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La protezione negata



Autore a cura di ICS - Consorzio Italiano di Solidarietà
Prezzo Euro 9,00
Pagine 224
Data di pubblicazione 2005
Editore Feltrinelli
Collana Nuova Serie Feltrinelli


Rischiano la vita per poter solo lavorare con dignità. Il primo rapporto sul diritto d’asilo negato ai migranti in Italia.

La protezione negata è il primo rapporto che racconta la condizione dei richiedenti asilo e dei rifugiati in Italia. Il rapporto colma una grave lacuna nel sistema di tutela del diritto d’asilo. È l’esito di un lavoro collettivo, realizzato in modo autonomo e indipendente da ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà raccogliendo racconti, esperienze e informazioni degli operatori sul campo e degli stessi beneficiari degli interventi. I rifugiati sono persone che scappano da guerre, violenze e persecuzioni. Arrivano in Italia per cercare una protezione che, sebbene sia riconosciuta dal diritto internazionale e dalla nostra Costituzione, troppo spesso viene negata. Partendo da una presentazione della normativa di riferimento (internazionale, europea e nazionale), il rapporto ricostruisce la storia del sistema di accoglienza in Italia dall’inizio degli anni novanta, quando la violenta disgregazione della Jugoslavia provocò la maggiore crisi di rifugiati che l’Europa avesse conosciuto dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Il rapporto fornisce dati sul numero di richiedenti asilo e rifugiati presenti sul territorio italiano, con una forte discordanza dai dati ufficiali. La carenza di dati certi, fino a oggi, ha avuto gravi ripercussioni sull’intero sistema della protezione, sia in fase di programmazione delle politiche sia in ambito operativo. Nel solo 2004, la Commissione europea ha abbattuto di oltre il 60% i finanziamenti del Fondo europeo per i rifugiati all’Italia, proprio a causa della mancata produzione di statistiche puntuali da parte del governo. ICS non fornisce solo dati quantitativi sulla presenza di rifugiati ma entra nella quotidianità dei tanti aspetti della condizione di questi migranti “forzati” presenti sul territorio nazionale, denunciando le problematiche e le violazioni dei diritti che subiscono da quando arrivano in Italia fino al termine della procedura di asilo.


Prefazione
La protezione negata
di Andrea Camilleri

Questo rapporto su come viene concepito ed esercitato in Italia il diritto d'asilo per i rifugiati stranieri, è il primo che nel nostro paese prende in esame la questione e lo fa con estrema oggettività, facendo ricorso a tabelle comparative, statistiche, raffronti, percentuali, ecc. Molti di questi dati, è bene sottolinearlo subito, non provengono da Ong (che potrebbero essere accusate da altri e non da me, di una visione parziale del problema), ma dal nostro ministero dell’Interno, sono cioè dati ufficiali.

Voglio con ciò sottolineare che il titolo “La protezione negata” non è una forzatura polemica, ma è l’oggettiva presa d’atto di un modo d’agire abituale del Governo, vale a dire l’istituzionalizzazione del rifiuto a priori dell’ospitalità a chi ne avrebbe invece tutto il diritto.

Desidero aggiungere subito però che il rapporto non è un “cahier de doléance” (che già sotto questa forma sarebbe di per sé un documento di fondamentale importanza) ma si presenta come una esaustiva trattazione del problema dei rifugiati sotto tutti i suoi aspetti, che vanno dalle normative internazionali sul diritto d’asilo alle procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato, dalla particolare situazione italiana (luoghi di frontiera e sistemi di accoglienza) alle risorse economiche destinate ai richiedenti asilo.

Uno dei primi meriti del libro, agli occhi di uno come me assolutamente negato alla comprensione di grafici e tabelle, è quello di “spiegare” e commentare, con estrema chiarezza, cosa significano quei grafici e quei numeri, quanto di verità e quanto di menzogna essi riescono a rivelare o a nascondere.

Faccio un solo esempio. Negli anni compresi tra il 2000 e il 2004, sono sbarcati sulle nostre coste (sono cifre del ministero e della corte dei Conti) un totale di 94.474 extracomunitari. Negli stessi anni, ne sono stati respinti alla frontiera 146.315. Attenzione, dunque; gli extracomunitari respinti superano di ben 51.841 unità il numero complessivo di coloro che sono sbarcati. Come si spiega questa forte discrepanza? Come mai respingiamo più extracomunitari di quanti ne sono sbarcati? I curatori del rapporto fanno osservare che anche a voler calcolare coloro che arrivano per via aerea (ma il loro numero è così basso che non vengono nemmeno considerati) e coloro che arrivano via terra attraverso i confini francese, svizzero, austriaco e sloveno, non si potrà mai raggiungere una differenza tanto alta. I curatori propongono due ipotesi. La prima è che si tratta di un accorpamento, a livello ministeriale, di dati non omogenei. Sarebbe, come dire, una delle tante falsificazioni che questo governo compie abitualmente in tutti i campi per dimostrare che, nel caso specifico, il bilancio in attivo del ministero perciò che riguarda la severa applicazione delle ottuse leggi ottusamente approvate contro l’immigrazione.

Ma la seconda ipotesi, che è certamente la più sconcertante, forse è quella che più si avvicina alla verità. Vale a dire che in quella cifra sono compresi coloro che, raggiunti faticosamente e spesso tragicamente i limiti delle nostre acque territoriali, vengono respinti direttamente in mare aperto probabilmente dopo un sommario conteggio e senza che sia naturalmente avvenuta alcuna identificazione. Le probabilità che questi natanti respinti corrano il rischio di un naufragio sono altissime, ma non ci sarà nessuno che potrà raccontare l’agonia e la morte in mare di uomini, donne, bambini. Solo i pescatori ti vengono a dire, quando ne hanno voglia, che il mare ormai è fiorito di cadaveri, tanto per rubare un verso a Eschilo. In questo modo, non c’è nemmeno bisogno di disturbare le nostre sensibili orecchie con il “rombo del cannone”, come auspicava Bossi. Ma il risultato che si raggiunge è lo stesso. E tra l’altro, così operando, i possibili rifugiati politici vengono anonimamente e automaticamente immessi nel novero degli extracomunitari che tentano l’ingresso clandestino in Italia, quegli extracomunitari dai quali bisogna assolutamente proteggersi perché a loro è da ascrivere (parole del ministro dell’Interno Pisanu) il 50% dei reati che si commettono nel nostro paese. Poi ci sono i casi di coloro che, arrivati fortunosamente in Italia, fanno regolare richiesta d’asilo perché ne hanno tutto il diritto, ma vengono inspiegabilmente respinti verso un destino di persecuzione, carcere, tortura. Anche qui un solo esempio. Muhammad Sa’id al Sakhri è un dissidente siriano che viene costretto all’esilio per undici anni. Nel novembre del 2002 riesce ad imbarcarsi con la famiglia (la moglie e quattro figli dai 2 agli 11 anni) su un aereo diretto in Italia. Arriva all’aeroporto della Malpensa il 23 novembre e presenta subito domanda d’asilo. Egli e la moglie sono in possesso di documenti in regola. L’istanza è però sollecitamente respinta e tutta la famiglia, il 28 dello stesso mese, viene imbarcata sopra un aereo diretto proprio in Siria. Cioè il perseguitato viene buttato nuovamente tra le braccia dei suoi persecutori. Appena arrivata a Damasco, tutta la famiglia è incarcerata (mi spiego meglio: anche il figlio di due anni). Il padre rimane in carcere per undici mesi e viene sottoposto a un trattamento disumano e alla tortura perché fa parte di un partito la cui appartenenza in Siria è considerata fuorilegge e punibile con la pena di morte. Al-Sakhri tentava di fuggire a questo destino e noi italiani abbiamo fatto di tutto perché questo destino seguisse il suo corso. Ora è assai interessante riportare esattamente le parole del sottosegretario Alfredo Mantovano in risposta a una interrogazione parlamentare su questo caso. “Può affermarsi con certezza che le procedure adottate per il controllo e per il respingimento della famiglia siriana… sono state perfettamente rispondenti alle norme in vigore, al buon senso e al senso di umanità. Il signor Al-Sakhri non ha mai presentato alcuna domanda d’asilo, non ha mai chiesto o manifestato, anche solo per gesti, una volontà che andasse in tale direzione e nessuna esternazione diretta a richiedere asilo è stata mai percepita dalle decine di operatori di polizia e di addetti allo scalo, alla ristorazione e ai servizi che, nei cinque giorni di presenza in Italia, sono entrati in contatto con la famiglia siriana”.

C’è da restare esterrefatti, dalle parole, dell’ineffabile sottosegretario si deducono due possibili scenari. Il primo è che il signor Al-Sakhri, fino al momento nel quale si è trovato sull’aereo, si è comportato da uomo normale, ma che appena ha messo piede sul suolo italiano si è tramutato in una sorta di vegetale incapace, nell’arco di cinque giorni, non solo di balbettare una domanda d’asilo, ma persino di farsi capire anche solo per gesti dai poliziotti e dagli addetti che non riescono nemmeno a percepire (poveracci, che sforzi hanno dovuto inutilmente fare!) che cosa voglia da loro quell’essere paraumano con moglie e quattro figli. Il che è francamente incredibile. Il secondo scenario che emerge dalle parole del sottosegretario è quello di un’atroce beffa, di una vergognosa pantomima tra un poveretto che tenta in tutti i modi di comunicare e i preposti alla frontiera che fingono di non capire. E nell’uno o nell’altro scenario, cosa c’entrano il buon senso e Il senso di umanità di cui parla Mantovano?

E, tra i tanti, è bene che il lettore ponga attenzione al caso della Cap Anamur, una nave battente bandiera tedesca che soccorre, imbarcandoli, 37 cittadini africani i quali si trovano a bordo di un gommone che stava per affondare. E’ semplicemente allucinante, da quel momento, l’odissea della nave e degli uomini a bordo; prima la quantità di cavilli legali e no che vengono escogitati per non fare attraccare la nave a Porto Empedocle, poi, dopo peripezie varie, per respingere tutti i cittadini africani meno uno. Il comandante e il rappresentante dell’armatore della nave vengono tratti in arresto con l’accusa di aver agevolato l’ingresso irregolare di migranti. La Cap Anamur è posta sotto sequestro.

Il fatto è, come è scritto in una pagina di questo libro, che il governo italiano non solo parte dal principio che i richiedenti asilo siano nella loro quasi totalità dei millantatori, dei finti perseguitati, ma anche che tale convinzione il nostro governo ha tentato di diffondere, e continua a farlo, nelle sedi europee.

Il diritto d’asilo è sancito da trattati e leggi internazionali. Ma non credo che esistano trattati e leggi che impongano il dovere di asilo. Teoricamente, non dovrebbe essercene bisogno perché accogliere nella propria casa chi viene a chiedere riparo è un moto spontaneo, istintivo dell’uomo. Vuol dire che da noi questo spontaneo gesto d’umanità lo si va perdendo. Del resto, mi pare che sia stato dimostrato ad abbondanza che, per questo attuale governo, quello della Bossi-Fini e dei ponti aerei con la Libia per respingere indiscriminatamente profughi, clandestini, richiedenti asilo, immigrati, la parola “dovere” è solo una polverosa anticaglia.

 



Last modified Wednesday, July, 13, 2011