Titolo

Il filo della sinopia

Autore

Stelvio Mestrovich

Data prima edizione

1997

Paese

Italia

Lingua

Italiano

Editore

Accessibile sul sito

Collana

 

Data edizione letta

 

Pagine

 

Euro

 

Mini recensione

....nella speranza che l'arte di Stelvio Mestrovich superi i confini di questa nostra angusta,per quanto augusta ,famiglia e si appropri del posto che certamente le compete nello scenario delle esperienze letterarie del nostro tempo.

Io conosco alcuni racconti di Mestrovich,più Il Filo della Sinopia e i profili elaborati su alcune grandi figure del generale processo di svolgimento della cultura musicale dell'occidente.

Dico subito che questi profili non sono nè scritti minori nè prodotti di una mente che si concede una vacanza dal suo abituale impegno etico e letterario.

Appaiono, infatti, animati dallo stesso patos endogeno che spinge l'autore a ricercare il cuore delle cose attraverso una sistematica opera di smantellamento dei luoghi comuni che gli interessi spesso inconfessabili degli uomini costruiscono

e che la sacralità di una tradizione ormai consolidata ha elevato al rango di verità indubitabili.Perciò bisognerà porvi la più seria delle attenzioni se si vuole realmente condurre un tentativo plausibile di ricostruzione della sostanziale visione del mondo che si esprime, con esiti di differente qualità artistica, nel complesso della variegata produzione di Stelvio Mestrovich.

Diversamente, a mio modesto avviso, si rischia di non capire apppieno lo stesso Tartini e la lotta che conduce contro tutte le forze che congiurano per cristallizzare una realtà inposta come vera anche attraverso l'incanto della bellezza e dell'arte, ma falsa nella sua vera essenza.

Credo sia da collegare al rifiuto di quest'uso improprio del bello il fatto che Mestrovich predilige una tessitura stilistica che si anima di enunciati o di articolazioni sintattiche secche e perentorie, funzionali a scolpire una scena senza l'inutile ciarpame di leziosi artifici retorici o di troppo complessi percorsi ipotattici, i quali produrrebbero l'effetto di portare il lettore lontano dalla percezione di ciò che è essenziale nel quadro che si intendeva costruire.

Ciò non deve far pensare ad una prosa volutamente sgraziata o che proceda per giustapposizione di enunciati tra di loro privi di una profonda unitarietà di stile e di pensiero.

A me pare, e ciò per ovvi motivi di economia narrativa si nota nei racconti di ben più disteso respiro strutturale come "Il Filo della Sinopia", che il " legato sintattico" e l'indugio caratterizzante improntino la rappresentazione del mondo della natura quando esso si fonde con le ragioni intime della condizione esistenziale dei personaggi.

Improntano anche la rappresentazione del mondo dell'arte, scenario non meno importante di quello naturale e che, di fatto,credo costituisca la chiave per entrare nell'anima dei personaggi.

Voglio dire che l'arte, sia essa musica, architettura o altro, è il segno primo che impronta di sè gli uomini e tutto ciò che essi costruiscono.

Quando scende nell'anima e si fa vita interiore vera,allora vengono fuori i personaggi alla Tartini.

Ma quando sfiora gli esseri senza trovare in essi la sensibilità pronta ad accoglierla, a proteggerla e a fecondarla, allora si hanno le sette sanguinarie dei purificatori del mondo.

Al centro di un universo così complesso si colloca, presenza asssolutamente esemplare, la città di Venezia, non città d'arte, bensì arte fatta città.

Il suo tangibile sfacelo costituisce, perciò, il frutto perverso di un sistematico anchorchè miope processo di distruzione operata da uomini per i quali l'arte o la fede non sono altro che strumenti per apparire o per nascondere.

Nel caso di Venezia, il declino coincide con il progressivo indebolirsi della sua stessa essenza,che è l'arte.

Tartini perciò combatte, a mio avviso, una battaglia contro tutto questo, una battaglia per la salvaguardia dei valori,che ovviamente non sono soltanto artistici, che possono riproporre un sentimento più serio della vita e della civiltà dell'uomo, senza peraltro farsi o suggerire troppe illusioni sugli esiti di questa lotta.