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Tavola rotonda immaginaria con Luciano Bianciardi e Giuseppe Bandi



Il 25 ottobre 2010, alla Goldonetta (ridotto del teatro Goldoni di Livorno), a conclusione dell'Anno Garibaldino, è andata in scena la Tavola rotonda immaginaria con Luciano Bianciardi e Giuseppe Bandi di Andrea Camilleri, interpretata da Alessandro Benvenuti (nel ruolo di Luciano Bianciardi) e Roberto Scarpa (Giuseppe Bandi); il ruolo del coordinatore è stato interpretato da Adriano Iurissevich. Musiche originali composte ed eseguite alla chitarra da Luca Morelli.

L'evento è stato organizzato in collaborazione dall'Università di Pisa e dal Comune di Livorno.

Protagonisti di questa tavola rotonda immaginaria sono due personaggi vissuti in periodi distanti fra loro, appartenenti a secoli diversi ma uniti nel nome di Garibaldi.
Da una parte lo scrittore e giornalista Giuseppe Bandi (Gavorrano, 17 luglio 1834 – Livorno, 1º luglio 1894), noto a Livorno per aver fondato nel 1877 il quotidiano “Il Telegrafo” (diventato poi “Il Tirreno”) ma anche luogotenente di Giuseppe Garibaldi. Garibaldino convinto, prese parte alla spedizione dei Mille e fu ferito a Calatafimi.
Dall’altro lato Luciano Bianciardi (Grosseto, 14 dicembre 1922 – Milano, 14 novembre 1971) scrittore (La vita agra), saggista e giornalista. Educato fin da piccolo all’amore per Garibaldi, all’età di 8 anni ricevette in dono dal padre proprio il libro del Bandi, I Mille, da Genova a Capua, storia della spedizione siciliana raccontata dalla viva voce di un garibaldino. La lettura del testo fu determinante per il suo interesse verso il Risorgimento. Sul filone della passione garibaldina anche Bianciardi scrisse un romanzo storico di ambientazione risorgimentale: Da Quarto a Torino. Breve storia della spedizione dei Mille (Feltrinelli) visto con gli occhi di un uomo del novecento.
La Tavola rotonda immaginaria è quindi un faccia a faccia fra due scrittori: un garibaldino “vero” (Giuseppe Bandi ) che fu tra i Mille della spedizione e un “neo garibaldino” (Bianciardi) mosso dalla stessa passione per quei valori risorgimentali di libertà e giustizia.

«Non è difficile far parlare personaggi di ieri al pubblico di oggi, se si conoscono bene i personaggi del passato e si rivolgono loro domande appropriate sicchè essi finiscono per rispondere su problemi e situazioni della società di oggi».
(Andrea Camilleri - da un'intervista a Il Tirreno, 21.10.2010)


Dialogo immaginario di un garibaldino con il suo fan

COORDINATORE Abbiamo avuto la fortuna di poter organizzare una particolarissima tavola rotonda per speciale concessione dell'Ente Supremo che qui devotamente ringraziamo. Si tratta di un evento unico e irripetibile. Con me ci sono Luciano Bianciardi, il grande e indimenticabile scrittore e giornalista grossetano scomparso non ancora quarantanovenne, e un'altra illustre personalità che mi riservo di presentarvi in seguito. Comincio da Bianciardi. Signor Bianciardi, i curatori del primo Antimeridiano edito nel 2005, vale a dire il volume che raccoglie tutta la sua produzione narrativa, sostengono con forza che lei ebbe un'ossessione nostalgica per il Risorgimento. È così?
BIANCIARDI Definirla ossessione mi pare alquanto esagerato. Userei la parola passione. Una forte passione, questo sì ( ridacchia ). Altre furono le mie ossessioni.
COORDINATORE Raccontano i curatori, e del resto lo scrisse lei stesso, che questa passione nacque quando suo padre, appena lei imparò a leggere, a otto anni, mi pare, le mise tra le mani I Mille di Giuseppe Bandi. (...) I curatori si spingono fino ad affermare che se suo padre gli avesse fatto leggere un libro sulla rivoluzione francese, quello e non altro sarebbe diventato il suo interesse ossessivo.
BIANCIARDI E dalli con 'st'ossessione!
BANDI Toh, ma che curioso! Il mì poero babbo…
COORDINATORE Ennò! Il suo intervento mi ha fatto saltare la scaletta! Adesso sono costretto a presentarla in anticipo. È con noi Giuseppe Bandi, nato a Gavorrano in provincia di Grosseto, nel 1834, illustre garibaldino e storico dell'impresa dei Mille (...). Cosa stava dicendo?
BANDI ( ha un forte accento dialettale ) Dicevo che curioso! Il mì poero babbo mi diede a legge le Vite dei Santi Padri del Cavalca e miha per questo sono diventato un santo padre!
COORDINATORE Mi scusi, Bandi, ma questa sua osservazione un pochino polemica mi pare al momento alquanto fuori posto. Lasciamo parlare intanto Bianciardi. (...)
BIANCIARDI È esatto dire che il libro accese in me una forte passione, però si deve aggiungere che se essa resistette al tempo, e anzi si consolidò fortemente, fu perché il successivo incontro con la sempre viva tradizione garibaldina maremmana tramutò quella passione in principio tutta letteraria, astratta, in concreta realtà di vita.
COORDINATORE Alcuni suoi detrattori sostengono che il suo ostentato garibaldinismo sia in realtà sinonimo di un avventurismo alla giornata, di un anarchismo senza concrete prospettive, senza sbocchi, fatto di sole parole.
BIANCIARDI Dicono anche di velleitarismo, se è per questo. Vede, ogni impresa che si conclude in modo fallimentare, e tragicamente, può essere facilmente tacciata di velleitarismo.
COORDINATORE Forse lei con queste parole intende alludere all'Impresa dei Mille? Non mi pare che essa sia stata tanto velleitaria se riuscì a far sì che… (...). Dunque, per rinfrescar la memoria ai presenti, lei ha dedicato un volume all'Impresa dei Mille intitolato Da Quarto a Torino , ha composto una vita di Garibaldi intitolata appunto Garibaldi . Tra l'altro ha curato un'edizione annotata dei Mille del qui presente Bandi. Ma ha anche dato alle stampe dei romanzi. Vorrei soffermarmi in particolare su uno di essi, La battaglia soda , perché…
BANDI Perché?
COORDINATORE (sorpreso) Come perché?
BANDI Non potrebbe soffermarsi su qualcosa d'altro?
COORDINATORE Mi scusi, ma… (...). Senta, lei ha letto Da Quarto a Torino e Garibaldi di Bianciardi?
BANDI Sì.
COORDINATORE Vuol dirci il suo parere?
BANDI Scritti molto bene.
COORDINATORE Questo lo sapevamo. Io intendevo dal punto di vista storico.
BANDI La mi mette in una situazione imbarazzante.
COORDINATORE Parli pure chiaramente. Ci ha trovato molte inesattezze?
BANDI Non si tratta di questo. Vede, quando si è dentro a una battaglia, soda o non soda che sia, il singolo combattente non ha una visione d'insieme di quella battaglia, conosce solo quello che lui sta facendo. Ha avuto assegnato un compito e cerca di portarlo a termine. Le note di Abba o di Nievo, le mie stesse, sono perciò dettagli di un affresco assai più complesso. (...) Io racconto la mia porzione. Comporre invece l'affresco complesso sarebbe compito dello storico. Che però ha il difetto di essere un postero.
COORDINATORE Si può spiegare meglio?
BANDI Che c'è da spiegare? Gli storici scrivono di necessità dopo i fatti. Loro materialmente non c'erano quando i fatti accaddero. Sono posteri. (...)
COORDINATORE Mi perdoni, ma lei, sostenendo la tesi dell'impossibilità di scrivere la storia, spalanca una discussione enorme. Le rammento che già Vico aveva…
BANDI Come fa di cognome?
COORDINATORE Chi?
BANDI Questo Vico.
COORDINATORE Ma Vico è il cognome! Stavo dicendo che già per Giovan Battista Vico non vi è certezza nella storia quando la stessa persona compie l'azione e la racconta.
BANDI (piccato) Il signor Vico abbia la certezza che io ho raccontato quello che ho fatto. (...)
COORDINATORE Io vorrei conoscere il suo sincero e motivato giudizio su queste due opere di Bianciardi.
BANDI Bianciardi non solo è un postero, ma è un postero entusiasta. E Dio ce ne scampi e liberi dai posteri entusiasti! Diventan le vestali del loro sacro fuoco!
BIANCIARDI Tombola!
BANDI (concessivo) Però per fortuna non è uno storico né si atteggia a esserlo.
COORDINATORE Senta, Bandi, io non capisco dove lei…
BIANCIARDI Ho capito io. Mio figlio ha scritto che I Mille di Bandi sostituirono, in me bambino, i libri di Salgari o di Verne che mia madre teneva sottochiave per non farmi distrarre dallo studio. E che io me ne feci un'immagine fumettistica. E che tale immagine conservai da adulto. In fondo è la colpa che mi rimprovera Bandi. Il quale però, da parte sua, nelle prime cinque righe della sua opera definisce così l'Impresa: «Quando saltò in testa a Garibaldi il ticchio di fare quella che parve da principio una gran pazzia ». Beh? Non siamo nei paraggi di Corto Maltese? Saltare il ticchio, gran pazzia… E se Bandi è stato capace di trasmettermi, attraverso le sue pagine, un brivido di quella pazzia, io, come scrittore, non avevo il dovere di raccoglierlo e di farlo mio e di restituirlo vivo e presente? Io, caro Bandi, all'Impresa ho partecipato in prima persona come ci hai partecipato tu. E allora ti dirò che la tua definizione di postero entusiasta mi sta bene, priva però del senso ironico che tu ci metti.

(Estratti pubblicati su La Repubblica, 6.3.2015 - presentazione del volume Il quadro delle meraviglie)


Il copione dell’Opera è stato pubblicato nel volume Il quadro delle meraviglie (Sellerio, 2015)


Rassegna stampa

Morire per un'idea. Che tenerezza quei giovani eroi
Livorno. «Un pazzo, Garibaldi per me non era altro che un pazzo. Ma ha fatto la storia. Non possiamo che considerarlo un simbolo in un’epoca in cui c’è chi mette in discussione l’unità dell’Italia. Ciò che mille pazzi hanno unito, un partito di pazzi non divida». Con queste idee in testa Alessandro Benvenuti domani salirà sul palco della Goldonetta a Livorno per dar vita a “Tavola rotonda immaginaria con Luciano Bianciardi e Giuseppe Bandi” scritta da Andrea Camilleri.
[...]
«Sarà un dibattito domestico tra i due all’ombra degli eventi che portarono all’Unità d’Italia» annuncia Benvenuti.
[...]
Guerra e pace. È importante tornare a queste storie?
«Importantissimo. Ha senso perché si parla di memorie. Nel caso di questa tavola rotonda che faremo a Livorno si tratta di personaggi che hanno avuto un peso per noi toscani, due nostri rappresentanti, due teste pensanti come oggi ce ne sono poche. Bandi prima lo conoscevo poco. Di Bianciardi ho letto “La vita agra” per Radio3 e mi sono commosso».
Certe idee oggi sembrano improponibili.
«Allora erano idee intrise di rabbia, di romanticismo, si arrivava a gesti estremi perché si credeva in un ideale, c’era una passione. Se penso alla melma che c’è oggi da un punto di vista politico... C’era una tensione civile, si voleva operare per il bene. Oggi si lotta più per l’interesse che per dei valori. Mi ritrovo a pensare che soltanto dei fatti fortemente traumatici, qualche dolore nazionale, potranno cambiare questa deriva».
Il Risorgimento è stata anche un’epoca piena di contraddizioni, di speranze tradite.
«Se si riesce a vedere la storia criticamente, con disincanto, male non fa. Ma questi ragazzi che partivano con Garibaldi lasciano ancora quell’impressione romantica di gente che vuole ricominciare. Erano persone che volevano cambiare il mondo, partivano perché avevano un’urgenza. È questa capacità di partire che oggi non c’è più. E invece l’esigenza di cambiare dovrebbe appartenere alla razza umana. Ecco perché li vedo con tenerezza, come dei visionari romantici, che partivano seguendo un’utopia che poi è diveratata realtà».
(Il Tirreno, 24.10.2010)

Bandi e Bianciardi divisi da un secolo ma come litigano…
Livorno. C’è la fine e arguta penna di Camilleri, c’è la passione ora ironica e ora tragica degli attori Alessandro Benvenuti e Roberto Scarpa, c’è il ritmo dello spettacolo e c’è la storia. Così, pur senza effetti speciali, la “Tavola rotonda immaginaria” costruita attorno all’epopea garibaldina, avvince e emoziona, fa riflettere e persino sorridere.
Un viaggio nella nostra storia, quella dell’unità d’Italia, che non celebra e non fa retorica ma anzi fa emergere tutte le contraddizioni che dall’eroica impresa dei Mille ai giorni nostri il paese Italia trascina con sé, fardello che con il passare degli anni anziché alleggerirsi si appesantisce. Furono ingenui i garibaldini e un’utopia quella dell’Italia unita che veramente unita non è mai riuscita ad esserlo? Fino a che punto i loro sogni e la loro onestà furono strumentalizzati dal re e da Cavour? Come si può rileggere e ristudiare il Risorgimento alla luce dell’attualità? Pretesto narrativo per questa originale riflessione scenica è il confronto, la tavola rotonda appunto, tra due personaggi vissuti a un secolo di distanza eppure legati a doppio filo dalle tematiche risorgimentali. Garibaldino “militante” Bandi (un impareggiabile Benvenuti) e garibaldino “postero” (come lo definisce lo stesso Bandi nello spettacolo) Bianciardi al quale da voce e corpo un coinvolgente Scarpa. Tutti e due romantici, tutti e due toscani, tutti e due scrittori, tutti e due dotati di grande senso critico e autocritico. Personaggi speciali resi ancora più speciali da Andrea Camilleri.
In scena, a dominare il palcoscenico, c’è solo la bandiera tricolore degli Sgarallino, l’unica bandiera insignita di una medaglia. Niente effetti speciali quindi ma uno scambio di pensieri e battute che comunque trascina, come e più di una tavola rotonda dei tempi nostri. Nel ruolo di coordinatore Adriano Iurissevich, alla chitarra il musicista e compositore Luca Morelli che ha accompagnato la tavola rotonda con musiche originali composte per l’occasione. Atmosfera assicurata quindi, fin dall’inizio, quando il professor Alfonso Maurizio Iacono, preside della facoltà di Lettere e Filosofia all’università di Pisa, introduce gli artisti con una conferenza, che avvince come un racconto, titolo “Nord-Sud”. Sta qui il nodo della tavola rotonda, quel nord che si è mangiato il sud, e i tanti nord che si mangiano i tanti sud, ingiustizie e pregiudizi da combattere, battaglie per una società civile ancora da compiere. Iacono dà il la, i due attori in campo si scatenano, credibilissimi nel loro raccontarsi e mettersi in discussione mettendo quindi in discussione gli ideali, che pur in momenti e modi diversi, hanno animato la loro vita. Commuove Benvenuti quando fa il Bandi patriota, fa sorridere quando attacca Bianciardi per averlo dipinto come «una mammoletta» e intona uno stornello livornese. Intriga Scarpa quando fa rivivere l’opera di Bianciardi con tutta la sua forza, con l’“ossessione” per l’epopea garibaldina, con quella vena anticonformista e combattiva. Due personaggi speciali e un autore, Camilleri, capace di riscriverli. Per raccontarci la storia e un’altra storia.
Cristiana Grasso
(Il Tirreno, 26.10.2010)

Garibaldini sì, ma senza retorica
Livorno. “Tavola rotonda immaginaria con Luciano Bianciardi e Giuseppe Bandi”, ossia come raccontare con lievità, senza retorica e anche con qualche elemento critico un pezzo di storia cruciale come quello legato all’Unità d’Italia e all’epopea risorgimentale. Lo spettacolo, scritto da Andrea Camilleri, è andato in scena ieri alla Goldonetta nell’ambito delle celebrazioni dell’anno garibaldino. A vestire i panni di un idealista e ironico Bandi (scrittore, giornalista, fondatore del Telegrafo poi divenuto Tirreno) un coinvoltissimo Alessandro Benvenuti, che si cala alla perfezione nella personalità del militante garibaldino, romantico ma anche lucido, che con gli occhi di oggi non nasconde la delusione per quel sogno risorgimentale in gran parte strumentalizzato e che racconta come il suo eroe dei due mondi non volesse né potere né violenza ma solo libertà.
Bianciardi, scrittore vissuto circa un secolo dopo Bandi, con l’“ossessione” garibaldina (si narra che suo padre, non volendo che si distraesse con letture per l’infanzia, a otto anni gli fece leggere “I Mille” di Bandi), rivive grazie a Roberto Scarpa con tutta la sua intelligenza, il suo animo tormentato, la sua ricerca di un senso della vita. Un confronto che Camilleri ricostruisce lavorando sui documenti e di fantasia e sempre tenendo fermo un obiettivo: sollecitare una riflessione sul Risorgimento e sulle sue contraddizioni. A far da moderatore, puntuale e perfetto nel raccordare le varie epoche ai tempi di oggi, Adriano Iurissevich. Al musicista e compositore Luca Morelli il compito di accompagnare lo spettacolo con musiche originali inedite appositamente composte mentre ad introdurre la “Tavola rotonda” è stato il professor Alfonso Maurizio Iacono, preside della facoltà di Filosofia a Pisa, con una lettura intitolata “Nord-Sud”, viaggio nella nostra storia anche recente e appunto nelle sue contraddizioni.
Cristiana Grasso
(Il Tirreno, 26.10.2010)

Quel grande scrittore ci fa riflettere sulla storia
Livorno. Sembra che il ricordo di Garibaldi e le emozioni che lo spettacolo scritto da Camilleri, questa tavola rotonda che fa spettacolo ma anche riflettere, abbia stretto in un abbraccio intellettuale tutti i protagonisti di questa impresa che fa del teatro un luogo per la storia.
Alessandro Benvenuti, attore e regista fiorentino di grande sensibilità, capace di quella comicità tenera che lo caratterizza fin dai tempi dei tempi dei Giancattivi ma anche di quella spietata capacità di raccontare umane debolezze che i suoi fan ricordano in classici come Benvenuti in casa Gori, è stato un Giuseppe Bandi perfetto, toscanaccio e brontolone ma anche fiero intellettuale e convinto garibaldino. Pronto, nel testo di Camilleri, a interrogarsi sulle contraddizioni italiane che nascono proprio da lì, dal Risorgimento. «Un testo geniale - dice Benvenuti - e del resto Camilleri è un grandissimo autore. L’idea di spingerci a riflettere sull’unità d’Italia, sul fatto che da quel momento il sud in realtà si è impoverito, è bellissima. Come quella di far ricordare a Bandi che una volta proclamato il regno l’esercito garibaldino fu sciolto, i garibaldini non ebbero nessun riconoscimento, abbandonati a se stessi. E molti divennero briganti».
Roberto Scarpa, che ha curato anche la sobria messa in scena, è fiero di aver riportato in scena Bianciardi: «Un grande personaggio e un bellissimo testo. È davvero tempo di capire che il Risorgimento va riscritto, che bisogna capire quanto dietro a quella bandiera, simbolo di unità, esistano ancora tante divisioni».
Un concetto che si riassume nell’introduzione del professor Iacono. Lui il testo l’ha letto prima di tutti, è stato lui a convincere il suo amico Camilleri a scriverlo proprio per Livorno. «Dello spettacolo mi è piaciuta la sobrietà minimalista, l’invito pacato a riflettere. Viviamo in un’epoca senza memoria, o con memoria posticcia, ed è ora di ricominciare a guardarsi indietro. perché un popolo che non sa guardarsi indietro non può avere futuro».
(Il Tirreno, 26.10.2010)

E Iurissevich modera al posto di Camilleri
Livorno. Una bella responsabilità: prendere in scena il posto di Camilleri e interpretare il ruolo che lo scrittore si era ritagliato addosso, moderatore e quindi filo conduttore con i tempi nostri, moderatore nella tavola rotonda immaginaria con Giuseppe Bandi e Luciano Bianciardi. Adriano Iurissevich 59 anni, livornese, uomo di teatro di fama internazionale, direttore musicale del Tag Teatro, attore di Benno Besson nelle sue produzioni italiane, si è buttato a capofitto in questa avventura ed è stato un moderatore perfetto, sensibile e acuto.
«Non ho avuto molto tempo ma appena ho avuto il testo mi sono subito appassionato - spiega -. Questo confronto tra due personaggi così significativi è una grande idea. Ed è un invito alla riflessione, a interrogarsi su quel sogno che è finito prima di avverarsi. Un testo breve, eppure ricco di spunti. Come quello del ruolo di chi si è trovato testimone di un momento storico come quello risorgimentale ed ha avuto la responsabilità di raccontarlo».
(Il Tirreno, 26.10.2010)



Last modified Wednesday, March, 11, 2015