Cap. I
Si sentì un improvviso vociare nel corridoio del commissariato, lamenti e
imprecazioni, qualcuno gridò:
-Va bene, va bene, chiameremo l'ambulanza, prima però.... e si spalancò di
colpo la porta dell'ufficio di Montalbano.
-E che è - ringhiò lui, alle prese con la solita quintalata settimanale di
scartoffie da firmare.
- E' che c'è stato uno scippo e abbiamo due feriti - rispose Galluzzo.
-E c'è bisogno del mio permesso per portare le vittime all'ospedale ? -
sospirò il commissario.
-Sì, cioè no, cioè sì, dal momento che i malcapitati sarebbero gli
scippatori, o almeno presunti tali. Alla signora Russo Rosalia la borsetta
non l'hanno neanche toccata, siccome che sono caduti prima.
-E allora in base a quale criterio mi ricoverate i feriti innocenti al
commissariato ? - si insospettì Montalbano, che cominciava a sentire odore
di stranezze.
-E' che sono rei confessi: hanno dichiarato che loro volevano solo
scippare la vecchietta, ma ne sono stati impediti da qualcuno che li ha
fatti cadere dal motorino e ridotti male.
-Uhhh...Gesummio, e noi che c'entriamo a questo punto ?
-E' che vogliono sporgere una denuncia per aggressione contro ignoti -
mormorò Galluzzo, rendendosi conto dell'enormità della richiesta.
-Sono incensurati ? -
-No, vecchie conoscenze, ma minorenni, specialisti del ramo "pensioni".
Montalbano esalò un sospiro di rassegnazione, si alzò dalla scrivania e
passò nel corridoio dove osservò a lungo, in silenzio, le facce tumefatte
dei due teppisti, ne ascoltò i pianti e le bestemmie, si meravigliò del
pessimo stato in cui si trovavano i loro volti.
-Scusatemi, ragazzi, ma cadendo dal motorino siete per caso finiti nel
camion tritarifiuti? - chiese gentilmente. I due aprirono la bocca per
rispondere, ma si guardarono in faccia e abbassarono gli occhi, restando
zitti.
-Va bene, diciamo che vi dovevamo fare la multa perché andavate in due sul
motorino e pure senza casco, mi pare. Invece lasciamo perdere e 'sta bella
pensata della denuncia diciamo che me la sono sognata. Adesso vi portiamo
al Pronto Soccorso e per oggi non è successo niente. A mai più rivederci,
spero per voi - li congedò freddamente e li guardò uscire malconci e
zoppicanti. Rimasto solo con Galluzzo non potè fare a meno di commentare :
-Minchia ! ! Ma 'sta signora Russo sarà mica la zia di Superman ? Come si
spiega?
-E' stato l'Angelo Custode ! - esclamò una vocina alle sue spalle. Si
voltò di scatto e vide, tranquillamente seduta, la più tenera e dolce
vecchietta che si potesse immaginare.
-Prego ?
-E' quello che quei monelli non hanno voluto dirle, commissario mio. Avevo
ritirato la pensione alla Posta e aspettavo di attraversare Via
Calatafimi, col semaforo rosso. Sono arrivati quei due sul motorino e,
anche se avevano il verde, hanno rallentato davanti a me e quello dietro
ha allungato la mano verso la mia borsetta. Il tempo di pensare " Stavolta
tocca a me" quando al mio fianco è apparso l'angelo, bianco, splendido,
incoronato d'oro, che mi ha sorriso e dopo un attimo quelli sono caduti
con tutta la moto e l'angelo gli ha posato il piede sul capo, come fa la
Vergine Immacolata col serpente e ci protegge dai mali e dal demonio.-
Montalbano riuscì a rimanere serio : - E dov'è andata, poi, questa
creatura provvidenziale ?
-Non lo so, io sono tornata di corsa all'ufficio postale e ho detto agli
altri pensionati di andare a casa tranquilli, che per questo mese forse
l'avevamo scampata. - II commissario aprì il portafoglio e ne trasse un
biglietto da cinque euro - Sia gentile, signora Russo, adesso lei va in
chiesa e accende due candele. Una per lei, per lo scampato pericolo e una
per me, per grazia ricevuta.- Tutte le rughe dell'anziana signora si
spianarono in un luminoso sorriso – Ma allora anche lei crede agli angeli?
-Non proprio, signora mia, ma quando accade un miracolo lo so ancora
riconoscere.
Cap. II
Il giorno dopo, domenica, seduto ad un tavolo del Bar Italia, Montalbano
si gustava una granita al limone leggendo sul quotidiano locale il
resoconto della vicenda. Titolo a nove colonne L’ANGELO CUSTODE DEGLI
ANZIANI DI VIGATA, seguito dalla storia che il commissario già conosceva,
ma lo incuriosì la dichiarazione del medico di guardia al Pronto Soccorso
" Lussazioni, ematomi ed escoriazioni varie per la caduta dal motorino e
un bel calcio in faccia per ciascuno ". Al tavolo vicino un gruppetto di
pensionati, aspettando le mogli all'uscita dalla messa per andare a casa a
pranzare, commentava animatamente l'accaduto.
-Era ora che qualcuno pensasse a noi, angelo o diavolo che sia, visto che
le forze dell'ordine se ne fregano - urlò il più agitato, ma gli morirono
in bocca le ultime parole quando, ai cenni disperati dei vicini, riconobbe
il commissario dietro al giornale. -Mi perdoni, dottore, volevo dire, non
mi fraintenda, voi avete già tanto da fare con le cose grosse e siamo
orgogliosi di lei e dei suoi uomini; e pure i Carabinieri e la Guardia di
Finanza fanno il loro dovere e pure i Vigili Urbani....- e stava per
aggiungere i pompieri, la forestale, la Croce Rossa e magari le Dame di
San Vincenzo e i Boy Scouts..... Montalbano sorrise senza rispondere e
fece un cenno con la mano come dire - Lasciamo perdere - Ma il suo
sorriso, con l'amaro agli angoli della bocca, voleva dire
-Per me, vorrei potervi dare una scorta armata ad ognuno quando andate a
ritirare quella miseria che uno stato ingrato vi elemosina ogni mese, dopo
una vita passata a sputare sangue in cantiere, sul mare, in campagna o in
miniera.- Continuò a sorridere, adesso con la bocca tutta amara, pensando
a suo padre che quell'elemosina non la prendeva più perché era morto.
Gli anziani, sollevati, ripresero il loro vociare, avendo ognuno da raccontare
uno scippo subito o scampato, uno sgarbo, un dispetto, un insulto ai loro
capelli bianchi e alle loro rughe. All'improvviso calò il silenzio nel
bar, un silenzio assoluto. Montalbano, che stava finendo la granita, alzò
allarmato gli occhi dal bicchiere, osservando tutti quegli uomini
immobilizzati e ammutoliti, come se fosse passato quell'angelo della
credenza popolare che dice "Ammè " e ognuno resta accussi' com'è.
-Madonnuzza bella, ma allora è vero - ansimò un vecchietto e tutti,
guardando oltre le vetrine del bar, lo videro. Videro l'angelo che passava
nel giardino del Municipio, dall'altra parte della piazza. Appariva e
scompariva tra gli alberi secolari, tra le siepi e i cespugli, lieve come
un soffio, candido come una nuvola, col capo circonfuso di luce. Il
commissario, notoriamente di sinistra e poco avvezzo alle cose di chiesa,
vide con gli occhi disincantati del miscredente tutta un'altra cosa.
Una donna alta, imponente, vestita di un lungo abito bianco svolazzante, con
ampie maniche che il vento gonfiava come ali; con una folta chioma di
capelli biondi che sfuggivano da un cappello di paglia gialla a tesa
larga. Da lontano, effettivamente, una visione celestiale, l'aureola, le
ali e tutto il resto. Come avesse fatto, quel San Giorgio in gonnella
lunga, a schiacciare i draghetti dello scippo ( ammesso che fosse stata
lei ), si sarebbe scoperto, prima o poi. Le forze dell’ordine, perdio, non
potevano garantire la sicurezza dei pensionati, ma stabilire il sesso e
1'identità degli angeli, questo si.
Cap. III
Lunedì mattina, appena arrivato in ufficio, Montalbano era di buon umore,
grazie alla solenne mangiata di pesce della sera prima a casa del
Questore. Durante la cena aveva raccontato la versione sacra e pure quella
profana dell' Angelo Sterminatore dei Malandrini, il suo superiore e la
moglie si erano divertiti e una volta tanto non si era parlato di mafia,
droga e ammazzamenti. Il commissario chiamò l'agente Russillo, l'ultimo
arrivato che moriva dalla voglia di darsi da fare per farsi apprezzare dai
superiori e gli affidò il solenne compito di individuare l'angelica
figura. Se l'avesse detto a qualcuno degli altri, anziani di servizio,
magari gli avrebbero chiesto se li pigliava in giro. Gli stava descrivendo
la persona da rintracciare e gli pareva che l'altro stesse sulle spine,
salterellando da un piede all'altro, torcendosi le mani e guardando il
soffitto. A quel punto Montalbano si spazientì, il buon umore si cambiò in
nervoso -Russillo, ma mi stai ad ascoltare ? Sembra che hai mangiato un
fico d'india con la scorza e non vedi l'ora di andare al cesso. Si può
sapere che hai ?
-Scusi commissario, ma lei ieri era a riposo e non sa che cosa è successo
verso sera. Un noto ladruncolo di autoradio stava tranquillamente operando
ai danni dell'auto di Totò Gerace, impiegato del catasto, quando tutto a
un tratto s'è trovato per terra, col braccio storto dietro la schiena e la
faccia sfregata più volte sull'asfalto.- A Montalbano non faceva difetto
la fantasia intuitiva e buttò lì con aria ingenua - Scommetto che l'ha
travolto un turbine bianco e non sa ancora rendersi conto di cosa e come è
successo
-E a lei chi glie l'ha detto ? - si stupì l'agente Russillo, che dalla
sera prima non aveva visto l'ora di raccontare quel fatto al suo capo.
-Figliolo, mica per niente mi hanno fatto commissario, se no ero ancora a
dirigere il traffico davanti alla scuola materna. E scommetto pure che s'è
beccato un calcio in faccia.
-Eh no, qui si sbaglia di grosso ! - replicò trionfante Russillo
-Un bel calcio se l'è preso sì, ma nei coglioni, che all'ospedale stanno
ancora cercando dove gli sono andati a finire.- A Montalbano scappò un
fischio, pensò - Che colpo ! - ma si ricordò di essere maschio e finì
soffiando forte, perché una volta un calcio simile se l'era preso pure lui
e gli faceva male solo a pensarci.
-Ragione in più per trovare l'angelica creatura, prima che ci metta fuori
servizio tutta la malavita di Vigàta. Che se ci cala il lavoro, a noi ci
riducono il personale e poi ci trasferiscono a Lampedusa ad accogliere i
clandestini.-
Squillò il telefono -Commissario, prima la cercò la Banca di
San Pietro, dissero di non disturbarla ma di chiederle se poteva passare
un attimo che le dovevano parlare per questioni vostre.-
Montalbano trasalì, mancavano dieci giorni allo stipendio e sicuramente sul suo
conto corrente s'era accesa la spia rossa della riserva. Sacramentando sui
problemi filosofici della vita quotidiana, si mise la giacca, si raddrizzò
la cravatta e si preparò ad uscire. Avrebbe preferito un conflitto a fuoco
o, addirittura, un'intervista alla televisione, persino la ripudiata
promozione a vicequestore, piuttosto di quel brutto quarto d'ora che
andava a cominciare. Non poteva certo andare a raccontare che era in rosso
perchè aveva prestato i soldi ad un collega che aveva la moglie malata di
cuore e chissà se e quando quel poveraccio avrebbe potuto ridarglieli, con
l'unico stipendio di poliziotto e due bambini da allevare.
-Ragazzi, esco un attimo per andare in banca. Tra venti minuti, non un
secondo di più, mi telefonate là e dite che devo tornare subito
immediatamente che c'è bisogno assoluto di me.
-Non ti preoccupare. Salvo, oggi ci sono anch'io, fai pure con calma - gli
disse suadente come una vipera quel Giuda Iscariota del suo vice Augello.
Montalbano lo guardò con ferocia dicendo -Adamo ed Èva ebbero due figli,
Abele il buono e una carogna fitusa di nome Mimì - e sbattè con tanta
violenza la porta, uscendo, che dal muro si staccò il quadro con la foto
del Presidente della Repubblica, cadde e si ruppe il vetro.
Cap. IV
Non faceva tanto caldo, ma Montalbano era in un bagno di sudore entrando
in banca. Il gelo artificiale dell'aria condizionata gli mozzò il respiro
e lo riempì di brividi, di freddo ma anche di apprensione. Si presentò
allo sportello.
-Sono il commissario Montalbano, mi avete mandato a chiamare
-Noi veramente no, è il direttore che vuole parlarle, adesso vedo se può
riceverla
L'impiegato parlò brevemente al telefono, poi gli fece cenno di salire al
piano superiore e gli spiegò:
-II primo ufficio a sinistra, quello con le piante.
Montalbano si avviò contrariato, cercando di ricordare se e quando il
direttore o qualche suo parente stretto avesse infranto il codice della
strada o commesso qualsiasi piccola intemperanza di ordine pubblico.
-Non si sa mai, meglio essere preparati - pensò salendo le scale. La porta
dell'ufficio era aperta -Permesso - disse il commissario entrando senza
aspettare la risposta. E si fermò. Dietro la scrivania del direttore era
seduta una donna. Tailleur grigio, camicetta bianca, un filo di perle al
collo, una sigaretta accesa tra le dita. Un paio d'occhi grigi come
l'acciaio lo fissò mentre lui, a sua volta, le fissava i capelli biondi,
lunghi ma tirati stretti e annodati in un austero chignon sulla nuca e gli
venne da pensare a qualcosa che non sapeva cosa.
-Si accomodi, commissario - lo invitò gentilmente la signora, non più
giovane ma dall'aria molto giovanile e soprattutto decisa. Mentre lui
sedeva, lei prese una cartellina, la aprì, allargò dei fogli sulla
scrivania e lui le guardò le mani, un pò grandi per una donna, ma ben
curate, però qualcosa stonava e gli venne da pensare a qualcos'altro che
non sapeva cosa.
-So che il suo tempo è preziosissimo e non mi perderò in convenevoli-
proseguì la donna - Sono il nuovo direttore della filiale e le
presentazioni ufficiali le faremo in un' altra occasione. L'ho mandata a
chiamare perché lei è il diretto superiore dell'agente Carmelo Squillace
che so in difficoltà finanziarie per motivi di famiglia. Tempo fa il suo
collega ci aveva chiesto un prestito e l'aveva ottenuto, ma non gli è
bastato. So che qualcuno - e calcò la voce su quel qualcuno - gli ha dato
un aiuto ma ancora non basta. Certe malattie sono lunghe e molto costose e
per esperienza so che, esauriti i prestiti " regolari " , con la
disperazione continuamente alle spalle si può finire col ricorrere a
canali molto disponibili ma pericolosi. Una società finanziaria di dubbia
fama ci ha chiesto informazioni bancarie su Squillace, sicuramente per
concedergli un prestito. Ho cercato di parlare col suo collega per dirgli
di lasciar perdere, ma a casa sua risponde una signora anziana dicendo che
lui non c'è
-Sì, Carmelo è in ferie perché doveva portare la moglie all'ospedale, per
visite ed esami. Le avrà risposto la suocera che bada ai bambini.
-Bene, lei saprà sicuramente rintracciarlo subito per dirgli di sospendere
subito la pratica con quella finanziaria. Ci sono altri modi per curare
sua moglie senza finire in mano agli usurai.
-E quali ? - chiese beffardo Montalbano alla bella signora distinta e ben
vestita, il cui stipendio ne faceva almeno tre di quelli di Squillace.
-Deve sapere, commissario, che un notaio, un parroco ed io siamo stati
nominati esecutori testamentari da una persona defunta recentemente. C'è
un lascito di 20.000 euro per una famiglia bisognosa il cui capo famiglia
sia un dipendente statale di onorata virtù. La stravaganza di questa
clausola mi ha fatto pensare a Squillace, gli altri due esecutori sono
d'accordo, conoscono il suo collega e lo stimano molto. Gli dica dunque di
stare tranquillo e di pensare soltanto alla salute della moglie. Era
questo che dovevo dirle con una certa urgenza e non voglio rubarle altro
tempo - e si alzò per accompagnarlo alla porta dell'ufficio. Vicini in
piedi, anche se coi tacchi bassi, lei era alta come lui e lo guardava
dritto negli occhi, da uomo a uomo.
-Non ho parole per ringraziarla, a nome di Squillace e mio personale - si
congedò Montalbano -se posso in qualche modo....- lasciò in sospeso, non
sapendo come sdebitarsi.
-Si lasci invitare a cena, commissario, se questo non urta il suo orgoglio
di maschio mediterraneo e la sua carica di pubblico ufficiale. Diciamo
giovedì sera, da Nicolino.
-Va benissimo, ma... al giovedì Nicolino è chiuso per riposo settimanale
-E questo è il suo sacrificio: Nicolino mi presta le strutture e il
personale, cucino io. Un menù piemontese come preparava mia nonna
buonanima per la festa del Santo Patrono- Si strinsero la mano e, per in
pò, a lui rimasero le dita indolenzite. Prima di uscire dalla stanza, in
un angolo vicino alla porta, vide un attaccapanni con sopra un oggetto che
una parte del suo cervello registrò come una stonatura, ma ormai aveva
capito. Rientrò canticchiando al commissariato .
-Russillo, sospendi le ricerche - urlò attraversando il corridoio.
-Dottore, non avevo neanche avuto tempo di cominciare. Mentre lei era via
hanno strappato la collana d'oro dal collo della suocera del sindaco....
-E scommetto che l'Angelo non è intervenuto in sua difesa...
-E lei come lo sa ? Ah già, che a lei mica per niente l'hanno fatto
commissario ...- lo guardò con ammirazione Russillo, che da grande voleva
diventare bravo come lui.
Cap. V
-Pietà - implorò Montalbano, alzando le braccia in segno di resa. La
cameriera rise e riportò in cucina il piatto di gran bollito mentre lui,
rimasto solo nella stanza, ne approfittò per allentare la cinghia e
sbottonare i pantaloni, con un sospiro di liberazione. Dalla cucina tornò
la cameriera che, tolto il grembiule bianco, era tornata ad essere la
direttrice della banca e si sedette al suo tavolo, servendosi un bicchiere
di vino.
-Vabbè, l'ho tramortita a colpi di agnolotti del plin e fritto misto di
carne, ma non le ho fatto mancare il pesce.
Com'erano le acciughe al verde ? -
-Divine, signora mia e se ne fossero avanzate un pò, me le porterei
volentieri a casa per domani. Se non sono maleducato..- si schernì lui.
-Non è un problema. Non sapendo quanto appetito avesse lei, ho preparato
per una decina di persone, dimezzando le dosi di mia nonna che per i
grandi pranzi di famiglia cucinava per venti-
-Cosi sua nonna era piemontese- buttò lì Montalbano, godendosi la
sigaretta del dopocena, sospeso tra il cielo e il paradiso.
-Veramente lo sono anch'io. Tra una cosa e l'altra non ci siamo neanche
presentati, ma in questa situazione non mi sembra il caso di farlo
formalmente. Mi chiamo Ilia e a questo punto della notte mi dia pure del
tu, abbiamo quasi la stessa età e siamo fuori servizio tutti e due - gli
rispose lei, tendendogli la mano. Lui glie la baciò cavallerescamente e le
scoccò uno sguardo malandrino - Io sono Salvo e tu, mia cara coetanea, mi
devi spiegare un paio di cose. Innanzi tutto che nome strano è il tuo e
poi perché mi stai rubando il mestiere - Lei tacque per un po', riempì i
loro bicchieri di barbera, pescò una sigaretta dal pacchetto del
commissario e l'accese. Soffiò il fumo verso il soffitto, lo seguì con lo
sguardo e poi parlò.
-All'anagrafe risulto come Maria Ausiliatrice Consolata, che sarebbero le
due madonne venerate a Torino. Un nome un po' impegnativo per una bambina
nata sottopeso e prematura, ma sopravvissuta grazie, sembra,
all'intervento della Madonna. Così fin da piccola mi chiamarono Ilia, da
Ausiliatrice, e m'è rimasto attaccato questo destino di aiutare gli altri.
Per il resto, non avevo dubbi che mi avresti presto smascherata: se mi
dici in base a quali indizi, ti racconterò come è andata -
-Ti avevo vista da lontano, domenica mattina, davanti al Municipio. Ma nel
tuo ufficio ho trovato il cappello di paglia giallo che ti fa da aureola e
poi - le prese una mano tra le sue, sfiorandole intenzionalmente le dita -
mi spieghi come fa una donna manager come te, con un lavoro pulito e
sedentario, ad avere le dita tutte graffiate e le nocche spellate come
se...-
-...come se le avesse strofinate sull'asfalto - rise lei.
-Assieme alla faccia di un ladro di autoradio - concluse lui.
-Mi arrendo commissario e confesso. Sono nata e ho vissuto in un quartiere
di periferia urbana, come dite voi, ad alto rischio. Dove uno zio vigile
urbano mi ha insegnato ad atterrare a calci i motorini dei malintenzionati
e dove, all'oratorio, un parroco moderno faceva tenere dei corsi di lotta
giapponese per le fanciulle. Siccome ero deboluccia, il medicò mi ordinò
tanto sport e mi appassionai al karaté.-
-E come mai questa vocazione a giustiziere mascherato ? -
Lei restò a lungo senza parlare, poi mormorò:
- Sono vedova da più di ventanni. Vedova dell' uomo più buono e più dolce
che abbia mai calpestato la terra. Me l'hanno ammazzato senza un perché,
in mezzo a una strada e nessuno ha visto niente.
Io forse aspettavo un bambino, non ne ero ancora sicura, ma
lo spavento e la disperazione mi hanno così traumatizzata che al suo
funerale mi sono sentita male e mi hanno portato all'ospedale. Quando mi
sono ripresa ero sola, vedova e con la certezza di non essere incinta.
Sola nel modo più assoluto della parola. Mio marito si chiamava Angelo e
per lui ho cercato di diventare una persona che aiutasse gli altri, in
tutti i modi. Col mio lavoro non è facilissimo, ci sono dei vincoli e dei
limiti, ma tutto quello che ho potuto, l'ho sempre fatto -
-Toglimi una curiosità, il benefattore di Squillace...-
-Non posso dire niente, sappi solo che sono soldi puliti, pulitissimi.
I sudati risparmi di una vita di economie e rinunce ed oculati investimenti
in onestissimi titoli di stato. Posso solo aggiungere che era un
lavoratore dello stato in pensione, da cui la strana clausola a favore di
un collega statale bisognoso.-
-E la difesa degli anziani di Vigàta, quando l'hai decisa ? -
-Per caso, intuendo il tentativo di scippo ai danni della signora Russo,
Volevo solo buttarli per terra, ma i calci in faccia mi sono scappati
pensando alle vecchiette ferite o addirittura morte per la caduta o lo
spavento. Per il loro bene, dei ragazzi intendo, spero che cambino
mestiere, anche se qui non c'è molta scelta, mi pare....-
-Sul poveraccio dell'autoradio invece hai abbassato il tiro -
-Era il suo giorno sfortunato : l'avevo incontrato poco prima, era quasi
buio e la strada era deserta. Probabilmente gli sono sembrata molto più
giovane e mi ha fatto delle proposte pesanti, mi ha spinta contro un muro
ed ha allungato le mani. Sono riuscita a scappare ma poi ci ho ripensato.
Tremando dalla rabbia sono tornata indietro e l'ho trovato all'opera : ha
pagato il vetro rotto della macchina e tutte le violenze ai danni delle
donne indifese, che stanno zitte e subiscono -
Montalbano scrollò il capo stupefatto - Ma non hai paura che qualcuno te
la faccia pagare ? Metti che quei delinquenti abbiano un padrino influente...
Vuoi che ti dia una scorta ? -
-Ma dai ! Sono mica un magistrato ! E poi i padrini di Vigàta hanno tutti
il conto nella mia banca, pensi che per qualche ladro di polli
rovinerebbero i nostri ottimi rapporti ? Quando sono arrivata qui, a
sostituire il direttore precedente maschio che andava in pensione, c'è
stata la sfilata di tutti i clienti importanti che volevano vedere di
persona questa femmina del Nord che si permetteva di occupare il posto
dove avevano pensato di piazzare qualche loro protetto. A tutti ho detto
la verità, cioè che rimarrò per poco tempo, sottintendendo che da me non
hanno nulla da temere, che se mi lasciano in pace non darò loro fastidio.
In fondo i capi sono quelli che rigano più diritto degli altri, non
possono farsi trovare in errore, i giri sporchi li fanno fare altrove,
lontano da loro. Mi hanno fatto dei regali lussuosi e li ho ricambiati
tutti, a spese mie, con dei pensieri ancora più sontuosi : non sono in
debito con nessuno, neppure per un pacchetto di caramelle. Li tratto
tutti coi guanti bianchi, vado a trovarli a casa perché non si disturbino
a venire in banca, anche perché avere l'agenzia piena di guardie del corpo
con le pistole sotto l'ascella ci rende un po' nervosi. Sono ricevuta come
un'ospite di riguardo, anche se porto solo un libretto degli assegni.
Le loro donne, giovani o anziane, stravedono per me, mi coccolano forse
perché pur essendo femmina tratto coi loro uomini alla pari, mentre loro
vivono silenziose nell'ombra. Mi portano in cucina, mi regalano torte,
centrini all'uncinetto, bottiglie di conserva, cose così, tra donne, e io
le faccio ridere dicendo: "E' il gallo che canta, ma è la gallina che fa
le uova". Sai, tra galline ci si intende alla perfezione; mentre i galli
cantano sul tetto, convinti che il sole sorga soltanto grazie al loro
richiamo ....-
Rimasero in silenzio, finendo la bottiglia di vino, un senso di pace li
avvolgeva. Ognuno perso nei propri pensieri, il mondo e le sue schifezze
chiusi fuori dalla stanza.
Cap. VI
Il commissario posò sulla scrivania il giornale che riportava a
caratteri cubitali in prima pagina L'ANGELO COLPISCE ANCORA
" Un noto spacciatore di droga è stato trovato, stamattina all'alba, nudo
dalla cintola in giù, legato e imbavagliato, su una panchina del Parco
Comunale, abituale luogo di incontro dei tossicodipendenti coi loro
fornitori. L'uomo, in evidente stato confusionale, ha raccontato di essere
stato assalito nella notte da una figura bianca che, dopo averlo
immobilizzato, gli ha fatto ingoiare a forza un gran numero di pastiglie
che gli hanno provocato un malore allucinante e insopportabile. La
scientifica esclude trattarsi di ecstasy o altre droghe sintetiche.
Accanto al corpo della ' vittima ' sono state trovate due confezioni vuote
di un noto prodotto di pillole lassative e le abbondanti tracce del loro
effetto....."
-Che strana creatura - pensò Montalbano - sembra che faccia
di tutto per attirare l'attenzione su di sé. Un giorno o l'altro qualcuno
la scopre e glie la fa pagare, anche se fin'ora ha toccato solo pesci
piccoli, senza pestare i piedi a nessuno di grosso. Dovrei ordinarle di
smettere, ma non mi ascolterebbe di sicuro. Sembra non avere paura di
niente, agisce con freddezza e calcolo, quasi come una lucida mente
criminale. Non vorrei che ci fosse sotto qualcosa di strano, che mi stia
prendendo in giro con la sua aria da Robin Hood per prepararmi qualche
brutto scherzo. Oggi e domani ho troppi impegni, poi comincerò a ficcare un
po' il naso negli affari suoi -
Cap. VII
Il telefono squillava e squillava, Montalbano profondamente addormentato
faticò a svegliarsi per rispondere.
-Pronto, Mimì sei tu ? Ma porco cane, è domenica mattina, sono di riposo,
non te la puoi sbrigare da solo senza rompermi le scatole? Come ? Come ??
Vengo subito -
Improvvisamente lucido, si vestì in fretta e uscì, dirigendosi a tutta
velocità all'ospedale di Vigàta. Il suo vice Augello lo aveva chiamato dal
Pronto Soccorso, erano bastate poche parole:
-La direttrice della banca chiede di te -
Si diresse verso la stanza sorvegliata da due agenti, il medico che ne era
appena uscito gli fece un breve resoconto della situazione e aggiunse :
-Non è in pericolo di vita, ma è ridotta piuttosto male. Non la faccia
affaticare - II commissario entrò in punta di piedi nella camera e si
fermò appoggiandosi alla porta, respirando profondamente per mantenere la
calma.
Un braccio ingessato, l'altra spalla fasciata, la faccia piena di lividi,
gli occhi gonfi e le labbra spaccate. I capelli sparsi sul cuscino, con la
loro luce dorata, rendevano ancora più violenta l' immagine del dolore su
quel volto che però, stranamente, aveva un'espressione serena.
-Ilia, che è successo ? -
Lei non aprì gli occhi, dalle labbra gonfie uscì un bisbiglio faticoso:
- Sono caduta dalle scale -
A lui salì il sangue al cervello, anche ridotta in quello stato la avrebbe
presa a schiaffi. Stava per mettersi a urlare ma si controllò e riuscì a
mormorarle all'orecchio :
-Non mi puoi pigliare per il culo. Questo è un lavoro da professionisti e
poi la pallottola nella spalla come la spieghi ? Ti hanno trovata svenuta
in macchina, col motore acceso, davanti al portone di casa -
-Lascia perdere, Salvo, sono affari miei. Tra un mese torno come nuova
e me ne vado, tolgo il disturbo. Te lo ripeto, sono affari miei, non intendo
sporgere denuncia : ma la sono cercata e me la tengo. -
-E ai giornali io che gli racconto ? -
-Niente. Vivo da sola in una casa isolata. Mi ha trovata una tua pattuglia,
nessuno sa o ha visto niente. Il medico di guardia si dimentica della ferita
da arma da fuoco e conferma che sono caduta dalle scale.
Firmo tutto quello che volete. Ai giornali non dici niente perché non è
successo niente. Altrimenti salta fuori la vera storia
dell'Angelo e non credo che tutta l'opinione pubblica sarà d'accordo sul
suo e sul tuo modo di aver gestito gli eventi...-
Montalbano si sentì preso in trappola, fu con profonda tristezza che le
disse -Pensavo fossimo amici...perché ti comporti così ?-
-Adesso sono stanca,Salvo. Lasciami in pace qualche giorno, poi ti
racconterò una storia -
-Promesso ? -
-Certo. Sei l'unico a cui posso raccontarla e che può capirla -
Cap.VIII
Montalbano pensava di starle vicino, nella convalescenza, ma fu
impegnatissimo con un nuovo caso che gli capitò tra capo e collo : il
ritrovamento, dopo una mareggiata, di un cadavere tra gli scogli. Omicidio
non sembrava, il corpo era ridotto male per gli urti contro i sassi, ma
non presentava segni di violenza. Suicidio, forse, o incidente. Il volto
era irriconoscibile, ma dopo l'esame delle impronte digitali scoppiò il
vero casino. Nino il Francese, latitante da tempo immemorabile, ricercato
in tutto il mondo per una lunga sfilza di reati e sospettato del più
clamoroso di tutti. Secondo la Scientifica il suo DNA era molto simile a
quello ricavato dalla saliva trovata su dei mozziconi di sigarette. Quelle
fumate nervosamente da chi aveva azionato la carica esplosiva che, anni
prima, aveva fatto saltare in aria due giudici e la loro scorta. Un
cadavere eccellente ed ingombrante. Montalbano non ebbe più un attimo di
sosta: col questore ed il prefetto per molti giorni partecipò a riunioni,
conferenze stampa, consultazioni ufficiali ed ufficiose con personalità
importanti, conversazioni segrete ed altro ancora. Un caso da trattare coi
guanti e la maschera antigas : a parte il fatto in sé, la morte di un
eccellente ricercato, si ponevano interrogativi inquietanti. Come era
morto ? Perché ? Chi l'aveva fatto fuori ? O era stato davvero un
incidente o un suicidio ? E chi erano stati i mandanti di quella orrenda
strage di cui, si ebbe la conferma ufficiale, era davvero stato lui
l'esecutore materiale ? L'autopsia confermò un'unica lesione grave sul
cadavere : una frattura alla colonna cervicale, ma dire quando fosse
avvenuta, se prima o dopo la permanenza in mare era difficile da
stabilire. Montalbano non vedeva l'ora di chiudere il caso, per quello che
era di competenza del suo commissariato. Che le beghe mafiose e politiche
se le sbrigassero altrove, nei palazzi importanti con cui lui non voleva
aver nulla a che fare. Riuscì a sentire Ilia una sola volta, quando lei
uscì dall'ospedale.
Gli disse che si sarebbe trasferita in albergo per la convalescenza e che
quando tutti e due avessero superato i rispettivi problemi, si sarebbero
rivisti.
Cap. IX
Quel mattino Montalbano si svegliò che era giorno fatto, si stirò
voluttuosamente nel letto e si godette il programma della giornata II
questore gli aveva concesso una meritata settimana di vacanza, al
pomeriggio sarebbe arrivata Livia e assieme sarebbero andati a Malta. Non
voleva pensare a niente, si alzò molto tardi e si concesse una lunga e
ristoratrice nuotata in mare. Pranzò di gusto col ben di Dio che Adelina
gli aveva lasciato nel frigorifero, ricordò di aver sentito passare il
ciclomotore smarmittato del postino e andò a svuotare la buca delle
lettere. Giornali, pubblicità, una busta. Riconobbe la scrittura rotonda
di Ilia, in quel periodo gli aveva scritto per dargli sue notizie, visto
che era impossibile rintracciarlo al telefono. La busta era pesante, segno
che conteneva una lunga lettera.
-Sta a vedere che mantiene la promessa di raccontare la sua storia-
si disse sorridendo. Prese le sigarette e andò a
sedersi su uno scoglio per leggerla con calma in riva al mare.
" Carissimo Salvo, quando leggerai questa storia, che ho promesso di
raccontarti, sarà tutto finito, come ti avevo annunciato. Così capirai
quello che è successo e ne trarrai molte conseguenze, ma ti mancheranno
dei particolari e alcuni te li posso raccontare solo io.
Le premesse risalgono a tanti anni fa, quando in un quartiere di periferia
a Torino arrivarono i "meridionali" . Indipendentemente dai pregiudizi e
dalle riserve degli adulti, i bambini fecero subito amicizia, anche se
all'inizio fu difficile capirsi, parlando ognuno un dialetto diverso dagli
altri. Ma nel gioco, come nell'amore, le parole sono superflue: gesti,
sguardi, frasi in codice inventate assieme bastano e avanzano. C'erano due
maschietti e una femminuccia che per anni si tennero compagnia e crebbero
assieme : Angelo, Giovanni e Ilia. Tanto Angelo era calmo, posato, serio e
riflessivo, tanto Giovanni era nervoso, scatenato, allegro ed irruente.
Con loro Ilia stava bene e voleva bene a tutti e due, ad ognuno in modo
diverso. Crescendo, Angelo diventò un bravissimo giovane, studiò, si
diplomò e trovò un buon impiego. Giovanni cominciò a frequentare cattive
compagnie, si perse in loschi affari, entrò e uscì più volte dal
riformatorio. Tutti e due dissero ad Ilia di amarla e di volerla sposare e
lei esitò a lungo, temendo di ferirne uno scegliendo l'altro. Un giorno
Giovanni, ricercato dalla polizia, scomparve e nessuno seppe più nulla di
lui. Ilia rimpianse a lungo l'amico smarrito, poi la presenza costante e
silenziosa di Angelo al suo fianco la convinse e lo sposò. Vissero pochi
mesi di una serena e dolce felicità fino alla sera in cui, tornando a casa
dal lavoro, Angelo morì, investito da un'auto pirata che sparì senza
lasciare tracce. Ilia si trovò vedova a ventitré anni e decise di non
sposarsi più : dei due uomini che aveva amato, uno era morto e l'altro era
scomparso. Passò il resto della sua vita a lavorare con un accanimento che
i suoi colleghi stentavano a capire: era per riempire una vita vuota,
sterile. E per non avere il tempo di pensare a due domande che la
tormentavano : Chi aveva ucciso Angelo ? Dove era finito Giovanni ?
Manca il tempo per i dettagli, ma avrai già intuito la risposta, che era
una sola : Giovanni Cusimano, detto Nino il Francese, latitante, aveva
punito il rivale che gli aveva "rubato" la donna.
E quella donna, Ilia, che poi sarei io, dopo anni di sospetti, indagini e
ricerche, aveva scoperto dove si trovava Giovanni e fece in modo di
andarlo a stanare. Con la messinscena dell'angelo lo provocò come tu sai,
finché lo fece uscire allo scoperto. Arriviamo al finale: quel sabato sera
Nino mi aveva dato appuntamento in un luogo isolato. Mi scusai per il
sotterfugio a cui ero ricorsa per poterlo incontrare, lui rise, ricordando
le volte che avevamo fatto a botte da piccoli. Non aveva dubbi che fossi
stata io a malmenare i suoi uomini, aveva riconosciuto lo stile, disse.
Ricordammo a lungo la nostra infanzia lontana, mi confessò di amarmi
ancora e mi chiese di sposarlo. Io accettai, a patto che mi aiutasse a
trovare l'assassino di Angelo. Si innervosì, dicendo che era una storia
vecchia ed io iniziai a deriderlo e insultarlo, umiliandolo, poi cominciai
a fargli capire che sospettavo di lui.
Cambiò improvvisamente, divenne una furia, cominciò a picchiarmi e quando
gli dissi che ti avevo confidato i miei sospetti e consegnato le prove che
avevo raccolto negli anni su molti suoi reati, perse la testa e mi sparò.
Mi colpì di striscio alla spalla e la mia reazione lo colse di sorpresa :
mi ero lasciata malmenare fino ad allora senza reagire, ma lo atterrai con
poche mosse di karaté e lo immobilizzai.
Lo guardai negli occhi, gli sputai in faccia e gli spezzai il collo.
Era notte fonda e senza luna, caricai il corpo in macchina e andai a
buttarlo in mare. Nello sforzo di gettarlo in acqua persi 1'equilibrio,
caddi sugli scogli e mi ruppi il braccio. Non so come feci a tornare a
casa, ma ormai ero arrivata alla conclusione, volevo solo ancora un po' di
tempo per poterti scrivere questa confessione, per evitare che tu perdessi
tempo a porti domande e cercare risposte. Mi sono permessa di sostituirmi
alla giustizia umana e divina ed è giusto che io paghi. Dopo aver compiuto
la mia vendetta personale e averti fatto trovare quel maledetto criminale
non ho altre ragioni per restare.
Quando leggerai queste parole me ne sarò già andata.
Mi troveranno nella mia camera d'albergo, stesa sul letto, col vestito
da angelo, che era poi il mio abito da sposa.
Saranno bastati un po' di barbiturici ingeriti con molto alcol,
una fine rapida e indolore.
Ti lascio tre problemi da risolvere, scusa se ti reco disturbo fino
all'ultimo.
Il primo riguarda questa confessione : rendila pubblica oppure no, come
riterrai opportuno, a seconda delle tue esigenze professionali.
Il secondo riguarda il mio testamento, depositato dal notaio Turturro di
Montelusa. Ho lasciato tutto agli orfani dei poliziotti caduti in
servizio, è una grossa somma, decidi coi tuoi superiori se accettare o
meno l'eredità di un'assassina. Non ho parenti stretti che possano opporsi
a questa mia decisione, nè che si possano occupare della mia tomba.
Il terzo problema è proprio questo, vorrei essere cremata e che le mie
ceneri vengano disperse in mare, ti chiedo l'estremo favore di fare
rispettare questa mia ultima volontà. Non rimarrà traccia di me e della
mia vita disgraziata. Anche tu dimentica tutto. Non è successo niente.
Ilia "
Montalbano accese una sigaretta, poi con 1' accendino diede fuoco alla
lettera che velocemente si consumò. Quando la fiamma gli raggiunse le
dita, lasciò cadere i fogli carbonizzati in mare.
Un'onda li accolse e li disfò.
L'onda successiva non trovò più niente.
Lidia Prunotto
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