Piccola confessione iniziale. Ho esitato qualche giorno prima di guardare il film che Rubini mi aveva mandato in dvd
per via del titolo, “La Terra”. Lo stesso di un capolavoro del cinema muto sovietico degli anni ’30. Uno tra i più belli
da me visti, soprattutto per lo straordinario rapporto uomo-natura. Mi pareva nascondesse un eccesso di ambizione.
Devo dire che il mio personale disagio iniziale è stato subito spazzato via dopo qualche minuto, tra i due film non c’era
niente in comune. Ma fin dalle prime immagini del film di Rubini, quando il racconto di colui che torna nel suo paese
dopo anni d’assenza e confronta la propria memoria con il presente delle cose è reso con tocchi apparentemente
casuali, ma di pudica intensità, mi sono reso conto che mi trovavo di fronte a una vera opera d’autore nel senso non
solo di compiutezza formale, ma soprattutto di autonomia creativa. In quelle immagini vedi svelarsi subito l’assoluta
verità narrativa del film. Che ha una sua complessa storia, certo, che ci dice dei rapporti tra i fratelli che sono rimasti
e quello che è andato via, che ci dice di un delitto, che ci dice di come ognuno dei tre rimasti aveva buoni motivi per
uccidere, ma conta soprattutto, a mio avviso, come queste cose, di volta in volta, ci vengono dette per parole e
immagini.
Andrea Camilleri (Pubblicato su Il Messaggero, 28 febbraio 2006) |
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