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Le scarpe di Polifemo e altre storie siciliane



Autore Roberto Alajmo
Prezzo € 13,43
Pagine p. 192
Data di pubblicazione 1998
Editore Feltrinelli
Collana Collana I canguri


C’era questo bambino enorme. Se sicuramente aveva un nome, l’avevano scordato tutti per sempre quando Pinuccio tornò trafelato da una lezione d’Omero per annunciare:

- Polifemo!

Disse, e stette zitto. Di lì a poco qualcuno gli chiese:

- Ma quale Polifemo?

E Pinuccio si spiegò.


[…] Roberto Alajmo, giornalista a Palermo, poco meno che quarantenne, alle spalle tre libri e qualche commedia, […] abituato a frequentare il quotidiano, ha gusto, curiosità e talento di cacciatore di storie. Preferisce la misura alle provocazioni che non provocano nessuno, e il lettore stabilisce con lui una comunicazione immediata e amichevole: sorride agro, si immalinconisce, si “diverte” come ci si può divertire davanti a degli exempla di vita contemporanea.

Questa di Alajmo non è la solita Sicilia torva di una sua grandiosa idea del Male, quella sanguinaria della Piovra, o quella ambigua delle collusioni tra mafia e politica, o delle faide tra inquirenti; ma è la Sicilia minima e “normale” di tanti anonimi “vinti” che al massimo alimentano tre righe di cronaca. C’è il vecchio borsaiolo specializzato nel depredare i passeggeri degli autobus che si sente arrivato a fine carriera quando negli occhi delle sue vittime non scorge che stanca indifferenza. C’è il fattorino di un giornale, eterno precario, che vorrebbe vendicare l’insulto che gli ha fatto un sindacalista, ma non trova di meglio che ricorrere a un risibile temperino. C’è un portiere, per altro assai riservato, che si è allestito una fornitissima videoteca porno, e quando muore lascia la moglie alle prese con l’incubo di dover restituire al noleggiatore le quaranta cassette che lei, nel frattempo, ha buttato via. […] O il gigantesco bambino obeso e strabico, ribattezzato Polifemo dai compagni di scuola, che passa di colpo dai ritardi dell’handicap a una carriera di maniaco sessuale nel distratto imbarazzo dei più…

Tredici storie che Alajmo lascia volutamente aperte, senza mai concluderle con il botto dell’Evento o con una trovata a sorpresa. Storie in progress, come avviate a un malinconico, interminabile spegnimento, in cui il vero inferno è che non succede mai nulla di veramente decisivo (nemmeno la morte sembra esserlo). La Similitudine si avverte soltanto nella speciale, metafisica tristezza di questi impassibili clown del degrado urbano, nell’ostinazione con cui ancora si ingegnano a perseguire una parvenza di Decoro.

I racconti hanno un tono misurato di allegretto, ma la loro comicità resta tutta implosa, non deraglia nel grottesco o nel drammatico. E’ il paradosso, di ascendenza pirandelliana, di una materia anche tragica che non riesce a deflagrare in tragedia, ma si ripiega in una sorta di amaro stupore. E’ qui che la Palermo di Alajmo, ancora intimamente secentesca, diventa una metafora del resto dell’Italia. […] Accade, insomma, come per i libri di Sciascia: credevamo di trovarci una realtà inquietante, ma lontana e diversa, sostanzialmente innocua come le atrocità delle fiabe: ed è invece di noi che questi apologhi siciliani stavano, e stanno, parlando.

Ernesto Ferrero, Anonimi di Sicilia. I vinti di Alajmo, Tuttolibri, 12 marzo 1998



Last modified Wednesday, July, 13, 2011