Sale di Sicilia nasce da un forte rapporto sentimentale con la Sicilia e con la sua gente ed è testimone di incontri, storie di vita, collaborazioni importanti. Segna un deciso ritorno verso le origini del Folkstudio, verso colori e suoni della musica popolare e dei suoi strumenti caratteristici. Tammorre e tamburelli, fisarmoniche e zampogne, aerofoni etnici siciliani, africani, asiatici, costituiscono con chitarre e voci il corpo degli arrangiamenti. Le quindici canzoni sono tutte, in modi diversi, legate alla Sicilia: per dedica aperta e dichiarata, per esservi nate, o pensate e composte insieme ad artisti siciliani, o infine, trasformate attraverso la loro partecipazione e rese “siciliane” anch’esse. Molti ospiti arricchiscono l’opera, tra i quali spiccano i nomi di Franco Battiato, Francesco Cafiso, Andrea Camilleri, Mimmo Cuticchio, Rosario Di Bella, Neri Marcorè.
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Scrive l'Autore:
Spasimo è una piccola vibrante suite composta da tre parti diverse legate tra loro. Nella
prima Andrea Camilleri legge una lirica di Mariacristina Di Giuseppe dedicata a Santa Maria
dello Spasimo, chiesa orfana di tetto, suggestivo luogo di Palermo, sulle note di un antico
decacordo suonato da Giuseppe Greco, altro illustre ospite. Nella seconda, in un breve canone,
si inseguono parole italiane e siciliane di Francesco Giunta (non solo ospite, ma anche produttore
artistico e coordinatore dell’album) e mie. Nella terza parte Franco Battiato,
su una insolita e affascinante armonia di zampogne, regala un frammento della sua meravigliosa
Stranizza d’amuri. Quale chiave più adatta a chiudere l’album?
La voce del Maestro Andrea Camilleri è stata ripresa direttamente presso la sua abitazione romana da Daniela Bombelli e Fabrizio Guarino.
Il brano letto da Andrea Camilleri è stato proposto nella puntata del 16/5/2014 della
trasmissione
Mediterradio:
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podcast della puntata.
SPASIMO
(testo M. Di Giuseppe con versione siciliana di F. Giunta - musica G. Greco
frammento finale di Stranizza d’amuri testo e musica di F. Battiato)
Senza squadra
né spanne del mestiere
indovino il centro del giardino
il perno del compasso
il filo d’erba
Punto le gambe e predispongo il cuore
bilancio occhi e respiro
la bocca al blu
Tiro lo sguardo a un cielo siciliano
prestato all’Annunziata e poi riappeso
di un bello carico
a storie e vite
che pietre senza coraggio ha disarmato
S’offre lo Spasimo tra tutti gli altri
senza riparo le spalle forti
ché il copricapo è tolto e fa l’inchino
l’umana costruzione al suo divino
nel blu sacrale al centro di un giardino
(...)
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