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Letteratura e storia. Il caso Camilleri



Montalbano e altri poliziotti anti-istituzionali



Imbarazzato, dopo interventi tanto accademici, ed essendo io soltanto un modesto lettore, mi riporto al tema del convegno: il perché del "caso Camilleri". Altri parleranno della potenza delle trame, della capacità di costruzione che Camilleri ha nel raccontare le sue storie, del suo linguaggio. Io vorrei puntare su un elemento che mi pare essenziale nella struttura del successo e del "caso Camilleri", e cioè quello di "coloro che indagano" nei casi che Camilleri ci propone. Perché è vero che Camilleri è uno scrittore fuori dei generi, ma è vero che ci presenta quasi sempre un enigma col quale dobbiamo confrontarci: si trova un personaggio - personaggio canonico nei cosiddetti "gialli"- che indaga. Chi è? E’, in questo caso, come ben sappiamo, soprattutto un funzionario di polizia, sia esso quello dei romanzi storici sia il più attuale Montalbano. Tanti ce n’è nella storia della letteratura, non è certo il primo, basta pensare al Commissario Maigret, basta pensare al Commissario Ingravallo, di cui qualcuno poco fa diceva che in fondo Montalbano è figlio o in qualche modo strettamente imparentato… certo ci sono molti punti di contatto. Ci sono tanti altri commissari, poi, cresciuti nel corso degli ultimi anni anche in Italia.

Ho la sensazione che i personaggi che indagano, nei romanzi di Camilleri abbiano una caratteristica particolare: quella, appunto, che costruisce questo caso… e cerco, un po’ casualmente, pescando nei suoi romanzi, di individuarne personalità e comportamenti.

Penso fin da Il corso delle cose, quando c’è un maresciallo che va a recuperare un corpo appeso: già nel suo primo comportamento si coglie il fatto che non sta obbedendo rigorosamente alle sue regole di bravo poliziotto… è uno che incomincerà subito a indagare a modo suo, esce in qualche modo dagli schemi. Ma perché no? Anche nella Bolla di Componenda, citata prima… non c’è un poliziotto, ma c’è un tenente generale Casanova il quale, tanto per cominciare, tira fuori la copia originale della Bolla e la spedisce alla commissione d’inchiesta che altrimenti mai l’avrebbe vista. Verrà poi fatta opportunamente scomparire, però lui è stato un bravo generale, una persona di cui si dice "onesto com’era": era così onesto che ha tirato fuori qualcosa di cui nessuno doveva parlare. È tanto importante quanto appunto è importante indagare la dimensione della omertà, dei pregiudizi, delle superstizioni che ci sono intorno all’uso della Bolla perché si possa tirare fuori qualcosa che esce dallo schema abituale dell’indagine di un bravo poliziotto, perché in fondo sempre poliziotto è, anche se tenente generale.

E, avanti di questo passo, incontriamo altri personaggi altrettanto estranei a quella che è l’obbedienza un po’ cieca che di solito prevedono le istituzioni di polizia. Il delegato Puglisi del Birraio di Preston è un bravo sbirro, si dice di lui, ma è tanto bravo sbirro che, a parte che litiga con l’orrido prefetto toscano Bortuzzi in tutti modi, quando si trova di fronte a quel caso straordinario di questa donna che dopo cinque anni di vedovanza per una prima ed ultima volta riuscirà ad avere un amante, dice: ma che giustizia c’è a questo mondo se questa poveretta - anzi, questi due poveretti - così si sono trovati poi a morire tra i fumi dell’incendio? E invece di aprire la sua indagine sulla base della scoperta – i due amanti erano stati uccisi dai fumi di nascosto – trasforma l’amante in un salvatore: lo riveste, lo rimette a posto, costruisce tutta una scena falsa, quanto di più estraneo alla logica di un poliziotto per bene che deve dire soprattutto quello che è accaduto. In realtà che cosa sta succedendo? Nessuno sta modificando sostanzialmente la verità – la verità, alla fine, sarà quella che si vuole vedere – ma si sta semplicemente restituendo a una povera donna e a un pover’uomo che hanno avuto una occasione nella loro vita qualcosa che in questo caso avrebbero perso: la dignità. Non c’è nessun problema dal punto di vista legale, nessuno ne rimarrà scottato. Non ci sono ingiustizie, in questo caso, ma il poliziotto un po’ fuori dalle istituzioni aiutato, tra l’altro, da un suo vice il quale dice: mah, guardi, se fosse veramente venuto ad aiutare la poveretta, non poteva entrare dalla finestra chiusa. E allora rompono il vetro - così si spiega bene tutta la messinscena - Quindi c’è anche un lavoro di squadra tra questi poliziotti che rompono gli schemi e vanno contro le regole.

E Montalbano lo fa continuamente di andare contro le regole, è una specie di norma che lui si propone. Però c’è qualcosa di più. Per esempio, in vari casi Montalbano si ritrova a fare delle inchieste che non sono sue, a indagare su pezzi di realtà che non lo riguardano…addirittura alle volte viene allontanato dall’indagine e lui scava lo stesso. Ci si può dire semplicemente perché, appunto, i bravi poliziotti devono andare dietro alla ricerca della verità. Ma, alle volte, vanno dietro alla ricerca di verità che sono ampiamente coperte dalla prescrizione. In tempi in cui le prescrizioni cancellano quasi tutto Montalbano va dietro a prescrizioni lontanissime: amanti uccisi cinquant’anni prima, come nel caso del Cane di terracotta, un’indagine nella quale non solo Montalbano non avrà niente per sé, nel senso che certo non servirà a fargli fare carriera, certo non serve a trovare un delinquente che ormai è un vecchio signore che se ne sta per conto suo lontano da casa: gli servirà a restituire, ancora una volta, una dimensione di serenità, di dignità a quella che è stata una morte sicuramente non felice: quella, ancora una volta, di due amanti. E qui, la prescrizione, appunto arrivata tanto tempo prima, non gli impedisce di andare a cercare dove nessuno gli ha detto di cercare…insomma, ancora una volta fuori non solo dagli schemi, ma soprattutto da quelle che sono le gerarchie.

E in fondo anche ne L’odore della notte ce n’è da dire… quando Montalbano va a rischiare la pelle intrufolandosi di notte a cercare un’automobile scomparsa di un caso che non è suo, e poi sarà costretto a fare una telefonata anonima per avvertire che è stata trovata la macchina. E i pessimi rapporti col questore Bonetti Alderighi … mamma mia! Non c’è poliziotto che possa sopravvivere a un rapporto così ruvido col proprio capo, ma lui ci riesce benissimo: sarà perché, ancora una volta, evidentemente, non è la carriera che gli interessa.

Ancora dentro tanti altri particolari noi troviamo questo ruolo anti-istituzionale, anti-regolamentare di Montalbano. C’è un momento, dentro tanti racconti del Mese con Montalbano, in cui si spiega che Montalbano trova essere mandato a sostituire il questore nei convegni e nei congressi - dove pure i poliziotti fanno la loro figura e possono finalmente cogliere un momento di pubblicità - come una delle peggiori punizioni, quasi un’offesa. Perché un’offesa? Ancora una volta perché evidentemente si mette di fronte al pubblico quella che invece è una cosa molto più chiusa, privata e personale. Qui, insomma, compare una dimensione diversa che non è quella, appunto, del poliziotto che fa parte di un apparato… anzi, che dentro questo apparato vuole scomparire. Non è il personaggio quello che si vuole mettere davanti alle telecamere. Montalbano si spaventa moltissimo delle telecamere. Lui sa usare l’istituzione della stampa - quando passa a Tele Vigàta e a Tele Libera tutte le informazioni necessarie per far scoppiare un caso - ma lui davanti alle telecamere diventa timidissimo. Però sa come si fa… non gli piace esserci, gli piace riuscire a determinare certi risultati.

Insomma, se noi dobbiamo guardare alla fine quello che è lo schema nel quale lavora il personaggio Montalbano, così come i delegati di polizia ottocenteschi, in fondo noi troviamo soprattutto dei personaggi che hanno la capacità di svolgere, con una profonda etica sociale, quello che è un ruolo dentro delle istituzioni che di etica di solito il più delle volte non ricordano neanche il nome.

E’ un po’ quello che accade nella Scomparsa di Patò… nella Scomparsa di Patò abbiamo questo curioso rapporto tra il delegato di polizia e il maresciallo dei regi carabinieri. Questi due personaggi, che all’inizio cominciano a mandare relazioni non soltanto diversificate ma addirittura in contrapposizione tra loro, a un certo punto si troveranno addirittura a firmarle congiuntamente, tra le ironie dei loro mandanti… il capitano, il questore di Montelusa faranno delle osservazioni ironiche sul fatto che prendono un giorno di vacanza tutti e due insieme, che mandano appunto i loro risultati insieme…c’è quasi una ricostruzione a posteriori di un rapporto, diciamo così, un po’ dubbio.

Ma in realtà dentro questo schema noi possiamo individuare subito ancora una volta un problema di rapporto con le istituzioni: perché i due personaggi, il delegato di polizia e il maresciallo devono lavorare insieme malgrado la tradizionale ostilità tra le due forze di polizia nel nostro paese? Ma evidentemente perché altrimenti, di fronte al continuo arrivo di minacce da parte di ministri sottosegretari e personaggi di ogni livello che cercano di bloccare la ricostruzione di quello che è accaduto nella scomparsa di Patò, non riuscirebbero mai ad arrivare a un barlume di verità, costretti a chiudere velocemente il caso come quello appunto di una scomparsa e non di qualcosa che nasconde qualcosa di più complesso. E per farlo devono mettersi contro, devono lavorare contro le regole scritte e non scritte delle istituzioni e scoprire la verità scomoda, che altrimenti rimarrebbe abbondantemente coperta.

Se c’è un libro in cui questo compare nella sua completezza, è La forma dell’acqua. Nella Forma dell’acqua tutto quello che si può fare contro le regole viene fatto, Montalbano se la prende in tutti i modi con le regole e riesce a trasformare quello che è un’ indagine che è già di per sé conclusa, perché il delitto non c’è… c’è un signore che è morto di morte naturale, non c’è nessun bisogno di indagare; a ignorare i richiami fatti dal ministro, dal sottosegretario, dal prefetto, dal vescovo… ne arrivano da tutte le parti, e lui chiede ancora un altro giorno per indagare… perché? Ma se sappiamo che quest’uomo è morto di infarto: che cosa c’è dietro? Montalbano in questo caso sta dimostrando ancora una volta che l’indagine non è un problema burocratico di qualcuno che si confronta con un mistero e deve risolverlo, sta dimostrando che il ruolo di un poliziotto - che non si piega di fronte alla regola non scritta che quando i superiori non sono d’accordo bisogna smettere di lavorare - può individuare qualcosa di più profondo. E qui questa cosa più profonda ancora una volta è un mistero un po’ lontano nel tempo, qualcosa che non ha molto a che fare con i problemi attuali, ma ha un risvolto… qualcuno può approfittare del modo in cui sarà presentata la morte del protagonista, anzi dei due protagonisti - i morti alla fine sono due, tutti e due importanti professionisti e tutti e due in carriera politica.- È chiaro che il primo, pur essendo morto di morte naturale, alla fine,se presentato durante l’indagine in un certo modo potrebbe fare strada a un altro personaggio che vuole prendere il suo posto.

Insomma, una volta violate le regole, fare un’indagine là dove non è obbligatorio, scoprire un interesse che è etico e non puramente giuridico da parte del commissario Montalbano significa dare una testimonianza di un impegno che non è soltanto quello di obbedire alle regole della gerarchia e della burocrazia. Se c’è un senso comune a tutti questi casi, se c’è un filo che collega i delegati di polizia ottocenteschi al Montalbano di oggi, insomma, è quello del fatto che dentro il rispetto delle regole spesso si cela una dimensione di indifferenza e di opportunismo, che nella capacità di violarle se pure minimamente il più delle volte c’è la capacità di rappresentare l’interesse della collettività, che in chi, di fronte alle istituzioni sa cogliere volta per volta se pure per piccoli momenti la capacità di essere contro, di non essere soltanto supino agli ordini e alle regole, si nascondono piccoli eroi civili che fanno dell’Italia e della Sicilia di Camilleri un paese perbene.

Piero Dorfles

Trascrizione di Paola Rossi (Camilleri Fans Club)





Last modified Wednesday, July, 13, 2011