home page





W Niatri




«Non mi interessa ciò che muove l’uomo,
ma ciò che lo commuove»

(Pina Bausch)

Tre giovani passano le loro giornate nella strada in cui sono nati, tra sogni, fantasie, litigi, danze, ma sempre con l’idea romantica di una condivisione continua di ogni cosa. Non c’è intrusione che possa scalfire questo patto di vita comune. Almeno fino al momento in cui un evento troppo più grande di loro fa nascere silenziosamente un rovinoso senso del segreto. Quel segreto nasce forse dalla speranza che quei sogni improvvisamente si realizzino, o forse dall’errore di valutazione verso certi falsi miti di eroicità, o più semplicemente dal fato. Uccio, Mimmo e Andrea in questo momento del loro percorso smettono di essere semplici personaggi, per assurgere temporaneamente alla dimensione di creature abitate dal caos delle probabilità. Lo stato di attesa che li unisce, attesa di una svolta alle loro vite, ma anche di un niente imperituro che li custodisca per sempre nella sicurezza della loro strada, è il terreno su cui germoglia il seme della probabilità infinita. Essi sono e non sono allo stesso tempo: aspettano di nascere. Uccio, Mimmo e Andrea sono più di tre personaggi: sono tre metamorfosi in atto, che ci aspettano all’angolo della strada. Senza fare nulla. Nulla di particolare rispetto a ieri, o a domani. Piangono, ridono, litigano. Il pianto sembra dopo un po’ un riso. La risata senza fiato è un singhiozzare disperato. La lotta si trasforma in un abbraccio mozzafiato. Fino all’asfissia.
Uccio, Mimmo e Andrea vivono a cavallo di un passaggio, e la loro strada, quella che difendono quasi fosse una casa, è una frontiera. Ma questo non lo sanno. Non ancora. Devono andare, devono essere veloci, capricciosi, vincenti.
Tocca correre: uno per tutti, tutti per uno! In quell’ “uno”, in quella “singolare” moltitudine, in quella invincibile triade divina, si affaccia delicato il germoglio della prima solitudine. Una meravigliosa avventura, confusa e violenta, diventa esperienza di vita che ciascuno dei tre custodisce segretamente dentro di sé, consapevole che gli amici cercheranno nascondere la loro. Perché ciascuno si sentirà improvvisamente più adulto degli altri. Fino alla consapevolezza di un destino comune, come comune è stata la loro vita in strada.
Questi tre moschettieri armati di panino al salame in una mano e di dolore (o paura) di un segreto nell’altra, scorazzano senza sosta. Il confine tra la noia di una giornata che si ripete uguale alle altre, e l’euforia per la novità che viene a interrompere la monotonia è più labile di quello che si possa pensare. Quella novità può essere l’occasione di uno svelamento, di una liberazione da quel segreto, o solo di una fuga dalla propria condizione.


SHORT THEATRE 2011
Teatro India – Roma
18 settembre 2011

di e con Fabrizio Ferracane, Daniele Pilli, Michele Riondino
drammaturgia a cura di: Linda Dalisi
consulenza drammaturgica: Andrea Camilleri
disegno luci Luigi Biondi
regia Fabrizio Ferracane, Daniele Pilli, Michele Riondino
una produzione Associazione Culturale Teatrusica
in collaborazione con Palermo Teatro Festival
organizzazione e cura Annalisa Gariglio - Associazione Culturale PerPetra


W Niatri nasce dall’incontro di cinque pensieri, di cinque creatività: la drammaturgia scenica si è intrecciata con la regia, l’autorialità dell’attore ha incontrato quella del disegno luci, la scrittura si è fusa con l’azione.
Tre attori-registi, una drammaturga e un disegnatore luci si sono riuniti intorno a tre personaggi forti e li hanno portati a raccontare la loro storia, il senso di un’amicizia vissuta galoppando staticamente sogni, nell’asfissia della strada in cui si ritrovano ogni giorno, sempre uguale e sempre confinante con un “fuori” impenetrabile. La lettura di testi di riferimento più svariati, dalle poesie di Dylan Thomas, alle teorie di Galilei, da Emily Dickinson ai fumetti di Andrea Pazienza, è stata nutrimento per le improvvisazioni e queste hanno costituito a loro volta materia viva per la costruzione dello spettacolo.
La scelta della combinazione dei diversi dialetti è stata fortemente voluta, come quella dell’alternanza di più piani narrativi che aiutassero lo spettatore a lasciarsi portare in una dimensione a volte onirica a volte molto reale, senza mai concedere fino in fondo la risposta rispetto al dove sia la verità. Il risultato è un percorso nel sogno: quello nascosto, quello di una vita diversa, quello ricorrente, quello infranto, quello indispensabile alla sopravvivenza della propria memoria. Andrea, Mimmo e Uccio diventano, nel contrasto di uno spazio vuoto ma delimitato da una rete che chiude l’intero boccascena, e sullo sfondo di un altrettanto fitta rete di parole scritte, l’anima di una scoperta involontaria: quella della relatività dei sistemi in relazione tra loro. Le luci sono, in questo lavoro, parte attiva e viva della costruzione, intervenendo quasi demiurgicamente a svelare di volta in volta il senso profondo di quello che accade. L’aspetto fondamentale di tutto il lavoro è stato l’ascolto di tutte le voci e la coralità che ne è derivata, pur non senza difficoltà e ostacoli, ma sempre con l’obiettivo comune di una ricerca continua di restituzione della nostra necessità.

FABRIZIO FERRACANE Nel 1996 si diploma presso la Scuola di Teatro Teatès diretta da M. Perriera di Palermo. Dal 1998 ad oggi si forma seguendo laboratori teatrali con: Riccardo Caporossi, Franco Scaldati, Laila Tabel, Mimmo Cuticchio, Marco Martinelli, Giuliano Vasilicò, Pier Paolo Sepe, Massimiliano Civica, Emma Dante, Claudio Collovà, Alessandra Fazzino, Danio Manfredini, Arturo Cirillo, Davide Enia, Davide Iodice. Attualmente lavora sia per il cinema che per la televisione.

DANIELE PILLI Si diploma presso l'Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D”Amico“. Si forma attraverso diversi laboratori: Laboratorio permanente “Metamorfosi” a cura di Antonio Latella, Laboratorio internazionale “Progetto Antigone” a cura di Massimo Munaro, produzione Teatro del Lemming, La Biennale Teatro 2008, Venezia; Scuola Europea per l’arte dell’attore “Prima del teatro”, S.Miniato Progetto “Thierry Salmon” (Nouvelle Ecole des Maitres ); Laboratori: “Cani di bancata” di Emma Dante, “La pelle” di C. Malaparte, di Marco Baliani, “Masculi e fimmini” di Davide Enia. Lavora sia per il cinema che per la televisione.

MICHELE RIONDINO Si diploma nel 2000 presso l'Accademia d'arte drammatica”Silvio d'Amico”. Si forma attraverso numerosi seminari e laboratori: sulla maschera con Ken Rea (Guidhall School Londra), sul mimo corporeo con Michele Monetta, sull’interpretazione vocale con Augusti’ Humet, sulla neo-avanguardia con Franco Brambilla. In teatro ha realizzato importanti collaborazioni con Emma Dante (Cani di bancata), con Marco Bellocchio (Machbet) e Marco Baliani (La peste).Al cinema ha lavorato, fra gli altri, con Risi e Martone. Attualmente è impegnato nelle riprese per la televisione de “Il giovane Montalbano”che lo vede protagonista.




Last modified Sunday, October, 02, 2011