Delos, Numero 70 /
Anno VIII / Ottobre 2001
Camilleri scrive SF!
di Francesco Grasso
Calmate le vostre palpitazioni: il titolo è solo una provocazione. In realtà
la vostra rubrica preferita, questo mese, tenta un esperimento innovativo,
almeno rispetto alla sua "missione" tradizionale. Imiteremo
(sarcasticamente) la narrativa di un celeberrimo scrittore mainstream,
applicando il suo stile in un racconto, appunto, di fantascienza. La vittima di
questa sperimentazione (che, se apprezzata, sarà ripetuta) è Andrea Camilleri.
In oriundi siciliani come chi vi scrive, l'ormai onnipresente personaggio di
Salvo Montalbano dovrebbe istintivamente suscitare sentimenti di comunanza e
simpatia. Invece, lo confessiamo, la sensazione più forte che la vicenda
editorial/televisiva del commissario di Vigata provoca in noi è una stupita
perplessità.
Il fatto che un autore scelga di ritagliare per il suo personaggio un abito
stra-abusato come l'uniforme di un tutore della Legge e dell'Ordine (in
assoluto, crediamo, il ruolo più gettonato dalla fiction), e nonostante il peso
del battaglione di suoi illustri predecessori riesca a portare alla notorietà e
poi al successo tale personaggio ci lascia davvero stupefatti.
E invidiosi, aggiungiamo. Ma ci pensate? Noi miseri scrittorucoli mortali
spremiamo i nostri altrettanto miseri cervelli alla ricerca di storie originali,
di ambientazioni innovative, di temi non convenzionali, di personaggi fuori
dalla tradizione. L'idea nuova! mormoriamo la notte agitandoci sudati tra
le lenzuola dei nostri letti di dolore Datemi l'idea nuova! E poi arriva
Camilleri con il più classico dei poliziotti alle prese con le più classiche
delle indagini sui più classici dei delitti passionali di provincia e vende
romanzi a camionate e finisce in televisione in prima serata e si fa un sacco di
soldi e diventa più famoso di una rockstar. Roba da gettare il word processor
alle ortiche e darsi all'allevamento dei lombrichi!
Oltre a dar atto ad Andrea Camilleri di aver saputo usare alla grande il
meccanismo della serializzazione (che ha portato fortuna a tanti autori come, ad
altri livelli, lo stesso Evangelisti), dobbiamo comunque ammettere che qualcosa
di letterariamente nuovo, nei romanzi di Montalbano, c'è. Non si tratta tanto
della camillerilingua, quella sorta di dialetto agrigentino virato in
linguaggio narrativo che consente al lettore siculo di Montalbano di divertirsi
in un gioco di echi (salvo poi essere apostrofato come deficiente dal figlio cui
aveva intimato di usare a scuola solo l'italiano) e a un lettore non-siciliano
di provare al termine del romanzo un effetto estraniante da solutori di
cruciverba crittografati (a numero uguale si sostituisca lettera uguale).
No, il novum è l'approccio investigativo del buon Montalbano. Camilleri
dà un vigorosa spazzata a tutti i luoghi comuni delle detective stories
ambientate in Sicilia, con i loro tradizionali background di mafia, pallettoni,
lupare bianche, padrini, appalti e politici corrotti. La Sicilia di Montalbano,
al contrario, è una provincia sonnacchiosa dominata non già dai ben noti
dolorosi problemi (Il traffico, direbbe il personaggio di Johnny
Stecchino) ma da una pandemica e virulenta attività fornicatoria
extra-coniugale, cui il 99% dei crimini si riconduce.
In una variazione sul tema di Freud che imputava tutti i disturbi psichici alla
sfera sessuale, nelle storie di Montalbano Camilleri riconduce inevitabilmente
ogni atto contro la legge nella vicenda di una moglie che cornifica il marito
e/o di un marito che cornifica la moglie. Qualunque indagine che non porti a una
simile conclusione viene normalmente snobbata dal commissario/bongustaio di
Vigata, che di fronte a ogni accenno di estorsione/furto/aggressione non a
sfondo sessuale usualmente commenta, con gioviana superiorità: "Di queste
cose di occupano i Carabbinera".
E' questo approccio la chiave del successo di Montalbano? L'immagine di una
provincia siciliana più peccaminosa di Peyton Place vende perché stuzzica gli
istinti pruriginosi del lettore? O perché, ipotizziamo in una provocazione che
speriamo non offensiva, vende perché è un'immagine che piace più di quella
vera?
Con questo interrogativo sospeso come cirri sulla vetta dei Nebrodi vi lasciamo
alla lettura del falso Camilleri, da gustare accompagnato da un buon Marsala e
da un megavassoio di cannoli alla ricotta e gianduia. Buona digestione!
I arancini marziani di Montalbano
(di Andrea Camilleri?)
A Montalbano dispiacque assai di sentìri che il povìro Pignataro Cocò,
proprietario della trattoria allato della strata per Montelusa, era scomparso.
Quando era bella stagione, e a ora inoltrata gli si smorcava un pititto che
annebbiava la vista, al commissario ci piaceva infilarsi dal bravo Cocò per
gustarsi in santa pace un piatto di purpiteddri in salsetta di pommidori
pachino, e macari capperi di Pantelleria così grossi che ci volevano tre occhi
per taliarli.
Così, quando Mimì Augello trasì al commissariato portando la notizia,
Montalbano susì all'istante dalla seggia e ordinò al suo vice di sostituirlo,
ché lui doveva andare a interrogare la mogliere dello scomparso.
Tuppiò alla porta della trattoria, ma non fù Pignataro Mariuccia ad aprirgli,
bensì la matre di questa, una specie di balena ansante e lamentosa che
risponneva al nome di Gadduzzo Addolorata.
— Montalbano sono! — si presentò il commissario.
— E a mia che minchia me ne fotte? — replicò con sicula soavità il
cetaceo.
— Sua figghia ha denunciato la scomparsa del marito. — spiegò il
commissario — Sono qui per interrogarla.
— Ma ci sono già due carabbinera 'mericani di sopra, in cammera soi. —
protestò la balena.
Montalbano ammalucchì. Carabbinera 'mericani? E che minchia ci facevano a
Vigata, ché nemmeno quelli 'taliani ci mettevano piede?
— Voi potìti interrogare a mia, intanto. — propose la balena, soffiando
dalle narici come un vero cetaceo, di quelli che ogni tanto Montalbano vedeva
sfilare al largo del porticciolo di Vigata quanno spirava il libeccio e non
c'erano navi di profughi curdi in transito.
Il commissario si cataminò con interesse. — Avete vidùto qualcheccosa?
La balena assentì vigorosamente. — Erano le undici di aieri a sira. M'arrisbigliai
pirché vidi una grande luce che trasìva dagli scuri alla finestra. Ricordo che
chiamai Mariuccia a gran voce, pirché non mi piace avere scassata la minchia a
quell'ora di notte.
Montalbano apprezzò la finezza della fìmmina, vera autentica matrona sicula,
gambe di quercia, labbro baffuto e petto lottizzabile.
— Sua figghia rispose?
La balena schioccò con la lingua. — No. Allora susai dal letto e andai alla
finestra. E vitti Cocò, nel giardino, stinnicchiato in terra in mezzo alla
luce. Io pensai "quel grandissimo fetuso i fari nuovi del Mercedes montò".
Invece la luce veniva dall'alto, da una minchia di affare sospeso nel cielo che
sembrava un secchio della munnizza e che faciva lo scruscio della mocca quanno
è pronto il caffè...
— E appresso? — insistette Montalbano, tanticchia infuscato dalla lentezza
del racconto di idda.
— Appresso nenti. Mi venne uno strubbo e strammazzai. Quanno m'arrisbisgliai
di novo, nel giardino non c'era anima criàta.
Montalbano si convinse che il poco ciriveddro della balena s'era perduto per
strata di prima matìna, oppure che la suddetta balena aveva voglia di babbiare.
In entrambi i casi, aveva sprecato macari troppo tempo con lei, per cui la
spinse dallato (slogandosi tanticchia un braccio) e susì per le scale che
portavano verso le cammere da letto della famigghia Pignataro.
— Pozzo trasìri? — disse, tuppiando alla porta.
Senza attendere risposta, spinse e trasì (Spenser Tracy, nella nota riduzione
cinematografica di Giuseppe Tornatore "bussate e vi sarà aperto").
La signora Pignataro Mariuccia era nira da capo a piedi, e assittata sul letto
rifatto di lenzola ugualmente nire. Susàti davanti a idda, due quarantini, un
masculo e una fimmina, pigghiavano appunti con aria vagamente nirbusa.
L'omo, sicuramente quello che Gadduzzo Addolorata aveva definito "carabbinero
'mericano", era parato con un vestuto puliziato e un tagghio di capiddi che
pareva nescito da una prima communione. La fìmmina, vestuta in modo castigato
ma con evidente coscia longa, taliò Montalbano con uno sguardo che la qualificò
indiscutibilmente fìmmina di letto.
— Sono il commissario... — fece per presentarsi Montalbano.
— Il commissario Cattani? — esclamò l'omo con marcato accento 'mericano,
sorridendo — E' un onore. Abbiamo sentito tanto parlare di lei.
— Ma quale minchia di Cattani! — sbottò il commissario — Montalbano sono!
— Monabano? — ripeté l'americano, imparpagliato — Perché non è venuto
Cattani?
— Cattani è morto sparato. — tagliò corto Montalbano, condendo la notizia
con feroce soddisfazione.
— E' vero, Mulder. — intervenne la fìmmina — L'abbiamo visto: è stata la
Piovra.
— Mannò. — ridacchiò Montalbano — E' stata la mogliere di Tano Cariddi,
che facìva cornuto il marito con un paio di picciotti di Montelusa e altri
quattro di Bagheria. Credeva che Cattani se ne fosse addunato e voleva
attapparci la bocca. La piovra non c'entra, anche se Cattani se la mangiava
arrosto, mentre lo sanno tutti che va fatta in umido con le olive nere di
Procida e il Corvo di Salaparuta, chessennò t'appanza.
I due 'mericani si tàliarono l'un l'altra con aria confusa. Poi l'omo venne
innanzi, pruendo a Montalbano una tessera dello effebiai.
— Mr. Montalbano, sono l'agente speciale Mulder, e questa è l'agente speciale
Scully. Abbiamo ragione di credere che il signor Pignataro sia rimasto vittima
di un rapimento alieno... Deve sapere che esiste un complotto trentennale in cui
è invischiato il governo americano, parte delle forze armate, la CIA, la NSA,
Bin Laden, la Spectre, Bill Gates e il Gabibbo. Gli alieni compiono esperimenti
genetici sugli esseri umani e innestano dispositivi sottocutanei e poi li
ricuciono e li rilasciano nudi per il deserto, e però quando vengono ritrovati
dai militari negano tutto perché l'Uomo che Fuma ha l'antitossina contro il
Morbo Alieno che ha sottratto a mio padre che lavorava per lui e per questo ha
fatto rapire mia sorella Samantha e poi l'agente Scully ha scoperto di essere
incinta senza mai averla data a nessuno e nemmeno a me che ci ho provato per
dieci anni e in altri casi qualcuno avrebbe detto che era un'Immacolata
Concezione ma siccome noi siamo laici e gli alieni fanno più audience di padre
Pio allora ci diamo dentro con questa storia infinita dei dischi volanti e degli
omini verdi tanto che ormai non se ne può più che persino Beautiful è più
credibile. Tutto chiaro?
— Non ci ho capito una minchia. — confessò Montalbano.
— Sapevo che ci avrebbe aiutato, commissario.
Darré alla fìmmina 'mericana, Pignataro Mariuccia susò tanticchia voce. —
Macari a mia volevano pigghiarmi, gli aglieni. Ma io fìmmina onorata sono, lo
sa tutto il paìsi. Iddi mi chiamavano, mi toccavano, ma io fredda come il mammo
restai.
A Montalbano tutta la facenna fetèva di corna lontano un miglio. Non
annirisciva di capire che minchia c'entrassero gli sbirri 'mericani, ma certo la
Pignataro Mariuccia di cose dure "come il mammo" le pigghiava da tutti
i masculi del paìsi, maritati o scapoli che fossero, e iddu stesso ci aveva
fatto più di un pìnsero, a metterla a pecora contro un paracarro e a mollargli
un bel carrico da undici, quanno la vedeva caminare tutta impetturuta e
annacante per la strata principale di Vigata.
— Occorre prendere campioni di tessuto. — sentenziò la fìmmina 'mericana
— E recintare l'intera area. Potrebbero esserci contaminazioni di organismi
alieni. Meglio mettere in quarantena i familiari del rapito e sterilizzare
tutto.
A Montalbano gli si arrizzarono i peli sulle braccia. Non tanto per la
quarantena della Pignataro figlia e matre, di cui del resto altamente se ne
fotteva, quanto per la prospettiva della distruzione del bendiddio contenuto
nella dispensa del valente Cocò.
Comunque l'apprisentasse, la facenna era una vera tragedia. Pure, Montalbano non
aveva gana d'attaccare turilla coi due 'mericani, ché quei vastasi tanticchia
ci mettevano per organizzare un bel bombardamento a base di cruiss atomici e
persging 'ntelligenti, con darré mezzo monno ad applaudire.
— Se permettìte, a sterilizzare dabbasso ci pozzo pensare io. — propose.
Poi, senza aspettare risposta, nescì dalla cammera e corse per scale a tre
gradini alla volta. Con gli occhi che gli sparluccicavano dalla contentezza, si
assittò al tavolo della cucina già gustando la quintalata di spigole,
purpiteddri e cozze che si sarebbe spafato.
Taliò intorno e ci venne l'appagno. Nella dispensa c'era solo tanticchia di
farina e niente più.
— Che fu? — esclamò, con la raggia della delusione — Brutti latri
sdilinquenti! Arrubbare a casa di un pòviro rapito! Ma io vi metto tutti in càrzaro!
Fazio, Augello, Catarella, a me!
— No, commissario, non furono i latri.
Montalbano taliò verso la porta. Gadduzzo Addolorata l'aveva raggiunto, e
parrava tenendo gli occhi da cernia bassi al terreno.
— Commissario, vi chiedo pirdòno, pirché non tutto vi dissi. Quando vitti
che mancava roba, anch'io pinzai ai latri, ma poi m'arricurdai che la formaggera
era piena di piccioli, pirché Cocò diceva che i bancari sono tutti minchioni e
cornutissimi, e non si fidava di loro. Ma i piccioli non sono spariti,
commissario. Sono ancora tutti lì.
Montalbano non si cataminò. — Allora chi minchia spazzolò la dispensa?
— Pinzandoci sopra, commissario, m'arricurdai cosa successe aieri a matina.
Cocò m'aveva chiesto di farci tanticchia da cammerera, pirché c'erano molti
clienti in sala. Io purtai un vassoio di arancini a due tipi strambuti assai,
sicchi sicchi 'ntabbarrati in due palandrane nire che sembravano parrini alla
festa di santa Rosalia, con coppole calate tanto che non si vedìa la faccia e
dita lunghe lunghe e luminose. Ci chiesi cosa vulissero da manciari, e iddi m'arrispundirono,
con voce arrocchita assai, "telefono... cassata...". Spafarono
tuttecose con grande scialamento. E appresso, quanno c'era da pagare il conto,
sparirono mentre io stissa pirzonalmente di persona li tàliavo... — la balena
si fici pinzosa e mutanghera — Che significa, commissario?
— Ho capito tutto. — commentò Montalbano.
...
— Assittatevi tutti, che cosa longa è. — fece Montalbano.
L'omo e la fìmmina 'mericani, Pignataro Mariuccia, Gadduzzo Addolorata, e
macari Mimì Augello, il dottor Pasquano e Catarella, che il commissario aveva
fatto chiamare dalla Centrale, lo tàliarono perplessi.
— Agli ordini, dottore. — disse alla fine Catarella, da sempre il più
ubbidiente, pigghiandosi al volo una seggia.
— E va bene, commissario Cattani. — concesse l'americano.
— Ancora con questo Cattani? — sbraitò il commissario — Montalbano sono!
— Non ti arraggiare, Salvo. — gli raccomandò il dottor Pasquano — Lo sai
che poi ti viene lo strubbo.
Annuendo, iddu si rivolse ai due 'mericani. — Sono annirisciuto a scoprire la
cosa che voiautri dello effebiai, dopo dieci anni e trecento puntate, non avete
ancora capito.
— Cioè? — fici l'americano.
— Cioè che minchia cercano sulla Terra i vostri fetusissimi alieni.
L'omo e la fimmina 'mericani si taliarono tra loro, tanticchia scantati. —
Davvero? E... cosa?
Montalbano sorrise. — Ai vostri alieni il deserto 'mericano pieno di cactus,
di musica country e di indiani navacco, vìditi oggi e vìditi domani, ci aveva
assolutissimamente scassata la minchia... Iddi cercavano un posto garruso dove
manciari bene e trovare fìmmine 'ngarbate di fora ma di foco tra le lenzola. In
una parola, la Sicilia.
— Minchia! — commentò Mimì Augello.
— Minchia! — approvò il dottor Pasquano.
— Minchia! — aggiunse per ossequio Catarella.
— Minchia! Cioè... volevo dire... — s'imparpagliò per lo stupore Mulder,
perdendo addirittura per un istante la perfetta piega del ciuffo — ...Che
prove avete, a sostegno della vostra ipotesi?
Montalbano pruì un foglietto all'americano. — Questo pochi minuti fa arrivò.
E' dello scomparso Pignataro Cocò.
Mulder era troppo amminchiato dallo stupore per leggere. Scully gli strappò il
foglietto di mano e si schiarì la voce.
— Mariuccia bedda, ti prego di mandarmi al più presto trentacinque chili
di piscispada, sei quintali di melanzane, una tonnellata di Sammarzano, un
barile di capperi, due casse di pistacchi, dieci damigiane di Marsala, un baule
di pasta di mandorle, ottomilaseicento cannoli e un tir di cassata fresca, ché
qui i pìccioli ci facciamo!
Montalbano sorrise ancora. — Quel fetuso aprirà nautra trattoria, in un posto
più importante assai della strata per Montelusa... E vedrete che, con la panza
piena, quei cornuti d'alieni la smetteranno di rapìri la gente. Megghio
taggliuzzari un piscispada al cartoccio che un cristiano, credìte ammia.
Gli aiutanti di Montalbano si fìciro tutto torno il commissario e lo riempirono
di felicitazioni per il caso risolto.
— Voi stisso pirzonalmente di persona sìte sempre il più 'ntelligente,
dottore. — esultò Catarella.
Pignataro Mariuccia si premurò di pruirgli una fumante tazzina di caffè ben
zuccherato. — Tenìte, commissario, ve lo siete ammeritato. Lo arrimino io o
ve lo arriminate da solo?
— Uhm... — mugugnò Mulder — Può darsi che abbiate ragione, caro Catt..
ahi!
La fìmmina 'mericana lo zittì con un puntatune negli stinchi. Poi si strusciò,
con coscia longa e tutto, contro Montalbano.
— Sono molto interessata ad approfondire la vostra teoria, commissario. —
sussurrò languida, con voce da fìmmina di letto fatta e crìata.
Montalbano aveva giustappunto un certo qual pitìtto al suo carrico da undici,
per cui strizzò l'occhiolino ai suoi aiutanti e sorrise alla fìmmina 'mericana.
— Come no, agente Scully. Ho un ufficio tranquillo da cui si può taliare il
mare al tramonto e le stelle sparluccicanti. Iamunìnni.
— Ma... Scully! — balbettò ammalucchito l'americano masculo — E il
rapporto per Skinner? E le autopsie? E il nostro informatore Gola Profonda? E
l'Uomo che Fuma? E la Teoria del Complotto? E gli esperimenti genetici? E le
basi segrete dell'Area 51? E il virus alieno? E mia sorella Samantha?
Scully sorrise con l'aria di chi finalmente ha trovato l'equilibrio che cercava
invano da tempo. — Mulder... riguardo a tutto questo, c'è una cosa che voglio
proprio dirti. — s'interruppe, prese fiato e scandì — Caro Mulder, di tutto
questo non me ne fotte una beneamata minchia.
— Parola di Montalbano. — approvò il commissario.
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