Mini recensione
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A chi me l'ha gia' chiesto ho risposto
che e' un libro che fa venire l'acquolina in bocca e genera rimpianto per la
defunta pasticceria cervellati (ogni citta' ne ha avuta una). in fondo, che altro ci si poteva
aspettare da un riminese che collabora attivamente con slow food?
Lasciando da
parte le escursioni gastronomiche di artusiana memoria (significativo il
monumentale pranzo che occupa la parte centrale del romanzo e che potrebbe
rimandare i piu' a quello celebrato nel "pranzo di babette"), il
tema di fondo, a dire dell'autore, ruota intorno all'inutilita' degli umani
progetti destinati ad essere costantemente frustrati dagli eventi. Di questa
sequela di fallimenti si fa emblema il tormentone del testamento che viene
piu' volte redatto e corretto ad ogni delusione inflitta al testatario dai
suoi eredi. Il tormentone assume infine quasi una parvenza umoristica che
pero' non riesce ne' vuole mitigare troppo la drammaticita' della storia.
Il finale non sorprende del tutto il lettore, ma riesce tuttavia a lasciargli
uno strano amaro sapore che puo' essere solo ripagato da una sana strafogata
di dolci e pasticci!
Accanto alle frustrazioni umane e alle leccornie prelibate si possono tracciare
altri temi trasversali (la musica, la fede, gli affari e la ricchezza, la
danza di relazioni sociali...). In un' intervista resa a chi scrive, l'autore
ha sottolineato che pur trattandosi di un romanzo storico (per
l'ambientazione e per la puntigliosa ricerca che meldini ha svolto), in
realta' il periodo storico rappresenta soltanto un bel vestito con cui e' stata abbigliata
la storia, a suo dire, atemporale.
Bisogna notare, a questo proposito, che spesso gli autori sono i peggiori
critici delle loro stesse opere, immersi come sono nel loro lavoro, mentre i
critici di mestiere, che di opere non ne scrivono ma, come e' ben noto,
vivono parassitariamente di quelle altrui, hanno tempo e spazio per
distanziarsene e vedere altro, oltre.
E' parere di chi scrive, infatti, che la realta' storica non investe solo la
manifestazione esteriore della trama, ma ne impregna la sua vera essenza, poiche'
le stesse azioni dei personaggi sono pesantemente influenzate da e
inestricabili dalle leggi morali che governavano quei tempi (a.d. 1829).
Di universale e atemporale ci puo' essere giusto l'animo umano nel suo vano
anelito a superare la propria finitezza, nel caparbio tentativo di prolungare
la sua volonta' oltre la morte.
Risulta difficile per noi oggi, che viviamo in un periodo di costumi morali
relativamente permissivi, immaginare una societa' dominata da una moralita'
ferrea e oppressiva che limita le libere aspirazioni dell'individuo; ma
proprio perche' cosi' opprimente essa stessa costringe chi non sa adattarsi a
gesti inconsulti e comportamenti scandalosi e dannosi. E' vero appunto che
uno degli eredi, per inseguire il suo sogno d'amore, debba rinunciare a beni
e affetti, dando inoltre origine a succulento materiale per le bocche ciarliere della
cittadina. Cosi' come e' pure vero che chi cerca di soffocare la propria
diversita' sottostando alle rigide leggi sociali finisce tuttavia per
soccombere tragicamente con un estremo atto di ribellione. i costumi di oggi,
avendo allentato la presa morale, hanno anche di fatto esorcizzato la forza
dello scandalo.
Pur non deludendo il lettore, il finale ne delude pero' le aspettative narrative concludendo senza
concludere, accostando fino quasi a chiudersi i lembi del sipario della vita, non
solo quella di bartolomeo bertolini, ma, in un certo senso e paradossalmente,
anche la
nostra quando le umane speranze vengono finalmente restituite alle tenebre.
Riassumendo: un libro scorrevole, di piacevole lettura, gratificante senza
essere pedante (lo stile non imita quello dell'epoca) e che ha anche il
pregio di lasciare qualche nocciolina in testa da schiacciare (per il
dopo-pranzo di natale )
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