home page





Rassegna stampa - Settembre 2005



I NUOVI FILM DEL COMMISSARIO MONTALBANO

In onda da giovedì 22 settembre alle 21.00 su RaiUno

L'avventura televisiva di Salvo Montalbano comincia nel 1998, quando il produttore Carlo Degli Esposti, presidente della Palomar, e la struttura Cinemafiction della RAI decidono di trasporre in fiction tv i romanzi di Andrea Camilleri.

Si tratta di portare in televisione, si può dire in tempo reale, un fenomeno letterario che non ha eguali: quasi due milioni di libri venduti in Italia (editi da Sellerio, Mondatori, Rizzoli), un'epidemia editoriale che non si arresta.

I primi due episodi Il ladro di merendine e La voce del violino (1999) seguiti da Il cane di terracotta e La forma dell'acqua (2000) rappresentano uno sforzo produttivo importante: 4 miliardi il costo dei primi due episodi e quattro miliardi e mezzo quello degli episodi andati in onda nel 2000.

La scelta felicissima dell'attore protagonista Luca Zingaretti, che incarna perfettamente l'uomo mediterraneo schivo, solitario, con un forte senso morale, in sintonia con la spigolosità caratteriale del personaggio; una regia meticolosa, quella di Alberto Sironi, prestato dal cinema al piccolo schermo; il meticoloso lavoro di sceneggiatura ad opera di Francesco Bruni e dello stesso Camilleri, un cast di ottimo livello, fanno di Montalbano anche un caso televisivo.

I film hanno vinto ogni volta la gara dell'audience giornaliero con medie di ascolto del 25% , più di sei milioni di telespettatori a puntata; mettono d'accordo il pubblico con la critica e valgono il riconoscimento internazionale: diritti venduti a Germania, Francia, Svezia, America Latina, Belgio, Olanda e Spagna e la nomination agli Emmy Awards, come il miglior prodotto della fiction internazionale nel 1999.

Nel 2001 seguono La gita a Tindari e Tocco d'artista fino ad arrivare alla produzione dei quattro nuovi episodi Il senso del tatto, Gli arancini di Montalbano, L'odore della notte e Gatto e cardellino, costati circa 6.000.000 di euro, che hanno visto impegnata una troupe di 50 persone, oltre 15 diverse location tra le più prestigiose della Sicilia tra cui Tonnara di Scopello, Favignana,Tonnara di Capo Passero, il Castello di Donnafugata e il Castello di Porto Palo.

Sono ormai dieci i film-tv sul Commissario Montalbano: una collezione di opere tra le più significative della fiction europea degli ultimi anni, alla cui produzio ne si è associata la televisione pubblica svedese SVT.

Dopo il successo dei primi dieci film-tv, la collezione del Commissario Montalbano si arricchisce di quattro nuovi titoli.

I primi due Giro di Boa (tratto dal romanzo di Andrea Camilleri pubblicato nel 2003 da Sellerio e divenuto immediatamente il libro più venduto in Italia) e Par Condicio (tratto dalla raccolta di racconti Un mese con Montalbano edita da Mondatori) sono stati appena completati e andranno in onda su RaiUno il 20 e 29 settembre 2005.

Le riprese degli altri due film inizieranno nel mese di ottobre in Sicilia, in vista di una messa in onda nella primavera del 2006.

I nuovi film della serie Il Commissario Montalbano ("Il giro di boa" e "Par condicio") sono stati girati oltre che nelle location consuete già utilizzate nei precedenti (Ragusa, Siracusa, Modica, Ibla, San Vito Lo Capo, etc.), anche in luoghi nuovi e di particolare attrattiva come le Latomie di Siracusa (antiche grotte di pietra da cui i greci estraevano materiale necessario alla costruzione di templi) e le suggestive cave di marmo a Custonaci.

In una collezione di film in cui l'aspetto paesaggistico e spettacolare ha un significato particolare all'interno del racconto, il risultato finale dei due nuovi film ha apportato alla produzione una maggiore qualità e varietà scenografica, consolidando l'atmosfera e il "tono narrativo" caratteristici delle storie di Montalbano.

Nei due nuovi film sono state girate alcune scene d'azione insolite rispetto alle trame dei precedenti, interpretate dallo stesso Zingaretti.

GIRO DI BOA
In onda giovedì 22 settembre alle 21.00 su RaiUno
Film-tv tratto dall’omonimo romanzo di Andrea Camilleri (Sellerio Editore).

CAST: Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Davide Lo Verde, Roberto Nobile, Giovanni Guardiano, Carmela Gentile, Marcello Perracchio, Marco Cavallaro, Giacinto Ferro, Cinzia Maccagnano, Angelo Tosto, Alexandra Dinu, Tamara Tunova.

SINOSSI: L’inchiesta più dura del commissario Montalbano comincia con un cadavere galleggiante nel quale il commissario si imbatte nel corso della sua consueta nuotata mattutina. E’ il corpo di un uomo in stato di decomposizione avanzata, con polsi e caviglie profondamente incisi. Dopo le prime rilevazioni effettuate dal Dott. Pasquano e dopo essersi consultato con l’amico pescatore Ciccio Albanese, Montalbano giunge alla conclusione che l’uomo è stato assassinato un paio di mesi prima; le correnti hanno trascinato il corpo sulla spiaggia di Marinella, ma il luogo del delitto non è quello. Mentre parla con Ciccio Albanese al porto di Vigata, Montalbano assiste allo sbarco di clandestini da una motovedetta appena attraccata al molo. Ne scendono uomini, donne, bambini. Uno di questi ultimi, otto anni circa, appena messo piede sulla banchina cerca di fuggire; sembra impaurito. Montalbano lo raggiunge, lo prende per mano e lo riaccompagna dalla madre, che nella foga di corrergli incontro cade e si sloga una caviglia.

Viene allora chiamata un’autoambulanza; la donna e i suoi bambini vengono accompagnati all’ospedale. Ma il piccolo clandestino non sembra contento di essere riportato dalla madre: attraverso il finestrino dell’autoambulanza, lancia a Montalbano uno sguardo carico di apprensione. Il commissario non riesce a dimenticare quegli occhi carichi di tristezza e di paura. Nel frattempo continuano le indagini per dare un’identità all’uomo del quale Montalbano ha trovato il cadavere in mare. Fazio, con l’aiuto di identikit virtuali dell’uomo realizzati al computer, va in giro per i paesi limitrofi alla ricerca di indizi e testimonianze. Montalbano nel frattempo vuole andare fino in fondo alla faccenda del bambino clandestino; anche Livia, con la quale si è confidato, lo sollecita a capire cosa nascondeva quello sguardo. Parlando con un’infermiera dell’ospedale, Agata Militello, Montalbano viene a sapere che la donna extracomunitaria che era stata ricoverata lì per la slogatura alla caviglia, in realtà era stata rilasciata poco dopo.

Mentre al commissariato Catarella riconosce nell’identikit dell’uomo assassinato il volto di un latitante calabrese, tale Ernesto Errera, Montalbano apprende dal telegiornale che il bambino extracomunitario che aveva incontrato al porto di Vigata è stato investito da un’automobile ed è morto. Montalbano è sconvolto, oppresso dai sensi di colpa: vuole sapere cosa è successo a quel bambino. Aiutato da Fazio, scopre che l’uomo che aveva accompagnato la donna sull’ambulanza e poi al pronto soccorso si chiama Gaetano Marzilla, ed è proprietario di un negozio che anni prima era stato incendiato perché l’uomo non si era piegato al racket del pizzo; in seguito, tuttavia, per rimettere in piedi l’attività era stato costretto a ricorrere agli usurai.

Le indagini del commissario proseguono con l’obbiettivo di collegare gli avvenimenti e gli omicidi accaduti. Attraverso l’aiuto prezioso della bella Ingrid e del giornalista Sozio Melato, Montalbano scopre un commercio clandestino di bambini extracomunitari, del quale il piccolo incontrato al porto era stato vittima, con la complicità della finta madre.

Il commissario scopre che il latitante Errera era stato a capo di questo business finché un arabo di nome Gafsa lo aveva ucciso per prenderne il posto all’interno dell’organizzazione; il conducente dell’ambulanza, Marzilla, si trovava coinvolto perché costretto dai debiti contratti con gli usurai. Lo sdegno che gli suscita la scoperta di quella realtà così orribile e vicina provoca in Montalbano una reazione feroce, che lo porta a rischiare persino la propria vita per riuscire a smantellarla. Con un’ardita e rischiosa incursione nella tana del nemico, Montalbano e i suoi riusciranno ad arrestare i colpevoli e a mettere fine all’infame traffico.

PAR CONDICIO
In onda da giovedì 29 settembre alle 21.00 su RaiUno
Film-tv tratto dalla raccolta “Un mese con Montalbano” di Andrea Camilleri ( Mondatori Editore)

CAST: Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Davide Lo Verde, Roberto Nobile, Giovanni Guardiano, Carmela Gentile, Marcello Perracchio, Marco Cavallaro, Giacinto Ferro, Cinzia Maccagnano, Angelo Tosto, Alexandra Dinu, Tamara Tunova, Valbona Malaj, Raffaella D’Avella, Francesco Sinagra.

SINOSSI: Ancora scosso dalle emozioni provate durante l'indagine soprannominata Giro diBoa, Montalbano si ritrova ad essere catapultato in una situazione d'altri tempi. Le famiglie mafiose dei sinagra e dei Musarra, che un tempo si sono combattute a colpi di lupara il predominio sul territorio di Vigata, hanno ripreso a sparare. Il primo a cadere è Angelo Bompensiero, braccio destro del capofamiglia Lillino Musarra in quanto marito della di lui figlia Mariuccia. In ossequio alla par condicio, i Musarra si vendicano uccidendo Michele Zummo, nipote del vecchio don Balduccio Sinagra.

Al commissario non quadrano molte cose: innanzi tutto perché dopo quindici anni di "pax mafiosa", le due famiglie hanno ripreso ad ammazzarsi? Inoltre alcuni particolari della morte di angelo Bompensiero non lo convincono: se il fatto che gli hanno sparato in faccia con la lupara farebbe pensare a un regolamento di conti di stampo mafioso, il fatto che Pasquano ha stabilito che Bonpensiero abbia ricevuto una botta alla nuca prima di essere ucciso suona strano, a meno che chi gli ha sparato non abbia voluto risparmiare a Bonpensiero il terrore di guardare in faccia la morte. Ma Montalbano non riesce a persuadersi che le cose sianoandate così. I suoi dubbi gli attirano le ire del giudice Tommaseo, la cui unica preoccupazione è di finire subito la guerra tra famiglie. Così Tommaseo sottrae l'indagine a Montalbano e l'affida a un collega dell'antimafia.

Montalbano così si concentra suun altro caso: da qualche giorno è scomparsa una ragazza ucraina, Eva Ljubin, che lavorava come badante da un vecchio insegnante in pensione, Franco Scozzese.

L'uomo le denuncia la scomparsa, e Montalbano, grazie ad alcune brillanti intuizioni di Catarella, riesce a capire che la ragazza è stata rapita, proprio la notte in cui è morto Angelo Bonpensiero. Seguendo le tracce della ragazza, Montalbano capisce che Eva è finita nella casupola in campagna di Biagio Cocuzza., un quarantenne non del tutto sano dimente, con precedenti legatia violenze sessuali. Biagio Cocuzza viene arrestato e ricoverato in una clinica per malattie mentali: si teme che possa aver fatto del male a Eva. Biagio infatti sembra fare riferimento a Eva come se fosse morta e qualcun altro l'avesse uccisa. Ma trattandosi di uno schizofrenico, il medico pensa che sia stato proprio lui ad ucciderla.

Mentre proseguono le ricerche del cadavere della ragazza, e mentre continua la guerra fra i clan mafiosi, nonostante l'arresto dei due capofamiglia, Montalbano viene raggiunto da Livia, venuta a Vigata per essere vicina a Beba al momento del parto. Il nuovo taglio di capelli sfoggiato dalla sua fidanzata - che la fa somigliare molto alla ragazza scomparsa - spinge il commissario a usare Livia per far sciogliere Biagio e farlo confessare. E' forse il metodo più anticonvenzionale usato da Montalbano nella sua carriera; ma la vicenda del bambino nordafricano morto nell'indagine precedente ha cambiato molto il nostro commissario, che ha giurato a se stesso di non tralasciare alcun tentativo per salvare una vita umana. E per lui Eva è ancora viva.

Biagio scambia Livia per Eva, e risollevato del fatto di vederla in vita, fa capire a Montalbano che la ragazza è stata rapita da un pastore che porta le pecore al pascolo dalle parti della casupola di Biagio. Parte la caccia all'uomo, con tutti gli uomini del commissariato tesi alla cattura di questo pastore che potrebbe essere il responsabile di una serie di sparizioni di ragazze avvenute nei dintorni negli ultimi anni.

Con un blitz i nostri fanno irruzione nella casupola di Alvaro Sella, lo catturano dopo un conflitto a fuoco e salvano Eva, proprio prima che il pastore la uccidesse. Ma interrogando la ragazza, ancora in stato di shock, Montalbano capisce che la notte in cui fu rapita da Alvaro Sella, lei stava fuggendo da qualcuno che voleva ucciderla. E questo qualcuno era la stessa persona che ha eliminato Angelo Bonpensiero, il quale non è stato ucciso dai Sinagra, ma da un killer agli ordini di Mariuccia Musa

RAI



TV: Camilleri, Montalbano? Non muore e non va in pensione

"Montalbano non muore, non sposa Livia e non va in pensione. Come andrà a finire? Vedremo". Festeggiato a Viale Mazzini per gli 80 anni appena compiuti, Andrea Camilleri non si lascia sfuggire quale uscita di scena ha immaginato per il suo personaggio, che intanto torna in tv, il 22 e 29 settembre su Raiuno in prima serata, come sempre con il volto di Luca Zingaretti, con 'Giro di boa' e 'Par condicio'. A metà ottobre Zingaretti tornerà sul set per girare, fino a Natale, 'La pazienza del ragno' e 'Il gioco delle tre carte' (tratto dai racconti dell'autore) che andranno in onda a primavera e segneranno, conferma l'attore, il suo addio al commissario, campione di ascolti anche in replica: "Zingaretti - spiega lo scrittore - ha paura che il personaggio possa diventare ripetitivo. Ma io sono portato a non avere questo timore anche perché so di avere ancora poche cose da scrivere. Lasciamo fare a Dio". "Abbandonare Montalbano è una scelta dolorosa", ribadisce Zingaretti. "Adoro questo personaggio, mi piacerebbe continuare all'infinito, ma bisogna avere l'intelligenza di uscire di scena al momento giusto, come insegna lo stesso Camilleri. Come dice un adagio orientale, 'se un arcobaleno durasse mezz'ora non lo guarderebbe nessunò...". Ma se il regista, Alberto Sironi, ammette di avere già "un po' di nostalgia per Montalbano", il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà spera ancora che la prolifica serie abbia un futuro: "Mai dire mai".

ANSA, 14.9.2005



TV: Camilleri, per Montalbano ne' morte, ne' matrimonio, ne' pensione...

Lo scrittore, 80enne la scorsa settimana, presentando i due nuovi episodi in onda il 22 e 29 settembre, non svela quale uscita di scena ha in mente per il suo poliziotto Zingaretti, ma io lascero` perche` bisogna uscire al momento giusto

''Montalbano non morirà, non sposerà Livia e non andrà in pensione. Ci saranno alternative letterarie e non sarà colpito da un gangster...''. Andrea Camilleri, festeggiato per i suoi 80 anni appena compiuti a Viale Mazzini, in occasione della presentazione dei due nuovi episodi del ''Commissario Montalbano'' che andranno in onda su Raiuno il 22 e 29 settembre, non svela quale uscita di scena ha in mente per il suo poliziotto diventato un caso letterario e televisivo. A dare il volto al commissario, sia nei due episodi di fine settembre, ''Giro di boa'' e ''Par condicio'', che nei due ulteriori capitoli (''La pazienza del ragno'' e ''Il gioco delle tre carte'') che verranno girati da ottobre e andranno in onda in primavera, sarà ancora Luca Zingaretti, che però ha annunciato di voler lasciare subito dopo: ''Zingaretti -dice Camilleri- ha paura che il personaggio possa diventare ripetitivo ma finora non lo è stato. Lui teme che lo possa diventare in futuro. Io non ho questo timore anche perché so di avere ancora poche cose da scrivere. Lasciamo fare a Dio'', conclude sibillino. Dal canto suo l'attore ribadisce: ''Mi piacerebbe continuare all'infinito ma bisogna avere l'intelligenza di uscire al momento giusto. Come dice un adagio orientale, 'se un arcobaleno durasse mezz'ora non lo guarderebbe nessuno'...''. A lasciare aperto uno spiraglio sulla prosecuzione di Zingaretti è però anche il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà, con un eloquente ''mai dire mai''. Oggi in Rai a festeggiare l'inventore di Montalbano (che ha compiuto gli anni il 6 settembre scorso), c'erano veramente tutti: il direttore generale Alfredo Meocci, il presidente Claudio Petruccioli, il direttore di Raiuno, Fabrizio Del Noce, il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà, i tre consiglieri Sandro Curzi, Nino Rizzo Nervo e Carlo Rognoni oltre a Luca Zingaretti e al regista della serie tv Luigi Sironi. L'Azienda dove Camilleri ha mosso i primi passi come autore, produttore e, soprattutto, dipendente gli ha donato un grande calamaio di bronzo antico e una torta, ovviamente una mega-cassata siciliana. ''Ora mi toccherà comprare uno scrittoio'', ha detto lo scrittore dopo aver scartato il pacco regalo. Poche battute, invece, sulle sue dichiarazioni in merito all'11 settembre che avevano creato non poche polemiche. ''Penso che una guerra contro popolazioni inermi -ha ribadito- equivalga ad un atto di terrorismo e me ne assumo tutte le responsabilità''. ''Io ho fatto una dichiarazione che ha sollevato un putiferio dice lo scrittore- ma questa dichiarazione l'avevo già fatta quando gli americani, anzi, chiedo venia, l'amministrazione Bush, decise di attaccare l'Afghanistan. In quell'occasione avevo detto: ecco la risposta oscena ad un atto osceno. A distanza di anni -sottolinea Camilleri- ho ripetuto le stesse cose ma hanno fatto più clamore. Non tollero però che si parli di una provocazione da parte mia perché io non provoco nessuno e ho detto solo la mia idea. Mi si può dire di tutto ma che si faccia una diversità tra i morti di serie A, che hanno un'aura di sacrificio, e morti di serie B, cioè gli iracheni, mi indigna. Perché i morti sono uguali'', conclude.

Adnkronos, 14.9.2005



Per Zingaretti ultime puntate, poi addio a Montalbano

Alla cerimonia per gli 80 anni dell'autore Camilleri

Luca Zingaretti dà l'addio al commissario Montalbano. Le nuove puntate della popolarissima fiction, presentate oggi alla sede Rai alla cerimonia per gli 80 anni di Andrea Camilleri dal neo presidente Rai Claudio Petruccioli e dal direttore generale Alfredo Meocci, saranno probabilmente tra le ultime interpretate dall'attore. L'attore tra qualche giorno tornerà in Sicilia con il regista Alberto Sironi per girare ancora due puntate, previste per la messa in onda in primavera. Ma le sue parole non lasciano molte speranze sul futuro della fiction. "Un attore deve sapere quando entrare in scena ma anche quando uscirne, sempre un minuto prima che gli applausi finiscano". "I film che verranno trasmessi su Rai 1 sono ancora quattro" - hanno spiegato alla cerimonia, nella sede romana della Rai, i dirigenti dell'azienda - "'Giro di Boa' e 'Par condicio' a partire dal 22 settembre, le due ancora in lavorazione la prossima primavera". "L'addio al personaggio" di Zingaretti ci rattrista ha detto il direttore di Rai 1 Fabrizio Del Noce, presente alla cerimonia. "Spero che Luca continui ad interpretare questo ruolo", ha aggiunto Agostino Saccà responsabile di rai Fiction, "noi abbiamo ancora a disposizione materiale per altre quattro puntate oltre ai romanzi storici dell'autore; sarebbe un peccato non sfruttare l'occasione. Ricordiamoci che i film del commissario Montalbano registrano sempre il 30% di share anche in replica". Anche l'autore, Andrea Camilleri, non si sbilancia e alla domanda se riesce ad immaginare un commissario Montalbano senza Zingaretti risponde, "Sì e no: Zingaretti ha interpretato benissimo il suo ruolo, ma il mio commissario l'ho sempre immaginato più maturo".

Virgilio News, 14.9.2005



Rai Trade: "Montalbano" venduto a 30 paesi

Le tv di oltre 30 Paesi hanno trasmesso i diversi episodi della fiction "Il commissario Montalbano" che Rai Trade distribuisce nel mondo. "Il commissario Montalbano - spiega Nicola Cona, amministratore delegato di Rai Trade - è uno dei nostri prodotti d'eccellenza, di quelli capaci di oltrepassare le frontiere ed avere successo all'estero. Australia, Cina (ha avuto l'ok della censura) per arrivare all'intero Sudamerica, Francia, Germania e Russia sono solo alcuni dei Paesi che hanno trasmesso la nostra fiction all'estero". Al prossimo Mipcom di Cannes (15-20 ottobre) Rai Trade presenterà in anteprima mondiale gli ultimi episodi della serie diretta da Alberto Sironi e interpretata da Luca Zingaretti.

Cinecittà News, 14.9.2005



TV: 'Montalbano', un successo mondiale trasmesso in oltre 30 paesi

Quello del ''Commissario Montalbano'' televisivo e' un successo planetario che ha portato fortuna a Rai Trade, la consociata Rai che distribuisce all'estero i prodotti del servizio pubblico, e persino nuovi turisti in Sicilia. Gli episodi fin qui realizzati della collana tv ispirata al personaggio nato dalla penna di Andrea Camilleri sono stati venduti in oltre 30 Paesi, dalla Scandinavia all'Australia, dal Sudamerica alla Russia. Ma il successo del personaggio cosi' radicato in Sicilia e' andato ben oltre, riflettendosi perfino sui flussi turistici nella regione, dove ormai esistono veri e propri 'tour' per stranieri sui luoghi di Montalbano.

Adnkronos, 14.9.2005



Zingaretti: «Basta Montalbano. Lo lascio per non rovinarlo»

«Montalbano? Quello sì, che era un gran bel personaggio!». Si noti bene: era. Non è. Dal modo in cui ne parla, sembra che per Luca Zingaretti il commissario sia morto. Forse perché per lui, in qualche modo, già lo è. «Per rammentare che tutte le belle cose durano poco, un detto orientale insegna: “Se un arcobaleno durasse un'ora nessuno lo guarderebbe più”. Inoltre, come ripete il mio maestro Andrea Camilleri: “Entrare in scena è difficile. Ma è saperne uscire che è ancora peggio”». Non coglierà troppo alla sprovvista gli ammiratori, dunque, la notizia che, per la primavera del 2006, a uscire di scena sarà proprio il beniamino letterario d'innumerevoli fan televisivi. Luca Zingaretti ha deciso: non interpreterà più il commissario Montalbano. Quello con Giro di boa e Par condicio - due nuovi film tv, in onda su Raiuno il 22 e il 29 settembre - sarà il penultimo appuntamento; infine verso marzo, a conclusione delle riprese iniziate in ottobre, andranno in onda gli ulteriori e definitivi due titoli. Senza appello, senza ripensamenti. «Io non vorrei lasciare questo personaggio. Montalbano è l'ideale per qualsiasi attore, al punto che qualsiasi attore potrebbe interpretarlo con successo - si schernisce Zingaretti -. Ma ogni cosa ha la sua parabola. E io devo avere il coraggio d'interrompere questa, proprio ora che è al suo vertice». Non si tratterebbe insomma di noia per il ruolo, legittima per quanto improvvida («questo personaggio mi diverte sempre moltissimo») né della paura, diffusa ma a volte convenzionale, di restarvi intrappolato («Montalbano io lo farei ancora per anni»). E anche tante proteste d'umiltà, suonano più come riconoscenza al ruolo che come senso di saturazione nei suoi confronti: «Dico che qualunque attore saprebbe interpretarlo, perché nemmeno un attore mediocre sarebbe capace di rovinare un personaggio così bello, così ben scritto. Ma è proprio per non comprometterne il ricordo, che ho deciso di abbandonarlo». Ieri, in una Rai in cui, alla presenza del presidente Petruccioli e del direttore generale Meocci, si brindava agli ottant'anni di Andrea Camilleri (prima che autore del «caso» editoriale degli ultimi anni, già delegato alla produzione, produttore, attore e regista in viale Mazzini) era tempo di bilanci per tutti. Compreso il festeggiato. «Molti mi chiedono quando mi deciderò a far morire Montalbano - almanaccava Camilleri, fra il sornione e il compiaciuto -. Ma gli eroi letterari non muoiono mai. Quindi credo che lo lascerò per sempre com'è. Senza ucciderlo, senza farlo sposare, senza nemmeno mandarlo in pensione». L'occasione forniva al festeggiato anche l'opportunità di ricordare «quando la tv era vista con ostilità dagli intellettuali, che ancor oggi la considerano una forma culturale di serie B». Nonché il travagliato ingresso in viale Mazzini; «All'inizio osteggiato dall'amministratore delegato Guala, che mi riteneva troppo comunista. E poi favorito dal presidente Bernabei, che invece era democristiano». Girato, oltre che nei set abituali di Ragusa, Siracusa e San Vito Lo Capo, anche in luoghi singolari come le grotte delle Latomie o le cave di marmo a Custonaci, il primo dei «film dell'addio», "Giro di boa", è tratto dall'omonimo romanzo e promette, «come per i precedenti, di rispettare alla virgola atmosfere e personaggi dei libri - assicura il regista di tutta la serie, Alberto Sironi -. Dopo 10 anni di Montalbano, infatti, resto più che mai convinto che proprio atmosfere e personaggi siano stati il segreto del suo successo. E su questi ho puntato fin dall'inizio; fin da quando Camilleri, saputo che sarei stato io il regista, sbottò: “Ma proprio uno di Milano, doveva essere?”». Il caso Montalbano è unico anche per due ulteriori notazioni: «È uno dei pochissimi casi in cui la letteratura è andata in soccorso della tv, e non il contrario - come ha ricordato il produttore Carlo Degli Esposti - spingendo tanti lettori ad accendere il video». «Ed è uno dei pochi che, replicato per ben cinque volte - ha concluso il direttore di Raifiction, Saccà - ha continuato a raccogliere il 30 per cento di media di share».

Paolo Scotti - Il Giornale, 15.9.2005



Montalbano contro i poliziotti del G8

Nella fiction pronto a dimettersi: «Violenza e prove false, mi sento tradito»

Sarà un commissario Montalbano «politico» quello che giovedì in prima serata su Raiuno sfiderà l’altra grande fiction della stagione, cioè la ripresa si «Elisa di Rivombrosa» su Canale 5. Chi conosce «Il giro di boa» di Andrea Camilleri, uscito nel 2003 come sempre da Sellerio, sa di cosa si tratta. C’è di mezzo il G8 di Genova del luglio 2001, l’irruzione alla scuola elementare Diaz che ospitava i no-global, gli «interrogatori» alla caserma di Bolzaneto con abusi, violenze, addirittura minacce di stupro, citati nell’istruttoria. Proprio il 12 ottobre (sono le coincidenze da palinsesto tv) ci sarà la prima udienza del processo contro 45 tra carabinieri, poliziotti, medici penitenziari per reati che vanno dall’abuso d’ufficio alla violenza privata. La puntata di giovedì comincia con l’arrivo di Montalbano (un Luca Zingaretti al suo meglio) al commissariato di Vigata. C’è l’appuntato Catarella, agitatissimo. Qualcuno di notte ha riempito i muri di scritte e di insulti: «Hanno scritto sbirri farabutti, commissario. Farabutti e assassini». Catarella quasi trema, il suo idioma già difficile si ingarbuglia sempre più: «Mi arrabbio perché nessuno, qui dentro, è farabutto o assassino. A cominciare da lei e per finire con me, che sono l’ultima ruota del carretto. Mi scordai: grandissimi cornuti, c’era "scrivuto" anche...». Anche Montalbano è furioso ma la sua rabbia è fredda. Cerca inutilmente il questore al telefono, vuole dimettersi. In quel momento entra nel suo ufficio il suo collega di sempre, Mimì Augello, una specie di coscienza critica. I due cominciano a parlare. Montalbano si sfoga: «Sì, me ne voglio andare. Hai letto i giornali?» Augello capisce, lo lascia parlare: «Ad assaltare la scuola, in quella caserma, a fabbricare prove false, false!, non c’è stato qualche agente isolato, ignorante, violento... no! C’erano questori, vicequestori, capi della Mobile e compagnia bella.... Mi sono amminchiato». Ovvero stufato, disgustato. Augello gli chiede: «Ti senti tradito dall’istituzione in cui avevi più fiducia». Montalbano perde le staffe: «Non mi sento tradito. Sono stato tradito! Fabbricare prove false... oohh! Ma sai quale è la cosa peggiore? Che prima di Genova c’era stata Napoli. E lì il governo era di un altro colore». Augello gli chiede a che conclusione voglia arrivare. Montalbano quasi lo assale: «Che la lordìa è qui, nella polizia». Ovvero la sporcizia è tra di noi che facciamo parte di quel mondo. Augello non si limita a incassare, lo avverte che un suo addio sarebbe, quello sì, «un tradimento contro tutti gli altri poliziotti onesti come noi, che con quei quattro farabutti non abbiamo nulla a che fare, andartene significherebbe sbattere la porta contro chi è per bene». Ovviamente alla fine Montalbano, pur tenendosi il rospo, non si dimetterà e resterà al suo posto. E’ la prima volta che il G8 di Genova, avvenute sotto il governo Berlusconi, e le violenze contro i no global a Napoli il 17 marzo dello stesso 2001, quando governava il centro sinistra e a palazzo Chigi sedeva Amato, appaiono in una fiction televisiva. Il copione del film-tv (prodotto da Raifiction con la Palomar di Carlo degli Esposti, sceneggiato da Camilleri con Francesco Bruni e Salvatore De Mola, diretto da Alberto Sironi) è stato visto anche dai vertici della polizia, che collabora con i prodotti tv in cui appaiono le forze dell’ordine: vengono messe a disposizione auto di servizio, può capitare che veri poliziotti siamo usati come comparse. Ma nessuno ha avuto da ridire: sarebbe stato impossibile suggerire una correzione così clamorosa, visto che il romanzo ha proprio all’inizio le dure riflessioni di Montalbano. Ma c’è un particolare che incuriosisce. L’Andrea Camilleri sceneggiatore ha deciso di tagliare una parte dell’Andrea Camilleri scrittore. L’invettiva del commissario contro il governo Berlusconi sulla carta dei libri Sellerio era ben più dura. Augello dice: «Ho capito quello che ti rode. Il fatto che tutto questo sia capitato con un governo che suscita la tua diffidenza, la tua contrarietà. Pensi che i governanti in questa faccenna ci abbiano bagnato il pane?». Così risponde il commissario, a pagina 16: «Nelle sale operative genovesi in quei giorni c’era gente che non ci doveva stare. Ministri, deputati e tutti dello stesso partito. Quel partito che si è sempre appellato all’ordine e alla legalità. Ma bada bene, Mimì. Il loro ordine, la loro legalità». Tutto questo giovedì sera non ci sarà. Motivi di opportunità? Probabile, visto che si tratta di una prima serata di Raiuno non lontana dal clima pre-elettorale. Ma è impossibile parlare di censura. Eventualmente di una scelta consapevole di Camilleri.

Paolo Conti - Corriere della sera, 18.9.2005



Montalbano-Elisa e non solo, ripartono le grandi sfide TV

Le sospirate nozze tra Elisa di Rivombrosa e il conte Fabrizio Ristori o l'indagine forse piu' difficile di Montalbano? Giovedi' 22 settembre il pubblico tv sara' costretto a scegliere tra la nuova serie del feuilleton in costume di Canale 5 e il ritorno del commissario di Vigata su Raiuno con 'Giro di boa'. [...] Giovedi' a tutta fiction, con lo scontro Montalbano-Elisa che andra' avanti per quattro settimane (dopo 'Giro di boa' Raiuno proporra' 'Par condicio' e due repliche, 'Gli arancini di Montalbano' e 'Il gatto e il cardellino'). [...]

ANSA, 18.9.2005



Montalbano e il G8. Scontro sulla fiction

Ds, Margherita e Verdi: giusto riflettere su quei giorni Il Polo: attacchi gratuiti agli agenti

Il commissario Montalbano “politico” che giovedì sera su Rai uno con “Il giro di boa” si sentirà “tradito” dalla sua Polizia per i fatti di Genova del Luglio 2001, cioè per le violenze del G8, è già diventato un caso. E’ possibile rintracciare una riposta al film-tv, secondo qualcuno, nelle dichiarazioni rilasciate ai giornalisti ieri a Cesena dal capo della Polizia, Gianni De Gennaro: ”La Polizia svolge un’attività essenziale al servizio dei cittadini nella legalità e nella trasparenza”. Ma è soprattutto la politica a infiammarsi. Dice Giorgio Lainati, capogruppo di Forza Italia in commissione di Vigilanza: ”I realizzatori del film non si sono resi conto di aver commesso un grave errore. Il G8 di Genova è stato oggetto di una commissione parlamentare d’inchiesta. Ed è appunto grave che si attacchi la Polizia di Stato in modo così gratuito, affidando un giudizio tanto duro a un opinion leader molto seguito. Sarebbe accaduto lo stesso, in una circostanza analoga, con un governo dell’Ulivo al potere?”. Concorda con lui Alessio Butti, membro An della Vigilanza: ”Attenzione a portare in tv, in un momento così delicato per la sicurezza nazionale, una visione distorta del servizio indispensabile alla collettività che le forze dell’ordine rendono ogni giorno. Si deve distinguere, con responsabilità, la fantasia di un narratore dalla realtà narrativa in un film destinato dal servizio pubblico a milioni di telespettatori”. Di diverso avviso il centrosinistra. Paolo Cento dei Verdi si augura che “qualche solerte esponente del centrodestra non si metta ora ad attaccare Montalbano perché parla del G8”. Dice Giuseppe Giulietti, Ds: ”Spero non susciti scandalo la riflessione di Montalbano, la stessa pronunciata in privato da molti funzionari di polizia quella notte del 2001. In quanto alla fiction, bisognerà giudicare la qualità del prodotto finale. E in ogni caso, dopo mesi e mesi di fiction etichettate “di destra”, mi sembra giusto anche affrontare un evento così traumatico per la nostra società”. Infine Enzo Carra, della Margherita: ”La fiction italiana ebbe una grande svolta con "La Piovra", che parlò di mafia e ruppe col conformismo televisivo. In fondo la fiction è erede anche della tradizione del cinema italiano che ebbe nel neorealismo e nel cinema di denuncia civile i suoi momenti migliori. Ora Montalbano parla del G8 di Genova? Mi pare più che giusto, non ci vedo niente di male. La fiction non è certo fatta solo di commesse o di Elise di Rivombrosa”. E cosa dice Raifiction? Commenta Agostino Saccà: ”Il tema è trattato con grande equilibrio nella sceneggiatura. Montalbano pone il problema sia di Genova durante il G8 che dei fatti di Napoli, quando al potere c’era il centrosinistra. La questione, per il commissario tv, è la “lordia”, la sporcizia, che per lui c’è nella polizia. Andrea Camilleri si è rivelato tutto tranne che quell’uomo fazioso che qualcuno descrive: sa la differenza che c’è tra un libro e un prodotto destinato a milioni di telespettatori. E ne ha tenuto conto nella sceneggiatura facendo a meno di qualche passo del suo libro”. Agostino Saccà si riferisce alla scelta di Andrea Camilleri di fare a meno, nella versione tv e quindi nel suo lavoro di sceneggiatore, dei passaggi più duri verso il governo Berlusconi contenuti nel suo libro edito da Sellerio nel 2003. Si trattava di accenni molto aspri contro “ministri, deputati e tutti dello stesso partito” che stavano “nelle sale operative genovesi, dove c’era gente che non ci doveva stare”. Il commissario Montalbano è notoriamente di sinistra, glielo ricorda nel libro il collega Augello parlando animatamente del governo Berlusconi: ”Suscita la tua diffidenza, la tua contrarietà”. Tutto ciò nella fiction non ci sarà. Per precisa volontà dello stesso Andrea Camilleri.

Paolo Conti - Corriere della sera, 19.9.2005



Il giro di boa di Montalbano parla del G8 e il centrodestra invoca la censura

"Censurare Camilleri è l'ultima cosa che mi sarei sognato di fare". Il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà risponde così alle critiche che alcuni esponenti di centrodestra hanno rivolto al film tv "Il giro di boa", che andrà in onda giovedì prossimo, in cui il commissario Montalbano si sentirà "tradito" dalla sua polizia per le violenze durante il G8 di Genova del 2001. "Nel romanzo di Camilleri c'è un esplicito attacco al governo di centrodestra, con riferimenti alla presenza di politici e un ministro nelle sale operative, ma di questo nella fiction non c'è traccia". Una versione, quella che andrà in onda, scritta da Camilleri stesso, ha spiegato Saccà durante la conferenza stampa, a Milano, di presentazione della nuova stagione fiction della Rai. Camilleri, da "uomo responsabile e che conosce la forza dei linguaggi, sa che una cosa è il romanzo, altra cosa è la fiction, destinata a milioni di spettatori. Camilleri conosce i diversi contesti e la forza dei vari media". Se non si fosse tenuto conto di queste considerazioni, ha aggiunto Saccà, sarebbe stato "un grande errore, perché avrebbe creato un danno di immagine alla Rai: noi - ha concluso - non facciamo politica, raccontiamo storie". "Con la fiction su Montalbano la Rai svolge correttamente il suo ruolo di servizio pubblico". Paolo Cento, coordinatore politico dei Verdi, ha duramente criticato le dichiarazioni di alcuni esponenti della Cdl sulla necessità di censurare la serie televisiva - molto seguita nelle precedenti edizioni - sul commissario creato da Camilleri. "Il tentativo di imbavagliare un talento come Andrea Camilleri - ha infatti sottolineato l'esponente del Sole che ride - esprime bene la natura illiberale di questa destra". "Farebbero meglio a guardarsi lo spettacolo che offrirà al paese - ha concluso Cento - l'opportunità di riaprire la riflessione su quelle terribili giornate di Genova durante il G8 e sull'uso della repressione scatenato in quei giorni dalle Forze dell'Ordine contro manifestanti pacifici ed indifesi". Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa social forum, interviene nelle polemiche sulla puntata 'Il giro di boa' del commissario Montalbano, che giovedì sera affronterà il tema del G8 di Genova dichiarandosi "tradito" dalla polizia. "Avrei voluto ascoltare almeno una volta, in questi quattro anni, anche solo un funzionario di polizia pronunciare quelle stesse parole di denuncia e angoscia per il comportamento che le forze di polizia hanno tenuto a Genova durante il G8", ha detto Agnoletto. "Il vero scandalo - dichiara l'europarlamentare - non è, come dicono alcuni esponenti del centro destra, che finalmente alla tv pubblica qualcuno (anche se in una fiction) possa dire la verità su Genova, ma è ben altro. È questo silenzio, quest'omertà collettiva dei dirigenti e dei vertici delle forze dell'ordine. Lo sceneggiato compie un atto di verità verso coloro che hanno subito le violenze". Per questo, Agnoletto ha voluto ringraziare "Andrea Camilleri", augurandosi che "la fiction contribuisca a porre all'attenzione dell'opinione pubblica i processi che in questi mesi si stanno svolgendo a Genova, contro i responsabili, poliziotti e guardia di finanza, dell'assalto alla scuola Diaz e delle torture praticate alla caserma di Bolzaneto". Infine, ha lanciato un appello affinché "giovedì sera i televisori siano sintonizzati in prima serata su Rai uno: Lasciate che la verità entri in casa vostra".

Cani sciolti, 19.9.2005



Attori turbo - Torna in TV l'interprete di Camilleri Commissario, Zingaretti sono

Ultimo appuntamento con il suo Montalbano, al quale deve molto ma non vuole dare tutto. Nel suo futuro, cinema, teatro, documentari e regia

Alle 7 della sera, in maglietta nera, al wine bar di Monticiano arriva Montalbano. Testa rasata e sguardo da gatto sornione come al solito, ma è un Luca Zingaretti provato dal superlavoro quello che si presenta nella piazza del borgo senese. [...] Si è proprio stufato di Montalbano? "Niente affatto. Adoro questo personaggio, perché mi ha dato tanto e perché mi diverto a interpretarlo. Ma ora che siamo all'acme del successo penso sia il momento opportuno per dire basta, anche se è doloroso: l'avventura è stata esaltante, divertentissima... Uffa! Mi sembra di stare a dire: do l'addio alle scene!" Camilleri che dice? "Fondamentalmente credo che se ne infischi. È uno scrittore che ha avuto successo in Italia come nessun altro prima, ha venduto in ogni parte del mondo: l'ultima volta che l'ho visto, circa dieci giorni fa, se la rideva vedendo la versione nordcoreana dei suoi romanzi." Il commissario con il suo idioma infarcito di «taliate», «cabasisi» e verbi come «arriscinnire» può essere restituito tal quale ai nordcoreani? "Si può sempre tradurre con dialetti locali, tuttavia la cosa migliore di quel personaggio è che è scritto divinamente, con mille sfaccettature. Montalbano si fa amare da tutti perché è un uomo retto come lo erano i nostri nonni, ma non bacchettone. Ha un concetto della giustizia personale: non arresterebbe mai uno che ha rubato una mela per fame, farebbe finta di non vederlo. Nello stesso tempo non ha paura a prendersela col prepotente che infesta l'Italia, quello che passa avanti nella fila lui lo cazzierebbe di certo. Ha un egocentrismo tutto suo, egoismi che sono anche i nostri, ci fa ridere, per cui gli vogliamo bene. Credo sia questa la sua fortuna. L'idioma è importante per noi italiani che possiamo apprezzarlo, ma non è fondamentale."

Manuela Grassi - Panorama, 19.9.2005



Caro Montalbano, perché non vieni a Genova a sentire i processi?

Lettera della mamma di Carlo al commissario che irrita la destra e De Gennaro

Caro commissario Montalbano, ti scrivo perché pare che anche tu fai scandalo. Vengo a sapere di reazioni sdegnate, da parte di politici di destra, sulla trasmissione in tv de "Il giro di boa", l'episodio in cui ti senti tradito dal contegno delle forze di polizia durante il G8 (mi dicono che andrà in onda giovedì sera). Ti dirò che avevo letto il romanzo già nel 2003, appena uscito, Camilleri è un autore che stimo moltissimo, ma ricordo di aver provato una certa delusione quando, dopo averti fatto giustamente indignare per il comportamento della polizia a Napoli e a Genova, e averti spinto alle dimissioni, preso dall'inchiesta dimentica tutto. Mi hanno anche detto che la versione tv è ancora più cauta e "purgata" dei passi del romanzo che facevano cenno a «ministri e deputati che stavano nelle sale operative genovesi». Eppure c'è ancora chi si sdegna e grida allo scandalo. Ormai in questo paese anche una piccola verità fa scandalo. Basterebbe seguire il processo contro i 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio (come saprai si rischiano parecchi anni di galera), per vedere come numerose testimonianze smentiscano, udienza dopo udienza, l'intero impianto accusatorio rivelando particolari inquietanti come l'uso da parte di un reparto di carabinieri di spranghe e mazze fuori ordinanza, l'aggressione contro manifestanti pacifici in Piazza Manin - dove non c'era neppure un disobbediente - e la carica senza motivo a quel corteo regolarmente autorizzato che scendeva dal Carlini, e dove c'era Carlo, che verrà ucciso da un proiettile sparato da un Defender dei carabinieri, e che impiegherà ore prima di arrivare in ospedale per via di una lunga sosta nel comando provinciale dell'Arma. Proprio oggi dovrebbe testimoniare l'allora capitano Cappello, che comandava il reparto di carabinieri in Piazza Alimonda, e che diresse, col vicequestore Lauro, gli eventi di Piazza Alimonda (è lì che guarda quando qualcuno prende a calci Carlo e gli spacca la fronte con una grossa pietra). Anche lui sembra un personaggio da romanzo: paracadutista del Tuscania, esperto di scenari di guerra e nominato nel diario di un maresciallo che denuncia le torture di civili in Somalia. Secondo me i poliziotti buoni come te dovrebbero denunciare, anche per il loro buon nome, le malefatte dei colleghi, invece di scandalizzarsi quando si dice una piccola verità. Alla tv, poi, anche i cenni più depurati fanno scandalo perché la gente non deve sapere. Passi per i pochi che in Italia leggono libri, ma i telespettatori no. Sennò a cosa servono le sceneggiate su poliziotti e carabinieri buoni se possono essere messe in crisi da un grande scrittore e da un bravo attore? Ormai sembra sia rimasto solo Blob a raccontare la verità su quelle giornate. Con affetto, Haidi Giuliani

Haidi Giuliani - Liberazione, 20.9.2005



Agnoletto e il G8: «Ci voleva Montalbano!»

Comunicato stampa di Vittorio Agnoletto G8 2001, l'ex portavoce del Genoa Social Forum: «Ci voleva Montalbano perché la tv pubblica dicesse la verità sul G8!»

Milano, 19 settembre 2005 Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa social forum (GSF) interviene nelle polemiche sulla puntata "Il giro di boa" del commissario Montalbano, che giovedì sera affronterà il tema del G8 di Genova dichiarandosi «tradito» dalla polizia. «Avrei voluto ascoltare almeno una volta, in questi quattro anni, anche solo un funzionario di polizia pronunciare quelle stesse parole di denuncia e angoscia per il comportamento che le forze di polizia hanno tenuto a Genova durante il G8, che giovedì sera il commissario Montalbano pronuncerà nel film tv "Il giro di boa"... Il vero scandalo - dichiara l'europarlamentare - non è, come dicono alcuni esponenti del centro destra, che finalmente alla tv pubblica qualcuno (anche se in una fiction) possa dire la verità su Genova, ma è ben altro. È questo silenzio, quest'omertà collettiva dei dirigenti e dei vertici delle forze dell'ordine. Lo sceneggiato compie un atto di verità verso coloro che hanno subito le violenze. Ringrazio Andrea Camilleri e mi auguro che la fiction contribuisca a porre all'attenzione dell'opinione pubblica i processi che in questi mesi si stanno svolgendo a Genova, contro i responsabili, poliziotti e guardia di finanza, dell'assalto alla scuola Diaz e delle torture praticate alla caserma di Bolzaneto. Lancio un appello affinché giovedì sera i televisori siano sintonizzati in prima serata su Rai uno: Lasciate che la verità entri in casa vostra!». Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa Social Forum

Vittorio Agnoletto - Socialpress, 20.9.2005



Montalbani e Degennari

In Italia un unico poliziotto importante ha avuto il coraggio di esprimere la propria rabbia e vergogna per quanto accaduto durante il G8 di Genova: peccato che questo poliziotto esista solo nella finzione letteraria di Andrea Camilleri. La sua creatura - il commissario Montalbano - all'inizio del romanzo "Il giro di boa" (uscito nel 2003) s'infuria quando sente in televisione la notizia che la magistratura ha smascherato i protagonisti del blitz alla Diaz, scoprendo che le due bombe molotov, usate come "prova" per arrestare 93 persone dopo averle pestate, erano state portate dentro la scuola da alcuni agenti. Montalbano s'indigna, non sopporta che fra i responsabili del blitz alla Diaz ci siano dirigenti di primo piano della polizia di stato: l'onta è tale che il commissario pensa di dimettersi e cercare un nuovo lavoro. Montalbano a dire il vero resterà in polizia, ma la sua "ribellione" è quella di un "uomo dello Stato" ferito nel profondo. Le poche pagine del "Giro di boa" dedicate al G8 andrebbero inviate a tutti i dirigenti della polizia di Stato che in questi anni, dal 2001 in poi, hanno taciuto sugli abusi compiuti a Genova. Andrebbero indirizzate, in particolare, a quei dirigenti imputati nei processi che riprenderanno a metà ottobre e che nel frattempo hanno ottenuto promozioni anziché censure e sospensioni dall'incarico in attesa del giudizio, come dovrebbe avvenire in una democrazia normale. Se "Il giro di boa" avesse una nuova edizione, il povero Montalbano dovrebbe constatare che molti degli "eroi della Diaz" sono stati premiati. Due casi sono recentissimi: il dottor Francesco Gratteri è da poche settimane questore di Bari, una delle città più delicate d'Italia per la gestione dell'ordine pubblico, mentre il dottor Vincenzo Canterini non ha ricevuto un incarico operativo, ma ha ottenuto il grado di questore. Un altro "eroe" del G8, quell'Alessandro Perugini ripreso da una telecamera mentre scalciava un ragazzino appena arrestato senza motivo e pestato a sangue, è divenuto vice questore. Tutti e tre avranno un bel daffare a partire dal prossimo 12 ottobre, visto che dovranno conciliare i rispettivi impegni professionali con le due udienze settimanali dei processi che li riguardano (Perugini è imputato anche per le vicende della caserma-lager di Bolzaneto). Se Camilleri un giorno ci darà una versione aggiornata del romanzo, dovrà dedicare almeno un paragrafo anche alla tragicommedia di questi giorni sulla messa in onda, da parte della Rai, del film ricavato da "Il giro di boa". Servirà tutta la maestria dello scrittore per realizzare un'operazione di "fiction nella fiction", ma ne varrà la pena, perché sarà l'occasione per mettere a nudo le miserie morali del nostro paese. Ha creato scandalo nella destra e il solito imbarazzato silenzio in gran parte del centrosinistra il fatto che si mostri in tv la crisi di coscienza del commissario Montalbano, il poliziotto più amato dagli italiani. Un parlamentare della destra, nel denunciare l'inopportunità del film, è arrivato a invocare la "delicata situazione" interna e internazionale in materia di sicurezza! Il prestigio delle forze dell'ordine - pare di capire - sarebbe leso dal film, e non dalla condotta di alcuni agenti e dirigenti durante e dopo il G8. E' il mondo alla rovescia: si tace (a volte addirittura si applaude) quando si premiano i poliziotti imputati, e si protesta se qualcuno che non esiste (il nostro Montalbano) pensa di fare intuire ai cittadini che non è affatto normale adattarsi all'idea che la polizia di Stato possa picchiare e arrestare senza motivo, oltre a costruire prove false per depistare la magistratura. Il punto è che l'argomento polizia in Italia è quasi un tabù. Non si può dire che si sta accettando la presenza in posti chiave di personaggi gravemente compromessi nella loro credibilità personale; che si lanciano messaggi di ostilità ai tanti Montalbano costretti a soffocare le loro coscienze ferite; che lo Stato sta sostenendo una sorta di "impunità preventiva" rispetto ai processi in corso a Genova. Non si può dire che oggi c'è bisogno urgente di mettere in cantiere una nuova riforma democratica delle forze di polizia, di tutte le forze di polizia, inclusi carabinieri, guardia di finanza, polizia penitenziaria. La prevenzione, la trasparenza, l'apertura alla società civile, la lotta al corporativismo - ossia gli architravi della vecchia riforma dell'81 - non hanno più diritto di cittadinanza all'interno delle nostre forze dell'ordine. Nei giorni scorsi quando Gigi Malabarba, uno dei pochi parlamentari che hanno a cuore i rapporti fra democrazia e apparati di sicurezza, ha osato criticare il capo della polizia Gianni De Gennaro e le promozioni di Canterini e Perugini, avvenute oltretutto a scapito di altri funzionari probabilmente più meritevoli, alcuni sindacati di polizia hanno reagito con veemenza rivelatrice. "Con le promozioni non viene meno un principio di responsabilità [...] Se dovesse prevalere la tesi che basterebbe una semplice incriminazione per togliere dal circuito investigativo validissimi funzionari, si farebbe un grande regalo alla criminalità organizzata": parole di Filippo Saltamartini, segretario del Sap (secondo sindacato per numero di iscritti). "In un paese di diritto nessuno può essere condannato sulla base del sospetto, neanche un funzionario di polizia, che ha diritto alla sua dignità e al suo lavoro come ogni altro cittadino di questo paese": Oronzo Cosi, segretario del Siulp (primo sindacato per numero di iscritti). "E' un comportamento irresponsabile di un uomo dello Stato (il senatore Malabarba, ndr) che dimostra di non conoscere il passato professionale del capo della polizia, un uomo, un poliziotto che gode della stima incondizionata dell'istituzione che dirige e degli uomini e delle donne della polizia di stato": Giuseppe Tiani, segretario del Siap (un sindacato "minore"). Il Silp-Cgil ha brillato per il suo silenzio. Nell'insieme queste posizioni rivelano tre cose. Uno: il totale allineamento dei sindacati sulle posizioni opache e corporative del prefetto De Gennaro. Due: la grave e strumentale confusione fra presunzione d'innocenza e opportunità politico-morale a ricoprire certi incarichi in un'istituzione che deve garantire lealtà, credibilità, rispetto delle leggi, spirito di servizio più di ogni altra, in quanto autorizzata ad usare la violenza in modo legale. Tre: il drammatico distacco che separa le forze di polizia dalla cittadinanza. C'è poi un quarto punto: l'incapacità degli organismi istituzionali, a cominciare dal parlamento, a garantire trasparenza e "controllo" su forze di polizia che sembrano sempre più slegate dai vincoli tipici delle democrazie avanzate.

Lorenzo Guadagnucci - Carta, 20.9.2005



G8: a De Gennaro cittadinanza di Alessandria?

Dichiarazone di Gigi Malabarba, capogruppo PRC al Senato e membro del Copaco

"Grazie ad Andrea Camilleri per la sua fiction sul G8, che tanti turbamenti sta creando al prefetto De Gennaro, e grazie ai tanti che mi hanno espresso la loro solidarietà, anche dall’interno della P.S., per gli attacchi subiti dopo le mie denunce sui poliziotti indagati per i fatti di Genova promossi dal Capo della polizia" ha dichiarato Gigi Malabarba, capogruppo PRC al Senato, dopo i comunicati di condanna di SIULP, SIAP, SAP e ANFP. "Mi auguro invece che sia infondata la notizia dell’attribuzione della cittadinanza onoraria al Capo della polizia da parte della città di Alessandria, nel cui carcere furono reclusi per tanto tempo molti degli arrestati del G8. Sarebbe perlomeno assai miope rendere omaggio proprio a chi ha le principali responsabilità per la ’notte cilena’ alla Diaz, per le torture e le sevizie a Bolzaneto e l’uccisione di Carlo Giuliani" conclude Malabarba. Solidarietà al capogruppo del PRC è stata espressa dalla Segreteria nazionale del partito: "Le critiche feroci rivolte al Senatore Gigi Malabarba da parte di dirigenti dei sindacati della Polizia di Stato sono inquietanti -afferma Imma Barbarossa a nome della Segreteria del PRC-. Gigi Malabarba si sarebbe reso colpevole di “giustizialismo sommario” e di “aggressione incivile “ solo perché ha denunciato, insieme con altri 50 Senatori della Repubblica, le continue promozioni, da parte delle alte sfere della Polizia, di dirigenti indagati per i fatti di Genova. A parte il fatto che rientra nelle prerogative di un parlamentare della Repubblica - continua Imma Barbarossa- interrogare i Ministri competenti, i fatti di Genova 2001 sono sotto gli occhi di tutti, oltre che nei registri della Magistratura, spiace costatare che persino il massimo dirigente del SIULP si sia prestato a quest’aggressione nei confronti di Senatori che esercitano il proprio mandato di rappresentanti del Popolo italiano." Roma 19-9-2005 L’Ufficio Stampa PRC al Senato

Gigi Malabarba - Bella ciao, 20.9.2005



La verità sul G8 la racconta in tv solamente Montalbano

«Mi dimetto. Domani vado dal questore e gli presento le dimissioni». Il motivo? Ciò che è accaduto durante il G8. Io non mi sento tradito. Io sono stato tradito». Lo aveva già detto, il commissario Montalbano. Parole come pietre, che da tempo si potevano leggere in "Giro di boa", uno dei lavori di Andrea Camilleri. Scripta manent, diceva un adagio latino, che ricordava anche come le parole, al contrario, volassero. Ma allora non c´era la tv. E oggi una pagina vale ben poco, rispetto a un ragionamento, una riflessione che, in un istante, raggiunge milioni di persone. Così, giovedì sera, le amare riflessione del commissario siciliano, affidate alla voce di Luca Zingaretti, avranno un sapore tutto particolare. E un impatto che si annuncia deflagrante già alla vigilia. La destra s´indigna, la sinistra esulta per quella che definisce un´operazione verità. Su tutti Vittorio Agnoletto, ex portavoce del Genoa Social Forum. «Avrei voluto ascoltare almeno una volta, in questi quattro anni, anche solo un funzionario di polizia pronunciare quelle stesse parole di denuncia e angoscia per il comportamento che le forze di polizia hanno tenuto a Genova durante il G8, che giovedì sera il commissario Montalbano pronuncerà nel film. Il vero scandalo non è, come dicono alcuni esponenti del centro destra, che finalmente alla tv pubblica qualcuno (anche se in una fiction) possa dire la verità su Genova, ma è ben altro. È questo silenzio, quest´omertà collettiva dei dirigenti e dei vertici delle forze dell´ordine. Lo sceneggiato compie un atto di verità verso coloro che hanno subito le violenze». E l´autore? «Montalbano non è di parte - precisa Camilleri - se lo fosse stato si sarebbe fermato alle riflessioni fatte in merito agli incidenti al G8 di Genova, invece si interessa anche di ciò che è accaduto a Napoli, quando il Paese era governato dal centro sinistra Lui è in una posizione critica forte nei confronti dell´operato degli esponenti della polizia, che adoperano quei metodi che lui nella sua vita non ha mai pensato di adoperare, come le prove finte. E´ un sistema - continua Camilleri - che considera appaiato a quelli adottati dalla gente che la polizia combatte».

Alberto Puppo - La Repubblica (ed. di Genova), 20.9.2005



G8 di Genova, processo a 25 manifestanti: in aula il comandante di Placanica

Mentre il G8 arriva giovedì in prima serata sulla Rai grazie al «Giro di boa» del commissario Montalbano (il tutto ovviamente tra polemiche e attacchi), nella aule del Tribunale di Genova si è aperta martedì mattina la 58ma udienza del processo contro 25 manifestanti che nel luglio del 2001 parteciparono alle contestazioni del summit dei capi di stato e di governo. Venticinque manifestanti che oggi rischiano l’ergastolo perché sono accusati di «devastazione e saccheggio». [...]

red - l'Unità, 20.9.2005



Il ritorno di ‘Elisa di Rivombrosa’

Tv/1. Il seguito porterà all’altare e al fatidico sì i due protagonisti interpretati da Alessandro Preziosi e Vittoria Puccini Da giovedì la fiction sarà in onda su Canale 5 Il ‘film’ in 13 puntate sfiderà Montalbano

[...] Questa volta sul fronte Rai sono pronti a contrastare le passioni e gli intrighi di questa supersoap di lusso, che solletica gli istinti più romantici dello spettatore, e in tutta fretta programmeranno un miniciclo del Commissario Montalbano, due film tv nuovi, due repliche. [...] «Non capisco ma mi adeguo. Ho provato a lottare poi mi sono arresa alle strategie delle emittenti — dice Cinzia Th Torrini che da 4 anni è impegnata con Elisa di Rivombrosa — due fiction contro per chi fa questo lavoro sono occasioni perse, si divide il pubblico e qualcuno ci rimette. Le famiglie che avevamo unite davanti la tv, addirittura in tre generazioni, forse questa volta si divideranno. Elisa e Montalbano poi hanno una platea simile, tanti uomini hanno guardato Elisa e tante donne seguono i gialli di Camilleri. Entrambe poi sono fiction impegnative produttivamente e di qualità. Un peccato. Noi però abbiamo dato il massimo e speriamo di vincere, anche se sarà difficile bissare il successo della prima Elisa». [...]

Alessandra Magliaro - La Provincia di Cremona, 20.9.2005



Montalbano e G8: «Ci siamo imposti per tenere quella scena»

Fiction - Alberto Sironi, il regista bustocco che ha girato "Giro di Boa" racconta i retroscena dell'ultima fiction ispirata al commissario di Vigata

Dopo una lunga attesa torna in televisione Montalbano, il commissario di Vigata che ha stregato il pubblico italiano. Il nuovo episodio, dal titolo "Giro di Boa", è come sempre diretto dal regista di origini bustocche Alberto Sironi. «Si tratta del primo di quattro nuovi episodi. Gli ultimi che non erano ancora stati realizzati dalle opere di Camilleri – spiegato Sironi a Varesenews, attualmente impegnato al montaggio sonoro dell’episodio che andrà in onda giovedì 29 settembre -. Siamo un po’ in corsa, stiamo apportando gli ultimi ritocchi». "Giro di Boa", che andrà in onda giovedì 22 settembre, segna l’effettivo inizio della Rai nella nuova stagione televisiva delle fiction. E Montalbano dovrà vedersela, in termini di ascolti, proprio con una delle corazzate di Mediaset, "Elisa di Rivombrosa", di cui sarà trasmessa la prima puntata della seconda serie proprio giovedì, su canale 5. Uno scontro tra titani degli ascolti che non può lasciare indifferenti. Almeno gli spettatori. «Sinceramente non mi interessa nulla di questo scontro – prosegue il regista -. Dobbiamo imparare a guardare la qualità dei nostri prodotti non quello che dicono i giornali. E da questo punto di vista non mi preoccupo affatto». Intorno a Montalbano si è recentemente sollevata un'accesa polemica politica sulla quale si sono espressi parlamentari di tutte le forze. Infatti il film, come il libro di Camilleri, inizia con il commissario che vuole dare le dimissioni dopo i fatti del G8 di Genova, fatti che hanno allordato (per dirla alla Camilleri) il nome della polizia. Nella versione televisiva le motivazioni di Montalbano non sono forti come nell’opera letteraria, ma l’autore della sceneggiatura è lo stesso Camilleri. Il direttore di Rai-Fiction, Agostino Saccà, ha dichiarato che nessuno ha voluto censurare Camilleri, che l’autore ha scelto liberamente di rivedere quella scena. L’impianto rimane comunque molto critico nei confronti della politica, con riferimenti espliciti sia al centrodestra, sia al centrosinistra. «La polemica è tutta politica – spiega Sironi -. Nel libro Camilleri se la prendeva con un preciso partito. Nella fiction lo scrittore ha deciso di ampliare il discorso, creando una versione in un certo senso più limitata, ma non meno critica. Qualcuno non era d’accordo su questa scena, l’avrebbe voluta eliminare, ma noi autori ci siamo imposti unitariamente, ci siamo imposti e la scena è rimasta. Sono più che soddisfatto di questa scelta». Zingaretti ha detto, in una recente intervista, che non interpreterà più Montalbano. «Credo proprio che questa volta Zingaretti sia deciso – prosegue il regista -. In fondo ci sono dei problemi contingenti in Montalbano. Il commissario dei romanzi ormai si avvicina alla sessantina e assomiglia sempre più a Camilleri. Con Zingaretti abbiamo dato vita a un personaggio diverso, comunque molto forte, dal quale andando avanti diventa sempre più difficile allontanarsi, anche a livello qualitativo». Sono passati nove anni dal primo episodio di Montalbano. Questi saranno gli ultimi episodi, molto probabilmente… «Camilleri ha dato vita uno dei personaggi più riusciti della letteratura non solo italiana, ma anche europea – conclude Sironi -. Con i tv-movie credo non siamo stati da meno, certo ci sono i film più riusciti e quelli meno riusciti, ma abbiamo comunque mantenuto, in tutti questi anni, un alto livello di ispirazione. Non si è mai trattato di prodotti fatti in serie, ma curati nei dettagli, come al cinema. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti».

Manuel Sgarella - Varese News, 21.9.2005



Il caso Montalbano

Con i soldi della Rai si attacca la Polizia

Si preannuncia particolarmente difficile la prossima “missione” del commissario Montalbano, l’eroe della serie televisiva Rai, costretto a “combattere” contro i propri agenti. Le anticipazioni della puntata che verrà trasmessa su Raiuno domani sera e che sancirà ufficialmente il ritorno sul piccolo schermo del commissario tanto amato dai telespettatori hanno, infatti, acceso le polemiche. Nel mirino di Montalbano, in quella che non è purtroppo solo finzione televisiva, ma un utilizzo discutibile del sistema televisivo di Stato, gli agenti che hanno partecipato al G8 di Genova. «Sono stato tradito - afferma Montalbano -! La lordìa è qui, nella polizia». Parole durissime seguite dall’accusa di «fabbricare prove false». Non certo più tenero il suo numero due, Mimì Augello che arriva a definire i poliziotti «quattro farabutti» con i quali «non abbiamo nulla a che fare». Parole pesantissime aspramente criticate dai sindacati di categoria secondo i quali Andrea Camilleri (la “penna” che ha creato il personaggio del commissario Salvo Montalbano) è stato scorretto. «Non può utilizzare un personaggio popolare come Montalbano - hanno evidenziato gli agenti -, per esprimere opinioni personali su fatti reali». Un attacco al più celebre commissario della Penisola che ha “unito” in un solo coro tutte le sigle sindacali che rappresentano gli agenti di pubblica sicurezza dal quale si è discostata soltanto la sinistra. Per i democratici compagni, infatti, “Il giro di Boa” (questo il titolo della puntata di giovedì, ndr), come ha ben evidenziato Vittorio Agnoletto portavoce del Genoa Social Forum ed europarlamentare di Rifondazione Comunista, «ci voleva il commissario Montalbano per far sì che la tv pubblica dicesse la verità sul G8 di Genova». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il coordinatore politico dei Verdi, Paolo Cento: «Con la fiction su Montalbano la Rai svolge correttamente il suo ruolo di servizio pubblico». Non usa mezzi termini, invece il senatore leghista Luigi Peruzzotti, membro della commissione parlamentare Difesa. «La colpa - ha detto l’esponente leghista -, prima di tutto è di Camilleri che è l’autore della serie, ma anche l’attore (Luca Zingaretti) avrebbe potuto dire la sua. Non era certo obbligato a recitare un copione senza proferire parola». «A costo di sembrare banale e ovvio devo poi sottolineare che la responsabilità maggiore è quella della Rai. In un momento come questo nel quale si va verso la campagna elettorale con una situazione di delicatezza del Paese per quanto riguarda l’ordine pubblico, la sicurezza e il terrorismo, sparare contro le forze dell’ordine in servizio durante il G8 di Genova prima ancora che ci sia una sentenza in giudicato, lascia davvero perplessi». «Personalmente - conclude Peruzzotti -, visto che le indiscrezioni sono filtrate per tempo, spero che la commissione di Vigilanza Rai si convochi d’urgenza e intervenga in merito. Quello che dà Montalbano è davvero un brutto segnale. Purtroppo, anche se non dovrebbe essere così, molta gente costruisce la propria opinione in base a quello che vede in sceneggiati e fiction. Fare passare un messaggio del genere non può certamente essere positivo». [...]

Simone Boiocchi - La Padania, 21.9.2005



Il ritorno di Montalbano

Insolita azione e scenari affascinanti per gli ultimi episodi che vedono Luca Zingaretti nei panni del commissario nato dalla penna di Camilleri.

Luca Zingaretti torna a vestire i panni del commissario siciliano nato dalla penna di Andrea Camilleri. La collezione del "Commissario Montalbano" si arricchisce infatti di quattro nuovi titoli. Gli ingredienti assolutamente nuovi sono scene pregne di azione e scenari sempre più affascinanti: dalle Latomie di Siracusa (antiche grotte di pietra da cui gli antichi greci estraevano materiale necessario alla costruzione dei templi) alle suggestive cave di marmo di Custonaci. I primi due film-tv, "Giro di boa" e "Par condicio", vanno in onda su Raiuno il 22 e il 29 settembre, in prima serata. Poi ad ottobre si tornerà sul set, in Sicilia, per girare gli ultimi due episodi che vedono l’attore nei panni del protagonista. Si intitolano "La pazienza del ragno" e "Il gioco delle tre carte" e la loro messa in onda è prevista per la primavera del 2006. In ogni caso, come ha puntualizzato lo scrittore Andrea Camilleri, ospite nella sede Rai di Viale Mazzini a Roma per festeggiare i suoi 80 anni, "Montalbano non muore e non va in pensione", parole che lasciano volutamente un’aura di mistero su quello che sarà l'epilogo della storia. "Giro di Boa" (episodio tratto dall'omonimo romanzo di Andrea Camilleri pubblicato nel 2003) racconta l’inchiesta forse più dura a cui ha lavorato il commissario Montalbano. Si comincia con il ritrovamento del cadavere di un uomo in stato di decomposizione avanzata, con polsi e caviglie incisi, in cui il commissario si imbatte durante la consueta nuotata mattutina. Da qui si finisce a parlare di sbarco di stranieri sulle coste, commercio di bambini extracomunitari, malavita locale e usura. "Par Condicio" (tratto dalla raccolta di racconti "Un mese con Montalbano"), invece, si apre con la scena in cui una affascinante ragazza bionda in sella ad un motorino si torva ad essere inseguita da due malintenzionati. Canovaccio intorno al quale ruota la vicenda, si scoprirà in seguito, é un amore tradito che riesce a scatenare quella che a primo impatto potrebbe sembrare, dopo dieci anni di pax mafiosa, l’esplosione di una nuova faida tra due potenti famiglie rivali, i Cuffaro e i Sinagra.

Rossana Cacace Leonardo.it, 21.9.2005



Commissario-tv nel ferrarese

Barbareschi: io, l’anti-Montalbano

Un «commissario vero, che conosce la vita dura del poliziotto, che non si occupa di casi eclatanti ma di quelli che aiutano la gente a sentirsi più tranquilla. Sento tanto parlare in questi giorni di Camilleri e del G8: ma il mio commissario non ha bisogno di retorica». Luca Barbareschi prende subito le distanze da possibili paragoni con Montalbano parlando del suo commissario Soneri, protagonista della miniserie in quattro puntate "Nebbie e delitti", diretta da Riccardo Donna, che Raidue proporrà in prima serata dal 30 novembre. Il debutto sarà affidato a "Il fiume delle nebbie", primo dei quattro episodi ispirati ad altrettanti romanzi di Valerio Varesi. Se alle indagini di Montalbano fanno da sfondo i paesaggi della Sicilia sud-occidentale, tra spiagge bianchissime e assolate e colline gessose, Soneri si muove, silenzioso e solitario, nelle nebbie e nelle atmosfere rarefatte del Po, in una Ferrara che si presenta come operosa e tranquilla, ma che nasconde anche rancori, corruzioni e sete di vendetta. All’ironia e alla passione del commissario di Vigata sostituisce un forte spirito indocile e individualista con cui, assistito da una esigua squadra di fedelissimi, risolve casi molto diversi tra loro, svelando misteri inquietanti. Capo della squadra mobile, Soneri non si accontenta infatti di mettere le mani sul colpevole, ma intreccia moventi e responsabilità, complicità e rancori: nel primo episodio, prendendo spunto dalla scomparsa e dall’apparente suicidio di due fratelli, risale alle antiche rivalità tra fascisti e partigiani. Accanto a Barbareschi, protagonista femminile è Natasha Stefanenko, al debutto nella fiction nel ruolo di Angela, avvenente avvocatessa russa che collabora con il commissario e finisce con l’innamorarsene. Dopo "Il fiume delle nebbie", andranno in onda "L’affittacamere", "Bersaglio, l’oblio" e "I misteri delle donne". Nel cast della fiction figurano anche Gianluca Gobbi, Paolo De Vita, Giuseppe Antignati, Jurij Ferrini, Mariano Rigillo e Cristiano Pasca. Sceneggiata da Silvia Napolitano e Angelo Pasquini, la miniserie è stata prodotta da Rai Fiction e realizzata da Aureliano Lalli Persiani e Susanna Bolchi per

Casanova Entertainment - La Padania, 21.9.2005



Se Montalbano parla del G8

«Giro di boa», la puntata va in onda questa sera tra le polemiche. Incontro con il regista Il commissario «L'invettiva per i fatti di Genova è meno esplicita rispetto al libro, non volevamo essere capziosi, ma il concetto di fondo rimane», dice Alberto Sironi

Titoli di testa, panoramica a volo d'uccello su Vigata, la città che non esiste sulle carte geografiche ma per tutti si affaccia sul mare di Sicilia, uscita dalle pagine di Andrea Camilleri e disegnata per il piccolo schermo dal regista Alberto Sironi, parte la prima scena, è subito quella che scotta. I cinque minuti iniziali di "Giro di boa", la puntata che va in onda questa sera su Raiuno alle 21, contengono l'invettiva disgustata del commissario Montalbano - che addirittura decide di lasciare la polizia, forse è l'ora del suo giro di boa - contro gli abusi dei suoi colleghi durante il G8 del 2001: «Ad assaltare la scuola, in quella caserma, a fabbricare prove false, false!, non c'è stato qualche agente isolato, ignorante, violento... no! C'erano questori, vicequestori, capi della mobile e compagnia bella... Mi sono amminchiato», schiuma rabbia il commissario. Poi però lo sfogo televisivo di Montalbano perde decisamente smalto rispetto all'originale di Camilleri. «Nelle sale operative genovesi in quei giorni c'era gente che non ci doveva stare. Ministri, deputati e tutti dello stesso partito. Quel partito che si è sempre appellato all'ordine e alla legalità. Ma bada bene, Mimì: il loro ordine, la loro legalità», si legge sulle pagine del romanzo scritto nel 2003, Zingaretti questa frase non la pronuncerà mai. Che fine hanno fatto i riferimenti espliciti alle responsabilità del governo? Sono andati perduti nei vari passaggi del trattamento della sceneggiatura. Per la casa delle libertà, che voleva far saltare l'episodio dai palinsesti Rai, non è abbastanza, per Haidi Giuliani, la mamma di Carlo, la versione tv «ancora più cauta e purgata» di quella letteraria, invece, è un'occasione persa per «raccontare la verità su quelle giornate». In mezzo c'è Agostino Saccà, direttore di Rai fiction che vota Forza Italia (quando era direttore a Viale Mazzini fu il diligente esecutore dell'editto bulgaro contro Santoro, Biagi e Luttazzi) e difende il suo gioiello campione di ascolti. Ne abbiamo parlato con Alberto Sironi, che da dieci anni dirige la fiction di punta del primo canale. Ha letto su Liberazione la lettera di Haidi Giuliani? "Sì lei ha ragione, ma da parte mia rispondo che nella puntata la denuncia per i fatti di Genova rimane, grave sarebbe stato eliminare la scena. Ma né Camilleri, né Luca Zingaretti, né io avremmo mai permesso tagli censori. Ma capisco la reazione della mamma di Giuliani." Ma che fine ha fatto l'invettiva precisa di Montalbano, quella che usciva dal libro di Camilleri? "Quando gli sceneggiatori ci hanno presentato la prima versione del testo in effetti quelle battute c'erano. Poi, quando come sempre procediamo con la riduzione, Camilleri e io abbiamo deciso di eliminarle, la scena iniziale sarebbe stata troppo lunga. Ci è sembrato naturale levare quella frase, non volevamo essere eccessivamente capziosi, ma ribadisco, il concetto di fondo rimane." Il G8 di Genova è un argomento ingombrante per la nostra tv, quando Marco Giusti, Sal Mineo (pseudonimo di Carlo Freccero) e Roberto Torelli ci provarono con il loro film "Bella Ciao - Genova Social Forum - Un altro mondo è possibile", furono censurati. "Il G8 è un tema difficile da trattare, eravamo consapevoli del vuoto della televisione sull'argomento. E Montalbano ci prova quando parla di quel che è accaduto al G8 e anche a Napoli e reagisce secondo il suo codice morale quando dice «non mi riconosco in una polizia che mena e fabbrica prove false»." Le due puntate di questa nuova serie (la seconda, "Par Condicio", andrà in onda giovedì 29) sono state anticipate, erano attese per aprile 2006... "Il mixaggio è stato fatto in tempi strettissimi. Posticipato a aprile il programma di Celentano ci voleva un prodotto forte come contro programmazione di Canale 5 che manda in onda "Elisa di Rivombrosa". Le altre due puntate della serie le gireremo tra poco e saranno pronte per aprile 2006." Luca Barbareschi presentando il suo commissario Soneri nella fiction "Il fiume delle nebbie" ha detto: «Sento tanto parlare in questi giorni di Camilleri del G8: ma il mio commissario non ha bisogno di retorica»... "Se c'è un personaggio antiretorico quello è Montalbano. Ma Barbareschi è un rappresentante di An, non è mica colpa mia."

Giulia Sbarigia - il manifesto, 22.9.2005



Il cabaret duopolistico

Proprio in coincidenza con l'arrivo dell'autunno astronomico è cominciata quella che già qualcuno ha definito la campagna d'autunno della fiction tv. Stanno partendo i prodotti della lunga serialità, ma sono arrivate soprattutto le miniserie, le cosiddette serie all'italiana. [...] Va in scena, infatti, lo scontro diretto tra il commissario Montalbano ed Elisa di Rivombrosa. Che la serie delle inchieste di Montalbano sia un prodotto che unisce, come raramente accade, una grande qualità artistica a un grande appeal sul pubblico, è cosa risaputa e già detta mille volte, a cui si unisce, in questo caso, l'interesse per la trasposizione televisiva di uno dei testi più complessi, impegnati e delicati di Camilleri. [...]

.com, 22.9.2005



Per Zingaretti i due ultimi film nei panni dell'investigatore

Per quattro giovedì la Rai propone le indagini del commissario di Camilleri Canale 5 manda in onda la seconda serie delle avventure di Vittoria Puccini Fiction, la stagione degli addii. L'ultima volta di Elisa e Montalbano I protagonisti del kolossal in costume hanno già lasciato

Un ultimo giro, ma adesso basta. Se gli amanti di "Elisa di Rivombrosa" e del commissario Montalbano vogliono conservare traccia dei loro beniamini, è bene che preparino i videoregistratori. Perché Luca Zingaretti - l'ha ripetuto più volte - lascia il personaggio del commissario creato da Andrea Camilleri, Vittoria Puccini lascia Elisa, Alessandro Preziosi ha già lasciato il conte Ristori e la regista della fiction in costume, Cinzia Th Torrini, ha girato solo sei puntate delle tredici che andranno in onda, a partire da questa sera, ogni giovedì su Canale 5. In attesa di quest'esodo di massa, la sfida si consuma. Quella fra RaiUno, dove stasera tornano le indagini del commissario di Vigata, e Canale 5, dove si corona, ma poi finisce in tragedia, il sogno d'amore di Elisa e del suo conte. [...] A contrastare il fascino esercitato sul pubblico da intrighi e passioni, ci pensa il ben più prosaico Salvo Montalbano. Un vero e proprio miniciclo, che inizia questa sera con un nuovo film, "Giro di boa", prosegue il 29 settembre con un altro nuovo film, "Par Condicio" (il regista è sempre Alberto Sironi) e prosegue con le repliche di "Gli arancini di Montalbano" (6 ottobre) e "Gatto e cardellino" (13 ottobre). Per gli altri due nuovi film bisognerà aspettare la prossima primavera. A Montalbano dunque il compito di "proteggere" RaiUno dagli affondi delle spade di Elisa su Canale 5. Almeno fino a giovedì 13 ottobre, perché poi il 20 arriva Celentano con il suo "Rockpolitick", e la musica cambia. [...]

La Repubblica, 22.9.2005



Romantici o impegnati? L'Italia di Elisa e Montalbano

Mara: Scelgo Luca preferisco storie attuali e poi lui è molto sexy. Lavinia: Rivombrosa mi piace troppo, non ci rinuncio, sono una "fiction victim"

Il lavoro è frenetico, mancano pochi giorni al debutto del nuovo spazio nel contenitore di «Domenica in», ma stasera Mara Venier, per nessuna ragione al mondo, sarà disposta a rinunciare al suo appuntamento con il commissario Montalbano. La grande sfida televisiva che vede schierati su Raiuno il nuovo episodio della serie tratta dai racconti di Andrea Camilleri e su Canale 5 la ripresa della saga di «Elisa di Rivombrosa», la vedrà sintonizzata sulla tv di Stato. Incertezze zero. Ai palpiti, agli intrighi, ai duelli e ai corsetti dello sceneggiato interpretato da Vittoria Puccini e Alessandro Preziosi, la signora della domenica preferisce le distese assolate, le confessioni a sorpresa, le riflessioni attente e i tanti misteri che compongono le trame di uno fra i prodotti più amati della tv di Stato. Anzi, se fosse per lei, lo scontro Auditel, cruciale nell’autunno del piccolo schermo, sarebbe già risolto: «Montalbano mi piace moltissimo, ho letto tutti i romanzi di Camilleri, ho visto tutti i film già andati in onda e spesso ho riguardato anche le repliche. Trovo che siano fatti benissimo, insomma ho una vera passione». Quanto al protagonista Luca Zingaretti, prosegue Venier, «penso che sia estremamente bravo, con una faccia particolarmente simpatica, e poi, diciamolo, con una bella carica sexy». Quindi nessuna curiosità per le peripezie dell’eroina romantica capace di sconfiggere i pregiudizi della sua epoca, nessuna spinta a premere almeno per un attimo il tasto del telecomando per dare una sbirciatina a quello che succede su Canale 5? No, nessuna: «”Elisa” non è il mio genere, è un feuilleton, e io non sono mai stata attratta da quel tipo di storie, anzi, sono cose che tendono ad annoiarmi. Mi interessano molto di più le vicende ispirate alla realtà, d’altra parte sono sempre stata appassionata del cinema di registi come Elio Petri, Francesco Rosi, Nanni Loy, autori che portavano sul grande schermo le contraddizioni, i problemi, le vicende dell’attualità». Certo, nella scelta di Venier, il fascino personale del protagonista ha un peso non trascurabile: «Ho avuto modo di conoscere di persona Luca Zingaretti, è venuto in trasmissione l’anno scorso, a “Domenica in”, e abbiamo fatto una bellissima intervista. Quella volta non era per Montalbano, ma per “Cefalonia”, un altro film tv dov’è stato veramente bravo. Di Zingaretti mi piace il rigore, il suo modo, raro, di essere coerente, devo dire che tra gli attori della sua generazione è il mio preferito». Un unico cruccio aleggia sull’attesa per la rentreè di stasera. Dopo i due episodi in onda oggi e il 29 (rispettivamente «Giro di boa» e «Par condicio») e dopo le altre due puntate previste per la primavera, il protagonista ha dichiarato in più occasioni che non intende tornare a vestire i panni del commissario siciliano: «Mi dispiace veramente molto che Zingaretti non voglia più fare Montalbano». [...]

Fulvia Caprara - La Stampa, 22.9.2005



Ascolti tv: la Rai vince in preserale e serale

Roma - La Rai ha battuto Mediaset sia in prime time che in prima serata, con grande successo di Pupo e Zingaretti. L'episodio di Montalbano 'Giro di boa' su Raiuno e' stato visto da 8.800.000 spettatori pari ad uno share del 33,23%, di dieci punti superiore a quello raggiunto da 'Elisa': 23,54%. [...]

ANSA, 23.9.2005



Montalbano, non fare politica

No per favore no. Il Montalbano politicizzato no, risparmiatecelo. Per il resto tutto bene (o quasi) come al solito: grosso successo di audience, consueta buona prova interpretativa di Luca Zingaretti, solite panoramiche da cartolina della Sicilia, divertenti le caratterizzazioni di qualche personaggio di contorno, riuscito l'equilibrio tra il timbro singolare del linguaggio espresso sulle pagine e l'atmosfera del racconto trasferita sul video. Ma che adesso il nostro amato commissario debba farci il sermoncino da poliziotto «impegnato», costrettovi dal velleitarismo sociopolitico di Camilleri che non si accontenta più di essere solo un giallista di successo, questa pare davvero una nota stonata. E se ci fosse uno strumento che misura, oltre all'audience e ai picchi di ascolto minuto per minuto, anche quei momenti di un telefilm in cui le braccia cadono e il latte va alle ginocchia, il clou sarebbe senz'altro rappresentato dalla scena in cui Montalbano è nel suo ufficio con i collaboratori più stretti e minaccia di andarsene dalla Polizia in seguito ai fatti di Genova, alla reazione violenta della Polizia contro i no global che avevano messo a ferro e fuoco la città. Montalbano non la regge proprio, quella reazione finita peraltro sotto inchiesta giudiziaria, con uno strascico di accuse e controaccuse. E si agita, e sbraita, e si indigna in sequenze mai così distanti e stridenti rispetto al tono solito del racconto. E poi però, giusto per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, in ossequio alla più ipocrita delle par condicio, si affretta ad aggiungere che «In precedenza a Napoli, sotto un altro governo, è successo lo stesso. Segno che la lordìa è dentro di noi». Ovvero che il marcio è nella società, nel sistema, e meno male che poi la scena finisce e si torna grazie a Dio all'«esterno Sicilia» altrimenti chissà quale altra lezioncina piena di buone intenzioni ci avrebbe propinato il Montalbano in versione politically correct. E adesso chissà in quali altri comizi, e su quali temi sociali, si eserciterà nelle prossime puntate con il rischio di rovinarne la fluidità del racconto. Noi continuiamo a preferire il commissario Montalbano come ci era stato sempre presentato, sanguigno e ironico, buongustaio e spigoloso, non geneticamente modificato da incursioni nella realtà politica. E se è vero che questi saranno gli ultimi episodi di un'epopea che continua ad essere baciata dal successo, vorremmo ricordarlo come un felice esempio di compromesso tra la forza del testo e l'abilità di adattarlo allo schermo accontentando sia i lettori che i telespettatori. La deriva parolaia è meglio lasciarla a chi non ha altre carte da giocare.

Il Giornale, 24.9.2005



l commissario Montalbano è andato in onda malgrado la censura preventiva di Gianni Plinio. Che scrivendo al ministero delle Comunicazioni aveva biasimato il fatto che la Rai irradiasse una fiction in cui un poliziotto biasimava l´operato di alcuni poliziotti al G8 genovese. Tra Plinio e Camilleri, Rai e ministero (pur berlusconizzati) hanno scelto Camilleri. Forse il nostro eroe, per ottenere ascolto, avrebbe dovuto presentarsi più alla Montalbano: "Gianni Plinio, sono!".

La Repubblica (ed. di Genova), 24.9.2005



Montalbano sconfigge Elisa un eroe che piace ai laureati

Quasi 9 milioni per Zingaretti, 6 per la serie di Canale 5. "Le iene" vola

Roma - Un giovedì nero per Mediaset. Nella sfida Montalbano - Elisa di Rivombrosa 2 il pubblico ha scelto l´eroe di Camilleri interpretato da Luca Zingaretti: "Giro di boa" di Alberto Sironi su RaiUno è stato visto da 8 milioni 800mila spettatori, (33,23% di share) mentre la prima puntata della serie di Cinzia Th Torrini su Canale 5 è stata seguita da 6 milioni 230 mila (share del 23,54%). «Sono particolarmente orgoglioso del risultato» dice Sironi «perché non era un episodio facile, non c´era il solito Montalbano. Era più riflessivo, angosciato: anche per Luca una bella prova d´attore». [...] Per Montalbano davanti alla tv c´erano in identica misura uomini e donne (33%), mentre Elisa è amata dalle donne (28,04% contro il 17,69%). Il giallo di Camilleri ha conquistato il pubblico adulto: fascia maggiormente rappresentata 55-64 anni (39,05%), seguono gli ultra65enni e la categoria 45-54 anni, mentre Elisa può contare su giovani e bambini: 4-7 anni è la fascia che ha seguito gli intrighi di Rivombrosa (33,24%), quindi ci sono i ragazzini tra gli 8 e i 14 anni (29,90%). Benestante il pubblico di Montalbano, classe economica medio bassa per la favola di Elisa. Plebiscito tra i laureati per il commissario (ben il 46,50%), livello di istruzione basso per l´eroina romantica (31,54%). Quanto all´area geografica, Zingaretti conquista, su tutte, tre regioni: l´Umbria (48,35%), il Lazio e la Sicilia (46%); non ha grandi fan nel Nord Est e in generale nel Sud. Elisa, al contrario, spopola in Basilicata (43%), Calabria (40%), Marche e Campania (33%), mentre al Nord e al Centro non decolla. Con Montalbano non c´è storia, ma il feuilleton, nell´arco delle 13 puntate, con l´addio del conte Ristori e l´arrivo del capitano Grey, potrebbe risalire. Anche il debutto della prima serie non fece scintille.

Silvia Fumarola - La Repubblica, 24.9.2005



Tv, Landolfi sulle fiction: Montalbano "trasuda comunismo"

Napoli - Le fiction italiane -- "Il commissario Montalbano" in testa -- trasudano comunismo. E' l'opinione espressa oggi dal ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, in risposta al leader dell'Unione Romano Prodi che ieri si era detto preoccupato per la parzialità dell'informazione tv. "C'è una fiction in Italia che trasuda comunismo: 'Il commissario Montalbano' e persino 'Il grande Torino'", ha detto Landolfi a margine di un'assemblea regionale di An. "Vedo una televisione appiattita su posizioni storiche antiche, molto schiacciata sulla sinistra, e soprattutto vedo, non tanto nell'informazione ma nella fiction, una pericolosa inclinazione verso i temi cari alla sinistra", ha aggiunto. "Questo è sotto gli occhi di tutti. Ho ricevuto molte lettere di protesta. Mi sembra che onestà imponga di riconoscerlo anche a Prodi", ha detto Landolfi rispondendo al leader dell'Unione che ieri aveva lamentato che la tv non sta svolgendo un ruolo imparziale. Giovedì scorso ha registrato il successo ormai consueto un nuovo episodio del Montalbano televisivo trasmesso da RaiUno, "Il giro di boa", che parla tra l'altro del G8 di Genova del luglio 2001 e delle accuse alle forze dell'ordine per l'irruzione alla scuola elementare Diaz in cui si trovavano i no-global. "Il grande Torino", in onda ieri sera e stasera sempre su RaiUno, racconta la storia della squadra di calcio che fece sognare l'Italia del dopoguerra con una lunga serie di successi, fino allo schianto dell'aereo su cui viaggiava, il 4 maggio del 1949, contro la collina di Superga. La prima puntata della fiction ha registrato un successo di ascolti.

Reuters, 26.9.2005



Tv: Camilleri a Landolfi, Montalbano non comunista ma uomo di buon senso

''Se la lealta' di Montalbano, il rispetto per le leggi, il rispetto che Montalbano ha per l'uomo e la considerazione nella quale tiene i rapporti con cariche istituzionali sono comunismo, bene sono contento di aver creato un personaggio comunista''. Lo ha detto lo scrittore siciliano, Andrea Camilleri, in una intervista rilasciata a Radio Capital, rispondendo cosi' alle dichiarazioni del ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, sul colore politico dei personaggi delle fiction.

Adnkronos, 27.9.2005



Tv: Camilleri a Landolfi, comunisti anche 8 mln spettatori

Lo scrittore Andrea Camilleri, creatore del personaggio di Montalbano, in un'intervista a Radio Capital replica al ministro delle comunicazioni Mario Landolfi, che ieri aveva polemicamente dichiarato che le fiction di Montalbano e del Grande Torino "trasudano comunismo". Spiega Camilleri: "Se la lealta' e il rispetto delle leggi di Montalbano sono comunismo, allora sono contento di aver creto un personaggio comunista". Prosegue lo scrittore: "Allora anche 8 milioni e 800.000 spettatori sono comunisti, perche' hanno seguito con entusiasmo Montalbano, dieci milioni di lettori sono comunisti, secondo l'ottica del ministro". Camilleri replica anche alle accuse di autocensura sulle parti in cui si chiamavano in causa gli uomini di governo per i fatti accaduti durante il G8 di Genova: "Nel romanzo non ho mai messo forbici, l'ho fatto nella riduzione televisiva, perche' se avessi parlato del disagio di Montalbano sia per i fatti di Genova con governo di centrodestra sia per i fatti di Napoli con il centrosinistra, avrei dovuto fare un dibattito e non un romanzo".

Yahoo! Notizie, 27.9.2005



«Boom di ascolti, questo è maccartismo»

Roma. «Non mi sono mai chiesto se Sherlock Holmes, Maigret, Sheridan, o James Bond fossero di destra o di sinistra». Questo, il commento a caldo di Carlo Degli Esposti, produttore del "Commissario Montalbano", la fiction che, assieme a quella del "Grande Torino", realizzata dalla Goodtime, è accusata di propaganda comunista dal ministro Landolfi. Un j’accuse contro due ottimi prodotti Rai, e grandi successi Auditel. Infatti, se "Giro di boa" (Montalbano), giovedì scorso, ha segnato 8 milioni 800 mila spettatori, con il 33,23 per cento di share (con picchi di quasi 10 milioni e di oltre il 39), domenica sera "Il Grande Torino", partito con uno share del 20 è arrivato al 37, per una media del 27,07, con oltre 6 milioni. Un j’accuse che lascia attonita anche Gabriella Bontempo (moglie di Italo Bocchino di An), produttrice della Goodtime: «Non ho mai pensato di fare politica. Fiction, piuttosto. "Il Grande Torino" è sentimenti, di vittorie, sconfitte e dolore e amore. Davvero, non credevo che raccontare la storia di una famiglia di emigranti napoletani al Nord significasse fare politica...». Forse non lo credeva nemmeno Luchino Visconti che, dopo aver diretto "Rocco e i suoi fratelli" diceva: «Il mio film? Una tragedia contemporanea». «Non arrivo a capire questo attacco. Anche perché ogni racconto, se si volesse, può essere di destra o di sinistra. Persino Cenerentola», dichiara Degli Esposti. E spiega: «Ho realizzato Montalbano con la stessa tranquillità morale e civile con cui ho prodotto Giorgio Perlasca. Che non ho mai visto come un fascista, ma come un eroe. Per me contava e conta quello che ha fatto. Non chi fosse, o rappresentasse politicamente». Quanto a Montalbano, «sono sei anni che lavoro giorno e notte per portare in tv i bellissimi libri di Andrea Camilleri, che ha inventato un personaggio che non solo crede, ma ha in sé il senso della Giustizia. Se poi in tasca ha una tessera di partito, non lo so. Camilleri non l’ha scritto, io non l’ho mai vista, e francamente non me ne importa niente. Montalbano nasce nella letteratura, non nella realtà...». A conti fatti, come mostrare un’Italia ricca ma anche povera? Come, e perché poi, falsare la storia del passato e del presente? «Spero davvero che queste polemiche finiscano il prima possibile - conclude Degli Esposti - E comunque, vorrei dare un consiglio al ministro Landolfi e a chi la pensa come lui: li invito ad andare a vedere "Good night and good luck", di George Clooney. Un bellissimo film contro il maccartismo di tutti i tempi. A favore della libertà di espressione. Quella libertà che non posso credere non esista in Italia».

Micaela Urbano - Il Messaggero, 27.9.2005



Montalbano? Sempre meglio di Rivombrosa

Qualche sconcerto negli elettori di centrodestra aveva generato, la scorsa settimana, il lancio della nuova serie televisiva di “Montalbano”, dove il commissario siciliano criticava indignato i colleghi per le violenze al G8 di Genova. Così vicini alle elezioni, gli ingenui elettori non comprendevano la necessità, per la Rai che in teoria dovrebbe essere di centrodestra, di schierarsi con i no-global e contro le forze dell’ordine. L’altra tv di centrodestra, Mediaset, gli contrapponeva in prima serata il suo pezzo forte stagionale: “Elisa di Rivombrosa 2”. Apprendiamo che Montalbano ha fatto il 33 di share, ed Elisa solo il 23. Scatta a questo punto la difesa d’ufficio di Montalbano: sarà anche intempestivo e di sinistra, ma se avesse fatto più ascolti Elisa… lì sì che c’era da preoccuparsi.

Valerio Fioravanti - L'opinione, 27.9.2005



TV: sondaggio, Montalbano famoso quasi come Renzo e Lucia

Il Commissario Montalbano sta prepotentemente imponendosi come uno dei personaggi della letteratura nazionale che gli italiani dentro e fuori i confini del Paese conoscono di piu' e in cui si riconoscono con maggior frequenza. Lo dimostra un sondaggio dell'Istituto IpSos, condotto prima che riprendesse la serie di sceneggiati televisivi ispirati al personaggio creato da Andrea Camilleri, e commissionato dall'autorevolissima "Societa' Dante Alighieri", fondata oltre cent'anni fa su ispirazione di Giosue' Carducci con lo scopo precipuo di mantenere la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Il personaggio interpretato sul piccolo schermo da Nicola [Sic!, NdCFC] Zingaretti ha soppiantato, nell'ordine, Jacopo Ortis, Casanova, Paolo e Francesca, i vari personaggi del Libro Cuore, il Mattia Pascal di Pirandello e persino Pinocchio, che pure ha dalla sua la popolarita' vastissima che gli viene tutt'oggi dalla riduzione disneyana a cartoni animati del racconto di Carlo Collodi. Unici a resistere alla sua ascesa due autentiche, immarcescibili icone nazionali, la quintessenza letteraria dell'animo italiano. Primi a pari merito (non poteva essere altrimenti) Renzo e Lucia, evidentemente percepiti come il contraltare manzoniano di Paolo e Francesca. Secondo classificato, esattamente con lo stesso gradimento di Montalbano, Don Abbondio. Montalbano, fra tutti, e' il personaggio piu' recente, nato molto tempo dopo non solo di Mattia Pascal, di Paolo e Francesca o Casanova (interessante la presenza di queste ultime tre figure nella classifica), ma dello stesso Marcovaldo di Italo Calvino, undicesimo nella lista. La "Dante Alighieri" terra' a Malta, dal 28 al 30 settembre, il proprio congresso internazionale i cui lavori saranno aperti dal ministro degli esteri Gianfranco Fini.

La Repubblica, 27.9.2005



"Chi vince è il calciatore, perde il sindacalista partitizzato"

TV/ Bocchino (AN): Landolfi sbaglia su fiction Grande Torino

Roma (Apcom) - Italo Bocchino, vicepresidente dei Deputati di An, in una intervista al Corsera sostiene che "un conto è proporre un'operazione intelligente, come fece Maurizio Gasparri, che chiese una fiction tv capace di raccontare pezzi di memoria da recuperare come con 'Il cuore nel pozzo' sulle Foibe; un altro è stilare una lista di buoni e di cattivi, come fa Mario Landolfi, operazione sempre pericolosa nel rapporto tra politica e cultura, che per me non va mai fatta". Insomma, niente bocciature alle Fiction TV 'Il Grande Torino. "Mario (Landolfi) - dice Bocchino - ha preso un granchio. Forse non ha visto bene tutta la fiction. Si è fermato alla scena di un datore di lavoro che dice all'operaio sindacalizzato: se continui con le tue rivendicazioni non mangi. In realtà il personaggio vincente è quello legato alla famiglia, che studia e lavora, insegue il suo sogno del calcio. Schematizzando - spiega l'esponente di AN - il perdente è quello che finisce nel sindacalismo e nelle sezioni di partito, cade nell'emarginazione e finisce delinquente. Tesi opposta a quella di Mario. E dal mio punto di vista ci sono molti valori di destra: l'emigrazione dal Sud, il lavoro, un calcio pulito". Poi, il discorso politico: "un ministro delle Comunicazioni di destra - dice infatti Bocchino - non dovrebbe occuparsi del Montalbano che 'gronda comunismo'. Il Minculpop della sinistra c'e' e funziona. E ammetto: tanto di cappello! Esempio: uno scrittore come Camilleri, che ho smesso di leggere perchè è intriso di scontri politici ma è popolarissimo, un attore come Luca Zingaretti, fratello di un futuro leader Ds... E ce ne sono tanti altri. Uno sceneggiatore di destra da quale circuito viene valorizzato?". In conclusione, nessun imbarazzo da parte di Bocchino a difendere prorpio il Grande Torino, fiction prodotta dalla 'Goodtime', soscietà di proprietà della moglie, Gabriella Buontempo. "Quando ci siamo conosciuti - racconta Bocchino - lei era già alla sua seconda produzione tv su input di Angelo Guglielmi. Ha studiato cinema alla New York University, ha avuto un lungo apprendistato con Lina Wertmuller".

Notizie Virgilio, 28.9.2005



Montalbano vola all’estero

E’ un successo firmato Italia quello del popolare "Commissario Montalbano" che Rai Trade distribuisce nel mondo. Le tv di oltre trenta Paesi, infatti, hanno trasmesso i diversi episodi della fiction che ha per protagonista Luca Zingaretti, tra cui Cina, Australia, Sudamerica Francia, Germania e Russia. “Il "Commissario Montalbano" – spiega Nicola Cona, Amministratore Delegato di Rai Trade – è uno dei nostri prodotti d’eccellenza, di quelli capaci di oltrepassare le frontiere ed avere successo all’estero. Australia, Cina (ha avuto l’ok della censura) per arrivare all’intero Sudamerica, Francia, Germania e Russia sono solo alcuni dei Paesi che hanno trasmesso la nostra fiction all’estero. Dati importanti che caratterizzano il successo di una serie di tv-movie di grande qualità e sono convinto che anche i prossimi episodi avranno un importante riscontro nel mondo”. Al prossimo Mipcom di Cannes (15-20 ottobre) Rai Trade presenterà in anteprima mondiale gli ultimi quattro episodi del "Commissario Montalbano" appena realizzati.

CineSpettacolo.it, 29.9.2005



«Per il Nord più fiction come Montalbano»

Tv - Incontro con la leghista Giovanna Bianchi, consigliere di amministrazione della Rai, in merito alle recenti polemiche sulle fiction “politicizzate”

«Non si tratta di fiction di destra o di sinistra, è un problema di identità culturale. Cercare di realizzare prodotti che rappresentino meglio il territorio del Nord, anche da un punto di vista linguistico. Il pubblico della parte alta della penisola si sente poco rappresentato dalle nostre fiction». Secondo Giovanna Bianchi, consigliere di amministrazione della Rai per la Lega Nord, originaria di Busto Arsizio, le recenti polemiche che si sono sollevate intorno alle fiction della Rai non riguardano la politica in senso stretto, ma il territorio. Dopo le critiche a Montalbano che si scaglia contro i comportamenti della polizia durante il G8 di Genova, un’altra polemica è stata sollevata dopo la messa in onda de "Il grande Torino" che nella seconda serata, trasmessa lunedì, ha ottenuto quasi il 35 per cento di share: «In questa fiction ambientata a Torino, si è parlato per quasi tutto il tempo in napoletano, ed era ambientata a Torino – spiega la Bianchi -. Va bene che era la storia di una famiglia di immigrati, ma forse non si sarebbe dovuta chiamare "Il grande Torino". Di quella storica squadra raccontava ben poco, forse si sarebbe dovuta raccontare un’altra storia». E sul caso Montalbano? «Montalbano è l’esempio perfetto di come dovrebbe essere fatta una fiction. Mi piace moltissimo e soprattutto riesce perfettamente a coniugare la lingua, la parlata siciliana in una storia affascinante. Nessuno si sarebbe mai permesso di censurare Camilleri, sappiamo tutti come la pensa. Solo che fiction di questo tipo dovrebbero essere realizzate anche al Nord, con storie che rappresentino l’identità culturale di una determinata zona, anche nel linguaggio. Non come l’anno scorso fece "Le cinque giornate di Milano", realizzato a Torino con attori che parlavano romanesco». Quindi secondo lei non esistono fiction di destra e di sinistra, ma prodotti che rappresentano l’identità culturale? «L’identità culturale è politica. Per mettere in cantiere una fiction ci vogliono 15 mesi circa e adesso stiamo passando al vaglio tutto quello che si sta producendo e che hanno attivato i precedenti consigli di amministrazione. È vero, ci sono state diverse fiction che si potevano dire “di sinistra”, ma sono anche stati realizzati "Edda Ciano" e "Il cuore nel pozzo", sulle Foibe, entrambi hanno riscosso un ottimo successo. Quello che è grave non è il colore politico di una fiction, ma il fatto che non vi siano fiction targate dal punto di vista delle Regioni: Montalbano è stato visto molto al Nord come al Sud, mentre il resto delle Fiction, soprattutto quelle che hanno sempre la cadenza romana, sono meno viste al Nord. Invece prodotti come "La monaca di Monza" sono andati benissimo dappertutto. Dico soltanto che se si realizzassero più progetti che rappresentino in maniera corretta il territorio, le regioni, sarebbe meglio». Come vi state muovendo in Rai per seguire questo obiettivo? «Sono di origini bustocche e personalmente credo che il nostro territorio sia ricco di personaggi che hanno costruito l’Italia, anche al Nord. Ad esempio sarebbe bello poter raccontare la storia di quegli imprenditori che hanno risollevato l’Italia nel Dopoguerra. Oppure stiamo riprendendo in mano progetti che erano fermi da anni, come la storia di Federico Barbarossa e Alberto da Giussano. Occorre valorizzare il territorio, esattamente come ha fatto Montalbano, un bel prodotto, non solo tecnicamente, che è stato capace di far sentire presente un’identità culturale. Prodotti come questo dovrebbero essere realizzati anche al Nord».

m.s. - Varese News, 29.9.2005



Top of the week

Settimana dal 18 al 24 settembre 2005

Settimana calda per la fiction tv. La classifica delle fiction più viste del primetime vede al primo posto il ritorno de "Il commissario Montalbano". La serie tratta dai romanzi di Andrea Camilleri mancava dal piccolo schermo dal 2002; anno in cui si sono registrati gli ascolti più alti grazie anche al passaggio da raidue alla rete ammiraglia. Nel testa a testa di giovedì "Montalbano" batte di gran lunga "Elisa di Rivombrosa", il serial in costume di Canale 5 che nella prima edizione partì con poco più di 6 milioni di spettatori per arrivare ai 13 milioni dell’ultima puntata. [...]

Il Campo, 29.9.2005



Ascolti: "Montalbano" batte "Elisa"

Fatti & Persone / Ascolti del giorno

Ieri in prima serata il programma più visto è stato su Raiuno "Il commissario Montalbano" che ha ottenuto il 31,77% di share e 8.465.000 spettatori. [...]

Pubblicità Italia, 30.9.2005





Last modified Wednesday, July, 13, 2011