Dos Tardes con Camilleri
Autore | a cura di Hado Lyria |
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Data di pubblicazione | 2003 |
Editore | Salamandra |
Collana | Allegato a La forma del agua |
Lunga conversazione tra Andrea Camilleri e Manuel Vázquez Montalbán Pepe Carvalho ha trovato un duro concorrente in Italia: il commissario Salvo Montalbano le cui avventure nell'isola siciliana sono diventate il grande fenomeno letterario del momento. E' un trionfo per Montalbano, creatura di Andrea Camilleri sconosciuto fino a qualche tempo fa al grande pubblico nella sua veste di scrittore. Ma il successo bacia anche Manuel Vazquez Montalbán, autore cult in Italia, grazie alla pubblicazione del suo libro Il Premio, dove troviamo il detective Carvalho alle prese con l'assassinio del mecenate di un famoso premio letterario. Montalbano contro Montalbán, dunque. La classifica dei libri più venduti del quotidiano La Repubblica non ammette dubbi: Il premio è già in testa nella sezione scrittori stranieri, mentre Camilleri occupa le prime cinque posizioni… avete capito bene!... della sezione narrativa italiana con i titoli: Un mese con Montalbano, La concessione del telefono (racconto storico), La voce del violino, Il birraio di Preston, Il cane di terracotta. La classifica del Corriere della Sera presenta alcune sfumature, ma lascia immaginare che il 'duello estivo' sarà tra il galiziano Carvalho e il siciliano Montalbano. Ma chi è Andrea Camilleri? L'autore che ogni editore italiano vorrebbe avere in lista è un tranquillo nonno di 73 anni, figlio della profonda Sicilia (Porto Empedocle 1925), romano d'adozione. Maestro d'arte drammatica, sceneggiatore e regista di teatro, ha raggiunto un posto di rilievo come produttore RAI per le famose serie del commissario Maigret e del tenente Sheridan. Il suo adattamento televisivo dell'opera teatrale Finale di partita di Samuel Beckett, fu seguito da 400.000 telespettatori. Camilleri, la cui grande passione è il romanzo storico, scrive già da alcuni anni per la piccola casa editrice Sellerio, poco incline alle grandi promozioni commerciali. Quasi solo un anno fa, i suoi racconti non raggiungevano i 5 mila esemplari. Fino a quando non cominciò il 'tam-tam'. Fu come un movimento sordo, come quei successi che si forgiano nel silenzio, grazie al passaparola tra amici e conoscenti, come una clessidra. Cento, duecento lettori in più alla settimana, fino a che il 'ti consiglio Camilleri' ha fatto tremare le classifiche delle vendite sfidando apertamente il grande successo dello scorso anno che ottenne Susanna Tamaro con Va dove ti porta il cuore. Se l'introspettiva Tamaro rivendica il bisogno di spiritualità in tempi di grandi cambiamenti, Camilleri introduce l'intrattenimento di qualità. "E' un buon artigiano della scrittura", dicono di lui i critici. La serie del commissario Montalbano iniziò tre anni fa (1995), in quel paese immaginario della profonda Sicilia che è Vigata, dove sono ambientati quasi tutti i suoi racconti. In una recente intervista Camilleri dava una chiave di lettura interessante per il suo personaggio: "Ho scelto di chiamarlo Montalbano perché è un cognome piuttosto comune in Sicilia e anche in onore di Manuel Vázquez Montalbán, scrittore che amo moltissimo". Il fatto è che Montalbano e Carvalho nascondono una certa somiglianza. Amano la buona cucina e la letteratura, anche se il commissario siciliano non brucia i libri come fa l'investigatore galiziano, ma li legge con devozione e il loro successo con le donne è molto, molto scarso. Anche tra Camilleri e M. V. Montalbán ci sono delle affinità: una vecchia affiliazione comunista e una malcelata perplessità nei confronti del presente. L'ultima 'birichinata' di Camilleri è stata quella di ricordare gli esordi di Silvio Berlusconi come cantante ed animatore di crociere in un racconto estivo per la stampa. I giornalisti della destra non glielo perdonano, ma la Mondadori si tiene ben stretti i diritti del suo ultimo libro, il più venduto. Militante nel Pci dal 1944, lo scrittore riscontra una certa debolezza negli attuali dirigenti della sinistra e non ha voluto entrare nelle fila dei Democratici di Sinistra. Il successo dei suoi libri è stato così improvviso che solo da poco si è iniziato a tradurli per i lettori spagnoli. Per gli italiani la lettura delle sue opere può richiedere un certo sforzo iniziale per via del particolare dialetto 'vigatese' che il commissario Montalbano amministra in modo del tutto personale.
Pur essendo un rumore che cresceva come una valanga o come l'impeachment di un presidente degli USA, bisognava aspettare l'estate del 1998 perché l'irresistibile ascesa di Camilleri diventasse un'evidenza. Sette romanzi, sette, dello scrittore siciliano entravano nelle classifiche dei libri più venduti in Italia, occupandone spesso i primi posti. Non ci troviamo qui di fronte al solito fenomeno montato dalla pubblicità, bensì alla constatazione che la letteratura più artigianale può essere ratificata dal grande pubblico che diventa l'artefice di un cambiamento di gusto: l'avanguardia dei lettori, oggi molto più determinante dell'avanguardia dei critici impegnati a identificare il lettore con il mercato per screditarlo poi come giudice. Lo stesso Camilleri confessa alla stampa: sono stato lanciato dal tam-tam del pubblico, non ho vinto premi risonanti. La mia casa editrice non fa alcuna pubblicità e sono arrivato così alle 10 mila copie grazie ai lettori che per telefono si consigliavano i miei libri, così come si consiglia un film. E c'è di più: in qualche occasione i lettori lo hanno sconsigliato sulle future mosse da far fare al commissario Montalbano, quasi una sorta di feedback spontaneo degno di essere trattato nelle Facoltà di Scienze della comunicazione. "Non hai letto Camilleri? Possibile che tu non abbia ancora letto Camilleri?..." ha smesso di essere un rumore, per diventare fumetto (in italiano nel testo) all'orizzonte della società letteraria italiana. Scommessa riuscita poiché i suoi libri sono stati pubblicati dalla Sellerio, la prestigiosa casa editrice delle opere di Sciascia, che non aveva alcuna pretesa di competere con i grossi nomi dell'editoria italiana. Di cinquemila in cinquemila, le copie del
Cane di terracotta, La strage dimenticata, La concessione del telefono,
Il birraio di Preston o La voce del violino hanno coinvolto sempre più il lettore tanto da forzare la domanda: "Chi è Camilleri?". Prima di tutto ci troviamo di fronte ad una personalità eccentrica della società letteraria, dove quasi tutti cerchiamo di vincere per KO appena compiamo i vent'anni. Ebbene, Andrea Camilleri a 73 anni raggiunge un irreversibile successo, dopo una colta vita professionale, maestro d'Arte Drammatica, regista e sceneggiatore teatrale e televisivo, ha raggiunto un ampio consenso di pubblico con gli episodi del commissario Maigret interpretati da Gino Cervi e con le versioni di autori italiani come
Terzetto spezzato, di Italo Svevo. Appassionato dell'ottocento siciliano, autore del bellissimo saggio
La bolla di componenda, nel 1980 pubblica il suo primo romanzo con la Garzanti che raggiungerà il successo solo con l'edizione della Sellerio nel 1997, proprio su quell'onda del fenomeno Camilleri. Lo scrittore mette a punto una strategia personale per il romanzo di intrigo e trova così il modo per coinvolgere il lettore nell'indagine: per scrivere un giallo occorre un delitto e un investigatore. Ho scelto il nome di Montalbano perché è piuttosto comune in Sicilia e anche in onore di Manuel
Vázquez Montalbán... Affermazione che raccolgo perché dopo aver conosciuto Camilleri e letto i suoi romanzi, mi sembra un onore immeritato, anche se a volte Montalbano, non Camilleri, si irriti davanti ai gusti di Carvalho, specialmente in fatto di cibo. In quanto alla tecnica, Camilleri dice di aver sviscerato i romanzi di Maigret per portarli sullo schermo...
"Diego Fabbri mi ha insegnato come smontare un giallo di Simenon e rimontarlo per la televisione. Nel mio primo libro
La forma dell'acqua Montalbano era una funzione, non un personaggio con tutte le sue caratteristiche.
Il cane di terracotta l'ho scritto proprio per definirlo meglio e quando ho visto che incontrava le simpatie del lettore, ne ho scritti altri due". Camilleri mette a fuoco le ipotetiche ambientazioni siciliane e lo stesso personaggio di Montalbano, che cresce romanzo dopo romanzo fino ad arrivare a smantellare la sua strategia letteraria ed investigativa col libro
Un mese con Montalbano. Il libro rappresenta una valida introduzione all'universo Camilleri e al suo personaggio; un episodio al giorno per un mese, dove vengono risolti casi non sempre criminosi, ma che mettono alla prova tanto la sagacia psicologico-deduttiva del commissario, quanto il suo gusto per l'esibizione culturale. I vari riferimenti colti agiscono come i geroglifici egizi nei poemi di Pound, sono finestre aperte su un altro universo, quasi impensabili per un commissario di polizia reale, ma perfettamente verosimili per quello letterario costruito, dopotutto a parole. Camilleri gioca con la vita culturale di Montalbano portando il lettore a credere che un qualsiasi vagabondo si imbatta in un dialogo di alto livello con un funzionario di polizia. In questo modo mette alla prova il "verosimile letterario" che nulla ha a che fare con altri verosimili di finzione: quello cinematografico, per esempio, come lo aveva decifrato Edgar Morin, o quello preso dalla realtà. Camilleri giustifica la stesura dei 30 racconti di
Un mese con Montalbano con l'intenzione di offrire una galleria di caratteri siciliani e col proposito di intrattenere Montalbano con 30 bocconi di carni appetitose, mentre l'autore si concentra su altri scritti. Il risultato è un vero e proprio campionario di pennellate che creano allo stesso tempo l'effetto Montalbano, e una stupenda chiave di lettura per gli altri romanzi di Camilleri. Gli attenti osservatori dei romanzi del commissario Montalbano, trovano restrittiva la sua collocazione all'interno del genere poliziesco. Più vicino a Maigret che a Spade, a Carvalho che a qualsiasi altro investigatore alla Boialeau Narjeac, Camilleri confessa di aver reso omaggio a questi personaggi e alla parentela eufonica tra Montalbano e
Montalbán. Solo leggendo i suoi romanzi si possono però cogliere gli elementi che lo avvicinano o lo separano da Simenon o dalle mie stesse intenzioni e possibilità. Da Simenon lo separano la sua visione ludico-colta dell'indagine e della funzione di osservatore, e una certa cosmogonia meridionale ben diversa dalle brume ambientali e cerebrali della cosmogonia 'simenoniana'. Dai miei romanzi carvalhiani e dallo stesso Carvalho lo separa proprio quel substrato camilleriano, in qualche punto simile al mio. Camilleri però è meno condizionato di me dall'ansia che a volte mi assale di essere scrittore e di dimostrarlo. Montalbano esibisce la sua grande cultura e a volte le storie girano attorno ad un pretesto culturale, mentre Carvalho brucia proprio quei libri dai quali una volta dipendeva. Lo stile di Camilleri è ricco di cultura e di Storia, ma soprattutto di pazienza culturale e storica; pazienza da isolano per il quale non è sempre così facile arrivare al centro dell'universo. Tuttavia questo è un falso problema se si pensa che Sciascia al critico Porzio che gli chiedeva perché la Sicilia è sempre al centro dei suoi racconti, risponde affermando che la Sicilia è il mondo. Siciliano d'origine, vincolato all'atmosfera etica culturale ed estetica che ha reso possibili i vari Sciascia, Bufalino e Consolo, con i quali divide l'ossessiva immediatezza dei quattro punti cardinali che avvolgono tutte le isole, Camilleri vive oggi a Roma ed assiste al suo successo letterario con un distacco senechiano, ipotizzando un Seneca carico dello stesso straordinario senso dell'umorismo riscontrato in Camilleri. Il successo di questo autore è complesso se si considera che i suoi romanzi non sono 'facili' e richiedono la complicità di un lettore colto, capace di accettare un universo e un linguaggio siciliano saggiamente dosato e ricercato. Non è facile nemmeno il suo stile che ha richiesto una buona dose di tensione in più da parte del traduttore (della traduttrice in questo caso), per trasmettere il modo di vedere e interpretare la realtà dell'autore. Il successo di Camilleri è dato anche da una nuova tipologia di lettore, quella di un nord culturale, non nel senso geografico, che non cerca materiale di stile folclorico, ma un immaginario sud, carico di astrazioni e concretezze, così ben connotate in questo romanzo. Grazie a questo tipo di lettore il genere poliziesco non è più considerato un sottogenere o semplicemente un aggettivo, ma diventa strategia narrativa, nella quale Camilleri con i suoi 73 anni, si inserisce apportando il suo contributo di rinnovamento nella società letteraria europea di questo decennio.
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Last modified
Wednesday, July, 13, 2011
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