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La sfida di Camilleri. Come si traduce il vigatese?

Milano, La Triennale di Milano – Salone d’onore - viale Alemagna 6, Milano

8 ottobre 2009




Cliccare qui per la brochure dell'evento

«Sostengono che sono uno scrittore facile, macari se poi s’addannano a capire come scrivo…»


Negli ultimi anni il successo di Andrea Camilleri ha varcato gli oceani, tanto da farne lo scrittore italiano più amato al mondo. Sugli scaffali si rincorrono ormai centinaia di edizioni, in tutte le lingue principali. Ma come restituire in modo efficace uno stile originalissimo, fortemente intriso di spezie siciliane? Lavorare sulle pagine di Camilleri significa accettare una sfida affascinante e pericolosa. Su di essa sono chiamati a confrontarsi alcuni tra i migliori traduttori.


PROGRAMMA

Giovedì 8 ottobre ore 17.30

Ne discutono

Barbro Andersson - Svezia
Moshe Kahn - Germania
Serge Quadruppani - Francia
Stephen Sartarelli - USA

Coordina
Mauro Novelli - Università degli Studi di Milano

Parteciperà alla discussione
Andrea Camilleri


Un convegno di
Copy in Italy. Autori italiani nel mondo dal 1945 a oggi - Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori



RASSEGNA STAMPA


La Repubblica (ed. di Palermo), 23.10.2019
Un confronto fra i traduttori dello scrittore. Un testo in swahili
Se Camilleri è una Babele
La ricerca di un’espressione del sud della Francia, “minou” per rendere “picciliddru”
”Il corso delle cose” in arabo su richiesta di uno sceicco

Tampasiare - racconta Andrea Camilleri in videoconferenza - è un vocabolo contadino dell'Ottocento. Altrettanto cataminarisi, era la loro parlata. Io non ho fatto altro che miscelare le parlate e così è nato il vigatese. Senza la miscela - precisa - i borghesi non avrebbero capito niente».
Il filologo e il glottologo forse riterrebbero quest'analisi troppo disinvolta, ma i lettori si divertono un mondo. Anzi in tutto il mondo. Ma come si traduce tampasiare, cioè come avviene la moltiplicazione dei Camilleri?
Rispondono i cinque più importanti traduttori del papà di «Montalbano sono». «In francese lo traduco ronsiner», dice Serge Quadruppani, in inglese lollabout, così Stephen Sartarelli, mago del Camilleri angloamericano; Barbro Andersson, svedese, usa una frase composta drölla ambrin, l'effervescente catalano Pau Vidal lo traduce rondar, non se lo ricorda invece il tedesco Moshe Kahn «perché i dialetti non vanno tradotti, vanno trattati». Ma su questo punto sono tutti d'accordo.
I cinque supertraduttori - «i miei migliori» li gratifica il prolifico datore di lavoro ne hanno parlato alla Triennale di Milano in un incontro intitolato "La sfida di Camilleri: come si traduce il vigatese?". Lo ha organizzato la Fondazione Mondadori con la partecipazione video del Maestro dallo studio della sua casa romana. Il quale Maestro in dieci anni ha fatto la fortuna dell'editore Sellerio: è amato e tradotto ovunque, in trenta lingue tra cui il gaelico e lo swahili «per un libretto delle scuole elementari in Tanzania». Nel 2005 i titoli e le copertine pubblicati da Sellerio in elegante volumetto erano 410, adesso sono diventati almeno seicento, Montalbano ha assunto molte facce «ma chissà perché - si meraviglia Camilleri i giapponesi lo vedono come un Maigret intabarrato e grasso».
«I cinesi mi vorrebbero tradurre, ma litigano perché hanno troppi dialetti e non sanno quale scegliere, presto uscirò anche in arabo, ma - aggiunge con una punta di civetteria - in arabo esiste già il mio primo romanzo “Il corso delle cose”, in una sola copia. L'ha curata l'ambasciata italiana di Rabat per uno sceicco beduino che non riusciva a trovarne l'edizione francese. Così - io che per la mia salute posso muovermi poco - sono diventato uno scrittore nomade».
Ma il più privilegiato dei suoi traduttori è il più giovane, Pau Vidal che ha potuto tradurre in catalano un inedito di Camilleri (prima della pubblicazione con Sellerio), “La mort de Amália Sacerdote” scritto appositamente per concorrere (e vincere 125 mila euro) al Premio Novela Negra.
È il primo giallo senza Montalbano («sarebbe stato troppo ingombrante») perché si svolge a Palermo in una cornice di mafia, corruzione, politica, banche compiacenti e un delitto, l'assassinio di Amalia, di cui molto è sospettato il figlio di un potente politico. A volerne sapere troppo è un giornalista Rai, che dirige il Tg regionale, fatto che sarebbe molto improbabile nella realtà, ma si sa la fantasia degli scrittori. È comunque un Camilleri che questa volta accende di più la corda politica: ora è uscito anche in Italia col titolo “La rizzagliata”.
Ma torniamo alla mediazione dialetto-lingua secondo i supertraduttori. Per esempio, Vidal come dice cabbasisi in catalano? Ballones, e fin qui è facile capire l'eufemismo, ma quando Montalbano è proprio incazzato, insomma «enojado» lo traduce pedrots che più o meno equivale a una gigantesca flagellazione della regione scrotale. E picciliddru? Serge Quadruppani, violando la regola «che vuole il francese una lingua-Stato, una parola per ogni cosa», lo ingentilisce e dialettizza con minou «che è una parola del sud della Francia. I lettori così si sono abituati e alcuni che mi conoscono, quando mi vedono esclamano: "Montalbano je suis". Tutto questo - dice può sembrare ricreazione ma non è così, è il modo con cui Camilleri sa essere alto e se lo hanno capito anche i francesi!».
Moshe Kahn, che si sta cimentando con "La tripla vita di Michele Sparacino" e contemporaneamente con "Horcynus Orca", l'opera-mondo di Stefano D'Arrigo, ha scelto per il romanzo storico il tedesco del Cinque-Seicento, e per le lettere de "La concessione del telefono" lo stile e il linguaggio delle lettere d'amore di suo nonno. L'americano Sartarelli - tra una lite e l'altra con gli editor preferisce trasporre letteralmente le frasi gergali tipo «di pirsona pirsonalmente» che hanno fatto la fama di Catarella anzi coltiva «il sogno di scrivere il romanzo di Catarella». Ma imprevedibile eppure semplicissimo è il modo in cui la svedese Barbro Andersson ha deciso di divulgare il vigatese. «Lo insegno all'Università e nelle conferenze alla Dante Alighieri. E faccio molti proseliti».
Sergio Buonadonna

 



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