Titolo |
La ferita di
Vishinskij |
Autore |
Gaetano Savatteri |
Data prima edizione |
2003 |
Paese |
Italia |
Lingua |
Italiano |
Editore |
Sellerio |
Collana |
La memoria |
Data edizione letta |
2004 |
Pagine |
297 |
Euro |
11,00 |
Mini recensione |
Una trama vertiginosa. Figure e fatti del passato e del presente si
inseguono da una pagina all'altra, da un'epoca all'altra su piste
invisibili, remote, estranee, attuali, insospettabili.
Convergenti ad un unico punto d'arrivo. Ogni pagina vive di una propria logica
compiuta. A volte riproduce un documento del passato: brani della storia reale, ufficiale, di figure veramente esistite come
Andrej Vishinskij, ex procuratore
di Stalin, e come Silvio Milazzo, capo del Governo Regionale di Sicilia
nel 1960. Oppure produce brani della storia realistica, tutta di invenzione letteraria,
che vede in scena il conflitto secolare tra due antiche fittizie
famiglie siciliane. Altre volte la pagina segue i protagonisti contemporanei
e le motivazioni, spesso lontane, che li fanno
muovere dietro a tracce labili, più o meno casuali, intuizioni,
minacce, ritorsioni. Fino a risalire alle primitive radici genetiche e
antropologiche del male. Alla scoperta di dolorosi e inattesi
coinvolgimenti. Alla soluzione finale in un nodo ineluttabile di destini
umani, vincenti o perdenti che siano. Ma ogni episodio è solo un tassello di un
disegno generale in cui ogni dettaglio trova ruolo e struttura. Un
disegno tracciato a un ritmo misurato ma comunque vorticoso. Pigro, a
volte, nei passi della quotidianità ordinaria attuale, come nelle
mosse dolenti ma determinate del protagonista dell'indagine.
Incalzante, ove necessario, al balenare delle pistole, alle
fiammate degli spari, all'echeggiare delle "scopette" nella
notte. Il linguaggio, sotto un'abile padronanza, si
adegua versatile e disinvolto agli
atti: dai formalismi di gusto arcaico di lettere, relazioni e cronache
dei funzionari pubblici dal '700 al '900, ai dialoghi contemporanei tesi o rilassati,
inquieti o sereni. In tutto questo c'è spazio anche per una giusta dose di
ironia e di sorridente benevolenza, soprattutto nei
confronti dei personaggi con i quali l'uomo qualunque si può identificare: il lettore, l'autore stesso, forse. Ne sono esempio il gioco
delle citazioni poetiche del "Professor" Pellegrino, il gioco della "vittima del
complotto" di Peppino Criscione (giornalista siciliano a Roma...), il gioco pirandelliano delle identità: Luisa l'amante, la spia, l'amata, la bambina - Machì il dottore. Spie fasulle, spie vere. Misteri, casualità, coincidenze. Nella notte della "ferita", nel
'43, Vishinskij incontra a Palermo "un pezzo da novanta del Partito
comunista". Di nome fa Montalbano. Non è straordinario? |