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San Giovanni decollato

di Alfredo Sangiorgi




Lo spettacolo è stato trasferito in musica senza accademismi. L'impianto musicale è dodecafonico, non permette compiacimenti calligrafici.
Alfredo Sangiorgi, catanese (1894-1962), fratello dell'impresario che creò il teatro e gli annessi esercizi che ancora ne portano il nome, fu un musicista scomodo. Spiritualmente legato alle innovazioni tonali germaniche, studiò con i maestri d'Oltralpe, insegnò a Bolzano che culturalmente è più vicina a Vienna che a Verona.
Le sue composizioni sono difficili, impongono una attenzione infaticabile da parte degli esecutori e una tensione inesausta da parte degli ascoltatori, ma quando scrisse il libretto del "San Giovanni decollato" di Martoglio, ripensò, rivivendola, la profonda vitalità siciliana: come quando attribuisce a Mastro Agostino una parodia belliniana al posto di quella verdiana pensata da Martoglio: Suoni la tromba intrepita / l'impugnerem più forte / bello affrontar la morte / gridando Libertà…
Un Martoglio trasferito negli anni del boom, un'opera sgargiante di forma e amabile occasione di comicità. E non casualmente, al debutto assoluto il 30 settembre 1958, al teatro Donizetti di Bergamo, la regia fu affidata a un esordiente di grande futuro, Andrea Camilleri che firmò solo quella regia teatrale prima di avere il successo nazionale in tv e diventare un best seller con Montalbano. Nelle interveniste autobiografiche egli parla di quella data con sorridente autoironia. Ma il successo ci fu. L'orchestra era diretta dal siciliano Franco Mannino (1924-2005), uno di quei musicisti d'antan che oggi sembrano giganti.
Quell'opera lirica fatta di scherzi e allegria fu salutata dal successo. In questo gramo inizio di XXI secolo potrebbe catalizzare la carica di ottimismo che ci manca e la innovazione di buongusto che abbiamo persa.

(testo tratto da Alfredo Sangiorgi e il «San Giovanni» da riportare alla luce di Sergio Sciacca, La Sicilia, 30.8.2011)





Last modified Wednesday, August, 31, 2011