home page




Esce il 15 settembre 2005 il nuovo romanzo di Piergiorgio Di Cara Hollywood, Palermo (Colorado Noir), con lo "strillo" di Andrea Camilleri in copertina:
“Un delitto atroce in una Palermo che sembra una Los Angeles Messicana. Certo il romanzo più intenso e coinvolgente di Piergiorgio Di Cara”
Per l'occasione il Camilleri Fans Club ha intervistato il commissario-scrittore

 

Ci parli di questo nuovo romanzo, Hollywood, Palermo, in cui metti temporaneamente "a riposo" Salvo Riccobono per raccontare invece del suo collega Randazzo?

- Sì, in Hollywood, Palermo fa la sua comparsa un nuovo personaggio, l’ispettore della Sezione Omicidi della Squadra Mobile Pippo Randazzo, si tratta di un tipo completamente diverso da Riccobono, tanto solitario e disperato l’uno, quanto solare e sereno l’altro. Riccobono è un personaggio che in qualche modo rende omaggio all’archetipo degli sbirri di carta, il celeberrimo Marlowe, umorale e violento pur con un certo romanticismo di fondo, in qualche modo molto Sturm und drang se vogliamo, dove vento e tempesta tormentano l’anima del poliziotto. Randazzo invece è uno tranquillo, uno posato, abitudinario: non beve, tranne qualche bicchiere di vino in compagnia, ma beve con moderazione, beve per il gusto, mentre l’altro beve per bere; non fuma, giusto una sigaretta quando gliela offrono; fa sport; è minuto, mentre Riccobono è un omaccione; viene da una famiglia dell’alta borghesia, molto in vista e molto ricca. Il papà è un ex uomo politico di rilievo, un pezzo grosso del PSI che lascia la politica nei primi anni novanta e rifiuta di riciclarsi nel '94, ha accumulato un discreto patrimonio e vive di rendita; la mamma è una casalinga, una professoressa di pianoforte che non ha mai insegnato in vita sua, è una molto attiva nel sociale, fervente cattolica; i fratelli di Randazzo sono l’una avvocato di successo e l’altro architetto; lui invece, che è il più piccolo, è come dice lui stesso di sè “come quei cadetti delle famiglie nobili del 700, che non avendo particolari inclinazioni finivano per fare il prete od il soldato, io ho scelto di fare il soldato”. Il suo lavoro lo fa bene e con passione, ma in maniera diversa da Riccobono che vive in toto la sua essenza di sbirro, lui è un professionista metodico e competente.

Riccobono e Randazzo s'incrociano in L'anima in spalla. Anche se non sono della stessa squadra, hai in mente di scrivere una saga tipo quella dell'87mo Distretto del povero Ed McBain?

- I due si incrociano anche in Hollywood, Palermo e ne Il cuore miope, l’ultima avventura di Riccobono. Non so se voglio fare una saga alla McBain, non so se ne sarei capace, però siccome i due lavorano nella stessa struttura, anche se in sezioni diverse, è logico che si incrocino, che si incontrino e che l’uno chieda cortesie o consigli all’altro, è esattamente ciò che succede in ogni ufficio del mondo, ed è quello che faccio io se ho bisogno di qualcosa, chiamo il collega che mi può aiutare, perciò mi sembrava naturale che i due avessero punti in comune, hanno fatto il corso insieme, per esempio. L’idea è quella di ricostruire un mondo, quello della mobile in cui i personaggi si incrocino e le vicende dell’uno abbiano parte nelle vicende dell’altro.

E il terzo episodio di Riccobono, Il cuore miope?

- Il cuore miope è finito e consegnato all’editore, e/o come per gli altri due, e ci racconta la vicenda di Riccobono dopo il suo rientro a casa da Lipanusa, dove si svolge il primo episodio della storia. Viene trasferito in Calabria per ragioni di sicurezza, ma anche qui non tarderà a mettersi nei guai, incrocia la strada di un gruppo di grossi ‘ndranghetisti trafficanti di droga e succederanno casini di ogni genere.

Come procede il lavoro sulla sceneggiatura cinematografica di Isola nera?

- In realtà ci siamo fermati, si profila all’orizzonte una possibilità di fiction per la televisione, ma è ancora troppo presto per parlarne.

Da quando hai cambiato mansioni, diventando commissario di PS (da agente che eri), cos'è cambiato nella tua vita di scrittore?

- Non so ancora, devo vedere che succede, devo capire come raccontare una storia con gli occhi del Commissario... ora sto scrivendo, così per mero divertimento, una specie di spy story ambientata in una Nazione non definita, con personaggi non denominati, dove ciascuno non si sa chi sia e cosa realmente faccia, né si sa bene chi siano i buoni e chi i cattivi...

I tuoi colleghi hanno letto i tuoi libri? Cosa ne pensano, sia dal punto di vista letterario che “tecnico”?

- I miei colleghi leggono i libri e mi sommergono di storie da raccontare, e poi dal punto di vista tecnico i miei romanzi, consentitemelo, sono ineccepibili, senza indulgenze al trilleraccio americanizzante...

Cammina, stronzo è crudissimo: quanto è distante dalla realtà?

- Quanto la suola della scarpa di un piedipiatti è distante dall’asfalto mentre è di ronda... anche se devi considerare che quella è fiction e che come nella fiction ci sono delle esasperazioni, delle caratterizzazioni, diciamo che l’aderenza alla realtà, se non nelle storie, è piuttosto emotiva e d’atmosfera.

Isola nera e L'anima in spalla sono stati pubblicati in francese con la traduzione di Serge Quadruppani. Ottime le recensioni. Come vanno le vendite? Come ti ”vedono ” i lettori francesi?

- In Francia sono praticamente una celebrità... scherzo, però vendo molto bene, sono arrivato in finale di alcuni importanti premi letterari, poi vinti da gente più importante di me e più brava. Il mio poliziotto è molto diverso dai poliziotti francesi, quelli letterari, che sono corrotti nell’anima e violenti senza misura, pensa ai personaggi di Raynal, o di Hughes Pagan, oppure anche all’ex poliziotto di Manchette, in cui gli sbirri sono sempre borderline, maledetti e sofferenti. Il mio Riccobono è pure sofferente, ma è onesto alla paranoia, è devoto alla causa. Chissà come prenderanno Randazzo, gli piacerà? Boh!

È in programma anche la traduzione di Cammina, stronzo?

- Al momento no, i racconti non si traducono, a meno che tu non sia Camilleri, il Sommo!

Hai partecipato a tanti festival, presentazioni ed eventi letterari vari. Che idea ti sei fatto del mondo che gira attorno all'editoria?

- Mah... che vi devo dire... sicuramente il mondo dei giallisti è più guascone e scanzonato che quello mainstream, anche perché non ci sono fingimenti intellettualoidi, e ciascun autore di noir italiano ha trovato la sua strada, il suo modo di raccontare le sue storie, pensa ai grandi scrittori: Lucarelli, Carlotto, Pinketts, De Cataldo, Fois, Camilleri; ognuno di loro è diverso dall’altro, è originale ed originario.

Cosa pensi dell'editoria siciliana?

- Direi che è in buona salute, vedo che la Dario Flaccovio - e sono sicuro che parte del merito è dovuto al fatto che ci sia Luigi Bernardi a lavorare con loro - si sta dando molto da fare e sta diventando un’interessante casa editrice. Sellerio non ne sbaglia una, pubblica sempre libri di ottimo livello; a proposito consiglio La gamba del Felice, di Sergio Bianchi, il signor DeriveApprodi, il mio primo editore, che è davvero molto bello e scritto benissimo.

A differenza di molti tuoi colleghi (siciliani e non), che hanno esordito pubblicando con editori "locali" per poi, eventualmente, approdare a case editrici di maggiori dimensioni, il tuo primo libro, Cammina, stronzo, è stato edito da DeriveApprodi, non certo una "major" ma di certo un editore "serio" (soprattutto per la presenza di un editor come Luigi Bernardi). Pensi che questo ti abbia dato maggiore credibilità?

- Credo proprio di sì, DeriveApprodi è una casa editrice davvero incredibile, coraggiosa come nessuna, e molto intelligente ed attenta a scandagliare il panorama degli autori italiani ed anche stranieri, ed anche lì il ruolo del Maestro Bernardi è stato fondamentale, lui ha portato a DeriveApprodi autori come Paolo Nori e Giampaolo Simi o Franco Limardi (uno bravissimo che ha pubblicato un bel romanzo per Marsilio Black), e mi ci metto anche io, che sono passati tutti ad editori più grossi.

Pensi che "finalmente" finirà il boom del giallo italiano?
"Finalmente" perché forse si è un po' esagerato, pubblicando libri di qualità non sempre accettabile...

- Spero proprio di sì, occorre che il genere rientri nei ranghi, ho la netta sensazione che si stia rovinando tutto il lavoro fatto a partire dalla fine degli anni Ottanta con case editrici come Granata Press (ed anche lì c’era di mezzo Bernardi) che hanno faticato tanto a sdoganare il genere, penso che occorra intervenire prima che il genere degeneri... sai cosa vedo? vedo una cosa strana, mi spiego: hai presente quando noi intorno ai quaranta, da ragazzini, ci mettevamo a suonare chitarre bassi e batterie sognando di diventare i nuovi Doors? Vedo che ci sono un mucchio di ragazzi, sui venticinque anni o giù di lì, che scrivono racconti e romanzi, a volte senza grandi consapevolezze stilistiche o linguistiche o creative, come se giocassero ad inseguire il mito dello scrittore di gialli. Non voglio essere polemico o snob, a volte mi è capitato di chiedere: ma tu perché vorresti fare lo scrittore? E la risposta è: perché amo la scrittura, ovvio!
Boh, mi chiedo: può essere che non sappiano cantare?

Ormai quasi ogni regione italiana ha il suo "investigatore letterario". Certi sono credibili, altri no. Quale personaggio ti ha colpito maggiormente?

- Non saprei, e non vorrei fare torti a nessuno, diciamo che i personaggi dei grandi scrittori di noir, quelli che ho citato prima e qualche altro, mi piacciono tutti.

Il giallo/noir italiano ha oggi varie facce, che lo rendono veramente del tutto particolare. Troviamo autori ai vari ”livelli” del mondo giudiziario (nel senso del “punto di vista narrativo”, ma anche in senso stretto).
Per esempio (scelta del tutto arbitraria): tu per le forze dell'ordine, De Cataldo per la magistratura, Carlotto per la malavita e Lucarelli per il giornalismo.
Non avete mai avuto l'idea di una storia a più mani, narrata da tutti i punti di vista? Un po' come uno dei primi lavori di Kubrick, The killing: sarebbe interessante.

- Ci fu un bello special su Avvenimenti, nel 2002, in cui eravamo riuniti sbirri, giornalisti, giudici e malavitosi. Certo sarebbe una bella idea, magari un giorno di questi la propongo ai miei amici, si potrebbe anche fare. E’ che sono troppo lontano dai giri che contano...

Di recente hai finalmente incontrato il Sommo Andrea Camilleri: ci racconti com'è andata?

- Fu emozionante, andai a trovarlo a casa sua, a Roma, ero con Claudio Canepari, un mio carissimo amico che fa il regista, ed è il figlioccio di cresima del Sommo; lui si muoveva come se fosse a casa sua (Claudio), io ero paralizzato e stavo fermo per non profanare il tempio del Sommo, poi Lui (Lui Lui), mi fa: "Ma perchè stai immobile? Siediti!".
Ci siamo accomodati nel suo studiolo e Lui ha raccontato un sacco di storie, non si fermava mai, e poi aveva letto tutti i miei libri (tre) e li aveva letti davvero!
Dopo un po’ è arrivato Lucarelli... insomma ero circondato dai miei miti!!
Che flash...

Camilleri fa invecchiare Montalbano in maniera inequivocabile, e ha dichiarato che il prossimo romanzo potrebbe essere l'ultimo del suo commissario.
Se il tuo collega Salvo andrà in pensione chiederai il trasferimento al commissariato di Vigàta?
Ce la faresti a sopportare Catarella?

- Sono pronto ad andare a Vigàta anche domani, Catarella lo sopporto già oggi, è nel mio ufficio!!

 A parte la Ceres, bevi altre birre?

- Mi piace la Guinness, da bravo rugbista.

E come potevamo dubitarne?

 

Vigàta, 7.9.2005 - a cura di Don Peppone e u Presidenti

 


 
Last modified Wednesday, July, 13, 2011