Titolo

Il Canto dell'upupa

Autore

Roberto Mistretta

Data prima edizione

2002

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Editore

Terzo Millenio

Collana

L'Olivo Saraceno - Gialli & Noir

Data edizione letta

2002

Pagine

 

Euro

12

Mini recensione

La prima parola che mi viene in mente per definirlo è semplicemente bello.
Bello e coinvolgente.
Sicuramente non è un libro facile, tratta di un tema molto delicato:quello della violenza sui bambini.
Il maresciallo Bonanno si trova a dover indagare su un omicidio legato ad un giro di prostituzione, che si rivela però avere risvolti molto più inquietanti. Le parti più commoventi sono proprio quelle raccontate dal punto di vista dei bambini stessi, le parti comunque che fanno anche maggiormente riflettere.
Leggendole mi viene in mente quanto detto alla presentazione: traspare un grandissimo amore dell'autore per i bambini, al di là del fatto che nessuno potrebbe restare indifferente di fronte a tanta violenza, per di più verso
degli innocenti.
La trama è ben costruita e molto avvingente, piano piano il lettore arriva alla soluzione del caso seguendo il percorso del commissario stesso; i pezzi del puzzle vanno componendosi al passo con le indagini.
Anche i personaggi e il linguaggio meritano un cenno. Bonanno e i suoi uomini, sono davvero ben caratterizzati, non mancano inoltre scenette simpatiche della vita di caserma, che fanno piacevolmente sorridere.
Per quanto riguarda la lingua c'è sicuramente l'uso di un lessico siciliano, anche se molto diverso dal dialetto di Camilleri a cui siamo abituati, molto interessanti, in particolare i dialoghi, caratterizzati da errori grammaticali
tipici del parlato, in particolare i congiuntivi.
Al di là però dell'analisi più specifica, che forse non sono nemmeno in grado di fare, ciò che mi viene da dire è che se ognuno di noi ha dentro le sue strorie da tirare fuori (parole parafrasate di Mistretta), sperodavvero che questo autore continui a trovare il modo per esprimere le proprie.