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Diario del commissario Montalbano



La primavera di MicroMega

da La primavera di MicroMega, n.1, 2/3/2006

Diario del commissario Montalbano (1)

Siccome da due mesi non ho trovato più il tempo di scrivere su questo brogliaccio, devo fare una premessa. Il Parlamento, prima di essere sciolto, ha approvato una legge fortissimamente voluta dalla Lega, detta della “legittima difesa” che in sostanza consente a chi si trova a casa sua o sul proprio posto di lavoro, di sparare e ammazzare un estraneo che si è introdotto abusivamente nella casa o nel posto di lavoro. Il ministro della giustizia, che è un leghista, brillantemente ripresosi dall’aggressione sessuale patita da parte di una donna che arrivò perfino a strappargli la camicia (verde, I suppose), come da lui stesso confessato in un’altra trasmissione televisiva, ha difeso tempo fa questa legge in Tv in un programma condotto da un altro ex ministro della giustizia, socialista. Il ministro in carica, con quella capacità di eloquio, con quella sottile dialettica, con quel rigore logico e quella conoscenza giuridica che gli sono congeniali pur essendo un ingegnere, ha portato l’esempio di un tale che al buio, svegliatosi nel cuore della notte, scorge un uomo, uno sconosciuto ai piedi del letto. E qui il ministro, con rara capacità interpretativa, si è messo nei panni del poveruomo che, sconvolto e non sapendo se l’estraneo è armato o no, ad ogni buon conto spara e l’ammazza. Ha agito per legittima difesa. Da commissario di polizia, mi permetto di sottoporre alcuni possibili scenari all’onorevole ministro e a tutti quelli che hanno votato la legge.
Il poveruomo svegliato nel sonno è al novanta per cento terrorizzato e con le mani tremanti. Spara. Ipotesi varie:
a) Sbaglia e ammazza la moglie. Questa almeno sarà la sua linea di difesa davanti al pm. Dell’intruso non si troverà naturalmente traccia. Al mio paese, si chiama delitto perfetto, non legittima difesa.
b) Sbaglia e non l’ammazza. Allora l’intruso, che era disarmato, lo uccide strangolandolo. Per legittima difesa.
c) Sbaglia e non l’ammazza. Ma lo sconosciuto, che è armato e sa usare le armi, lo fredda con un colpo in testa e, per sfogo, gli violenta la moglie.
d) Lo ferisce di striscio. L’intruso spara a sua volta, l’ammazza, gli violenta la moglie e la figlia quattordicenne, gli ruba tutto, gli incendia la casa e se ne va a farsi medicare la ferita.
e) Lo colpisce mortalmente. E l’intruso, tra i rantoli, gli dice queste ultime parole: “Ma… ma io era venuto per dirle che la sua casa sta andando a fuoco”…
Consiglio al ministro una legge da votare ponendo la fiducia (come si è usato fare in questa legislatura per la maggior parte delle leggi): l’obbligatorietà della frequenza, per tutti i cittadini italiani e per la durata minima di un anno, di un poligono di tiro in modo che si abbia la certezza che quando uno spara per legittima difesa sia assolutamente certo d’uccidere.
Continuo con gli scenari.
f) Il poveruomo, svegliato nel sonno e visto uno sconosciuto sta per sparargli quando l’altro gli dice: ”Fermo là! Non sono un ladro, ma l’amante di sua moglie!” Il poveruomo, allibito, abbassa l’arma. E invece lo sconosciuto non è l’amante della moglie, ma un ladro furbo.
g) Il poveruomo, svegliatosi per andare in bagno, vede uno sconosciuto nella stanza da letto. Piglia la pistola e spara alla sua immagine riflessa dallo specchio che va in frantumi. Questa è una sciocchezza, dirà il ministro. Davvero? Anche quando si tratta di un mobile d’alto antiquariato, pagato un occhio della testa e per il quale la moglie del poveruomo stravedeva?
h) Il poveruomo, svegliato nel sonno, vede, alla luce della luna, le mani di un intruso posate sul suo letto. Evidentemente l’intruso sta chino per non farsi vedere. Il poveruomo, muovendosi appena, estrae la pistola da sotto al cuscino e fa fuoco. Rimarrà zoppo per tutta la vita, ha sparato ai suoi piedi che fuoriuscivano dal lenzuolo.
Consiglio dunque a tutti i poveruomini sorpresi nel sonno: se, svegliati all’improvviso, vedete uno sconosciuto nella vostra camera da letto, chiudete gli occhi e fate finta di stare ancora dormendo.
E poi che significa che la legittima difesa è ammessa in caso di aggressione sul posto di lavoro? I legislatori (!) hanno evidentemente pensato a posti di lavoro tipo banche, gioiellerie, tabaccherie. Ma se uno va in banca, ritira dieci milioni di euro, esce, un tale gli punta un’arma, pretende i soldi, non c’è possibilità di legittima difesa perché non si è né in casa né sul posto di lavoro? Se è così, la legge non è costituzionale, non tutti i cittadini hanno gli stessi diritti. Se la licenza d’uccidere vale per uno, deve valere per tutti.
"Allegria!", direbbe Mike Bongiorno.

A proposito di leggi. Post mortem, vale a dire dopo che il Parlamento è stato sciolto, il suo fantasma ha votato la legge sull’inappellabilità. Non si può essere nuovamente processati dopo essere stati assolti in primo grado. Eminenti giuristi, anche di sinistra, affermano che il principio è giusto, ma che è sbagliata la formulazione. Per me, anche se la formulazione era perfetta, questa legge è comunque una nuova vergogna. Infatti fa sì, tra l’altro, che Berlusconi sfugga a un altro processo. E dire che lui l’aveva detto chiaramente: badate che questa legge riguarda anche me.
Da commissario, mi piacerebbe che nel nostro paese ci fossero non tre, ma cinque gradi di giudizio da completarsi però in un arco di tempo non superiore ai diciotto mesi.

Vittorio Feltri, attuale direttore del quotidiano Libero (si fa per dire) è stato condannato a un anno e mezzo per avere incluso il nome del defunto senatore Gerardo Chiaromonte in quelle pagine di comicità pura comunemente note col nome di dossier Mitrokin, vale a dire una fantomatica lista di spie italiane al soldo dell’URSS. E’ risultato insomma che l’inclusione di quel nome era stata una brillante iniziativa di Feltri.
Berlusconi ha commentato la sentenza asserendo che si tratta di “una pena assolutamente straordinaria per un reato d’opinione”.
Due domande. Perché viene considerato un terribile disonore essere stati al soldo dell’URSS, mentre una spia al soldo degli Usa, tra l’altro autodenunziatasi, continua a fare, indisturbato e riverito, il giornalista? Perché a questa spia viene addirittura concessa una rubrica televisiva quotidiana? Seconda domanda. Dato che Berlusconi considera essere opinione un’affermazione palesemente falsa, un giornalista che scrive che Berlusconi era al soldo di Lin-Piao (come risulta dal dossier Ting-Tong-Dao), è legalmente perseguibile? O ha semplicemente espresso un’opinione?

Secondo i pm Romanelli e Fusco, l’ex ministro Girolamo Sirchia si sarebbe messo in tasca l’equivalente di 700.000 mila euro attraverso tangenti e appropriazioni indebite. Per amor del cielo, bisogna aspettare il processo prima di dirlo colpevole. Ma non posso negare che la sigaretta che sto fumando nel chiuso della mia stanza, mentre leggo questa notizia, abbia un gusto paradisiaco.

Il ministro leghista Calderoli, unico caso al mondo di uno zombie dentista, si è presentato a una trasmissione Tv e ha mostrato d’indossare una T-shirt con le vignette anti islamiche. Il giorno dopo, assalto al nostro consolato a Bengasi, 11 morti tra i dimostranti. Calderoli è costretto a dimettersi. Non si scusa, afferma di averlo dovuto fare per evitare speculazioni politiche. Che fierezza! Che nobiltà! Che tempra! Uomini così non ne nascono più. Speriamo.

Salvo Montalbano
 

La primavera di MicroMega

da La primavera di MicroMega, n.2, 9/3/2006

Diario del commissario Montalbano (2)

L’onorevole ex ministro Calderoli è stato iscritto dalla Procura di Roma (dove, com’è noto, ci sono solo toghe rosse intente solo a cospirare contro la Cdl) nel registro degli indagati per offese alla religione. Calderoli ha dichiarato di esserne rimasto estremamente stupito. Evidentemente i vari Pera, Fallaci, Rosa Giannetta Alberoni e compagnia bella l’avevano fatto persuaso che, a parte quella cattolica, le altre non erano religioni, ma fanatismi armati.

Leggo su Televideo che sono arrivati all’aeroporto di Fiumicino i primi italiani rientrati precipitosamente da Bengasi dopo i gravi fatti scatenati dall’esibizione televisiva della T-shirt antislamica di Calderoli. Si tratta di imprenditori che erano andati in Libia per concludere affari ora andati in fumo. Calderoli si ostina a dire che tra la sua maglietta e quello che sta succedendo in Libia non c’è rapporto alcuno. Secondo lui, è tutta una volgare, indecente strumentalizzazione politica da parte del centrosinistra e di alcuni alleati della Cdl (Fini in testa). E sulla linea della cosiddetta strumentalizzazione, ma solo da parte del centrosinistra, si muove anche il portavoce di AN. Faccio una proposta a Calderoli e al portavoce: perché non vanno a Fiumicino a spiegare a questi italiani, piuttosto incazzati, che sono vittime di una strumentalizzazione dei soliti comunisti?

Dialogo con il vicequestore Ganzitelli che stamattina è venuto a trovarmi in commissariato. Erano sei anni che non ci capitava di vederci. Siamo coetanei, ci siamo conosciuti al corso, abbiamo scoperto di essere stati sessantottini e siamo diventati amici. Lui ha fatto carriera, io no. Mi dice che, dopo dieci anni di matrimonio, quando oramà ci aveva perso le speranze, a sua moglie sono nati due gemelli, mascoli. Lo trovo invecchiato.
“Che hai fatto di bello, Ganz?”
“Tu pensi che col nostro mestiere si possa fare qualcosa di bello, Mont?”
Mi sorprendo, era un entusiasta.
“Beh, Ganz, in fondo facciamo un lavoro utile, se non bello. Siamo i munnizzari, mi correggo, gli operatori ecologici della società, arrestiamo i delinquenti, quelli che commettono reati, quelli che non rispettano la legge… insomma puliamo le strade eliminando i rifiuti”.
“E quando i rifiuti vanno al potere, sai che capita? Che o ti metti al loro servizio o sono loro a eliminarti”.
Fa una pausa, mi guarda.
“Ti sei maritato? Figli ne hai?”
“No”.
“Beato te”.
Altra pausa.
“Lo sai? Tra dù misi addivento questore”.
Mi ha fatto capire tutto. Non ha potuto farsi eliminare per via dei figli gimilluzzi.
“Mi hanno detto che eri a Genova per il G8”.
“Già”.
Evidentemente non vuole parlarne. Ma io mi ci incapono.
“Guarda, della Diaz o di Bolzaneto”…
“Non c’ero”.
“Lasciami finire. Stavo dicendo che della Diaz o di Bolzaneto non voglio parlare, mi sono fatta una mia pinione. Ti voglio invece spiare il perché del nostro attacco violento a dei dimostranti che, a quanto m’arrisulta, non stavano facendo altro che sfilare pacificamente”.
“La loro colpa, se lo vuoi sapere, consiste proprio nel fatto che sfilavano pacificamente”.
“Ho capito. Secunno tia, avrebbero dovuto fare come i black bloc?”
“Beh, sicuramente se la sarebbero passata meglio”.
“Senti, non ti capisco”.
“Allora mi spiego con un esempio. Ho un frati di un anno cchiù granni di mia. Quando eravamo nicareddri, lui era un vero picciliddro terribile, sfasciava tutto, si faceva male, una volta tentò persino di dari foco al nostro appartamento, non ti dico. Io invece ero abbonazzato, ubbidiente, non sgarravo mai. Ma quanno mè frati combinava qualichi rovina, mè matre ci pigliava a botte a tutti e dù. Sempri. E forse vastuniava a mia con rabbia maggiore. Mi faceva pagare il fatto d’essere innocente”.
“E’ una bella tesi, merita la promozione a questore”.
M’è scappata, non ho saputo trattenermi. L’atmosfera tra noi due si è di colpo cangiata. Ci siamo detti qualche minchiata, ma dopo cinque minuti se ne è andato, lasciandomi molto amaro in bocca.

A poco più di ventiquattr’ore dall’approvazione in Parlamento della legge sulla legittima difesa, un imprenditore della provincia di Verona ha sparato con una specie di pistola cannone contro un ventiseienne albanese disarmato che stava forzando una serranda al pianoterra della sua casa e l’ha, letteralmente, imbottito di piombo (13 colpi). Ex consigliere leghista, pare che potrà avvalersi della legge voluta dalla Lega.
Non potrà invece avvalersene, a quanto pare, il proprietario di una tabaccheria in provincia di Salerno che in questi giorni ha ammazzato con tre fucilate al petto un ventottenne compaesano disarmato che voleva rubargli delle palme nane messe fuori dal negozio. La prima cosa che ha detto agli agenti andati ad arrestarlo è stata: ”La legge me lo consente!”.
Quanti morti ancora prima che questa legge venga modificata?

Macari oggi Catarella, dicendomi al telefono il nome di un tale che vuole incontrarmi, come al solito lo storpia.
“Dottori, ci sarebbi che c’è il signor Ciullo d’Alcamo”.
Mi sento raprire il cori. Mi torna a mente “Rosa fresca aulentissima”…
“Spiagli se è venuto con Jacopo da Lentini”.
Dopo un momento Catarella torna al telefono.
“Nonsi, dottori, dice accussì che lui a questo Leontini non l’accanosce”.
Naturalmente, quanno trase nella mè cammara, il signore dice che si chiama Giulio Pancamo e, ahimé, non scrive poesie ma ha un piccolo negozio di ferramenta che due giorni fa gli hanno incendiato.
“Lei, signor Pancamo, ha idea di chi può essere stato?”
“Dottore, non ci metto la mano supra ‘u foco, ma secunno mia è stata la concorrenzia”.
A Vigata ci sono altri due ferramenta. Uno è una specie di supermercato, l’altro, nico nico, è in vendita perché il proprietario vuole ritirarsi. Non possono certo sentire come un ostacolo il modesto volume d’affari di Pancamo. Ho capito tutto: Pancamo scangia parola, dice concorrenza per non dire pizzo. Si scanta che se denunzia il mancato pagamento, oltre al negozio gli abbrusciano macari la casa.

Anni fa la terza sezione della Cassazione emise una sentenza memorabile e cioè che non era possibile violentare una fimmina che indossava i jeans in quanto questo indumento è assai difficile da togliere. Ergo, se violenza c’era stata, questa era avvenuta con la collaborazione della fimmina che si era sfilati, volontariamente. i jeans. Trattandosi di giudici settuagenari dalle mani tremanti, incapaci a sbottonorsi i bottoni della propia giacchetta, la sentenza era in qualche modo spiegabile. Ora la stessa sezione ci fa sapere che se una minorenne, che ha già avuto rapporti sessuali, viene violentata, lo stupratore potrà godere di alcune attenuanti in quanto non è stato il primo ad abusare della minorenne. Ne dovrebbe logicamente conseguire che il violentatore di una prostituta, oltre a non essere perseguibile, dovrebbe anche ricevere, dalla violentata, una certa somma come risarcimento.

B. sostiene che l’indebita ingerenza della magistratura ha fatto sì che una banca italiana fosse comprata dalla Francia. In parole povere, difende Fiorani. Replica Marvulli, primo Presidente della Cassazione, dicendo che le asserzioni di B. sono un “delirio”. Ecco finalmente qualcuno che comincia a usare le parole giuste dopo il paragone con Napoleone, con Gesù, eccetera.

Salvo Montalbano
 

La primavera di MicroMega

da La primavera di MicroMega, n.3, 16/3/2006

Diario del commissario Montalbano (3)

Il Presidente Bush, dopo aver ricevuto Berlusconi e averlo incoronato come “leader forte”, ha dichiarato che intende mantenere Cheney quale vicepresidente degli USA fino alla fine del suo mandato. Ma la domanda che immediatamente sorge è un’altra: Cheney vuole mantenere Bush come presidente fino alla fine del mandato?

Ieri, provenienti dal centro d’accoglienza, si fa per dire, di Lampedusa, sono arrivati col postale 250 extracomunitari. Mi trovavo casualmente sul porto e li ho visti sbarcare. Fimmini con picciliddri, anziani, picciotti. Tutti rassegnati, silenziosi, dopo i pochi giorni passati al centro tutte le loro speranze, tutte le loro illusioni sono scomparse e ora non s’aspettano che il peggio dal loro destino. Lo spiegamento di forze sulla banchina è imponente e le televisioni locali mostrano immagini (che saranno vendute alle reti nazionali) di efficienza, di funzionalità perfetta dell’apparato. Come per tranquillizzare Bossi, i suoi simili e tutti gli italiani che la pensano più o meno come lui: non li abbiamo presi a cannonate, come vorresti tu, caro Bossi, non li abbiamo rigettati a mare, ma, come vedi, tutto è sotto controllo.
Mi si avvicina Santagata, che è il collega della questura di Montelusa addetto al trasporto, scambiamo qualche parola.
“Io francamente a questi qua non li capisco” - mi dice il collega a un certo punto - “Hanno pagato quasi cinque milioni a testa per un viaggio pericoloso e dall’esito al novanta per cento negativo. Ora io mi domando e dico: ma con quei cinque milioni ognuno di loro, al paese loro, non avrebbe potuto camparci per qualche annata?”.
“E doppo?” - spio io - “Quanno quei cinque milioni saranno finiti?”.
“Beh, intanto avranno trovato un travaglio, una qualichicosa da fare...”.
“Sai quanti sono i disoccupati in Italia che fa parte dei paisi avanzati?”.
“Sì, ma...”.
“A proposito, tò figlio Giacomo lo trovò il posto che circava?”.
“No. E sono prioccupato”.
“E pirchì questi che stanno sbarcanno non dovrebbero prioccuparisi dell’avvenire dei figli sò?”.

Sempre sugli sbarchi. Arriva una motovedetta stracarica, brulicante di extracomunitari. Stavano ammassati in un barcone mezzo affondato, sono stati salvati in extremis. Devono avere fatto una traversata tremenda, corre voce che due o tre passeggeri siano stati gettati in mare dagli scafisti. Sono laceri, terrorizzati, sfiniti. Viene impedito ai giornalisti televisivi di riprenderli. Certamente per non ispirare negli italiani un sentimento di pietà.
A proposito di questo salvataggio, mi è stata contata una cosa che non so quanto è vera. Le navi che pattugliano i nostri confini marini, se incrociano un natante al limite delle acque territoriali, lo costringono a tornare al largo, abbandonando gli imbarcati a un sicuro naufragio; se invece il natante si trova già dentro le acque territoriali, le navi militari hanno l’obbligo di soccorrerlo. Bene, pare che questo barcone, quando è stato avvistato, si trovava esattamente a un miglio dal confine. Il miglio marino equivale a 1852 metri. Ma il comandante della motovedetta ha ordinato il soccorso invece che l’allontanamento forzato sostenendo che il barcone era già entrato nelle nostre acque in quanto da noi il miglio marino equivale, chissà perché, a 1.851 metri e 85 centimetri. Insomma, 15 centimetri hanno fatto la differenza tra la vita e la morte.

Il ministro Pisanu, in risposta a una pubblicazione di Amnesty sul trattamento riservato ai figli degli extracomunitari, asserisce che nei nostri centri d’accoglienza non c’è nessun bambino. E allora dove vanno a finire i bambini che ho visto sbarcare coi miei occhi? Li danno ai comunisti perché se li mangino? Il titolo del libretto di Amnesty è Invisibili. Le parole del ministro sono dunque una conferma di questa invisibilità.

Per Pisanu, il rischio di un attacco terroristico in Italia è variabile, come il tempo. A seconda delle minchiate del governo, il rischio un giorno c’è e l’altro no. Per esempio, dopo l’esibizione della T-shirt di Calderoli, si affrettò a proclamare che non c’era nessun rischio, mentre invece il rischio di una ritorsione c’era, e piuttosto alto. Oggi ha dichiarato, per favorire l’infame Bossi- Fini, che c’è la possibilità che con i barconi degli immigrati clandestini arrivino da noi anche dei terroristi. I terroristi, elementare Watson, non s’intruppano con dei disperati che verranno sottoposti a controlli d’ogni genere. Ma al ministro conviene fare d’ogni erba un fascio.

“Dottori, si non ci porta distrubbo, ci la posso spiari una spiega?”.
“Dimmi, Catarè”.
“Vero è ca lu presidenti miricano Buschi dissi a lu signuri e Birlusconi ca lui è lu meglio che c’è in Italia?”.
“Vero è”.
“Maria chi scanto, dottori!”.
“Pirchì ti scanti, Catarè?”.
“Pirchì penso a comu devono essiri li peggiu, si lui è lu meglio”.

Si chiama Aristide Benvenuto. Ha ottantacinco anni, pensionato. E’ venuto in commissariato pirchì sò mogliere, dice, lo piglia sempri a botte.
“Che veni a diri sempri?”.
“Sempri, commissario mio, sempri! Dalla matina alla sira! Non passa un jorno che non mi piglia a lignate!”.
“Quanti anni ha la sua signora?”.
”Ottantasei, mischina”.
“E la picchia così, senza motivo?”.
“Senza nisciuna scascione, mi deve accridiri”.
“Lei vuole denunziarla?”.
“Ma quanno mai!”.
“Allora che vuole?”.
“Che vossia la chiama e le dice che quanno mi voli dari botte, me li devi dari meno forti, mi spiegai?”
“No”.
“Commissario, vossia la devi accapire a quella povirazza. E’ surda, squasi non ci vidi cchiù, non può taliare la televisioni, come fa a fari passare la santa jornata?”.

L’Istat ha comunicato che c’è stato un calo nell’occupazione dello 0,4 per cento il che equivale a 102 mila posti di lavoro persi. Ogni italiano dotato di senno si preoccuperebbe: ma il sottosegretario al Welfare (si fa per dire) Sacconi invece esulta: “L’occupazione ha tenuto!” - dichiara felice e soddisfatto.
Ma c’è di peggio. L’Istat rende anche noto che il disavanzo italiano è del 4,1%. Il ministro Tremonti non riesce a trattenere la gioia. “Pensavo che sarebbe stato del 4,3%!” - spiega agli attoniti giornalisti. Mi ricorda una storiella letta sui libri di scuola. A un viddrano, che sta travagliando nel sò campo, il ramo di un arbolo cava un occhio. “Che fortuna! Che fortuna!” - si mette a gridare felici il viddrano. Al che un amico presente gli spia:”Ma di che fortuna parli se ti sei perso un occhio?” E il viddrano: “Considera che se il ramo era forcelluto, invece di un occhio solo li pirdiva tutti e dù!”

Mi pesa molto scrivere sul mio brogliaccio dei fatti di Sassuolo. Tutto è nato dall’arresto di un marocchino esagitato da parte di due carabinieri che l’hanno brutalmente pestato, come dimostrano inequivocabilmente le immagini di un telefonino. Il marocchino è stato condannato a sei mesi per lesioni e resistenza, ma non si può dire che i carabinieri se la stiano passando meglio: immediatamente trasferiti, sono sotto inchiesta dalla Procura di Modena e da quella militare di La Spezia. Un brutto episodio che poteva chiudersi lì. Senonché è cominciata la strumentalizzazione.
Gruppi di An e Lega hanno preso a manifestare inopportune solidarietà ai carabinieri, il clima si è surriscaldato e l’altra notte uno sconosciuto ha sparato contro due giovani marocchini ferendoli. Qua e là ci sono state altre violenze. Il solito Borghezio si è precipitato come una mosca sulla cacca.
E’ chiaro che la situazione a Sassuolo è difficile, ma io domando: se la situazione è così difficile, perché non si pigliano provvedimenti quali, ad esempio, il raddoppio temporaneo delle forze dell’ordine? Forze dell’ordine che non abbiano il manganello facile, sia chiaro. Due persone intervistate dichiarano d’aver visto sì una pattuglia di carabinieri il giorno dopo il fatto, ma l’ultima l’avevano vista tre mesi prima. Allora ti piglia un dubbio: che si vogliono lasciare le cose così come stanno al solo scopo di soffiare sul fuoco e far crescere l’ostilità dei cittadini contro gli immigrati. Insomma: portare acqua al mulino di An, della Lega, di Pisanu.

Salvo Montalbano
 

La primavera di MicroMega

da La primavera di MicroMega, n.4, 23/3/2006

Diario del commissario Montalbano (4)

Mi s’apprisenta Catarella con una facci da dù novembriri.
“Dottori, la sintì aieri a sira la tilivisioni?”.
“No, che disse?”.
“Dissi accussì che Turiddru Ajola, essenno che è stato assoluto in primo grato dall’omicidio di Simone Aguglia, non può cchiù essiri pirsicuto. Vero è?”.
“Vero è”.
“Dottori, ma lo sanno tutti che Ajola ammazzò ad Aguglia!”.
“Evidentemente non c’erano prove bastevoli, Catarè”.
“E quindi il signori pim se la va a pigliari in quel posto e sinni devi stari muto?”.
“La legge dice accussì, Catarè”.
“Ho capito, dottori. Per quisto si chiama leggi Picorina? Pirchì è la posizioni giusta per la giustizia per pigliarisilla in quel posto?”.
“Veramente si chiama legge Pecorella. Ma dici bene tu”.

Circa due mesi fa ho letto su Televideo che sono stati arrestati otto carabinieri. Pare che il fatto sia successo a Milano, non è detto chiaramente. Invece vengono taciute le ragioni dell’arresto. Naturalmente le reti nazionali non ne parlano. Il giorno appresso, sempre su Televideo, leggo che sono stati arrestati, in “varie città d’Italia”, otto poliziotti. In questo secondo caso sono elencate le motivazioni tra le quali alcune perquisizioni effettuate ad uso personale. Non so quale alta autorità si è affrettata a dichiarare che non c’era nessun rapporto tra l’arresto dei carabinieri e quello dei poliziotti, ogni gruppo agiva indipendentemente dall’altro.
Due considerazioni. La prima è che è stata applicata una perfetta par condicio. Otto carabinieri da una parte, otto poliziotti dall’altra. Così non si fa torto a nessuno. Ora io non dico che si tratta di due associazioni per delinquere, né posso dirli colpevoli fino alla fine della trafila dei processi. Dico soltanto che questi sedici appartenenti alle forse dell’ordine hanno perlomeno agito in modo non consono ai doveri che la divisa loro imponeva. L’estate scorsa, sono stati arrestati quattro poliziotti che facevano parte di un commissariato romano, pare che spacciassero. In totale si tratta di venti persone che usavano comportarsi in modo perlomeno equivoco e non vado oltre perché sono un garantista. La seconda considerazione è in realtà una domanda: e se questi venti rappresentanti delle forze dell’ordine si fossero trovati a Napoli o a Genova dove sono accaduti i ben noti fatti, come si sarebbero comportati?
Da allora, non ho trovato più notizie su questi arresti. Ah, quanto è bello il tacere su certe cose scomode!

Da qualche tempo, allato al mio televisore, ci sono una penna e un foglio. Mi servono a tenere un conto, quotidianamente aggiornandolo. Faccio la somma giornaliera degli arrestati per spaccio di droga in tutta Italia. Naturalmente leggo le notizie su Televideo. La media settimanale minima è di 300 (trecento) arresti che in un mese fanno la bella cifra di 1.200.
Nel 2005, secondo i miei conteggi, gli spacciatori colti sul fatto sono stati 14.197. A gennaio-marzo del 2006 la situazione appare già immutata.
Anzi, c’è un leggero incremento. In questa gara a chi modifica in peggio la Costituzione, perché non cambiare l’articolo 1? “ L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro e sullo spaccio della droga”. Conscio di questo, il governo ha votato una legge cosiddetta contro la droga, nella quale, dopo una voluta gran confusione tra spacciatore e consumatore e dopo avere equiparato le droghe leggere a quelle pesanti, si finisce oggettivamente coll’aiutare il commercio della droga. Il governo sa quello che fa e perché lo fa.

Ho messo un altro foglio e un’altra penna allato al mio televisore. Vi elencherò le truffe quotidiane che sono scoperte in Italia e per le quali vengono arrestate una gran quantità di persone. Oltre che sullo spaccio della droga, l’Italia è un paese fondato sulla truffa.

Ci si domanda: come mai da noi si è arrivati in Italia, in breve tempo, a un tale degrado morale? E’ semplice: il pesce, si usa dire, puzza sempre dalla testa. Cioè da chi sta a capo. E quando chi sta a capo ha problemi non con l’etica, ma addirittura con gli articoli del codice penale, ne consegue quello che ne consegue.

A proposito di scontro di civiltà. M’è capitato di leggere, in una biografia di Federico II, che quando l’Imperatore, andato in Terrasanta, si recò in visita col suo seguito nella moschea di Omar, luogo supremo del culto, il sultano disse al muezzin di omettere la preghiera rituale in segno di omaggio alla fede diversa dell’ospite. Della mancata preghiera Federico si stupì e quando seppe la ragione dell’omissione, pregò il sultano di far procedere tutto secondo le usanze. Appena il muezzin intonò la preghiera, più della metà del seguito dell’Imperatore si prosternò e pregò, rivelando così di esser composto in maggioranza da musulmani, e lo stesso Federico se ne stette, per tutta la durata, col capo chino in segno di riverenza. Va sottolineato che queste notizie ci sono pervenute da fonti arabe, certo non inclini a magnificare Federico II.

“Dottori, vossia mi può fari una spieca?”.
“Dimmi, Catarè”.
“Liggivo supra a un giornali che tutti l’omini quanno nascero, nascero africani. Veru è?”.
“Da qualche parte dovevamo nascere, no?”.
“Ma allura la nostra pelli una vota era nìvura?”.
“Perché, ti da fastidio?”.
“Nonsi, dottori, a mia no. Ma io mi addimanno e dico: pirchì noi semo addivintati bianchi?”.
“Sinceramente non so che dirti, non mi sono occupato della cosa”.
“Io inveci una risposta mi la desi”.
“Quale?”.
“Forsì pirchì lu suli ccà è meno forti”.
“Può darsi, non so. Ma non è un problema, Catarè”.
“Chisto lo dici vossia, ca non è un problema. Vossia me lo spieca allura pirchì i cinisi sunno gialli? Di chi minchia di culuri è lu soli ‘n Cina?”.

Tony Blair ha dichiarato che Dio giudicherà se il suo intervento in Irak è stato giusto o no. Questo chiamare in causa Dio per le meschine azioni umane a me, non credente, ha fatto ora paura ora schifo, dai tempi del “Gott mit uns” delle SS in poi. Un uomo politico risponde delle sue azioni agli altri uomini. La sua azione politica avviene in terra, si conclude con la sua morte e, al massimo, verrà giudicata dagli storici. O Blair si crede tanto potente da pensare che Dio, una volta che se lo troverà davanti, si ricorderà di lui?

E’ stato chiesto il rinvio a giudizio di Berlusconi e dell’avvocato inglese Mills che ha testimoniato il falso per lui. Il comportamento della magistratura inglese è stato esemplare. Tra qualche giorno, vogliamo scommettere?, sarà accusata da Berlusconi di far parte dell’internazionale comunista che cospira contro di lui.

Il ministro Storace è stato costretto a dimettersi travolto da una specie di Watergate. Questo governo è un cadavere in putrefazione che continua a perdere pezzi, prima Calderoli ora Storace. Le dimissioni di Storace vengono elogiate dai suoi complici di governo come un gesto di alta responsabilità politica. Ma allora Storace quando ha fatto illegalmente spiare la Mussolini e Marrazzo, suoi avversari, dove aveva momentaneamente messo il suo alto senso ecc ecc?

La faccenda di Storace, che attraverso una certa agenzia privata avrebbe messo sotto controllo i suoi avversari politici con intercettazioni, pedinamenti, controlli bancari e perfino facendo mettere firme false nelle loro liste elettorali per poi farle annullare, è stata definita dai giornali come Watergate laziale, Watergate all’amatriciana, Watergate alla vaccinara eccetera.
Poi arrivano le dimissioni (rientrate) del numero uno dello spionaggio italiano, il generale Pollari. Che c’entra? Boh, non si sa, pare però che… Ma di colpo il sapore di quell’amatriciana e di quella vaccinara di cui sopra è diventato amaro come veleno.

Salvo Montalbano
 

La primavera di MicroMega

da La primavera di MicroMega, n.5, 30/3/2006

Diario del commissario Montalbano (5)


Verso le deci del matino, Catarella mi dice al telefono che c’è un signore Estivo che vuole parlarmi “di pirsona pirsonalmenti”. Dato che siamo a marzo, ma fa friddo assà e piove, gli dico di farlo passare, forse mi porterà un po’ di calura. Catarella ha, naturalmente, sbagliato. Il signore, quando entra nel mio ufficio, si presenta col suo cognome, che è Restivo. Pazienza. Enrico Restivo è un quarantino malo vistuto, dall’ariata dell’omo sempre pigliato a càvuci. Mi dice che vuole mettermi al corrente di una questione assai riservata e personale. Lo tranquillizzo. Attacca a parlare di sé, mi dice che è impiegato al municipio, ma che tutti in ufficio lo bistrattano, gli fanno superchierie, gli hanno persino negato la promozione che gli spettava di diritto.
“Perché?” - gli domando.
“Pirchì sono un omo onesto!” - proclama fieramente - “Non faccio intrallazzi, non chiudo un occhio, non mi piego a fari favori a pagamento!”.
Io comincio a spiegargli che, in quanto commissario, non vedo come possa intervenire per la sua mancata promozione, ma lui m’interrompe dicendomi che non è venuto da me per questo.
“Allora perché è venuto?”.
“Mè mogliere mi mette le corna!”.
Mi perdo per un attimo. Come stiamo con l’adulterio? È perseguibile su denunzia di parte? Oppure siamo al “cu futti futti e Diu pirduna a tutti”?
Prendo tempo.
“Ne è sicuro?”.
“La mano supra il foco ci posso mittiri!”.
“Come l’ha scoperto?”.
“Taliasse, commissario, ogni matina mè mogliere accompagna nostro figlio Jachino alla scola, torna, pulizia la casa, nesci nuovamenti, va a fari la spisa e torna a mezzojorno. Bene, una matina di una misata fa, io dall’ufficio tornai a la casa che potivano essiri le unnici e mezza pirchì aviva tanticchia di fevri. E verso mezzojorno meno deci mi misi alla finestra. Po’ sintii, dalla rumorata in cucina, che mè mogliere era tornata con la spisa fatta”.
“Embè?”.
“Ma io non l’aviva vista trasire nel portone, mi spieco?”.
“Forse si era distratto”.
“Nonsi. Rifici la prova dù jorni appresso e capitò la stissa cosa. Signo che mè mogliere annava a trovari a qualichiduno che abita nello stisso palazzo nostro”.
“E chi andava a trovare, secondo lei?”.
“A Totò Calandro che è scabolo ed è all’arresti domiciliari nella sò casa che è al piano supra al mio”.
Ahi. Calandro è un noto mafioso, sicuramente omicida.
“Lei vuole denunziarlo?”.
“A Calandro?! Ma quello è capace d’ammazzarmi!”.
“Senta, signor Restivo, perché non parla con sua moglie?”.
Non mi risponde. Cava fuori il portafoglio e mi porge una foto. Rappresenta una trentina alta, prosperosa, sensuale e prorompente, dallo sguardo cupo e minaccioso.
“Io non sono omo di parlari con lei”- mi dice- “Capace che se le dico mezza parola mi rumpi la testa”.
Gli consiglio di pazientare intanto che cerco di trovare una soluzione. E me ne scordo completamente.
Il signor Restivo si ripresenta dopo una quindicina di giorni. E’ stranamente cangiato, l’ariata da vittima predestinata non ce l’ha più.
Mi dice che è venuto per chiarire.
“Cosa?”.
“Di un equivoco si trattò, commissario. Mè mogliere non annava a trovare a Totò Calandro, ma alla signora Pompeo, che abita supra lo stisso pianerottolo di Calandro e che è vecchia e sula, povirazza. Mè mogliere le duna adenzia”.
“Meglio accussì”.
Appena se ne va, incarico Fazio di saperne di più. E Fazio mi rivela che Restivo ha finalmente ottenuto la promozione, grazie, dicono le malelingue, ai buoni uffici di Totò Calandro.

Come i 16 milioni d’italiani, anch’io assistito al dibattito televisivo tra Berlusconi e Prodi. Poi ho anche assistito alle discussioni che ne sono seguite. Chi ha vinto? Chi ha perso? Ma il fatto stesso che siano state possibili queste domande subito dopo una sfida tra il Grande Comunicatore per eccellenza e chi non pareva capace d’esprimersi nemmeno con l’alfabeto dei sordomuti, non significa che il Grande Comunicatore ha smarrito la via di convincere attraverso la comunicazione?

“Montalbano?”.
“Mi dica, signor questore”.
“Le telefono a proposito del comizio che dovrà tenere domani a Vigata il sottosegretario senatore Perciavalle”.
“Ha disposizioni speciali?”.
“No, no, per carità! Ma siccome proprio l’altrieri è stato rinviato a giudizio per truffa e appropriazione indebita non vorrei che…”.
“…che qualche cittadino onesto lo contestasse?”.
Non rileva.
“Non vorrei che qualche testa calda… Quanti uomini pensa d’impiegare per il servizio d’ordine?”.
“Due”.
Rimane alloccuto. Doppo piglia sciato e dice:
“Ma non sono pochi?”.
“No, signor questore. Deve considerare che al servizio d’ordine prenderanno parte macari una decina di volontari”.
“E chi sono?”.
“I mafiosi della famiglia Sinagra. Il senatore Perciavalle, dopo il comizio, andrà nella villa di don Balduccio a rendergli omaggio. Stia tranquillo, signor questore, sarà un comizio tranquillissimo”.

I quattro europarlamentari italiani della Lega (tra i quali si distinguono l’ineffabile Borghezio e uno scamiciato giovinotto a nome Salvini), sono stati espulsi dal gruppo che a Bruxelles fa capo ai cosiddetti euroscettici. Non so quali siano stati i motivi. Pare che alla base del provvedimento ci sia l’ormai leggendaria esposizione della T-shirt di Calderoli con una vignetta anti islamica. Ma evidentemente a tutto c’è un limite.

Il ministro Pisanu è stato denunziato per gli indiscriminati rimpatri dei clandestini. Questo ministro ha rappresentato al meglio il governo Berlusconi nell’applicazione dell’immonda legge Bossi- Fini. La diessina Livia Turco e anche Fassino lo difendono: non è colpa sua, dicono, ma della legge. Ma dimenticano di dire che Pisanu, prima d’applicarla, quella legge, l’aveva votata in Parlamento. Non l’ha subita e applicata, ma l’ha voluta e applicata.

L’ex ministro Calderoli, ha dichiarato che la legge elettorale, da lui stesso materialmente scritta, è una porcata. Esempio perfetto di cosa significhi sputare (o fare altri bisogni corporali) nel piatto nel quale si mangia. E fin qui, nulla da eccepire, gusti personali dell’ex ministro che ama condire così il suo cibo. Il fatto grave è che poi in quel piatto abbiano costretto a mangiare tutti gli italiani.

Il ministro Giovanardi ha affermato che il governo olandese ha varato leggi “naziste” sull’eutanasia. Ma com’è che Berlusconi e i suoi accoliti sanno solo offendere? Oppure non sanno quello che dicono? Lo sa Giovanardi che cosa ha significato per l’Olanda l’invasione nazista? Il ministro degli esteri olandese ha convocato l’ambasciatore italiano, ma Giovanardi ha dichiarato di non voler presentare scuse, reiterando l’offesa. Vuoi vedere che sarà costretto a dimettersi anche lui in articulo mortis?

Berlusconi prima fa sapere all’assemblea della Confidustria che non potrà parteciparvi a causa di una “lombosciatalgia acuta”, poi si presenta a sorpresa. In pochi minuti si esalta, trasforma l’intervento in un comizio violento, lancia accuse a tutti i giornali indipendenti, si scaglia contro l’industriale Della Valle, l’insulta e trova modo d’insultare ancora una volta la sinistra e la magistratura. Alla fine, il vicepresidente della Confindustria, Pininfarina, imbarazzato (e ce ne vuole!) parla di confusione mentale di Berlusconi, dovuta allo stress elettorale. E due. Perché già il Presidente della Cassazione, Marvulli, aveva parlato di “delirio” berlusconiano. Non sarebbe il caso di allertare chi di dovere?

Salvo Montalbano
 

La primavera di MicroMega

da La primavera di MicroMega, n.6, 6/4/2006

Diario del commissario Montalbano (6)


Stamatina s’appresenta Catarella.
“Dottori, ci l’avi cinco minuti per farimi una spieca?”.
“Dimmi, Catarè”.
“Veru è che a quillo che ammazzarono in Iracchi che di nomi faciva Quattrocchi ci dèsiro la miraglia d’oro?”.
“Vero è”.
“E allura pirchì la miraglia d’oro non la danno macari a quilli dell’Arma che morsero a Nassaria?”.
“Perché quelli sono morti in missione di pace”.
“Allura veni a diri che Quattrocchi morse in missione di guerra?”.
“Beh, non è precisamente accussì. La medaglia a Quattrocchi è stata assegnata al valore civile, non al valore militare”.
“Dottori, mi scusassi. Allura veni a diri ca un militari ca mori in missioni di paci non avi valori civile?”.
“Catarè, ho da fare”.
“Ho capito, dottori. La lasso travagliare. Però sugnu cchiù cunfuso che pirsuaso”.
“Macari io, Catarè”.

Alla fine del comizio di Berlusconi al Carlo Felice di Genova, un giovane grida ironicamente: “Viva Mangano!”. Commenta Violante che il mafioso Mangano è indubbio che abbia fatto parte a lungo dell’entourage di Berlusconi. Bondi reagisce: quello che dice Violante è indegno! E a lui si associa un gigante del pensiero politico come Tajani. Insomma, è indegno che Violante lo dica, non che Berlusconi si sia tenuto in casa un mafioso, foraggiandolo e coccolandolo.

Cose di casa nostra. Mi raccontano che a Fiacca arrestano un piccolo mafioso di campagna che avrebbe ammazzato a colpi di pietra un ragazzino che aveva osato rubargli un coniglio dalla casa di campagna. Dopodichè si sarebbe disfatto del cadavere gettandolo in un pozzo asciutto. Apro una parentesi: potrebbe quest’omicidio in base alla nuova legge essere interpretato come legittima difesa in versione sicula? Chiudo la parentesi.
Siccome il mafiosetto nega di essere stato lui, decidono di portarlo nel posto dove il ragazzino è stato rinvenuto. Qui pare che qualcuno abbia ordinato al mafioso di calarsi nel pozzo nella speranza di provocargli un crollo psicologico. Il cadavere, in stato di avanzata decomposizione, naturalmente era stato portato via, ma forse per il caldo ancora se ne sentiva l’odore. Il mafioso si rifiuta di calarsi dentro e ne nasce una specie di colluttazione. Qui le versioni sono due.
Quella degli inquirenti: nessuno ha intimato al mafioso di calarsi nel pozzo, egli, approfittando di un momento di distrazione, è riuscito a scappare. E’ stato aperto il fuoco, ma non è stato nemmeno ferito. Testimoni, come dire, auditivi confermano di avere udito numerosi colpi di arma da fuoco e grida di “Fermo! Alt!”.
Versione vox populi: siccome il mafioso si rifiutava di scendere nel pozzo, qualcuno gli ha dato un cazzotto in faccia, il mafioso è caduto all’indietro, ha battuto la testa contro i sassi che formavano l’imboccatura del pozzo ed è morto. Allora gli inquirenti hanno fatto scomparire il cadavere e hanno messo su il teatrino della sparatoria.
Il corpo del mafioso viene rinvenuto in un chiarchiaro una quindicina di giorni dopo. Il caldo e i cani l’hanno reso quasi irriconoscibile. Fanno l’autopsia. Effettivamente c’è la frattura alla base del cranio ma ci sono anche due ferite d’arma da fuoco alle spalle.
Versione degli inquirenti: tutto si è svolto come abbiamo detto noi, il mafioso è scappato ma è stato raggiunto da due colpi che l’hanno ferito gravemente, sicché è andato a morirsene nel chiarchiaro.
Vox populi: il mafioso è morto battendo la testa, i due colpi sono stati sparati sul cadavere per avvalorare la versione degli inquirenti, tanto più che chi si è trovato a passare dal chiarchiaro nei giorni precedenti il ritrovamento non ha visto nessun morto.
Conclusione. La famiglia fa affiggere manifesti mortuari così concepiti:

X Y
di anni 36
morto non si sa come

Non si sa come è il titolo di una commedia di Pirandello, naturalmente. E naturalmente del tutto ignota ai famigliari del mafioso.

Sempre in tema di manifesti. Un mio amico di Milano, venuto per la prima volta in Sicilia in vacanza, si è messo a girare con la sua macchina per paesi e paesini. Finito il giro, mi viene a trovare e io gli domando che cosa l’abbia colpito di più.
“Vuoi sapere quale bellezza artistica?”.
“No, di noi, del nostro carattere”.
Allora mi dice che proprio all’entrata di C. (paese universalmente noto, anche attraverso il cinema, per l’alta densità mafiosa) c’era un grosso manifesto:

AVVISO ALLA POPOLAZIONE
In occasione della festività del 15 agosto si rende noto che la Banda Comunale eseguirà nella Piazza Grande alle ore 21 un concerto di
MARCE FUNEBRI

In Afghanistan un tale, convertitosi al cristianesimo e perciò considerato apostata, viene condannato a morte. Il nostro ministro degli esteri convoca l’ambasciatore afghano e questi lo rassicura: la pena è stata sì comminata, ma non verrà eseguita. L’ex presidente (emerito) Cossiga insorge: ritiriamo le nostre truppe che sono lì a sostegno di un paese il cui governo comunque pratica la pena di morte. Giustissimo. Ma perché il nostro ex presidente (emerito) non chiede con altrettanta foga di non avere niente a che fare con l’amministrazione USA che, oltre alla pena di morte, pratica anche la tortura come è abbondantemente dimostrato?

Una signora novantina, di testa ancora lucidissima, mi racconta che negli anni ’50 era costretta il mercoledì e il venerdì a tornare da Vigata nella casa di campagna dei suoi genitori quando già era sera inoltrata. Doveva farsi da sola, e al buio, due chilometri di una trazzera impraticabile perfino per i carretti. Aveva sempre il cuore in gola. Una sera che aveva appena imboccata la trazzera, incontrò un mafioso pluriomicida che conosceva bene la sua famiglia.
“Signorina” - le disse il mafioso levandosi la coppola - “vossia non deve caminare sola di notte, ci sono troppi sdilinquenti in giro. Mi permette che l’accompagno fino a la sò casa?”.
“E io, mi creda commissario” - conclude la signora - “tirai un sospiro di sollievo e accettai, sentendomi al sicuro”.

Spesso, nel corso dei quiz televisivi, qualche concorrente domanda al conduttore: “mi da’ un aiutino?” Berlusconi, che recentemente ha incontrato Bush, deve aver fatto lo stesso. L’aiutino è arrivato sotto forma di una nota del Dipartimento di Stato che allerta i cittadini americani in Italia su possibili disordini violenti nel corso delle elezioni. E la stampa italiana e le Tv diffondono la notizia. Qual è lo scopo? E’ duplice. Il primo è quello di creare tensioni, il secondo è quello di aumentare il numero di coloro che si astengono dal voto. Perché chi si astiene in realtà aiuta Berlusconi.

Su questa faccenda è scoppiata una polemica politica con le solite note comiche di Berlusconi che ha accusato Prodi, che si è lamentato dell’atteggiamento americano, di indebita ingerenza negli affari degli Usa.
Al solito, la realtà capovolta.

M’è arrivato un plico contenente un fascicolo a colori, molto spesso, intitolato La vera storia italiana e sottotitolato Il dietro le quinte del governo Berlusconi. Al centro della pagina di copertina campeggia il capo del governo, doppio petto, cravatta, sorriso ufficiale, capelli ufficiali. Ho cominciato a leggerlo. In un concorso internazionale di fantascienza risulterebbe primo assoluto.

Salvo Montalbano
 

La primavera di MicroMega

da La primavera di MicroMega, n.7, 13/4/2006

Diario del commissario Montalbano (7)


Mi capita tra le mani il libro, edito nel 1925, di un ex avvocato e notaio siciliano poi diventato giornalista per combattere le prepotenze degli agrari contro i contadini, e quindi costretto a emigrare, nel 1907, negli Stati Uniti.
Perché costretto? Perché nel 1901 il giornalista, che si chiamava Teresi, aveva scoperto che nel suo paese esisteva una setta segretissima, denominata “La setta angelica”. Questa setta era composta tutta da preti e da alcuni ricchi borghesi “unti dal Signore”. Il compito degli appartenenti alla setta era quello di preparare, con una serie di esercizi spirituali, le vergini devote o le giovani donne che erano in procinto di maritarsi, al raggiungimento di una felice vita coniugale. Gli esercizi, che si svolgevano nelle varie sacrestie nelle ore in cui le chiese erano chiuse ai fedeli, dovevano portare le ragazze “alla comunicazione con la grazia divina e all’elevazione a gradi sublimi di perfezione”.
In realtà, com’è facile intuire, gli esercizi consistevano in “atti ignominiosi” (sto citando, virgolettato, nientemeno che da un articolo di don Sturzo il quale della faccenda si occupò) e “contro natura” ai quali le giovani venivano indotte dai preti e dai pochissimi eletti che però agivano incappucciati. Scoppiato lo scandalo a livello nazionale, grazie a Teresi, qualche prete venne arrestato per corruzione di minore e qualche altro venne trasferito.
E fin qui, tutto nella regola. I guai per Teresi cominciarono subito dopo. Il clero non gliel’aveva perdonato e nemmeno gli agrari. Alleatisi, clero e agrari, non fecero ammazzare Teresi con un colpo di lupara, come ci si sarebbe aspettato, ma fecero ricorso a un’arma più perfida e sottile. Cominciarono a lavorarsi le famiglie delle giovani vittime. Di chi era la colpa se il loro nome era stato messo in piazza? Di Teresi. Di chi era la colpa se queste ragazze non avrebbero mai più trovato un marito? Di Teresi. E di chi era la colpa se il buon nome del paese era stato sputtanato da tutti i giornali d’Italia? Di Teresi. Insomma, denunziando la setta angelica, Teresi aveva fatto solo danno. E perciò doveva pagare. Isolato da tutti, a Teresi non restò altro da fare che espatriare.
Dal che si evince, come si scrive nei verbali in uso nel mio commissariato, che è un vecchio vizio italiano quello di trasformare il denunziante in denunziato, l’innocente in colpevole, il giudice in reo.
E perciò non mi stupisce che all’atto di preparare le liste elettorali si sia espressa da alcuni molta perplessità sulla candidatura tra le fila del centrosinistra di un ex magistrato in pensione da tre anni ma che ha la colpa di aver fatto parte di Mani pulite, mentre non c’è nessuna perplessità a candidare mafiosi, ladri, concussori, corruttori conclamati (e come tali condannati).

L’altra sera l’industriale Diego Della Valle, uomo moderato anche politicamente ma diventato come il fumo negli occhi a Berlusconi per avere osato contraddirlo durante un dibattito televisivo, ha detto una frase molto seria a proposito del clima elettorale instaurato dal capo del governo: ha ammorbato l’aria che respiriamo, ha avvelenato i rapporti umani, “non ci salutiamo più” - ha aggiunto - “con quelli che hanno un’idea diversa dalla nostra”. Non si tratterà in futuro solo di risanare l’economia (che è già un’impresa immane) e di ridare dignità alle istituzioni democratiche (altra impresa titanica), ma di riparare anche a un guasto profondo operato negli animi degli italiani.

“Non sono io che alzo i toni!” - proclama Berlusconi a Napoli mentre contemporaneamente definisce Prodi un poveraccio, un uomo di paglia dei comunisti, dice che Fassino è ricercato come testimonial dagli impresari di pompe funebri, afferma che le cooperative, la malavita e i giudici agiscono in combutta, dichiara che in Cina i comunisti hanno bollito i bambini per farne concime. Infine, con quell’eleganza che lo ha sempre contraddistinto, rivela di non aver preso casa a Napoli per non sentire la voce della Jervolino. Dove dovremmo prendere casa noi per non sentire più la sua voce, per non vedere più la sua faccia rifatta?

Naturalmente il governo cinese ha ufficialmente protestato per la minchiata dei bambini bolliti. E dire che la gaffe viene fatta da Berlusconi proprio nell’anno che la Cina ha dedicato all’Italia. In questi mesi di non governo siamo a quota tre: prima Calderoli con la Libia, poi Giovanardi con l’Olanda, ora Berlusconi con la Cina. E poi dicono che Berlusconi e i suoi non hanno fatto conoscere l’Italia nel mondo!

A proposito dei bambini bolliti, Bondi afferma di non spiegarsi la protesta cinese dato che si tratta di fatti storici ampiamente provati. Siamo in grado di spiegare perché Bondi dice che si tratta di fatti provati. Quando lui era un fervente, acceso e intransigente sindaco comunista del suo paese, nella sezione alla quale apparteneva si chiesero perché bisognasse bollire i bambini prima di farne concime. Non era una perdita di tempo? Non era più rapido infornarli e ridurli in cenere? Lo scrissero ai compagni cinesi e al quesito rispose Mao in persona spiegando come qualmente era meglio dare ai bambini una sbollitura preventiva. Questa risposta autografa di Mao è stata gelosamente conservata da Bondi che è pronto ad esibirla a richiesta del suo datore di lavoro.

Del mangiare i bambini. Potrei, in un comizio, affermare che i pisani usavano mangiare i propri figli? Lo documenta, a proposito di una vicenda che riguardò un certo conte Ugolino, tale Dante Alighieri.

Sempre a proposito di bolliture. E’ morta la baronessa B. Era diventata celebre per una battuta. Andata un 2 novembre di molti anni fa al cimitero, trovò la tomba di famiglia scassinata. Avevano portato via il tabuto del padre che era morto da una quarantina d’anni. Alcuni giorni dopo le telefonò un avvocato che era notoriamente colluso con mafiosi e malviventi dicendole che aveva urgenza di parlarle. La baronessa lo invitò ad andarla a trovare il giorno appresso, alle cinque del pomeriggio. Quando l’avvocato arrivò, trovò il salone pieno di amiche e amici della baronessa. C’era una festa da ballo.
“Vorrei parlare da sola” - disse l’avvocato.
“Non ho segreti per i miei amici”- rispose la padrona di casa facendo segno all’orchestra di smettere.
Allora, nel silenzio di tutti, l’avvocato, un poco a disagio, parlò.
“Ho saputo da alcune persone che ci sarebbe un modo di ritrovare il tabuto di suo padre”.
“Ah, sì? E come?”.
“Beh, bisognerebbe pagare una certa cifra”…
“Quanto?”.
E l’avvocato sparò una cifra enorme.
“Senta, avvocato” - disse la baronessa - “Papà è morto da quarant’anni.
Dentro a quella cassa ci sono solo le sue ossa. Dica ai suoi conoscenti che se le possono mettere a bollire e farne brodo”.
E fece segno all’orchestra di riprendere. Tre giorni appresso il tabuto venne ritrovato, intatto, davanti alla tomba di famiglia. Sopra, un biglietto anonimo:
“Con tanto di cappello, baronessa”.

Berlusconi ha affermato che a protestare contro le sue parole sui bambini bolliti in Cina “è stato solo un funzionario cinese”. Cos’è un solo funzionario di fronte a un miliardo e trecento milioni di suoi concittadini? Nulla. Ergo, i cinesi non hanno protestato. Ma si dimentica di aggiungere che quel funzionario è il portavoce del Ministero degli esteri del governo di Pechino, cioè il rappresentante di un miliardo e trecentomila cinesi. Al contrario di lui, che afferma di rappresentare l’Italia e invece rappresenta solo se stesso.

Irritato per l’accusa di delinquenza politica rivolta da Prodi a Tremonti, Berlusconi chiede l’intervento del Capo dello Stato perchè faccia totò sul sederino di Prodi. Bene, oggi, 1° aprile, si è visto il ministro delle Finanze vantarsi e compiacersi dei dati della trimestrale di cassa che sono francamente disastrosi, da far paura. Allora, se non è un delinquente è certamente un irresponsabile.

“Dottori vero è che quilli che hanno rapito e ammazzato il picciliddro vicino a Parma erano siciliani come dicino i giornali e le televisioni?”.
“Vero è”.
“E pirchì li stessi giornali e televisioni non dicino che il carrabineri che gli hanno sparato e sta in coma è macari lui siciliano?”.
Non so che rispondere.

Salvo Montalbano
 

La primavera di MicroMega

da La primavera di MicroMega, n.8, 20/4/2006

Diario del commissario Montalbano (8)


“Dottori, mi la fa una spieca?”.
“Va bene, Catarè, parla”.
“Veru è ca i camunisti, si vanno a lu governu, mettinu la tassa supra i botti?”.
“Perché, tu hai qualche Bot?”.
“Nonsi, io no. Ma mè cugnato Sciaverio ci l’avi ed è prioccupato”.
“Senti, Catarè, questa tassa non la mettono su i Bot che uno già possiede”.
“Sicuro, dottori?”.
“Sicuro, Catarè”.
“Dottori, allura Sciaverio po’ avvotari pi li camunisti?”.
“Tranquillo”.
“Dottori, e me cuscino Japicu che non avi Bot per chi devi avvotari?”.
“Catarè, ma il voto non è condizionato dal fatto che uno ha o non ha i Bot! Lui per chi vorrebbe votare?”.
“Dottori, Japicu disaccupato da tri anni è!”.
“Embè?”.
“E tiene mogliere e dù figli picciliddri a carrico!”.
“Sì, ma...”.
“Dottori, lui non voli avvotari. Dice che i povirazzi come a lui non hanno cchiù spranze”.
“Ma Prodi, Fassino, Rutelli, hanno spiegato che nel loro programma...”.
“Dottori, quanno loro parlano, Japicu non capisce quello che dicinu. Parlanu difficile. E dicino nummari che pari il joco del lotto. Aiu l’impressioni ca stavolta Japicu nun avvota”.

Visto il secondo round Berlusconi-Prodi. Berlusconi, chiaramente suonato, a due domande non ha risposto subito perché ha preferito continuare a insultare Prodi e il centrosinistra. Poi, avendo fatto Prodi una citazione di G. B. Shaw, l’ha presa per un insulto personale, ha reagito dicendo che non si offende così il presidente del Consiglio (ma lì era in veste di candidato) e ha definito Prodi un “utile idiota”. Come un tempo facevano Scelba e i fascisti. Alla fine Berlusconi, quando non c’era più possibilità di replica, l’ha sparata grossa: aboliremo l’Ici per la prima casa! In un attimo è rispuntato il pataccaro. Ma era chiaro che non ci credeva nemmeno lui.
Penoso. Se gli italiani lo rivoteranno è chiaro che si tratterà non solo della rovina definitiva dell’Italia, ma che la malattia del fascismo strisciante e del populismo a vuoto è ormai incurabile nel cinquanta più uno per cento degli italiani. Chi lo disse che governare gli italiani non era difficile, ma inutile?

Nessun giornale e nessuna televisione ci spiegano per quale motivo la Cassazione non si è ancora pronunziata sulla condanna per stupro a quell’Alessi che ha ammazzato il bambino Tommaso in provincia di Parma. Aveva fatto solo sei mesi di galera, ma il giudice che l’aveva condannato aveva scritto che Alessi poteva tornare a delinquere. Malgrado ciò, era praticamente libero, lavorava come muratore, doveva solo trovarsi a casa sua a una certa ora della sera. Perché? Perchè nessuno ha voglia di ricordare come la Cassazione sia costretta a ritardare tutto il suo lavoro, soffocata dalle conseguenze della benemerita (per Berlusconi e soci) legge Pecorella.

Il giornale Libero (si fa per dire) ha riportato la notizia che Berlusconi, patendo l’altra notte d’insonnia, ha voluto fare un sondaggio personale sulle elezioni. Alle tre del mattino ha chiamato alcune di quelle ragazze che intrattengono a pagamento i clienti con telefonate erotiche. “Ebbene”, ha annunziato trionfante l’insigne statista che ancora ci governa, “sette su nove hanno risposto che voteranno per me, due che si asterranno dal voto!”. E così gli odiati comunisti sono sistemati.

Ultimi fuochi del tramonto. Berlusconi, a un convegno della Confcommercio, ha detto testualmente che lui non crede che gli italiani siano così coglioni (sic!) da votare contro i loro interessi. I commercianti, che si sono arricchiti con l’euro senza trovare ostacoli da parte del governo, hanno caldamente applaudito. Che Berlusconi fosse un uomo profondamente volgare non ne avevamo dubbi, e non avevamo dubbi che la sua volgarità sarebbe prima o poi esplosa. Ma quale presidente del Consiglio si è mai permesso di offendere così quelli che non lo votano? Lui ora si difende affermando che quella frase l’ha detta per scherzo, sorridendo. L’ho visto in televisione. Non sorrideva, era serio e convinto di ciò che stava dicendo.
E poi da tempo Berlusconi non sorride più, ghigna.

Meglio coglioni che delinquenti (politici).

Uno che va contro i propri interessi (ammesso che le cose stiano così) cercando di fare solo l’interesse del paese è un coglione?

A proposito di coglioni. Gianfranco Fini esorta a non fare un “caso nazionale” della frase di Berlusconi. Ma è un caso nazionale! Berlusconi ha pesantemente insultato o la maggioranza o, nel peggiore dei casi, il cinquanta per cento meno uno degli elettori italiani! Milioni di italiani! Come reagirebbe Fini se Prodi dicesse che gli italiani che votano per Fini, per Storace, per La Russa, per Gasparri, sono dei coglioni?

Altra sequele d’insulti da parte di Berlusconi. Fa un monologo, cioè una conferenza stampa senza che i giornalisti possano porre domande, nel quale si scaglia violentemente contro i giudici di Milano, il Corriere della sera, i giornalisti in generale. E’ fuori di sé perché, per le regole della par condicio, non ha potuto fare un monologo televisivo in una sua rete. Anche il Comitato di redazione del telegiornale di quella rete, in un soprassalto di dignità, si è opposto.

Quando lo vedi sotto l’occhio impietoso delle telecamere ti senti a disagio. Le varie plastiche facciali sembrano dover esplodere da un momento all’altro, come capita a Chaplin nel film Un re a New York, le labbra tirate scoprono il ghigno, la testa curiosamente gli si rimpicciolisce, come ha notato Michele Serra.

Ora invoca il controllo dell’Onu sulle elezioni italiane. Teme brogli. (“Ognun dal proprio cuor/ l’altrui misura”: Metastasio). Crede di essere all’opposizione? Ma il ministro dell’Interno non è il suo caro e fido Pisanu? Semmai dovremmo essere noi del centrosinistra a fare questa richiesta. Ad ogni modo è riuscito, ancora una volta, ad offendere l’Italia.

Il taumaturgo. Da quando Berlusconi ha assunto l’interim del ministero della Sanità, l’aviaria è scomparsa completamente dai telegiornali. E dire che Storace su questa storia ci campava. Appena qualcuno glielo farà notare, Berlusconi dirà che l’ha debellata. Così come sostiene, forse su consiglio di Scapagnini, di essere riuscito ad allungare di due anni la vita media degli italiani.

Cronaca di un delirio. Chiusi i seggi elettorali, gli exit poll danno vincente con molto distacco il centro sinistra. Fino a metà pomeriggio altri exit poll confermano. Poi cominciano le prime proiezioni che riducono sensibilmente e progressivamente il distacco. Quindi, con un ritardo incredibile che autorizza le peggiori supposizioni, arrivano i primi dati del Viminale che rovesciano la situazione. Al Senato la Casa delle libertà, alle 20,30, ha il 49,1 % mentre il centro sinistra ha il 49,9 %. Senonché, in base alla legge elettorale, malgrado la superiorità dei votanti a favore del centrosinistra, la Casa delle libertà otterrebbe 157 seggi e l’Unione 152.
Sempre alle 20,30 il Viminale comunica che per la Camera l’Ulivo ha ottenuto il 53,4% e la Casa delle libertà il 46,1. ESATTAMENTE UN QUARTO D’ORA DOPO, I DATI DELLA CAMERA VENGONO COMPLETAMENTE RIBALTATI. Non scriverò più nulla fino a quando non conoscerò i dati ufficiali e definitivi. Comunque sento il dovere di gridare:evviva il ministro Pisanu!
Ore 22,30. Continua l’estenuante altalena di dati. Ancora non riesco a capire se il governo Berlusconi finirà in un gran casino o se il nuovo governo Berlusconi nascerà in un gran casino.
Ho deciso di andarmene a dormire. Chiunque vinca resta dimostrato che il male italiano è grave, profondo, probabilmente inguaribile.

Salvo Montalbano
 



Last modified Wednesday, September, 25, 2013