L'offesa peggiore che l'onorevole Mario Scelba, ministro dell'Interno e siciliano, potesse fare agli innocenti morti di Portella della Ginestra e all'intelligenza degli italiani (ma dei siciliani in particolare) fu quella di sostenere in Parlamento che l'eccidio del l° maggio 1947 non aveva retroscena politici di sorta: il bandito Giuliano e i suoi uomini avevano mitragliato uomini e donne, vecchi e bambini, riunitisi per la Festa del lavoro, di loro personale iniziativa. E che interesse aveva il bandito a farsi nemica una popolazione se non fosse stato certo di una protezione, di una copertura più solide di quelle che intimoriti contadini potevano offrirgli? Questo si chiesero immediatamente siciliani e non. E non c'era bisogno di andare a cercare lontano per avere una risposta. Innanzi tutto, il bandito era stato una specie di braccio armato del separatismo siciliano (un verminoso intreccio tra mafia, estrema destra, agrari) il cui compito principale era quello di tenere lontana l'isola da ogni possibile trasformazione sociale. E chi si ribellava, pagava con la vita. Due nomi tra tanti di sindacalisti ammazzati prima di Portella: Accursio Miraglia (4 gennaio '47) e Pasquale Almerico (25 marzo '47). Mettendosi al servizio degli agrari e delle destre, Giuliano si era politicizzato e aveva fatto la pace con la mafia: da che parte quindi stesse i siciliani non se lo domandavano neppure. Intanto era successo che il 20 aprile del 1947, alle elezioni regionali, il Blocco del popolo, costituito da socialisti, comunisti e indipendenti di sinistra, aveva avuto un successo straordinario nonostante le pressioni e le intimidazioni: 29 deputati contro i 20 della Democrazia cristiana. Si cominciò allora a parlare, sia pure in termini molto vaghi, di un possibile accordo tra sinistre e Dc per il governo dell'isola. Accordo che certamente avrebbe segnato la fine delle velleità delle destre. Dieci giorni dopo, venne recapitato l'ordine di sparare sui "comunisti". La strage di Portella ebbe una duplice valenza: vendetta contro i contadini e i lavoratori che avevano votato "contro", apertura di una frattura tra sinistre e Dc che rendesse impraticabile ogni accordo.
Andrea Camilleri Pubblicato il 1° maggio 1998 su Conquiste del Lavoro e La Repubblica (ed. di Palermo) (col titolo Primo maggio. Portella e l'offesa di Scelba) |
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