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Il diavolo
Tentatore / Innamorato



Autore Andrea Camilleri, Jacques Cazotte
Prezzo E 14,50
Pagine p. 142
Data di pubblicazione agosto 2005
Editore Donzelli
Collana Fiabe e storie
e-book € 5,99 (ePub con DRM)


Andrea Camilleri - Il diavolo che tentò se stesso

Bacab è un povero diavolo d’aria, di quella specie che ha per compito di indurre uomini e donne in tentazione carnale, infilandosi in quella parte del corpo umano, mascolino o femminino, che è il «loco del piaciri», in modo da riuscire – «strica oggi, strica dumani» – a innescare amori «pazzi ed esecrabili».
Per distinguersi dalla diabolica manovalanza, Bacab accetta un compito impervio: indurre in tentazione niente meno che la pronipote della monaca di Monza… Ma quando, dopo aver «assistito» la procreazione con le dovute diavolerie, ottiene il suo scopo, il nostro diavolaccio viene convocato dal capo, l’arcidiavolo Delamaz, il quale – coda e baffetti d’ordinanza – gli annuncia che l’ha combinata grossa, perché la «parte avversa» si è risentita assai e ne è nato un grosso caso politico. Urge aprire una trattativa con «l’Arcangilo Gabriele».

«Chiamatemi Bacab. Sono quel lucifugo che si venne a trovare nella mala vintura d'essere divintato, come dice il vostro poeta, "spiacente a Dio e alli nemici sui". Essendo che sono un diavolo, il fatto di spiaciri a Dio per mia è sempre stato un titolo di merito...».

 

Jacques Cazotte - Il diavolo innamorato (novella spagnola)
Traduzione e postfazione di Gaia Panfili

Nella Napoli galante e un po’ folle di fine Settecento, un giovane spagnolo, capitano delle guardie del re, accetta per scommessa di esibire il proprio coraggio sfidando il diavolo. Evocato, il demonio si materializza sotto le spoglie seducenti di una bellissima giovane donna. Innamorata e tentatrice insieme, la donna-diavolo si lascia prendere dallo slancio naturale della passione, nella quale vuole a tutti i costi attrarre il soldatino. Ma ecco farsi avanti dalla terra di Spagna la cattolicissima madre del capitano: toccherà a lei cercare di sottrarre il figliolo dalle braccia della diabolica, innamoratissima tentatrice che lo ha stregato.

«Ingrato, poggia la mano sul cuore che ti adora. Lascia scorrere nelle tue vene un po' di questa fiamma deliziosa di cui ardono le mie; addolcisci, se puoi, il tono della tua voce. Dimmi infine, se ti è possibile, con la stessa tenerezza che io provo per te: "Mio caro Belzebù, ti adoro..."».

 

Nota dell'editore

Scomparso. Lo aveva cercato in diverse librerie, poi su internet, nei remainders, sulle bancarelle. Niente. Quale proterva diavoleria aveva potuto far sì che Il diavolo innamorato di Cazotte fosse introvabile per il lettore italiano? Perché uno dei testi fondativi della letteratura fantastica non era stato in grado di suscitare - da parecchi anni a questa parte - l'attenzione dei suoi colleghi? L’editore si era posta a più riprese la domanda. Almeno per un paio di volte aveva messo il libro in piano, e poi lo aveva tolto, fiutando odore di trappola.
Certo, il testo era diabolicamente bello. Una grande storia d'amore. Un diavolo-donna di profondissima e struggente umanità. Tentatrice, come si conviene al demonio; ma anche innamorata cotta, al punto da aver perso letteralmente la testa per il suo bel soldatino. E il protagonista? Un uomo disposto a lasciarsi sedurre, certo, dalla bellezza; ma ancor prima ammaliato dalla curiosità, dalla tentazione del più tentatore dei sensi, lo sguardo.
Forse era proprio questo il punto, pensò l'editore: quelli che si interessano, di questi tempi, al diavolo, lo vogliono netto, squadrato ed estremo, senza mezze tinte. Perfido, livido e macabro. Un diavolo facile da esorcizzare, che incuta una «sana», consolatoria paura. Non indefinito e sfuggente, non votato per forza di vocazione a suscitare il tarlo della curiosità della conoscenza. Qualcosa di ascrivibile subito alla categoria del peccato, senza dover passare per quella più insidiosa e infida della tentazione.
Alla fine, l'editore si lasciò tentare. Si chiese se per attenuare il danno, ci potesse essere qualcuno disposto a condividere il rischio, e a farsi - di questi tempi - banditore del diavolo. Non dico a prenderne le parti, ma almeno ad assumerne il punto di vista.
Gli venne in mente che da qualche parte, per il tramite del suo Montalbano, Andrea Camilleri aveva evocato Il diavolo innamorato. Andò a scartabellare, e trovò un racconto, L'arte della divinazione, in cui il Commissario mostrava di conoscere bene il «delizioso romanzo» di Cazotte. E altre volte, del resto, l'odore del diavolo - quello «spaventoso feto di zolfo e di cloaca» - aveva fatto scientemente capolino tra quelle pagine.
Chiedere a Camilleri di farsi complice? Quale sulfurea diavoleria poteva mettere insieme Andrea Camilleri e Jacques Cazotte? Quale scintilla poteva scoccare tra un grande scrittore d'oggi e uno dei più sublimi iniziatori della letteratura moderna?
Si sarebbe lasciato «tentare», Camilleri? Avrebbe accettato di scrivere una introduzione? Quanto avrebbe pesato l'amore per Cazotte del suo Montalbano? E quanto la malcelata simpatia dell'autore verso coloro che si trovano nella non invidiabile situazione di «dispiacere a Dio»?
Bisognava tentare. L’editore gli chiese un appuntamento, lo andò a trovare, gli si sedette davanti e gli girò la demoniaca questione. Camilleri lo guardò per due lunghi secondi; strinse gli occhi in una fessura ancor più sottile del solito, poi disse: «Una introduzione no. Magari un racconto».
Roma, agosto 2005


Il racconto di Andrea Camilleri è stato pubblicato in anteprima sull'Almanacco dei libri de La Repubblica del 6.8.2005.



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