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Montalbano linguista

La riflessione metalinguistica nelle storie del commissario



Autore Francesca Santulli
Prezzo E 12,50
Pagine 220
Data di pubblicazione Dicembre 2010
Editore Arcipelago Edizioni
Collana Quaderni di Scienze del Linguaggio
Università IULM
Libera Università di Lingue e Comunicazione


«Da noi, in Sicilia, parlare latino significa parlare chiaro».
«E quando volete parlare oscuro?».
«Parliamo in siciliano, Eccellenza».
«Vada avanti in latino».
(Il birraio di Preston)

Camilleri, il tragediatore, la voce che narra e meta-narrativamente racconta se stessa, mette in scena nelle sue storie anche fatti e problemi di lingua. E li commenta. Il libro raccoglie un'ampia selezione di queste note metalinguistiche presenti nei romanzi e nei racconti che hanno come protagonista Montalbano, nelle quali il narratore, spesso attraverso i suoi personaggi, riflette sulla lingua, sul suo funzionamento e soprattutto sul suo uso. Pur in assenza di esplicita terminolgia tecnica, Camilleri discute di lessico e di semantica, di modalità e di forza illocutoria, di varietà e di generi, di diglossia e di commutazione di codice - e di tanto altro ancora.
Le numerose osservazioni, raggruppate e organizzate in un percorso che individua problemi fondamentali della riflessione sociolinguistica, diventano una insolita chiave di accesso a tematiche solitamente manualistiche: dal repertorio dei parlanti all'alternanza delle varietà, dalle scelte lessicali alle questioni più dibattute dalla pragmatica linguistica.

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Francesca Santulli è professore associato di Linguistica presso la facoltà di comunicazione, relazioni pubbliche e pubblicità dell'Università IULM di Milano. I suoi interessi di ricerca, muovendo dalla linguistica storica e dalla storia del pensiero linguistico, si sono concentrati su arre proprie della sociolinguistica e della pragmatica.


Il comportamento linguistico di Montalbano varia di caso in caso. Ha diverse sfumature. Passa dall'italiano generoso e caloroso delle cortesie e delle galanterie, a quello biascicato e contraffatto, e talora di gravità notarile, degli scherzi telefonici. Il dialetto conosce il turpiloquio farsesco nei battibecchi di rude amicizia con il dottor Pasquano, ed è di acuta sensibilità nel normale uso quotidiano. Quando ricompare l'eterna fidanzata, la tormentosa Livia che vive a Boccadasse, Montalbano brandisce il dialetto come un'arma di autodifesa: «Non mi parlare in siciliano», «ti nascondi dietro il dialetto», squittisce, starnazza e urla la fidanzata. Aggiunge: «Avete certe parole in Sicilia...». Sull'argomento ha scritto pagine divertite Francesca Santulli, nel libretto "Montalbano linguista. La riflessione metalinguistica nelle storie del commissario" (Arcipelago Edizioni, Milano, pagg. 220, € 12,50): «Il dialetto è sentito da Livia come qualcosa di estraneo e minaccioso. Come il rifugio segreto di Salvo, la barriera protettiva eretta per escluderla».
Salvatore Silvano Nigro (Il Sole 24 Ore, 29/5/2011)



Last modified Sunday, September, 30, 2012