifica: l'aveva sentito?
«L'ho chiamato: "Scusami Andrea". Mi ha risposto: "Non ti preoccupare Antonio, l'importante è la durata"».
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Silvia Fumarola
 
 

Hall of Series, 2.4.2023
Il calendario delle date d’uscita di tutte le fiction Rai ad aprile 2023

Le fiction della Rai di aprile 2023 vi faranno fare un tuffo nel passato. Avremo infatti il grande ritorno de La Sposa e di una delle serie tv italiane più apprezzate, Il Commissario Montalbano. Sul secondo canale invece partirà, dopo una lunga attesa, la messa in onda di Rocco Schiavone 5 con Marco Giallini. Come di consueto, le puntate delle fiction Rai, dopo il passaggio in chiaro in tv, potranno essere recuperate anche nel catalogo di Raiplay.
Ecco il calendario delle date d’uscita di tutte le Fiction Rai di aprile 2023.
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17 aprile 2023
Il commissario Montalbano (replica)
Anche il commissario più amato della tv tornerà questo mese su Rai 1: per il mese di aprile sono, infatti, previste le repliche de Il Commissario Montalbano. Sarà questa una speciale opportunità per i fan dell’opera di Andrea Camilleri di rivivere alcune delle più amate indagini del commissario di polizia siciliano. Torneranno in prima serata su Rai 1 Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo e tutti gli altri attori del cast di una delle fiction Rai più amate in assoluto. La messa in onda delle repliche comincerà il 17 aprile e andrà avanti per tre imperdibili appuntamenti.
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 5.4.2023
Agrigento nessuna e centomila: la sfida da capitale della cultura
Oltre Pirandello e Camilleri: la città senza collegamenti vuole sentirsi meno isolata

Agrigento è una capitale della cultura in esilio, come i governi di certi Paesi occupati. Questo rende più difficile e più complicata la faccenda. Se non consideriamo i templi, costruiti da greci che non ci sono più da quasi tremila anni, il resto della costruzione culturale di Agrigento è in gran parte fatta da emigrati che hanno lavorato sulla memoria, sulla nostalgia, sul ricordo per realizzare il loro paesaggio culturale.
Le storie di Luigi Pirandello e di Andrea Camilleri ne sono la prova. Il primo, andò via per studiare — a Roma e a Bonn — a vent'anni e a venticinque anni si trasferì definitivamente a Roma, dove infatti morì: le sue ceneri furono riportate ad Agrigento, nella contrada Caos dov'era nato, oltre vent'anni dopo la sua morte. Eppure, da lontano Pirandello aveva costruito un paesaggio letterario e culturale che si identifica con Agrigento (la Girgenti dei suoi tempi) e che ne ha amplificato la leggenda, fino al punto che Agrigento e Pirandello sono una sola cosa, un metodo — se si vuole — di leggere il mondo e i rapporti tra le persone.
Andrea Camilleri lascia Porto Empedocle a ventiquattro anni e va a Roma per frequentare l'Academia d'Arte drammatica: resterà a Roma per tutta la sua vita — a Roma è sepolto, nel cimitero acattolico del quartiere Testaccio — e a Roma, a poca distanza dalla casa in cui ha vissuto, è sorta, voluta dalle figlie, la Fondazione a lui dedicata che raccoglie documenti e testimonianze del suo lavoro di regista e scrittore. Con l'eccezione di Leonardo Sciascia che andò a vivere a Palermo, tornando ogni estate a Racalmuto, dove è sepolto, dove hanno sede la Fondazione a suo nome e la casa-museo in cui visse per i primi trentacinque anni della sua vita, molti scrittori, artisti e animatori della vita culturale di Agrigento sono figli di una diaspora che, seguendo i percorsi dell'emigrazione, li ha disseminati per l'Italia e per il mondo.
Agrigento non è mai stata una capitale della cultura in senso classico. Non hai mai avuto un'agorà, una scuola, un'accademia, un cenacolo per i suoi intellettuali dai tempi in cui finì la scuola del filosofo Empedocle, cioè duemilaseicento anni fa. Gli artisti agrigentini hanno sempre fatto da soli, spesso sfidando pregiudizi e indifferenze, andandosene via per realizzare i propri progetti, mentre la città li ignorava: fino al giorno in cui un premio Nobel o un riconoscimento ufficiale li ricollocava tra i figliol prodighi da accogliere tra molti festeggiamenti. Ancor meglio se morti.
Il tessuto culturale di Agrigento è frastagliato, discontinuo, a macchia di leopardo. Ci sono esperienze positive, compagnie musicali, artisti isolati, volontarismi virtuosi, singole iniziative coraggiose, ma convivono accanto a macchine mangiasoldi, ad apparati che drenano denaro per avventure velleitarie o addirittura speculative, senza ricaduta per la collettività, tranne il beneficio che portano ai diretti interessati. I migliori spesso si arrendono o vanno altrove, ambasciatori in esilio di una capitale in esilio.
Paradossalmente, la natura duplice di Agrigento — capitale marginale ma diffusa, locale ma globale, ferma all'estremo sud dell'Italia, ma spalmata in tutta Europa grazie all'emigrazione della sua gente — ne fa una città di provincia, ma non provinciale. Può succedere, ad esempio, che (come cantava Lucio Dalla) Agrigento a una domanda in siciliano ti risponda in tedesco.
L'occasione di essere capitale della cultura nel 2025 può essere una grande occasione. Ma anche un'occasione sprecata. E bisognerà vedere. Naturalmente, in due anni, da qui al 2024, non potranno essere risolti i problemi idrici, quelli urbanistici e non si potrà costruire una ferrovia che porti la gente da Palermo o da Catania in un'ora fino alla stazione di Agrigento. I tempi di percorrenza sono ancora quelli post-unitari, su una rete ferroviaria che risale, appunto, all'Unità d'Italia, vecchia di un secolo e oltre.
Ma per essere capitale, Agrigento dovrebbe cercare di far tornare — anche per pochi mesi, per qualche settimana — le tante esperienze culturali che gli agrigentini hanno costruito e realizzato in giro per l'Italia e per il mondo. E dovrebbe fare sentire meno soli ed isolati quelli che testardamente sono rimasti in quella provincia, cercando di fare qualcosa di buono in una realtà aspra e desertificata, spesso senza aiuti pubblici, anzi con ostacoli e lacciuoli costruiti dalla burocrazia e dal clientelismo. Insomma, riportare ad Agrigento la capitale in esilio. Almeno per un po'.
Gaetano Savatteri
 
 

7giorni, 6.4.2023
L’angolo del libro: “La rivoluzione della luna” dell’autore Andrea Camilleri
«Questo regno non riconosce né Dio né la Vostra Maestà, - aveva scritto il Viceré D’Ossuna al re di Spagna agli inizi del secolo - tutto si vende per denaro, comprese le vite e i beni del povero, e persino la Giustizia».
Andrea Camilleri
"La rivoluzione della luna"
Sellerio editore Palermo 2013
€14,00

Nel Seicento in Sicilia, può una donna, per quanto di nobili origini e istruita, pensare di poter competere con un uomo in un incarico prestigioso come quello di governare una città? Si direbbe impresa ardua e quantomeno impensabile proprio perché donna ma i fatti dimostreranno l’esatto contrario. Camilleri parte da una notizia storica per costruire intorno un avvincente romanzo. A Palermo governa un viceré spagnolo, don Angel de Guzman, attorniato da una corte a dir poco di lestofanti. Il Sacro Regio Consiglio infatti è composto da nobili e clericali corrotti, dediti unicamente a curare i propri interessi, incuranti delle necessità concrete della popolazione. Di salute cagionevole, don Angel muore all’improvviso e viene inaspettatamente sostituito nelle sue funzioni dalla moglie, donna Eleonora di Mora, grazie ad un documento redatto dal marito stesso in cui si dava disposizione a provvedere in tal senso in caso di suo decesso. Il Sacro Regio Consiglio, inizialmente sconvolto dall’ insolito quanto imprevisto avvicendamento, crede di poter gestire ancor meglio i propri loschi affari, sottovalutando donna Eleonora, di una bellezza incantevole e lunare ma pur sempre solo una donna e quindi considerata poco avvezza a gestire il potere. Guarda caso tutte le previsioni vengono smentite e la grande intraprendenza e abilità strategica di donna Eleonora sopprimeranno ben presto tutti i privilegi. Ogni vizio e ingiustizia verranno puniti senza pietà e provvedimenti concreti saranno attuati per migliorare le condizioni di vita dei palermitani, donne comprese. Donna Eleonora verrà richiamata in patria dal Re di Spagna ma la sua “rivoluzione” si era ormai compiuta pur nello spazio di un solo mese, il tempo necessario perché la luna compia il suo intero giro. Il racconto è avvincente e porta il lettore a domandarsi continuamente come riuscirà donna Eleonora a fronteggiare ogni questione sia dal punto di vista politico che pratico e ogni volta la soluzione sarà geniale. Camilleri rende così giustizia alla figura della donna, alla sua intelligenza e capacità di puntare sempre alla concretezza. La scrittura è tipica di Camilleri e chi ha già avuto modo di leggere i suoi romanzi riconoscerà anche in questo racconto la sua capacità di far sentire il lettore parte di una sceneggiatura nella quale fatti e persone scorrono non solo tra le righe ma anche davanti agli occhi.
Cristina Coppa
 
 

La7 - Omnibus, 7.4.2023
Arianna Mortelliti - Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni

Arianna Mortelliti, nipote di Andrea Camilleri, è un'insegnante di Scienza al Liceo dal 4 aprile in libreria con il suo primo romanzo: "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni". "Ho iniziato a scrivere questo romanzo quasi come azione terapeutica, l'immaginazione mi ha aiutato a trovare risposte che la ragione non mi avrebbe mai permesso di trovare [...] lavorare a stretto contatto con mio nonno, Andrea Camilleri, mi ha insegnato l'amore per tutti i personaggi che vengono raccontati e poi la capacità di buttare giù e poi sistemare, poi a lui uscivano dei capolavori e non doveva sistemare nulla"
 
 

CataniaNews, 8.4.2023
Teatro
Catania, al teatro Brancati Tuccio Musumeci in “Pensione Eva” di Andrea Camilleri
Debutto il 13 aprile

«Quanto scritto intende essere semplicemente una vacanza narrativa che mi sono voluto pigliare nell’imminenza degli ottanta anni» scriveva Andrea Camilleri alla fine del suo romanzo La pensione Eva (Sellerio), per poi proseguire: «Desidero avvertire che il racconto non è autobiografico, anche se ho prestato al mio protagonista il diminutivo col quale mi chiamavano i miei famigliari e i miei amici. È autentico il contesto. E la pensione Eva è veramente esistita…».
Quell’autenticità della provincia siciliana degli Anni ‘40 viene ora portata in scena, con l’impagabile verve recitativa del grande maestro Tuccio Musumeci, nello spettacolo La pensione Eva nell’adattamento teatrale di Giuseppe Dipasquale che cura anche la regia e le scene. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro della Città Centro di Produzione Teatrale, sarà in scena al Teatro Brancati di Catania da giovedì 13 aprile (ore 21) fino a domenica 23 aprile. In scena, al fianco del mattatore Musumeci, Debora Bernardi, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Lucia Fossi, Anita Indigeno, Claudio Musumeci, Ramona Polizzi, Vittoria Scuderi, Vincenzo Volo. Le musiche sono di Matteo Musumeci, i movimenti coreografici di Giorgia Torrisi, i costumi di Dora Argento.
«Sono i provinciali, ma turbati dalla fine della guerra, anni Quaranta – racconta il regista Giuseppe Dipasquale, non nuovo alla riduzione drammaturgia di opere di Camilleri (ricordiamo Filippo Mancuso e Don Lollò, Il birraio di Preston, La concessione del telefono)- e per le stanze della Pensione Eva, il casino di Vigàta, transitano figure e personaggi indimenticabili. Ogni quindici giorni le sei “picciotte” partono e ne arrivano delle nuove. In mezzo a queste presenze carnali, trascorre la giovinezza di Nenè, Ciccio e Jacolino, sotto lo sguardo beffardo e rassegnato del Cavaler Lardera. Frequentando la Pensione, i ragazzi si imbattono in apparizioni spirituali, fantasmi letterari, vicende al confine fra la poesia e la realtà».
La storia narra di Nenè e dei suoi amici Jacolino e Ciccio che, prima da adolescenti e poi da giovanotti, trascorrono gli anni che li separano dallo scoppio della seconda guerra mondiale frequentando abitualmente la pensione Eva. Tutto finisce quando su Vigata si abbatte la guerra…
«Seguendo la strada di Gabriel García Márquez – conclude Dipasquale – , apprezzato dall’autore siciliano, che col romanzo Memoria delle mie puttane tristi, uscito nel 2004, rivive ormai in età avanzata l’esperienza giovanile di amori carnali e ne fa una riflessione sulla vita che sta per finire, Camilleri recupera attraverso il senso del piacere anche quello della morte che si incarna nei bombardamenti che fanno da sfondo alla vicenda». Una pièce coinvolgente e divertente allo stesso tempo, intrisa di memoria e sapore nostalgico a cui si aggiunge la vis recitativa unica del maestro Tuccio Musumeci, grande rappresentante del teatro di tradizione italiano.
 
 

La Sicilia, 9.4.2023
L’intervista. Tuccio Musumeci: «La prima volta i soldi me li diede mio padre: “Vai a svezzarti”. Quando lo seppe mia madre ci fu l’infennu!!!»
«Noi e le “signorine” affresco dell’Italia che fu»

Per una volta il martellante, finanche grottesco “politically correct” non è retroattivo ma ante litteram. Non “prostitute”, dunque, ma “signorine”. Così si chiamavano – nel secondo dopoguerra, probabilmente nel primo e prima ancora – le ragazze che dispensavano eros a pagamento. Rigorosamente al chiuso in dimore la cui denominazione passava da “casa di tolleranza” a “casino” finché chiuse lo divennero davvero dopo la legge Merlin del febbraio 1958.
A testimoniare, ricordare, raccontare – nessuna irriverenza nei confronti delle donne né celebrazione della mercificazione del corpo femminile, solo un colorito e colorato spaccato di mondo – le “signorine” (Erminia in arte Iris, Emanuela Ritter in arte La tedesca, Maria in arte La lupa…) sono due pezzi di storia, ciascuno a suo modo ma di uguale autorevolezza.
Andrea Camilleri e Tuccio Musumeci. Il primo alla sua ben nota e frequentatissima cornucopia letteraria aggiunge, nel 2006, «una vacanza narrativa», diceva lui, “La pensione Eva”, garbato e (s)costumato “Bildungsroman” di sesso e dintorni del giovane Nené nelle navi-scuola dove «i mascoli si possono affittare fimmine nude». La pensione Eva, tra l’altro, esisteva davvero («una villetta incantevole» di Porto Empedocle), Nené era il vero diminutivo con cui chiamavano lo scrittore ma, insiste lui, non è autobiografia.
L’altro pezzo di storia, di costume e di teatro specialmente, Tuccio Musumeci, sarà protagonista de “La pensione Eva” in scena al Teatro Brancati di Catania da giovedì prossimo. Complice indispensabile Giuseppe Dipasquale che ne firma regia e adattamento e di quelle singolari “scuole di vita”, odorose di permanganato e dei “pessimi profumi” delle ragazze, Tuccio fu disciplinato, affezionato frequentatore.
Ai tempi era già “mascolo grande”, Tuccio?
«Quanto bastava, si era ammessi dopo aver compiuto 18 anni e non c’era modo di barare, i controlli di polizia erano frequenti, una carta d’identità taroccata poteva costare la chiusura del casino. Ce n’erano alcuni che davano accesso anche ai minorenni ma in altri siti della città, via delle Finanze, ad esempio. Noi, studenti di liceo, andavamo altrove. La guerra era finita da poco e la cosa bella era che, terminato di studiare, eravamo tutto abbiàti ne’ casini».
Non ne fece mistero neanche lo scrittore Giuseppe Bonaviri che, tra i suoi ricordi di giovane studente di Medicina, a Catania, ne metteva uno, confortevole oltre che confortante. Intirizziti nelle camere in affitto «ci si andava a riscaldare nei casini», raccontava.
«Non erano tutti uguali eh! C’erano chiddi scassi pe’ suddati: signorine più attempate, si pagava 110 lire, una serie di panche su cui sedersi in attesa. Noi, invece, pagavamo 550 lire, una cifretta per allora. La prima volta, i soldi me li diede mio padre. “Vai a svezzarti”, mi disse. Quando lo venne a sapere mia madre, ci fu l’infennu!!! Papà avrebbe voluto chiedermi qualcosa, sìììì, figurarsi… non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, tantu m’affruntava!»
Che aria tirava?
«Pace assoluta. Erano appartamenti eleganti, salotti ben arredati, spesso passava il cameriere che serviva il tè, in stanza, dalle ragazze, vedevamo sul tavolo libri di storia, di medicina. Moltissime di loro studiavano e, dopo il ’58, alcune fecero ottimi matrimoni. Un direttore di banca di Catania lo dichiarava senza problemi: aveva sposato una delle “signorine” e la definiva la migliore delle mogli».
Le capitò d’invaghirsi d’una di loro?
«Mai, malgrado fossero tutte d’una bellezza mozzafiato. Le gambe, specialmente! Da quelle eravamo conquistati, noi, maschi italiani dell’epoca. Fu la grande intuizione di Macario. Così come Catania fu la prima città a battezzare il suo sodalizio con Wanda Osiris».
In che senso?
«C’era una volta, a un passo da piazza Verga, l’Arena Esposizione. Ci andavamo tutti. Quella sera, però, la moglie di Macario, Mariuccia, era da sola. Lui era impegnato in un altro teatro. Ma lei gli raccontò prontamente: “Ho visto uno spettacolo in cui c’è una ragazza che non sa né cantare, né ballare, né recitare ma, appena appare in scena si ferma tutto”. Lui s’incuriosì».
Regali alle signorine?
«Qualcuno li faceva, noi pagavamo alla cassa una volta che la ragazza scendeva con il gettone da consegnare alla signora. Le signorine pagavano vitto e alloggio ma i proventi erano loro».
E i proprietari delle “case”?
«Perfetti sconosciuti, nessuno li vedeva mai. A Catania si parlò di un ufficiale dell’aeronautica e di un tabaccaio ma chi gestiva tutto era la maitresse».
Al suo personaggio, il cavaliere Lardera che, a 80 anni suonati, andava alla Pensione solo perché “s’arricriava con l’occhi”, i giovani clienti chiedono un parere sulla “nova quindicina”. Cioè?
«Lo Stato spostava le ragazze ogni quindici giorni da una città all’altra, da una regione all’altra. Qualcuna faceva richiesta di tornare nella stessa “pensione” ma era a giurisdizione dello Stato che, peraltro, ogni venerdì, provvedeva alla visita medica, venivano in due, ginecologo e generico, il lunedì era giorno libero per sbrigare faccende in banca, alla posta. Sabato e domenica, gran folla con tutti i clienti della provincia. A volte, incontravamo le signorine da Caviezel di via Etnea, belle come il sole, comportamento irreprensibile. Nel ’59, ne incontrai una addirittura a Roma. Ero in tournée con l’allora Ente Teatro in Sicilia e si era al bar Ruschena, frequentato da attori siciliani che avevano lavorato con Musco ed erano passati al doppiaggio. Lei mi venne incontro sorridendo. Stentai a riconoscerla finché mi disse: “Dopo che le case sono state chiuse…».
Incidenti “diplomatici”?
«In realtà, no. Succedeva semmai che i patri s’incuntravunu ch’e figghi no stissu casinu, l’ho raccontato anche nel mio spettacolo “Addio, vecchio Sangiorgi”. Fu alla pensione Primavera, nei pressi della stazione. Nessuna rissa, però».
Camilleri descrive cartate di pesce fumante e sapide cene con le “signorine”. Accadeva anche questo?
«Io ricordo che i clienti più affezionati, me compreso, il primo giorno dell’anno nuovo erano invitati a cena con le ragazze. Cuoco eccezionale, cibo buonissimo. Nel fatidico 1958, invece, girammo tanti casini, anche fuori dalla Sicilia, per un brindisi d’addio. Quanta gente facoltosa! A proposito, mi viene in mente una commedia deliziosa ma non riesco più a trovare il copione».
Una “Pensione Eva” bis?
«E’ di un autore non siciliano, ambientata nella Seconda Guerra. Parla di un signore con famiglia che, colto per strada dai bombardamenti, trova rifugio proprio nel casino che frequentava. Alla moglie però, disse: “Andiamo dalle mie cugine!”. E senza andar troppo lontano, un noto avvocato siciliano, felicemente sposato con prole, pare sia morto proprio là, in un casino».
Camilleri non risparmia la staffilata sulla nave di feriti tedeschi, approdata a Porto Empedocle. Furono accuditi dalle “picciotte”, in abiti castigati e con madame al seguito. A bordo, conobbero «lo scuncerto, lo scanto, l’orrore».
«Per carità! So com’è! Mi fa impressione ancora oggi».
Carmelita Celi
 
 

Libreria Colibrì - Milano, 12.4.2023


 
 

La Repubblica, 12.4.2023
'StraMorgan', dietro al culto della personalità si svela il genio
Multischermo / Su Rai 2 quattro seconde serate consecutive con il musicista affiancato da Pino Strabioli

[…]
*** Stanno tornando le repliche di Montalbano in tv, nei primi episodi Mimì Augello corre sempre appresso a ogni sottana ma non si ricorda più il perché.
Antonio Dipollina
 
 

Teatro Brancati, 13-23.4.2023
La Pensione Eva

In prima nazionale va in scena La pensione Eva che dà seguito alla felice collaborazione tra Andrea Camilleri e Giuseppe Di Pasquale. Tratto dall'omonimo romanzo dell'autore del commissario Montalbano, lo spettacolo è ambientato negli anni Trenta nel casino di Vigata, da cui transitano personaggi diventati iconici della bibliografia dell'autore. Interprete principale della commedia è Tuccio Musumeci: risate assicurate quindi.

CALENDARIO REPLICHE
Giovedì 13 aprile ore 21:00
Venerdì 14 aprile ore 21:00
Sabato 15 aprile ore 17:30
Domenica 16 aprile ore 17:30
Giovedì 20 aprile ore 21:00
Venerdì 21 aprile ore 17:30
Sabato 22 aprile ore 21:00
Domenica 23 aprile ore 17:30

CREDITI
Dal romanzo di Andrea Camilleri edito da Sellerio Editore
adattamento teatrale Giuseppe Dipasquale
regia Giuseppe Dipasquale
con Tuccio Musumeci
e con Debora Bernardi, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Lucia Fossi, Anita Indigeno, Claudio Musumeci, Ramona Polizzi, Vittoria Scuderi, Vincenzo Volo

Biglietti disponibili al botteghino del Teatro Brancati
Per info: 095530153 – 095531018 – 3345683715
 
 

Sikelian, 13.4.2023
L'Intervista
“La Pensione Eva” di Tuccio Musumeci e Giuseppe Dipasquale


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“La Pensione Eva” un romanzo o una vacanza narrativa, che Camilleri ha regalato a sé stesso e ai propri lettori nell’imminenza dei suoi ottanta anni, andrà in scena al Teatro Vitaliano Brancati di Catania dal 13 al 16 e dal 20 al 23 aprile, grazie alla felice collaborazione ed amicizia che ha legato Camilleri ed il grande regista Giuseppe Dipasquale, si darà seguito così quell’autenticità della provincia siciliana degli anni ’40 ma a raccontarci il tutto è proprio il regista.
Benvenuto Giuseppe, puoi raccontarci un po’ della pensione Eva?
“La pensione Eva” nasce con l’idea insieme a Tuccio Musumeci di costruire uno spettacolo finché fosse oggi anche nella sua memoria e nella memoria di Tuccio, naturalmente Andrea non c’è più e sono sicuro che anche lui mi avrebbe dato il permesso come ovviamente me lo hanno dato le figlie e la moglie alle quali ho chiesto, ed abbiamo costruito un testo che racconta di un mondo perduto, un mondo un po’ particolare, il mondo delle “case chiuse” che non è soltanto il mondo delle prostitute, perché era un mondo dove gli uomini oltre che andare ad esaudire un po’ i piaceri della carne in realtà era andavano anche per stare lì, giocare a carte, mangiare, era una sorta di circolo anche divertente, difatti come lo racconta Andrea nel suo romanzo, non certamente in maniera totalmente autobiografica ma raccontando delle vicende sparse di “signorine” così si chiamavano, che però non nell’interesse di raccontare il mestiere ma di raccontare l’umanità femminile che c’era dietro a queste ragazze, a volte povere ragazze che si trovavano costrette a fare questo mestiere e vengono fuori delle storie molto umane, come la tedesca che ha visto i feriti su una nave, della bolognese che si innamora, o di Lulù che insieme al prode Gegè che inventano contro il volere dei genitori una storia d’amore al cavalier Lardera, che è appunto il personaggio che interpreta Tuccio, che ormai 88enne quasi, va li proprio per il piacere, un uomo di casa, una sorta di nonno di tutte e si diverte fa divertire, gioca, senza che questo determini pruriti o come dire delle sensualità smaccate che non serve evidenziare, naturalmente tutto questo racconta anche un epoca perché il periodo è il 1942/43 siamo quasi alla fine della guerra ma siamo in mezzo ai bombardamenti, quindi siamo in questo doppio livello, c’è una Sicilia massacrata dai nazisti, invasa dagli alleati e in mezzo come un vaso di coccio ne subisce da tutti i lati, in tutto questo il piacere della vita, questa casa chiusa, questo casino, questa pensione Eva rappresenta, il piacere della vita continua malgrado tutto, continua malgrado i bombardamenti, malgrado le guerre, tante’ anche dentro la pensione capitano due partigiani, quindi è una storia dove l’umanità continua, sempre nella visione ottimistica di Camilleri, continua a vivere a testimoniare forza anche quando la morte è alle porte.
Un doppio regalo per chi va a vedere lo spettacolo, sia per il contributo importante di Tuccio Musumeci, sia per dare un grande omaggio all’opera di Camilleri?
Si, che sono come dire… sono un po’ legati, anche perché Andrea adorava Tuccio Musumeci con il quale ha lavorato ed ha anche diretto in alcuni spettacoli nella sua carriera da regista, io per Tuccio oltre che averlo diretto in alcuni spettacoli come nella “La concessione del telefono” nel “Il birraio di Preston” o addirittura nel “Filippo Mancuso e Don Lollo’ che io e Andrea abbiamo scritto appositamente per lui e per Pattavina, sono in qualche modo riconoscente a questo grande attore a questa grande maschera italiana di prestarsi ancora e con grande vitalità a raccontare ed a interpretare una storia scritta dalle parole di Andrea Camilleri.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro della Città Centro di Produzione Teatrale con l’adattamento teatrale regia e scene fatte da te Giuseppe, l’interprete principale sarà Tuccio Musumeci, a seguire Debora Bernardi, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Lucia Fossi, Anita Indigeno, Claudio Musumeci, Ramona Polizzi, Vittoria Scuderi, Vincenzo Volo. Le musiche sono di Matteo Musumeci, i movimenti coreografici di Giorgia Torrisi, i costumi di Dora Argento, un cast importante che ha contribuito ad un bel progetto teatrale?
Si, sono collaboratori artistici molto validi, alcuni dei quali miei collaboratori da anni, Dora o Matteo hanno fatto con me altri spettacoli ed anche la compagnia di attori sono alcuni miei allievi, le signorine sono quasi tutte mie allieve, insomma è un cast che qui al teatro Brancati, il teatro della città è di casa e naturalmente tutto questo crea anche il sapore della qualità della spettacolo perché lo spettacolo vive della qualità degli interpreti, devo dire prima, in questi mesi di prove è stato meraviglioso, ci siamo divertiti, ridevamo durante le prove, molte volte dovevamo interrompere perché Tuccio ci portava su strade per noi incontenibili, ci siamo davvero divertiti e mi auguro, anzi ne sono certo che anche il pubblico si divertirà allo stesso modo.
Altri progetti teatrali?
Si, non appena termino questo spettacolo salirò a Roma a preparare la terza parte di una trilogia scritta da Luciano Violante, già presidente della Camera, con Viola Graziosi abbiamo costruito uno spettacolo che presenteremo al Teatro di Roma allo Stabile nel mese di novembre.
Dopo aver intervistato il regista Giuseppe Dipasquale abbiamo l’onore di sentire il protagonista Tuccio Musumeci.
Tuccio raccontaci un po’ di Camilleri e di questo personaggio che interpreti il cavalier Lardera
Si, ho conosciuto Camilleri quando era giovane, aveva circa 42 anni giovanissimo! lui all’epoca faceva il regista ed abbiamo fatto molti lavori a Tindari con Turi Ferro, Massimo Mollica ed anche in altre città, lui oltre a svolgere l’attività di regista era un funzionario importante della Rai, poi abbiamo fatto molti altri lavori insieme come “La concessione del telefono” – “Filippo Mancuso e Don Lollò”… fino ad arrivare a “La pensione Eva”. Molti anni fa c’è stata la fortuna di una bella conoscenza con il giovane Dipasquale ed hanno collaborato insieme portando tanti lavori belli per anni anche in Svizzera. Camilleri ha avuto una grande fiducia all’epoca in Dipasquale creando non solo un’amicizia ma legando anche una grande fiducia.
Parlando della pensione Eva che andrà in scena dal 13 al Brancati, lo spettacolo parla tanto ricordando i cosiddetti “casini” o “case di tolleranza” o ancora “case chiuse” finché chiuse lo divennero davvero dopo la legge Merlin del febbraio 1958, probabilmente la senatrice Merlin le chiuse non potendo avere un uomo e quindi pensò bene di chiuderle!
Devo precisare che lo Stato ci guadagnava tanto ma oltre ad essere controllate a livello medico per noi era proprio un’istituzione perché i nostri padri con l’ira delle nostre madri ci consigliavano ad andare per “svezzarci”… e si pagava circa 550 lire, queste ragazze cosiddette “signorine” le trovavamo con i libri di medicina, legge, ogni venerdì c’erano le visite mediche con medici nominati dal tribunale, quindi un controllo continuo anche dalla polizia perché si doveva avere la maggiore età.
La cosiddetta “maitresse” faceva molta attenzione perché i controlli erano continui, avevano una tessera, le ragazze avevano ogni lunedì libero, mentre il sabato e la domenica dalla provincia si riversavano tutti gli studenti universitari in città… infatti come la battuta in scena, le ragazze lavoravano tutto il sabato e la domenica lavorando a letto!!
Quindi Tuccio con La pensione Eva c’è anche un amarcord dell’Italia che fu?
Assolutamente sì, il personaggio soprattutto che interpreto va come se andasse ad un circolo, un mondo molto distinto. Ma lei lo sa quanti padri con i figli si sono incontrati lì dentro? Ci andavano tutti anche nella realtà, dopo aver studiato eravamo tutti lì quando si diventava un cliente assiduo, ti invitavano anche il giorno seguente del capodanno per offrirti una cena, io personalmente una volta sono stato invitato insieme ad un altro mio carissimo amico. Era un mondo stupendo, particolare, ed ogni 15 giorni le “signorine” venivano cambiate, da una città le trasferivano ad un’altra. Speriamo che vengano tanti 90enni allo spettacolo così si ricordano anche loro i tempi che furono. Invitiamo tutti ed anche i giovani chiaramente così capiscono meglio ridendo quello che accadeva!
Patrizia D'Urso
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 13.4.2023
Camilleri rivive in teatro a Catania con "La Pensione Eva". Il regista: "Sfida con il testo"
Giuseppe Dipasquale firma un nuovo allestimento tratto da un libro dello scrittore che fu suo maestro


Una scena de "La Pensione Eva"

Il germoglio della giovinezza, il gioco innocente del peccato, i sogni, l'iniziazione sessuale del ventenne Nenè fa tornare Andrea Camilleri a teatro. "La Pensione Eva", il romanzo del 2006 che lo scrittore considerò una "vacanza narrativa", prende vita nello spettacolo che debutta venerdì 14, in anteprima nazionale, al teatro Brancati di Catania.
Un'operazione delicata e divertente, la definisce Giuseppe Dipasquale, il regista catanese scelto dallo stesso Camilleri per la riduzione teatrale di molti dei suoi racconti, che firma, oltre all'adattamento e alla regia, anche le scene, essenziali ma carichi di tanto significato, che un po' richiama l'eleganza e i colori dei libri Sellerio, scrigni blu delle tante storie dell'indimenticabile papà del commissario Montalbano.
"Stavolta non ho avuto il conforto diretto di Andrea - commenta Dipasquale - Abbiamo lavorato fuori da ogni canone che un qualsiasi testo teatrale può dare. "La Pensione Eva" è un romanzo che non ha il DNA per finire sulle scene. Ma mantenendo la nostalgia, il gusto delle parole dell'autore credo siamo riusciti in questa difficile sfida".
Ambientato tra gli anni Trenta e Quaranta nella ormai nota Vigàta, la storia ruota attorno alle stanze della "Pensione Eva" - "si poteva chiamare macari casino oppure burdellu e che le fimmine che ci stavano dintra e che si potivano affittare erano nominate buttane", scrive Camilleri - con Tuccio Musumeci nei panni del cavalier Calcedonio Lardera, che rispetto al romanzo diventa il divertente e ironico protagonista. Attorno a lui sfilano, con i costumi di Dora Argento, gli altri personaggi che hanno il volto del giovane Daniele Bruno, di Debora Bernardi, Cosimo Coltraro, Lucia Fossi, Anita Indigeno, Claudio Musumeci, Ramona Polizzi, Vittoria Scuderi e Vincenzo Volo. Un'ora e venticinque minuti di spettacolo in un solo atto unico, in replica al "Brancati" fino al 23 aprile.
"Dentro questa Pensione non si pensa solo al sesso - spiega il regista - Camilleri ha saputo fare una metafora di come questi luoghi rappresentassero la voglia di vivere attorno alle macerie della guerra. E nello spettacolo la chiave è proprio questa: la vita circondata dalla morte. In un periodo di guerra l'uomo trova sempre il filo della vita. Non con la ricerca del sesso, ma convalidando il senso dell'esistenza, dove fuori i ragazzi muoiono bombardati mentre dentro quelle quattro mura si magnifica la vita".
Giuseppe Dipasquale ha conosciuto bene Andrea Camilleri. È il regista che ha lavorato al suo fianco per trent'anni. Si erano conosciuti nel 1985, all'Accademia nazionale d'arte drammatica "Silvio D'Amico" dove Camilleri insegnava regia.
"Racconto i particolari di quell'incontro in una conversazione sul teatro che uscirà in autunno per Sellerio - precisa Dipasquale - . Andrea non è stato solo un maestro, è stato un amico e un padre. Ha permesso, fin dai tempi dell'Accademia, che mi formassi sui miei errori, e ha avuto nei miei confronti una generosità disinteressata". Il loro sodalizio artistico nacque alla fine degli anni Novanta: "Mi ero già diplomato in Accademia, già firmavo le mie regie. Un giorno mi chiamò e mi disse che aveva accettato dal Teatro Stabile di Catania di fare la versione teatrale di un suo racconto con la sola condizione che l'avrei diretto io. Mi sentii caricato di una grossa responsabilità. Da allora non ci siamo più fermati". E così arrivarono a teatro "Il birraio di Preston", "Troppu trafficu ppi nenti", "La cattura", "Maruzza Musumeci", "Il casellante", solo per citarne alcuni. E in tutte queste opere teatrali, compresa quest'ultima tragedia dolce e amara, Camilleri c'è dentro fino al collo. Nella magia che solo il palcoscenico trasmette, si avverte la presenza del cantastorie, eterno cantore di Vigàta.
Salvatore Picone
 
 

La guida più, 13.4.2023
Le repliche de Il Commissario Montalbano 2023 in 4K Ultra HD, solo su tivùsat al canale Rai 4K

Il Commissario Montalbano sta per tornare e sempre 4K Ultra HD! Ad aprile 2023, Rai 4K, SOLO al canale 210 di tivùsat, trasmetterà i nuovi episodi restaurati della serie tv più amata dal pubblico italiano. Continua a leggere per scoprire quali episodi saranno trasmessi, la trama e quando seguire le repliche de Il Commissario Montalbano in 4K Ultra HD.
Il Commissario Montalbano: le repliche su Rai 4K
La serie-evento che ogni anno tiene incollati davanti alla tv milioni di italiani torna protagonista con una grandissima sorpresa. Dopo le repliche trasmesse lo scorso anno a settembre ed a metà aprile, la Rai manderà in onda in risoluzione 4K Ultra HD la quarta stagione di Montalbano, il noto commissario siciliano nato dalla penna di Andrea Camilleri.
Con ben tre serate speciali, la Rai omaggerà lo scrittore scomparso nel 2019 attraverso le storie del suo personaggio più amato. In tv andrà in onda una vera e propria collection di alcune puntate indimenticabili, trasmesse per la prima volta in 4K ultra HD che grazie alla più alta risoluzione garantisce colori realistici e nitidezza d’immagine.
Gli episodi trasmessi in 4K Ultra HD ad Aprile 2023
La Rai ha annunciato la messa in onda di tre episodi de Il Commissario Montalbano, in un’esclusiva versione restaurata in 4K UHD. Le puntate in questione dovrebbero essere relative alla quarta stagione del programma, andata in onda nel novembre del 2002:
• “Gli arancini di Montalbano”
• “L’odore della notte”
• “Gatto e cardellino”
La trama di “Gli arancini di Montalbano”
Le repliche in 4K de Il Commissario Montalbano iniziano da lunedì 17 aprile alle 21:30 con “Gli arancini di Montalbano”, l’episodio tratto dall’omonima raccolta di Camilleri.
I corpi del commendatore Pagnozzi e della giovane moglie Stefania vengono trovati senza vita nella loro auto, finita in una scarpata. I primi sospetti ricadono sugli operai albanesi che lavorano nei cantieri di Pagnozzi e che stanno ristrutturando la villa, svaligiata la sera stessa dell’incidente. Per il questore Bonetti Alderighi il caso è risolto, ma Montalbano ha capito che le cose non sono andate così: il commissario riceve un’audiocassetta con una misteriosa telefonata, nella quale Stefania si rivolge al figlio di Pagnozzi, dicendo che l’indomani sarebbero stati finalmente liberi di amarsi.
Il cast de Il Commissario Montalbano
Vi ricordiamo i nomi che compongono il cast di attori che interpretano i personaggi più amati della fiction. A interpretare il Commissario Montalbano, per oltre vent’anni, ci ha pensato il veterano Luca Zingaretti, nelle ultime stagioni anche regista della saga. Al suo fianco, come sempre, gli inseparabili amici e colleghi: Mimì Augello interpretato da Cesare Bocci, Catarella interpretato da Angelo Russo e l’ispettore Fazio, interpretato da Peppino Mazzotta. A vestire i panni di Livia, la moglie del commissario, ci ha pensato Sonia Bergamasco.
Quando inizia Il Commissario Montalbano in 4K Ultra HD
Le puntate restaurate della quarta stagione de Il Commissario Montalbano saranno trasmesse a partire da lunedì 17 aprile, in prima serata su Rai 4K. Le avventure del Commissario andranno in onda ogni lunedì, sempre alle ore 21:30, e sarà possibile vedere la serie su Rai 1 HD e su Rai 4K, al canale 210 di tivùsat.
Come vedere Il Commissario Montalbano in 4K Ultra HD
Per vedere la fiction più amata dagli italiani gratuitamente in 4K, dunque, dovrete sintonizzarvi sul canale 210 di tivùsat. Il canale trasmette in altissima definizione, in tecnologia 4K Ultra HD, per offrire un’esperienza di visione straordinaria e ancora più coinvolgente. Le trasmissioni Rai in 4K su tivùsat restituiscono immagini più dettagliate, colori più brillanti, una risoluzione quattro volte più elevata dell’alta definizione, consentendo di immergersi in un evento televisivo unico.
Per vedere Montalbano in 4K è necessario avere un TV 4K e collegarlo al decoder 4K certificato tivùsat o una CAM certificata tivùsat 4K Ultra HD. La smartcard tivùsat 4K è inserita nella confezione del decoder o della CAM e deve essere attivata. Per verificare se il tuo TV è 4K UHD certificato tivùsat e\o per comprare un decoder o una CAM, clicca qui.
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Il Fatto di Catania, 14.4.2023
L’emozionante omaggio di Salvo La Rosa ad un’icona del teatro catanese: ecco di chi si tratta

Il caloroso “#Buongiorno” di Salvo La Rosa arriva anche oggi tramite social e oggi lo manda “#cututtuucori” in compagnia di un grande protagonista del teatro catanese e siciliano.
A ricevere il sentito omaggio del presentatore catanese è Tuccio Musumeci, “un caro Amico, un mito del teatro, un Attore davvero straordinario”, che ieri sera ha emozionato tutti, lo stesso Salvo, interpretando “La Pensione Eva” al Teatro della Città di Catania.
Con la regia di Giuseppe Di Pasquale e un ricco cast di attori, il “Beddu Tuccio” come lo chiama Salvo La Rosa nel suo post ha conquistato i cuori dei presenti in sala e, come sempre, è riuscito a regalare un momento unico di vera e sana cultura siciliana, portando in scena un capolavoro tratto da Andrea Camilleri.
Per questo e per la stima che prova nei suoi confronti, Salvo si lascia andare e rivolge all’amico Tuccio un “ti vogghiu beni” sentito e sincero.
Simona Lo Certo
 
 

TV7, 14.4.2023
Nonno Camilleri


Cliccare qui o sull'immagine sopra per il video (il servizio a partire dal minuto 42:40)

"Sono stata gli occhi di mio nonno". Arianna Mortelliti e il suo primo romanzo racconta il rapporto con il nonno Andrea Camilleri.
Adriana Pannitteri
 
 

La Sicilia, 15.4.2023
Risate e applausi alla “Pensione Eva”
Catania. Fino al 23 al Teatro Brancati lo spettacolo tratto dal libro di Camilleri, regia di Giuseppe Dipasquale. Protagonista Tuccio Musumeci, unico e prezioso, dalla vis comica non priva di sarcasmo che trascina il pubblico

Le “Goulue” di Porto Empedocle. Hanno un che di Louise Weber, diva del Moulin Rouge, queste “signorine” scosciate e mai sconce, trasgressive e caste di “La Pensione Eva” di Andrea Camilleri, spettacolo diretto da Giuseppe Dipasquale che ne firma anche l’adattamento fino al 23 al Brancati per conto del Teatro della Città. Protagonista un allunato, stralunato, allampanato e sempre “hystrio”, unico e prezioso, Tuccio Musumeci.
In scena, questa pure voluta dal regista, parlano ancor prima di quelle in carne e ossa (e guepière), le “signorine”, attraverso quadri alle pareti che riproducono le piccole “danseuse” del manifesto pubblicitario in copertina del romanzo di Camilleri. E, al tempo stesso, accompagnano l’arredo della “Pensione”, quasi un vecchio night club di periferia: il bancone-cassa della maitresse, i tavolini bianchi dell’attesa, i camerini “di lavoro” pudicamente intuiti dietro le quinte.
Piccole “Goulue” di provincia crescono nelle fantasie di affezionati, delicati, assatanati clienti della “casa” della felicità erotica ed esotica (Ljuba, Tatiana, La Tedesca). E crescono di pari passo i ragazzini che ne raccontano, in testa Ciccio e Nenè, quest’ultimo alter ego “non autobiografico” dell’Autore. Un’educazione sentimentale, ma non troppo, in piena Seconda Guerra in cui “ficcare” era un modo, il modo di restare attaccati alla vita. Il massimo ossimoro, poi, tra l’assurdo e il grand-guignol, è l’effetto benefico dei bombardamenti (di solito lo “sdignano”, dice lui) sul cavalier Lardera alias Tuccio Musumeci. Invece di paralizzarlo per la paura gli risvegliano, a 80 anni e passa, dimenticati appetiti sessuali con prestazioni sorprendenti. “Neanche un ragazzo di vent’anni! Mi ha sfiancata!”, assicura la “signorina” Manola.
Nessuna pruderie nello spettacolo, in piena, rispettosa osservanza dell’originale. Nostalgia piuttosto e, più ancora, malinconia per certa ingenuità e umanità di storia e storie perdute. Un languore “spezzato” ad arte – esiti prevedibili, forse, ma irresistibili sempre perciò applausi di sortita e a scena aperta – dalla vis comica, non priva di sarcasmo del “cavalier” Tuccio. Traboccante di memoria passata e comprensibilmente incapace di metabolizzare le frattaglie del presente – impagabile il colloquio “informativo” con la tenutaria Signora Flora, Debora Bernardi, ovvero “madre badessa” perché “bada” alle ragazze – Lardera-Musumeci parla come un disco incantato. Nel frattempo, però, sgrana piccoli rosari di saggezza.
E più procede per sottrazione – che è la sua inossidabile, temeraria e temuta forza d’attore – più aggiunge in ritmo e scosse elettriche di ilarità. Sceneggiare la letteratura è affar serio. Da sempre. Andrea Camilleri è “tiatranti” nato ma non è ancora teatro. Lo sa bene Giuseppe Dipasquale che, per lungo tempo, è stato suo interlocutore prediletto e su vari fronti, compresa la conversione scenica di altri romanzi (“La concessione del telefono”, “Il birraio di Preston”). E neppure vuol rinunciare, il regista, come dargli torto, ad alcunché del racconto. Che c’è dentro tutto o quasi e ciò non può non generare delle anse di stasi, benché l’atto unico, opportunamente senza intervallo, non raggiunga i 90 minuti.
Circondati da un “milieu” d’epoca – costumi di Dora Argento, movimenti coreografici di Giorgia Torrisi, musiche di Matteo Musumeci, con appropriate incursioni nelle hit del tempo come “Op! Op! Trotta cavallino” di Natalino Otto – gli attori ben rispondono alle sollecitazioni del gigante Musumeci. Silhouette asciutta, fregiata di boa di struzzo, pettinatura rigorosamente a rullo anni ’40, ecco la Signora Flora di Debora Bernardi, attrice rigorosa e generosa. Suo complice e contraltare è il terragno, impomatato, comicamente minaccioso Cosimo Coltraro ossia padre di Nenè, Manzella ma Don Stefano Jacolino specialmente, padre d’un facilone, facinoroso Jacolino junior, Claudio Musumeci.
Tra drammaturgia e narrazione, il racconto è nelle loro mani, i “bramosi” adolescenti Ciccio e Nené. Al primo, Vincenzo Volo restituisce una goffa, divertentissima “sapienza” nutrita da balbuzie con rebus annesso di (mezzo) uomo di mondo; il secondo, Daniele Bruno, fa dell’imperizia petulante e ardita una cifra identitaria anche nell’affrontare Giugiù la cui “polpetta in gola” rammenta e non poco il casto “Affieddu” di Pippo Pattavina.
Che cosa sarebbe la “Pensione Eva” senza le sicilianissime “Goulue”? Signorina 1, 2, 3, 4 e relativo nome d’arte: Lucia Fossi, Ramona Polizzi, Vittoria Scuderi, Anita Indigeno, diverse per atteggiamenti ed attitudini, uguali in sottomissione alla Signora Flora e condiscendenza ai clienti (Santo Fragalà, Ugo Valle). E, signore e signori, che cosa mai ne sarebbe del Teatro e della mimesi – intesa come rappresentazione dell’essenza delle cose, alla maniera di Aristotele – senza di lui? Tuccio Musumeci, usque ad aeternum semper.
Carmelita Celi
 
 

Cronaca Oggi Quotidiano, 15.4.2023
Camilleri e gli amori giovanili nel casino di Vigata negli anni Quaranta al “Brancati” di Catania con “La Pensione Eva”, regia di Giuseppe Dipasquale


Una scena - Ph. Dino Stornello

Ha debuttato al Teatro Brancati di Catania, in anteprima nazionale, lo scorso giovedì 13 aprile (repliche sino al 23), “La Pensione Eva”, adattamento teatrale di Giuseppe Dipasquale (che cura anche regia e scene) dell’omonimo romanzo del 2006 (edito da Sellerio) di Andrea Camilleri, produzione Teatro della Città Centro di Produzione Teatrale, musiche di Matteo Musumeci, movimenti coreografici di Giorgia Torrisi e costumi di Dora Argento. Il romanzo di Camilleri, considerato dallo stesso scrittore come una “vacanza narrativa”, nell’adattamento di Giuseppe Dipasquale (non nuovo alla riduzione drammaturgia di opere di Camilleri, ricordiamo “Filippo Mancuso e Don Lollò”, “Il birraio di Preston”, “La concessione del telefono”) diventa un atto unico di circa due ore, a tratti leggero e divertente ed a volte nostalgico, facendo tornare in mente la freschezza della giovinezza, il gioco innocente del desiderio e del peccato, l’iniziazione sessuale, gli amori carnali di quei ventenni provinciali degli anni Quaranta.


Una scena – Foto Dino Stornello

Su una scena colorata ed essenziale, che fotografa l’interno della Pensione Eva, il casino di Vigata, si muovono tutti i protagonisti a cominciare dal cavaliere Lardera, frequentatore storico della struttura, la nuova tenutaria la Signora Flora, ex insegnante di Latino e Greco a Roma, le desiderate signorine pronte ad offrirsi ai loro clienti. E poi ecco Nenè e i suoi amici, Jacolino e Ciccio, che, prima da adolescenti e poi da giovanotti, trascorrono gli anni che li separano dallo scoppio della seconda guerra mondiale frequentando abitualmente la Pensione Eva dove tra i consigli e le battute del cavaliere Lardera crescono e vivono apparizioni spirituali, fantasmi letterari, vicende al confine fra la poesia e la realtà. Si racconta la storia del cavaliere Lardera che, impaurito da un terribile bombardamento recupera la sua virilità, oppure quella della “signorina” comunista, Tatiana, che collabora con i partigiani o ancora quella di un’altra signorina che, ingenuamente, scambia un americano caduto con l’aereo in terrazza per un angelo. Tutto questo insieme di desiderio, di passione, di giovinezza, di nostalgia e di personaggi e storie tra poesia e realtà, tra il profumo dell’amore, finisce quando su Vigata si abbatte la guerra. Nel finale Nenè e Ciccio si ritrovano, dopo essere tornati al loro paese, dopo la paura del conflitto e dei bombardamenti e festeggiando il ritorno alla vita osservano, con nostalgia, le macerie dove sorgeva la Pensione Eva.


Tuccio Musumeci e Debora Bernardi – Ph. Dino Stornello

Protagonista sul palcoscenico una scatenata compagnia, guidata da un illuminato Tuccio Musumeci, con la sua inesauribile verve recitativa e comica, nei panni dello spaesato e sempre in cerca di compagnia cav. Lardera, accompagnato da Daniele Bruno (Nenè), Claudio Musumeci (Jacolino), Vincenzo Volo (Ciccio), Debora Bernardi (la tenutaria signora Flora), Cosimo Coltraro (don Stefano Jacolino), Lucia Fossi, Anita Indigeno, Ramona Polizzi e Vittoria Scuderi (le disponibili signorine della Pensione), Santo Fragalà ed Ugo Valle (primo e secondo cliente). Gli interpreti, che rivestono anche due-tre ruoli, recitano e si muovono con disinvoltura, agilità, tra balletti, canzoni, desideri, sogni tra il salone principale e le varie stanze della Pensione Eva regalando al pubblico in sala sorrisi ed anche tanta nostalgia del passato e degli anni passati. Piacevoli le musiche – con dei brani d’epoca – curate da Matteo Musumeci, appropriati i costumi di Dora Argento, ben sincronizzati i movimenti coreografici di Giorgia Torrisi.


I ringraziamenti finali – Ph. Dino Stornello

Durante ed alla fine dello spettacolo applausi convinti del pubblico per una operazione gradevole, per una rielaborazione teatrale che miscela spensieratezza, canzoni, amore e gioventù con ricordi e nostalgia, il tutto condito dalla maestria di un Tuccio Musumeci sempre più imprescindibile maestro della scena del teatro di tradizione italiano. Repliche il 16, 21, 22 e 23 aprile.

Scheda
La pensione Eva
dal romanzo omonimo (edito da Sellerio) di Andrea Camilleri
Adattamento, regia e scene di Giuseppe Dipasquale
con Tuccio Musumeci e Debora Bernardi, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Lucia Fossi, Anita Indigeno, Claudio Musumeci, Ramona Polizzi, Vittoria Scuderi, Vincenzo Volo.
Musiche di Matteo Musumeci
Movimenti coreografici di Giorgia Torrisi
Costumi di Dora Argento
Foto Dino Stornello
Produzione Teatro della Città Centro di Produzione Teatrale
Teatro Brancati – Stagione di prosa 2022/2023 – 13 – 23 aprile 2023
Maurizio Sesto Giordano
 
 

Oggi, 15.4.2023
Andrea Camilleri, parla la nipote Arianna Mortelliti: “Nonno, scusa se scrivo libri…”
È cresciuta con un “monumento” in casa. Ma alla fine ha trovato il coraggio di diventare scrittrice. Colpa di quei pomeriggi a parlare di gnomi

Arianna Mortelliti, 36 anni, è l’autrice di un libro dal titolo divertente: Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni. Invece, il libro è commovente e serio: racconta di Arturo, 95 anni, che finisce in coma. Al suo capezzale accorre la famiglia che gli racconta di tutto. E lui, a dispetto della logica, li sente uno per uno. Mortelliti insegna in una scuola romana, è laureata in Scienze Biologiche ed è la nipote del grande Andrea Camilleri.
Il protagonista ha 95 anni quando se ne va. Suo nonno ne aveva 93: le sarebbe piaciuto potergli parlare come nel libro? «L’ho fatto mentre lui si trovava in quella condizione. Io l’ho fatto».
Che cosa gli diceva? «Lo rassicuravo, dicevo: “Nonno oggi ti trovi nel reparto di terapia intensiva del Santo Spirito. Non ti preoccupare, noi ci siamo”. Cercavo, in primo luogo, di tranquillizzarlo. In quel periodo stavamo lavorando insieme perché il nonno si stava preparando per il monologo che aveva in programma, Autodifesa di Caino».
L’ha intimidita scrivere un romanzo con un esempio così immane in casa? «Altroché. Io ho sempre scritto solo per me sin da piccola. Nel dicembre 2019, quando c’è stata la presentazione dell’Autodifesa di Caino, mi hanno chiesto di scrivere un ricordo di nonno. E da quel momento mio padre non ha fatto che ripetermi di scrivere».
Che cosa ricorda dei mesi di lavoro insieme? «Nonno era un grande lavoratore, si alzava la mattina, si vestiva di tutto punto, si metteva alla scrivania, al suo computer. Il suo studio è pieno di libri, con i suoi romanzi nelle varie traduzioni. Poi ci sono le statuine di San Calogero. Si è sempre dichiarato ateo, ma con una eccezione: si chiamava Andrea Calogero Camilleri perché è nato mentre San Calogero usciva dalla Chiesa e passava sotto casa».
Che nonno era? «Un fiume in piena, un continuo flusso di idee. Era proprio instancabile, ma c’erano anche momenti di confidenza tra me e lui, siamo sempre andati molto d’accordo. È stato un nonno presente, da piccola abitavamo perfino sullo stesso pianerottolo. Si parla tanto di nonno, ovviamente in maniera assolutamente meritata, ma bisogna ricordare che aveva accanto una donna veramente incredibile, mia nonna Rosetta, che l’ha supportato tanto».
Tra di loro erano teneri? «Io li ho visti nella seconda fase della loro relazione. Si confrontavano veramente tanto».
Se la sente di parlare di quando suo nonno è caduto e si è rotto il femore? Avrete avuto da subito tanta paura, dato che a quella età con il femore rotto non ci si riprende quasi mai. «Lei hai detto “avrete avuto sicuramente tanta, tanta paura” e io, forse ingenuamente non ne ho avuta. Sa, fino al giorno prima lavoravamo insieme. Anzi dopo che ha fatto l’intervento si è messo a scherzare: “Mi è sembrato di stare dal falegname”. Il dolore per la sua perdita è stato profondissimo» (Camilleri venti giorni dopo la caduta ebbe un infarto e non si riprese più, ndr).
Il lascito più importante? «Forse l’uso della fantasia, cioè cercare risposte dentro il nostro cervello, perché lì non ci sono limiti, nessuna barriera, ostacolo. Usava spesso questa frase nello scrivere: buttiamolo giù, poi lo sistemiamo. Ovviamente a lui uscivano solo capolavori. Frasi affettuose non ce n’erano moltissime, non perché nonno non fosse un uomo affettuoso, anzi. Al contrario era molto fisico».
Ha qualcosa di suo in casa? «Ho voluto un suo maglione marrone. Era molto freddoloso».
Le ha regalato dei nanetti, vero? «La storia è un po’ diversa: giocavamo tantissimo con la fantasia. A un certo punto ci siamo proprio immaginati degli gnomi, con i loro intrighi e nomi strani. Succedeva quando io gli portavo il caffè a letto, dopo che faceva alle 3 il riposino pomeridiano. Altra cosa che io ho preso da nonno. Siccome siamo due golosi, mi lasciava il fondo dello zucchero e parlavamo insieme di questo mondo pieno di gnomi».
È un ricordo bellissimo. «Lo è».
E un suo regalo che ama molto? «Le ballerine dorate. Io crescevo e lui ne comprava di nuove. Quando mi sono sposata indossavo le sue ballerine dorate. Non avrei potuto fare altrimenti».
A proposito d’amore, le ha mai dato consigli? «Assolutamente sì. È nato, cresciuto, invecchiato in mezzo alle donne, era un grande conoscitore dell’animo femminile».
Ha mai pensato di aggiungere il cognome Camilleri al suo? «No, di Camilleri ce n’è uno al mondo».
Lavinia Capritti
 
 

Antimafia 2000, 16.4.2023
Caccia alla foto di Berlusconi e mafia, titolano i giornali. Forse sarebbe meglio frenare

[...]
Anni fa, Andrea Camilleri, scrisse un saggio folgorante, intitolato la “Bolla di componenda”.
Lo scrittore di Porto Empedocle si riferiva a un documento sul quale si favoleggiava assai in Sicilia sin dall‘ 800. In base a questa “carta”, la Chiesa, dietro compenso in denaro, concedeva ai fedeli indulgenze preventive, persino per eventuali reati di sangue. Tutti ne parlavano, tutti lo sapevano. Tutto, ovviamente, avveniva all’oscuro, indulgenze “al nero”, potremmo dire con il senno di oggi.
Camilleri avviò, persino negli archivi ecclesiastici, una ricerca certosina della bolla che sarebbe stata prova definitiva a conferma di una leggenda ricca di un fondamento indimostrabile. E quando fu convinto di essere a un passo dalla scoperta della “bolla”, scoprì che da un certo volume, particolarmente indiziato, seppellito in un archivio, proprio alcune pagine corrispondenti al cuore della sua ricerca, erano state misteriosamente, ma assai opportunamente, strappate.
Sapete come finisce la storia?
Con queste parole di Camilleri: "Quando il disegno di questo scritto mi divenne chiaro, dissi a Leonardo Sciascia che avrei voluto scrivere qualcosa sulla bolla di componenda. Non ne sapeva niente, conosceva solo la componenda, quella laica. Allora gli spiegai di cosa si trattava e lo pregai di aiutarmi bibliograficamente" … Fece una pausa, mi taliò (mi guardò, ndr). Sorrise del suo sorriso.
"Tu una carta così non la troverai mai" mi disse.
Conclude amaramente Camilleri: “E infatti non l’ho trovata”.
Come non sarà mai trovata, vuoi perché non esiste, vuoi perché è custodita in mani sicure, la foto Berlusconi-Graviano-Delfino, che tanta eccitazione e ingordigia mediatica ha sollevato in questi giorni.
Ma che l’agenda rossa di Paolo Borsellino ci sia stata, sino al giorno del cratere di via D’Amelio, sicuro è.
Dove sia finita dopo, vallo a sapere. Insomma: noi investiremmo di più su questa ricerca. E su tutti i segreti dei quali è depositario il Matteo Messina Denaro.
Se non altro per non fare la fine degli allocchi, mediaticamente s’intende.
Saverio Lodat
 
 

Roma, 16.4.2023
Un libro sul teatro Mercadante

È Tommaso Tuccillo, attore ed architetto, l’autore del libro “Il Mercadante già Teatro del Fondo. Storia di un teatro napoletano”, recentemente stampato da Kairós edizioni e presentato l’altro ieri, proprio tra le pareti di quello storico teatro partenopeo. […] Come viene fuori tecnicamente? «Da un lavoro di approfondimento annoso, una stesura sfrondata quanto più possibile da termini tecnici, ostici ai più, pure, al tempo stesso, arricchita da testimonianze espressamente reperite da me, dopo lunghe, pazienti ricerche. Preziosa, all’uopo, anche la generosa disponibilità del Museo di Napoli-Collezione Bonelli. Quindi varie proposte di stampa e la scelta di Kairós come casa editrice per questo volume non privo di fonti prima inedite e di storie affascinanti quanto dimenticate, come la serata futurista avvenuta nel 1910 o il particolare episodio che riguarderà lo scrittore Andrea Camilleri e che sarà scaturigine della nota figura del commissario Montalbano».
[Probabilmente si fa riferimento all’episodio legato alla messa in scena di “Tarantella con un piede solo”, NdCFC]
Rosario Ruggiero
 
 

Rai Ufficio Stampa, 17.4.2023
RAI 1, 17 APR 2023, 21:30
Torna il commissario Montalbano
Gli arancini di Montalbano - restaurato in 4K

Montalbano torna in replica su Rai 1. A due anni dalla messa in onda de Il metodo Catalanotti, l'ultima avventura televisiva del Commissario Montalbano, la serie di film tratta dai romanzi di Andrea Camilleri torna in tv con la replica de Gli arancini di Montalbano, trasmesso per la prima volta da Rai 1 il 4 novembre 2002.
Si tratta di edizioni restaurate in 4K Ultra HD che verranno riproposte per le prossime tre settimane il lunedì sera dalle 21.30.
La trama: i corpi di un commendatore e di sua moglie vengono trovati senza vita nella loro auto finita in una scarpata. Tutto lascia pensare a un normale incidente. Ma qualcosa non torna. Perché la donna ha le unghie delle mani spezzate?
 
 

La Repubblica, 17.4.2023
Montalbano e i suoi fratelli: le repliche Rai e il palinsesto del già visto
Partono le repliche, con largo anticipo sulla stagione estiva

No, non è agosto. E non è neanche giugno, non si comprano le creme solari, non sono finite le scuole, non è partita la stagione dei saldi, ma in Rai sono già partite le repliche. […] Da stasera sarà il turno del Commissario Montalbano, uomo per tutte le stagioni, rivale dei naufraghi dell'Isola dei famosi, e a suo modo un fenomeno. Ogni volta, il pubblico premia episodi vintage di cui riscopre dettagli. E anche se conosce a memoria la trama dei gialli di Camilleri, Zingaretti immerso nella magia di Vigata porta a casa il suo risultato.
[…]
Silvia Fumarola
 
 

TV Sorrisi e Canzoni, 17.4.2023
“Il commissario Montalbano” non ci stanca mai
In replica su Rai1 la serie con Luca Zingaretti. Si inizia da “Gli arancini di Montalbano”

Rituffiamoci in Sicilia, nelle atmosfere magiche di Vigata. Lunedì 17 aprile in prima serata torna su Rai1 “Gli arancini di Montalbano”: uno dei titoli più amati della serie con Luca Zingaretti nei panni del celebre commissario della tv creato dalla penna dello scrittore Andrea Camilleri.
L’episodio si apre con Montalbano che non ha voglia di andare a Parigi insieme con la storica fidanzata Livia e riceve diversi inviti per il cenone di Capodanno. Fra le tante proposte, c’è quella di Adelina, la signora che per lui cucina e fa le pulizie in casa, felicissima di poter festeggiare la fine dell’anno con i suoi due figli che si trovano, eccezionalmente, fuori di prigione. E proprio uno di loro, Pasquale, aiuterà il commissario a risolvere il caso dell’incidente capitato ai coniugi Pagnozzi, che sono precipitati con la loro auto in un burrone.
Questa sarà la prima di varie storie che rivedremo nelle prossime settimane. Sono state realizzate da Palomar, la casa di produzione di Carlo Degli Esposti, dal 1999 al 2021, e ogni volta che sono andate in onda hanno avuto uno straordinario successo di pubblico. Basti pensare che l’ultima puntata inedita dal titolo “Il metodo Catalanotti”, trasmessa due anni fa, ha fatto il pieno di ascolti (9 milioni di spettatori per il 38,4 percento di share) pur avendo spiazzato i fan perché il commissario lascia Livia (Sonia Bergamasco) per la giovane poliziotta Antonia (Greta Scarano).
E tutti si chiedono se vedremo mai i due nuovi episodi di cui si parla da tempo: uno tratto dall’ultimo romanzo di Andrea Camilleri, “Riccardino”, edito postumo da Sellerio nel 2020, e l’altro dal libro “Il cuoco dell’Alcyon”, pubblicato nel 2019. Zingaretti ha detto di no. «Per me è stata una avventura professionale e umana meravigliosa. Adesso mi sembra conclusa» aveva dichiarato in un’intervista senza lasciare aperto alcuno spiraglio. «Le ultime regie (dopo la morte di Alberto Sironi nel 2019, ndr) le ho fatte io, ma ora non so se cedere il testimone e finire in bellezza o, visto che siamo arrivati fin qua, fare gli ultimi cento metri. Se fare un anno sabbatico o, dopo vent’anni, un congedo definitivo». Da Rai Fiction l’ipotesi di proseguire anche senza l’attore è stata presa in considerazione, perché il prodotto è troppo prezioso per non continuare. Magari Zingaretti potrebbe tornare dietro la macchina da presa? Chissà. Intanto non resta che godersi le repliche
Giusy Cascio
 
 

Y desperté..., 17.4.2023
‘La matemática del espejo’ estrena temporada este miércoles con el comisario Montalbano

Vuelve a La 2, en su tercera temporada, ‘La matemática del espejo’, el formato de entrevistas presentado por Carlos del Amor, y por primera vez lo hace fuera de España. En Roma, el periodista buscará a Salvo Montalbano, el comisario más famoso de La 2, que abre al programa las puertas de su casa y de su ciudad para dejarnos conocer al actor, al hombre que se esconde tras él: Luca Zingaretti. El actor ha dado vida al comisario Montalbano, protagonista de la serie que ha batido récords de audiencia con sus complicados casos y su característica astucia.
El intérprete italiano desvelará su faceta más personal y desconocida: anécdotas del rodaje de ‘El comisario Montalbano’, su relación con el director y con el autor de las novelas e, incluso, su método para aprender a imitar el acento y la idiosincrasia del pueblo siciliano.
Carlos del Amor “interrogará” en profundidad a este excomisario televisivo y descubrirá a un artista polifacético, comprometido con las causas sociales y la lucha contra el cambio climático. Un actor, director, productor y profesor de teatro que pudo ser futbolista de La Roma o un reputado político como su hermano menor, Nicola.
Tras viajar a Roma, Carlos del Amor conversará con destacadas figuras de diversas disciplinas como la música, el deporte, el cine, el teatro o el arte: Enrique Bunbury, Lola Herrera, Jaume Plensa y Ana Belén serán algunos de estos protagonistas. Además, conversará con un difícil invitado, el Alzheimer, contado en primera persona por la actriz Carme Elias, en un testimonio tan valiente como desgarrador.
‘La matemática del espejo’ es un programa de producción propia de RTVE en colaboración con Dadá Films & Entertainment, codirigido por Carlos del Amor y José María Sánchez-Chiquito.

‘La matematica dello specchio’ apre la sua stagione questo mercoledì con il commissario Montalbano

Torna su La 2, alla sua terza stagione, 'La matematica del espejo', il format dell'intervista presentato da Carlos del Amor, e per la prima volta lo fa fuori dalla Spagna. A Roma il giornalista cercherà Salvo Montalbano, il più famoso commissario de La 2, che apre le porte della sua casa e della sua città al programma per farci conoscere l'attore, l'uomo dietro di lui: Luca Zingaretti. L'attore ha dato vita al Commissario Montalbano, il protagonista della serie che ha battuto record di ascolti con i suoi casi complicati e la sua caratteristica astuzia.
L'interprete italiano svelerà il suo lato più personale e sconosciuto: gli aneddoti delle riprese del 'Commissario Montalbano', il suo rapporto con il regista e con l'autore dei romanzi, e persino il suo metodo per imparare a imitare l'accento e l'idiosincrasia del paese Siciliano.
Carlos del Amor "interrogherà" a fondo questo ex commissario televisivo e scoprirà un artista poliedrico, impegnato nelle cause sociali e nella lotta al cambiamento climatico. Un attore, regista, produttore e insegnante di teatro che avrebbe potuto essere un calciatore della Roma o un politico di fama come suo fratello minore, Nicola.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

ANSA, 18.4.2023
I digeribili peperoni di Arianna Mortelliti
Romanzo della nipote di Camilleri. De Giovanni, sangue non mente
ARIANNA MORTELLITI, "QUELLA VOLTA CHE MIA MOGLIE HA CUCINATO I PEPERONI" (MONDADORI, pp.147 - 17,50 euro)

Trieste - E' difficile valutare obiettivamente il primo libro di un autore o una autrice se è parente di un grande scrittore: si finisce per parlare del rapporto tra i due, si tenta di sbirciare nella vita di quest'ultimo attraverso gli occhi del parente e si perde di vista il libro, in qualche modo dando per scontato che, se l'opera è buona, è perché c'è lo zampino dell'Autore, e se non lo è, che è stata pubblicata grazie all'influenza di questi.
Bene, non è il caso di "Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni" di Arianna Mortelliti.
Per più ragioni. Perché l'Autore in questione non ha mai letto il libro (della nipote) in quanto scritto dopo la sua scomparsa; in secondo luogo in quanto il libro è oggettivamente bello e maturo, prescindendo da legami di consanguineità.
Dunque, si potrebbe ironizzare dicendo che mai peperoni furono più facili da digerire, ma il volto dolce e acqua-e-sapone di Arianna Mortelliti cela una grande determinazione e soprattutto un dolore profondo, distillato nel libro, riconducibile allo strappo causato dalla agonia e poi dalla morte del nonno, Andrea Camilleri.
Peperoni succosi, libro intenso; composto di rimbalzi continui nel tempo e nello spazio che sono i pensieri e i ricordi dei familiari - quasi tutte donne - che ogni giorno vanno in ospedale per sincerarsi delle condizioni di salute del capostipite, Arturo, un uomo di 95 anni ricoverato in stato di coma leggero.
Pochi minuti al giorno, ognuno entra nella stanza e parla - si confessa - ad Arturo, nella speranza del suo risveglio. Non è solo un appuntamento quotidiano ma un momento catartico, di riflessione e di autoanalisi. Non c'è dialogo: così come ogni componente della famiglia - Carolina, Dado, Nina, Margherita e altri - è bloccato in se stesso, nei suoi segreti e nelle proprie paure, anche Arturo è immobilizzato nel suo stato vegetale sebbene a suo modo "veda" e "senta" ciò che gli accade intorno. Eppure - come nel miracolo della vita, in cui ciascun essere umano è solo ma parte di un arcipelago nei cui codici e regole si riconosce e si affida - la famiglia Baldi e affini come un mosaico diventa una storia corale. Una famiglia affiatata e coesa, a dispetto di sregolatezze e tradimenti. Come in ogni famiglia: la straordinarietà della vita quotidiana.
Consanguineità: Maurizio de Giovanni ne scrive in quarta di copertina, richiamando una legge biologica chissà quanto scientificamente fondata ma a cui ci piace credere, "il sangue ha le sue ragioni. E non mente mai".
Francesco De Filippo
 
 

Rai Ufficio Stampa, 18.4.2023
Ascolti tv di lunedì 17 aprile

“Il Commissario Montalbano” continua ad appassionare il pubblico di Rai 1. La serie tv tratta dai romanzi di Andrea Camilleri, ieri sera lunedì 17 aprile, è stata vista in prima serata da 3 milioni 179 mila spettatori con uno share del 16,6%. […]
 
 

RTVE, 19.4.2023
Luca Zingaretti lleva más de 20 años siendo el comisario Montalbano, ¿Cómo consiguió el papel?
El autor imaginó a Salvo Montalbano con un físico muy diferente al de Luca Zingaretti
Estreno de 'La Matemática del Espejo': a las 20 horas en RTVE Play y a las 22:55 hora en La 2 de RTVE
Disfruta de los capítulos de El comisario Montalbano, disponibles gratis y online en RTVE Play

Entre Luca Zingaretti y Salvo Montalbano se produce una simbiosis entre actor y personaje que solo se da en muy contadas ocasiones. De hecho, la descripción física del Salvo Montalbano en las novelas de Andrea Camilleri, no tienen nada que ver con el físico de Luca Zingaretti. Su protagonista así nos lo cuenta este miércoles en La 2 en el programa 'La Matemática del Espejo' presentado por Carlos del Amor.
Luca compro una novela de Andrea Camilleri por casualidad. Andrea había sido su profesor en la Escuela de Arte Dramático y le llamo la atención: “Un día me paseaba por las calles de Roma y entré en una librería para ver las novedades. Y encontré un libro de Andrea Camilleri. Y lo cogí porque Andrea también había sido mi profesor en la academia. Voy a comprar este libro así Andrea ha vendido una copia más. Después me lo leí y me quedé sin palabras, porque en ese libro yo encontré todos los rasgos que me iban a hacerme enamorar de este personaje”.
Su reacción al conseguir el papel de Salvo Montalbano
Y se enamoro del personaje sintiéndose atrapado por él. Andrea Camilleri tenía previsto otro tipo de actor, pero el conocer a Luca y saber el tipo de persona que era no le dejo ninguna duda sobre como interpretaría el personaje, aunque para ello tardaran más de seis meses en tomar una decisión: “Un día estaba en casa y me llamó mi agente y me dijo “Lo tienes, es tuyo”. ¿Cómo es posible? No, no, ¿no es en broma verdad? No acepto bromas.” La personalidad que aporta Zingaretti a Montalbano y la forma de construir el personaje es de tal fuerza que en ella se funde la esencia del éxito del Comisario Montalbano.
Así se despide de su personaje para siempre
No se siente harto de su personaje, todo lo contrario, le está muy agradecido, porque han crecido juntos. Le ha dado la oportunidad de aportar parte de sí mismo, personalidad, sugerencias e ideas para enriquecerlo aún más. Interpretar a Montalbano, siempre ha sido su prioridad y ahora le ha tocado despedirle: “Yo creo que ha llegado la hora no de dejarlo de lado, sino dejarle en una pequeña parte de mi corazón y dejarlo allí como algo extraordinario que tuve la suerte de vivir junto con él, con el autor. Yo creo que de la voz de Montalbano, sobre todo eso es lo que vamos a echar de menos, y las novelas porque Camilleri nos iba a dar ideas de reflexión muy útiles en estos tiempos“.
Los rodajes tan espaciados de la serie, entre dos o tres al año, le ha permitido seguir desarrollando su carrera como actor de teatro y cine, al mismo tiempo y debido a su popularidad, como actor invitado en numerosas miniseries.
Sabemos que a Luca Zingaretti le encanta escribir, también dirigió varios capítulos de la serie a la muerte del director Alberto Sironi. Su amistad y conocimiento de la obra de Andrea Camilleri nos hace soñar en proponerle que quizá y por qué no, él podría ser la persona que en una película podría juntar las personalidades de Andrea Camilleri y Manuel Vázquez Montalbán.
A Salvo Montalbano con Pepe Calvalho en las ciudades Barcelona y Ragusa, Vigata, siempre a orillas del Mediterráneo. Como colofón y homenaje a estos grandes personajes. Querido Zingaretti, ahí te lanzamos el reto, los fans de la serie El Comisario Montalbano, estarían muy agradecidos. Mientras se lo piensa, podemos ver todos los capítulos de la serie disponibles gratis en RTVE Play.
Eva Delgado de los Llanos

Luca Zingaretti è il Commissario Montalbano da più di 20 anni, come ha ottenuto il ruolo?
L'autore ha immaginato Salvo Montalbano con un fisico molto diverso da quello di Luca Zingaretti
Prima de 'La Matemática del Espejo': alle 20:00 su RTVE Play e alle 22:55 su La 2 su RTVE
Goditi gli episodi del Commissario Montalbano, disponibili gratuitamente e online su RTVE Play

Tra Luca Zingaretti e Salvo Montalbano c'è una simbiosi tra attore e personaggio che si verifica solo molto raramente. Infatti la descrizione fisica di Salvo Montalbano nei romanzi di Andrea Camilleri non ha nulla a che vedere con il fisico di Luca Zingaretti. Il suo protagonista ci racconta questo mercoledì su La 2 nel programma "La Matemática del Espejo" presentato da Carlos del Amor.
Luca ha comprato per caso un romanzo di Andrea Camilleri. Andrea era stato suo insegnante alla Scuola d'Arte Drammatica e la cosa ha catturato la sua attenzione: “Un giorno stavo passeggiando per le strade di Roma e sono entrato in una libreria per vedere cosa c'era di nuovo. E ho trovato un libro di Andrea Camilleri. E l'ho preso perché Andrea era stato anche il mio insegnante in accademia. Comprerò questo libro così Andrea ha venduto un'altra copia. Poi l'ho letto e sono rimasto senza parole, perché in quel libro ho ritrovato tutti i tratti che mi avrebbero fatto innamorare di questo personaggio”.
La sua reazione all'ottenimento del ruolo di Salvo Montalbano
E si è innamorato del personaggio sentendosi intrappolato da lui. Andrea Camilleri aveva in mente un altro tipo di attore, ma incontrare Luca e conoscere il tipo di persona non le ha lasciato dubbi su come avrebbe interpretato il personaggio, anche se le ci sono voluti più di sei mesi per prendere una decisione: "Un giorno Ero a casa e il mio agente mi ha chiamato e mi ha detto "Hai capito, è tuo". Come è possibile? No, no, non stai scherzando, vero? Non accetto scherzi". La personalità che Zingaretti porta a Montalbano e il modo in cui costruisce il personaggio è di tale forza che con essa si fonde l'essenza del successo del Commissario Montalbano.
È così che dice addio per sempre al suo personaggio
Non si sente stanco del suo personaggio, anzi, gli è molto grato, perché sono cresciuti insieme. Gli ha dato l'opportunità di contribuire con parte di sé, personalità, suggerimenti e idee per arricchirlo ancora di più. Interpretare Montalbano è sempre stata la sua priorità e ora ha dovuto salutarlo: "Credo sia arrivato il momento non di metterlo da parte, ma di lasciarlo in una piccola parte del mio cuore e lasciarlo lì come qualcosa di straordinario che ero la fortuna di vivere insieme a lui, con l'autore. Penso che la voce di Montalbano, soprattutto quella, ci mancherà, e i romanzi perché Camilleri ci avrebbero dato spunti di riflessione molto utili in questi tempi“.
Le riprese della serie così distanziate, tra due o tre all'anno, gli hanno permesso di continuare a sviluppare la sua carriera di attore teatrale e cinematografico, allo stesso tempo e grazie alla sua popolarità, come attore ospite in numerose miniserie.
Sappiamo che Luca Zingaretti ama scrivere, ha anche diretto diversi episodi della serie dopo la morte del regista Alberto Sironi. La sua amicizia e conoscenza del lavoro di Andrea Camilleri ci fa sognare di proporgli che forse e perché no, potrebbe essere la persona che potrebbe riunire le personalità di Andrea Camilleri e Manuel Vázquez Montalbán in un film.
A Salvo Montalbano con Pepe Calvalho nelle città di Barcellona e Ragusa, Vigata, sempre sulle sponde del Mediterraneo. Come climax e tributo a questi grandi personaggi. Caro Zingaretti, qui ti lanciamo la sfida, i fan della serie El Comisario Montalbano, te ne sarebbero molto grati. Mentre ci pensate, possiamo vedere tutti gli episodi della serie disponibili gratuitamente su RTVE Play.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Corriere di Roma, 19.4.2023
Ibla Meeting Art
Da un’idea di Amedeo Fusco, dal 28 al 30 aprile nella città antica di Ragusa. Un appuntamento imperdibile per turisti e appassionati del Mondo dell’arte

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Tra i partecipanti anche Giuseppe Fabiano, psicologo psicoterapeuta, autore del libro “Nel segno di Andrea Camilleri e che da circa trent’anni collabora con il nostro giornale.
“E’ stato per me un grande onore ricevere l’invito di Amedeo Fusco, persona appassionata e sincera, e questa occasione mi permetterà di ricordare non solo Andrea Camilleri, ma anche Alberto Sironi, il compianto regista della serie TV del Commissario Montalbano che, con la scelta dei luoghi, dei palazzi, delle strade, dei panorami ha fortemente contribuito alla valorizzazione di Ragusa e Ibla e di altri preziosi e magnifici posti di questa terra.”
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Alberto Siculella
 
 

blastingnews, 19.4.2023
Cambio programmazione Rai estate: torna L'allieva e Blanca, stop Il Paradiso delle signore
La programmazione estiva delle reti Rai 2023: in prime time spazio per Tim Summer Hits e lo show di Massimo Ranieri

Cambio programmazione sulle reti Rai nel corso dell'estate 2023. A partire dal mese di giugno saranno un bel po' le fiction che verranno riproposte in replica nel prime time della rete ammiraglia.
[…]
Dal mese di giugno 2023 ci sarà spazio anche per la messa in onda delle repliche de Il giovane Montalbano.
[…]
Domenico Mungiguerra (articolo) e Susanna Buffa (video)
 
 

Messinaweb, 20.4.2023
Al Teatro a Sambuca di Sicilia Un'esilarante commedia da un racconto di Camilleri

Un esilarante racconto di Camilleri porta sulla scena le vicende tragicomiche della famiglia Sgargiato di Vigata durante la seconda guerra mondiale. Considerata la grande richiesta, lo spettacolo sarà aperto al pubblico al costo di 5 euro, anche venerdì mattina alle ore 11.30 fino ad esaurimento posti. Invitiamo, pertanto, i genitori degli alunni e tutta la comunità a partecipare numerosi all'evento!!
Maria Teresa Prestigiacomo
 
 

Aise, 21.4.2023
Rete Diplomatica
Viva la libertà: il 25 aprile a Colonia con Anpi e IIC
Colonia - In occasione delle celebrazioni per il 25 aprile, l’Istituto Italiano di Cultura di Colonia ospiterà lunedì 24, dalle 19.00, l’incontro “Viva la libertà”, organizzato in collaborazione con l’ANPI – Sezione di Colonia e con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia.
L’incontro rappresenta un manifesto letterario-musicale dedicato a celebrare il tema della libertà. Alla recitazione, a cura di Reinhold Joppich, di brani tratti dai lavori di alcuni dei più importanti autori contemporanei italiani, tra cui Silone, Lussu e Camilleri, si alterneranno canzoni sulla libertà tratte dalla cultura popolare italiana, eseguite dal vivo dalla chitarra di Mario Di Leo.
Ospite d’onore sarà Elke Heidenreich.
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TvBlog, 21.4.2023
Testimoni di pace su Rai3 domenica 30 aprile con Metis Di Meo
Testimoni di Pace su Rai3 domenica 30 aprile alle ore 17.15 con Metis Di Meo. Anticipazioni e ospiti del programma-evento

In occasione degli 80 anni dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, Rai3 manderà in onda domenica 30 aprile alle ore 17.15 uno speciale dal titolo Testimoni di Pace. Si tratta di un evento la cui direzione artistica e conduzione è affidata a Metis Di Meo, con Andrea Conte regista.
Sul palco si alterneranno testimonianze, documenti inediti, protagonisti e artisti, in una narrazione ricca di storie, fra musica, poesia e parole. Un percorso nella memoria per promuovere una cultura di pace e di solidarietà attraverso le voci di chi ha vissuto le conseguenze della guerra.
Saranno presenti l’attore e doppiatore Francesco Pannofino, già testimonial della campagna dell’ANVCG sugli ordigni bellici inesplosi, gli attori Valerio Aprea con un monologo di Giacomo Ciarrapico, Asia Argento, Claudia Campagnola, l’autore e cantautore Piji, gli autori e attori Mara Moschini e Marco Cortesi con i testi di alcuni dei loro spettacoli volti a sensibilizzare i giovani sul tema dei conflitti armati. Ad impreziosire l’evento i contributi video di vari personaggi storicamente legati all’ANVCG, come lo scrittore Andrea Camilleri, l’attore e cantautore Simone Cristicchi, il gruppo musicale Modena City Ramblers.
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Massimo Galanto
 
 

TGR Sicilia, 21.4.2023
Catania: Tuccio Musumeci festeggia in teatro
Cliccare qui per il video (il servizio, in cui si parla anche de "La Pensione Eva", a partire dal minuto 16:05)
Letizia Vella
 
 

ANSA, 22.4.2023
Su Rai1 torna Montalbano, in 4K solo su tivùsat
Ogni lunedì le puntate restaurate in Ultra Hd.

Roma - Dopo un primo assaggio in autunno, con la primavera Il commissario Montalbano, serie tv tratta dalla penna di Andrea Camilleri e interpretata da Luca Zingaretti, torna in replica su Rai1.
E anche questa volta lo fa presentandosi in edizione restaurata: 4K Ultra HD.
Un regalo per milioni di telespettatori confezionato dalla casa di produzione Palomar, alla quale si deve il restauro dal 35 millimetri al 4K.
Ma un regalo che la Rai - dal 1999 "casa" della fiction che in totale annovera 37 episodi - è stata ben felice di infiocchettare con un importante investimento in innovazione tecnologica.
D'altronde Montalbano è un prodotto iconico, e non solo per il servizio pubblico, per l'Italia. È stato trasmesso in oltre 60 Paesi. È diventato un fenomeno culturale. E per accorgersene basta andare nelle zone della Sicilia orientale dove - nei luoghi in cui è stata girata la serie - si è sviluppata una vera e propria economia turistica.
Come detto, le prime sette puntate de "Il commissario Montalbano" (quattro delle quali restaurate in 4K) sono già andate in onda ogni mercoledì dal 14 settembre al 26 ottobre 2022 con un ascolto medio di tre milioni 138 mila spettatori e share del 18,4%; ora si arriva fino alla decima puntata, ogni lunedì dal 17 aprile al primo maggio. In particolare, in questo mini ciclo di primavera tutto in altissima definizione, è già andata in onda la puntata Gli arancini di Montalbano: 3 milioni 179 mila spettatori e share del 16,6%. Lunedì 24 aprile toccherà a L'odore della notte. E il primo maggio, Gatto e cardellino. Un tuffo nel mondo di Montalbano da fare in 4K collegandosi al canale 210 di tivùsat, la piattaforma satellitare gratuita.
Quella stessa Rai4K che ha trasmesso i Mondiali di calcio e Sanremo. Oltre a una parabola, serve un televisore 4K e una Cam 4K certificata tivùsat (o un decoder 4K).
 
 

El Confidencial, 23.4.2023
Cinco 'thrillers' increíbles que te cortarán la respiración (y que hasta te harán reír)
El año pasado, se calcula que se vendieron en España más de dos millones de novelas negras. Aquí van algunos de los mejores títulos publicados recientemente

El thriller es uno de los géneros literarios más devorados por los lectores en España. Y con razón: ¿a quién no le gusta una buena historia de crímenes, misterio y suspense? La novela negra ha experimentado en los últimos años un proceso de renovación profundo, y las estanterías de las librerías están repletas de títulos. Estos son algunos de nuestros favoritos entre los que se han editado recientemente:
1. Riccardino de Andrea Camillieri
Se trata de la 33.ª entrega del comisario Salvo Montalbano, el libro póstumo del gran Andrea Camilleri que pone punto final a la saga del comisario de Vigata. Camilleri entregó el manuscrito de Riccardino a su editor en 2005 dándole instrucciones de que no lo publicara hasta su muerte y dejándole claro que sería el libro que pusiera fin a la serie de Montalbano. En la novela, por supuesto, hay un crimen que resolver —el asesinato del director de una sucursal bancaria—, pero aún es más interesante encontrar en sus páginas referencias a la relación entre el autor y su personaje.
[…]
I. H. V.

Cinque incredibili "thriller" che ti toglieranno il fiato (e ti faranno anche ridere)
L'anno scorso, si stima che in Spagna siano stati venduti più di due milioni di romanzi neri. Ecco alcuni dei migliori titoli usciti di recente

Il thriller è uno dei generi letterari più divorati dai lettori in Spagna. E con una buona ragione: a chi non piace una buona storia di crimine, mistero e suspense? Il romanzo poliziesco ha subito negli ultimi anni un profondo processo di rinnovamento e gli scaffali delle librerie sono pieni di titoli. Ecco alcuni dei nostri preferiti delle ultime uscite:
1. Riccardino di Andrea Camillieri
Questa è la 33esima puntata del commisario Salvo Montalbano, il libro postumo del grande Andrea Camilleri che mette fine alla saga del commisario di Vigata. Camilleri ha consegnato il manoscritto di Riccardino al suo editore nel 2005, ordinandogli di non pubblicarlo fino alla sua morte, chiarendo che sarebbe stato il libro che avrebbe concluso la serie di Montalbano. Nel romanzo, ovviamente, c'è un delitto da risolvere - l'omicidio di un direttore di banca - ma è ancora più interessante trovare nelle sue pagine riferimenti al rapporto tra l'autore e il suo personaggio.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Onda Regional de Murcia, 23.4.2023
Desde el gallinero. Homenaje a los libros con el gran Comisario Montalbano

Clara Alarcón, historiadora especialista en la Edad Media y técnico de Cultura en el Museo de la Ciudad de Murcia, se suma a la celebración de este 23 de abril recomendándonos la lectura de esta saga de Andrea Camilleri.
El comisario Salvo Montalbano es el protagonista de esta serie de novelas y narraciones cortas publicadas por el escritor italiano, que se caracterizan por su ambientación en la costa sur siciliana. Clara Alarcón nos recomienda tanto las novelas como la serie de televisión, que ha conseguido reflejar muy bien el mundo literario creado por Camilleri.
Además, nuestra colaboradora reflexiona en torno a la forma física de los libros, las partes que los componen y cómo han ido cambiando a lo largo de la historia.

Dal pollaio. Omaggio ai libri con il grande Commissario Montalbano

Clara Alarcón, storica specializzata nel Medioevo e tecnico della Cultura presso il Museo della Città di Murcia, si unisce alla celebrazione il 23 aprile, raccomandandoci di leggere questa saga di Andrea Camilleri.
Il commissario Salvo Montalbano è il protagonista di questa serie di romanzi e racconti pubblicati dallo scrittore italiano, caratterizzati dall'ambientazione sulla costa meridionale siciliana. Clara Alarcón consiglia sia i romanzi che la serie televisiva, che è riuscita a riflettere molto bene il mondo letterario creato da Camilleri.
Inoltre, la nostra collaboratrice riflette sulla forma fisica dei libri, sulle parti che li compongono e su come sono cambiati nel corso della storia.
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Gli Stati Generali, 23.4.2023
I libri e chi li legge
“Il metodo Catalanotti”: Salvo Montalbano, l’universo femminile e il mare
Il rapporto tra il Commissario Montalbano e le donne rappresenta un richiamo irresistibile da decifrare, con il mare a fare da cornice. Un ritratto racchiuso tra le pagine de “Il Metodo Catalanotti” di Andrea Camilleri, edito da Sellerio

Chi ha seguito e letto le imprese del commissario di polizia Salvo Montalbano, ambientate a “Vigata”, piccolo borgo siciliano, si sarà certamente perduto in quei meravigliosi dipinti che regala scrutare l’orizzonte, vista mare, proprio dove si affaccia la terrazza dello “sbirro” più famoso di Italia. Nella sua abitazione storica, acquistata quando, rude e schivo in giovane età, era appena stato trasferito in Sicilia, fresco di laurea e distintivo, facendo ritorno dal nebbioso clima settentrionale in cui prestava servizio [Montalbano non ha mai prestato servizio fuori dalla Sicilia, NdCFC], all’assolata terra natale. É su quella terrazza che, Salvo, diventa un uomo, che tesse e disfa le tele nel mare della vita, mentre, quella enorme distesa salata, lo accompagna nei momenti bui e tempestosi, accogliendolo nelle placide nuotate all’alba o al tramonto, verso la linea di confine, per risputarlo a riva, esausto ma rigenerato. Vivo.
Salvo Montalbano e le donne: un rapporto complementare, forse necessario, pieno di mistero e bellezza.
Il commissario, indossa il distintivo come una seconda pelle e da esso non riesce mai a separarsi, anche quando gli comporta grandi e dolorosi sacrifici che riguardano gli affetti personali, le rinunce a formare una famiglia con Livia, sua compagna di sempre, che rimane sullo sfondo e ritorna a stringergli la mano con la delicatezza e la premura che solo la consapevolezza dell’amore vero dona, mettendo da parte i propri desideri e bisogni, senza rinfacciarli mai. Già, Livia Burlando, genovese, colta, raffinata e capace di stare accanto alle ‘camurrie’ di Salvo che, lontano dal mare di Punta Secca, sul Golfo di Marinella, non saprebbe quasi sopravvivere. I due condividono un amore fatto di rispetto, di riservatezza, ma anche di grande complicità che li spinge a rinnovare il loro legame, pur da lontano, tenendo a bada la brama di vedersi di continuo. Livia, è la telefonata sul finire delle giornate da dimenticare di Salvo, la sua migliore amica, la compagna che contiene tutto il bene ed il male di Montalbano che, proprio come Ulisse, è fortemente attratto dal richiamo del mare della vita, agitato, che sovverte la rotta, organizza incroci inaspettati, di dolore, stupore e passione.
Una parola, la passione, carica di mille significati nella mente di Salvo, un’attrazione rischiosa per l’universo femminile, per il suo mistero, per l’ebbrezza di sfiorare la libertà dell’ inconosciuto. Le donne, per Salvo, sono legami effimeri a volte, ma sempre densi di bellezza, quella dei sensi, quella della mente e quella del cuore soprattutto, a cui la sua natura, non consente di sottrarsi. Un imprimatur: si sforza e, spesse volte, ci riesce pure, a non cedere a scivolate tentatrici, ma delle donne è un convinto sostenitore, le ama a suo modo: rispettandole. Non dimenticandole. Come Ingrid Sjostrom, l’avvenente donna svedese, grande confidente del commissario che intrattiene con lo stesso, un rapporto ascrivibile all’indefinito, tra l’amicizia e l’amore, quel sentimento che lega senza incatenare, ma che sostiene ed alleggerisce in taluni frangenti, le miserie della vita. E allora Salvo, non fa mai sfoggio delle sue conquiste amorose, le tiene riservate, le rinchiude in un angolo profondo e quasi inaccessibile del suo cuore, quasi che nessuno le strumentalizzi o le sminuisca. Sa perfettamente che dell’insondabile alchimia tra uomo e donna, non si può scrivere un trattato o banalizzarne le situazioni, ingabbiando il flusso delle passioni in sterili schemi, preferisce la spontanea e dirompente forza dell’impattare le onde di pancia e non di schiena, tuffarsi a capofitto e sapere di poter comunque riemergere da qualche parte, forse da solo, stanco, come accade per un po’ ne “Il Metodo Catalanotti” quando, con lo strazio nel cuore, è costretto ad ammettere a Livia che il suo cuore e la sua mente sono in pausa, quasi anestetizzati, in un rapporto che ha sempre rappresentato la colonna portante del suo equilibrio di maschio ribelle e testardo, siculo fino alla radice. La giovane e seducente Antonia Nicoletti, collega della polizia scientifica, entrata per caso nella sua vita, lo smuove, lo scombussola e gli fa rivibrare l’anima, facendogli provare nostalgia per una freschezza ed un entusiasmo tipici della giovinezza. Salvo è un uomo, ma con un cuore da ragazzo eterno. Le fatiche della sua professione, il dolore umano con cui si confronta ogni giorno, lo hanno temprato ad essere forte, ma anche reso più sensibile il suo essere empatico con le tragedie esistenziali di chi incontra. Quello che si genera è un mix devastante per la potenza di sentimenti e pulsioni che lo spingono a tradire Livia, per la prima volta, in maniera esplicita, azzardata e senza alcun ripensamento. Chiede ad Antonia di andare a vivere insieme, proprio lui che dal matrimonio e dalla convivenza è sempre fuggito, quasi dettando i tempi di uno stare insieme senza starci davvero. Proprio lui che dell’amore a distanza, ha dato testimonianza al mondo, mostrando come il filo regga e non si spezzi con i vari colpi bassi del destino. Ora Salvo è indifeso, libero e ha il cuore ed il corpo che gli urlano di prendere il largo, con Antonia, molto più giovane di lui, indipendente, poco smielata, ma capace di reggere il peso del fardello che il vissuto di ognuno di noi si trascina addosso. La giovane poliziotta, dapprima cerca di ridimensionare l’impeto di Montalbano, ma poi vinta dal suo sentimento per il commissario, cede a coltivare la loro unione.
Montalbano si mostra in tutta la sua fallibilità, proprio come la magistrale penna di Andrea Camilleri, aveva sapientemente creato, in ogni romanzo della saga poliziesca edita da Sellerio. La ricerca del bagliore negli occhi di una donna, forse diversa da Livia, capace di sentirlo per quello che è. Imperfetto, fragile, affamato di vita ed entusiasta come un bambino ormai nella fase più matura e complicata della sua esistenza. Salvo sa cosa sia l’amore ed in Livia lo ha riconosciuto, nutrendosi della larghezza dell’anima di chi da una vita sa perdonare. Un ricordo che lo accompagna anche sul punto di congedarsi dal suo pubblico, in preda all’estasi della passione. Come un perfetto naufrago ed esperto marinaio, Salvo, non indietreggia dal rischio avventuroso e terribile di uscire da sé stesso, sospinto dal mare che lo culla e dal respiro di tutte le donne che ha incontrato e che ha innalzato, anche fallendo, durante la traversata, come tutti.
Chiara Perrucci
 
 

La Repubblica, 23.4.2023
Giornata mondiale del libro: a tavola con il detective
23 aprile, un giorno fatto di pagine sfogliate. E di dolci addentati, in questo caso: ripercorriamo insieme la storia della letteratura gialla con i più grandi buongustai che siano mai stati descritti

Giornata mondiale del libro. Ogni 23 aprile le comunità di lettori di tutto il mondo si incontrano, fisicamente o via web, per scambiarsi opinioni. E a volte anche litigare: anche tra gli appassionati della parola scritta, che a volte - spesso - diventa quasi una fede la discordia è dietro l'angolo. Su una cosa però è impossibile non essere d'accordo: quello della letteratura gialla è il genere più amato e seguito in assoluto. E anche quello più legato al cibo, tra le pagine e fuori. Sfogliare due pagine di Dieci Piccoli Indiani e altre storie mentre si sorseggia un buon aperitivo, d'altronde, dovrebbe essere segnalato tra le più grandi gioie della vita. O uno degli antidepressivi più efficaci e a basso costo, dipende dal punto di vista dal quale si vuole vedere la questione. O sfogliare il libro. Non è un caso, difatti, se nella ricerca che Deliveroo ha messo in campo per il 2023 è emerso che per quasi il 40% degli italiani è proprio il libro giallo, nelle sue varie declinazioni a stimolare di più la fame. Oltre il 55% degli intervistati invece dividerebbe una pizza, simbolo di convivialità, con il suo scrittore preferito e nient'altro. Ma l'abbinamento fra cibo e letteratura gialla non è solo nel nostro piatto. Basti pensare alla passione per la vita e il buon cibo di Hercule Poirot o alla meritata fama di buongustaio di Salvo Montalbano. Come racconta Petunia Ollister, scrittrice ed esperta di libri, questo è realmente il "genere nel quale si mangia e si cucina di più in assoluto i grandi investigatori, soprattutto dell’area mediterranea, sono quasi sempre dei raffinati palati e spesso anche dei grandi talenti ai fornelli". Un caso? No. Come racconta la scrittrice in un'intervista proprio con Deliveroo, "fin dai tempi di Omero il cibo nei libri è stato una metafora della vita stessa" e in fondo pochi generi sono ricolmi di tanta variegata umanità come i libri gialli. E non è nemmeno un caso se i più grandi buongustai non siano nati dalla penna di Jo Nesbo o Camilla Lackberg, ma piuttosto da quella di Andrea Camilleri, Maurizio de Giovanni e Manuel Vazques Montálbán. Ovvero uomini mediterranei, strettamente legati alla loro terra, la stessa terra che matematicamente era stata, come il Mediterraneo stesso, "una grande via di comunicazione per lo scambio non solo di merci, ma anche di ingredienti e storie".
I grandi detective. Ovvero piccoli grandi eroi quotidiani che, nelle espressioni più alte del genere letterario, diventano archetipi umani. E il cibo con loro: uno dei nodi fondanti della narrazione letteraria a 360°, adatto a disegnare la classe sociale di un personaggio - basti pensare a Sherlock Holmes e a come il suo padre creativo sottolineasse a più riprese che era un dovere, molto spesso, sociale. Più forti della narrazione fin dall'800 quando Sir Arthur Conan Doyle lo inserisce tanto fra i piaceri di Holmes, quanto fra i suoi doveri sociali. Ma adatto anche a scandire le storie, raccontare stati d'animo.
Montalbano. Quale altro meraviglioso personaggio per iniziare questo rapporto tra narrazione e cibo. "Amava il cibo (Camilleri, ndr) e quelli che lo amavano quanto lui, tanto da scriverne in continuazione". Con queste parole Marino Niola parla di Andrea Camilleri in "Alfabeto Camilleri" (2019, Sperling&Kupfer). Il cibo per il commissario più famoso d'Italia è un momento intimo e di relax, pari solo a una nuotata nel mare. L'unico momento durante la giornata in cui può fermarsi e riflettere, il cibo per lui diventa quasi salvezza umana e sicuramente rinfrancamento dello spirito. E soprattutto mangiare e il rapporto con l'alimento è per lui filosofia di vita: come per il Vazquez Montalban a cui deve il nome, amare il cibo significa amare la vita e le sue passioni. Due i piatti in cui si ritrova di più questo collegamento quasi religioso: la pasta 'ncasciata, che ritorna in quasi tutti i romanzi, e gli arancini di Adelina, la sua tata e cuoca.
[...]
Pepe Carvalho e la Fideuà. Manuel Vázquez Montalbán, creatore di questo "investigatore gourmet a cui Camilleri dedicò il personaggio di Montalbano e che è sinonimo di polpo alla galiziana" è uno degli scrittori, spostandosi dall'altra parte della pagina, che più di tutti si riesce ad abbinare al cibo. “Pensò che in fatto di gusti egli era più vicino a Maigret che a Pepe Carvalho, che si abbuffava di piatti che avrebbero dato foco alla panza di uno squalo". A parlare in questa frase è Salvo Montalbano che attraverso la punta della penna di Andrea Camilleri si paragona nel fondamentale - per lui - rapporto con il cibo tanto al detective firmato Simenon tanto quanto alla creatura di Manuel Vazquez Montalban, a cui deve il nome. [...]
Lara De Luna
 
 

Radiofrance, 23.4.2023
Quand le polar italien se met à table …
Sur les traces des français Maigret et Fabio Montale ou du catalan Pepe Carvalho, les commissaires de la Botte n’hésitent pas à mettre les mains - et la langue ! - dans la tambouille.

COMMISSAIRE SALVO MONTALBANO
Identikit
Fonction : Commissaire de Vigata, en Sicile, en charge des affaires de mafia et de mœurs
Créateur : Andrea Camilleri (1925-2019)
Particularité : Le milieu et la cuisine sicilienne racontés dans un jargon italo-sicilien
Signes distinctifs : Boulimique, intimement attaché aux traditions culinaires siciliennes, qu’il consomme en solitaire et en silence
Complices : son infaillible cuisinière Adelina ; Calogero, l’amical gérant d’une gargote enchanteresse, et son successeur Enzo
Délices d’initié
· Streetfood : les arancini (boulettes de riz) « Jésus, les arancini d’Adelina ! Il les avait mangés une seule fois : un souvenir qui l’avait marqué jusque dans son ADN » au point d’en donner de mémoire la recette complète (La Démission de Montalbano, 2001)
· Antipasto : la caponata (salade aigre-douce d’aubergines) « Dès qu’il ouvrit le frigo, il la vit. La petite caponata ! Odorante, colorée, copieuse, elle remplissait une assiette creuse … Naturelles, spontanées, lui vinrent aux lèvres les notes de la Marche triomphale d’Aïda » (L'Excursion à Tindari, 2002)
· Primo : la pasta ‘ncasciata (gratin de pâtes aux aubergines et au caciocavallo) « Au four trônait une plaque avec quatre énormes portions de pasta ‘ncasciata, plat digne de l’Olympe. Il s’en mangea deux portions … » (Chien de faïence, 1999)
Edition française : Fleuve noir
[…]
Stéphane Solier - Marielle Gaudry

Quando il poliziesco italiano si siede a tavola...
Sulle orme dei francesi Maigret e Fabio Montale o del catalano Pepe Carvalho, i Commissari de La Botte non esitano a metterci le mani - e la lingua! - nella larva.

COMMISSARIO SALVO MONTALBANO
Identikit
Funzione: Commissario di Vigata, in Sicilia, con delega ai casi di mafia e morale
Creatore: Andrea Camilleri (1925-2019)
Particolarità: L'ambiente e la cucina siciliana raccontati in gergo italo-siciliano
Segni distintivi: Bulimico, intimamente legato alle tradizioni culinarie siciliane, che consuma da solo e in silenzio
Complici: la sua infallibile cuoca Adelina; Calogero, simpatico gestore di un'incantevole trattoria, e il suo successore Enzo
Delizie da iniziato · Streetfood: arancini “Gesù, gli arancini di Adelina!” Li aveva mangiati una sola volta: un ric
ordo che lo aveva segnato fin nel DNA” fino a dare a memoria la ricetta completa (La Démissione de Montalbano, 2001)
Antipasto: caponata (insalata di melanzane in agrodolce) “Appena ha aperto il frigo, l'ha vista. La piccola caponata! Fragrante, colorato, sostanzioso, riempiva un piatto vuoto… Naturali, spontanee, le arrivavano alle labbra le note della Marcia Trionfale dell'Aïda” (L'Excursion à Tindari, 2002)
· Primo: pasta ‘ncasciata (pasta gratinata di melanzane e caciocavallo) “Nel forno c’era un piatto con quattro enormi porzioni di pasta ‘ncasciata, un piatto degno dell’Olimpo. Ne mangiò due porzioni…” (Chien de faïence, 1999) Edizione francese: Black River
[Traduzione con Google Translator, NdCFC]
 
 

Rai Ufficio Stampa, 23.4.2023
RAI 1, 24 APR 2023, 21:30
"Il Commissario Montalbano" in 4k

È "L'odore della notte" il titolo del nuovo appuntamento con gli episodi "storici" de "Il Commissario Montalbano", in onda anche in 4k lunedì 24 aprile alle 21.30 su Rai 1. La sparizione di un promotore finanziario e del suo aiutante fa molto parlare: tutti credono che se la spassi all'estero con i soldi dei risparmiatori o che sia stato eliminato da qualche mafioso. Ma la realtà è molto più dolorosa.
 
 

UniVersoMe, 24.4.2023
In libreria la nuova edizione del romanzo “La paura di Montalbano”
Camilleri è un maestro dell’immaginazione poliziesca, impossibile deludere le aspettative creatasi. Questo perchè Montalbano non si muove più dalla penna di Camilleri, ma la penna di Camilleri si muove ad immagine e somiglianza del suo essere, diretto e vero. – Voto UVM: 5/5

Il 18 Aprile ritorna tra gli scaffali italiani, in una nuova veste, uno dei romanzi più celebri della serie del Commissario Montalbano La Paura di Montalbano, edito dalla Sellerio Editore.
Pubblicato per la prima volta dalla Mondadori nel 2002, il commissario più famoso della televisione italiana si presta in questa raccolta di tre racconti brevi e tre racconti lunghi, capace ancora una volta di fiutare il mistero e svelarne le radici intrinseche circondato dall’atmosfera siciliana di cui fa da contorno.
Lo scrittore poliedrico
Nato nel 1925 a Porto Empedocle (AG), è attore, regista teatrale, sceneggiatore, scrittore e poeta. Impossibile non conoscere Andrea Camilleri, che ha portato la bellezza della Sicilia tra le pagine dei suoi romanzi e, successivamente, in TV.
La sua carriera inizia davanti al palcoscenico teatrale come regista, per poi spostarsi dietro la cinepresa. E’ stato anche attore, interpretando il ruolo di un vecchio archeologo nel film La strategia della maschera (1999). Ha inoltre recitato presso il Teatro Greco di Siracusa nel 2018 col monologo Conversazione su Tiresia, in cui ripercorre la vita dell’indovino cieco collegandola alla sua sopravvenuta cecità.
Solo più tardi varcherà le soglie per il mondo della letteratura. Nel 1978 esordisce nella narrativa con Il corso delle cose, pubblicato dalla Lalli Editore. Nel 1980 pubblica con Garzanti Un filo di fumo, primo di una serie di romanzi ambientati nell’immaginaria cittadina siciliana di Vigata a cavallo fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Grazie a quest’ultima opera Camilleri riceve il suo primo premio letterario a Gela.
Camilleri fa il suo exploit nel 1998: titoli come La concessione del telefono e La mossa del cavallo (1999) vanno a ruba. Da quest’ultimo è stato tratto il film TV La mossa del cavallo-C’era una volta Vigata trasmesso da Rai 1 il 26 febbraio 2018. È la prima trasposizione televisiva di un romanzo storico dello scrittore.
Il successo del Commissario Montalbano risale nel 1994, quando Camilleri dà alle stampe La forma dell’acqua, primo romanzo poliziesco con protagonista il commissario Montalbano. Il filone narrativo del Commissario Montalbano è destinato a una conclusione in quanto nel 2006 Andrea Camilleri ha consegnato all’editore Sellerio l’ultimo libro con il finale della storia, chiedendo che questo venisse pubblicato dopo la sua morte.
Un ritorno al passato
Nella raccolta di racconti La paura di Montalbano, come accennato prima, si susseguono 3 racconti brevi, di poche pagine, alternandosi a 3 racconti più lunghi:
Giorno di febbre
In questo primo racconto, il commissario Montalbano si sveglia con una forte influenza e, non riuscendo a trovare un termometro a casa, decide di procurarselo in farmacia. Nell’attesa, sente esplodere due colpi di pistola all’esterno della farmacia: un commerciante è intervenuto in uno scippo sparando sui delinquenti che hanno provato a scippare ad un’anziana, ma invece di colpire loro ha colpito ad una gamba una bambina che passava. Montalbano, dimenticando il malessere, si precipita a soccorrerla ma viene preceduto da un barbone, Lampiuni, che con precisione certosina blocca l’emorragia e salva la bambina.
Solo all’arrivo dei soccorsi, potrà finalmente riposare. Apprende più tardi da Fazio che il sindaco della città intende assegnare al misterioso Lampiuni un appartamento del comune, in segno di riconoscenza per il suo tempestivo intervento. Qui, Montalbano decide di incontrare Lampiuni nei pressi della stazione ferroviaria e lo apostrofa scherzosamente come “dottore”. Questi gli confessa la sua vera identità ma prega il commissario di non rivelarla. Montalbano lo rassicura ma in cambio gli chiede il favore di misurargli la febbre.
Ferito a morte
Riceve una telefonata da Catarella. L’omicidio di Gerlando Piccolo è avvolta dal mistero: in casa abitavano in due, lui e la nipote. L’assassino riesce a fuggire ma è chiaramente ferito. Le indagini partono, Piccolo era un usuraio e quelli che avrebbero voluto vederlo morto erano in tanti, ma il mandante dell’omicidio sarà una delle persone più insospettabili, proprio come l’effettivo esecutore materiale.
Un cappello pieno di pioggia
Montalbano si dovrà recare a Roma in seguito di una richiesta da parte del Sottosegretario. All’aeroporto, però, viene smarrita la sua valigia ed è costretto quindi a girare per Roma per rifarsi il guardaroba. All’uscita di un negozio incontrerà un vecchio compagno di scuola, Lapis, uno di quelli definito “di cattiva compagnia”, destinato a finire in galera. Lo invita a cena ma si inventerà una scusa per non accettare.
Finirà il suo colloquio col Sottosegretario, e nella sua stanza d’hotel riceverà una telefonata dallo stesso Lapis rinnovandogli l’invito. Non potrà più rifiutare e si recherà all’appuntamento. Durante il cammino però trova un cappello a terra pieno d’acqua a causa del temporale, e neanche il tempo di afferrarlo che l’azione avventata del proprietario lo coglierà alle spalle.
Il quarto segreto
Un incubo sveglierà nel cuore della notte il commissario. Nel sogno, Catarella muore in uno scontro a fuoco. Spera che non sia un sogno premonitore, le morti sul lavoro sono tristemente all’ordine del giorno anche a Vigata. Ma qualcosa di vero c’è: Montalbano sarà chiamato ad indagare sulla morte di un operaio albanese caduto da un’impalcatura. Il dubbio lo assale: è stato un incidente oppure un omicidio?
La paura di Montalbano
Montalbano si trova in vacanza in un habitat che per lui non è per nulla familiare: in montagna. Così, lasciando la fidanzata Livia a letto, parte alla scoperta della montagna che gli si presenta bella ma anche orrida nei suoi strapiombi. Sarà proprio qui, nella tranquillità della natura che sentirà un’invocazione d’aiuto.
Meglio lo scuro
Una vecchia ospite di una costosa casa di riposo in punto di morte confessa una verità scomoda al prete del paese, che contatta subito Montalbano e lo coinvolge nell’indagine. A quanto pare, la signora aveva commesso un crimine per il quale ha pagato un innocente ed ora il prete è riuscito a convincerla a raccontare tutto al commissario. Un indagine vecchia di 50 anni, un avvelenamento che avvelenamento non era. Il prete sa che Montalbano non potrà resistere e indagherà fino a sapere la verità.
Montalbano “è” e non può non essere
Lui aveva paura, si scantava di calarsi negli ‘abissi dell’animo umano’, come diceva quell’imbecille di Matteo Castellini. Aveva scanto perché sapeva benissimo che, raggiunto il fondo di uno qualsiasi di questi strapiombi, ci avrebbe immancabilmente trovato uno specchio. Che rifletteva la sua faccia.
Lo stile di Camilleri è inconfondibile: nella sua semplicità riesce a descrivere la Sicilia in tutte le sue forme e le sue bellezze. L’utilizzo di termini siciliani, spesso criticato per la difficoltà di traduzione, è in realtà del tutto azzeccato: l’autore non vuole scrivere il testo perfetto, ma il romanzo nella sua realtà. Una trasposizione del territorio in cui fa vivere ed agire, nel bene e nel male, tutti i personaggi nati dalla sua immaginazione.
Il commissario Montalbano è così: sarcastico, diretto, schietto, senza peli sulla lingua, arguto. Impossibile non amarlo. E’ così e non può non esserlo, proprio perchè vive in un contesto letterario, in un background narrativo che gli consente di essere così.
In un’intervista, lo stesso Camilleri confessa che Il nome Montalbano venne scelto dall’autore in omaggio allo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, padre di un altro famoso investigatore, Pepe Carvalho: i due personaggi hanno in comune l’amore per la buona cucina e le buone letture, i modi piuttosto sbrigativi e non convenzionali nel risolvere i casi e una storia d’amore controversa e complicata con donne anch’esse complicate.
La narrazione è leggera, sincera, scorrevole. Non ha intenzione di giraci troppo attorno, una delle sue caratteristiche è proprio quella di voler eliminare le descrizioni troppo superflui per dar spazio ai dialoghi, che non si elevano in un registro altolocato, ma mostrano il vero carattere della sua scrittura. Il protagonista, nella maggior parte dei casi, non ricade sempre sul commissario: viene considerato come un antieroe, un uomo sofferente nella sua posizione del mondo. Un uomo che ha paura e non nega di esserlo, una paura per l’ignoto, per il domani. Non sa cosa potrebbe aspettarsi e vive nella sofferenza dei suoi giorni.
Andrea Camilleri è sempre stato una certezza. Se voleste intraprendere un viaggio nella conoscenza del vasto mondo del Commissario Montalbano, “La paura di Montalbano” potrebbe essere ciò che fa al caso vostro.
Victoria Calvo
 
 

Italia Podcast - Il Volo del Mattino, 25.4.2023
Andrea Camilleri la storia del leone e del colibrì
Fabio Volo
 
 

La Stampa, 25.4.2023
Tv: gli ascolti di lunedì 24, imbattibile Montalbano

L’imbattibile Commissario Montalbano consente a Raiuno di aggiudicarsi il lunedì sera televisivo: l’episodio “L’odore della notte”, andato in onda per la prima volta ben 21 anni fa, ha interessato ieri 3 milioni e 115 mila appassionati alle indagini del personaggio creato da Andrea Camilleri, per uno share del 18,1 per cento. [...]
Daniele Cavalla
 
 

Davide Maggio, 25.4.2023
Tv: gli ascolti di lunedì 24, imbattibile Montalbano
Palinsesti Rai 1, estate 2023 – C’è l’omaggio alla Carrà, Techetechetè guadagna anche la prima serata, al posto di Piero Angela c’è Alberto

[...]
Ecco, sera per sera, l’estate di Rai 1:
LUNEDI >Il Giovane Montalbano (r, dal 3/07).
[...]
Fabio Fabbretti
 
 

Giornale di Sicilia, 26.4.2023
Sellerio
Montalbano e la paura, sei racconti di Camilleri

Indagini mozzafiato, giovani vite segnate dalla Storia, miserie e splendori della nobiltà inglese tra le ultime novità della casa editrice Sellerio. A vent'anni dalla sua prima pubblicazione ritorna La paura di Montalbano (336 pagine, euro 15,) raccolta di sei racconti firmati dal maestro Andrea Camilleri, piccoli capolavori di suspense e ironia dove il commissario più amato dai lettori (assieme ai colleghi Maigret e Ricciardi) viene messo a dura prova dalla singolarità degli eventi, rivelando un animo sensibile celato dalla fermezza del suo carattere.
Tra omicidi, furti e salvataggi in extremis Montalbano si scopre fragile, dubitando delle proprie facoltà di deduzione e comprensione della realtà. L'accettazione del sé, unita alla fuga dei timori che sbarrano la strada verso la soluzione del caso, gli permetteranno di imparare una valida lezione sulla complessità della natura umana. […]
Domenico Rizzo
 
 

La Repubblica (ed. di Palermo), 26.4.2023
Salvatore Silvano Nigro: "Le donne sono la novità della letteratura siciliana"
A Catania una mostra rende omaggio al docente e critico letterario


Salvatore Silvano Nigro con Andrea Camilleri (foto Giuseppe Leone)

Catania, Tours, Parigi, New York, Bloomington, New Haven, Pisa, Milano, Zurigo. Le città in cui ha insegnato l'italianista Salvatore Silvano Nigro, testimone della letteratura di casa nostra dell'ultimo mezzo secolo. Un siciliano atipico il cui itinerario intellettuale dimostra il riconoscimento internazionale della cultura umanistica italiana. "Catania, però non l'ho mai lasciata", dice Nigro dalla casa etnea in cui vive da venticinque anni. L'Università catanese con l'associazione Amici di UniCt oggi rende omaggio allo studioso con una mostra al Palazzo centrale dell'ateneo intitolata "Mia anima carnale" dall'omonima curatela edita da Sellerio che raccoglie il carteggio tra Giorgio Manganelli ed Ebe Flamini. Un'occasione per riflettere su una carriera profondamente legata a giganti della letteratura siciliana, Leonardo Sciascia su tutti.
[...]
Sciascia, Bufalino, Camilleri sono alcuni degli scrittori siciliani a cui ha dedicato pagine importanti. Esiste ancora una letteratura siciliana?
"Oggi si può parlare di letteratura in Sicilia, non di letteratura siciliana. Se ci riferiamo a Verga, De Roberto, Capuana definiamo interpreti della scrittura che hanno dedicato il loro estro a dinamiche, episodi, temi strettamente legati all'Isola e ai suoi costumi. Oggigiorno la letteratura isolana è una dimensione, una parte della letteratura italiana ed europea. Sciascia, ad esempio, scrive un testo fondamentale, che influenza lo stile degli anni immediatamente successivi, Il Consiglio d'Egitto. Un romanzo potentissimo".
Chi seguì le orme del maestro di Regalpetra?
"La storia è nota. Il protagonista, il falsario don Giuseppe Vella, inventa una lingua, il mauro-siculo, per scrivere un libro che è la risposta all'aristocrazia feudale e alle angherie subite dal popolo. Oppone i suoi falsi documenti a un altro falso documentale. Un gioco letterario che ispirerà anche Calvino. Dalle costole di quel libro vengono fuori due scrittori completamente diversi, che hanno dominato il panorama letterario siciliano dopo Sciascia: il Consolo de Il sorriso dell'ignoto marinaio, in cui l'autore asserisce che la scrittura appartiene all'imbroglio dei potenti e gli ultimi possono rispondere solo con la parola orale. Alla lingua del potere si può rispondere solo con una costruzione linguistica: il dialetto gallo-italico sanfratellano. Se si tratta di inventare una lingua, non possiamo dimenticare la lingua di Vigàta, quella di Camilleri e del suo Montalbano. Entrambi reinventano a modo loro Il consiglio d'Egitto. Due chiavi di lettura diverse di Sciascia".
[...]
Andrea G. Cerra
 
 

Novetv, 26.4.2023
Scicli - Compagno di scuola di Piero Guccione dona due quadri al Comune

Il sindaco di Scicli Mario Marino, l’Esperto alla Cultura Elio Tasca, gli Ass.ri Drago e Puglisi, hanno ricevuto qualche giorno fa in Municipio Felice Rocca, originario di Scicli, residente a Lastra a Signa (vicino Firenze), il qualche ha deciso di donare due dei suoi quadri al Comune di Scicli. Compagno di scuola del compianto Piero Guccione, il Sig. Rocca ha ricevuto il suo primo premio in campo artistico nel 1951, al Cineteatro Italia, direttamente dalle mani del Prof. Ignazio Occhipinti, Sindaco democratico cristiano di Scicli dal 1946 al 1952.
I due quadri raffigurano un ritratto di Andrea Camilleri ed il colle San Matteo.
[...]
Giovanni Giannone
 
 

Oggi è un altro giorno, 26.4.2023




 
 

InDirettaTV, 26.4.2023
Oggi è un altro giorno, Arianna Mortelliti racconta suo nonno Andrea Camilleri

Arianna Mortelliti è stata ospite di Oggi è un altro giorno. La giovane è la nipote di Andrea Camilleri, il papà del Commissario Montalbano. Anche lei è una scrittrice ed è infatti uscito il suo primo romanzo “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”.
Per annunciare Arianna Mortelliti sono state inviate delle immagini di un’intervista a suo nonno Camilleri. “Io ho avuto la fortuna di lavorare con nonno nel suo ultimo anno di vita. Quando si svegliava di buon umore cantava e recitava poesie”, con queste parole è cominciata la chiacchierata di Serena Bortone e la scrittrice, che ha rivelato come suo nonno le manca tantissimo anche perché nell’ultimo anno di vita di Camilleri sono stati molto vicini, lavorando anche insieme. Il primo ricordo che ha con suo nonno è che gli portava il caffè e lui le lasciava il fondo del caffè pieno di zucchero perché entrambi erano golosi.
Il primo romanzo di Arianna Mortelliti
Il suo romanzo “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni” parla a tutte le persone che hanno accudito una persona che non c’è più. “Avere una persona cara in coma – ha dichiarato la Mortelliti – come mio nonno che è stato un mese in coma ti porta a riflettere sull’esistenza. Volevo lasciarmi alle spalle questo dolore grazie all’immaginazione che mi ha trasmesso mio nonno. Mi dava dei consigli e mi rispondeva con risposte da donna. Era riuscito a conoscere l’animo femminile così tanto che sembrava di parlare con una mia cara amica saggia”.
Nel libro c’è il rapporto tra Arturo e Nina, nonno e nipote e quindi è un po’ autobiografico, riferito al rapporto tra Arianna Mortelliti e Andrea Camilleri. Mentre lo scrittore era in coma sua nipote le parlava moltissimo. La cosa più importante che le ha lasciato è stata l’uso dell’immaginazione. Il processo creativo di Andrea Camilleri iniziava con lo scrivere tanto, compiendo al contempo molte ricerche, poi si metteva insieme alla nipote e parlava tanto mentre lei doveva scrivere.
Gli insegnamenti di Andrea Camilleri a sua nipote
“Si potevano vedere gli ingranaggi di quel cervello in attività”, ha raccontato la scrittrice di “Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni”. Inoltre ha dichiarato che scrivere questo suo romanzo è stato molto terapeutico per superare la morte del caro nonno e se un giorno avrà figli cercherà di trasmettergli gli insegnamenti di Andrea Camilleri custoditi dentro di lei.
Federica Massari
 
 

Sicilia Report, 27.4.2023
Al Brancati proseguono le repliche di “La pensione Eva” con Tuccio Musumeci
Grande successo di pubblico e di critica per lo spettacolo La pensione Eva con Tuccio Musumeci. Un successo che, a seguito delle tante richieste, spinge il Teatro della Città a inserire una replica fuori programma

Grande successo di pubblico e di critica per lo spettacolo La pensione Eva con Tuccio Musumeci. Un successo che, a seguito delle tante richieste, spinge il Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale a inserire una replica fuori programma per sabato 29 aprile alle ore 21 al Teatro Brancati. Una grande occasione per godersi lo spettacolo tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri nell’adattamento teatrale di Giuseppe Dipasquale che cura anche la regia e le scene. Lo spettacolo, con l’impagabile verve recitativa del grande maestro Tuccio Musumeci, è prodotto dal Teatro della Città – Centro di Produzione Teatrale e vede in scena, a fianco del maestro del teatro di tradizione italiano, Debora Bernardi, Daniele Bruno, Cosimo Coltraro, Lucia Fossi, Anita Indigeno, Claudio Musumeci, Ramona Polizzi, Vittoria Scuderi, Vincenzo Volo. Le musiche sono di Matteo Musumeci, i movimenti coreografici di Giorgia Torrisi, i costumi di Dora Argento. La storia narra di Nenè e dei suoi amici Jacolino e Ciccio che, prima da adolescenti e poi da giovanotti, trascorrono gli anni che li separano dallo scoppio della seconda guerra mondiale frequentando abitualmente la pensione Eva.
Tutto finisce quando su Vigata si abbatte la guerra… Una pièce coinvolgente e divertente allo stesso tempo, intrisa di memoria e sapore nostalgico a cui si aggiunge la vis recitativa unica del maestro Tuccio Musumeci, grande rappresentante del teatro di tradizione italiano
 
 

AltroPensiero, 27.4.2023
Costume&scostumati
Riciclaggio Rai (senza vergogna)

Se non fossimo tutti quanti sotto anestesia, completamente incapaci di avere una qualunque reazione a qualunque stimolo, delle condizioni in cui versa la creatività Rai – dunque il palinsesto – si parlerebbe per forza.
E’ vero che forse questo non succede perchè nessuno guarda più la televisione, tanto meno i giovani, ma i pochi che si ostinano a vederla potrebbero avere anche solo un istintivo moto di dissenso. A quanto pare, invece, ci hanno ridotti così bene a servi docili e atarassici, che anche le scelte più grottesche passano via tranquillamente, nel silenzio e nell’assenso generale.
Eppure questi cervelli della Rai, televisione che loro considerano da sempre una proprietà privata, ma che per statuto è servizio pubblico, di noi italiani nelle vesti di piccoli azionisti nonché finanziatori, questi cervelli stanno veramente abusando della nostra incapacità d’intendere e volere, siamo ai limiti dell’abuso di credulità popolare. Forza, dica qualcuno se è umano, logico, accettabile che questi scienziati – pagati benissimo con i nostri soldi – abbiano scelto come linea editoriale la continua e smaccata replica del materiale d’archivio. Continuano imperterriti, sempre di più, sempre peggio. E il pubblico, a quanto pare, non ha niente da ridire. Lo facessero Berlusconi o Cairo sulle proprie reti, padronissimi. Con i soldi loro, mandano in onda quello che vogliono. Ma questa è la Rai, la televisione di tutti, dunque avremmo il pieno diritto di ribellarci. Invece. Oltre Sanremo, il nulla. Vai con una cosa nuova, rimetti Montalbano.
Certo Montalbano è il caso più eclatante. Montalbano ormai l’hanno consumato, a forza di usarlo. Alla sola parola Montalbano, al primo spot che annuncia il ritorno di Montalbano, tra gli italiani sani di mente scoppia il panico. Come suonasse un allarme atomico, arraffano due o tre cose per l’esilio e saltano dalle finestre. Ci sono mariti pantofolai che alle nove di sera s’inventano di dover correre a firmare un rogito, mogli devote e fedeli che scappano con il primo Deliveroo che suona alla porta, figli che minacciamo di drogarsi alla stazione, nonne che fanno voto di castità e chiedono di chiudersi in convento a 90 anni.
Questo, Montalbano. Per un certo tempo ci siamo illusi che fosse un caso isolato ed eccezionale, dato il successo delle prime serie e la buona stampa di cui ha sempre goduto Camilleri (in Italia, la fortuna di uno scrittore non la fanno i suoi libri, ma l’imitazione di Fiorello). Illusione stupida e vuota. Ormai la Rai è tutta così. Sono talmente piatti, spompati, vuoti d’idee (più di loro, chi ce li ha messi), che ormai non riescono nemmeno a immaginare di inventarsi una cosa nuova. Questi nemmeno credono che esista questa possibilità. Così, il fenomeno carico di mestizia che una volta avveniva solo d’agosto, purtroppo inflitto più che altro ai nostri nonni rinchiusi nelle Rsa mentre noi eravamo a Riccione, questo fenomeno di tirar fuori dalla cantina la roba vecchia e riproporla con una sbollentata è ormai il principale format Rai. Sempre, tutto l’anno. Sfondano i cabbasisi (Camilleri qualcosa ha lasciato nella nostra cultura), sfacciati e spudorati, senza vergogna, come se non esistesse RaiPlay in cui noi possiamo ripescare qualche cosa che ci era sfuggito, o che vogliamo rivedere con più calma. Non c’è più distinzione, tutta la Rai è Raiplay. A meno che non si voglia considerare persino Vespa una novità, solo perchè l’hanno anticipato a rovinarci la cena.
Hanno ricominciato con Montalbano (centosessantesima replica, record mondiale in assenza di vento), poi via con gli altri assi nella manica. Ultimamente: la piemme schizzata “Tataranni”, il seppiato “La Sposa”, ora la detective non vedente “Blanca”. Presto, mai escluderlo, il grande ritorno di “Lassie” e “Rin Tin Tin”. Perchè no “Il Mulino del Po”.
Domanda: se sono ridotti così in primavera, come si salveranno ad agosto? Con le gemelle Kessler in bianco e nero?
Tutto lascia pensare che il colpo a sorpresa, il coniglio nel cilindro, l’abbiano già pronto. Vai con Montalbano. E’ il commissario più amato dagli italiani, ci dicono. Una volta più una volta meno, nessuno ci farà caso. E’ sempre nuovo.
Cristiano Gatti
 
 

Balarm, 28.4.2023
Personaggi
Gaetano Savatteri racconta la Sicilia (nuova): dal maestro Camilleri al successo di Makari
Raccontare la Sicilia è, da sempre, il bisogno dello scrittore che ci spiega come riesce a farne il centro delle sue opere. Il suo vero tesoro, dice, sono le storie

Raccontare la Sicilia, terra di fascinazione e magia, troppo spesso ammantata di pregiudizi e preconcetti, è un’arte. Occorre saperne rivelare i segreti, le storie che si nascondono agli sguardi distratti ma che sono pregne di piccola poesia, condividerne le bellezze di tutti i giorni e quelle note solo ai privilegiati più curiosi e colti.
E custodirne con memoria allenata aneddoti ed episodi riservati o divertenti, relativi a luoghi, persone e personaggi.
Significa essere portatori di un carico sempre efficace di intrigo e parole del cuore, che camminano da sole, nel tempo, arrivando molto lontano, conquistando l’attenzione di lettori e viaggiatori e, sorprendendo persino i più giovani: quei ragazzi che, spesso, legati ai doveri della scuola, trascurano lo studio e la conoscenza di un mondo che li sfiora e a cui loro appartengono.
Raccontare la Sicilia è, da sempre, il bisogno di Gaetano Savatteri, che in ogni suo libro, in ogni suo progetto, in ogni suo incontro, mette l’isola al centro del mondo, e la porta con sé in ogni suo viaggio, come se, oltre a viverci e a lavorarci, negli anni dell’adolescenza e della piena formazione professionale, ci fosse davvero nato.
«La Sicilia è un serbatoio di storie da raccontare, che riguardano soprattutto il resto dell’Italia e del mondo, che vuole sapere – dice -. È una terra che ancora esprime fascino. Naturalmente sono cambiati i modi, rispetto agli anni ‘50 e ’60, sono cambiati i linguaggi, però è e resta l’isola del tesoro, e il tesoro sono le storie che ha da raccontare».
E il linguaggio che cambia ha una spiegazione precisa, che lo scrittore ha voluto indagare e interpretare alla sua maniera «Sì, lo riconduco ad Andrea Camilleri, che ha spalancato una nuova possibilità di raccontare la Sicilia – aggiunge - con una lingua nuova, con cui è nato anche il vigatese, e ha reso il siciliano lingua franca in tutta Italia.
Sappiamo che non c’è più oggi un italiano, che sia di Milano, di Firenze o di Ancona, che si stupisca del verbo "taliare", così come dell’espressione "rompere i cabbasisi", che è diventata di uso nazionale».
Un percorso preciso, quello intrapreso da Gaetano Savatteri, per illustrare come è cambiata l’immagine di questa Sicilia, anche con la grande voglia di emancipazione dagli stereotipi, che è confluito in un’antologia d’autore della recente narrativa siciliana: più di cinquanta voci scelte per accompagnare il lettore in un viaggio lungo trent’anni.
Perché se per decenni la Sicilia è stata metafora dell’Italia e del mondo, delle inefficienze, delle storture e dei deficit, terra complessa, deprivata, soggetta all’ingiustizia, dove gli aspetti sociali, politici, folkloristici del racconto della mafia hanno costituito un genere che ha assorbito ogni altro racconto, all’indomani del maxiprocesso e della stagione delle stragi, qualcosa cambia, e il 1992 diventa l’anno della svolta.
Proprio con Andrea Camilleri che comincia a scrivere un poliziesco siciliano, La forma dell’acqua, e che, pur appartenendo alla stessa generazione letteraria di Sciascia, Bufalino e Consolo, è il primo ad accorgersi che si è creato «lo spazio d’ascolto per una nuova narrazione siciliana».
La letteratura in Sicilia scopre allora di avere la forza, l’estro, il bisogno di accogliere nuove sensibilità, processi culturali in parte inediti ma duraturi. E per questo Savatteri ha scelto di partire da quel 1992, dagli anni delle stragi di mafia, in cui il successo di Camilleri apre le porte a una nuova narrazione.
Una forma di amore incontrollato, quella vissuta e alimentata da Gaetano Savatteri per la "sua" terra, che, pur non essendo affatto coinvolto nella sceneggiatura, segue l’evolversi delle riprese della terza edizione della serie televisiva "Makari", ispirata ai suoi romanzi, e che ha come protagonista Saverio Lamanna, interpretato dall'attore palermitano Claudio Gioè. La nuova serie andrà in onda sulla Rai, sicuramente nel 2024.
«Sono contento che il mio lavoro sia servito a presentare la Sicilia, che tuttavia non ha bisogno di presentazione, sotto l’aspetto giocoso e gioioso. Che dire? Che effetto mi fa questa eco di successo e interesse che cresce? Sono diventato cittadino onorario di San Vito Lo Capo, un posto che ho nel cuore e che adesso custodisco ancora di più. Penso che più e meglio di così non potevo immaginare».
Diventa così concreta anche l’idea dell’antologia che raccoglie trent’anni di scritture siciliane, nella forma del romanzo, del racconto, ma anche dello scritto d’inchiesta, della sceneggiatura cinematografica e teatrale, della poesia e del fumetto, attraverso nove capitoli tematici (da quello sulle narrazioni, non solo letterarie di mafia e antimafia a quello, ricchissimo, sulle detective stories, da quello sulla città a pagine dedicate alla storia e alle storie isolane, a quello sulle migrazioni da e verso l’isola).
Insomma trent’anni di scritture che hanno rimodellato «il potente teatro di suggestioni allestito da una parte all’altra della Sicilia. Un teatro visibile da molte parti del mondo».
Un lavoro intitolato "L’Isola nuova", che è una fotografia incompleta di questa terra e delle sue storie, che con i suoi autori e la sua scrittura è sempre in corso di aggiornamento.
Qualcuno dice che non è un’antologia, ma un «Viaggio attraverso tutta una serie di scritture», ma anche uno stimolo per leggere o rileggere libri non letti o dimenticati. Sicuramente un lungo racconto che ripercorre i fili della narrazione della Sicilia negli ultimi anni con la sua capacità di innovazione e rielaborazione di una tradizione illustre, che documenta i cambiamenti, rivelando le nuove voci che hanno saputo parlare a molti, con lingue moderne e insieme antiche. Un modo per ricordare che le tre corde vibranti nell’animo dei siciliani, ‘la seria, la civile e la pazza’, mantengono una forte connotazione.
E, quindi, non semplicemente un ritratto della Sicilia ma anche la storia di un rivolgimento culturale: dal giornalismo alla graphic novel, dal cinema al teatro, mentre narrativa e letteratura hanno aggiornato i canoni delineati dagli autori che della Sicilia hanno fatto metafora. È un racconto di un’isola nuova, tuttora capace di allestire un potentissimo teatro di suggestioni sul palcoscenico che da qui si apre sul resto del mondo.
E un modo per evidenziare anche un carattere comune nei secoli alle donne della più grande isola del Mediterraneo, che va forse cercato nella volontà di reinventare il proprio destino.
Jana Cardinale
 
 

Ibla meeting Art, 29.4.2023
Ore 16:20

Giuseppe Fabiano presenterà il suo libro "Nel segno di Andrea Camilleri", dialogando con Amedeo Fusco
 
 

Rai Ufficio Stampa, 29.4.2023
RAI 3, 30 APR 2023, 17:15
"Testimoni di Pace" tra memoria e storia
A 80 anni dalla fondazione dell'Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra

L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra celebra l’80° anniversario della sua fondazione con un evento dal titolo “Testimoni di Pace”. L’ente morale Medaglia d’Oro al Merito Civile, che rappresenta e tutela le vittime civili di guerra e le loro famiglie, rende omaggio alla propria storia e alle persone che l’hanno resa possibile attraverso uno spettacolo, proposto domenica 30 aprile alle 17.15 su Rai 3. Condotto da Metis Di Meo con la regia di Andrea Conte, sarà un viaggio nella memoria fra storie, musiche, poesie e parole con lo sguardo proiettato al futuro. Alle testimonianze di vittime dei bombardamenti, delle stragi nazifasciste e delle foibe, si alterneranno gli interventi di artisti come Francesco Pannofino, Asia Argento, Claudia Campagnola, Piji Siciliani, Mara Moschini e Marco Cortesi. Ad impreziosire l’evento i contributi di vari personaggi legati all’Associazione, come l’attore teatrale e cantautore Simone Cristicchi e un ricordo dello scrittore Andrea Camilleri.
 
 

Rai Ufficio Stampa, 30.4.2023
RAI 1, 01 MAG 2023, 21:25
Il Commissario Montalbano
"Gatto e cardellino"

Quale segreto possono nascondere un gatto e un cardellino? Lo scoprirà Montalbano nel nuovo appuntamento con le repliche de "Il commissario Montalbano" - l'amata fiction tratta dai libri di Andrea Camilleri che racconta le indagini e gli amori del personaggio interpretato da Luca Zingaretti - in onda lunedì 1° maggio alle 21.25 su Rai 1. In "Il gatto e il cardellino", a Vigata si susseguono una serie di tentati omicidi: in pochi giorni, tre anziane signore vengono aggredite da un ladro che - a bordo di una moto e nascosto da un casco - spara, ma sembra non riuscire a colpirle. Il commissario Montalbano inizia ad indagare sul caso, ma scopre che l’assalitore sparava solo a salve. Qual era, allora, il suo vero obiettivo? La chiave del mistero si nasconde nel gatto e nel cardellino, gli animali da compagnia di un'anziana, ricca signora.
 
 

Sicilian Post, 30.4.2023
Sicilitudine
Camilleri e il mistero di Ripellino, l’uomo che poetava in una lingua inesistente
Era lì, a raccontare il suo sdegno, quando i carri armati sovietici invasero Praga nel 1968. Era lì, quando Pasternak muoveva i primi passi della sua fulgida carriera. Ed era lì quando c’era da inventare una lirica mai prodotta prima. Eppure lo scrittore palermitano finì trascinato nell’oblio. Di lui, fugacemente, quasi vent’anni fa, pare essersi ricordato solo il papà di Montalbano

Di lui Andrea Camilleri – in un articolo di suo pugno datato 11 giugno 2005 che è possibile spulciare tra le sabbie dell’archivio del quotidiano La Repubblica – ebbe a dire che la sua personalità aveva qualcosa di alieno. E, in effetti, Angelo Maria Ripellino poco aveva a che spartire con la normalità propria di questo mondo.
[...]
Joshua Nicolosi
 
 

 


 
Last modified Wednesday, May, 03, 2023