Il Caravaggio di Camilleri. Mise en abyme tra finzione biografica e realtà letteraria
Mappe del pianeta Camilleri, tra lingua, stile, arti, cultura e società
Autore | Angelo Maria Monaco |
Data di pubblicazione | 9 dicembre 2024 |
Testata | Treccani.it |
«Tutti gli uomini d’ogni sorte, che hanno fatto qualche cosa che sia virtuosa, o sí veramente che le virtú somigli, doverieno, essendo veritieri e da bene, di lor propia mano descrivere la loro vita; ma non si doverrebbe cominciare una tal bella impresa prima che passato l’età de’ quarant’anni». (Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze, Napoli, per Antonio Cocchi, 1728, dall’incipit).
La madre dei Caravaggio è sempre incinta Come ebbe a titolare un suo breve scritto Tomaso Montanari, con l’acume critico e il sapere storico che lo contraddistinguono, La madre dei Caravaggio è sempre incinta (Montanari: 2012). Un paradosso dei nostri tempi ancora attuale se, mentre si scrive, si riceve l’annuncio dell’esposizione al pubblico di un “evento epocale”: «Un Caravaggio mai visto prima si svela al pubblico» [Ritratto di Maffeo Barberini, coll. priv., in esposizione dal 23 novembre al 23 febbraio 2025, presso le Gallerie Nazionali di Arte Antica a Roma]. Di Caravaggio non ci si stanca mai e non occorre qui rievocare le polemiche scaturite in questo stesso anno in seguito a un contestato prestito per questioni particolari (il Narciso, da Palazzo Barberini, in prestito in Brianza, villa Confalonieri), o di una Cattura di Cristo, data come opera certa, in prestito da una «collezione (addirittura) segreta», in Carnia (a Illegio, in una mostra intitolata Il Coraggio). Occorre ancora ribadire come spostare troppo le opere d’arte faccia male alle opere d’arte, che sono giusto fragili pellicole pittoriche su tavola o tela, malgrado la loro imponenza e gli accorgimenti tecnici adottabili oggigiorno per la loro movimentazione. Seducente pittore unico nel suo genere (anzi apripista di una lunghissima stagione della pittura europea e perciò grandissimo dalla bibliografia nemmeno sintetizzabile) di Caravaggio ci si innamora vuoi o non vuoi, e così è stato pure per quel raffinato conoscitore di un Camilleri che a Michelangelo Merisi ha reso omaggio con un romanzo breve ma assai gustoso, di pastosa materia appunto caravaggesca.
Longhi e Camilleri. Due osservatori incalliti Di un Camilleri “Storico dell’arte” si è occupata con competenza Rita Ladogana (Ladogana: 2016), in un articolo in cui si affronta il tema del doppio rapporto tra parola e immagine nella celebre serie di romanzi del commissario Montalbano, tirato dalla prospettiva particolare delle competenze e del gusto dello scrittore nei confronti delle arti figurative del Novecento disseminate come indizi nei romanzi sin a partire dalle copertine dei preziosi Sellerio. Celebri urbi et orbi per la versione televisiva che ha attratto orde di pellegrini nei luoghi di Montalbano paragonabili a quelle richiamate dalla presenza di un Caravaggio in mostra a prescindere dalla validità scientifica dei progetti espositivi, meno celebre è invece, per quanto ne sappia, Il colore del sole (Camilleri: 2006). Commissionatogli nel 2005 da Kathrin Luz, curatrice del Düsseldorf Kunst Palast, in occasione di una antologia a firma di noti scrittori internazionali ideata in accompagnamento a una mostra intitolata Maler Mörder Mythos: 2006, il “romanzo” per questioni editoriali assai breve, ha poi visto una più organica stesura ratificata dall’autore ma altresì contenuta, in edizione italiana. Così, il libretto, opera assai gustosa, è un vero e proprio noir in cui si miscelano finzione autobiografica e finzione tout court a regola d’arte, a maggior ragione qualora se ne colgano (come emerge chiaramente) modelli di riferimento e fonti utilizzate in modo combinatorio, che danno vita a uno scritto originale nel solco di una tradizione proteiforme e specialistica insieme. Pillola di plot: Camilleri a Siracusa è intercettato da uno strano figuro che lo mette in contatto con un misterioso collezionista che possiede carte inedite di Caravaggio. Cominciai a fiutare aria di mistero. Oltretutto scrivo romanzi polizieschi e sono, per una certa deformazione professionale, portato a vedere possibili intrighi in ogni fatto che non sia subito chiaro, addirittura non illuminato in ogni angolo da una luce solare» (p. 14 e in corsivo nel testo). Infatti, se da un lato l’espediente narratologico della riscoperta fortuita di carte antiche trae la linfa da precedenti illustri quali (senza scomodare Manzoni), almeno da La strega e il Capitano di Sciascia (Sciascia 1986), dall’altro a me pare evidente che Camilleri si sia divertito in questo “caso” dove fiuta «un possibil(e) intrig(o)» a rileggere il Longhi sul Caravaggio: forse a partire da quello del Dialogo (impossibile) fra il Caravaggio e il Tiepolo per questioni di stile e di lessico “secentizzante” («Paragone. Arte»: 1951, ora riedito con brevi ma sagaci e centrate introduzioni di Causa e Romanelli in Longhi: 2024); senza dubbio al Longhi degli scritti critici sul pittore (1911, 1935-69, per cui si veda l’edizione postuma Longhi: 2000). E ancora, si direbbe che Camilleri abbia preso in prestito qualche spunto da altra materia viva del Cinquecento, come a me pare plausibile abbia fatto rileggendo l’autobiografia di Benvenuto Cellini (Cellini: 1728), per conferir così, per così dire, quel tocco di “magia” propria della mentalità dell’epoca prescientifica in cui entrambi gli artisti vissero: una pozione oftalmica ricevuta da una megera guarisce il pittore da una percezione obnubilata del sole. Questioni di “umore atro” in un tutt’uno con il racconto che si fa nel frattempo piuttosto noir. Ma soprattutto, vuoi che a Camilleri sia sfuggito di sfogliare la biografia “ufficiale” di Michelangelo Merisi, anche se tarda? Cioè quella data nelle Vite di Giovanni Pietro Bellori edite a Roma nel 1672 (qui Bellori: 2009) che contribuì in realtà piuttosto alla sfortuna critica di Caravaggio fino al recupero longhiano. Un Camilleri “Storico dell’arte”, allora, osservatore incallito (e fumatore) come il più grande degli storici dell’arte del Novecento, consapevole nel breve romanzo di questioni critiche specialistiche impossibili qui da approfondire, ma almeno da citarne qualcuna a campione. E sono: la “teoria del decoro” e la gerarchia “dei generi” nel Seicento che a Caravaggio andava di traverso; il principio della mimèsi e dell’imitazione che Caravaggio riuscì a scardinare; gli strumenti tecnici effettivamente impiegati dal pittore pure ricorrendo a camere oscure a superfici riflettenti da cui pure qualche errore di proporzione e di prospettiva, per cui Camilleri: anche io ho sentito questa storia degli errori nella Cena [Cena in Emmaus, Londra, The National Gallery, nda] La mano destra di Pietro che essendo più arretrata dovrebbe essere più piccola di quella di Cristo...Certo per un geometra sono errori pacchiani. Ma a nessuno viene il dubbio che siano errori voluti? (p. 31 e a commento di tav. 2 nell’edizione consultata). Tutte questioni per le quali il Caravaggio piacque e non piacque, fu respinto ma ricercato (almeno Calvesi: 1990) e che rivelano un punto di osservazione adottato da un Camilleri francamente inedito.
Una mise en abyme Il colore del sole è allora un meta-romanzo, metà biografico metà di invenzione, in cui il ricorso al pretesto di una vicenda biografica vissuta in prima, fa da cornice a una finzione narrativa vissuta da una seconda prima persona. Un Caravaggio «segreto», circostanze ambigue, molto “siciliane”, e allora: puzzo di “cose loro” e di pesce (come lo sgherro al soldo di un mafioso); inedite pagine di diario del pittore in ostaggio di sé stesso e della mala sorte (come l’anonimo appassionato d’arte – il mafioso – che dà la stura al romanzo mettendosi in contatto con Andrea giunto a Siracusa per assistere a una rappresentazione dell’INDA); fughe rocambolesche tra Malta e Trinacria, inframezzate da pause lunghe giusto il tempo di dipingere eccelsi capolavori dei quali 12 tavole a colori nell’edizione consultata, con en bas de page la citazione dei passi in cui nel testo quei dipinti sono descritti con sensibilità ecfrastica da intenditore: tavola 3, San Gerolamo: ... chiesemi perché attorno a lui e puranco di retro a lui ogni cosa giacesse o incognita nella fitta oscurità o solamente visibile per troppa ombra. Io li resposi esser lui il solo che alla mia vista rilucesse e che, lui a parte, altro non riesciva a vedere che il nero della notte. E allora, carte antiche e scottanti giunte poi in buone mani ma di fatto poco pulite, da cui si traggono felici brani fanta-autobiografici e qualche luogo comune sul pittore ‘maledetto’. Sono giusto alcuni degli ingredienti di base nella cucina dello scrittore con cui impasta un romanzo giallo svolto ad intreccio, come una brioche siciliana, ottima sia in purezza, da intingere nella scrittura, sia col gelato, per denunciare qualcosa di agghiacciante realmente accaduto. Sullo sfondo, infatti e in conclusione, vi è il furto clamoroso del 1969 della Natività di Palermo (dall’Oratorio di san Lorenzo), un vero giallo dei nostri tempi, qui risolto però con l’identificazione del mandante che rimane tuttavia anonimo – il mafioso – e con espediente plutarcheo: per cui la vita del pittore braccato, ritrovato esanime sul lido di Port’Ercole è messa in parallelo a quella dell’oscuro ‘intercettatore’ di Camilleri, un mafioso a sua volta vittima di sé stesso e braccato dai suoi pari, ritrovato incaprettato e combusto. Una mise en abym, un quadro nel quadro o un sogno nel sogno, in cui i piani narrativi pur disgiunti si inseguono pure a livello linguistico e tipografico: l’italiano di Camilleri reso in corsivo / “l’italiano” del tempo di Caravaggio reso in tondo, in una fuga che conserva l’odore acre del fumo delle torce, dei lumi dipinti, del sigaro di Longhi, delle sigarette di Camilleri.
Bibliografia Bellori, G. P., Le vite de’ pittori scultori e architetti moderni, 2 voll., Borea, E., Previtali, G., postfazione di T. Montanari, Torino, Einaudi, 2009. Calvesi, M., Le realtà di Caravaggio, Torino, Einaudi, 1990. Camilleri, A., Il colore del sole, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2007. Causa, S., Romanelli, G., Introduzioni a Dialogo fra il Caravaggio e il Tiepolo, in R. Longhi, Da Cimabue a Morandi, Acidini, C., Bandera, M. C. (ed.), con un saggio introduttivo di L. Bolzoni, Torino, Einaudi, 2024, pp. 1059-62. Cellini, B., La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino scritta per lui medesimo, in Firenze (1568-66) ma I ed. Napoli, per Antonio Cocchi, 1728. Ladogana, R., L’arte italiana del Novecento nel Montalbano di Andrea Camilleri, in «Medea», vol. II, 1, 2016, DOI: http://dx.doi.org/10.13125/medea-2422 Longhi, R., Dialogo fra il Caravaggio e il Tiepolo, in «Paragone. Arte», 1951, n. 23, pp. 57-64. Longhi, R., Studi caravaggeschi, 2 voll., Firenze, Sansoni Editore, 2000. Maler, Mörder, Mythos: Geschichten zu Caravaggio; (anlässlich der Ausstellung "Caravaggio. Auf den Spuren eines Genies", Museum Kunst-Palast, Düsseldorf, 9. September 2006 bis 7. Januar 2007) / von Andrea Camilleri, Museum Kunst-Palast. Hrsg.: Jean- Geschichten zu Caravaggio; Hatje Cantz, Ostfildern, 2006. Montanari, T., La madre dei Caravaggio è sempre incinta, Milano, Skira, 2012. Sciascia, L., La strega e il Capitano, CDE, 1986 (edizione consultata, Milano, Adelphi, 2019). L’introduzione dello Speciale Mappe del pianeta Camilleri, tra lingua, stile, arti, cultura e società
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Monday, December, 09, 2024
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