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Il cavaliere e la morte

Film tratto dall'omonimo romanzo di Leonardo Sciascia

 


Camilleri in coppia con Andò per un film tratto da Sciascia
Lo scrittore lavorerà alla sceneggiatura de “Il cavaliere e la morte”

"Il cavaliere e la morte", il penultimo libro di Leonardo Sciascia, uscito pochi mesi prima della sua morte per i tipi di Adelphi, diventerà presto un film. Gli eredi dello scrittore racalmutese hanno ceduto i diritti del romanzo: a dirigere il film sarà il regista palermitano Roberto Andò, a scrivere la sceneggiatura saranno invece Andrea Camilleri e Gaetano Savatteri.
Tre moschettieri siciliani, dunque, per una delle opere più crepuscolari e complesse di Sciascia. «Sarà un'impresa ardua, difficilissima, ma oramai il dado è tratto», dice Camilleri. Il padre del commissario Montalbano, che quest'anno ha scalato le classifiche di vendita sbaragliando anche gli avversari più agguerriti, da un lato non nasconde il suo entusiasmo, a dir poco sbalorditivo, quasi da scrittore in erba; dall'altro, pragmaticamente, non può che ammettere un certo timore. «Si tratta di un romanzo intricato, per come lo ha costruito Leonardo: meno male che al mio fianco ci sarà Gaetanuzzo, così lo chiamo ormai. Sciascia ci darà del filo da torcere, lo so, ma abbiamo accettato la sfida. Cominceremo con l'anno nuovo, e che Dio ce la mandi buona».
A mettere il bastone tra le ruote, di certo, non sarà tanto l'impianto indiziario, costruito magistralmente da Sciascia, quanto la carica allusiva che il romanzo sprigiona, la sua sovrastruttura tematica e ideologica. Ne "Il cavaliere e la morte", infatti, Sciascia lascia trasparire il senso profondo della fine: di una stagione, di un modo di intendere la letteratura. Ma anche della sua fine, dell'essere al capolinea della vita. Non a caso a fare da fil rouge di tutto il libro è la malattia, il dolore, «una bestia, piccola, feroce ed immonda». E soprattutto la morte, su cui il Vice riflette, osservando l'opera di Dürer che dà il titolo al romanzo: «L'aveva sempre un po' inquietato l'aspetto stanco della Morte, quasi volesse dire che stancamente, lentamente arrivava quando ormai della vita si era stanchi. Stanca la Morte, stanco il suo cavallo: altro che il cavallo del Trionfo della morte e di Guernica. E la Morte, nonostante i minacciosi orpelli delle serpi e della clessidra, era espressiva più di mendicità che di trionfo».
Ancora una volta, dunque, un romanzo di Sciascia finisce al cinema: l'ultima volta era successo con "Il consiglio d' Egitto" portato sul grande schermo da Emidio Greco.
(Salvatore Ferlita, La Repubblica (ed. di Palermo), 30.12.2010)



Last modified Wednesday, July, 13, 2011