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Il luogo, la memoria



Regia Vittorio Nevano
Testi e narrazione Andrea Camilleri
Fotografia Davide Ziroli
Suono Gianfranco Petrosilli
Montaggio Fabio Chimenti
Musica Luigi Ceccarelli
Produzione Rai Educational
Formato ß digital
Durata 56' 57"
Anno di produzione 2006
Data di trasmissione 18 marzo 2010 (Rai Tre)



Il documentario completo sul sito Rai

Cliccare qui per una versione ridotta (30' 47")

Andrea Camilleri ripercorre le tappe della sua gioventù trascorsa ad Enna, città nella quale scopre il piacere della lettura e della scrittura. Una Sicilia insolita, lontana dal mare, ricca di atmosfere struggenti, è quella narrata in video e in voce da Camilleri, parlando del suo rapporto con la sua terra di origine.
Il documentario è stato girato proprio a Enna, secondo indicazione dello stesso Camilleri, che vede questa città come “luogo ideale dell’anima attraverso la quale raccontare la propria formazione e la nascita della vocazione letteraria”.

“Ogni siciliano è un'isola nell'isola. Per questo non parlerei di sicilitudine, ma di isolitudine”

“[dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale] Ci illudemmo che tutto sarebbe cambiato, invece non cambiò niente. Perché non eravamo cambiati noi. Noi, al solito, ci adattammo”


“L'Isola ha avuto 13 dominazioni che hanno lasciato segno e memoria delle proprie culture.
Ho vissuto ad Enna tra il '46 e il '48. Avevo 21 anni. Dal Belvedere guardavo i paesi vicini e nello stesso tempo lontani, i laghetti,i boschi, ora azzurri ora bianchi, a seconda della neve. Il paesaggio si poteva trasformare in mare, solo se si voleva. E questo pensiero mi consolò. L'aereo passava sopra di noi. Io guardavo in alto e invece un uomo vicino a me guardava in basso e mi disse “guardi che vola in basso." Lui si chiamava Franco Cannarozzo e diventammo amici.
Il nemico feroce di Enna si chiama freddo.
Passavo molto tempo a letto, con il passamontagna. Ascoltavo musica jazz e scrivevo poesie. Il mio brano preferito si chiamava “Sweet George Brown”. E così trascorrevo i miei giorni. Avevo degli amici, Franco Enna, Salvatore Pasqua, Arnoldo Farina. Quest'ultimo era in grado di mangiare venti paste alla crema in una sola giornata. Un giorno avvenne il miracolo, durante una mia passeggiata, mi imbattei nella biblioteca comunale, vi entrai: non c'era nessuno. Solo delle stufe e tanti libri. Un uomo mi chiese con distacco: "Desidera?"
E io risposi laconico
"Nulla volevo guardare"
Allora si presentò
"Sono l'avvocato Fontanazza, il direttore"
Da quel giorno in biblioteca ci andai volentieri anche per il tepore che emanavano le stufe. Fontanazza lesse le mie poesie e mi conquistai la sua fiducia. Mi apri' le porte del tesoro: due stanze con i lasciti non schedati di Lanza e Savarese. Io in quelle due stanze mi persi e lì mi formai come scrittore.
L'avvocato continuava a leggere i miei racconti e le mie poesie e continuava a rimproverarmi per i troppi errori di battitura. Nel 1947 vinsi il premio Firenze con una commedia. Poi mi trasferii a Serradifalco. Lì vivevo conoscendo luoghi e persone cominciai a percepire la memoria degli stessi luoghi, a intravedere le radici e mi insinuava il sospetto che il mare erodeva la memoria. Forse per questo i miti resistono alla Storia, solo perché vivono al centro dell'Isola.
A Pergusa, dalle lacrime di Cerere nasceva il lago e si dava corso al ciclo della vita e della morte. Anche alle miniere di zolfo sono legati miti e leggende. I Siciliani vi hanno trascorso gran parte della loro esistenza. I sopravvissuti portavano il marchio del lavoro: nei polmoni o nella cassa toracica storpiata dall'eccesso di peso. La continua presenza della morte è un lascito della dominazione spagnola. Il senso della morte è un elemento connaturato di Siciliani. Il suo pensiero aiuta a vivere. La religiosità cade spesso in superstizione e trova il suo acume nel lutto religioso, con le rappresentazioni legate alla settimana santa ad Enna.
Le confraternite sono un unisono di sentimenti, una unione fraterna. Ma il cappuccio dei confrati in realtà isola l'individuo da quello che gli sta accanto, così il dolore è singolo.
Ogni Siciliano è un'isola nell'isola. Pertanto non direi sicilitudine, ma isolitudine. A Serradifalco vivevo la smania del viaggio. Prendevo il treno e vagavo per Enna, Calascibetta, Pietraperzia, come un viaggiatore incantato da una Sicilia sconosciuta e ogni paese, come Rosario nel libro di Vittorini, mi sembrava la più bella cittadina che vedevo, fino a che non mi recavo in un altro paese che mi sembrava ancora più bello ancora.
Il mio ricordo vaga ad uno zio generale, patito di fumo, braccato un giorno dai tedeschi che minarono il suo nascondiglio. A quel punto dalle tegole si misero a piovere sigarette... Quanti pensieri legati alla guerra. Poi con lo sbarco degli Alleati cambiò tutto. Libertà e democrazia sono legate alle conquiste interiori. Cominciarono le migrazioni negli Usa. Troppi morti qui nelle miniere.
I patti agrari soffocarono nel sangue. Il connubio tra mafia, banditismo, destra agraria portò alla strage di Portella della ginestra. E in questo contesto ecco l'elemento femminile che si sacrifica per l'uomo cui ubbidisce sempre.
Quante volte l'uomo siciliano non si è mertitato la devozione della donna! Non ho mai creduto alla sottomissione del gentil sesso. L'esempio era mio nonno che commercializzava in zolfo, un uomo autoritario e potente, ma di notte sempre mite ai consigli della moglie. Le raccontava dei suoi affari e le chiedeva
"E tu che ne pensi Elvirù?".
A bassa voce. Non doveva farlo sentire alla famiglia, altrimenti il gioco delle parti veniva smascherato.
Eppure la mattina successiva scendeva nel suo ufficio e dava dimostrazione di avere preso decisioni importanti durante la notte che portava consiglio.
Dopo svariati anni tornai ad Enna come assistente del regista Orazio Costa.
A teatro Garibaldi il pubblico era gelido, e proprio lì si ballava a Carnevale, dai palchi come un festone, lunghi fili di salsiccia si snodavano, caratterizzando serate indimenticabili. Il mio ricordo è un teatro pantagurelico.
La Sicilia... che dire di questa isola? Che cambierà. Che la sottomissione al potente sarà cancellata. Che cambierà senza perdere la sua variegata identità e gli occhi delle ragazze non saranno più velati dalla malinconia.”

 
La Sicilia vista da Camilleri. Video-racconto allo Spasimo
Un racconto inedito, che si trasforma in un´autobiografia in immagini, di uno scrittore d´eccezione: Andrea Camilleri. È un´anteprima assoluta e da non perdere per tutti gli appassionati dello scrittore siciliano la proiezione del documentario "Il luogo, la memoria" del regista Vittorio Nevano che verrà proiettato stasera alle 21,30 allo Spasimo per il Sole e Luna Doc Fest, il festival internazionale di video su Mediterraneo e Islam. La produttrice, Paola Orlandini, racconta come è nato il film: «Abbiamo chiesto ad Andrea Camilleri di raccontare la Sicilia e lui ha risposto: "Sì, a patto che non ci sia il mare". E ha scelto una città senza mare come Enna per rintracciare i suoi vent´anni. Lo scrittore ha infatti vissuto qui per due anni e proprio qui ha iniziato a scrivere, leggendo avidamente i libri della biblioteca pubblica della città. È un racconto a cui lo scrittore tiene davvero tanto». Camilleri racconta la Sicilia, il carattere difficile dei suoi abitanti, il fascino delle donne, i miti. Ma attraverso vicende personali lo scrittore ripercorre anche metà del secolo scorso, dalla fine della seconda guerra mondiale alla ricostruzione. Al racconto-video partecipano anche bambini, anziani e le confraternite di Enna.
Paola Nicita (La Repubblica (ed. di Palermo), 26.7.2007)

 



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