home page




Due generazioni di complici

Da siciliano (e da italiano) non posso che gioire e dire un grazie profondo, sentito, alle forze dell’ordine e ai magistrati che hanno fatto sì che Bernardo Provenzano potesse essere finalmente catturato dopo 43 anni di latitanza. Mi sento un poco più pulito. Ma non del tutto.
Perché 43 anni di latitanza sono tanti, sono troppi per un paese civile. Pesano, e non si cancellano con la cattura. Come è stato possibile? Non credo, come si è scritto anche abbastanza recentemente, che contrasti e rivalità tra le forze dell’ordine abbiano consentito talvolta a Provenzano di sfuggire tra maglie a bella posta allargate. Se questo è accaduto, sarà accaduto una volta e basta. No, sono convinto, e non dico niente di nuovo, che questa lunghissima latitanza sia stata resa possibile dalla vasta, intricata, resistente ma invisibile rete di protezione che si era creata attorno a lui.
Una rete certamente composta in buona parte da persone insospettabili, politici, imprenditori, professionisti. E siccome nel corso di questi 43 anni tanti di coloro che aiutarono all’inizio la latitanza di Provenzano devono essere morti di vecchiaia, ne consegue che la protezione del boss è stata lasciata in eredità a figli, nipoti, parenti, amici, soci. Voglio dire, e non prendetelo per un paradosso, che due generazioni di insospettabili sono stati complici diretti o indiretti di Provenzano. E’ questa la vastità del male, anzi, di una parte del male. E non credo d’azzardare troppo dicendo che oltre ad essere insospettabili alcuni dei protettori forse erano (e sono) anche difficilmente «toccabili». E fino a che questa gente resterà a piede libero corriamo il rischio di tornare a sporcarci. E poi vorrei che tutti, passata l’euforia, ci ricordassimo che la mafia, da tempo, non è solo (o forse non è più) Provenzano, antiquato custode dell’orticello che i suoi più potenti colleghi mafiosi gli hanno lasciato coltivare finché non è diventato un peso. Perché contrariamente al detto comune «morto un papa se ne fa un altro», nella mafia, appena il papa s’ammala, se ne fa subito un altro.

Andrea Camilleri

(Pubblicato su La Stampa, 13 aprile 2006)


 
Last modified Wednesday, July, 13, 2011