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Scacco al re

La cattura di Provenzano




Mafia, lo "Scacco al re" diventa una reality-fiction
Silvia Fumarola - La Repubblica, 15.2.2007

Roma - Si vedono messaggi e pacchi uscire da casa Provenzano, attraversare Corleone passando da più mani, fino al covo di Montagna dei Cavalli. Nelle intercettazioni una donna preoccupata chiede al marito di non fare più il postino della mafia: «Un giorno potresti ritrovarti da solo». Ma l'uomo non l'ascolta e, seguendolo, la polizia arriva al covo di Provenzano. Sono i mafiosi gli attori protagonisti di “Scacco al re”, il film documento, in onda stasera su RaiTre, che racconta la cattura di "Binnu": cento minuti per ricostruire gli ultimi 39 giorni della caccia al latitante più famoso d'Italia, una partita durata 43 anni. Arrestato 1'11 aprile 2006 in un casolare di campagna a Corleone, da trenta poliziotti della Mobile di Palermo e dello Sco, era ricercato dal '63.
Nell'emozionante documento (RaiFiction e Magnolia) realizzato con i video inediti girati dalla polizia (ideato da Claudio Canepari e Piergiorgio Di Cara, che firma anche la sceneggiatura con Clelio Benevento, Salvo Palazzolo, la regia è di Canepari, Mariano Cirino e Paolo Santolini), la voce di Provenzano è di Andrea Camilleri; mentre Di Cara, uno degli sceneggiatori nonché commissario di polizia a Palermo e scrittore, tiene il filo degli eventi. «Volevamo raccontare, attraverso un punto di vista inedito, cos' è stato il potere di un uomo rimasto latitante 43 anni» spiegano gli autori «Sono gli stessi mafiosi a dircelo». Il figlio di Totò Riina davanti alla lapide che ricorda la strage di Capaci sussurra a un amico: «Ancora ci appizzanu le corone di fiori a stu coso? Io non so come sarebbe andata a finire se a mio padre lo Stato un ci avissi fatto calare le corna».
Parlano i magistrati di Palermo Michele Prestipino, Marzia Sabella, Giuseppe Pignatone e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso: «Per troppo tempo le indagini sono state una partita col trucco». Il superlatitante veniva informato di ogni movimento: uno dei capitoli più delicati, quello delle talpe. La fine è nota, ma il lavoro svolto dagli investigatori (al centro­ dell'Ultimo padrino di Marco Risi con Michele Placido nei panni di Provenzano, in onda a marzo su Canale 5), no. Ora speranze, paure, delusioni, la gioia, hanno il volto di persone sconosciute che hanno rinunciato a sonno, ferie, amicizie, famiglia, per dare scacco al re.


Dalla cronaca alla fiction i due volti di Provenzano
Enrico Bellavia - La Repubblica (ed. di Palermo), 15.2.2007

Ci sono immagini che rimangono impresse nella memoria collettiva. Che si fissano, portandosi appresso il ricordo della vicenda che raccontano. Talvolta importa poco che le immagini siano reali o costruite per una finzione cinematografica. Intere generazioni sapevano poco o nulla di Peppino Impastato. Un film ha colmato quella lacuna. Soprattutto fuori dalla Sicilia. È arrivato lì dove altri mezzi avevano fallito.
Lì è il cuore della gente. È il posto in cui Peppino Impastato diventa il personaggio che era, schivando anche la retorica dell'eroismo. Con i buoni, tutto sommato, è facile. Facile fare innamorare gli spettatori di quel giovane che percorre impavido quei "cento passi", misurando il recinto della paura degli altri.
Difficile l'operazione contraria con i cattivi. Difficile mettere in piedi una rappresentazione della crudeltà che sfugga al pericolo di costruire un santuario all'onnipotenza delle belve.
Ieri, e ancora oggi, la tv proporrà una gamma variegata delle possibili declinazioni della vicenda Provenzano. C'è il film di Alberto Negrin andato in onda su Raiuno, "L’ultimo dei corleonesi", che è soprattutto una storia dei boss calati dalle campagne a prendersi Palermo, con lampi di invenzione su un sottofondo di realtà. E c'è, ovviamente, al culmine di una storia cominciata con l'omicidio di Placido Rizzotto, la cattura del padrino. Questa sera su Raitre, invece, andrà in onda un prodotto totalmente diverso, la docufiction "Scacco al re", di Claudio Canepari, frutto del lavoro di montaggio di mate­riali reali: dalle intercettazioni alle interviste, dalle immagini autentiche ai reperti catalogati, con l'introduzione di elementi presi a prestito dal teatro e dal cinema. La voce di Provenzano sarà quella di Andrea Camilleri. E così saranno recitati e letti i proverbiali pizzini.
Dietro ciascuno di questi prodotti c'è il lavoro di tante persone e la robusta consulenza di chi per mestiere segue la cronaca. Per il film ha lavorato l'inviato de La Stampa, Francesco La Licata. Per la docufiction, oltre a La Licata, si sono messi all' opera Salvo Palaz­zolo, di Repubblica, e il commissario-scrittore Piergiorgio Di Cara.
Ma su tutto c'è l'attualità a irrompere, forse innescando una overdose di input informativi sulla mafia, con una fiammata di eccezionalità che il procuratore Pietro Grasso vorrebbe invece diluita in una continuità quotidiana. C'è, è accaduto ieri, la deposizione di Renato Cortese, il cacciatore di Provenzano, al processo "Grande mandamento". C'è la prima volta di una cattura raccontata nel dettaglio in un'aula di giustizia, alla presenza, sia pure in collegamento remoto, del primo protagonista.
Provenzano in persona assiste impassibile al dipanarsi di un'indagine che lo ha stretto all'angolo e lo ha poi snidato. Cala sul volto quella maschera di impassibilità che forse nell'immaginario collettivo sarà soppiantata un giorno dagli attori che lo avranno impersonato. Converrà spostarsi sui piedi di Provenzano. Che battono sul pavimento della stanzetta del carcere di Terni, quando il racconto di Cortese spinge corte, avvocati e giornalisti dritti nei tinelli delle case dei familiari del boss. I fratelli, i figli, la moglie, il nipote prediletto e fidato. Brandelli di conversazioni, rubati all'intimità delle residenze, sono state tracce preziose, sono stati tasselli di un puzzle. E Provenzano sa che in quel momento gli hanno rubato qualcosa. Che la sua potenza ha il pegno amaro di una violenza necessaria, questa volta e per la prima volta subita.
La sua vita non è solo la sua impresa criminale. Il suo privato e quello della sua famiglia è diventato pubblico: i suoi affetti e le sue debolezze sono le tracce del cammino che i cacciatori hanno minuziosamente esaminato per arrivare a lui. Così il ghigno scompare e resta quel fremito. La star, che ha anche il suo doppio e il suo triplo da ribalta, torna a essere l'uomo, il criminale che sta in carcere e paga il suo conto. E questa è la realtà.


Provenzano, vince la verità della docufiction
Antonio Dipollina - La Repubblica, 16.2.2007

Incredibile Rai, che dedica tre importanti serate alla mafia, a Palermo, a Bernardo Provenzano e ai corleonesi, agli eroi buoni e a quelli pessimi. Finisce in un accrocco inverosimile. Nell'ordine: martedì sera va il Don Puglisi interpretato da Luca Zingaretti: diretto da Roberto Faenza, è un film vero e proprio uscito al cinema, con risultati più che dignitosi ovunque, ripetuti anche al passaggio in tv. Mercoledì sera arriva quello che in teoria è il pezzo forte: L'ultimo dei corleonesi, su RaiUno, di Alberto Negrin, cento minuti in cui vengono condensati 60 anni di mafia, le figure dei tre capi storici Liggio, Riina e Provenzano: finisce a fumettone, correndo come folli per stare nei cento minuti, e salta fuori - ovviamente - una storiaccia tutta televisiva. A Mediaset insorgono, sostenendo che in Rai hanno chiuso in fretta e furia e in qualche modo la fiction, abbreviandola a una puntata, solo per andare in onda prima del lavoro che Mediaset stessa deve ospitare prossimamente, con Michele Placido nella parte di Provenzano. In Rai proseguono imperterriti, incassano gli ascolti - non sensazionali - e vanno oltre. L'ultimo dei corleonesi alla fine non accontenta nessuno, protestano anche i magistrati palermitani, certe scene sono da blob imperituro, il taglio è romanzatissimo, se c' era fretta si vede benissimo.
E finalmente siamo a ieri sera, RaiTre. L'intera vicenda - e forse l'intera nostra tv - ­fa una sorta di salto in avanti, anzi in alto, togliendosi dalle beghe tristi e lanciando la docufiction Scacco al re, di Claudio Canepari con Piergiorgio Di Cara, poliziotto e narratore. E un piccolo-grande miracolo: fatte le proporzioni, il lavoro sta alla fiction del giorno prima più o meno come Truman Capote sta a Wilbur Smith. Con un impegno titanico e meticoloso passano gli ultimi quaranta giorni d'indagini prima della cattura di Bernardo Provenzano: una miscela eccellente tra immagini reali dalle intercettazioni audio e video della Polizia e quelle di ricostruzione e raccordo girate appositamente: ritmo alto, profondità, spessore ed emozioni, grande abilità di tutti.
Bisogna solo decidere, tra tutti questi linguaggi esibiti in così pochi giorni, da che parte stare: ma stavolta la scelta non è davvero complicata.





Autore Claudio Canepari, Piergiorgio Di Cara, Salvo Palazzolo
Prezzo E 23,00
Pagine 134
Data di pubblicazione 2008
Editore Einaudi
Collana Stile libero Video

Unione esemplare di immagini reali e immagini girate appositamente, Scacco al re contiene, in sintesi, l'intero universo mafioso.
La migliore «introduzione» per capire la mafia.

Il libro: Canepari e Palazzolo ricostruiscono «la tela del padrino»: la vera storia di Cosa nostra, o forse «Cosa nuova». La cronaca dal 1963 al 2006 e le interviste a Piero Grasso, Giuseppe Pignatore, Michele Prestipino, Marzia Sabella. Di Cara, commissario di Polizia, racconta Palermo e i giorni della cattura di Provenzano.

Il Dvd: Un montaggio originale di video inediti girati dalla polizia, intercettazioni ambientali e telefoniche e scene prese a prestito dal teatro e dal cinema per raccontare gli ultimi 39 giorni della caccia a Provenzano. I magistrati e i poliziotti che per otto anni hanno inseguito l'ultimo dei grandi padrini di Cosa nostra. Le telefonate che hanno incastrato insospettabili manager al servizio dei boss. I video che ritraggono i postini delle cosche mentre consegnano i preziosi «pizzini» del capo. Le voci e i volti dei mafiosi che una squadra di poliziotti - il gruppo Duomo - ha seguito fino a Montagna dei Cavalli, 11 aprile 2006. Un successo su Rai Tre. Vincitore del premio Mario Francese.



Last modified Wednesday, July, 13, 2011