home page





Notizia del disastro



Autore Roberto Alajmo
Prezzo € 12,91
Pagine p. 187
Data di pubblicazione 2001
Editore Garzanti
Collana Collana Narratori moderni


VOLO AZ4128 ROMA - PALERMO e accanto, più in piccolo: NON ATTERRATO.

Cosa significasse quella specie di eufemismo fu subito chiaro a tutti. Non fosse bastato, sarebbe stato sufficiente vedere lo stato d’animo collettivo e il numero dei parenti, che era andato aumentando fino a mille, duemila, tremila persone. Chiunque arrivava da Palermo si trascinava dietro il suo pezzo di angoscia mischiata alle notizie che ormai erano sempre le stesse: era caduto un aereo, c’erano dei superstiti.


Il 23 dicembre 1978, dopo la mezzanotte, un Dc9 dell’Alitalia, decollato a Roma e diretto a Palermo, precipitò in mare a poca distanza dalla pista dell’aeroporto di Punta Raisi. Nell’impatto morirono 108 persone; 21 si salvarono. In realtà, quelli che uscirono vivi dallo schianto erano oltre il doppio, ma i soccorsi tardarono ad arrivare, e il disastro ebbe il suo epilogo. Roberto Alajmo ha scritto un libro molto bello che racconta in poche pagine la storia dei passeggeri di quel volo. È un racconto secco, essenziale, accorato e a tratti commovente. L’ha intitolato “Notizia del disastro”. L’etimologia della parola “disastro” è “cattiva stella”. Il racconto si concentra soprattutto sui sopravvissuti, sulla casualità che li ha voluti salvi. Sono tanti piccoli ritratti; in alcuni casi solo di poche righe o pagine, in altri Alajmo dilata il racconto fino a comprendere eventi ed episodi prima e dopo la catastrofe. Lo scrittore palermitano conosce bene l’arte della concisione: poche parole bastano a descrivere una vita. È un libro che si legge con la stessa vivacità con cui si sfoglia un album fotografico: curiosità, apprensione, malinconia, e persino qualche sorriso.

La tragedia è qualcosa di essenziale, e Alajmo non ha tempo né voglia di pigiare il pedale del patetico. Il senso complessivo del libro è quello di un reliquiario fatto di parole. Per quanto sia un’opera d’impegno civile (le responsabilità di chi ha costruito e gestito l’aeroporto di Punta Raisi sono evidenti, così come le omissioni nei soccorsi), allo scrittore interessa più di tutto il tema del destino. Non il caso, la fortuna o il fato, ma proprio il destino, l’irrevocabile. Una volta Leonardo Sciascia ha detto che l’immagine di un uomo morto a vent’anni sarà per sempre quella di uno che ha vent’anni. La parola destino ha questo significato: fissare, fermare nel tempo. Alajmo fissa attraverso la scrittura l’implacabilità del destino dei vivi e dei morti, ma al tempo stesso, scrivendo di loro, li fa muovere; per un attimo soltanto - il tempo della lettura - li convoca di nuovo sulla scena della vita. Così li vediamo sfilare, da Francesca Accardo a Francesco Zumbo: atti unici simili a noi.

Marco Belpoliti, In volo verso il destino, L’Espresso, 24 maggio 2001



Last modified Wednesday, July, 13, 2011