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L'eclisse della democrazia

Le verità nascoste sul G8 2001 a Genova



Autore Vittorio Agnoletto, Lorenzo Guadagnucci
Prezzo E 15,00
Pagine p. 240
Data di pubblicazione 2011
Editore Feltrinelli
Collana Serie bianca



Con l'introduzione di Andrea Camilleri

Vittorio Agnoletto, all’epoca portavoce del Genoa social forum, e Lorenzo Guadagnucci, giornalista che si trovava nella scuola Diaz al momento del sanguinoso blitz, ripercorrono le giornate del luglio 2001 e portano alla luce, anche grazie al contributo di “voci” interne agli apparati dello stato, i tentativi di bloccare le inchieste, di condizionare i testimoni, di screditare gli inquirenti e indirizzare i processi. Enrico Zucca, pm al processo sui fatti della Diaz, per la prima volta racconta i retroscena dell’inchiesta più delicata ed esplosiva. Il bilancio del G8 di Genova, per la nostra democrazia, è impietoso: nel luglio 2001 vi è stata una caduta di legalità costituzionale, mai più sanata. Un ragazzo di 23 anni, Carlo Giuliani, è stato ucciso in piazza. Alimonda da un carabiniere. Alla scuola Diaz una perquisizione si è manifestata con i segni della mattanza, con pestaggi sistematici e l’arresto di 93 persone sulla base di prove false. Nella caserma di polizia di Bolzaneto si è praticata la tortura. Le inchieste della magistratura hanno portato alla condanna in secondo grado di decine di agenti, funzionari e dirigenti delle forze dell’ordine, inclusi i massimi vertici della polizia di stato e dei servizi segreti. Sono esiti giudiziari clamorosi, senza precedenti. Eppure tutti i condannati, svergognati da ricostruzioni dei fatti rigorose, sono rimasti al loro posto, con l’avallo dell’intero arco politico parlamentare. Il tragico luglio genovese del 2001 ha lasciato una pericolosa ferita aperta nella società italiana e nelle sue istituzioni. In questo libro si racconta il volto autentico (finora nascosto) del G8 di Genova e la sua eredità: un tracollo dei valori democratici, ma anche una proposta culturale e politica che resta vitale. Un racconto vero, non un romanzo. Il finale è ancora da scrivere, e riguarda tutti.


Il G8 2001? Un golpe fallito
Un ringraziamento

Ho sempre sostenuto che per me in il G8 di Genova è stata una sorta di prova generale, un tentativo di golpe da parte della destra che fortunatamente è andato fallito. Una vera e propria prova di tensione, come quando si tira un elastico per vedere fino a dove regge o i crash-test per le macchine, quando quei manichini a forma di essere umano sono spinti contro i muri per capire a quale livello di impatto arriva la morte.
Rimango convinto che nella cabina di regia di quei giorni oltre alla polizia e ai carabinieri ci fossero anche politici e credo, oggi più che mai, che il fallimento di quell’operazione abbia fatto cambiare parere circa la strategia da seguire in Italia a qualche alta personalità politica.
Il G8 di Genova è stata la cartina tornasole per dimostrare senza vergogna agli italiani che la linea politica che si seguiva era quella del tira la pietra e nascondi la mano.
Questo perché la montatura mediatica che si tentò di attivare attorno al G8 venne smontata dal fatto che, forse per la prima volta, le testimonianze filmate individuali esibite in forma massiccia smentivano sempre e comunque le informazioni ufficiali, davano la realtà della situazione rispetto alla realtà manipolata che si voleva dare agli italiani. Una sorta di democratizzazione della verità attraverso le foto e i filmati girati dai telefonini dei manifestanti.
Per fortuna quella comunicazione commovente anche per la rozzezza delle immagini vinse rispetto alla patinatura della informazione televisiva.
Questo libro viene a riaprire una memoria, anzi a ribadire una verità, e fa benissimo perché queste non sono cose che vanno dimenticate. Il processo è ancora in corso ma i risultati di questo processo continuano a dimostrare quanto sia grave la situazione in Italia. Per esempio tutti coloro che se l’erano cavata in prima istanza, tutti i signori in borghese davanti alla Diaz, e che in un secondo momento sono rimasti coinvolti e condannati rimangono ancora al loro posto. Niente, neanche la vergogna di vedere i loro volti filmati dai telefonini mentre pestano degli innocenti li hanno costretti a rinunciare alla poltrona.
Tutto questo perché in Italia vige sì la presunzione di innocenza ma non vige la presunzione dell’imbarazzo, della vergogna nel venire smascherati e continuare a occupare lo stesso posto.
Naturalmente le narrazioni individuali di quello che accadde in quella orrenda notte di «macelleria messicana» hanno una vivezza di estrema importanza perché scaturiscono da un'esperienza viva ancor oggi nella carne di ciascuno di coloro presente in quella notte. La forza della vera immediatezza dove la parola semplice elementare della testimonianza diventa più pregnante dell’immagine televisiva corrotta.
Grazie veramente ai curatori di questo libro che stimo e continuo a stimare come uomini pieni di buona volontà nel senso più alto del termine.
Andrea Camilleri

(Testo pubblicato su Carta il 12 maggio 2011)



Last modified Wednesday, July, 13, 2011