La Francesca da Rimini nella versione di Antonio Petito è un testo anticipatore di molta
drammaturgia novecentesca, soprattutto del “teatro nel teatro” di marca pirandelliana. Petito immagina
una zuffa tra attori che impedisce la recita, proprio nel momento in cui si sta per andare in scena. Il
sipario non si solleva e il pubblico attende trepidante. È a questo punto che si abbatte la “quarta
parete” che divide simbolicamente gli spettatori dagli attori sul palcoscenico.
Don Gennaro (Aldo Giuffré) esce infatti per avvertire che la tragedia non potrà avere luogo. Una
signora francese (Clara Bindi), seduta in platea, protesta. Però non c’è nulla da temere: è stata
improvvisata e messa in piedi una nuova compagnia che potrà garantire lo spettacolo. Grazie all’aiuto
di Don Anselmo (Carlo Giuffré), Minicuccio (Mimmo Brescia) e del fidato suggeritore (Pino Sales), si
potrà mettere in scena la tragedia di Silvio Pellico, che riprende il tema dantesco, per la quale il
pubblico si è recato a teatro. Ovviamente i nuovi attori non conoscono affatto le proprie parti,
inventano gesti e battute. E lo spettacolo da tragedia diviene una farsa esilarante.
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