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Un mese con Montalbano

c1998, ed. 1999
 

La lettera anonima

14 b. Fazio al sig. Annibale Verruso:

"Si tratta di stabilire che lei non sia lui. Mi spiegai?".

"Veramente non…".

"Forse lei è lui. In caso contrario, no. Mi spiegai?".

Riattaccò, ignaro di d’aver scatenato un’angoscia pirandelliana nella testa del pòviro impiegato al Consorzio.

Ipotesi: Uno, nessuno e centomila (1926) / Pirandello, Luigi (Girgenti, 1867- Roma, 1936)
 
 
 
 

L’arte della divinazione

25 a. Antonio Cosentino, professore di francese al liceo "Federico Fellini", a Montalbano.

"Commissario, lei forse non conosce un delizioso romanzo settecentesco che s’intitola Il diavolo innamorato di…"

"Cazotte" fece il commissario. "L’ho letto".

Il professore si ripigliò subito da un leggero stupore.

"Dunque una sera Cazotte, trovandosi con alcuni amici celebri, ne divinò esattamente la morte. Ebbene…"

"Senta, professore, macari questa storia la conosco, l’ho letta in Gérald de Nerval."

Il professore spalancò la bocca.

"Cristo santo! Ma come fa a sapere queste cose?"

"Leggendo" fece brusco il commissario.

Il diavolo innamorato (1772) / Cazotte, Jacques (Digione, 1719- Parigi, 1792)

Ipotesi: Le figlie del fuoco / Nerval, Labrunie Gérald : de (Paris, 1808 - ivi, 1855)
 
 

29 b. Antonio Cosentino, professore di francese al liceo "Federico Fellini", a Montalbano.

"… Era un uomo destinato a consumarsi con le sue stesse mani. Non so se sa che c’è una commedia, greca o romana non ricordo, s’intitola Il punitore di se stesso, nella quale…"

"Io so solo una cosa" tagliò Montalbano "che non vorrei mai averla come nemico."

Ed era sincero.

Heautontimorumenos (Il punitore di se stesso)

Terenzio Publio Afro(Cartagine, 195 o 185 ca. - in viaggio, 159 a.C.)
 
 
 
 

La sigla

32 b. Livio Zanuttin, detto Calorio.

Di giorno, se il tempo era bello, s’assistimava in coperta. A leggere. E proprio per questo i paìsani l’avevano chiamato Calòrio: il santo protettore di Vigàta, amatissimo da tutti, credenti e no, era un frate di pelle nivura, con un libro in mano. I libri Calòrio se li faceva imprestare dalla biblioteca comunale; la signorina Melluso, la direttrice, sosteneva che nessuno meglio di Calòrio sapeva come andava tenuto un libro ed era più puntuale di lui nella restituzione. Legge di tutto, informava la signorina Melluso: Pirandello e Manzoni, Dostoevskij e Maupassant…

Pirandello, Luigi (Girgenti, 1867- Roma, 1936)

Manzoni, Alessandro (Milano, 1785 - Milano, 1873)

Dostoevskij, Fedor Mihajlovic (Mosca, 1821 - Pietroburgo, 1881)

Maupassant, Guy : de (Henri Renè Albert Guy Miromesnil de Maupassant)

(Tourville-sur-Arques, 1850- Passy 1893)
 
 

32 a. Montalbano e Calòrio:

Il commissario Salvo Montalbano, che usava fare lunghe passeggiate ora sul molo ora sulla spiaggia ovest, che aveva il pregio d’essere sempre deserta, un giorno si era fermato a parlargli.

"Che leggiamo di bello?"

L’uomo, evidentemente infastidito, non aveva isato gli occhi dal libro.

"L’Urfaust" era stata la strabiliante risposta. E visto che l’importuno non solo non se n’era scappato, ma non si era manco stupito, si era deciso finalmente a taliàrlo.

"Nella traduzione di Liliana Scalero" aveva cortesemente aggiunto "un poco vecchiotta, ma in biblioteca non ne hanno altre. Dobbiamo contentarci."

"Io ce l’ho nella versione di Manacorda" fece il commissario. "Se vuole, gliela presto."

Urfaust (tra il 1771 e il 1775) /


Goethe, Johann Wolfgang : von (Francoforte, 1749- Weimar, 1832)
 
 

33 a. "Mi perdoni una domanda. Ma perché un uomo come lei, colto, civile, si è ridotto a vivere così?"

"Lei fa il poliziotto e perciò è curioso per nascita e per mestiere. Non dica "ridotto", si tratta di una libera scelta. Mi sono dimesso. Dimesso da tutto: decoro, onore, dignità, virtù, cose tutte che le bestie, per grazia di Dio, ignorano nella loro beata innocenza. Liberato da…"

"Lei mi sta imbrogliando" l’interruppe Montalbano. "Lei mi sta rispondendo con le parole che Pirandello mette in bocca al mago Cotrone. E, a parte tutto, le bestie non leggono."

Si sorrisero.

Principiò così una strana amicizia.

I giganti della montagna (1937, postumo) / Pirandello, Luigi (Girgenti, 1867- Roma, 1936)

(Cfr. "La gita a Tindari", p. 204)
 
 

36 a. Montalbano s’arrisbiglia nottetempo, e arrisbiglia Jacomuzzi.

Verso le due di notte, mentre dormiva, qualcuno gli dette una specie di pugno in testa. [...] Si susì, corse al telefono, compose il numero di casa Jacomuzzi. […]

Sbattè giù il ricevitore santiando, corse allo scaffale, sperando che il libro che cercava fosse al suo posto. Il libro c’era: Edgar Allan Poe, Racconti. […] Era il nome di un autore quello che Calòrio aveva scritto sulla rena, destinando a lui, Montalbano, il messaggio, l’unico che potesse capire. Il primo racconto del libro s’intitolava Manoscritto trovato in una bottiglia e al commissario bastò.

Manoscritto trovato in una bottiglia (1831) / Poe, Edgar Allan (Boston, 1809 – Baltimora, 1849)
 
 
 
 

Par condicio

42-43 b. A proposito delle ammazzatine Sinagra-Cuffaro.

Nessuno aveva visto, nessuno aveva sentito, nessuno sospettava, nessuno immaginava, nessuno conosceva nessuno.

"Ecco perché Ulisse, proprio in terra di Sicilia, disse al Ciclope di chiamarsi nessuno" arrivò un giorno a farneticare il commissario davanti a quella nebbia fitta.
 
 
 
 

Diario ’43

83 e. Il preside Burgio a Montalbano.

"...ha scoperto alcuni numeri del "Popolo d’Italia", il giornale del partito fascista…"
 
 

83 b. Il preside Burgio a Montalbano.

"...un libro, Parlo con Bruno, che Mussolini scrisse per la morte del figlio…"

Parlo con Bruno (1942, verificare ancora) / Mussolini, Benito (Forlì, 1883- Milano, 1945)
 
 
 
 

Compagno Viaggio

Montalbano sul Palermo-Messina, andando a Roma.

103-104 e. Inoltre a Montalbano, in treno, non gli era mai arrinisciuto di toccare sonno […]

Per passare le ore, metteva in atto un suo rituale ch’era possibile praticamente a patto d’essere completamente solo. Consisteva essenzialmente nel coricarsi, spegnere la luce, riaccenderla dopo manco mezz’ora, fumare mezza sigaretta, leggere una pagina del libro che si era portato appresso, spegnere la sigaretta, spegnere la luce e cinque minuti dopo ripetere tutta l’operazione fino all’arrivo. [...] Ebbe appena il tempo di sistemare la valigia e riaprire il libro giallo che aveva scelto soprattutto per lo spessore… [...] Chiuse la porta e continuò a leggere. La storia contata nel romanzo giallo lo pigliò talmente che, quando gli venne di taliàre il ralogio, scoprì che mancava poco all’arrivo a Messina. […] Quando il treno entrò in stazione, chiuse il libro e astutò la luce.
 
 
 
 

Miracoli di Trieste

121 b. L’istinto della caccia.

Si può essere sbirri di nascita, avere nel sangue l’istinto della caccia, come lo chiama Dashiell Hammet, e contemporaneamente buone, talvolta raffinate letture? Salvo Montalbano lo era e, se qualcuno gli rivolgeva stupito la domanda, non rispondeva. Una volta sola, ch’era particolarmente d’umore nìvuro, rispose malamente all’interlocutore:

"Si documenti prima di parlare. Lei lo sa chi era Antonio Pizzuto?"

"No."

"Era uno che aveva fatto carriera nella polizia, questore, capo dell’Interpol. Di nascosto traduceva filosofi tedeschi e classici greci. A settant’anni e passa, andato in pensione, cominciò a scrivere. E diventò il più grande scrittore d’avanguardia che noi abbiamo avuto. Era siciliano."

L’altro ammutolì. E Montalbano seguitò:

"E dato che ci siamo, le vorrei dire una mia convinzione. Leonardo Sciascia, se invece di fare il maestro elementare avesse fatto un concorso nella polizia, sarebbe diventato meglio di Maigret e di Pepe Carvalho messi assieme."

L’istinto della caccia / Hammett, Dashiell (Mary County, Maryland, 1894- New York, 1961)

(cfr "Il Ladro di Merendine", p. 125)

Sciascia, Leonardo (Racalmuto, 1921- Palermo, 1989)

Simenon, George (Liège, 1903- Lausanne, 1989)

Vázquez Montalbán, Manuel (Barcelona, 1939-)

Pizzuto, Antonio (Palermo 1893 - Roma 1976)

Antonio Pizzuto (Palermo 1893 - Roma 1976) intraprese dopo la laurea in giurisprudenza la carriera di polizia, che lo avrebbe portato a ricoprire importanti incarichi. Nel frattempo coltivò gli studi filosofici e soprattutto una vocazione letteraria tenuta gelosamente nascosta. Nel 1959, con la seconda edizione di "Signorina Rosina" (la prima, del 1956, era passata inosservata), si impose come uno degli scrittori italiani più originali del suo tempo. La sua vocazione antitradizionale lo ha portato a essere accostato ai grandi nomi delle avanguardie novecentesche.
Ha pubblicato la maggior parte delle sue opere dagli anni '50 in poi, dopo aver raggiunto la "quiescenza lavorativa".

(notizie fornite da Filippo Lupo, 29 ottobre 2000)
 
 

121-122 a. E poiché era fatto così, appena sceso dalla vettura-letto che l’aveva portato a Trieste, una poesia di Virgilio Giotti, in dialetto, principiò a risonargli dintra. Ma subito la scacciò dalla mente: qui, nei luoghi stessi dov’era nata, la sua dizione pesantemente sicula sarebbe parsa un’offìsa se non un sacrilegio.

Colori (1943) / Giotti, Virgilio (Trieste, 1885- ivi,1957)

Virgilio Giotti ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie, intitolata Piccolo canzoniere in dialetto triestino, nel 1914. L'edizione di Colori del 1943 raccoglie la sua produzione complessiva. Con Di Giacomo e Tessa, è uno dei massimi poeti dialettali del Novecento.
 
 

122 e. Montalbano a Trieste.

Percorsa la banchina affollata, trasì nell’atrio, si fermò ad accattare "Il Piccolo". […] Al giornale aggiunse due romanzi gialli scelti a caso…
 
 

122 a. Montalbano a Trieste.

Si avviò verso il posteggio dei taxi, mentre ora irresistibilmente, dintra alla sua testa, Saba si era messo a cantare, con quella sua voce che aveva sentito alla televisione:

"Trieste ha una scontrosa

Grazia. Se piace

È come un ragazzaccio aspro e vorace

Con gli occhi azzurri e mani troppo grandi…"

Canzoniere. Trieste (1921, 1948, edizione definitiva: 1961, postuma) /

Saba, Umberto (Trieste, 1883- Gorizia, 1957)
 
 
 
 

Avvertimento

153 e. Salvo in costume da bagno sulla verandina, il 3 maggio d’un anno imprecisato.

Tempo addietro era stato un fedele lettore di Linus e questo gli aveva dato un certo gusto per i fumetti d’epoca, da mandrake all’Agente segreto X-9, da Gordon Flash a Jim nella giungla. Un mese avanti, ch’era andato a trovare Livia a Boccadasse, Genova, aveva scoperto su una bancarella un semestre del Corriere dei piccoli del 1936, ben rilegato.

Se l’era accattato, ma non aveva mai avuto il tempo di leggerlo.

Ora era arrivato il momento. Non era vero.
 
 
 
 

Being here…:

164 b. Montalbano e "Charles Zuck", alias Carlo Zuccotti (nato a Vigàta il 6 sett. 1920…).

"Che corso ha frequentato?" spiò a questo punto Montalbano. Quello che l’omo gli stava contando non gli bastava, voleva capirlo di più.

"Lettere moderne. Ho studiato con Giuseppe De Robertis, la tesi era su Le Grazie di Foscolo." "Tanto di cappello" pinsò il commissario ch’era un patito di letteratura.

De Robertis, Giuseppe (Matera 1888, Firenze 1963)

Critico letterario; nel 1914 subentrò a Prezzolini alla direzione de "La Voce", mutandola da una rivista politica e culturale in una pubblicazione squisitamente letteraria. Dopo la morte del Serra (1915) De Robertis e Angelini furono i più fedeli continuatori della critica serriana.

Le Grazie (1812 ca.) / Foscolo, Ugo (Zante, 1778- Turnham Green presso Londra, 1827)

165 b. Charles Zuck dice di sé:

"Che brutta storia, commissario. Brutta letterariamente, intendo, a metà strada tra il drammone alla Giacometti, quello della morte civile, e certe situazioni pirandelliane. [...]"

La morte civile (prima rappresentazione 1861) /

Giacometti, Paolo (Novi Ligure, 1816 – Gazzuolo,1882)

(Francesco Cordio, 10 novembre 2000)

Pirandello, Luigi (Girgenti, 1867- Roma, 1936)
 
 

166 c. Charles Zuck dice di sé:

"Qua a conti fatti, ho passato il meglio della mia esistenza, il meglio, sì, e solo perché non avevo ancora la cognizione del dolore. Non è poco, sa?"

La cognizione del dolore (tra il 1938 e il 1941)

Gadda, Carlo Emilio (Milano, 1893- Roma, 1973)
 
 

166 b. Montalbano dal sindaco di Vigàta.

Gli contò la storia di Carlo Zuccotti, morto vivente. Alla fine, il sindaco si fece una risata tale che gli spuntarono le lacrime.

"Lo vede, commissario? Il nostro quasi compaesano Pirandello non aveva bisogno di tanta fantasia per inventarsi le cose! Gli bastava trascrivere quello che succede realmente dalle nostre parti!"

Montalbano, non potendolo pigliare a timbuluna in faccia, decise di non dargli il suo voto.

Pirandello, Luigi (Girgenti, 1867- Roma, 1936)
 
 
 
 

Quello che contò Aulo Gellio

181 e. Ogni domenica il commissario usava accattare un giornale economico che provvedeva immediatamente a gettare nella munnizza, dato che di quelle cose non ci capiva niente. Conservava invece il supplemento culturale che era fatto bene e che aveva l’abitudine di leggere la sira a letto prima di dòrmiri.

[Il Sole - 24 Ore]
 
 

181 b. Quella sera, che aveva già gli occhi a pampineddra per il sonno e meditava d’astutare la luce e farsi una bella dormitina, l’attenzione gli cadde su un lungo e ponderoso articolo dedicato ad Aulo Gellio, in occasione dell’uscita di una scelta di brani dalle sue Noctes atticae. […] Aulo Gellio era uno scrittore elegante di cose assolutamente inutili. Sarebbe rimasto nella memoria di tutti solo per un fatterello da lui contato, quello di Androclo e del leone.

A questo punto il commissario, invece di chiudere gli occhi, li raprì, anzi per meglio dire li sbarracò. Androclo e il leone!

Noctes Atticae (Notti attiche), in 20 libri: ci manca però l'VIII) /

Aulo Gellio (130- 180 d.C.)

G., rètore e giudice, fu autore di una raccolta non sistematica di appunti e citazioni, desunte dalla lettura diretta dei testi, cominciata nelle sere d'inverno in una sua villa dell'Attica (da cui il titolo della raccolta).
 
 
 
 

La veggente

196 a. A Carlòsimo.

Per il vicecommissario Montalbano, responsabile dell’ordine pubblico, un paradiso; per l’uomo Montalbano, una calma piatta da limbo, una continua istigazione al suicidio o al gioco delle carte. […] L’unica era di darsi alla lettura: in quell’inverno si fece Proust, Musil e Melville. Almeno ci guadagnò questo.

Proust, Marcel (Auteuil, 1871- Parigi, 1922)

Musil, Robert (Klagenfurt, 1880- Ginevra 1942)

Melville, Herman (New York, 1819- ivi, 1891)

196 a. A Carlòsimo.

Un’ondata di malinconia, alta come quelle del Pacifico, s’abbattè sul vicecommissario. Gli passò macari il pitìtto, che sempre aveva robusto; si chiuse nella sua càmmara dove evitava il congelamento con una stufetta elettrica accesa tutta la notte a rischio di vita e si lesse per la sesta volta Benito Cereno di Melville, dal quale non arrinisciva a staccarsi, affatato.

Benito Cereno (1856) / Melville, Herman(New York, 1819- ivi, 1891)
 
 
 
 

Tocco d’artista

211-212 a. Nicolò Zito telefona a Salvo.

…erano le cinque e mezzo della matinata. […] Si susì dal letto santiando, andò nella càmmara da pranzo, sollevò il ricevitore.

"Salvo, lo conosci a Potocki?"

[…]

S: "Chi dovrei conoscere?"

N: "Potocki, Jan Potocki."

S: "E’ un polacco?"

N: "Dal nome pare di sì. Dovrebbe essere l’autore di un libro, ma per quante persone ho spiato non m’hanno saputo dire niente. Se manco tu lo sai, posso andare a pigliarmela in quel posto."

Fiat lux. Forse avrebbe potuto dare una risposta alla richiesta inconsueta del suo amico.

S: "Sai se per caso il libro s’intitola Manoscritto trovato a Saragozza?"

N: "Quello è! Cazzo, Salvo, sei un dio! E il libro l’hai letto?"

S: "Sì, tanti anni fa."

[…]

Il commissario Montalbano ci restò male. Amico amico di Alberto Larussa non era stato, ma ogni tanto andava a trovarlo, dietro invito, nella sua casa di Ragòna e non mancava l’occasione di pigliare in prestito qualche libro della vastissima biblioteca che l’altro aveva.

[…]

S: "E il libro che c’entra?"

N: "Stava allato alla seggia elettrica, su uno sgabello. Forse è l’ultima cosa che ha letto."

S: "Sì, ne avevamo parlato. Gli piaceva assai."

N: "Allora, chi era questo Potocki?"

[…]

N: "Ma perché ci teneva a questo libro?"

S: "Guarda, Nicolò, te l’ho detto: gli piaceva, lo leggeva e lo rileggeva. Penso che considerasse Potocki come la sua anima gemella."

215 a. Salvo telefona a Nicolò Zito.

S: "Ti voglio dire una cosa che m’è venuta in mente mentre mi dicevi degli aggeggi che si era fabbricato da sé per farci passare la corrente. C’è una spiegazione al fatto che avesse messo allato a lui il romanzo di Potocki."

N: "Allora me lo dici che c’è in questo benedetto libro?"

S: "No, perché non è il romanzo che interessa nel nostro caso, bensì l’autore."

N: "Cioè?"

S: "Mi sono ricordato come ha fatto Potocki ad ammazzarsi."

[…]

N: "… Quindi quel libro, in sostanza, sarebbe una sorta di messaggio: mi sono suicidato in un modo stravagante, come fece il mio maestro Potocki."

S: "Diciamo che il senso potrebbe essere questo."

Manoscritto trovato a Saragozza (1805, edito nel 1958) / Potocki, Jan (1761- 1815)
 
 
 
 

Lo Yack

257 b. Lezione di scienze della professoressa Ersilia Castagnola.

...ora all’Argali di cui per primo aveva parlato nientemeno che Marco Polo.

Il Milione (dettato tra il 1298 e il 1299)Polo, Marco (Venezia, 1254- ivi, 1324 o 1325)
 
 

259 b. Vent’anni dopo, come nei romanzi di Dumas, Montalbano casualmente incontrò a Palermo Nenè Locicero che non faceva più il poeta… […]

"Scrivi sempre?"

Un velo di malinconia si posò sulle pupille dell’ex poeta.

"No, non ce la faccio più. Ma leggo tanto, sai?" Ho riscoperto due poeti quasi dimenticati, Gatto e Sinisgalli. Minchia! Al loro confronto, quelli di oggi fanno ridere!"

Il conte di Montecristo (1844) / Dumas, Alexandre (padre) (Villers-Cotterets, 1802- Puys, 1870)

Gatto, Alfonso (Salerno, 1909- Orbetello, 1976)

Sinigalli, Leonardo (Potenza, 1908- Roma, 1981)
 
 
 
 

I due filosofi e il tempo

265 e. Strani marinai.

Il quinto fece irruzione nella cartolibreria, razziò una decina di romanzi gialli che principiò immediatamente a leggere assittato a un tavolino del caffè Castiglione…
 
 

270-271 b. Il professor Guglielmo La Rosa, ex docente di filosofia teoretica.

Montalbano lo taliàva aggelato. Nutriva un complesso, davanti ai professori di filosofia, che lo paralizzava: il fenomeno risaliva ai tempi del liceo, quando il professor Javarone, severissimo e temibile, l’aveva sventrato con una interrogazione su Kant.

Kant, Immanuel (Kònigsberg, Prussia orientale, 1724- ivi, 1804)
 
 
 
 

Il topo assassinato

293 c. Topi gasati al porto di Vigàta.

Ma come facevano a convincere i sorci a riunirsi tutti in uno stesso posto? Avevano scritturato il pifferaio di Hamelin, quello che col suono del suo strumento si faceva venire appresso i topi?
 
 

Fiabe (1812-1815) /
Grimm, Jacob Ludwig Karl (Hanau, 1785- Berlino, 1863)
Grimm, Wilhelm Karl (Hanau, 1786- Berlino, 1859)
Un angolo di paradiso

297 b. Mimì descriveva il posto come una specie d’isola di Robinson senza manco un’orma di Venerdì, e da quel momento Montalbano non ebbe più abento:

"Quando mi porti alla spiaggetta?" era diventato il ritornello di Livia in media nove volte al giorno.

Le avventure di Robinson Crusoe / Defoe, Daniel (Londra, 1660- ivi, 1731)

(cfr. "Il ladro di merendine", p. 66)
 
 

298 a. Certe volte, a letto, Montalbano continuava a parlare per una mezzorata prima di rendersi conto che Livia viaggiava in The country sleep, come si chiamava una poesia di Dylan Thomas che a loro piaceva assà.

In Country Sleep and Other Poems (1952)

Thomas, Marlais Dylan (Swansea, 1914- New York, 1953)

(cfr. "Il cane di terracotta", p. 273)

(cfr. "Il Ladro di Merendine", p. 9)
 
 
 
 

Lo scippatore

334 a. Mangiò bene in una trattoria vicino al porto, tornò in albergo verso le undici, stette a leggere per un due orate un romanzo non giallo di Simenon, fatta l'una astutò la luce e s’addormentò.

Simenon, George (Liège, 1903- Lausanne, 1989)

334 e. Alle sette del matino si fece portare un espresso doppio e il "Giornale di Sicilia".

Legenda [1]

Legenda [2]



Last modified Saturday, July, 16, 2011