Gianrico Carofiglio
risponde alle
domande del Camilleri Fans Club
Da che cosa ha tratto lo spunto per scrivere "Testimone
inconsapevole"?
Non lo so. L'idea mi è venuta fuori così, senza uno spunto preciso,
identificabile.
Forse avevo voglia di vivere una storia dal punto di vista dell'avvocato, visto
che io di mestiere faccio il pubblico ministero.
È cambiato qualcosa attorno a lei, nella cerchia dei suoi amici, conoscenti o
colleghi, dopo il successo del suo romanzo?
Sì. I miei amici maschi dei tempi della scuola mi chiedono se ricevo
proposte dalle lettrici ed io sono costretto a deluderli. Poi c'è gente che
cerca di farmi leggere manoscritti inediti. Sono convinti che io abbia in mano
l'industria editoriale e possa farli pubblicare con uno schiocco di dita.
Quanto di lei, dei suoi gusti librari, musicali, artistici, c'è in Guido
Guerrieri?
Quasi tutto. Il libro non è - ovviamente - autobiografico. Ma le citazioni
rappresentano in modo abbastanza fedele quello che piace a me.
Alcuni personaggi descritti nel suo libro ed alcuni brani restano fermamente
impressi nella memoria, perché sono esilaranti.
Ha preso spunto dalla realtà vicina a lei per la creazione di queste figure?
Come si dice nel nostro gergo: mi avvalgo della facoltà di non rispondere.
La mia vita è già abbastanza complicata.
L'avvocato Guerrieri spesso ha difeso elementi non proprio "puliti".
E spesso si chiede la provenienza dei soldi che confluiscono nella sua parcella.
È un grosso problema di coscienza, per un avvocato, difendere certe
"categorie" di persone?
Dipende dall'avvocato.
Dopo il grande successo di "Testimone inconsapevole", come è cambiato
-se è cambiato- il suo rapporto con la scrittura? Sente il peso della
responsabilità di non deludere i suoi lettori?
Sì.
Lei è nato e cresciuto a Bari, e lavora ancora adesso in questa città. Come è
il suo rapporto con essa? La città influenza il suo modo di scrivere? Pensa di
ambientare i suoi romanzi sempre in questa realtà, o non nega la possibilità
di cambiare ambientazione?
La città influenza sicuramente il mio modo di scrivere, anche se non saprei
dire come. Il mare c'entra di sicuro, comunque i due prossimi sono sicuramente
ambientati a Bari. Poi andrò in cerca di posti nuovi, credo.
Perché il "legal thriller" non ha in Italia una grandissima
diffusione?
Credo ci siano diverse ragioni. Prima di tutto il "legal thriller" è
legato al processo di tipo accusatorio che in Italia esiste da poco più di
dieci anni, mentre nei paesi anglosassoni ha una storia di secoli. E poi per
scrivere un buon "legal thriller" ci vogliono avvocati o
magistrati - e non ce sono molti - capaci di raccontare storie avvincenti.
Se il "legal thriller" non è avvincente è meglio leggersi un manuale
di procedura penale.
C'è qualche scrittore che lei considera il suo "maestro"?
Maestro? Non saprei. Mi piacciono Steinbeck, Hemingway, Calvino, Fante, Lussu,
Bukowsky, Schnitzler, De Exupery, Lodge. Nella cosiddetta narrativa noir mi
piacciono Lawrence Block, Joe Lansdale; tanti altri.
Pensa che il grande successo del giallo e del noir italiani e la conseguente
iperproduzione di romanzi di tale genere sia un fenomeno passeggero o duraturo?
Spero che l'iperproduzione sia un fenomeno assolutamente passeggero, se penso
ad alcune cose che ho letto recentemente.
Pensa che i professionisti (quali poliziotti e magistrati) che scrivono romanzi
gialli, abbiano qualcosa in più rispetto ai giallisti che fanno solo gli
scrittori?
No. C'è solo una distinzione che ha senso. Scrittori bravi e scrittori
scadenti.
Pensa di continuare a fare il magistrato, o di dedicarsi completamente alla
scrittura?
Bella domanda. Ci risentiamo fra qualche anno.
Quando un magistrato trova il tempo di scrivere un libro?
Mattina presto e sera tardi. Durante le vacanze. Nelle pause delle udienze.
Quanto ha impiegato per scrivere "Testimone inconsapevole"?
Nove mesi esatti. Quelli che si intendono di metafore mi dicono che dovrebbe
significare qualcosa.
Lei non usa mai il dialetto. Perché? Com'è il suo rapporto con la lingua della
sua regione?
Non lo so. Vediamo che succede nei prossimi. Comunque in "Testimone
inconsapevole" c'è almeno una sequenza narrativa con personaggi che
parlano in dialetto barese stretto.
Le piace leggere in vacanza? Che libri metterà in valigia?
"Complessità" di Waldrop; un paio di romanzi di Mankell; "Destra
e sinistra" di Norberto Bobbio; "Stupid White Man", del regista
di "Bowling a Columbine".
E poi mi rileggerò "Tre uomini in barca", di Jerome K. Jerome.
Nel romanzo c’è molta umana sofferenza; ma le pagine non sono mai
angoscianti, il tutto è condito dall’ironia. Sembra fare eccezione il
personaggio di Margherita, che quando parla e racconta di sé lo fa in maniera a
volte troppo “pesante”. Come lo spiega?
Quella di Margherita è una storia tremenda, come tutte le storie di
dipendenze; siano da droga, alcol o altro. Non mi è venuto di metterci
dell'ironia. Margherita però non mi sembra un personaggio "pesante".
Penso ai suoi primi incontri con Guido, in cui - mi sembra - lei è simpatica e
spiritosa. Leggera, insomma.
Perché ha voluto connotare negativamente il personaggio di Abagiage?
Non è che io abbia voluto connotare negativamente il personaggio di
Abagiage. Anzi, quando ho cominciato a scrivere l'avevo pensata come un
personaggio molto più importante e decisamente positivo. Come la sua entrata in
scena. Poi però i personaggi sfuggono di mano a chi li ha inventati. Chiedete a
chiunque abbia scritto o scriva. Prendono vita propria e si dimostrano migliori
o peggiori di come li avevamo immaginati. Un pomeriggio mi sono messo al
computer senza sapere cosa scrivere, e come fare andare avanti la storia. Ne è
venuto fuori il capitolo in cui Abagiage comunica a Guido la sua partenza e
tutto il resto. Retrospettivamente penso che sia stata una buona soluzione
narrativa. Ha fatto andare avanti la storia e ha introdotto un forte elemento di
debolezza umana in un personaggio che sembrava solidissimo e privo di contraddizioni.
A me piacciono le ambiguità e le contraddizioni; nei personaggi dei libri e
nelle persone della vita.
Può un avvocato permettersi di seguire certi impulsi del cuore (i. e.: la
difesa semigratuita di Abdou) senza far la fine del medico di De Andrè, quello
che “da bambino voleva guarire i ciliegi”?
Sì, se vuole e se ha senso di realtà. Guerrieri infatti non
diventa mica povero. Continua a lavorare e guadagnare: "Controllavo
scadenze, scrivevo atti semplici e soprattutto preparavo note spese. Dovevo,
visto che con la difesa di Abdou non mi sarei arricchito" (pag. 223)
Ha letto Jung, o produce di suo?
Ho letto qualche brano di Jung, diversi anni fa. Posso sapere il perché
della domanda?
Anche alla luce dei recenti fatti di cronaca, ritiene che l'inefficienza della
giustizia italiana, dopo avere creato sfiducia stia anche spingendo la gente a
farsi giustizia da sé?
È una domanda difficile. La giustizia italiana non è sempre inefficiente,
prima di tutto. Ci sono cose che funzionano, e che funzionano anche bene. Ma di
questo ovviamente non parla nessuno. Ciò detto la risposta è sì.
L'inefficienza dei meccanismi repressivi (e dunque non solo della giustizia, ma
anche della macchina della pubblica sicurezza) spinge la gente a cercare
alternative. È una questione molto complessa.
Quale dovrebbe essere secondo Lei il principale provvedimento da adottare per
avviare una seria riforma del sistema giudiziario? (Oltre alla sostituzione del
Ministro!) [il leghista Castelli, NdCFC]
Beh, certe sostituzioni sarebbero un ottimo inizio. E non parlo solo del
ministro. Per il resto vale la risposta precedente.
Cosa pensa della volontà di assoggettare la magistratura all'organo di Governo
adottando il cosiddetto "sistema americano"?
Tutto il male possibile.
(luglio 2003)
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