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Pensieri senza barriere



Autore Autori vari
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Data di pubblicazione 2003 - Ristampa
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Lo aveva fatto nell'estate scorsa, ripeterà l'esperienza giovedì prossimo, 13 febbraio, per presentare insieme ai detenuti del carcere di contrada Petrusa un volumetto che contiene le poesie che i reclusi hanno dedicato al magistrato Rosario Livatino. Si tratta di Andrea Camilleri che ha scritto la prefazione del libro. Nel carcere di Agrigento, Camilleri passò una nottata da recluso quando, negli anni della guerra, venne arrestato da militari americani che fecero irruzione nella redazione del giornale «Baciamo le mani.... alla libertà». «In 'Pensieri senza barriere', la raccolta di poesie scritte da alcuni reclusi della Casa Circondariale 'Petrusa' di Agrigento - scrive Camilleri - ho trovato sempre un pensiero, un sentimento, una pepita che quella poesia rendeva di pregio. E questo non è poco e serve a dimostrare che ogni verso, ogni rigo nasceva da una reale necessità, da un vero bisogno di comunicazione». «L'importanza di questo volumetto - scrive ancora Camilleri - mi pare risieda soprattutto nel proporsi come canale di conoscenza reciproca tra tutti coloro che, in vesti diverse, si trovano a risiedere e lavorare nella Casa Circondariale, tant'è che il giusto orgoglio di chi questa iniziativa ha voluto promuovere è pari a quello di chi vi ha concorso con uno o più scritti. Tutte le poesie sono a metà anonime dato che sono firmate col solo nome e con la lettera iniziale del cognome: quindi il valore di ogni poesia è doppio perchè non tende a soddisfare una personale ambizione, ma si propone come entusiasta partecipazione ad un coro complesso e variato». «Ed è proprio questo aspetto di sentimento collettivo e di emozione condivisa - conclude Camilleri - a fare di Pensieri senza barriere un documento palpitante di umanità».

Siciliano.it, 10.2.2003

Lo scrittore presenta «Oltre le sbarre». «Anch'io nel '43 sono stato detenuto»

Agrigento. «Anch'io sono stato, seppure per una sola notte, in carcere. Quindi mi sento molto legato a voi che state scontando i vostri errori». Andrea Camilleri che ieri per la seconda volta si è recato al carcere di contrada «Petrusa» ad Agrigento ha lasciato tutti senza parole raccontando un episodio che in pochi erano a conoscenza e che risale all'ottobre del 1943. «Sono stato catturato da due americani e rinchiuso al carcere di San Vito (l'ex istituto di pena della città dei templi) che al confronto questa struttura è una reggia, senza sapere perché. Ero stato scambiato addirittura per un fascista. Quando sono stato tradotto in cella, mi sono ritrovato con una cinquantina di detenuti. Ero spaventatissimo anche perché non avevo fatto nulla di male. I miei compagni di cella si sono accorti che tremavo come una foglia e mi hanno detto: non temere, qui siamo tutti ladri. Fortunatamente l'indomani sono riuscito a chiarire la mia posizione e sono stato rilasciato. La direttrice del carcere (Laura Brancato ndr) è ancora alla ricerca negli archivi della mia scheda, ma non è ancora riuscita a trovarla». E' stato un detenuto a far sapere all'intera platea (c'erano molte personalità a cominciare da Sebastiano Ardita direttore generale dell'ufficio detenuti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) che Camilleri aveva conosciuto il carcere. Lo scrittore è rimasto anche molto divertito perché lo stesso detenuto ha esordito con «lei è stato un nostro collega». Andrea Camilleri subito dopo ha spiegato che per lui il carcere è un luogo dove ogni essere umano può trascorrere una parte della propria vita. «Basta un nonnulla - ha detto - e si finisce in un istituto di pena, per questo motivo dico sempre che il detenuto è una persona che va rispettata allo stesso modo di come si rispetta qualsiasi uomo». Lo scrittore empedoclino si è recato al carcere di Petrusa per presentare il libro di poesie dal titolo «Oltre le sbarre» scritto dagli stessi detenuti. Lui ha curato la prefazione. «Lo avevo promesso lo scorso anno - ha detto ancora Camilleri - e non ho voluto mancare alla parola data. Ho promesso pure che scriverò un qualcosa di inedito, magari un piccolo romanzo, proprio per i detenuti di Petrusa e lo farò. Al momento non posso perché sono impegnato con l'ultimazione del libro "La presa di Macallè» che uscirà nel prossimo mese di ottobre. Gli amanti di Salvo Montalbano invece dovranno aspettare la metà del prossimo anno prima di leggere il nuovo libro». Il libro di poesie da settembre sarà messo in vendita ed il ricavato andrà tutto a favore dell'Unicef per volontà degli stessi detenuti e del personale del «Petrusa». Lo scrittore per due ore ha risposto alle tante domande dei detenuti dell'istituto di pena agrigentino facendo anche coraggio a molti di loro. Ha ricevuto anche diverse poesie scritte dai detenuti ed una in particolare lo ha commosso visto che è stata scritta da una detenuta, mamma di due figli che non riesce a vedere da tanto tempo. Sebastiano Ardita nel suo intervento invece ha sottolineato che la situazione delle carceri siciliane negli ultimi anni è migliorata sensibilmente. «Adesso si vive meglio rispetto a qualche anno fa - ha detto - sono stato in giro per diversi istituti di pena dell'Europa e devo dire che da noi la situazione è nettamente migliore. Per quanto riguarda l'indulto e l'indultino, non entro nel merito politico, dico semplicemente che servirebbe ad evitare che le carceri scoppino e si potrebbe migliorare ulteriormente la condizione dei detenuti».

Gaetano Ravanà

I detenuti? Tifano per il commissario Montalbano

«Pensieri senza barriere», è il libro di poesie scritto dai detenuti del carcere di Agrigento presentato questa mattina, alla presenza, fra agli altri, dello scrittore di Porto Empedocle Andrea Camilleri, che ne ha curato la prefazione. Alla manifestazione curata dalla direttrice del carcere Laura Brancato, erano presenti anche il procuratore della Repubblica di Agrigento Ignazio De Francisci e l'avvocato Vincenzo Livatino, padre del giudice Rosario assassinato dalla mafia. La cerimonia ha avuto anche momenti di commozione, soprattutto quando a nome di tutti i reclusi, un detenuto ha preso la parola sottolineando che momenti come quelli che si stavano vivendo sono importanti perché dimostrano, ha detto, che non si è emarginati e che per tutti vi è una speranza. «Credo più nella volontà degli uomini a riabilitarsi, che nelle strutture che dovrebbero portare alla riabilitazione - ha detto Camilleri - ritengo fondamentale la volontà di mantenere questi contatti con persone che emarginate poi non sono». Poi un momento di relax, una battuta sui suoi personaggi. «Anche qui - ha detto lo scrittore - come ebbi modo di constatare pure a Rebibbia, i detenuti tifano per il commissario Montalbano un uomo di legge, che sta dall'altra parte della barricata».




Last modified Wednesday, July, 13, 2011