Ritorna Salvo Montalbano, commissario di Vigata. È chiamato a risolvere un caso apparentemente di routine: quello di un muratore albanese morto cadendo da un’impalcatura. In realtà la morte di Puka è un omicidio vero e proprio, progettato e voluto da un mafioso. Tra una scorpacciata di polipetti e un inseguimento, Montalbano riesce a individuare il bandolo della matassa. Per una volta, però, il merito della soluzione non sarà suo, ma del comandante della caserma dei carabinieri. Ai due si affianca l’agente Catarella, che diventa coprotagonista dell’intera vicenda: non esita ad accompagnare il suo commissario in una delle sue spedizioni più pericolose.

Un racconto giallo con tanta attualità

Al genere “giallo” Il quarto segreto appartiene di diritto: le indagini, gli appostamenti, le ricerche, gli inseguimenti di Montalbano e dei suoi uomini non lasciano dubbi in proposito. Ecco allora che una prima chiave di lettura del romanzo di Camilleri può essere proprio l’analisi delle caratteristiche strutturali di un “giallo” d’azione.

Lo scrittore siciliano offre un’ulteriore possibilità ai suoi lettori scegliendo avvenimenti di strettissima attualità: il lavoro nero e l’immigrazione clandestina, l’interessamento di famiglie mafiose nel settore edile, la collusione e la complicità tra mafiosi e politici. Permette così di avvicinarsi a problemi e tematiche scottanti su cui è utile riflettere.

Ultimo, ma non per importanza, l’aspetto linguistico: il particolare e curioso pastiche inventato da Camilleri per far parlare i suoi personaggi può rappresentare un’ulteriore occasione di lavoro, quella cioè di riflettere sulle varietà geografiche della lingua italiana.