Come ho conosciuto Andrea Camilleri
C'era una volta (iniziano così le storie) una
libraia che leggeva molto, ma purtroppo non riusciva a leggere tutto. Per
fortuna era circondata (e lo è ancora) da persone eccezionali - possiamo
anche chiamarli clienti, per capirci, ma c'è il fatto che i clienti in quella
libreria diventano ancora adesso amici in brevissimo tempo - che oltre che
chiedere consigli gliene davano. Nel 1996, la nostra libraia, come ogni anno,
è stata incaricata di redigere la lista dei romanzi usciti per il premio
Scerbanenco e, non so bene nemmeno io perché, quell'anno ha deciso di far
votare anche i propri clienti. Ha preparato un bell'elenco e ognuno doveva
votare per tre romanzi. Quale è stata la sua meraviglia quando si è resa
conto che tutti, dico tutti, uno dei tre voti lo destinavano a "Il cane
di terracotta" di tale Andrea Camilleri.
- Ma chi è questo Andrea Camilleri - si chiedeva.
Eppure, eppure qualcosa, questo nome gli ricordava, non "La forma
dell'acqua" - anche quello non aveva letto - qualcosa di più lontano nel
tempo. Allora, con uno sforzo terribile (dal quale non si è ancora
completamente ripresa), ha ricordato. Anni prima aveva letto un breve romanzo
che le era piaciuto molto, "Il corso delle cose", ma come verificare
se il ricordo era esatto? La nostra libraia è piuttosto testarda, c'era un
unico modo: ribaltare la propria libreria (quella di casa) e trovarlo. Lo ha
fatto, ma non lo ha trovato (lo ha trovato, poi nel 1998 quando ha
traslocato).
"Il cane di terracotta" entra nei cinque finalisti del premio, la
libraia in quanto presentatrice ufficiale a Courmayeur degli stessi finalisti
prende contatto con Andrea (in quel momento era ancora solo Andrea, la libraia
distratta non aveva nemmeno letto la quarta di copertina mentre aveva letto
sia il romanzo in questione che "La forma dell'acqua"
entusiasmandosi), tre o quattro telefonate di piacevolissime chiacchiere fino
alla telefonata di servizio per le modalità per il riconoscimento in loco.
- Sono un vecchio signore sui settant'anni - dice Andrea (immaginate cosa può
aver provato la nostra libraia, fino a quel momento lo aveva trattato come un
giovane scrittore, giocando con le parole e sparando cazzate; del resto il
Signor Camilleri non era stato da meno).
- Ah, bene, buonasera signor Camilleri ci vediamo al Royal di Courmayeur verso
le 16,00 del ... -
Le presentazioni dei finalisti erano al bar del Royal all'ora del the.
Alle 16,00 in punto la nostra venditrice di parole è nel luogo
dell'appuntamento, si guarda in giro e non vede nessun signore solo sui
settant'anni.
16,10 niente.
16,15 chiama la segreteria del Noir per sapere se il Signor Camilleri è
arrivato. Assicurano che sì, è all'albergo xxx. Strano pensa la libraia, non
l'ho mai sentito nominare, eppure gli alberghi li conosco più o meno tutti.
16,25 nonostante non tolga gli occhi dall'ingresso del bar, non vede nessuno
che assomigli nemmeno vagamente alla persona che aspetta. Richiama la
segreteria, chiede intanto dove diavolo sia questo albergo, si irrita
notevolmente quando scopre che non è nemmeno a Courmayeur, e chiede che si
mandi un'auto a prendere l'Autore.
16,30 viene chiamata dalla segreteria che le comunica che per un... (non
ricordo cosa) l'aereo anziché a Torino è atterrato a Ginevra, l'auto arriverà
fra una decina di minuti.
16,45 nuova telefonata. - Perché lo avevate dato per presente in albergo? Sta
arrivando?
Beh, per farla corta a Ginevra era arrivato il regista xy, il Camilleri era
arrivato regolarmente, ma non era più in albergo.
16,55 la libraia, che non aveva presidiato il bar per un po' per telefonare,
al suo ritorno si aggira per l'immenso locale cercando il fantomatico
sedicente settantenne solo. Ne avvista un paio, si avvicina e timidamente
chiede - Il signor Camilleri? - nessuno dei due.
17,10 la nostra, oramai preoccupatissima protagonista (l'incontro doveva
iniziare alle 17,00 e tutti aspettavano), sta raccontando le sue traversie non
ricordo a chi, quando un signore che era a circa 50 cm da lei dice: - Sono io
Andrea Camilleri.
La prima sensazione provata è stata sollievo - meno male, possiamo iniziare -
la seconda è stata curiosità - ma dov'era finito, la stavo cercando da oltre
un'ora?
La riposta, serafica, che la nostra eroina ha avuto, è stata - avevo capito
alle 17,30 e allora me ne sono andato per bar a bere birre. - (i bar a
Courmayeur sono tantini)
Nessuna replica, bisognava iniziare.
L'incontro è stato fantastico, tutto quello che di buono si immaginava la
libraia, dalla lettura dei romanzi e dalle chiacchiere telefoniche, è stato
superato dalla simpatia del personaggio, dal suo spessore umano e letterario,
il feeling fra i due immediato, gli scambi di battute vivaci...
La cena, indimenticabile.
Fra i suoi ruoli al Noir c'era anche quello di balia dei nuovi autori, di
quegli scrittori che non conoscendo nessuno rischiavano di essere isolati.
Mai ne è stata lieta come in quell'occasione.
Tavoli prenotati al "Leone rosso", la nostra furba libraia (che
aveva deciso di godersi la compagnia di cotanto personaggio) con mossa astuta
sceglie un tavolo defilato dal casino, pilota il Camilleri in un posto
all'estremo capotavola e gli si siede accanto. Il tavolo era da sei (fra
l'altro se non ricordo male due dei commensali erano Sabina e Carmelo, gli organizzatori di "Giallo mediterraneo"). Rispettando le regole della
buona educazione - cioè ogni tanto parlando anche con gli altri - i due hanno
parlato fitto fitto per ore affrontando moltissimi argomenti seri e faceti,
dicendo anche una certa quantità di cazzate. Hanno anche scoperto di avere un
caro amico comune.
La mia storia finisce qua, non ricordo altro (forse siamo andati anche per
"grolle").
La frequentazione fra il Sommo e la libraia è continuata con stima e affetto,
credo da parte di entrambi. Da un po' di tempo le loro strade non si
incrociano, ma spero possa avvenire presto.
tecla
4 marzo 2003
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