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1989

Dieci storie per attraversare i muri



Autori Andrea Camilleri, E. Barceló, H. Böll, D. Daeninckx,
M. Frisch, J. Kratochvil, L. Petruševskaja, I. Schulze,
O. Tokarczuk, M. Vamós
Prezzo E 12,00
Pagine 96
Data di pubblicazione 21 ottobre 2009
Editore orecchio acerbo
Collana a dieci mani


Illustrazioni di H. Wagenbreth 

Postfazione di M. Reynolds 

Pubblicato anche in francese, spagnolo, tedesco, polacco, russo 

Israele-Cisgiordania. Stati Uniti-Messico. Corea del Nord-Corea del Sud. Cipro greca-Cipro turca. Spagna-Marocco. Arabia Saudita-Yemen. India-Pakistan. Thailandia-Malesia. Botswana-Zimbawe. Belfast. Bagdad. Hoek Van Holland. Padova. Famosi e quasi sconosciuti, grandi e piccoli, non c’è traccia di questi muri in “1989”. E nemmeno di quello di Berlino. Eppure sono loro i protagonisti indiscussi dei racconti. A guardarli, sembrano costruiti con mattoni, filo spinato, blocchi di cemento, corrente elettrica, sensori agli infrarossi. È solo apparenza. Tutti sono tenuti in piedi da un unico, misero impasto: diffidenza, egoismo, paura, odio. E mancanza d’immaginazione. La penna di dieci grandi scrittori e la matita di un altrettanto grande illustratore per un ideale, enorme graffito contro l’intolleranza. Per dieci racconti, ricchi di fantasia e colorate suggestioni, contro il tetro grigiore dei muri. Per nuovi, giovani architetti che alla ottusa rigidità dei muri sostituiscano l’acuta flessuosità dei ponti.

Il racconto di Camilleri può essere ascoltato, letto dallo stesso autore, sul sito del Goethe-Institut Italien all'indirizzo http://www.goethe.de/ins/it/lp/prj/mau/cam/itindex.htm.


Andrea Camilleri presenta il volume il 6 dicembre 2009 a Roma, in occasione della fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi

L’uomo che aveva paura del genere umano
C’era una volta un uomo ricco, ma così ricco che era costretto a tenere i suoi soldi stipati dentro un’enorme vecchia miniera blindata e presidiata da un esercito privato. Quest’uomo, a un certo punto della sua vita, ebbe paura degli altri uomini. Il fenomeno si sviluppò in due momenti: il primo fu quando un irrefrenabile terrore lo colse davanti agli sconosciuti e lo costrinse a chiudersi in casa, il secondo fu quando lo stesso incontenibile terrore lo vinse alla vista dei pochi amici che aveva. Allora capì che era l’intero genere umano a metterlo in quello stato.
Non temeva che gli rubassero i soldi, non temeva che lo sequestrassero per ottenere un riscatto miliardario, non temeva che l’uccidessero durante qualche rivolta popolare, no, la sua era una paura generica, assolutamente immotivata e perciò tanto più insopportabile. La sola vista della cameriera che alla mattina veniva a servirgli la colazione a letto lo faceva subito nascondere sotto le coperte, tremante e sudato.
Viveva in una grandissima villa di campagna con ampio parco tutto intorno ed era accudito da segretari, cameriere, camerieri, cuochi, sguatteri, giardinieri, autisti.
Come primo provvedimento, licenziò gran parte del personale, a cominciare dagli autisti, dato che aveva deciso di non uscire più dalla villa, e dai segretari, che sostituì con dei computer.
Quindi dal maggiordomo, per il quale provava un po’ meno paura dato che era stato il maggiordomo di suo padre, fece diffondere un ordine di servizio che stabiliva un preciso orario per tutti i dipendenti in modo che, se gli veniva per esempio la voglia di fare una passeggiata nel parco, non incontrasse nessun giardiniere, e neppure incrociasse nei corridoi qualche cameriera durante gli spostamenti da una camera all’altra.
Subito appresso, ordinò che il muro che circondava la villa e il parco venisse alzato da due a sei metri riducendo a una le tre aperture d’accesso e contemporaneamente mandò a chiamare il più grande esperto del mondo in fatto di robot ordinandogli tutta una serie di automi che potessero completamente sostituire il personale della villa.
In capo a un anno i robot gli vennero forniti a lui poté licenziare tutti, vecchio maggiordomo compreso.
Certo, all’inizio andò incontro a degli inconvenienti con quel centinaio di telecomandi che ancora non conosceva bene. Certe mattine, invece di veder comparire il robot-cameriera con la colazione, la porta veniva spalancata dal robot giardiniere che, manovrando minacciosamente una falciatrice, lo inseguiva di stanza in stanza.
Comunque, ora si sentiva al sicuro. Senonché un giorno, passeggiando nel parco, notò al di là del muro di cinta, un uomo dentro il gabbiotto di una gru assai più alta del muro stesso. Atterrito, ordinò che la recinzione venisse alzata fino a cinquanta metri.
Dopo un mese che i lavori erano finiti, una mattina d’estate, mentre si stava facendo il bagno in piscina, passò, bassissimo sulla villa, un elicottero. L’uomo che aveva paura dei suoi simili balzò fuori dall’acqua e si gettò a corpo morto sotto una macchia di cespugli. Poi, sconvolto, attaccatosi al telefono, ordinò l’immediata costruzione di un tetto in muratura che coprisse la villa e il parco.
Durante i lavori, visse in cantina circondato dai suoi robot. Poté riprendere possesso della sua villa dopo un anno. Dato che ormai c’era dovunque buio fitto, doveva tenere la luce sempre accesa. Anche nel parco. Dove, com’è naturale, le piante e gli alberi, passato appena un altro anno, cominciarono ad ingiallire.
Poi, una notte, si scatenò una sorta di terribile ciclone. Il vento sollevò una parte delle tegole e scavò un gigantesco buco nella copertura. Sicché il ricco, svegliatosi la mattina dopo, vide irrompere nuovamente la luce del sole nella sua camera da letto. Ma da quell’enorme buco potevano entrare tutti gli uomini che volevano! Era un pericolo tremendo! Che fare? Ordinare una copertura d’acciaio? O restringere lo spazio che lo circondava? Optò per questa seconda soluzione. Chiamò nuovamente i muratori e, mentre lui se ne restava chiuso dentro la villa, si fece costruire una stanza nel parco di tre metri per tre, col tetto d’acciaio, dove andò stabilmente a vivere.
Di tutti i robot che aveva a disposizione, tenne solo il robot-cuoco che era anche in grado di andare a prendere quello che i fornitori lasciavano davanti all’unico cancello telecomandato, gli altri li abbandonò nella villa.
Ma una notte udì venire da fuori strani rumori. Socchiuse la porta e vide che i ladri stavano saccheggiando la villa. Dovevano essere entrati approfittando del momento nel quale il cancello era restato aperto per permettere al robot di ritirare i rifornimenti.
Lo colse un atroce pensiero. E se i ladri venivano ad assaltarlo di notte dentro la sua stanzetta? Sarebbe stato costretto a vedere degli esseri umani! Doveva assolutamente evitare quel rischio. Ma come fare? Ci pensò tre giorni e tre notti di seguito, poi credette d’aver trovato la soluzione. Si fece costruire due muretti alti quaranta centimetri e lunghi due metri, chiusi da una parte da un muretto della stessa altezza. Così lui poteva entrare strisciando nella nuova abitazione dalla parte senza muretto che però, una volta dentro, avrebbe potuto richiudere dall’interno con una lastra di pietra. Era una stanzetta che somigliava tantissimo a una tomba. Ma lui non se ne rese conto.
Dopo appena due notti che ci dormiva, ci fu una leggera scossa di terremoto e un grosso masso rotolò fino a ostruire del tutto l’apertura della stanzetta.
Fu così che l’uomo che aveva paura del genere umano si tramutò in fantasma. Un fantasma che, naturalmente, aveva terrore degli altri fantasmi. Ma non poteva farci nulla perché, com’è risaputo, i fantasmi passano attraverso i muri.
Andrea Camilleri

(Pubblicato in anteprima su Il Messaggero, 5.10.2009)


Il 9 novembre 2009 saranno passati vent’anni dalla caduta del muro di Berlino. Certamente quella caduta ha segnato uno dei momenti decisivi della nostra epoca. Ma oggi sono ancora in piedi molti muri, meno simbolici, meno noti –o addirittura invisibili– tuttavia eretti con lo stesso miscuglio di odio, paura e mancanza di immaginazione.
In collaborazione con il Goethe-Institut e altri istituti culturali, abbiamo deciso di ricordare il muro di Berlino per raccontare ai lettori più giovani la sua assurda presenza fisica e la sua brutalità, affidando a dieci fra i più noti scrittori europei –per l’Italia la “fiaba” è di Andrea Camilleri– un racconto su questo tema. Filo conduttore dei racconti saranno le illustrazioni del libro, che abbiamo affidato a Henning Wagenbreth, uno tra i più interessanti e innovativi illustratori tedeschi.
“1989” –questo il titolo del libro– sarà pubblicato contemporaneamente in Italia, Francia, Germania, Spagna e, speriamo, in alcuni paesi dell’Est. Il libro sarà presentato a Roma insieme agli autori dei racconti, e verrà accompagnato nelle principali città europee da una mostra delle tavole originali.
Anche se noti al pubblico come scrittori per adulti, tutti gli autori si sono rivolti a una generazione che non ha avuto esperienza diretta del muro: quella generazione nata dopo il 1989. Oltre a voler raccontare un muro che fortunatamente non esiste più, con questo libro vorremmo infatti superare un muro meno ovvio ma tutt’ora esistente: quello che divide la letteratura per adulti da quella per ragazzi.

(da un'intervista a Fausta Orecchio, Direttore editoriale, Giornale della Libreria, marzo 2009)


Un'antologia europea perché la letteratura sia più forte della dinamite
Un libro speciale, destinato soprattutto alle nuove generazioni. Per celebrare, vent’anni dopo, la caduta del Muro di Berlino. Ma come raccontare ai ragazzi, a chi dunque non può averne memoria, la Guerra fredda, la Cortina di Ferro e quella “ferita” lunga 112 chilometri capace di spezzare in blocchi non solo una città ma il mondo intero? Il Muro nella Storia. Il Muro come simbolo. Il Muro come odiosa realtà.
Si chiama semplicemente "1989" l’antologia di dieci racconti, di cui otto inediti, che Orecchio acerbo manderà in libreria il 21 ottobre (a cura di Michael Reynolds, illustrazioni di Henning Wagenbreth, 95 pagine, 12 euro). Con un unico scopo, dichiarato già nel sottotitolo: offrire al lettore “Storie per attraversare i muri”. Tutti i muri. Quelli veri, fatti di mattoni, cemento, filo spinato che separano ancora oggi popoli e culture. Quelli mentali, innalzati per “difendersi” dalle diversità, per ribadire differenze (di censo, di cultura, di lingua, di religione, di colore della pelle). Muri materiali e muri “invisibili”, ma non meno solidi, costruiti con lo stesso misero impasto: l’odio, la paura, la diffidenza verso l’Altro.
Per parlare di tutto questo ai ragazzi, la piccola e vivacissima casa editrice romana, insieme al Goethe Institut, ha chiesto dunque a otto scrittori europei un inedito “a tema”. E Didier Daeninckx (Francia), Olga Tokarczuk (Polonia), Ljudmila Petrusevskaja (Russia), Jirí Kratochvil (Repubblica Ceca), Elia Barceló (Spagna), Miklós Vámos (Ungheria), Ingo Schulze (Germania) e il nostro Andrea Camilleri non si sono tirati indietro. A questo prezioso materiale inedito, l’editore italiano ha aggiunto due racconti di autori scomparsi: "Anche i bambini sono dei civili" di Heinrich Böll, premio Nobel per la Letteratura, e l’intenso "L’ebreo andorrano" dello svizzero Max Frisch. Quindi ha coinvolto nel progetto cinque tra i più attenti editori europei nella coedizione dell’antologia, che esce così anche in spagnolo, francese, tedesco, polacco e russo.
Insomma, un piccolo miracolo editoriale, che sarà accompagnato da presentazioni in tutta Europa (a Roma, al Goethe Institut, il 23 ottobre alle 19), dalla mostra con le tavole originali di Henning Wagenbreth e persino da rappresentazioni teatrali (il 9 novembre, sempre al Goethe Institut, con la compagnia dell’Aquila, Teatro Zeta).
Quello che anticipiamo è il racconto, surreale e grottesco, di Andrea Camilleri. S’intitola "L’uomo che aveva paura del genere umano" e, naturalmente, ha a che fare con il muro più odioso e impenetrabile: la fobia verso gli altri. L’autore siciliano ha scelto di scrivere una favola amara ma non c’è, in "1989", nessuna “formula” prevalente. Così se Elia Barceló ("Dal muro alle stelle2) sceglie la fantascienza per sconfiggere il politicamente corretto e Olga Tokarczuk scava nella psicologia di una guardia di confine alle prese con un gruppo di clandestini ("L’uomo che non amava il proprio lavoro"), c’è chi, come Jirí Kratochvil, si prende gioco dei nuovi muri della tecnologia con una storia lieve come una parabola ("Giovannino e il re"). Oppure chi, con un colpo di teatro, fa morire il tiranno grazie ai mattoncini Lego ("Il muro di Natale", di Didier Daeninckx). Insomma, un libro da gustare fino all’ultima pagina. Sognando un mondo senza Muri.

(Fiorella Iannucci, Il Messaggero, 5.10.2009)



Last modified Saturday, September, 01, 2012