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Il microcosmo proverbiale in Andrea Camilleri. Alcuni esempi dalle sue opere

Mappe del pianeta Camilleri, tra lingua, stile, arti, cultura e società

Autore Ivana Vermiglio
Data di pubblicazione 11 novembre 2024
Testata Treccani.it


 

Durante un’appassionante conversazione con il linguista Tullio De Mauro – pubblicata nel 2013 in un volume dal titolo La lingua batte dove il dente duole – lo scrittore e regista Andrea Camilleri dibatte con il suo interlocutore su temi quali la lingua italiana, il dialetto, il rapporto che intercorre tra questi, i loro usi, in un susseguirsi di riflessioni, aneddoti e memorie. Camilleri, poi, si sofferma sul sentimento che lo lega al suo idioma dialettale:

Il dialetto è sempre la lingua degli affetti, un fatto confidenziale, intimo, familiare. […] A me con il dialetto, con la lingua del cuore, che non è soltanto del cuore ma qualcosa di ancora più complesso, succede una cosa appassionante. Lo dico da persona che scrive. Mi capita di usare parole dialettali che esprimono compiutamente, rotondamente, come un sasso, quello che io volevo dire, e non trovo l’equivalente nella lingua italiana (Camilleri-De Mauro 2013, pp. 5-6).

Non si tratta però di sole parole. Lo scrittore empedoclino infatti esibisce un ricco repertorio di espressioni, proverbi e modi di dire radicati nel tessuto culturale, tradizionale e linguistico siciliano, che spesso trovano anche corrispondenza nella vasta raccolta ottocentesca del demologo palermitano Giuseppe Pitrè nonché in alcune opere letterarie i cui autori – si ricordino Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino – si fanno portatori di un’antica memoria comunitaria.

La lingua non è un supporto, è cosa. Cioè tu narri una cosa, […] e per narrarla adoperi certe parole e non altre. Magari fai ricorso a certe parole dialettali che quella cosa riescono ad esprimerla in tutte le sue sfumature. […] Non è che la parola in sé, la bella parola è sufficiente, essa deve attanagliarsi perfettamente alla cosa, deve diventare la cosa, essere la cosa. Certe volte ci riesci (Camilleri-De Mauro 2013, p. 100).

E Camilleri ci riesce attraverso la minuziosa costruzione della sua lingua letteraria. In tal senso, il volume Il gioco della mosca (Sellerio editore, 1995) è da considerarsi – un po’ come il suo autorevole antecedente sciasciano Kermesse 1982/Occhio di capra 1984 – un piccolo «inventario di ricordi diretti e indiretti, raccolti dallo scrittore siciliano, rapiti alla propria memoria o ascoltati dalla voce di parenti materni e paterni, poi abilmente rielaborati nelle storie cellulari» (Pilia 2004, p. 89). L’opera contiene non solo una considerevole varietà di parole (annacarifitusumuzziatatragediaturi, ecc.) e modi di dire (addifenditi, Rinardu! ‘difenditi, Rinaldo!’; chi nicchi e nacche ‘né così né colì’; chioviri a assuppaviddranu ‘lett. piovere a inzuppa contadino, ossia piovigginare’; ecc.), ma include anche alcune formule proverbiali siciliane tipiche dell’area agrigentina perché tratte da presunte microstorie locali: si pensi, per esempio, al detto futtiri addritta e caminari na rina portanu l’omu a la ruvina ‘fottere in piedi e camminare sulla sabbia, portano l’uomo alla rovina’ (cfr. anche in Camilleri 1994, p.76), che lo scrittore riferisce essere nato probabilmente durante una discussione tra pescatori.

 

Nel segno del Pitrè

Eppure, tutto il corpus di romanzi di Andrea Camilleri è annodato da espressioni paremiologiche e fraseologiche dialettali che, oltre a riportare in vita il suo microcosmo popolare, ne traccia gli estremi della narrazione. All’interno di uno dei suoi primi romanzi, Un filo di fumo, si ritrovano numerosissimi modi di dire (aviri i pedi di chiummu ‘avere i piedi di piombo’; pigliarselo nella coffa ‘lett. prenderlo nella cesta, ossia ricevere un rifiuto’; nun mi dissi né scu né passaddà ‘non ricevere riscontri’; ecc.) e forme proverbiali in siciliano.

Non è inusuale infatti che i diversi personaggi camilleriani siano attraversati da guai e disgrazie inaspettate, tali da far pronunciare solennemente alla voce narrante: supra a pasta minnulicchi ‘sopra la pasta mandorlette’, un corrispondente dialettale della forma italiana pasta sopra pasta, e sopra pasta mandorle verdi (Boggione-Massobrio 2004, p.605). Il proverbio vuole significare ‘sopra un guaio un altro guaio’, ed è documentata da Pitrè nel vol.III dei Proverbi siciliani (1880, p.98) con le varianti: supra càrrica, minnulicchisupra pastu, minnulicchi, ma anche in VS, vol.II, p.718 supra corna, vastunati e supra guàddara, cravùnchiu. Inoltre, Sciascia 1984 (pp. 84-85) registra una forma simile che recita ’ncapu cappa minnulicchia ‘sopra la cappa la mandorla verde’.

I guai spesso investono i più sventurati. Talora essi sono costretti a sentirsi dire o a ripetersi, come nel caso di Nenè, un personaggio del romanzo: «“càlati juncu ca passa la china” pensa Nenè […]. E c’è un augurio che fa a sé stesso nel pensare a quel proverbio: e cioè che dopo il passaggio della piena possa appunto, come un giunco, rialzare la testa» (Camilleri 1997, p.52). Tale proverbio è contenuto nel VS (vol.II, p.407) e nella sezione Pazienza, rassegnazione del vol.III dell’opera pitreiana (1880, p.247), la quale riporta anche la variante càlati, juncu, ca lu ciumi mina.

 

Segnati dal destino

È una formula che viene inoltre rilevata in Boggione-Massobrio 2004, p.458: abbassati, giunco, che la piena venne, al capitolo Opportunità che i deboli cedano ai forti, vantaggi della remissività.

I deboli, alle volte, si lasciano ammaliare dalle sporche trame del potere, piegandosi ai voleri dei più forti: cu veni appressu aggruppa i fili ‘chi viene appresso annoda i fili’, ovvero chi è subordinato è sempre costretto a sottomettersi. Questo proverbio trova una corrispondenza nel repertorio sciasciano alla voce cu è sutta aggruppa li fila: «è diventato metafora del subire angherie, soprusi. Sta sotto il povero, il debole: ad annodare i fili di un disegno che non vede» (Sciascia 1982, p.27). Questa variante è inserita all’interno di una sequenza di tre diverse formule proverbiali connesse tra di loro: è, infatti, seguita dalla locuzione italiana storia è e storia sarà e dall’espressione salta il trunzo e va in culo all’ortolano. Giusto quest’ultima, ‘salta il tronzo e va in culo all’ortolano’, che si dice di chi è predestinato alla disgrazia, segnato dal destino, costretto dalla sua posizione nella società, chiude il trittico paremiologico, rivelando quasi un amaro finale. Il proverbio non trova riscontri né in Pitrè né in altri repertori letterari consultati. È però una formula presente in altri romanzi dello stesso autore (Camilleri 1998, p.14Camilleri 1994, p.91).

Tuttavia, è risaputo che cu nasci tunnu non può moriri quatratu ‘chi nasce tondo non può morire quadrato’, tant’è vero che la forma paremiologica è pronunciata dalla voce narrante quasi come un monito al lettore: «al mondo c’era chi nasceva in un modo e chi in un altro, cu nasci tunnu non può moriri quatratu, l’errore lo faceva quello come lui che stava a pistiare e a ripistiare una storia vecchia, col piede nella tomba che già aveva» (Camilleri 1997, p.105). Il proverbio, uno tra i più conosciuti e significativi della tradizione italiana (Boggione-Massobrio 2004, p.174), è registrato in VS (vol.V, p.826), ma trova anche riscontro all’interno del repertorio pitreiano (1880, vol. III, p.122) alla sezione Nature diverse, nella quale viene riportata la variante cui nasci curmu, nun pò mòriri rasu.

Ad ogni modo, nel romanzo Un filo di fumo, si collezionano diverse altre forme proverbiali che, nonostante la veste italiana, presentano delle incursioni dialettali: il letto è una gran cosa, se non si dorme s’arriposa; oppure sono di chiara ascendenza siciliana come nel caso di bella roba tengo in Francia e qui muoio dal freddo (p.97), che trova il suo corrispondente in Pitrè in haju tanta robba ’n Franza ed iu mi moru di friddu (1880, vol.I, p.CXCII).

Seguendo pedissequamente le formule proverbiali dell’universo camilleriano, la presente ed esigua rassegna vuole mostrare e confermare come il nostro Autore intenda disegnare, riprodurre e riversare all’interno dei suoi racconti la quotidianità del suo vissuto che, come si sa, è terreno fertile da cui attinge luoghi, tempi, parole, storie e personaggi, affinché possa portare in vita il suo piccolo mondo e, in qualche modo, farlo rivivere, consapevole del fatto che sia l’unico modo per creare un legame indissolubile e familiare con il suo lettore.

 

L'introduzione dello Speciale Mappe del pianeta Camilleri, tra lingua, stile, arti, cultura e società

 

Bibliografia

Boggione, V., Massobrio, L., Dizionario dei proverbi, Torino, UTET, 2004.

Bufalino, G., Museo d’ombre, Palermo, Sellerio editore, 1982.

Camilleri, A., La stagione della caccia, Palermo, Sellerio editore, 1994 (1ª edizione 1992).

Camilleri, A., Il gioco della mosca, Palermo, Sellerio editore, 1995.

Camilleri, A., Un filo di fumo, Palermo, Sellerio editore, 1997 (1ª edizione 1980).

Camilleri, A., Il corso delle cose, Palermo, Sellerio editore, 1998 (1ª edizione 1978).

Camilleri, A., In attesa d’a musca, in Ruffino, G. (ed.), La carta dei giochi. L’Atlante Linguistico della Sicilia e la tradizione ludica infantile, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, “Materiali e ricerche dell’ALS” 7, 1999, pp.39-42.

Camilleri, A., De Mauro, T., La lingua batte dove il dente duole, Bari, Editori Laterza, 2013.

Progetto CamillerINDEX: CamillerINDEX.it – Progetto CamillerINDEX

Pilia, S., Giocando con la mosca, in Marci, G. (ed.), Lingua, storia, gioco e moralità nel mondo di Andrea Camilleri, Cagliari, CUEC, 2004, pp.85-95.

Pitrè, G., Proverbi siciliani, Palermo, Luigi Pedone Lauriel Editore, 1880 (4 voll.).

Quartu, B.M., Dizionario dei modi di dire della lingua italiana, Milano, BUR, 2000.

Schwamenthal, R., Straniero, M., Dizionario dei proverbi italiani e dialettali, Milano, BUR, 1991.

Sciascia, L., Kermesse, Palermo, Sellerio editore, 1982.

Sciascia, L., Occhio di capra, Torino, Giulio Einaudi editore, 1984.

Sottile, R., Le parole del tempo perduto. Ritrovate tra le pagine di Camilleri, Sciascia, Consolo e molti altri, Palermo, Navarra Editore, 2016.

Sottile, R., Sciasciario dialettale, Firenze, Franco Cesati Editore, 2021.

VS = Piccitto, G., Tropea, G., Trovato, S.C. (ed), Vocabolario siciliano, 5 voll., Palermo-Catania, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 1977-2002.

 



Last modified Monday, November, 11, 2024