La Sicilia dei delitti "normali"
Francesco La Licata, che i lettori di questo giornale apprezzano come grande conoscitore di fatti
e misfatti siciliani, paradossalmente sostiene che uno dei segni della normalizzazione in corso in
Sicilia è da vedersi nel fatto che nell'Isola sono in aumento i delitti «normali», quelli attorno
ai quali non si avverte alcun odore di mafia. Si tratta cioè di delitti che hanno gli stessi, diciamo
così, banali moventi (gelosia, odio, passione, interesse) che si trovano all'origine degli altri
delitti che avvengono nel resto d'Italia.
Un'altra omologazione, avrebbe commentato forse amaramente Pier Paolo Pasolini. Un'omologazione
verso il basso, perché da siciliano sarei stato più contento di un omologazione verso l'alto, vale a
dire verso migliori condizioni di vita e di lavoro. Ma, pazienza, è sempre un primo passo, bisogna
sapersi contentare.
C'è qualcuno però che da questa affermazione di La Licata trae giusto motivo di grande
preoccupazione. Se il paradosso dovesse infatti non rivelarsi tale e trovasse oggettivi riscontri
statistici, sarebbero in molti a soffrirne. Non ne patirebbe certo la mafia, che nel silenzio, tanto
giornalistico quanto giudiziario, trova l'humus più favorevole per prosperare, ma tutta una serie di
onesti lavoratori verrebbe a trovarsi a rischio precariato o mobilità.
Se, tanto per fare un esempio, paesi come Corleone o Prizzi (sto scegliendo nomi usati e abusati
dal cinema) dovessero diventare sotto questo aspetto simili a Bra o a Casalpusterlengo, come
potrebbero certi tour operators
organizzare per tedeschi e scandinavi, come è stato già fatto in passato, visite guidate ai «paesi
dei mafiosi»? Quanto ne resterebbe danneggiato il turismo? E quanti sceneggiatori televisivi che con
le storie di mafia ci hanno campato per anni resterebbero da un giorno all'altro disoccupati? E gli
attori con la tipica faccia da boss o da semplice gregario? Dovranno fare ricorso al recentissimo
trapianto di faccia per raccattare qualche parte? E che dire dei romanzieri specializzati nei
racconti di truci e complessi delitti mafiosi trasversali, paralleli e incrociati? Da dove trarranno
ispirazione in futuro? Da un normale omicidio per gelosia? Potrei continuare, ma mi fermo qui. Via,
non scherziamo in un momento come questo, nel quale la nostra economia si regge in piedi a stento.
Andrea Camilleri
(Pubblicato
su La Stampa, 29 dicembre 2005)
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