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La scomparsa di Patò



Autore Camilleri Andrea
Prezzo L. 28.000
Pagine p. 256
Data di pubblicazione 14 novembre 2000
Editore Mondadori
Collana Scrittori italiani e stranieri
e-book € 6,99 (ePub con DRM)


Un evento mirabile e misterioso s'è verificato in Vigàta il 21 marzo 1890, Venerdì Santo, durante la sacra rappresentazione della Passione di Cristo secondo il cavalier D'Orioles, popolarmente detta il "Mortorio": il ragioniere Antonio Patò, direttore della locale sede della "Banca di Trinacria", funzionario irreprensibile, marito integerrimo e padre amoroso di due vivacissimi bambini, oltre che apprezzato Giuda nella predetta rappresentazione, come da copione è precipitato, al termine di questa, nella botola approntata per aprirsi, con meravigliosa verosimiglianza, sotto i piedi del traditore di Cristo, ma non è più riemerso per ricevere l'applauso del pubblico e poi rientrare nei consueti suoi panni di cittadino modello. Scomparso nel nulla, volatilizzato. Ma unni sinni ì Patò? Ma dove se ne è andato Patò? "Murì Patò o s'ammucciò?" si interroga una scritta comparsa su un muro di Vigàta la mattina del 23 marzo, Domenica di Pasqua: "Patò è morto o si è nascosto?" È, quello che vogliono sapere la cittadinanza tutta, la derelitta, sconvolta moglie signora Mangiafico Elisabetta in Patò, il cognato Capitano del Regio Esercito Arnoldo Mangiafico, di stanza a Caltanissetta, e soprattutto S.E. il Senatore Pecoraro Grande Ufficiale Artidoro, Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno, nonché altolocato parente dell'involato ragioniere.


Nota
Questo libro mi è stato suggerito dalle poche righe di Leonardo Sciascia che cito "in limine".
In precedenza, sullo stesso argomento, avevo scritto un breve racconto apparso su "L'Almanacco dell'Altana 2000" e poi, in forma ridotta, sul quotidiano "La Stampa".
Siccome però la storia continuava a maceriarmi dentro, ci ho rimesso le mani modificandola e ampliandola fino a ricavarne questo "dossier".
Mi sono inventato tutto, lo confesso. E possibile qualche coincidenza di nomi e cognomi, ma si tratta, lo ripeto, di dannate coincidenze. Del resto, da qualche parte del libro, c'è un tale che si chiama Andrea Camilleri. E un evidente caso di omonimia, dato che la storia si svolge nel 1890.

A.C.


Dal romanzo è tratto il film di Rocco Mortelliti La scomparsa di Patò.





Prezzo € 14,00
Pagine 272
Data di pubblicazione 15 febbraio 2018
Editore Sellerio
Collana La memoria n.1088
e-book € 9,99 (formato epub, protezione acs4)


«Questo libro intende essere una sorta di summa di temi che mi sono cari. Volti però decisamente al divertimento»
Andrea Camilleri


Uno dei romanzi più divertenti e originali di Camilleri: in forma di dossier, attraverso una raccolta di documenti, rapporti, lettere, anche anonime, scritte murali, segue il filo di una scomparsa misteriosa. Per la prima volta nel catalogo Sellerio.


Il Venerdì Santo del 1890, durante la sacra rappresentazione che si tiene nei giorni della Settimana Santa, definita popolarmente il «Mortorio», il ragioniere Antonio Patò, che interpreta il personaggio di Giuda, scompare nella botola predisposta sul palcoscenico. Solo che al momento di ricevere gli applausi, del ragionier Patò non c’è più traccia. Che fine ha fatto? Il caso diventa l’argomento del giorno per i giornali locali, «l’Araldo di Montelusa» e la «Gazzetta dell’Isola». Delle indagini si occupano sia il Delegato di Pubblica Sicurezza che il Maresciallo dei Carabinieri che attraversano tutte le ipotesi, dalla perdita di memoria alla fuga d’amore, dal delitto di mafia, a problemi legati alla Banca di Trinacria di cui Patò è direttore, e non mancano supposizioni eccentriche, a metà tra la scienza e il mistero.
Apparso nel 2000, viene pubblicato per la prima volta in edizione Sellerio uno dei romanzi più divertenti e originali di Andrea Camilleri. Innovativo per struttura, lingua e invenzione è un libro scritto in forma di dossier che attraverso una raccolta di documenti, di rapporti, di lettere, anche anonime, di scritte murali, dipana le vicende di una scomparsa misteriosa dall’epilogo imprevedibile e aperto ad ogni ipotesi.


Nota dell'autore
Dopo La mossa del cavallo anche La scomparsa di Patò ritrova la sua giusta collocazione nella «Memoria», collana che come tutti sanno è stata pensata da Leonardo Sciascia. Proprio alla lettura di una sua pagina, e già lo scrissi nella Nota alla prima edizione, devo l'idea di questo libro.
E il cerchio si chiude.


Un tal Andrea Camilleri, sedicente «autore» vissuto nella seconda metà dell’Ottocento, ha ordinato dentro un faldone una sfilza di documenti (anche riservati) recuperati dagli archivi. Di lui possiamo dedurre solo che ha dei parenti a Vigàta, probabilmente tre figlie: le «tre gentili sorelle», Andreina, Elisabetta e Maria Carmela. E aggiungere che la sua erudizione lo fa pignolo quanto un filologo, fino ad arrivare a chiedere scusa ai lettori per avere inserito nel primo dei quattro classificatori del dossier l’articolo di un professore approssimativo e anche plagiario. La sistemazione cronologica dell’incartamento, che include pagine di giornali, lettere anonime, avvisi pubblici, scritte murali, informative di carabinieri e agenti di questura, planimetrie, verbali di interrogatori, estratti di consigli comunali e scambi epistolari, consente al quadro di composizione di darsi come cronaca in presa diretta; e inventarsi come romanzo giallo, grazie agli incastri delle carte e al governo investigativo. «Ma unni sinni ì Patò»; «murì o s’ammucciò»: è morto, o si è nascosto? È questo il busillis, su cui tutti si interrogano nel romanzo; mentre dalle pagine del giornale antigovernativo di Palermo le «Autorità inquirenti» vengono invitate a non limitare le indagini alle «vicende di un ragioniere oscuramente scomparso», ma di estenderle «alla carica che quel ragioniere rivestiva e all’opera bancaria da lui svolta in obbedienza agli ordini del politico consanguineo che a quel posto l’aveva voluto». La «faccenda» può risultare «merdosa». Il ragioniere Antonio Patò è scomparso a Vigàta nel marzo del 1890, mentre recitava la parte di Giuda sul palco di una sacra rappresentazione del Venerdì Santo. È stato inghiottito da una botola della macchina scenica, senza che lasciasse traccia di sé. È stato rapito? L’hanno ammazzato? Vaga per le campagne, smemorato? Le ipotesi sono tante. Lo zio del ragioniere è un politicone della specie del conte zio di manzoniana memoria (quello del «sopire, troncare»); e si dichiara di sasso: «attonito» all’annuncio della «feral novella», come nel Cinque maggio la «terra» per la morte di Napoleone. Un predicatore, abituato a trincare, scomoda l’anatema lanciato dai moralisti francesi del Seicento contro il teatro e contro gli attori. Un astronomo inglese è convinto che Patò è caduto in un interstizio spazio-temporale. Un archeologo, anche lui inglese, e non meno stravagante, interpreta a modo suo le geometrie dello spaziotempo del fisico e cosmologo Roger Penrose (non ancora nato); e pensa che Patò stia scendendo perdutamente per una scala cosmica. La verità risulterà per niente folle. Camilleri, in questo spassoso romanzo (pubblicato dalla Mondadori nel 2000), si è dato un doppio ottocentesco; al quale ha delegato la messa in opera di un virtuoso romanzo di apocrifi, che è uno dei suoi capolavori.
Salvatore Silvano Nigro



Last modified Monday, February, 19, 2018