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Quanto vale un uomo

 

Da un'idea di Andrea Camilleri
Traduzione orale Marco Paolini

Auditorium Parco della Musica - Roma
17 marzo 2014


In questa storia non c’è niente d’inventato. Essa ricalca fedelmente, sia pure con parole mie, le conclusioni della Commissione d’inchiesta voluta dal Governo italiano dopo il disastro del dirigibile “Italia” e pubblicate nel numero di novembre-dicembre 1928 dalla “Rivista Marittima”.
Andrea Camilleri

La storia prende spunto dalla trasvolata sull’artico del 1928 ad opera del Generale Umberto Nobile. Durante la seconda spedizione il dirigibile Italia, dopo aver raggiunto il Polo Nord, fu protagonista di un drammatico incidente: appesantito dai ghiacci urtò il pack, la gondola di comando rimase distrutta nell'impatto e 10 uomini furono sbalzati sui ghiacci, mentre i restanti membri dell'equipaggio rimasero a bordo dell'involucro. Di loro e del dirigibile non si seppe più nulla. I superstiti, fortunatamente, si trovarono circondati dai materiali caduti con l'impatto tra i quali cibo, una radio e la famosa tenda rossa entro la quale si adattarono a vivere per sette settimane.
Qui si inserisce la “storia nella storia”. Camilleri ricostruisce, con dettagli intrisi di commovente pathos umano, un canovaccio ricavato dagli atti della commissione d’inchiesta, voluta dal governo Italiano a seguito della terribile vicenda del dirigibile Italia. Un vero inedito d’autore creato per la traduzione orale di Marco Paolini.

Lo spettacolo è il primo appuntamento di Inedito d’Autore, un progetto dedicato al Teatro di Narrazione promosso dall'Associazione Culturale 15 Lune in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma.


Paolini racconta 'Quanto vale un uomo?'

E' stato Marco Paolini a inaugurare la rassegna "Inediti d'Autore", all'Auditorium Parco della Musica, raccontando una storia creata per lui da Andrea Camilleri. La storia è quella del generale Umberto Nobile, che nel 1928 compì una trasvolata artica a bordo del dirigibile Italia.
La spedizione finì in tragedia: 10 uomini vennero sbalzati dalla cabina e finirono dispersi nei ghiacci. Nella sfortuna, furono piuttosto fortunati: tra i detriti del naufragio trovarono provviste, una radio e la famosa tenda rossa in cui si sarebbero rifugiati per sette settimane, quando finalmente un radioamatore russo riuscì a captare il debole segnale della radio.
E' una storia po...polare! come dice Paolini all'inizio dello spettacolo.
Nel racconto di Camilleri-Paolini, la vicenda principale è voutamente lasciata sullo sfondo per privilegiare quella dei tre uomini che si staccarono dall'accampamento per andare a cercare aiuto sulla terraferma: il viaggio prevedeva una traversata quasi alla cieca nel pack per quasi duecento chilometri. Un'impresa titanica. Uno di loro, un meteorologo svedese, prostrato dal freddo e dalla fatica, chiese di essere abbandonato per non rallentare i compagni. I due superstiti vennero ritrovati molti giorni dopo il ritrovamento della tenda rossa, miracolosamente sopravvissuti senza cibo e senza equippaggiamento.
Tratto interamente dagli atti della commissione d'inchiesta, pubblicati qualche tempo dopo l'incidente, il racconto rischiava di diventare schematico, tecnicistico, una cronaca.
La scrittura di Camilleri e la grande abilità di narratore di Paolini hanno reso questo episodio un'avventura degna di un grande romanzo d'appendice di altri tempi.
Il coraggio, la lotta dell'uomo contro sterminati spazi disumani, la smania irrefrenabile di ampliare la conoscenza del mondo diventano i veri protagonisti dello spettacolo, perché gli uomini passano, ma le loro azioni restano e all'attore, all'affabulatore il compito di trarne un esempio, o una bellezza, almeno.
Paolini parla, tanto, ma sta attento anche ai silenzi: il suo mestiere, dice, è quello di "immaginare di essere al posto di qualcun'altro in un luogo sconosciuto" e se riesci a stimolare nel pubblico almeno un alone di quel luogo sconosciuto allora il rito ha avuto il suo effetto.
La seconda serata della rassegna è prevista per sabato 22, con "La nave volante", raccontata da Marco Baliani. Si concluderà poi il 29 Aprile con Ascanio Celestini.
Prima che iniziasse lo spettacolo, la mia simpatica vicina di poltrona mi ha fatto notare come fosse interessante la scelta di mettere a confronto i tre più importanti esponenti del nostro teatro di narrazione all'interno di un'unica rassegna.
Mi pare che oltre a essere interessante (soprattutto per un appassionato di narrazione come me), questa iniziativa è preziosa e coraggiosa, perché c'è bisogno di persone che raccontino storie per il solo gusto di raccontarle e di altre, sotto al palco, pronte per un'ora o due ad abbandonarsi ad esse.

Antonio Careddu, La Voce, 19.3.2014


Il dirigibile Italia rivive con Paolini e Camilleri


Camilleri e Paolini sul palco (photo: iogiornalista.com)

Ci ricorda un tempo in cui il polo era davvero (po)polare, "Quanto vale un uomo". Ambìto, sfidato, scrutato dall'alto di voli instabili, tecnicamente imperfetti, da esploratori e scienziati che a questa imperfezione decidevano di esporsi, in bilico oltre il limite di ogni ponte radio: la terra ghiacciata, anzi, il ghiaccio soltanto, il pack, alla deriva, sospinto da venti e correnti.
Siamo nel 1928, un anno prima della Grande Crisi: come sempre, è sul piano simbolico che l'uomo cerca il riscatto alle stagnazioni subite o presentite.
Ben più concreto e drammatico di un simbolo fu, però, il pack per il dirigibile Italia: il generale Umberto Nobile tentò un trasvolo a cui, anche per le incertezze della sua guida, una parte dell'equipaggio non sopravvisse. Per colpa della neve e dei ghiacci, infatti, il pallone aerostatico precipitò al suolo, sbalzando dalla gondola di comando dieci uomini: i soli che, paradossalmente, trovarono via di scampo, mentre gli altri venivano sospinti dal rimbalzo del pallone verso un cielo da cui non si riaffacciarono.
Marco Paolini, seduto al suo scrittoio, sembra Maigret, e magari un po' lo è, il Maigret del teatro di narrazione: ci racconta, con la sicurezza dello stile e l'umiltà del genere, tutto questo; e il seguito soprattutto, cioè come Nobile e i suoi uomini, sfruttando gli oggetti e gli utensili caduti dal dirigibile, montarono la loro Tenda Rossa e cominciarono la lotta per la sopravvivenza.
Seguendo il testo-canovaccio per lui preparato da Andrea Camilleri, che ha rielaborato i documenti della commissione d'inchiesta del 1930, Paolini segue in particolare il cammino nel pack dei due ufficiali italiani (Mariano e Zappi) e di quello svedese (Malgrem) che lasciarono la tenda per attraversare i ghiacci fino al punto più vicino alla terraferma, sperando di trovare il modo di farsi notare e ottenere soccorso. Involontari emuli della leggendaria missione «Endurance» del capitano Shackleton («una catastrofe psicocosmica mi sbatte contro le mura del tempo»: non può che tornarci in mente, per omaggio, la voce roca di Manlio Sgalambro nel brano di Battiato che porta il nome dell'esploratore antartico), i tre uomini portano con sé pochi viveri e una Madonna di Loreto.
Di Marco Paolini e della sua straordinaria capacità narrativa è quasi inutile parlare. Non smette di coinvolgere, però, quel suo modo tutto colloquiale e privo di affettazione con cui riesce a giustapporre registri e piccole, sagaci trovate d'attore (vedi la scelta di far parlare Malgrem in veneziano, chiedendo stupito alla platea come mai tutti conoscessero lo svedese): c'è molto mestiere in questo, di sicuro, ma se il mestiere consiste nello sforzo di essere dove non si è stati (siano i ghiacci del polo, il Vajont o le vie geniali della mente di Galileo), di proiettarsi per essere cassa di risonanza – il più possibile sincera – alle emozioni di chi non può più raccontare, allora evviva il mestiere.
Il paesaggio della narrazione è vasto e desolante; sul piano drammaturgico, invece, si percorre insieme un sentiero stretto, quel sentiero che sa evitare la retorica anche se si parla – semplicemente e direttamente – di buoni sentimenti: Camilleri è un maestro, e come uno sherpa sa dove andare e quando è meglio fermarsi.

QUANTO VALE UN UOMO
da un’idea di Andrea Camilleri
traduzione orale: Marco Paolini
durata: 1h 15'
applausi del pubblico: 3' 30''
Visto a Roma, Auditorium Parco della Musica, il 17 marzo 2014
Michele Ortore, Krapp’s Last Post, 31.3.2014



Il testo e la registrazione audio dello spettacolo sono stati pubblicati in un libro+cd edito da Skira, a cura di Annalisa Gariglio.





Last modified Saturday, March, 05, 2016