Un viaggio nelle “Metamorfosi di Camilleri” in forma di melologo
Nelle sue Metamorfosi, Andrea Camilleri si avvicina al genere fantastico con la volontà di descrivere certi paesaggi evitando le modalità di rappresentazione naturalistiche. Per fare ciò ricorre alla sua infanzia, ai ricordi e alla fantasia. Come confessa lui stesso, è proprio partendo da un ricordo, da un dato reale, che il testo viene a costruirsi: la storia narratagli da un contadino quando era piccolo (Maruzza Musumeci), i ricordi dei viaggi in treno con la sosta per il bagno a mare (Il casellante) e la nostalgia per il paesaggio montano (Il sonaglio). Tutto questo conduce al rapporto uomo-natura e al legame che li unisce ad una terra meravigliosa come la Sicilia, ricca di superstizioni, leggende, miti, ma anche una terra che per la prima metà del XX secolo (periodo storico che fa da sfondo alla trilogia) è travagliata dall'arretratezza economica, la guerra, l'avvento del fascismo.
Dall'insieme di questi elementi deriva la decisione di utilizzare la forma narrativa che Camilleri giudica più adatta al progetto: la fiaba. Quest'ultima ha, infatti, la capacità di dare risalto al “trinomio popolo-arcaicità- magia”, e differenziandosi dal romanzo per la sua brevità e per il numero ridotto di personaggi prevedibili, riesce a mescolare ingenuamente magia e realtà, mostrando appunto l’anima vera del popolo.
Questa prima tappa, realizzata dal Teatro Stabile di Catania diretto da Giuseppe Dipasquale, prevede il viaggio nella storia narrata all’interno del racconto Il casellante, proposto secondo la sapiente ed inconsueta struttura del melologo, fondendo recitazione e musica, un’idea innovativa e vincente, laddove l’attrice Valeria Contadino dipana il racconto alternato al canto di Mario Incudine, autore delle splendide musiche, e di Francesca Incudine, accompagnati da Antonio Vasta (pianoforte e fisarmonica) e Antonio Putzu (fiati).
Con Valeria Contadino, Mario Incudine e Francesca Incudine
Musiche originali di Mario Incudine
eseguite dal vivo da Mario Incudine, Antonio Vasta (pianoforte e fisarmonica),
Antonio Putzu (fiati)
Produzione: Teatro Stabile di Catania
Prima messa in scena: Milano, Piazzetta Sicilia del Padiglione Italia all'Expo, 5 luglio 2015
La versione definitiva dell'Opera è andata in scena nel giugno 2016 al
Festival dei 2 mondi
di Spoleto.
Con Moni Ovadia, Valeria Contadino, Mario Incudine, Sergio Seminara, Giampaolo Romania
e con i musicisti Antonio Vasta (pianoforte e fisarmonica),
Antonio Putzu (fiati)
Regia Giuseppe Dipasquale
Scene Giuseppe Dipasquale
Musiche originali Mario Incudine con la collaborazione di Antonio Vasta.
La canzone La crapa avi li corna è di Antonio Vasta,
la canzone C'è n'omu è di Francesca Incudine
Uno spettacolo con musiche, dove si ride e ci si commuove al tempo stesso. Gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale narrano una vicenda metaforica che giuoca sulla parola, sulla musica e sull’immagine.
Il casellante è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a Maruzza Musumeci e prima de Il Sonaglio, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi.
Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston, La concessione del telefono, che insieme a La cattura, Troppu trafficu ppi nenti, La Signora Leuca, Cannibardo e la Sicilia costituiscono la drammaturgia degli ultimi anni, l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano nuovamente insieme per riproporre al pubblico teatrale nazionale una nuova avventura dai racconti camilleriani.
Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. Il casellante è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione, si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea.
La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa.
Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto che esaltano la recitazione di possibili attori pensati a prestare i panni al mondo dei personaggi camilleriani.
Giuseppe Dipasquale
Prima messa in scena: Spoleto, San Nicolò, 25-26 giugno 2016
Replica: Caltanissetta, Teatro Regina Margherita, 29 giugno 2016 (introdotta da un contributo in video di Andrea Camilleri)