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Rassegna stampa - Gennaio 2002

Zingaretti sbanca con "Perlasca".

E ora sarà di nuovo Montalbano

Perlasca stravince, batte Aldo, Giovanni e Giacomo, e si attesta sui 13 milioni di spettatori. Il film tv di Raiuno sul commerciante di carni padovano che si finse un console spagnolo e, così facendo, riuscì a salvare 5.000 ebrei nella Budapest del '44, è stato seguito con commozione da giovani e meno giovani, da chi ricordava e da chi ha soltanto sentito raccontare. Perlasca, diretto da Alberto Negrin e interpretato da Luca Zingaretti, ha ottenuto il record di stagione, raggiungendo il picco intorno alle 22 di martedì: 13.267.000 spettatori con il 45% di share. La sera precedente gli ascolti avevano toccato uno share del 43.81% con 12.942.000 spettatori. Il successo della fiction, nei giorni dedicati alla memoria dell'Olocausto, ha trascinato anche Il fatto di Enzo Biagi (un'intervista alla vedova Perlasca è stata vista da 7.178.000 spettatori) e Tg3 Primo Piano (2.340.000 spettatori) che ha riproposto l'intervista di Minoli del 1990 a Giorgio Perlasca. Dello Schindler italiano non si sapeva nulla: la stessa famiglia ne conobbe la storia quando due donne salvate dal finto console vennero a cercarlo a Padova all'inizio degli anni '80. "Chiesero di Jorge Perlasca - ha raccontato l'anno scorso il figlio, Franco, intervenuto a Castelbuono all'inaugurazione di una mostra sull'Olocausto - pian piano abbiamo ricostruito una storia assurda, che papà non aveva mai raccontato. Era un fascista entusiasta, mio padre, che al rientro in Italia, nel '42, si rende conto che qualcosa non va: iniziano le deportazioni, lui non comprende perchè‚ deve odiare un ebreo o uno zingaro. E' a Budapest, munito di un lasciapassare diplomatico: per 45 giorni rilascerà salvacondotti agli ebrei ungheresi, inserendoli in un fantomatico elenco di spagnoli sefarditi: alla fine saranno 5.200". E lui? "Un giorno lo intervistò una tv cattolica, gli volevano far dire che aveva aiutato gli ebrei per carità cristiana. Lui rispose, nudo e crudo, "li ho salvati perchè sono un uomo"". Enrico Deaglio fu il primo a far conoscere la vicenda Perlasca più di dieci anni fa, dal suo libro La banalità del bene, è stata tratta la sceneggiatura. Per Luca Zingaretti si tratta di un periodo veramente felice: dopo il successo continuato del commissario Montalbano per tre stagioni di seguito, arriva la quarta serie delle avventure del poliziotto di Vigata creato da Camilleri. E raddoppia: i due nuovi episodi che Alberto Sironi ha appena finito di girare in provincia di Ragusa, resteranno "congelati" fino all'autunno. Il regista sta infatti completando i provini per l'altra serie, la quarta, e la sceneggiatura è praticamente pronta. Stavolta verranno portati sullo schermo - in un'unica tornata di quattro episodi - l'ultimo romanzo, L'odore della notte e il racconto Il gatto e il cardellino. Le riprese iniziano a fine mese, gli attori sono sempre gli stessi. "E chi li cambia...- sorride Sironi - Ormai il gruppo è quello. Anche io sono rimasto incollato alla tv per Perlasca, Luca è stato straordinario, al pubblico è piaciuta la storia che ha saputo raccontare l'Olocausto in maniera intelligente. Per non dimenticare, mai, che simili tragedie sono appena dietro l'angolo".

Si. T. - Giornale di Sicilia, 31.1.2002


«Montalbano non mi ingabbia» «È come far visita a un amico».

A fine febbraio iniziano le riprese de "L'odore della notte" Luca Zingaretti a Padova per la presentazione del film-tv "Perlasca, un eroe italiano" in onda lunedì su Raiuno

Luca Zingaretti sorride con lo sguardo. Un guizzo negli occhi nocciola che sfumano nel verde, le labbra che si imbronciano per un respiro, la fronte che si increspa, e il commissario Montalbano sembra materializzarsi dal nulla, pronto ad osservare e catalogare ogni dettaglio. La magia si dissolve in un attimo, l'eroe di Camilleri ripiomba nella sua Sicilia, e Zingaretti si riappropria del suo "io", gentile e cordiale con chi l'attendeva l'altra sera a Padova per la presentazione del film tv "Perlasca, un eroe italiano", prima tappa di un tour de force che lo sta portando in giro per l'Italia e per il piccolo schermo (dopo Roma, Padova e Arquà, ieri era a Firenze; la Carrà l'aspetta oggi a "Carramba" contendendoselo con Vespa). Zingaretti, ormai sta diventando un "buono": dopo Montalbano e Perlasca, si fa fatica a re-immaginarla cattivo come nel "Branco" o in "Vite strozzate". «Ma no... mi sono appena stati proposti due ruoli da cattivo. Non li interpreterò perché non mi convincono le sceneggiature, ma sono stato felice dell'offerta. Non ho paura di essere ingabbiato». Sicuro? «L'importante è che il personaggio sia a tutto tondo. I "cattivi" si distinguono in due categorie: quelli che nascondono il male, e allora è divertente interpretarli, e quelli che devono fare la faccia truce per fare cose truci. In questo caso sono bidimensionali e diventano noiosi. Ovviamente opto per i primi». Qual è il "cattivo" che più le è piaciuto al cinema? «Dico una banalità: Hannibal. Prima di tutto perché si tratta di un personaggio scritto magnificamente bene, poi perché lo interpreta Anthony Hopkins. Per un attore è bello lavorare sulla "malattia", inoltrarsi in territori insondabili nei quali si perdono i riferimenti etici». Come mai aveva annunciato di voler abbandonare Montalbano? «Sono stato vittima di equivoco: durante la conferenza stampa di "Incompreso" qualcuno mi chiese se mi sarei calato ancora nei panni di Montalbano. All'epoca stavano ancora scrivendo le sceneggiature, io non le avevo ancora viste, e non firmo mai un contratto senza aver letto prima il copione. Così dissi "non lo so", perché effettivamente non lo sapevo. Voglio bene a Montalbano, non credo che mi incastri in un ruolo, e spero che anche questo "Perlasca" aiuti a fare uscire l'attore». A che punto siete con i nuovi episodi? «Ne abbiamo già girati due, uno tratto dagli "Arancini", l'altro da "Un mese con Montalbano". Ci manca adesso "L'odore della notte", che inizieremo a girare a fine febbraio in Sicilia». Perché la fidanzata di Montalbano, Livia, piace così poco, soprattutto al pubblico femminile? «Credo che un pizzico di colpa sia nostra. Il personaggio tratteggiato da Camilleri è un adulto che ha scelto di vivere un rapporto atipico. Livia abita in Liguria, Montalbano in Sicilia, entrambi sono profondamente legati al proprio territorio, ed entrambi, anche se Camilleri non lo dice mai, sanno perfettamente che non potranno mai vivere insieme. Montalbano è un eroe che va contro tutto, che risponde solo alla sua coscienza: ha bisogno di una donna come Livia. Ogni volta che chiude un caso, la deve chiamare, quasi per purificarsi... Noi l'abbiamo resa un po' rompiscatole, e le donne rompiscatole non piacciono tanto...». Come affronta questo ruolo ormai così "familiare"? «Il pericolo, in questi casi, è arrangiarsi. E' come indossare una giacca che ti va bene, che ti piace, nella quale ti senti al sicuro, ma per un attore questo approccio può essere pericoloso. Per me ritrovare Montalbano è come andare a far visita ad un amico che vive in un piccolo paese della Sicilia: penso a cosa direbbe, a cosa farebbe... Un attore deve sempre rimanere lucido e capire quali sono i meccanismi psicologici ed emotivi che muovono il personaggio. Se lavori bene, alla fine l'equazione ti torna. Poi subentra anche la tecnica».Cosa la spaventa di più del suo mestiere? «Nella vita capiteranno sempre momenti up e down. La paura è di annoiarmi, perché questo è un lavoro che chiede tanto». Com'è la sua giornata tipo quando non lavora? «È il caos più... banale. Sto molti mesi lontano da casa, e quando torno tutto mi si accavalla: bollette o multe da pagare, il dentista... passo da uno sportello all'altro. E invece a me piacerebbe avere del tempo libero per poter leggere, studiare, lavorare a progetti che ho pensato e accantonato». Dopo "Perlasca" ci sarà un altro tour de force per la fiction "Incompreso". E poi? «Poi dovrebbe uscire "Texas 46", un film sui prigionieri di guerra italiani portati in campi di concentramento americani. Poi spero di poter lavorare con Enzo Monteleone a "El Alamein", un progetto che è slittato nel tempo e che ora dovrebbe decollare, ma non so ancora se sarò libero io». Come mai questo interesse per gli argomenti storici? «Mi piace ricordare, mi piace capire come ragionava la generazione passata, più semplice di quella di oggi, ma con un più forte senso etico».

Chiara Pavan - Il Gazzettino, 24.1.2002


Perlasca, un eroe molto scomodo

In onda su Raiuno il 28 e il 29 gennaio, la fiction dedicata allo Schindler italiano. Luca Zingaretti, ex commissario Montalbano, è il protagonista del film che si colloca nel filone delle miniserie revisioniste. L'anteprima alla Camera

All’estero siamo famosi per spaghetti e mandolino ma la nostra storia è piena di gesti eroici”. Luca Zingaretti porta alla luce quelli del commerciante veneto Giorgio Perlasca, un eroe italiano, col fim tv diretto da Alberto Negrin e musicato da Ennio Morricone, con Amanda Sandrelli, Franco Castellano, Giuliana Lojodice, Marco Bonini , in onda su Raiuno lunedì 28 e martedì 29 gennaio, che inaugura la Giornata della memoria sull’Olocausto, per non dimenticare. Raiuno lo ricorderà in ogni programma della settimana, da Uno mattina alla Carrà, con speciali di Biagi e Vespa, collegamenti e interviste inedite del Tg1. Frutto di una coproduzione tra Raifiction e le tv pubbliche francese e svedese la fiction, costata dodici miliardi e girata in dodici settimane a Budapest, rispolvera una pagina vera e sconosciuta della nostra storia portata alla luce nel ’90 da Enrico Deaglio col libro La banalità del bene e da Minoli, che intervistò Perlasca a Mixer. Un anonimo commerciante di carni, ex fascista, che trovatosi nel ’44 a Budapest durante le persecuzioni naziste, spacciandosi per console spagnolo, rischiò continuamente la vita per salvare migliaia di ebrei dalla fucilazione. Il tv movie, spiega il direttore di Raifiction Stefano Munafò, segue il filone delle miniserie revisioniste dell’ammiraglia Rai che culminerà in primavera con La guerra è finita (con Alessandro Gassman e Barbora Bobulova ), proseguirà con la produzione di costose monografie di Mussolini, Stalin, Hitler e forse completerà la “collana” con la battaglia di Cefalonia. “Perlasca fu un personaggio scomodo perché politicamente non catalogabile. A differenza di Schindler non aveva un ruolo politico – dice -, per questo è stato rimosso da tutta la cultura italiana che considerava un’eresia accostare la figura di un fascista a quella di eroe. Il film è un giusto risarcimento a 50 anni di silenzio”. “Rispecchia notevolmente la figura di mio padre, scomparso nel ’92 – spiega Franco Perlasca -. Non era sempre stato politicamente dalla parte giusta e anche dopo eticamente rimase un uomo di destra. Non vendette la sua storia a nessuno, questo è un bel ricordo che lo fotografa, anche nei momenti più tragici, con tutta la sua ironia”. Abano Terme gli dedicherà a febbraio una mostra antologica con le sue foto, le medaglie, i diari. Zingaretti fisicamente non gli somiglia molto: “Era alto più di un metro e novanta, segaligno, ho puntato più sui lati psicologici del suo carattere, sui meccanismi che spingono un uomo a rischiare la vita – racconta -, cercando di coniugare il lato eroico a quello umano, istrionico, quasi buffonesco del personaggio. E’ un esempio da seguire in un momento in cui prevalgono le divisioni ideologiche, politiche e religiose”. L’attore romano, che presto approderà su Canale5 con la fiction Incompreso, sta girando per Raiuno la quarta serie del commisario Montalbano (tratto dall’ultimo libro di Camilleri L’odore della notte). Non trova affinità tra i due personaggi: “Perlasca e Montalbano hanno in comune solo il fatto di essere due uomini liberi, che non si piegano a ideologie o supposte gerarchie ma reagiscono seguendo solo il loro cuore e il loro cervello. Essere liberi da ogni condizionamento è stato difficile in ogni epoca, anche oggi. Mi ha fatto piacere raccontare la storia di un italiano di cui dobbiamo andar fieri. Abbiamo tanti esempi di vigliaccheria per quanto riguarda i nostri governanti, basti pensare alla fuga dei Savoia l’8 settembre. Ma gli italiani soldati al fronte sono stati sempre autori di gesti eroici”. Spera di girare presto un film per il cinema sulla storia di un italiano che diventò una rock star in Argentina del calibro di Madonna. “Sono curioso di lavorare laggiù, a contatto con la gente del posto, per capire cosa stia realmente succedendo”. E presto sarà sul grande schermo col film Texas ’46 girato in Bulgaria da Giorgio Serafini. “E’ il racconto di un prigioniero di guerra italiano catturato in Africa dagli americani che deportavano i nemici nei loro campi di concentramento texani – racconta -. Sarò un capitano in eterno conflitto con il capo del campo: non si arrenderà mai e riuscirà a fuggire. Anche questa è la storia di due uomini, al di là delle loro divise”.

Betty Giuliani - Il Nuovo, 21.1.2002


Toh, Montalbano è finito sul satellite

I film tratti da Camilleri su Raisat: una scelta "evoluta" Quattro sere di fila, da lunedi 14 a giovedi17, alle 21. Lunedi "Il ladro di merendine", martedi "La voce del violino", mercoledi "La forma dell'acqua", giovedi "Il cane di terracotta". Chissà se bisogna ancora specificare che sono gli episodi tratti da Andrea Camilleri con protagonista il commissario Montalbano. La riduzione tv, del regista Alberto Sironi, ha fatto gridare al miracolo, di qualità e di ascolti sulla tv in chiaro (RaiDue). Il dibattito non è concluso: succede per puro caso e solo perchè c'è di mezzo Camilleri, oppure basterebbe impegnarsi un po' di più sui lavori di qualità? Nell'attesa che qualcuno dia la risposta, Raisat Fiction propone la serie, comportandosi da perfetta tv tematica. Si manda tutto in onda, in quattro giorni, chi vuole li vede, chi vuole se li registra. Si chiama uso consapevole del mezzo televisivo, evoluto se vogliamo, e infatti si paga a parte.Crolla l'antica scansione dettata dalla tv storica (propongo eventi, tu, telespettatore, ti siedi in poltrona al momento giusto e io ti guido). Aveva un senso finché gli eventi c'erano: nella pena infinita che coglie oggi il telespettatore attento e affezionato alla vecchia tv non si ritrova niente di tutto questo. Il pubblico "scetato" (sveglio, quello di cui parla Arbore) non c'è più, fa altro, si fa fregare sempre meno. E ora si prepara a registrarsi Montalbano e a vederselo quando più gli aggrada. Montalbano nella versione Zingaretti, nel senso del personaggio, è il suo specchio ideale. E ci si sente meno soli.

Antonio Dipollina - Il Venerdi di Repubblica, 11.1.2002


Commissaire Montalbano: Le Voleur de Goûter

Visage mal rasé et crâne dégarni, le flic sicilien Montalbano prouve une nouvelle fois ses qualités d'enquêteur de la "polizia" dans une sombre affaire de double meurtre. Mais à force de parler tout le temps avec les mains, il risque de faire fuir le meurtrier!

(Viso mal sbarbato e cranio calvo, lo sbirro siciliano Montalbano dimostra di nuovo le sua qualità d'investigatore della "polizia" in un tenebroso caso di doppio omicidio. Ma, a forza di parlare sempre con le mani, rischia di fare fuggire l'assassino.)

Le Soir, 11.1.2002


Téléfilm sur France 2

Commissaire Montalbano: Le voleur de goûter Une soirée polar

Série italienne d'après Andrea Camilleri (1999). Réalisation: Alberto Sironi. Rediffusion. Avec Luca Zingaretti, Katharina Böhm, Guja Ielo, Cesare Bocci, Renato Scarpa. Cheveux ras et barbe savamment mal rasée, épaules carrées et costume impeccablement coupé: il en jette, le gradé de la polizia, dans le style quadra à qui on ne la fait pas. Grande gueule mais esprit finaud, Montalbano est un flic sicilien qui parle aussi beaucoup avec les mains, aime tapoter paternellement les joues de ses adjoints et entretient à distance une relation longue durée avec la jolie Livia. Ainsi est incarné le héros des quatre romans policiers déjà écrits par Andrea Camilleri dont France 2 a acheté deux des adaptations télé. Le profil est soigné et, pourtant, ce flic-spaghetti ne nous inspire pas une sympathie instantanée. Mais l'intrigue est chargée d'agir comme un révélateur de ses qualités cachées: confronté à un criminel casse-tête, Montalbano montrera son courage et son grand coeur. Pour cette première fois, c'est un sexagénaire découvert poignardé dans un ascenseur et un pêcheur tunisien assassiné en pleine mer qui vont le pousser à donner le meilleur de lui-même... Il nous a prouvé lors du précédent épisode qu'il pouvait (un peu) mieux faire.

Capelli rasati e barba sapientemente mal tagliata, spalle quadrate e vestito dal taglio perfetto: impressiona, il graduato della polizia, nello stile di uno negli 'anta' a cui non la si fa. Spavaldo ma spirito furbacchione, Montalbano è uno sbirro siciliano che parla anche molto con le mani, ama dare paternamente colpetti sulle guance dei suoi collaboratori e mantiene da lungo tempo una relazione a distanza con la bella Livia. Così è personificato l'eroe dei quattro gialli scritti da Andrea Camilleri di cui France 2 ha comprato due degli adattamenti tivù. Il profilo è curato e, però, questo sbirro-spaghetti non ci ispira una simpatia instantanea. Ma l'intrigo deve fungere da rivelatore della sue qualità nascoste: confrontato a un rompicapo investigativo, Montalbano dimosterà il suo coraggio e il suo grande cuore. Per questa prima volta, sono un sessantenne ritrovato pugnalato in un ascensore e un pescatore tunisino ucciso in alto mare che lo spingeranno a dare il meglio di sè... Ci ha dato la prova nel precedente episodio che poteva fare (un pò) meglio.

Sophie Berthier - Télérama, 5.1.2002 (traduzione a cura di Don Peppone)






Last modified Wednesday, July, 13, 2011